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E’ il periodo successivo alla morte di Cesare nel 44 a.C. e durante questo periodo il
pronipote del dittatore ucciso (Ottaviano) comincia a dominare la scena politica e acquista in
breve tempo un ruolo di primo piano. Con lui si ha l’instaurazione del principato e la
letteratura del tempo è fortemente influenzata dalla forza esercitata dal principe (Ottaviano
Augusto si circonda di scrittori di altissimo livello, come Virgilio e Orazio).
CONFLITTI CIVILI
Dopo la morte di Cesare divampano nuovamente i conflitti civili ma il Senato stesso non
riesce a fronteggiare l’opposizione delle diverse componenti sociali che in passato erano
state tutelate da Cesare. Si propone come successore il luogotenente Marco Antonio che
aveva l’appoggio del popolo e dei veterani. Tuttavia quando venne aperto il testamento di
Cesare l’erede designato era Gaio Ottavio, pronipote di Cesare, e nello stesso testamento
venne adottato come figlio da Cesare e in questo modo fu visto dal popolo come il vero
successore. Ottaviano ottenne ben presto l’appoggio del popolo, del Senato e dei veterani.
Antonio intanto avanzò pretese sul governo delle Gallie e venne dichiarato nemico pubblico
nel 43 a.C. Gli eserciti mossero quindi contro di lui, che riuscì però a scappare nella Gallia
Narbonese e quì unì le proprio forze con Lepido, Dopodichè Ottaviano e Antonio si
riconciliano e i tre danno vita al secondo triumvirato, A differenza del primo non fu un
semplice accordo privato, ma una vera e propria magistratura costituente (andarono ad
eliminare un gran numero di nemici politici e grazie alle confische dei beni riuscirono ad
assicurarsi il denaro necessario per le guerra che mossero contro i cesaricidi, Bruto e
Cassio).
DA FILIPPI AD AZIO
Dopo averli sconfitti si divisero i compiti: ad Antonio andarono le terre di Oriente, ad
Ottaviano andò l’Italia (confisca terre per darle ai veterani). Ha inizio così una guerra civile e
i ribelli furono obbligati alla resa da Ottaviano. I tre si spartiscono quindi gli stati militari: a
Ottaviano va l’occidente, a Lepido va l’Africa (venne poi privato del compito e venne
nominato pontefice massimo), a Antonio va l’Oriente (→inizia una storia d’amore con
Cleopatra e aspira alla creazione di un impero orientale ma tutte le decisioni le prese senza
consultare il Senato). Ottaviano dichiara guerra a Cleopatra e Antonio, data la sua storia
d’amore con lei, viene considerato traditore. nel 31 a.C. viene sconfitto ad Azio e si suicida
con Cleopatra.
PAX AUGUSTA
Nel 29 viene chiuso il tempio di Giano come segno di pace e Augusto si proclama difensore
della libertas e dà inizio ad una sorta di dittatura. Nel 27 a.C. ottiene il titolo di princeps
senatus e nel 23 a.C. ottiene il pieno controllo dello stato, inoltre alla morte di Lepido ottiene
la massima carica religiosa.
I COSTUMI
Augusto emana una serie di disposizioni legislative per il ripristino degli antichi mores
(patriottismo, senso civico e morale), fa delle riforme sul abbigliamento (toga per i maschi e
stola per le donne), restaura templi e rinnova culti antichi.
POLITICA CULTURALE
Promosse la scultura, l’architettura e la creazione di biblioteche.
Durante questo periodo ci fu un declino dei generi teatrali e il genere epico-storico venne
trattato solo da Virgilio. (i vari poeti nelle loro opere trattavano temi propri della propaganda
imperiale).
VIRGILIO
Publio Virgilio Marone nasce nel 70 a.C. vicino a Mantova e, essendo figlio di proprietari
terrieri, ottiene una buona istruzione (a Milano, Roma Napoli→trascorse una vita riservata e
quieta).
BUCOLICHE
prima opera: (42-39 a.C.) “canti di pastori” →dieci carmi (=ecloghe) in esametri composti
si ispira agli idilli pastorali del poeta greco Teocrito (prende ispirazione anche da Catullo).
L’ambiente in cui si svolgono le vicende (Sicilia, Pianura Padana, Grecia) è una campagna
idealizzata descritta come un locus amoenus dove i pastori conducono una vita serena.
Le ecloghe dispari sono in forma mimica (riportano direttamente i dialoghi), quelle pari
hanno forma narrativa.
I→dialogo tra Titiro(può conservare le terre grazie all’intervento di un benefattore) e Melibeo
(deve abbandonare le sue terre). Virgilio si identifica con tutti e due (con titiro esprime
l’ammirazione nei confronti del suo benefattore, ottaviano, con melibeo esprime l’amarezza
per le brutali espropriazioni).
IX →dialogo tra Licida e Meride
II →parla dell’amore, inteso come passione amorosa che travolge l’uomo
X →parla sempre d’amore infelice
III, VII, VIII → parla di una gara poetica tra pastori
V →parla della morte del poeta-pastore Dafni
IV → Virgilio alza il tono parlando di un ritorno all'età dell’oro che coincide con l’imminente
nascita di un puer (potrebbe essere Gesù, figlio atteso da Ottaviano, Ottaviano stesso)
VI → viene esaltata l’importanza e il valore della poesia
Temi→ descrizione di una natura limpida, centralità della poesia, infelicità amorosa, amari
riflessi della realtà (sconvolge il mondo calmo)
GEORGICHE→ relativa alla cura dei campi →poema epico-didascalico in quattro libri
seconda opera: (38-30 a.C) →si ispira a Lucrezio (finale libro II), in comune con lui ha lo
scopo etico ed educativo
I→coltivazione dei cereali
II →coltura degli alberi, soprattutto la vite
III → allevamento del bestiame
IV → apicoltura (c’è anche epillio sul mito di Aristeo, Orfeo ed Euridice)
dedicato a Mecenate (entra nel suo circolo dopo la grande diffusione delle bucoliche)
→poteva fornire sostegno alle riforme agricole di Ottaviano ma non rappresenta un manuale
per insegnare ai contadini
nella storia sono presenti molte divagazioni, excursus
finali pari (chiari→idilliaca pace agreste e la resurrezione delle api, solo la fine è luminosa )
VS finali dispari (scuri→guerre civili e trionfo della morte, parla della peste)
nel libro si parla dell’estenuante fatica del contadino
nel II libro→elogia l’italia
ENEIDE
terza opera: (30-19 a.C.) →recita il II, IV, VI libro davanti ad Augusto
→la giudica bisognosa di revisione
E’ un poema epico in 12 libri scritto in esametri con 58 versi incompiuti.
Racconta la storia di Enea-> eroe troiano figlio di Venere e Anchise-> capostipite gens iulia
E’ presente una compresenza di mitologia e storia-> procedimento eziologico(ricerca cause
degli avvenimenti) ed è anche una profezia sul futuro.
LIBRO I= Giunone scatena una tempesta( storia della mela) ed Enea giunge a Cartagine
dove racconta le sue precedenti avventure al banchetto di Didone.
LIBRO II=Enea rievoca la caduta di Troia e la storia del cavallo (lui sarebbe voluto andare
nella Troia in fiamme e sacrificarsi per la sua patria ma vede l’ombra di Ettore che gli dice
che il suo destino è un altro e che gli dei vogliono che lui scappi→nel mentre si perde la
moglie ma lui rimane con figlio e padre)
LIBRO III=Racconta del viaggio verso la Sicilia dove muore il padre Anchise
LIBRO IV=Didone si innamora di Enea e i due vivono il loro amore, che si trasformerà in
odio quando lui la abbandona→lei si uccide trafiggendosi con la spada regalatogli da lui e
poi si lancia sul letto infuocato…prima però lancia maledizione→spiega il motivo delle guerre
puniche (roma vs cartagine) e dice che i cartaginesi non potranno mai essere amici dei
romani
LIBRO V=Enea giunge in Sicilia e organizza dei giochi funebri in onore del padre, morto un
anno prima
LIBRO VI=Giungono a Cuma dove Enea incontra la Sibilla e si compie la catabasi(discesa
negli inferi) dove incontra l’ombra di Didone e quella del padre
LIBRO VII=Giungono nel Lazio dove Giunone scatena l’ira di Turno, re dei Rutuli, che vede
in Enea un avversario per il matrimonio con Lavinia, figlia del re dei Latini
LIBRO VIII=Enea chiede aiuto ad Evandro, re degli Arcadi che manda a combattere suo
figlio Pallante
LIBRO IX= Vicenda di Eurialo e Niso che vengono uccisi durante un’impresa notturna
LIBRO X= Durante il combattimento Turno uccide Pallante
LIBRO XI= Evandro vuole che Enea vendichi il figlio uccidendo Turno
LIBRO XII=Nel duello finale Enea uccide Turno nonostante lui lo implori di risparmiarlo
Il modello principale per Virgilio è Omero, infatti divide l’Eneide in due esadi: la prima ispirata
all’odissea e quindi al tema del viaggio mentre la seconda ispirata all’iliade e quindi al tema
della guerra.
Le principali differenze con Omero sono:
● Usa anche altre fonti e quindi rinnova i materiali poetici
● Nella catabasi Enea visita gli inferi mentre Ulisse rimane sulla soglia
Viene teorizzato il comportamento romano-> è giusto che loro sottomettano i popoli che si
ribellano
Con Omero ha in comune il comportamento di Didone che, come Calipso e Circe, lanciano
una maledizione al protagonista.
Virgilio si dedica molto alla psicologia dei personaggi e si impersona con loro-> abbandono
di Didone Infatti il poeta vede l’amore come una forza in grado di rovinare l’uomo
Enea ha come riferimenti Ulisse e Achille ma rappresenta a pieno la virtù della PIETAS
ovvero il rispetto e la devozione verso dei, famiglia e patria, anche a costo di sacrificare le
sue esigenze personali. Tutto questo perché ogni sofferenza risulta positiva al fine di un
disegno divino.
L’opera ha anche uno scopo celebrativo quando negli inferi Enea vede tutti colori che
faranno la storia di Roma( nonostante siano già nati e molti anche morti)-> profezia post
eventum
Si possono notare anche tratti dell’umanità di Virgilio come tristezza e angoscia verso i
personaggi; infatti entra spesso in empatia con loro dando luogo a una narrazione
SOGGETTIVA: giudica ciò che accade anche interrompendo la narrazione.
nel 19 a.C va in Grecia per avere più fonti ma ritorna subita in Italia. Si ammala e muore a
Brindisi nel 19 a.C. (aveva chiesto a Vario e Tucca di bruciare l’Eneide, ma sotto consiglio di
Augusti viene pubblicata postuma)
Arma virumque cano, Troiae qui primus ab Io canto le armi e l’uomo, il quale per
oris primo dalle coste di Troia
Italiam, fato profugus, Laviniaque venit giunse in Italia, profugo per volere del
litora, multum ille et terris iactatus et alto fato, e alle spiagge
vi superum saevae memorem Iunonis ob di Lavinio, egli che fu tormentato
iram; ampiamente per terra e per mare
multa quoque et bello passus, dum dalla potenza degli dei a causa dell'ira
conderet urbem, memore della crudele Giunone;
inferretque deos Latio, genus unde e sopportò molto anche in guerra, pur di
Latinum, fondare la città,
Albanique patres, atque altae moenia e portare gli dei nel Lazio, da cui la stirpe
Romae. latina,
Musa, mihi causas memora, quo numine e i padri albani, e le mura dell'alta Roma.
laeso, Oh Musa, ricordami le cause, per quale
quidve dolens, regina deum tot volvere volontà divina offesa,
casus o perché addolorata, la regina degli dei
insignem pietate virum, tot adire labores costrinse un eroe
impulerit. Tantaene animis caelestibus illustre per devozione ad affrontare tante
irae? vicende e
a subire tante fatiche. Sono così grandi le
ire nell'animo dei celesti?
fino al VII verso c’è l’argomentatio, poi nell’ 8-9-10-11 c’è invocazione alla musa
-> utilizzo della 1 persona
iactatus-> participio
Arma , cano→sottolinea il fatto che l’eneide riprenda l’iliade
virum // all’odissea
alto -> designa il mare ( alto mare)
L’ABBANDONO
Nel libro IV si parla dell’amore tra Didone ed Enea. Lui è obbligato ad andarsene perché gli
dei dicono di farlo ma lei si accorge dei preparativi →TOPOS LETTERARIO della donna
abbandonata, ma in virgilio si trasforma in una tragedia perchè lei si uccide
All’inizio del libro c’è un dialogo tra didone e la sorella anna perchè si accorge di essere
innamorata di enea (rimane sconvolta ammettendolo perchè prova gli stessi sentimenti
provati per Sicheo, marito morto di didone) ma la sorella le consiglia di lasciarsi andare
-> Didone riconosce la crudeltà dell’amato, e si riferisce anche alla madre di Enea, dicendo
che (lui) non poteva essere figlio di Venere-> topos delle Tigri
-> lui durante tutto il discorso è impenetrabile
-> idea del mare: la donna amata viene abbandonata in terra ferma mentre l’uomo si
allontana nel mare , lei spera vendetta, che lui durante il viaggio abbia il mare burrascoso, lo
minaccia dicendogli che lo seguirà dappertutto come uno spettro( allude già al suicidio)
Enea non risponde e se ne va via, Didone si prepara il suo letto di morte , intenta a
suicidarsi: prima incendia il letto, dove è stata con Enea e si trafigge con la spada regalata
da lui
Didone prima di morire fa la predizione che il suo popolo non sarà mai amico con quello di
Enea-> giustificazione delle guerre puniche.
DISCORSO DI DIDONE:
dal vv296-330 canto 4
At regina dolos (quis fallere possit saevit inops animi totamque incensa per
amantem?) urbem
praesensit, motusque excepit prima bacchatur, qualis commotis excita sacris
futuros Thyias, ubi audito stimulant trieterica
omnia tuta timens. Eadem impia Fama Baccho
furenti orgia nocturnusque vocat clamore
detulit armari classem cursumque parari. Cithaeron.
tandem his Aenean compellat vocibus dulce meum, miserere domus labentis et
ultro: istam,
"Dissimulare etiam sperasti, perfide, oro, si quis adhuc precibus locus, exve
tantum mentem.
posse nefas tacitusque mea decedere Te propter Libycae gentes Nomadumque
terra? tyranni
nec te noster amor nec te data dextera odere, infensi Tyrii; te propter eundem
quondam exstinctus pudor et, qua sola sidera
nec moritura tenet crudeli funere Dido? adibam,
quid etiam hiberno moliri sidere classem fama prior. Cui me moribundam deseris
et mediis properas Aquilonibus ire per hospes
altum, (hoc solum nomen quoniam de coniuge
crudelis? Quid, si non arva aliena restat)?
domosque Quid moror? An mea Pygmalion dum
ignotas peteres, et Troia antiqua maneret, moenia frater
Troia per undosum peteretur classibus destruat aut captam ducat Gaetulus
aequor? Iarbas?
Mene fugis? Per ego has lacrimas Saltem si qua mihi de te suscepta fuisset
dextramque tuam te ante fugam suboles, si quis mihi parvulus
(quando aliud mihi iam miserae nihil ipsa aula
reliqui), luderet Aeneas, qui te tamen ore referret,
per conubia nostra, per inceptos non equidem omnino capta ac deserta
hymenaeos, viderer".
si bene quid de te merui, fuit aut tibi
quicquam
RISPOSTA DI ENEA
pag 101 canto 4 vv331-361
Enea cercherà di smentire l’accusa di star organizzando una fuga furtiva, la confutazione si
baserà sull’inesistenza tra lui e Didone di vincoli coniugali, egli cerca anche di far capire a
Didone che non è per sua personale scelta ma è per volere del Fato.
Dixerat. ille Iovis monitis immota tenebat hic amor, haec patria est. si te Karthaginis
lumina et obnixus arces
meorum auras
reliquias colerem, Priami tecta alta detulit: ipse deum manifesto in lumine vidi
manerent, intrantem muros vocemque his auribus
et recidiva manu posuissem Pergama hausi.
victis. desine meque tuis
sed nunc Italiam
incendere teque querelis;
magnam Gryneus Apollo, Italiam non sponte sequor.’
Italiam Lyciae iussere capessere sortes;
ORFEO ED EURIDICE
pag139-143 vv453-477
Nell’ultimo libro delle georgiche Aristeo si rivolge agli Dei per scoprire il motivo della
pestilenza delle sue api. Gli viene rivelato che il motivo è che lui ha causato la morte di
Euridice, moglie di Orfeo. Infatti lei è stata morsa da un serpente mentre cercava di
scappare da Aristeo. L’epillio è inserito tramite la tecnica del racconto nel racconto.
I temi principali del racconto sono due: il potere del canto poetico e l’amore inteso come
forza distruttiva: il fallimento di Orfeo è proprio causato dal predominio di questo FUROR.
Dopo la perdita di Euridice Orfeo si dedica al canto, ma come forma di lamento e sofferenza.
Orfeo è un re guerriero della prima generazione di eroi, che si pensava fossero mandati tra
l’età del bronzo e quella del ferro
Non te nullius exercent numinis irae; immanem ante pedes hydrum moritura
magna luis commissa: tibi has miserabilis puella
Orpheus servantem ripas alta non vidit in herba.
haudquaquam ob meritum poenas, ni fata At chorus aequalis Dryadum clamore
resistant, supremos
suscitat et rapta graviter pro coniuge implevit montis; flerunt Rhodopeiae arces
saevit. altaque Pangaea et Rhesi mavortia tellus
Illa quidem, dum te fugeret per flumina atque Getae atque Hebrus et Actias
praeceps, Orithyia.
Ipse cava solans aegrum testudine umbrae ibant tenues simulacraque luce
amorem carentum,
te, dulcis coniunx, te solo in litore secum, quam multa in foliis avium se milia
te veniente die, te decedente canebat. condunt
Taenarias etiam fauces, alta ostia Ditis, vesper ubi aut hibernus agit de montibus
et caligantem nigra formidine lucum imber,
ingressus manesque adiit regemque matres atque viri defunctaque corpora vita
tremendum magnanimum heroum, pueri innuptaeque
nesciaque humanis precibus puellae,
mansuescere corda. impositique rogis iuvenes ante ora
At cantu commotae Erebi de sedibus imis parentum,
LA MORTE DI TURNO
canto 12 vv 887-952
Dal libro 7 vi è la narrazione delle guerre combattute da Enea contro le popolazioni del
Lazio, protette da Giunone. A capo della resistenza antitroiana c’è Turno, re dei Rutuli, il
quale non sopporta l’idea che Lavinia venga data in sposa a Enea. In queste contese
intervengono anche gli dei, in particolare: Giunone->Turno,Venere -> Enea
(Bisogna dire che Enea fu accolto dai latini benevolmente, prima che la popolazione romana
diventò una popolazione guerriera, il termine OSTIS-> significava ospite, straniero)
La storia che si intreccia è anche quella di Pallante ( padre Evandro-> re degli Arcadi)
Pallante è un ragazzo giovane, e va a combattere al posto del padre, si scontra con Turno->
Pallante chiede pietà ma non gli viene concessa
Turno dopo varie sconfitte decide per il bene del suo popolo di sfidare a duello Enea
In questo duello intervengono le due dee, ma dato il destino scritto di Enea gli sforzi di
Giunone e turno sono inutili, infatti Giove decide di fermare gli interventi, Giunone
acconsente ad una condizione: che il suo popolo mantenga il nome, la lingua e il modo di
vivere.
Ora il duello può concludersi e Giove manda sulla Terra due Furie , esecutrici dei decreti di
morte. Una di esse, sotto forma di civetta svolazza intorno a Turno, che al momento, dopo
l’abbandono della Dea si sente solo, e capisce che ormai la sua sconfitta è vicina.
Proprio prima di terminare questo duello e quindi di mettere fine alla vita di Turno, egli
chiede ad Enea pietà, lui essendo un nobile di cuore per un momento ci pensa, poi però
vede lo scudo di Pallade, e si ricrede.-> questo richiamo di pietà è simile a quello di Ettore
quando chiede pietà per il suo corpo.
->I due ultimi versi indicano la morte di Turno