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Il parziale è lunedì 3
maggio (online ovviamente).
17/03
29/03
Il dilemma attraversa la storia brasiliana, a partire dal modernismo viene trovata una
possibilità di identificazione proprio nella complessità della sua definizione. Occorre un
secolo per superare gli inconvenienti del Brasile. Il romanticismo brasiliano è complesso in
quanto romantici come Gonçalves sono molto legati ai romantici portoghesi.
Elementi di identificazione per il romanticismo:
-Che lingua si parla? I brasiliani parlano il portoghese
-Qual è la razza? La razza è quella bianca europea (le altre due classi sociali, indios e neri,
non vengono considerate)
-Il territorio qual è? L’ultimo trattato, quello di Madrid, da al Brasile la dimensione
semicontinentale. Il problema sono i confini che definiscono la nazione.
Il Brasile nasce da una sottrazione: Dom Pedro propone una visione storicistica del passato
in chiave anti-portoghese, si trova a dover inventare un medioevo brasiliano; è una ricerca
posticcia dell’identità brasiliana pre-Alvaro de Cabral. Prima del Brasile del 1500 c’erano gli
indios (termine erroneo, dovrebbe essere indigeni). Allora la garanzia di un’identità
brasiliana viene dai quei proto brasiliani, gli indios; nasce in questo contesto romantico, di
ricerca delle radici, l’indianismo. Nell’incoronazione di Dom Pedro lui ha questa concessione
indianista, quella di usare il piumaggio nelle vesti reali che crea la fondazione di una nuova
nazione, basata sulla garanzia di una pre brasilianità. Ci sono altri indizi di indianismo: i
colori della casata dei Bragança sono il giallo e verde, il verde sarebbe il simbolo delle
foreste brasiliane e il giallo diventa il simbolo dell’oro brasiliano. L’indio è come un feticcio
(un oggetto che sostituisce un altro oggetto). Freud dice una cosa interessante sul feticcio:
per lui è una fase di crescita del bambino che prende coscienza della mancanza del pene
nella madre, questa mancanza viene sostituita dal dito (il bambino si succhia il dito; dunque
il dito è un feticcio. Altri elementi sono: Dom Pedro non è bianchissimo nelle illustrazioni, è
un po’ scuretto, questo in quanto il Brasile si autorappresenta come movimento verso il
brasile e anti Portogallo. La nascita identitaria del Brasile avviene attraverso un artificio.
Il teatro va in direzione anti-portoghese. Il luogo dove si fanno le risignificazioni è la
letteratura, che serve come strumento di consenso.
30/03
L’indianismo, colonna vertebrale del romanticismo, avrà posizioni diverse, è un contenitore
multiforme. Il romanticismo brasiliano è un romanticismo ancora più tardivo di quello
portoghese (già di per sé tardivo). Questo comporta anche dei vantaggi, l’esperienza della
periferia conferisce un atto di originalità. Il romanticismo brasiliano può scegliere in un
catalogo di tanti romanticismi; un romanticismo tardivo si deve impegnare di più a copiare
con un atto originale gli altri romanticismo; è un elogio alla periferia.
Questo poeta mostra la maggiore consapevolezza dottrinaria del romanticismo; apre una
serie di orizzonte che fanno capire che il romanticismo brasiliano sia originale e non una
semplice copia. Lui è un poeta che si caratterizza come indianista, come Magalhães; ma la
sua opera non è soltanto indianista. Da una parte è un grande della poesia e dall’altra parte
è un grande del teatro. Secondo lui la letteratura è innanzitutto una poetica e meno una
politica (ideologia). Gonçalves Dias è filo discendente di un commerciante portoghese ma la
madre era Cafusa, ovvero meticcia nata dall’unione del nero e l’indio. Il meticciato è l’anello
mancante di un sistema classista basato da bianchi e negri schiavi; è l’anello più dinamico
della società, una specie di quasi borghesia, ma è legata dal vincolo del favore rispetto
all’elite, è una classe libera grazie alla concessione dei bianchi. Nasce nel 1823 nel
Maranhao in una fazenda da una famiglia agiata che gli consente di fare un viaggio verso il
portogallo nel 1835 per completare gli studi nell’università di Coimbra di diritto. Qui viene in
contatto con alcune riviste come il “Trobador”. Questi gruppi romantici universitari vengono
chiamati medievalisti, perché andavano a cercare nel medioevo gli elementi necessari alla
ricerca dell’identità. Anche lui diventa medievalista, ma della storia portoghese ed europea.
Negli anni di Coimbra fa un bagno nella sensibilità filologica per capire quanto il passato sia
fonte ispiratrice della poesia contemporanea romantica. Sono i valori nostalgici romantici.
Nel 1845 torna in Brasile, nel 46 lavora come giornalista e intellettuale a Rio de Janeiro. Nel
1847 pubblica i “Primeiros cantos”. Lui è un autore che circola anche all’interno dell'Europa.
Avviene un naufragio nel 1864 e lui muore giovane. Lui portava con sé un'opera completa
“Os cibiras” che quindi scompare con lui.
"Canção do exílio"
La poesia più citata della letteratura brasiliana. Il Brasile, non essendosi formato attraverso
la rottura storica ha un problema inesorabile di identità. La posizione di Goncalves Dias è
diversa dalle altri di altri autori indianisti.
Goncalves dice che non c’è bisogno di decolonizzare la letteratura brasiliana dalla
letteratura portoghese, devono essere due ma sorelle, discendenti dallo stesso tronco.
L’opera di Dias che ci fa intendere una piega diversa, ricerca l’unione e il dialogo tra le
letterature. Questa è un’idea molto diversa da quella di Magalhaes. Nel 1848 pubblica i
“Segundos cantos”, fonda con Macedo la rivista “Guanabara”. Nel 57 pubblica a Lipsia i
“Cantos” e ci aggiunge un dizionario di Tupi guarani, lingua geral. L’indianismo di Dias sarà
più temperato e poetico, più letterario e libresco, non politico e strumentalizzato. Nel 61
pubblica gli “Ultimos cantos”. Lui pubblicava anche traduzioni di altre poesie. Tra fli studi
filologici ci sono anche le Sextilias, opere di imitazione medievale che mostrano lo sguardo
nel passato per riferirsi alla letteratura brasiliana presente.
Il nazionalismo c’è comunque.
La poesia brasilianizza la saudade portoghese. Possiamo considerare questa poesia come
un nazionalismo brasiliano. C’è un’epigrafe di Goethe. Ci sono alcune riprese importanti: il
sabià è un uccelletto che fa parte della tradizione del Brasile in quanto era già adottato come
simbolo tradizionale. Da questo momento in poi la palmeira (palma) è simbolo del
romanticismo brasiliano. Il poeta si trova nell’esilio in Portogallo. Comincia un esercizio di
iperbolica comparazione. Il termine Saudade è definito da questi versi. Il confronto è
chiaramente nazionalista, ma c’è qualcosa di più. Ungaretti ha tradotto la canzone dell’esilio.
La traduzione è molto libera e può sembrare anche comica, ma riesce a salvare così la
cantabilità del testo. Questo poema è stato riscritto da tanti poeti successivi. Il termine esilio
è un termine romantico. Il poetico prevale sul politico, è un grande poema che può essere
letto ANCHE in maniera politica e nazionalistica. I verbi sono tutti statici e soltanto il verbo
voltar è dinamico. Esprime il dolore per la distanza dal proprio luogo, è un poema che si
costruisce attraverso le assenze, una contemplazione dell’assenza che definisce la
saudade.
31/03
Quando Machado De Assis scriverà un saggio che è “L’istinto della nazionalità” dirà che non
è sufficiente che, per fare della letteratura brasiliana una letteratura brasiliana, ci sia l’indio e
la palma. Machado dirà che la letteratura brasiliana deve essere soprattutto letteratura,
senza essere legata alle stereotipizzazioni locali. Lui non critica Goncalves Dias perché lui
va proprio in questa direzione di universalizzazione dell’indio. Lui trova un equilibrio tra l’uso
di queste immagini comuni con la grande letteratura e la sua universalità.
4. I primordi della prosa del Brasile: romanzi di costume e scritture anti canoniche:
Nel frattempo comincia a prendere forma anche la prosa. Una prima opera di Joaquim
Manuel de macedo è “A moreninha” che rappresenta un romanzo di costume, una novella
urbana ambientata nella Rio de Janeiro del periodo dell'indipendenza, è un romanzo urbano
che rinvia ad un contesto più naturale, un'isola dove la elite Carioca si trasferisce per
trascorrere le vacanze (seconde case ecc…) questa isola è la Ilha de Paquetá, realmente
esistente. La storia è ambientata tra la città e l'isola, come fossero due contesti (campo e
città, tema romantico). La storia è abbastanza semplice, è una scommessa tra amici, il
protagonista si chiama Augusto, è una persona di forte instabilità mentale. Un suo amico gli
dice che se lui va a Paquetá si innamorerà di una delle suo cugine. La scommessa riguarda
la scrittura del libro, se Augusto vince il libro lo scrive lui e viceversa. Augusto da ragazzino
aveva conosciuto, sull’isola, una ragazza e le aveva promesso che l'avrebbe sposata. Il
tempo era passato e lui era diventato un elitario, giovane ricco. Lui accetta la scommessa.
Effettivamente a Paquetá conosce Carlotta che lo conquista. Lui però frenato da questo
antico impegno che aveva preso da giovanissimo per questa ragazza bellissima. Lui è
lacerato tra l’amore storico e la passione presente per Carlotta. Alla fine si scopre che
Carlotta in verità altri non è che la ragazza dell’infanzia. In un qualche modo quindi lui vince
la scommessa. Questo è il primo romanzo che conosce una fama incredibile. Il lato
interessante è che ci introduce alcune caratteristiche della narrativa brasiliana. Una è la
natura urbana, un’altra è la scarsa originalità dei personaggi principali, sono soprattutto i
personaggi secondari a fornirci info sul contesto. I mossos negri sono una bella espressione
per esprimere la relazione di schiavitù, non sono solo servi neri, ma sono schiavi. Querido
Moleque “carissimo schiavo” ci fa capire la rappresentazione indiretta della relazione
padrone-schiavo. Questo romanzo ci dice molto di più di un saggio sulla schiavitù. Un po’
più avanti nello stesso capitolo si parla di un ragazzo con la pelle color garofano (un servo
meticcio). Anche nella descrizione di un servo mulatto, ciò che colpisce è il modo in cui la
elite descrive gli schiavi, che sono letteralmente osceni (fuori dalla scena), ma attraverso
questi indizi ed echi indiretti, prendono una forma e ci fanno capire la relazione
complessissima schiavo-padrone.
Un’altra opera importante è “Ursula” della scrittrice mulatta Maria Firmina dos Reis,
discendente di schiavi, viene adottata da una signora ricca che la fa studiare. Viene
pubblicato nel 1859. L’opera, scritta sotto pseudonimo, è costituita da più parti, tra le quali
troviamo “A escrava” dove la narratrice fa parlare una schiava della violenza che ha
conosciuto e della ricerca del figlio perduto. L’opera è precoce, abbiamo un’autrice
afrodiscendente donna che nei primi vagiti del brasile scrive della schiavitù. Poi abbiamo la
sua marginalità casuale tra la letteratura brasiliana. Si tratta di una figura che è stata
reintegrata nel contesto. Il 1888, l’anno della legge aurea è ancora lontano, dunque è una
denuncia precoce, ma anche silenziosa. Questo ci fa riflettere sulla complessità per il negro
di prendere parola.
07/04
5. “O Brasil não é longe daqui", la prosa come conoscenza del Brasile, il romanzo di josé de
Alencar:
Scrive il romanzo del Brasile. La prosa è lo strumento con cui i brasiliani entrano a
conoscenza con il loro paese. Il paese era fortemente diversificato, qualcuno dice che non
esistono brasiliani realmente informati sulla diversità geografica e culturale del paese. Flora
Sussekind studia la letteratura dei viaggiatori, che attraverso le immagini divulgare del
Brasile, rendono i brasiliani consapevoli della vastità e ricchezza della loro nazione. Il Brasile
divenne noto per mediazione, azione svolta dalla letteratura. Quando inizieranno le critiche
del modello di modernità del Brasile, una critica verrà fatta da uno scrittore, Lima Barreto, lui
dirà che anche agli inizi del 900 i brasiliani non sapevano della vastità culturale e geografica
del Brasile. Antonio Candido con "Formação da literatura brasileira” (1959) nel secondo
volume, quando parla dell’emersione del romanzo e della prosa dice: la letteratura svolge la
funzione di “instrumento de escuberta e interpretacão”.
José de Alencar: dota il Brasile di una letteratura che lo rappresenti, lui scrive il Brasile
attraverso il romanzo. Nasce nel 1829 nell’odierno stato del Ceará da una famiglia colta di
politici culturalmente avveduti, intellettualmente attivi. Lui si laurea in legge a São Paulo.
Lavorerà come giornalista e intellettuale. Inizia a scrivere alla metà degli anni 50, soprattutto
dopo una polemica famosa che divampa nel 56 con la pubblicazione di Magalhães. Scrive
nel 1857 “O guarany” con il sottotitolo “Romance brasileiro”. Quest’opera rappresenta un
piccolo manifesto estetic dell'indianismo romantico. Ha un grande successo. Ci sono altre
due opere che fanno parte del mainstream dell’indianismo che sono il poema in prosa
“Iracema” del 1865, la leggenda della nascita del Ceará. Iracema è la figura femminile di
straordinaria bellezza, è anche l'anagramma di America. Il terzo romanzo indianista è
“Ubirajara”. Alencar cerca di rilanciare anche il teatro. Sono molto importanti le cartas
politicas de Erasmo, lettere inviate all’imperatore. Diventa anche un politico, deputato,
diventerà anche ministro, rincorrerà lungamente anche la posizione di senatore a vita (senza
conseguirla), un politico conservatore. Candido parla di tre José de Alencar, non di uno. Il
primo è il letterato, colui che ha successo con O Guarany. Il secondo periodo è più breve,
dove la sua attività politica gli fa scrivere soprattutto opere di tipo pubblicistico, è una
produzione prevalentemente saggistica ed infine il terzo periodo è quello in cui pubblica la
maggior parte dei romanzi. Prima di morire fa un viaggio in Portogallo.
O guarany:
Romanzo storico. Il protagonista è una famiglia portoghese agli inizi del 1600 nella Paraiba.
Un nobile portoghese, Don Antonio de Maris, per sfuggire al giogo castigliano, ripara con la
famiglia in Brasile e costruisce un castello. Il periodo è quello della monarchia duale. La
visione di Alencar non è anti-portoghese. Anzi, li definisce una matrice di fondazione
dell’identità brasiliana; è una posizione integrazionista. Il protagonista è molto cordiale. La
figura del cattivo è un ex gesuita di origine italiana che è il leader di un gruppo di mercenari
che si chiama Loredano. Don Antonio è il padre di due ragazze, una è la protagonista,
Cecilia, la soprannominata Cecy e sorella di Isabel. Il padre è molto protettivo ma succede
che avviene un incidente tra la fam. di Don Antonio e gli indios Aimorés, dove il figlio di Don
Antonio, Diogo, uccide per errore una figlia degli Aimorés. Questo scatena una guerra tra le
due parti. Ovviamente Loredano vuole impadronirsi delle ricchezze di Don Antonio e così
manipola gli indigeni. La figura centrale è quella del Guarani, lui si chiama Perí. Lui è un
indio che si muove come un ingessato cavaliere medievale, praticando i valori della
sudditanza verso la fam. di Don Antonio; è l’incarnazione del buon selvaggio (indio feticcio).
Perí dunque combatte per Don Antonio. Cecilia ha un pretendente (Alvaro) che respinge con
la frase “ti considero solo un amico”. Alvaro prenderà lo spunto e inizierà il fidanzamento con
la sorella. La guerra diventa così cruenta che Perí decide di realizzare un piano suicida.
Vuole prendere un veleno potente, si vuole far uccidere degli Aimorés che poi lo
mangerebbero e morirebbero per il veleno. C’è chiaramente una divisione tra il bene e il
male molto chiara, attraverso questo progetto che però non si realizza perché Alvaro riesce
a salvare Perí dai nemici che però si è già iniettato il veleno. Riesce a salvarsi però con
l’antidoto trovato nella foresta. Alvaro viene ucciso e Isabel muore sul cadavere del fidanzato
(morte romantica). Loredano muore e Don Antonio commette un gesto eroico: fa battezzare
Perí, che dunque si mette in condizioni di poter fuggire ed essere il tutore (fidanzato) di
Cecilia. Don Antonio da fuoco al suo castello e fa saltare tutto. Muoiono tutti (tranne Cecilia
e Perí). Loro sono su una canoa e si allontanano, c’è però una tempesta violentissima che
provoca una piena del fiume e Perí sradica una palma con cui riesce a proteggerli e dunque
scampano dalla tempesta. Il finale prefigura una identità brasiliana che nasce dalla
convergenza della miglior discendenza portoghese (Cecilia) e il Guaraní più coraggioso,
rappresentante dell’indianismo americano. Su quella canoa in verità c’è l’embrione del
nuovo Brasile. Questa è una grande allegoria. Nell’opera il guarani è un ideale che lo
scrittore cerca di sublimare a livello poetico.
12/04
Il feticcio è ciò che sostituisce "qualcosa che manca", che riempie un vuoto. In questo caso
la figura dell'indio riempie un vuoto storico e mitologico collegato all'origine del Brasile e al
suo "Medioevo". La figura dell'indio quindi viene ricreata a livello letterario per essere un
riempitivo esclusivo brasiliano per questo vuoto.
O Guarani è un romanzo che cerca di rispondere a carenze anche di tipo estetico rispetto
alla “Confederaçao dos Tamoios”. Il romanzo configura il personaggio dell’indio cavaliere, il
feticcio di un cavaliere europeo medievale che si comporta secondo un codice di condotta
epico chiaramente non di matrice brasiliana; Alencar non ha lo scrupolo etnografico come
Gonçalves Días che aveva profonde conoscenze etnografiche.
“Ubirajara” è un nome indio che significa “Il signore della lancia” e viene scritto 10 anni dopo
“Iracema. La vicenda narra dell’indio che non si lascia corrompere dai valori coloniali ma
mantiene una sua purezza. Questo eroe indigeno è il fautore di un’alleanza tra diverse tribù
indigene, è colui che da origine ad un’altra nazione indigena che è quella di Ubirajara.
Il romanzo “Senhora” è urbano e appartiene alla terza fase matura di Alencar. Quest’opera,
secondo Alencar, dovrebbe mettere a nudo i segni della decadenza dei valori nel segundo
reinado, quello di Dom Pedro segundo che assume l’impero che il padre gli aveva concesso.
Il romanzo in questione racconta una storia di matrimonio, motivo romantico di molta
letteratura; è lo strumento di promozione sociale di mobilità sociale. I romanzi del primo
Machado de Assis sono matrimonialistici (legati al matrimonio), lui infatti leggeva Alencar.
secondo Schwarz il romanzo è però un fallimento felice. “Senhora” mette insieme
romanticismo e realismo.
Trama:
La protagonista è Aurelia Camargo, figura femminile attraente e forte, inizialmente povera.
Figlia di una sarta ed è orfana che si innamora di un uomo che è Fernando ed è un uomo di
successo povero, ma di una ricchezza apparente, ostenta molto. Entrambi si piacciono però
Fernando pensa anche al benessere materiale, allora lascia Aurelia per stare con la
ricchissima Adelaide; ma Aurelia riceve una ricchissima eredità da parte della nonna;
diventa dunque una ragazza bella e ricca. Aurelia decide di comprarsi Fernando, manda un
suo collaboratore, che senza rivelare l’identità della donna, propone a Fernando il
matrimonio in cambio del denaro. Fernando accetta il matrimonio ma si accorge che la
donna è Aurelia, dunque si ritiene molto fortunato. Il prezzo da pagare però è che lei
impedisce a loro di consumare il matrimonio, come una vendetta. Con i soldi che si
guadagna Fernando però, si compra la libertà. Questo ci ricorda la Alforría, ovvero la
liberazione dello schiavo. Aurelia e Fernando decidono finalmente di stare insieme
amandosi. La lettura che facciamo noi di questa transazione economica ci richiama una
società regolata dagli stessi ideali liberalisti, ideologicamente, ma il contesto storico è
diverso, in quanto in Brasile c’è ancora la schiavitù. Il fallimento dell'opera è dunque la
rappresentazione perfetta di un paese in cui le idee non rappresentano la società ancora
arcaica di favoritismi.
Nel 1973 Candido ha scritto “Di Cortizo a Cortizo” in cui dice che scrivere come Zola in
Brasile è inutile perché la Francia ha valori concretamente diversi da quelli brasiliani. Il
naturalismo non può funzionare nel contesto brasiliano.
13/04
14/04
La “Dialetica da malandragem” fa capire che esiste un gruppo sociale al di fuori degli schiavi
e dei padroni, che sono la classe degli uomini liberi grazie ai favori. Luizinha rappresenta il
vincolo con l’ordine, mentre Virginia il vincolo con l’eccezione. Il romanzo è alternativo, non
rientra in nessuna corrente artistica del 1800 brasiliano. La costituzione dello spazio
pubblico è considerato un elemento di lettura della modernità, per la sociologia la burocrazia
è l’anonimato delle relazioni. del Brasile del 1800 ci troviamo invece in un contesto di
personalismo dove vige la frase “ma lei non sa chi sono io”. Questo movimento tra ordine e
disordine ci mostra un Brasile in cui la relazione personale come moneta di scambio è
l’elemento preponderante. Sergio Buarque de Holanda chiama il personalismo: cordialità,
come elemento negativo derivante dai lasciti della colonizzazione. Il saggio di Antonio
Candido ha fondato un paradigma interpretativo del Brasile, è un saggio che ha creato un
irradiazione interdisciplinare (filosofia, sociologia ecc…).
Machado, come tutti i letterati importanti, si afferma come poeta, un poeta mediano. La
prosa andava radente in quanto legata al giornalismo, era vista come forma minore. Ci sono
due fasi poetiche nel 1800: una fondativa dell’identità brasiliana e una più di ispirazione
europea che si concentra nell’ultra romanticismo.
Fagundes è un poeta più vicino ai valori del romanticismo, un naturista, dedica un bellissimo
poema al figlio che muore presto.
Casimiro è molto citato, poeta di qualità media, ma molto letto. Falciato dalla tubercolosi, a
14 viene mandato in Portogallo per studiare. In Portogallo lui riscrive la “Cancao do exilio”.
19/04
La famiglia brasiliana è complessa, non è la famiglia dei signori e basta o degli schiavi e
basta, ci sono vari rapporti intermedi che danno come risultato i meticci. Ovviamente le
unioni spesso sono veri e propri stupri da parte dei bianchi verso le schiave nere. Questo
crea un effetti di interpretazione sociologica del tempo, i mulatti cosa sono? schiavi o
signori? sono un intermezzo, possono essere, per concessione dei signori, agiati, o possono
essere rimandati nelle cenzalas. I mulatti rappresentano proprio la classe sociale
rappresentata da Machado de Assis e Almeida.
Isaura cresce nel benessere. Almeida si ritira e va a vivere nella capitale, lascia la proprietà
a suo figlio Leoncio che attratto da Isaura vuole a tutti i costi possederla. Lei come la madre
resiste; la moglie di Leoncio la protegge (si ripresenta lo schema) ad un certo punto però il
padre di Isaura ritorna. leoncio aveva pensato di far sposare Isaura ad un giardiniere
deforme (come in Notre Dame de Paris) per poterne poi beneficiare senza cadere nelle
minacce della moglie. Lui prova una serie di piani per ottenere Isaura, ma lei resiste. Il padre
ritorna appunto e nonostante abbia i soldi per liberarla non lo fa, dunque lei scappa con il
padre verso Recife. Un giovane chiamato Alvaro, si appassiona di Isaura che però non ha
rivelato la sua origine. Un altro studente vede che sul giornale Leoncio ha messo una taglia
per la schiava Isaura sul giornale.
Uno dei racconti di machado si chiama “Padre contro madre” ed è la storia di un capitao do
Mato che cattura una schiava fuggita.
Durante un ballo Isaura viene riconosciuta dallo studente nel cuore della serata lui dice: “Lei
è una schiava” e lei conferma di essere fuggita. Fuggono e Isaura deve tornare nella
proprietà di Leoncio perché è il suo proprietario, lei ad un certo punto decide di sposare il
giardiniere perché non ha più speranze. Alvaro di Recife va nella cittadina e scopre che
Leoncio come imprenditore è fallito. Dunque compra la sua proprietà e come conseguenza i
suoi schiavi. Alla fine i due si sposano e Leoncio si suicida.
Qui prevale la letterarietà sulla vocalizzazione della schiavitù. Lei si libera dentro le regole
del sistema schiavista, lei viene liberata solo perché viene comprata. Il sistema schiavista
dunque non viene smontato e criticato, anzi, viene rafforzato. La necessità di sbiancare
Isaura mostra che l’autore era un simpatizzante dell’abolizionismo ma non un idealista.
Questo ci fa capire la situazione del Brasile per quanto riguarda la lenta abolizione della
schiavitù. C’è un blocco nella rappresentazione dello schiavo.
Quando inizierà a parlare lo schiavo nero?
Gilberto Freyre scrive “Casa grande e senzala” il luogo dove vivono i padroni e gli schiavi.
Lui iscrive lo schiavo nero nel processo di formazione della nazionalità, prima d’ora non era
stato fatto. Nel libro c’è l'emersione del nero ma anche il suo occultamento come rimpianto
del passato coloniale. Probabilmente il primo romanzo dove veramente la questione del
silenzio del subalterno diventa oggetto narrativo è un romanzo che si chiama “A menina
morta”.
Un gruppo di interpreti vedrà Machado come un mulatto che vuole fare il bianco, invece poi
una lettura più raffinata degli anni ‘60 con il saggio “Esquema Machado de Assis” di Candido
capovolge l’idea.
20/04
21/04
O Alienista parla della follia attraverso il medico dei pazzi, proprio l’alienista. Si chiama
Simon. La storia riguarda la costruzione di un manicomio; l’alienista si è consacrata come
grandissimo scienziato e studioso che ha come ricerca la follia, si è formato a Coimbra,
torna in Brasile e va ad abitare ad Itaguai e decide di fondare “casa verde” un manicomio.
Decide di sposare una donna brutta, antipatica, ma che potrà dargli dei figli intelligenti e
vigorosi. Non avranno figli. Che cos'è la follia? Lui dice che è una deviazione dalla norma.
La prima persona che interna nel manicomio è un uomo che eredita una fortuna e la regala,
viene considerato folle. Torna fuori la figura di un barbiere che promuove un’insurrezione
contro l’alienista e il manicomio. Alla fine però il barbiere fa un’alleanza con Simon. Viene
alla luce la forza della follia, definire la follia è un potere. La concezione della follia del
dottore è una parodia del positivismo da parte di Machado. Il dottore rinchiude anche la
moglie. Quando tutta la comunità è internata l’alienista capisce di aver sbagliato. Durante la
seconda campagna allora, tutti i normali vengono internati. Il racconto si basa su una
progressione. La morale è che dentro all’ospizio alla fine ci rimarrà solo l’alienista. Alla fine
della vicenda dunque potrà definire solo la propria pazzia. C’è una forte critica alle élite
brasiliane che si muovono tra le mode.
Nella cronaca del 31 maggio del 1886, Machado commenta un fatto accaduto nell’ottobre di
quell’anno in cui da parte dell’esercito repubblicano ci fu un massacro di una cittadina
povera del Brasile profondo, in nome della modernità. Scrive una cronaca sul tema della
follia. Dice che è curioso che l’ospizio sia nel centro della città di Rio de Janeiro. Si mette a
fare delle considerazioni sull’impossibilità di definire la follia e la normalità.
O espelho è un racconto che mette in luce i vizi e i difetti della elite brasiliana. C’è un dialogo
tra gruppi di persone; C’è in particolare un ufficiale che possiede una proprietà diretta dagli
schiavi. Questi schiavi fuggono e lasciano l’ufficiale da solo, lui non può fare nulla perché
nessuno esegue i suoi ordini. Il suo potere è azzerato, dunque si mette la divisa da ufficiale
e si guarda allo specchio, è l’idea di potere come pura apparenza. Questa apparenza però è
inconsistente. Machado è visto da alcuni come realista, in realtà è un autore di relazioni e di
forme, riesce a captare un movimento profondo della società.
“Pae contra mae”. Il racconto in cui Machado prende una posizione più scoperta è la storia
della cattura di una schiava. C’è un capitano da mata che sta per diventare padre ma non
trova lavoro, non trova una sistemazione. Legge dunque un annuncio in cui c’è una schiava
fuggita e hanno messo una taglia su di lei. Machado mette come antagonista del
protagonista una schiava incinta, questa è una lotta per la sopravvivenza. Lui riesce a
catturarla e a consegnarla al suo padrone. La schiava viene catturata e perde il bambino per
la violenza subita. Il narratore non prende una posizione. La comunità è impossibile in
questo racconto. Machado muove una critica al sistema schiavocratico. La forma breve è
una forma che per la sua forma da al suo autore una sovranità superiore. Il racconto è un
concentrato di potere.
26/04
Ci son due dediche che Bras Cubas fa al lettore che sono geniali e ci fanno saltare una
categorizzazione netta tra narratore e autore.
-Il dedicatario del romanzo è il verme che mastica le fredde carni del morto. L’aggettivo
postumo nell’etimologia, Postumo è il figlio nato dopo la morte del padre. Postumo vuol dire
post-umato, nascita dopo la sepoltura. La dedica del verme mette in evidenza la centralità
della morte con cui il morto si confronta. C’è una straordinaria vivacità del narratore che è
volubile, si da degli obiettivi e non li realizza, si caratterizza per essere una figura oscillante,
fluttuante.
Il narratore è stato chiamato dalla critica: infastidito e curioso, capriccioso, arbitrario.
Schwartz lo chiama volubile. Non ha quella solidità auratica e fissa del narratore classico: è
morto e vivo. Chi dedica il libro al verme? Brás Cubas o Machado?
-L’altra dedica è firmata, chi si assume la responsabilità di firmarla? Bras Cubas. La dedica
ci fa capire il tono ironico e grottesco. Il pronome io ci mette in crisi perché chi c’è dietro
all’io? materialmente diremmo Machado.
Machado anticipa la crisi identitaria del 1900. L’io è una moltitudine, questo verrà sfruttato
da Pessoa con l'eteronomia. Machado anticipa questa cosa.
Machado dice di aver scritto il romanzo con:
-derisione, scherno
-malinconia
La seconda dedica (dedicata al lettore) spiega perché non ci sarà un prologo. Machado
gioca con la tradizione letteraria. “L’opera in sé stessa è tutto”; questo ci fa capire che non è
necessario conoscere il contesto brasiliano per leggere l’opera, in quanto essa deve essere
letta per ciò che ha dentro.
Il gioco che fa Machado è tra Un autore defunto e un defunto autore. “Per il defunto autore il
cimitero è stata un’altra culla”; la tomba come culla. Il prologo della terza edizione è a firma
di Machado de Assis. C’è tutto il Brasile schiavista e selvaggio, ma non è centrale; questa
rappresentazione è come se fosse il mondo criticato da un pazzo. Bras Cubas dà della
società della sua epoca un aspetto agghiacciante, però anche lui ne fa parte: falsificazione
vs rappresentazione.
27/04
La letteratura del 1900 ci insegna che il libro da solo non è in grado di trasmettere il sapere;
si arriva alla consapevolezza che la conoscenza non è trasmissibile senza l’elemento
esperienziale; ovviamente per compensare al vuoto dell’esperienza si calca la finzione. Nel
1900 Walter Benjamin scrisse un famoso saggio su un narratore dove mette in luce che
l’esperienza non è più raccontabile. C’è una crisi e un collasso dell’esperienza: Machado la
anticipa, usa questa dualità libro fisico/metafisico proprio. In quest’epoca la letteratura sta
andando verso il realismo, dove la rappresentazione ha un patto con la realtà. Machado
vuole compensare questa crisi.
Trama e contenuto:
Basta andare al capitolo 160 (l’ultimo), prendere le ultime righe e quello è il riassunto.
Questo capitolo si chiama “Das negativas” e vuol dire “Delle negazioni”, è un negativismo
che sembra sfiorare il nichilismo (negatività assoluta che non ammette un oltre/fuori). Nelle
ultime battute Bras Cubas dice: “Non ho raggiunto la celebrità del balsamo, non sono stato
ministro, non sono stato un califfo, non ho conosciuto il matrimonio, ho avuto la buona
fortuna di non comprare il pane con il sudore del mio volto (non ha mai lavorato), non ho
sofferto per la morte di Dona Placida (una figura dei poveri del romanzo)..., arrivando a
questo altro lato del mistero (la morte) mi sono ritrovato con un piccolo saldo che è l'ultima
negazione, non ho avuto figli, non ho trasmesso a nessuna creatura l’eredità della nostra
miseria”. Qui troviamo che la vita è soltanto dolore, il nichilismo sta nella negazione di aver
dato vita ad una generazione successiva.
Appare la classe sociale dei poveri con:
-Eugenia
-Dona Placida
-Prudencio: l’ex schiavo di Bras Cubas
Appare la classe sociali dei ricchi:
-Virgilia
-Cotrim
-Deseducação
Quincas Borba è povero ma diventa ricco, è il filosofo che impazzisce.
Un aspetto fondamentale è quello del nome: un romanzo sul nome, dove per nome
intendiamo la fama, quando lui rimpiange per il balsamo che non lo ha reso famoso,
l’obiettivo che lui esplicita per il balsamo è quello di rendere celebre e noto il proprio nome, il
riscatto dell'assenza di un figlio (continuazione del nome), lui non ha ottenuto nessuno dei
due. Il balsamo è la causa della morte precoce di Bras Cubas e la morte è ciò che da il
pretesto per la ricostruzione della vita. Lui appartiene ad una fam. nobile; c’è una scena del
1814 in cui si celebra la sconfitta di Napoleone, Bras Cubas ha 9 anni; c’è una grande festa
per celebrarlo, Bras Cubas dice: Mi ricordo perché ho spaccato la testa ad una schiava,
perché non mi voleva dare il dolce. L'innocenza diventa il modo per normalizzare e
rappresentare la violenza.
Relazione padrone-schiavo:
La complessità del rapporto padrone-schiavo è legata al fatto che lo schiavo è un oggetto
privato. Già nella politica di Aristotele gli schiavi non fanno parte della Polis ma della casa e
dunque sono privati, il padrone può fare tutto ciò che vuole.
Prudencio viene schiavizzato e utilizzato come cavallo. Il padre vizia Bras Cubas, esiste
tutto un sistema familiare di diseducazione, il codice è immorale. Schwartz in un suo saggio
definisce la sfacciataggine e l’immoralità della classe dominante. La critica sociale avviene
attraverso la forma letteraria e le relazioni sociali. Prudencio è un personaggio fondamentale
perché nel capitolo 68 intitolato “la frusta” Prudencio diventa uno schiavo libero ed appena
libero compra uno schiavo, c’è un meccanismo imitativo, lui emula il comportamento del suo
signore. Un giorno Bras Cubas vede un nero che frusta un altro nero e evede che è prorpio
ilsuo ex schiavo prudencio. La schavitù è nella socialità delle relazioni, non è una relazione
di potere, ormai è liquefatta dentro la cultura, non è solo potere ma cultura.
Relazioni amorose:
Bras Cubas is rivela una persona mediocre, nella festa di Napoleone denuncia una relazione
sentimentale tra una signora della società ed un altro potente locale e quindi espone
pubblicamente il tradimento. Succede che nel 1822 lui conosce Marcela, la prima donna
delle sue donne, è una donna di mondo con cui lui si mette, poi c’è il periodo in cui Bras
Cubas parte e va a fare l’università a Coimbra, la fa senza nessun tipo di merito, si laurea
per diventare come il padre lo vuole: sposato e politico (famoso per il suo nome). Nel
capitolo 24 troviamo Bras Cubas a Modena dal barbiere, torna dal soggiorno di studio e
conosce la donna della sua vita, ovvero Virgilia, donna belle e ben inserita nella società, ma
soprattutto la nipote di un politico importante. Lui si fidanza, sembra che ci sia un vita
definita, solo che Virgilia in verità lascia Bras Cubas perché appare un altro uomo con cui lei
si fidanza e si sposa, un politico scaltro che la porterà fuori da Rio de Janeiro. Il padre di
Bras Cubas per dispiacere muore e il figlio non sa che pesci pigliare, deve trovare un
pretesto per diventare famoso. Lui litiga con la sorella Sabina che è sposata con una figura
fondamentale; Schwartz studia Virgilia (la donna che porta il potere al marito) e Cotrim, il
cognato, uomo ricco e devotissimo, appartiene ad un ordine religioso, contribuisce a dare
sostegno agli emarginati, ma è uno schiavista. Questo fa vedere l’ipocrisia, Cotrim
rappresenta la fede e la violenza della schiavitù. Cotrim è un simbolo della società del
tempo. Virgilia ed il marito sono fuori Rio de Janeiro e Brás Cubas si ritira in una Chacara e
lì scopre di essere vicino di casa della donna che aveva tradito il marito e conosce sua figlia,
Eugenia. lei è una ragazza con cui Bras Cubas avvia una relazione, una bellissima ragazza
che però è zoppa. Però dopo averla baciata, Bras Cubas dice una cosa violenta: “Eugenia è
di una classe diversa dalla mia” quindi la lascia per una ragione classista. Virgilia torna a Rio
e allora dice a Bras CUbas “Senti ma perché non troviamo una casa in periferia dove
quando abbiamo voglia ci incontriamo?” lui acconsente e inizia una relazione extraconiugale
con Virgilia. Il marito comincia a sospettare; il problema sorge quando lei è incinta,Bras
Cubas p contento perché avrà un figlio, ma alla fine lei perde il bambino. Quello che rimane
dunque è una casetta che viene governata da una donna povera che regge il gioco ai due
amanti Virgilia rappresenta la donna ambita ma anche la donna che si può avere soltanto
come amante. Lei riparte fuori da Rio. Dona Eulalia è l’ultimo amore di Bras Cubas che
rappresenta una donna senza troppa qualità, si fidanza ma dopo poco muore. Noi sappiamo
della sua morte perché in un capitolo Machado pubblica il suo epitaffio (capitolo 125) “Qui
giace Dona Eulalia, morte ai 19 anni di età, pregate per lei”. Sono tutti amori infelici.
Alla fine del romanzo Bras Cubas diventa filantropo e fa volontariato e beneficienza. Vede
Marcela che è deturpata e dunque il ricordo di quella bella ragazza viene cancellato. Ritrova
Eugenia la zoppa che vive in condizioni di grande miseria e poi muore. Tutte le ragazze
hanno un destino infausto.
Emerge il povero compagno di studi Quincas Borba, filosofo dell’umanitismo (il più forte
prevale sul più debole), rappresenta la parodia dell’evoluzionismo. Bras Cubas diventa
anche lui seguace di questa corrente. La crisi del protagonista inizia ai 50, quando lui è
ancora anonimo e senza moglie. Decide di voler diventare ministro, ma non riesce, dunque
inventa il balsamo contro la malinconia, ma sperimentandola male muore.
La sintesi del romanzo ci fa capire il vuoto della vita di Bras Cubas, una vita costituita da
relazioni sociali complesse che diventano i centri del romanzo. Alla fine questo che resta
sono queste relazioni sociali emerse passivamente, con forza. Nel Brasile del tempo
soltanto chi si aggrega ad un potere ha il futuro garantito. La cosa interessante è il groviglio
complesso delle relazioni sociali.
Nel primo saggio di Schwartz sull’importazione del romanzo nel Brasile del 1800 che si
chiama “Ao vencedoras batatas” studia questo argomento. Schwartz è uno che scrive in
modo contorto. Il primo capitolo si chiama “As ideias fora de lugar” e descrive un paradigma
della brasilianità molto condizionato dalla lunga permanenza della shavitù, fa vedere che tra
la rappresentazione e la realtà c’è un corto circuito, per quale motivo c’è uno scollamento tra
realtà ed ideologie? Cosa succede quando si cerca di mettere in relazione schiavitù e
liberalismo? corto circuito. Alla base della letteratura machadiana c’è proprio questa
intuizione. Sono queste le idee fuori posto.
“Lo schiavismo smentisce le idee liberali, ma il favore così incompatibile con le idee liberali
le assorbe e disloca originando un paradigma particolare: adottate le idee europee, queste
potevano servire e molte volte servivano come giustificazione oggettiva, per il momento
dell’arbitrio che è nella natura del favore (l’arbitrio che viene dal favore viene occultato dalle
idee liberaliste), in questo contesto le ideologie non descrivono la realtà e non gravitano
secondo una legge che è loro propria e per questo le chiamiamo di secondo grado
(ideologie posticce che occultano le relazioni sociali reali)” Machado capisce questo
meccanismo. La società brasiliana che emerge è apparentemente grottesca e
schizofrenica. Schwarz dice come Candido che il romanzo sarebbe la riduzione letteraria del
Brasile del tempo. Più letteratura, più falsificazione, paradossalmente più salvezza di un
passato che se no non si salverebbe. Questo è il più grande romanzo ottocentesco.
28/04
RIASSUNTONE:
Il nostro punto di partenza è il momento in cui si costituisce il Brasile che deve trovare la sua
identità, le condizioni storiche in cui nasce sono eccezionali, nel 1822 non esiste frattura tra
Portogallo e Brasile, c’è un simulacro (alibi di identità), il falso che viene creato è l’indio, un
indio però europeizzato che non corrisponde a quello vero ormai sterminato a causa della
colonizzazione, è posticcio; questo ci fa capire quanto sia problematica la ricerca identitaria
di questo paese. I brasiliani cominceranno a conoscere il Brasile soltanto nel 1900. Il primo
autore che crea l’indio che serve è Gonçalves de Magalhães con “A confederação dos
tamoios”. L’indio serve da antenato dei brasiliani e va preso nel medioevo del Brasile,
ovvero prima dell’arrivo dei portoghesi. La temporalità culturale della periferia non è lineare,
ma cumulativa. Gonçalves Días aveva un culto per il medioevo, scrisse “Cancao do exilio”.
L’indianismo poetico si concentra in vari aspetti soprattutto nell “Ijuca Pirama”, il suo
indianismo però ha una fortissima base culturale, storica e filologica; lo si capisce dagli altri
poemi anche. Lui rappresenta l’indianismo letterario opposto a quello ideologico del suo
predecessore. José de Alencar ha alcune opere indianiste di grande importanza: “O
Guarany” e “Iracema”. Il suo indianismo è dissonante rispetto a Magalhaes. L’indio Peri è
proprio un indio posticcio ed europeizzato. Il romanzo qui è come uno strumento di
interpretazione e ricerca del Brasile.
-“A senhora” parla dell’acquisto dell’amore da parte della donna prima povera poi ricca; un
tentativo realista fallito, ma proprio per questo ci mostra che il Brasile non è la Francia in
quanto le idee non corrispondono alla realtà. Abbiamo parlato dello schiavo come grande
assente della storia, lo schiavo è usato in “O navio negreiro” e “A escrava Isaura” dove lei
viene sbiancata. Siamo già nell’epoca dell’abolizione della schiavitù. L’afrodiscendente
prenderà la parola solo nel 1900, il subalterno parlerà solo allora. Machado de Assis
trasforma il vuoto e il silenzio in qualcosa che parla. La questione negra però esplode nel
1900.
-La seconda e la terza generazione poetica: fanno vedere come il Brasile cerca di trovare
una sua voce nella poesia. All’interno di queste comunità c’è anche Machado, che si
cimenta nella poesia ultra romantica (con dei limiti).
-”Memorias póstumas de Brás Cubas”: Un romanzo importante che con la rappresentazione
della marginalità brasiliana ci fa capire il movimento della società del Brasile
-”Memorias póstumas de Brás Cubas”: Esistono tanti Machado de Assis, i primi sono dei
Machado immaturi. Il salto avviene con la coniugazione di forma letteraria (che ricava dalle
letture) e relazioni sociali.
-Abbiamo visto “O espelho” e “O Alienista” ed infine il racconto più realista ovvero “Pae
contra mae”.
-Come l’opera di Machado ci aiuta a leggere il Brasile delle incongruenze lo capiamo grazie
a “As ideias fora de lugar” di Schwartz. Il romanzo di Machado trasforma questo fatto in un
principio di forma letteraria. Il Brasile del tempo funziona con contraddizioni ed ossimori.