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Relazione su Platone

Il filosofo greco Platone nacque ad Atene nel 427 a. C.


Nato in una famiglia aristocratica, il periodo della sua nascita
coincide con la crisi dell'età d'oro della Grecia Periclea.
Secondo Aristotele, il giovane Platone fu scolaro di Cratilo, un
seguace di Eraclito. All'età di vent'anni cominciò a frequentare
Socrate e fu tra i suoi discepoli fino alla morte del maestro. Dopo la
perdita di Socrate, Platone idealizzó la figura di quest'ultimo
diffondendo i suoi pensieri e le sue idee durante l'isolamento a
Megara presso Euclide e durante alcuni viaggi effettuati in oriente.
Nel 388 a. C. si recò in Sicilia, precisamente a Siracusa, dove conobbe
la filosofia pitagorica. Qui strinse amicizia con Dione, cognato di
Dionigi il vecchio. Platone cercò invano di convertire il tiranno della
città al suo ideale di re-filosofo e fu per questo che venne venduto
come schiavo sul mercato di Egina. Fu riscattato da Anniceride di
Cirene, ma il denaro del riscatto fu rifiutato quando si seppe di chi si
trattava e servì per la fondazione della celebre Accademia.

Le opere
La Repubblica è un'opera scritta da Platone, il tema principale è
quello politico, composta da 10 libri scritti sotto forma di dialogo
filosofico in quanto Platone fu fortemente influenzato dal pensiero
Socratico. Nei dialoghi riscontriamo la concezione politica del
filosofo, basata su una Repubblica che differisce dal concetto di
Repubblica odierno.In oltre nell’opera é presente una forma di
statalismo, dove la giustizia è la condizione fondamentale della
nascita e della vita dello Stato; oltre a garantire l'unità statale
afferma anche quella spirituale.Il pensiero Platonico divide l'anima in
due parti; quella razionale, con la quale l'anima ragiona e domina gli
impulsi,quella concupiscibile che è il principio di tutti gli impulsi
corporei infine la parte irascibile che è l'altruismo del principio
razionale che detiene la funzione di garantire il funzionamento delle
classi sociali suddivise da una tripartizione rispettivamente;

Governanti:erano filosofi,godono della virtú del sapere.

Guerrieri come protezione dello Stato,possedevano la virtù del


coraggio.

Entrambe le classi sociali non possedevano nessuna proprietà privata


in quanto avere troppi possedimenti per queste due classi sociali
potrebbe generare una sconfinata brama di ricchezza oltre il limite
necessario all’ultimo livello della classe sociale abbiamo i Produttori;
I quali possedevano la virtù della temperanza e a differenza delle
altre classi sociali potevano possedere proprietà private, queste li
avrebbero spinti ad aumentare la produzione.Nella Repubblica
Platone non scrive dialoghi prettamente politici ma critica in modo
comico i sofisti parlando in particolare di Gorgia e Protagora. Vi sono
anche temi morali e filosofici nell'opera scritti sotto forma di mito,
egli fu il primo filosofo che riprese questo genere letterario per
comunicare il suo pensiero e renderlo facilmente comprensibile.

La giustizia come dominio razionale degli istinti

Platone nel corso del tempo abbandona la sua idea di società


perfetta descritta nella prima parte della Repubblica e passa ad
un'idea diversa secondo la quale tutto ciò che é naturale é corrotto,
da questo momento egli ha una visione dell'uomo molto più
pessimistica e drammatica rispetto alla fine del quarto libro, dove
definisce l'anima e la divide in tre parti, l'anima razionale, collocata
nella testa e rappresentata dall'Auriga, l'anima irascibile nel petto,
rappresentata da un cavallo bianco e infine l'anima concupiscibile
situata nel ventre, rappresentata da un cavallo nero.Nel nono libro
della repubblica (esattamente 588b-589b) attraverso un discorso tra
Socrate e Glaucone, un fratello di Platone, definisce l'uomo, l'anima
dell'uomo, una chimera (mostro a tre teste, una da leone, una da
capra che soffia fuoco e la terza di serpente) oppure come Scilla o
Cerbero (cane a tre teste che é guardiano dell'entrata degli inferi)
tutti esseri mostruosi, che, pur avendo diverse teste, diverse facce,
rappresentano un unico essere. Ma l'immagine che descrive nel testo
dell'anima umana é molto più terrificante delle creature mitologiche
sopracitate, egli la descrive come "una bestia eteroclita (cioè strana,
bizzarra) a molte teste: abbia essa attorno teste di animali domestici
e selvaggi, e sia capace di trasformarsi e di generare da sé altre
mostruosità". Successivamente nel testo, però, vengono offerte altre
immagini, un leone e un uomo, che rappresenterà poi per Platone
l'uomo interiore. L'essere eteroclita si sovrappone così al leone
definendo l'uomo ingiusto come colui che nutre e da forza alla bestia
e al leone dentro lui, lasciando in disparte l'uomo interiore, in mezzo
e in balia delle due bestie. Prima per Platone la giustizia risiedeva
nell'armonia di tutte e tre le anime da lui descritte, ora essa invece si
può ottenere per mezzo dell'uomo interiore che riappacifica e fa
diventare tra loro amici la bestia e il leone, divenendo al contempo
loro amico.

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