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Lo Bianco Aurora, Approfondimento A: L’esperienza cosciente come meccanismo di predizione

della realtà, psicologia generale.


La coscienza è da sempre stata oggetto di interesse per l’intera umanità: per le persone comuni, per i
più antichi pensatori e filosofi, per gli scienziati e gli studiosi di ieri, di oggi e sicuramente anche del
domani. Possiamo dire che oggi si è arrivati a definire la coscienza come la consapevolezza in ogni
momento che ha il soggetto di sé stesso e del mondo con cui si rapporta, della propria identità e del
complesso delle proprie attività interiori. Per quanto ad oggi non si sia ancora pervenuti ad una
soluzione concorde e univoca riguardo il mistero della coscienza (ad esempio come si verifica? Cosa
succede quando non si verifica? Quali sono i meccanismi biologici e chimici alla base della
coscienza?), gli studi e le ipotesi sulle basi neurali della coscienza sono molteplici e notevoli.
Secondo gli studi condotti dal professore di neuroscienze della University of Sussex, Anil Seth, nel
cervello, l’attività combinata di miliardi di neuroni, genera un’esperienza cosciente, personale, del qui
e ora. Questa coscienza è l’essenza di ciò che siamo, è ciò che ci distingue da altri tipi di intelligenze
che possono essere create artificialmente, perché ci rende vivi; senza di essa per noi non esisterebbe
un mondo, un’identità, la sofferenza o la gioia: noi non esisteremmo.
Seth afferma che le esperienze coscienti dipendono tutte dallo stesso meccanismo di percezione
predittiva e che esse dipendono fortemente dal nostro corpo perché accadono con, a causa e
attraverso di esso. La coscienza può essere concepita in due modi differenti: quella che riguarda il
mondo esterno e quella che riguarda noi stessi.
Il cervello in entrambi i casi va inteso come un motore che prevede; esso possiede impulsi nervosi e,
attraverso questi, ha un contatto indiretto con gli stimoli (gli oggetti del mondo), che, quindi, deve
cercare di capire e codificare. Il cervello parte dalle sue aspettative e dalle sue conoscenze acquisite,
successivamente crea delle ipotesi e sceglie la migliore basandosi sui segnali che riceve dall’esterno.
Per questo motivo possiamo dire che il nostro modo di percepire e vivere il mondo non si basa
esclusivamente su un processo che va dall’esterno all’interno (esiste uno stimolo, lo percepisco e lo
elaboro), ma parte da degli assunti percettivi interni, da delle ipotesi formulate dal nostro stesso
cervello.
Lo stesso fenomeno avviene con la coscienza di se stessi. Anche in questo caso abbiamo la certezza di
possedere un corpo e di essere un corpo, che vive, desidera, causa dei cambiamenti nel mondo; ma in
alcuni soggetti questa consapevolezza può non essere così solida. Ciò avviene, non perché questi
individui smettono di avere un corpo o di essere persone, ma perché la consapevolezza di esserlo è
puramente una costruzione del cervello.
L’unica differenza tra la coscienza di noi stessi e la coscienza del mondo esterno consiste nel fatto che
nel primo caso, oltre a percepire noi stessi come corpi, allo stesso modo di qualsiasi altro oggetto
esterno, nel caso del nostro stato interno (ad esempio degli organi interni), utilizziamo le ipotesi per
controllare e regolare le attività interne, quindi per capire se stiamo bene o male, per pura
sopravvivenza. Quando il cervello usa le ipotesi per capire cosa c'è all'esterno, percepiamo gli oggetti
come le cause delle sensazioni. Quando il cervello usa le ipotesi per controllare e regolare le cose,
noi sentiamo quanto stia andando bene, o male, il suo controllo. Concludiamo che l'esperienza più
semplice di essere un sé, di essere un corpo, è radicata nei meccanismi biologici che ci mantengono in
vita.
Attraverso diverse illusioni, illustrate dal professore Anil Seth, possiamo notare come sia semplice
mettere in discussione la realtà: un’allucinazione può essere considerata come una percezione
incontrollata del nostro cervello. Il professore definisce quindi tutte le esperienze consce come
“allucinazioni controllate” proprio perché normalmente il nostro cervello elabora queste continue
ipotesi, che però sono “controllate” perché tenute a freno dalle informazioni sensoriali esterne.
Solitamente si tratta quindi di ipotesi concordi con quelle di tutti gli altri soggetti in quanto formate
durante milioni di anni di evoluzione per permetterci di sopravvivere, ma è anche possibile, nel
momento in cui salta il meccanismo di predizione, che si percepisca erroneamente il mondo o se
stessi. Il nostro modo di essere consci, è solo uno dei modi possibili di essere consci. Il nostro sé
individuale e i nostri mondi sono unici per ognuno di noi, ma si fondano tutti sui meccanismi biologici
che condividiamo con molte altre creature viventi.

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