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Raffaele De Falco
POR CALABRIA 2007-2013
L’Uomo del Fumetto
Italiano: Sergio Bonelli
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sulle spalle e assumersi le responsabilità che ne derivano. Accade così che è spinto, ufficialmente
dalla curiosità di vedere quanto è difficile il mestiere di sceneggiatore e di conseguenza quanto sia
“intaccabile” quella voce di bilancio che si riferisce ai compensi, ma, in realtà è perché la voglia di
esplorare il fumetto dal lato narrativo lo attira magneticamente. Il fumetto ce l’ha nell’anima e gli
scorre nelle vene. Per lui il passaggio da lettore a creatore di storie è più che naturale e, in questo
caso, giustificato da una “motivazione aziendale”, decide di mettersi alla prova. Affronta il compito
cominciando col cimentarsi nella traduzione di una serie dallo spagnolo. La voglia di fare e di met-
terci del suo è tanta che sarebbe più giusto parlare di “rimodellare” la serie argentina “Verdugo
Ranch”, disegnata dall’italiano Ivo Pavone e scritta nella versione originale da Héctor German
Oesterheld. Nel dar sfogo alla sua creatività Sergio aggiunge vignette e sequenze (disegnate da
Franco Bignotti) per adattare meglio al pubblico italiano sia il suo testo sia il ritmo di svolgimento
narrativo. Pubblica il lavoro in una nuova serie a striscia edita a partire dal 15 aprile 1958, nei primi
sette numeri sui dieci totali della “Collana Frontiera”. La nuova proposta è così denominata facen-
do eco alla prestigiosa testata argentina “Frontera” (che proponeva tra il ’57 e il ’62, il meglio del
fumetto argentino tra cui “Ticonderoga” e “Ernie Pike” disegnati da Pratt), su cui in origine era
pubblicata “Verdugo Ranch”. Per le ultime tre strisce della serie il giovane editore scrive le sue
prime tre sceneggiature (disegnate sempre da Franco Bignotti): la linea è stata varcata. A proposi-
to di quest’inizio, Sergio Bonelli in maniera autocritica, forse fin troppo dura, si diceva pieno di
vergogna per lo scempio compiuto e che aveva provveduto a fare pubblica ammenda ad alcuni
convegni del fumetto in Argentina. Al tempo, però, aveva fatto tutto in buona fede e, seppure non
soddisfatto totalmente (infatti, ancora non è pienamente convinto di fare lo scrittore di fumetti)
decide comunque di fare un tentativo e uscire con un personaggio tutto suo. C’è solo un proble-
ma: la firma! Consapevole di essere alle prime armi, il novello autore, sicuro dell’accostamento che
ci sarebbe stato col padre e, per la grande sensibilità che l’ha contraddistinto, si è posto il dilemma
e lo risolve facendo entrare in scena alla fine degli anni cinquanta e i primi anni sessanta, il miste-
rioso, Guido Nolitta. Sergio Bonelli è stato affascinato dalla figura del padre, dalla sua personalità,
genialità, temerarietà, a volte dalla sua incoscienza e, persino dalla sua possanza fisica. Nella
giovinezza di Sergio, G.L. Bonelli era molto più vicino a un suo qualsiasi eroe del fumetto che non
a un normale essere umano. Rischiare di confondere il lettore con lo stesso cognome, suscitare
paragoni e, soprattutto, mancare di rispetto al genitore con produzioni non
all’altezza di cotanto cognome lo mette a disagio e lo porta alla decisione
d’inventarsi uno pseudonimo. Nasce così Guido Nolitta. In effetti,
non è mai stato chiaro da cosa fosse scaturito tale nome. Sergio
aveva dato diverse versioni, tra queste, quella che ripeteva più
spesso era che casualmente aveva scelto tale nome ottenendolo
ponendo una dietro l’altra, a casaccio, le lettere con cui iniziava il
titolo di un giornale! Ma c’è anche una fondata possibilità, in prati-
ca sconosciuta fuori dall’ambito della famiglia Bonelli,
legata al fatto che “Nolitta” era il nomignolo con
cui da bambino Sergio era chiamato da uno zio
materno di nome Luciano, che affermava si trat-
tasse di “un accostamento iniziatico di sillabe,
un suono arcano proveniente dall’abisso dei
tempi”. Una versione che emana ed evoca mi-
stero, ma è altrettanto realistica e, qualunque ne
sia l’origine, l’obbiettività è che il nome Guido
Nolitta dopo un inizio irto di difficoltà è diventato
nel tempo un vero e proprio marchio di fabbrica.
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Tornando alla pubblicazione della “Collana Frontiera”, dopo la
serie “Verdugo Ranch”, a seguire, dal settembre 1958 (sino al di-
cembre 1963) esce, ancora per i disegni di F. Bignotti, “Un Ragaz-
zo nel Far West”. È il primo personaggio seriale creato da Guido
Nolitta alias Sergio Bonelli il quale, dimostrando già un buon fiuto da
editore, seguendo un po’ la moda del tempo che vedeva tutti i mag-
giori protagonisti ed eroi del fumetto dei teenager, confeziona un per-
sonaggio in linea con tale tendenza, un adolescente interprete di spe-
ricolate avventure, come evidenziato nello stesso titolo della serie.
Nonostante sia la prima prova nolittiana e il neo autore abbia difficoltà
a entrare nel ruolo di scrittore per una sorta di auto sfiducia dettata dal
rispetto per il pubblico, dalla consapevolezza di scrivere cose che piac-
ciono soprattutto a lui, dalla ipercriticità verso se stesso, questa produ-
zione ha già insiti in sé molti dei canoni tipici della personalità e del
carattere dell’autore: gli spunti peculiari della sua visione della
vita, dell’arte e della cultura. E, poi, ha tante idee “fresche”.
Esempi ne sono la concezione dell’eroe dubbioso con dei limiti
e mai “tutto di un pezzo”; il punto di vista pacifista piuttosto che
quello fatto di violenza fine a se stessa. Tim Carter è, infatti, un ado-
lescente allevato da uno zio che rifiuta d’insegnargli l’uso delle armi e, all’indomani del suo assas-
sinio, si arruola nell’esercito non come soldato ma come interprete e mediatore tra bianchi e india-
ni. Altro esempio è la spiccata capacità di stemperare la tensione con l’uso e l’azione di una
spalla comica attraverso tempi di recitazione perfetti e trovate spassosissime; nell’occasione la
presenza di Dusty Ryan, soldato strimpellatore di banjo, e amante di grandi bevute è perfetta a tale
scopo. Ovviamente, in questa prima esperienza, ci sono anche molti degli errori del novizio: in
primis la prolissità dei testi e la “fretta” nella chiusura delle storie e, soprattutto, il peso di portare
avanti un personaggio. Non è un caso, quindi, che a pochi mesi dall’inizio, alla fine del ’59, Nolitta
entri in crisi creativa, non sappia più come uscirne e abbandoni il personaggio chiedendo all’e-
sperto genitore di subentrargli (cosa che G.L. Bonelli farà per un triennio, sino alla conclusione
della serie). Per il giovane Sergio Bonelli, questo è, dunque, un periodo ancora travagliato e incer-
to sulla scelta definitiva da farsi dal punto di vista professionale, il dubbio se può vestire contem-
poraneamente i panni d’editore e quelli di autore di testi o, se deve dedicarsi a tempo pieno solo
alla gestione dell’azienda e lasciare ad altri il compito di creare storie lo attanaglia. Come editore
se la sta cavando alla grande, ha fatto delle buone scelte editoriali ed ha dimostrato grande intuito
quando ha capito che il lettore potendo spendere di più esigeva una più corposa dose d’avventu-
ra e ha inventato il formato “volumetto bonelliano” diventato poi il formato rappresentativo del fu-
metto italiano. Altresì è anche un momento di turbolenta, vulcanica fantasia e d’impulsiva creativi-
tà. Dimostrazione ne è il fatto che mentre sforna le avventure di Tim, il Ragazzo nel Far West,
realizza diversi altri progetti. Sempre nel 1959 confeziona la minisaga del “Giudice Bean”, disegna-
ta magistralmente da Sergio Tarquinio. Dopo la lucida analisi di mercato con l’esigenza di creare
qualcosa che non si discostasse dai desideri del pubblico adolescente che gradiva avventure
“leggere” di eroi ragazzi condite da siparietti divertenti di spalle comiche, fatta al momento di cre-
are il suo primo character. La serie successiva con le gesta del Giudice Bean si allontana da que-
sto tipo di analisi e sbriglia altri aspetti della fantasia di Nolitta: l’ironia
e il grottesco. Lo spunto parte dal personaggio di Roy Bean vissuto in Sopra: Tim Carter il Ragazzo nel Far
Texas vicino al Rio Grande nel 1882, ma lo lascia ad anni luce di di- West disegno di Bignotti
stanza. La figura storica è stravolta e reinventata, secondo lo stile Pagina precedente: “Verdugo Ranch”
disegno di Ivo Pavone
Nolitta attraverso una narrazione ricca d’ironia e tratti caricaturali, do-
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tata di un notevole sense of humour senza per questo trascu-
rare l’avventura! Le vicende de …”la legge a ovest del
Pecos” sono non più impostate su un eroe classico ma
abilmente orchestrate attraverso un triangolo composto
da Bean, suo nipote Danny e il sergente nordista Sam
che si dividono la scena ripartendosi il primo la parte iro-
nica/grottesca e i secondi quella avventurosa e comica.
Sergio inizia a scrivere tali avventure e si rende subito con-
to di aver lasciato andare troppo le redini, che quello che
sta creando è a dir poco inusuale per i canoni del tempo.
Pieno di dubbi sulla validità di questo lavoro come prodotto
di mercato decide di riporlo nel cassetto (sarà edito solo nel
1963, quattro anni dopo, nei cinque numeri della “Collana
Cow Boy” e anche in questo caso la serie sarà chiusa da G.
L. Bonelli autore del quinto numero). Il tentativo di darsi
una correzione di rotta, occupando ancora Sergio Tar-
quinio ai disegni, lo porta alla realizzazione de “Il Ribel-
le” dove recuperando persino il riuscito personaggio del
sergente nordista Sam (dalla saga del Giudice Bean), cerca di riportare il racconto su binari più
classici. La spinta a riportarsi su sentieri dell’avventura attraverso una narrazione più classica,
dopo l’exploit moderno del Giudice Bean funziona solo in parte, infatti, pur nella sua semplicità il
tema è sviluppato in maniera poco ortodossa. Nolitta immerge la vicenda nel pathos e sviluppa il
racconto nella triste nebbia della realistica volubilità dell’animo umano pronto a tradire qualsiasi
nobile ideale. Ancora una volta, a cose fatte, Sergio Bonelli l’Editore ha lucidamente il sopravvento
su Guido Nolitta l’Autore e, giudica il lavoro non adatto ai tempi riponendolo a malincuore nel so-
lito cassetto! La saga, subito interrotta, dura solo due albi e cioè l’arco della prima avventura (e
sarà edito solo sette anni dopo nel 1966 nei primi due numeri della “Collana Araldo”). Nonostante
le difficoltà, la creatività di Sergio si manifesta in vari modi e forme. È autore di un albo per bambi-
ni per la “Collana Capolavori”: Ciuffetto Rosso, in cui il simpatico mohicanino dal ciuffo rosso
salva la nonnina dalle grinfie del terribile Orso Maligno. L’albo è scritto in collaborazione con Rinal-
do D’Amy e celato dietro un altro pseudonimo quello di Annalisa Macchi, un lavoro leggero e su-
bito dimenticato. Nella primavera del 1961 Nolitta si dedica alla progettazione di quello che poi
sarà il suo successo più duraturo: Za-Gor-Te-Nay, lo Spirito con la Scure! Al momento della crea-
zione però la costante sembra ripetersi. Nolitta si mantiene in linea con quanto gli è già accaduto
in precedenza e cioè come per tutti gli altri character scaturiti dalla sua fantasia dopo pochi mesi
di uscita in edicola, cade preda della crisi creativa che improvvisamente lo coglie e abbandona la
sua creazione (che per fortuna riprenderà in mano nel maggio del 1963 e lo porterà avanti sino al
1980). Dopo lo Spirito con la Scure è la volta de “I Tre Marines”, una serie disegnata da Vladimiro
Missaglia, e pubblicata in appendice
alla serie “Leopardo Nero” di Tex nel
1962, vicenda che narra l’avventura
di tre amici Marines impegnati nel re-
cupero di un carico d’oro sul fondo
della baia di Ensenada, anch’essa
subito lasciata nelle mani di Ennio
Missaglia, la storia ormai pedisse-
quamente si ripete! La svolta avviene
nel 1963. Nel periodo ’60/’63 a causa
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dei problemi di salute del titolare Andrea Lavezzolo, Sergio Bonelli si auto precetta per sostituirlo
come Nolitta e realizza un pugno d’avventure (ventitré strisce totali) de “Il Piccolo Ranger”. È que-
sto lavoro che gli colmerà molte lacune e gli svelerà molti “trucchi del mestiere”, contribuendo a
convincerlo di essere sulla buona strada. Tutte queste storie Nolitta le costruisce ispirato da film e
romanzi ed essendo la serie particolarmente a lui congeniale, aiutato da uno stile ormai instradato,
è stuzzicato a realizzare storie in cui la verve comica dei siparietti tra Kit Teller, il baffuto compagno
d’avventure Frankie Bellevan, e gli altri membri della compagnia (Denti Bill, Claretta, Cin-lao,
Ibrahim, eccetera) raggiunge lo stato di grazia e lo porta a dei risultati particolarmente brillanti!
Questa prova si rivelerà una palestra efficacissima e snodo decisivo per il proseguimento della
professione di sceneggiatore. Nolitta è maturato, ha fatto esperienza,
ha assorbito il mestiere e i suoi trucchi, soprattutto è gratificato dai ri-
sultati e ora può ripartire. Ha le carte in regola e la sua formidabile vena
creativa non si fermerà più. Ritorna persino ad adattare per il mercato
italiano alcune storie brevi argentine di Oesterheld disegnate da
Pratt edite sempre nel 1963 in appendice alle strisce de il Picco-
lo Ranger. Personaggio quest’ultimo, bisogna ricordarlo, per
il quale nel 1985 Nolitta confezionerà anche l’ultima avventu-
ra a chiusura della serie (dal n.253 al n.255). E prima di darsi
completamente ai suoi grandi eroi: Zagor e in seguito Mister
No, passando, di fatto, alla seconda parte della sua carriera
di scrittore, nella transizione ha il tempo di scrivere due sto-
rielle disegnate da Frano Donatelli, emblematiche di questo
passaggio. Si tratta di storie cosiddette riempitive ideate per
completare la foliazione di due albi della “Collana Rodeo”
(l’11 e il 21 editi tra il 1968 e il 1969), di sole dodici pagine, ma
che sono dei piccoli gioiellini di scrittura. Sono due brevi rac-
conti in cui si respira un’atmosfera da Mystery, da un lato molto
vicine alle produzioni americane come “Creepy”, le cosiddette
horror stories, dall’altro intrise di grottesca ironia tipica dello stile
Nolitta. La prima “Anubi” attraverso una drammatica narrazione
vede all’opera una coppia di archeologi che profanano una tom-
ba egizia. Per questo sacrilegio incorreranno nella maledizione
che, in un brillante finale, li porterà in manicomio! La seconda
“Voudou” ha sullo sfondo Haiti e la sua magia nera. Il protagoni-
sta, un curioso yankee, vuole scoprire i segreti del vudu e nel met-
tere in atto questa sua sciagurata idea drammaticamente uccide
una sacerdotessa. Scappato a New York anni dopo, credendosi
ormai al sicuro, durante una cerimonia incontra un trio di musici-
sti haitiani che con la loro ipnotica musica, in un sarcastico fina-
le, lo faranno impazzire e suicidare. In ultima analisi, l’iniziale lustro creativo, che completa la prima
parte, quella formativa dell’autore, in cui c’è stato il continuo mettersi alla prova con spunti brillan-
ti e storie originali frutto di un background fatto di centinaia di libri e romanzi d’avventura letti, da
un’infinità di film dell’horror, gialli e d’avventura visti sin da ragazzino,
Sopra: Mister No, disegno di Ferri
in contrapposizione con le crisi creative e i muri bianchi che gli si sono
presentati ogni volta all’improvviso e lo hanno costretto di conse- Pagina precedente: la prima striscia
delle avventure di Zagor, disegni di Ferri
guenza al continuo ripetersi della storia, gli arriva un’idea, la sviluppa, Pagina precedente: i tre protagonisti del-
comincia il suo percorso editoriale e, quasi immediatamente l’autore la saga del Giudice Bean in un disegno
inedito di Sergio Tarquinio
va in panne e non sapendo più come andare avanti, è costretto ad
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affidarne ad altri il proseguimento. Alla fine si rivela un’esperienza preziosa che lo prepara e lo
aiuta a dominare disciplinandola la sua formidabile vena creativa. C’è da dire a tal proposito che
se è vero che nei momenti di crisi il Bonelli padre giunge sempre in aiuto è altrettanto inconfutabi-
le che il famoso genitore non lo abbia mai incoraggiato verso la professione di autore di testi, ma,
al contrario, in tal senso G.L. Bonelli riteneva che le doti imprenditoriali di Sergio potessero bastar-
gli. Al più, secondo lui, si poteva dedicare alla scrittura del fumetto comico! Per fortuna Sergio ha
fatto di testa propria e, stranamente, andando incontro a tante difficoltà la sua titubanza nell’intra-
prendere la strada di sceneggiatore che lo aveva stretto sin dall’inizio si rarefà, sparisce e lascia il
posto a una determinazione, mai doma, che entra ogni volta in campo e alla fine lo premia.
…anche il mio nuovo eroe (Zagor n.d.r.) finì nelle pazienti mani di mio padre, che lo portò avanti per
qualche mese, fino a quando io riuscii a trovare la vena giusta e scoprii i piccoli e grandi trucchi del
mestiere di sceneggiatore…1.
Come ha chiarito lui stesso i problemi affrontati nei primi cinque anni della sua carriera e lo ribadia-
mo, una carriera intrapresa istintivamente, senza aiuti, da autodidatta e quindi molto più difficile,
vissuta tutta sulla sua pelle, alla fine è servita a forgiarlo come autore e, quando “il rodaggio” è fini-
to, riuscendo a colmare le lacune e a fare suoi i trucchi del mestiere, protetto e tutelato dalla magia
di quel nom de plume, ci ha regalato il vero Sergio Bonelli. Un editore-autore che, oltre a portare la
sua Casa editrice a livelli aziendali inimmaginabili quando nel 1958 se n’è fatto carico, rendendola
nel tempo una realtà solida e leader nel campo con una politica lungimirante d’investimenti in idee
e uomini, ha sfornato eroi e avventure che lo collocano nel panorama fumettistico italiano come
uno degli uomini più incisivi e significativi del settore il quale per decenni, e perfino ben oltre la sua
dipartita, con il suo lavoro, con i suoi eroi, le sue storie, le sue scelte, i suoi collaboratori è stato
capace di regalarci e ci regala il meglio dell’avventura disegnata.
Nota 1: Sergio Bonelli: una vita tra le nuvole a cura di Frediani e Mezzavilla
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Zagor:
uomo, eroe,
mito…
chi sei?
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parole del distributore:…”il tuo Tex è troppo difficile, perché non fai un personaggio più adatto ai
bambini?”… erano degne di attenzione. Sergio Bonelli allestisce così un cocktail, dosando nella
giusta misura e amalgamandoli perfettamente tra loro varie “caratteristiche” degli eroi della sua
giovinezza. Da Phantom (l’Uomo Mascherato) di cui impiega l’aura d’immortalità, la residenza
nella foresta, il simbolismo del teschio, l’assonanza dei soprannomi (l’Ombra che Cammina e Lo
Spirito con la Scure), il costume bizzarro e, soprattutto, l’idea di uccidere solo se costretti. Altra
ispirazione è rappresentata dall’ovale disegnato sul petto della casacca derivata da Superman
come di Tarzan è l’agilità, lo spostarsi utilizzando le liane, l’essere rispettato a volte temuto dalle
popolazioni autoctone e l’emettere il grido di battaglia! Da Davy Crokett la vicinanza al mondo dei
trapper della natura e la loro continua sfida all’ignoto. Una parte importante nella “costruzione” è
data dai popolarissimi Miki e Blek: dal primo deriva la tranquilla pacatezza e dal secondo le “mani
pesanti”, una mistura che dà un risultato nuovo, lontanissimo dalla ormai famosa figura di Tex.
Il tono delle storie è indirizzato su una narrazione fresca e fantasiosa ricca di note umoristiche e
gags. Allo scopo, come nella migliore delle tradizioni, è affiancato all’eroe la spalla comica, grafi-
camente un mix di Pancho (la spalla di Cisco kid) e di Donald Duck (il nostro Paperino), il tutto reso
graficamente da Gallieno Ferri che pur seguendo le indicazioni di Bonelli ci mette del suo nel creare
il costume: la casacca, i pantaloni a strisce orizzontali, la scure. Alla fine ogni caratteristica si rivela
estremamente funzionale e confluisce in un’originale e armonica creazione. Le avventure dell’eroe
spaziano a 360 gradi, variano continuamente scenari e tematiche saltando da ambientazioni we-
stern a soggetti fantascientifici, horror, fantasy, mistery… raccogliendo il grande bagaglio culturale
di lettore insaziabile e di viaggiatore proprio di Sergio Bonelli. Il fantastico è nel DNA di Zagor
essendo lo sfogo creativo del suo autore che ne è un cultore appassionato sin da bambino. I suoi
miti della letteratura orrorifica sono tutti presenti nelle avventure in cui è immerso il personaggio:
Dracula, il Mostro della laguna, la Mummia, l’Uomo Lupo... Questa del fantastico non è comunque
la dimensione preminente, accanto ad essa esiste una realtà raccontata che è ispirata da una real-
tà storica plausibile. Una documentazione di fondo che pesa parecchio nel delineare personalità e
robustezza narrativa delle vicende in cui è coinvolto l’eroe e il suo mondo, regalare svago e diver-
timento conditi da giuste emozioni non significa tralasciare temi o valori nobili come la reciproca
tolleranza, il rispetto dei diritti degli altri, il rispetto per la natura e non è un caso che il protagoni-
sta si erge a mediatore sovra
partes senza pregiudizi. Il
colore della pelle non conta,
come non hanno discrimi-
nanti la religione, la razza, la
lingua o la cultura. Per Zagor
conta l’uomo e la giustizia,
non c’è l’accettazione pas-
siva del diritto del più forte!
Ma la profonda convinzione
che si può anche morire per
una giusta causa. Lo spes-
sore psicologico e morale
di Zagor non trova riscontro
nei fumetti dell’epoca della
sua nascita e, se per questo,
in moltissimi di quelli nati
dopo!
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A lato: autoritratto di Gallieno
Ferri con i suoi eroi
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Autori in Mostra
600volte
AVVENTURA
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GALLIENO FERRI , creatore grafico
e disegnatore di Zagor è nato a Genova il 21 mar-
zo 1929. Nel 1961, con Guido Nolitta (Sergio Bo-
nelli) da vita a Zagor, di cui illustra numerose sto-
rie e tutte le copertine. Dopo aver esercitato per
alcuni anni la professione di geometra, risulta uno
dei migliori disegnatori in una selezione operata
dall’editore De Leo, che intendeva scoprire giova-
ni talenti. Questo gli consente subito di illustrare
due personaggi, “Il Fantasma Verde” e “Piuma
Rossa”. Ferri sigla le sue tavole come Fergal. Nel
1949 illustra la prima serie di “Maskar”, disegna i
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FRANCO DONATELLI , nato ad Alessandria il 13 mar-
zo 1925 è una delle figure centrali del fumetto italiano. Sia con il suo
vero nome che con gli pseudonimi di Frank Well e Frank Donat, ha fir-
mato infatti un numero esorbitante di copertine, illustrazioni e tavole. Le
sue prime esperienze da professionista risalgono agli anni Quaranta,
quando realizza per “L’Audace” di Gianluigi Bonelli le matite di alcuni
episodi di Furio Almirante. Da quel momento, Donatelli intrattiene rap-
porti con tutte le Case editrici di fumetti più prestigiose: Universo, Nerbi-
ni, Alpe, per poi ritornare alle Edizioni Audace di Tea Bonelli nel 1948, a
disegnare i tre albi conclusivi de “La Pattuglia dei Senza Paura” e le co-
pertine de Il Piccolo Ranger (ne firma più di
un centinaio). Negli anni Cinquanta realizza
illustrazioni per Mursia, Sonzogno, Rizzoli e
Cappelli, poi lavora in Francia e per il merca-
to britannico. Il decennio successivo lo vede
impegnato su Zagor, quindi su “Pecos Bill”
per l’editore Torelli. Ancora per la Sepim di
Torelli disegna “Radar”; per l’Editoriale Cor-
no realizza le copertine di “Maschera Nera”
e “Gordon”. Realizza (su testi di Guido No-
litta) due brevi storie pubblicate nella Colla-
na Rodeo, “Anubi” e “Voudou”, quindi, nel
1975, è la volta di Mister No, di cui disegna
alcuni episodi. Franco Donatelli è morto nel
novembre del 1995.
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RAFFAELE DELLA MONICA, nasce a Cava
Dei Tirreni (Sa) nel 1961. Fa parte del gruppo di “Trumoon”, la rivista
amatoriale salernitana alla cui scuola si sono fatti le ossa numerosi
autori-rivelazione degli anni Ottanta. Nel 1982 entra in contatto con
Magnus che lo indirizza presso lo studio di Giovanni Romanini: Della
Monica illustra, dunque, racconti per la Ediperiodici e approda poi,
nel 1983, alle pagine di “Alan Ford”, sostituendo Paolo Piffarerio.
Tra il 1985 e il 1987, Della Monica entra a far parte dello Staff di
If di Gianni Bono: il suo talento versatile, capace di adattarsi alle
situazioni più disparate pas-
sando con disinvoltura dalle scene erotiche a quelle umo-
ristiche, lo porta a collaborare con “Cucador”, “Masters of
the Universe”, “Intrepido”, “Topolino” e “Paperino Mese”.
Il disegnatore vene in contatto e aiuta Franco Bignotti nella
rifinitura di settantatré tavole di un episodio di Mister No
(“Yucatán”). Promosso a pieni voti, prosegue tutto da solo,
anche se ritornerà a lavorare in coppia realizzando, sempre
per Mister No, le matite inchiostrate da Roi dell’episodio n.
164, (“Il mistero della pampa”). Dopo una breve escursione
nelle atmosfere di Martin Mystère, Della Monica passa a
Tex. In seguito, lascia la scuderia Bonelli per “Gordon Link”
(Dardo), ma vi fa ritorno per dedicarsi a Zagor.
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PAOLO BISI , na-
sce a Piacenza il 27 settem-
bre 1964. Nel 1981 partecipa
al concorso per disegnatori
“Premio Pier Lambicchi” di
Prato, classificandosi al pri-
mo posto. Dopo il diploma
all’Istituto d’Arte di Parma,
lavora come grafico pubbli-
citario free lance dal 1987 al
1993. Nel 1991, pubblica una storia in due parti (testi di
Toninelli) sulla rivista “Dark”, intitolata “La casa dei fan-
tasmi”. Entra in contatto poi con la Star Comics e Ade
Capone, disegnando due episodi di “Lazarus Ledd” e
“Requiem”, pubblicata prima da “Intrepido”, quindi dall’e-
tichetta dello stesso Capone, Liberty. Nel 1996 Paolo Bisi
approda alla Bonelli con Mister No e poi Zagor.
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MAURIZIO DOTTI, nato a Limbiate (MB) il 10 aprile 1958,
inizia nel campo della grafica pubblicitaria, passa poi, al fumetto nel
1976, collaborando con lo studio di Giancarlo Tenenti. Nel 1982 av-
via un’attività nell’ambito del teatro d’animazione, come scenografo,
attore e costumista, che lo condurrà a collaborare, fra gli altri, con la
celebre compagnia marionettistica “Carlo Colla e figli”. Come sceno-
grafo, partecipa anche a produzioni di prosa e liriche. Ritorna all’antico
amore, alternando lavori di grafica per la pubblicità a collaborazioni con
“Il Giornalino”. Nel 1995,
realizza le matite di un
episodio di Tex scritto
da Mauro Boselli, apparso nell’Almanacco del West
1998, e inchiostrato da Alarico Gattia. L’anno suc-
cessivo intraprende una collaborazione stabile con
la Sergio Bonelli Editore, disegnando per Zagor, e
continua la realizzazione di “Lassie” ed “E-Team”
per “Il Giornalino”. Tra il 1997 e il 1998 l’incontro
con Dampyr, che si affianca al mai abbandonato
impegno al servizio dello Spirito con la Scure. Mau-
rizio Dotti è anche illustratore di libri per ragazzi, con
pubblicazioni sul mercato francese e neozelandese.
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MAURO LAURENTI , nato a Roma nel 1957, dopo il di-
ploma al liceo artistico e l’Accademia di Belle Arti, inizia a collaborare
con lo studio Leonetti e lavora poi per Renzo Barbieri (“Donna Blu”).
Disegna quindi per le testate Acme dell’editore Francesco Coniglio
(“Splatter”, “Mostri”, “Torpedo”), poi passa a collaborare con lo studio
di animazione di Vito Lo Russo. Proprio per quest’ultimo, Laurenti re-
alizza uno story-board di Zagor grazie al quale entra in contatto con la
Bonelli, avviando una collaborazione, tuttora in corso, che lo vede, oltre
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ALESSANDRO PICCINELLI , nasce il 3 aprile 1975
a Como. Nel 1995 consegue il diploma di disegnatore per tessuti presso
l’istituto tecnico “Setificio” di Como. Nello stesso anno inizia il corso di
specializzazione presso la Scuola del Fumetto di Milano. Dal 1997 al 2000
collabora come illustratore per il “Corriere di Como”. Nel 2000 collabora
alla rivista “M.A.R.E.”. Nel 2001 illustra per “Meroni Editore” circa 300 di-
segni a scopo didattico. Dopo aver realizzato illustrazioni per mostre mo-
notematiche, fiere e stand, sempre nel 2001 avviene il suo approdo in casa
Mediacomics dove realizza la quarta parte della prima storia di Armadel,
fumetto fruibile attraverso Internet. Successivamente entra a far parte dello
GIUSEPPE
PRISCO, nasce
a Mondragone (CE) il
12 dicembre 1965. Dal
1970 vive a Torino, città
in cui si diploma al Li-
ceo Artistico. Nel 1987
inizia la sua attività di
disegnatore pubblicita-
rio, alternandola a quel-
la di illustratore per libri
scolastici. Da sempre appassionato di fumetti, nel
2003 entra in contatto con Sergio Bonelli Editore
e viene inserito nello staff di Zagor, realizzando la
lunga storia “Uomini in guerra” che viene pubblicata sul Maxi Zagor numero 8 nel marzo del 2007.
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WALTER
VENTURI, na-
sce a Roma il 6 gen-
naio 1969. Dal ‘94
autoproduce i 12 albi
di del suo personag-
gio “Capitan Italia”. In
seguito realizza la mini
serie “Lost Kidz”, pro-
dotta dal gruppo Factory. In seguito, collabora con
Eura Editoriale realizzando numerose storie libere
e miniserie apparse su Skorpio e Lanciostory, ol-
tre ad entrare a far parte dello staff di “John Doe”
e “Detective Dante”. Per Disney realizza le matite
del n.7 della serie “Kylion” e, per le Edizioni BD,
una storia breve di “Brad Barron” apparsa sul libro
“Anatomia di un eroe”, anticipando così l’uscita del
n.16 di “Brad Barron” che segna l’inizio della sua
collaborazione con Sergio Bonelli Editore. Dopo
aver lavorato anche su “Demian”, realizza il primo
albo del Color Zagor (agosto 2013) e debutta come autore completo con “Il grande Belzoni”, Ro-
manzo a Fumetti a ottobre 2013.
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EMANUELE BARISON, nasce
a Pordenone nel 1963.
Negli anni ottanta fonda
la rivista Fantasy e crea
per il Messaggero dei Ra-
gazzi Alex il Britanno per
poi approdare alla Disney
nel 1989. Nei primi anni
novanta collabora con
Ade Capone e la Star Co-
mics disegnando Lazarus
Ledd. Nel 1995 Francois
Corteggiani gli propo-
ne di lavorare in Francia
dove realizza la serie Ya-
kuza per l’editore Soleil e
“De Silence et de Sangre” per Glénat e successi-
vamente disegna “Dottor Justice” sulla rivista Pif.
Nel 1999 crea per la Geox la mascotte Magic Geox
disegnandone tre albi pubblicati in tutto il mondo.
Nel 2001 realizza la sceneggiatura del film Oppala-
dy e, nel 2004, scrive e dirige con Toffanetti il film Rockstalghia. All’indomani di un ulteriore lavoro
per la francia edito da Dargaud entra nello staff di Diabolik. Nel 2014 collabora con la Sergio Bonelli
disegnando lo speciale Zagor e poi passa a Tex.
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GIULIANO PICCININNO , la produzione di Giuliano Pic-
cininno, nato a Giffoni Valle Piana (Salerno) il 5 settembre 1960, è assai
diversificata; passa infatti dal fumetto, tanto come disegnatore che come
autore di testi, alla grafica per l’editoria e nel campo della produzione com-
merciale (calendari, manifesti, copertine di dischi eccetera). Tra le altre cose,
ha collaborato con testate come “Alan Ford”, “Tiramolla”, “Arthur King”,
per poi ap-
prodare a
Dampyr nel
1997. Nello
stesso anno,
ha ricevuto il premio “Fumo di China”
come miglior nuovo autore. Giuliano
Piccininno vive e lavora a Valdagno
(Vicenza).
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Spazio autografi
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