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Higuchi Ichiyo (1872-1896)

Ricomparirà una figura femminile nel campo letterario, che dal lontano 1300 (periodo
Heian-Muromachi) non erano più apparse.

Le ultime donne rivelanti da un punto di vista letterario giapponese sono la monaca


Abutsu, Abutsu Ni, che ha scritto lo Izayoi Nikki (The Waning Moon), e dama Nijo, che ha
scritto Tomazukatari (Memorie della dama Nijo).
Vi furono in realtà due fenomeni che affossarono la figura della donna:

- la perdita di importanza della corte; che continua ad esistere ma è completamente priva


di qualuque potere economico, politico e pian piano anche culturale.
(Tutte le donne che avevano un minimo di istruzione erano quelle che gravitavano intorno
alla corte. Perdendo importanza questa, anche loro non avranno più spicco);

-arriva poi la morale confuciana di epoca Tokugawa; per cui la donna, essere inferiore,
deve stare in casa; possibilità di apparire da un punto di vista culturale è per la donna
impossibile. Quindi posizione della donna debole e conseguente scomparsa dal panorama
letterario.

In epoca Meiji, invece, le donne vengono ripescate. La logica è sempre quella di


«addestrare», ma non con lo Onna Daigaku (libri mirati all'educazione domestica) ma
devono diventare Ryosai kenbou, una «buona moglie e una saggia madre», perché devono
creare l'uomo del futuro e essere a servizio di questo nuovo governo illuminato, mettendo
al mondo e formando delle persone che rispecchiassero sani principi.
Era dunque importante che anche le donne avessero una determinata istruzione. Tutte le
donne hanno accesso ad essa e saranno le prime ad essere mandate in viaggi all'estero,
organizzati dal governo Meiji.
Dunque anche esse cominceranno a portare un modestissimo apporto letterario in questo
periodo, ed oltre a Higuchi Ichiyo non ce ne saranno altre di spicco.

Higuchi Ichiyo : cenni biografici

Suo padre era un contadino, ma decide di acquistare un titolo di samurai e vivere a Tokyo,
una metropoli dove si poteva far fortuna.
L'autrice comincia a vivere dunque in un'atmosfera alquanto agiata, tanto è vero che
anche lei accede ad un minimo di istruzione.
Nel 1887-9 ella perde prima il padre e poi il fratello, lasciandola con la sorella e la madre
che vivranno in condizioni di estrema povertà.
A H. Ichiyo, nonostante l'agiatezza cercata dal padre, non riuscirà ad avere una grande
istruzione: il governo Meiji vuole che le donne vengano educate, ma non è bene che una
donna abbia più istruzione degli uomini, perché potrebbe mettere in ombra il marito e
magari pensare un po' troppo.
Le viene dunque garantita un'istruzione fino a 11 anni, dopo di che le viene permesso al
massimo di far parte di una scuola di tanka, gestita da una monaca, dove si studiano i
classici della lingua giapponese. Infatti avrà uno stile molto classico, così come la sua
formazione.
H. Ichiyo in estrema povertà decide di darsi alla scrittura per poter vivere.
Cominciando a scrivere si avvicina a Nakarai Tosui , una figura al tempo più o meno di
spicco: era uno scrittore, un giornalista o reporter. Ella si avvicina con la speranza di poter
fare ingressp nel cosiddetto Bundan , il circolo letterario dove si riunivano i grandi artisti
del tempo, sperando di poter avere accesso alle varie riviste letterarie e quindi pubblicare
e guadagnare.
Higuchi Ichiyo si innamora di quest'uomo, tanto da frequenatarlo in maniera anche molto
sfacciata, che porta ad un pettegolezzo che porterà i due ad allonanrsi (anche se alcuni
sostengono che ella lo abbia lasciato perdere per la sua mediocrità e inutilità, dal punto di
vista letterario - solo supposizioni!)
Comincia a scrivere i primi racconti e pubblica sulle riviste. Ma Nakarai Tosui la criticherà
per il suo stile troppo classico e simile a quello delle dame di epoca Heian, ed
effettivamente è così. Le tematiche, le situazioni proposte da H. Ichiyo sono troppo
classiche. Anche la lingua è volutamente classicheggiante.

Il primo racconto di rilievo dell'autrice è Yamizakura , che tratta della storia d'amore tra
Ryonosuke e Ochiyo (lui 22 anni, lei 15) . Ochiyo è innamorata di Ryonosuke, il quale, per la
differenza d'età, la vede un po' come una sorellina. E nel momento in cui Ochiyo capisce da
una battuta di un amico in comune che il suo amore per Ryonosuke è evidente a tutti, si
ammala e muore. Ma prima di morire, lascia a Ryonosuke un anello sul letto di morte in
suo ricordo.

Un secondo racconto è Wakarejimo, un amore contrastato. Una ragazza, innamorata del


suo amato, viene costretta dal padre a lasciare il suo amore per un matrimonio di
convenienza. I due decidono di scappare per compiere shinju, ma lui solo si uccide, lei non
riesce a farlo, glielo impediscono. Per cui viene relegata in casa e dopo ben 7 anni riesce
finalmente a scappare di casa e si va ad uccidere sulla tomba del suo amato.
(scene e temi ricorrenti, dunque)
A quel punto vuole un po' distaccarsi da tali temi e scrive Umoregi(1892) , anche
abbastanza apprezzato. E' la storia di Irie Raizo, un vasaio, un artista di vasi in ceramica e
del suo protettore Tatsuo, di cui si fida tantissimo. Sia Raizo che la sorella sono dipendenti
da Tatsuo anche economicamente parlando, fin quando ci si rende conto del fatto che
Tatsuo non fa che sfruttare queste due persone soprattutto quando si viene a scoprire che
Tatuo aveva imposto alla sorella di Raizo un matrimonio combinato che ella non voleva
contrarre.
A questo punto, scoperta la cattiveria di Tatsuo, Irie Raizo rompe i suoi unici capolavori, i
suoi vasi capolavori. Il racconto finisce così, si vendica così, distruggendo i vasi.
Sebbene sia apprezzato, il romanzo risulta ancora troppo costruito, i personaggi sono poco
plausibili anche da un punto di vista psicologico. Lo stile è ancora manierato.

Sicuramente di maggiore rilievo il racconto Yuki no hi(1893), comincia a nascere qualcosa


che puà essere definito come lo stile di Higuchi Ichiyo. Vi sono temi, soprattutto delle
scene dell'autrice che sono riccorenti nei suo racconti (ad esempio, ha la tendenza ad
ambientare le scene più importanti dei suoi racconti, sempre in una notte con la neve).
Yuki no hi è una storia tra un'allieva e maestro. Un rapporto scandaloso perché non è
legettimato. I due scappano (lei è un'orfana, vive a casa della zia), però lei scopre che la zia
muore per il dolore, per la vergogna di questa storia e quindi lei, consapevole che la zia
fosse morta per la sua decisione, decide di tornare a casa.

Aldilà della storia, ciò che ci interessa vedere sono i chiari cenni autobiografici (lei e
Nakarai Tosui --> loro rapporto non visto positivamente, che lei ha dovuto troncare); ma
ciò che è sconcertante è vedere come in epoca Meiji, una donna così moderna per i suoi
tempi avesse deciso un finale come il ritorno alla tradizione. Una donna che aveva
perseguito il ninjo, una volta tanto, dopo la morte della zia, decide di ritornare all'ovile e di
sottostare ad un ruolo che la società vuole che lei abbia. (Non si riesce a sfondare anche
nei racconti questo muro della tradizione).

Importanti di Higuchi Ichiyo sono i diari: lei scriverà diari di tutta la sua vita -di ben 24
anni!- ne scriverà tanti, e molti studiosi li preferiscono a molte sue opere in prosa, perché
sono estremamente letterari, risentono molto della diaristica delle dame di corte di epoca
Heian.
Sono delle vere opere d'arte, nella prosa, nel modo in cui racconta le cose, e proprio per
questo si fa fatica a pensare che siano veritieri. In realtà c'è molto esercizio di scrittura,
sebbene ella li scriva come veritieri. Non c'è verità assoluta, è tutto molto romanzato. Più
che un diario, dunque, sono più da leggere come una sorta di romanzo autobiografico.

Da brava donna di epoca Meiji è molto reticente, erano diari personali, non pensati per
essere stampati e venduti. Ma è comunque un diario che non indulge sui dettagli
personaggi, è molto pudìca.

Nel 1893, ancora in piena povertà, l'attività letteraria non è così remunerativa, e dunque
Ichiyo decide di aprire insieme a sua madre e sua sorella un negozio di oggetti vari e
caramelle nello Yoshiwara (quartiere di piacere dello Yoshiwara), ma fallisce miseramente.
Dopo circa un anno non riesce ad andare avanti. Tuttavia questa sua esperienza nello
Yoshiwara la porterà a conoscere molto bene quel mondo, non tanto per quanto riguarda
le cortigiane, ma proprio per quanto riguarda i bambini.

Il racconto successivo è Otsugomori(1894) che viene acclamato come un'opera di un certo


rilievo. Narra la storia di Omine, anche lei orfano, vive con uno zio ed è molto povera.
Talmente povera che è costretta a fare la serva a casa di una donna molta ricca.
Ad un certo punto lo zio chiede a Omine di farsi alzare il salario dalla padrona, in quanto
deve pagare i debiti di fine anno. Omine lo fa ma la padrone non vuole concederle
l'anticipo e dunque ella si trova costretta a rubare una somma di denaro dal cassetto della
sua padrona. Questa scena viene vista dal figlio della padrona che decide di rubare il resto
dei soldi che erano rimasti nel cassetto, di lasciare un biglietto e dire alla madre che era
stato lui a rubare tutti i soldi. Un gesto molto generoso nei confronti di Omine che gli
costerà l'essere diseredato. Il racconto termina così.
Quest'opera letteraria viene acclamata come opera alquanto importante in quanto la
trama è ben costruita. I personaggi sono ancora un po' immaturi nella loro descrizione, ma
abbiamo molto realismo nei dettagli, soprattutto nella descrizione di una situazione
povera - non a causa Higuch Ichiyo non è che se la passasse benissimo- e le sue descrizioni
in questo, sono riuscite abbastanza bene.

Lo stile finalmente è un po' meno classicheggiante, risente meno dell'epoca Heian


soprattutto nei dialoghi.

Ma il vero grande capolavoro di Higuchi Ichiyo è Takekurabe(1895). Ha 3 protagonisti, 3


bambini cresciuti nel quartiere dello Yoshiwara.
La ragazzina è Midori, poi c'è Shoto e Shinyo che è molto più timido. E' la storia di questi
tre fanciulli che sono cresciuti insieme e che a un certo punto devono abbandonare
l'infanzia e fare ingresso nella vita adulta. Un qualcosa che potrebbe sembrare
promettente ma che in realtà per questi personaggi è una vera e propria minaccia, in
quanto sanno perfettamente che il loro destino non è per nulla roseo. E' un destino grigio
che loro non scelgono, ma saranno costretti a percorrere le orme dei loro familiari più
prossimi:

-Midori deve diventare una prostituta nei quartieri di piacere, come la sorella;

-Shota, figlio di uno strozzino diventerà tale e sarà una di quelli che da adulto pagherà per
giacere con Midori;

-Nobu, che diventerà Shinyo, ha un padre nel santuario shintoista e prenderà anche lui la
strada della vita religiosa, consapevole che apparterrà ad un mondo completamente
diverso da quello di Midori.
La scena madre di quest'opera è quella in cui Nobu (o Shinyo), nel momento in cui
diventerà grande e capirà di non poter avere più contatti con Midori, lascerà un fiore di
narciso alla porta della sua casa come segno di addio di un'infanzia ormai trascorsa, di
un'amicizia o tenerezza destinata a sparire per sempre.

Nel titolo Takekurabe in realtà c'è un grande richiamo alla letteratura classica, soprattutto
Ise monogatari, perché è un vocabolo che esce in uno dei racconti dell'Ise Monogatari: si
parla di due fanciulli, maschio e femmina, che crescono insieme misurando le proprie
altezze sulle mura di un pozzo.
Anche influenza di Saikaku, che però descrive gli adulti, non i bambini dei quartieri di
piacere.
Ci interessa vedere come in questo romanzo incomba un'atmosfera di negatività: il futuro
viene scritto come qualcosa di roseo generalmente ma in questo racconto non è così. Tali
bambini vedono come si comportano gli adulti, ed è un qualcosa che li spaventa, che a loro
non piace. L crescita è una minaccia, i bambini vedono negli adulti il loro triste destino, ma
lo devono accettare.

Altro racconto è Jusan'ya (La 13° notte - 1895), narra la storia di un matrimonio infelice, di
una donna che viene costretta a sposare un uomo molto ricco che si rivela essere una
persona molto malvagia, tanto che la protagonista ad un certo punto decide di scappare di
casa per andare dai suoi genitori, con la speranza che possano aiutarla. Ma la famiglia non
la appoggia e la spinge a tornare dal marito. Ma, sulla strada, in una notte con la neve,
incontrerà un suo amico di infanzia che fermerà per un passaggio. Scopre che lui è in
assoluto povertà, e la storia finisce con i due che si separano -> Lui verso il suo lavoro
povero e lei verso il suo destino matrimoniale.

Ultimo racconto, acclamato come grande capolavoro è Nigorie(1895), in cui si narra la


storia d'amore tra Oriki e Genshichi. Oriki è una cortigiana che si innamora di Genshichi
che è stato un suo cliente che però è povero e non può riscattarla - tra l'altro è anche
sposato- .

Oriki rifiuta anche un matrimonio conveniente, che l'avrebbe riscattata, per amore di
Genshichi. Egli è innamorato di Oriki, ma è povero ed è tormentato dalla gelosia della
moglie. Decide di lasciarla e di commettere shinju insieme a Oriki.

Qui si sente l'influenza di Chikamatsu. Continuano ad esserci degli stereotipi in queste


storie.
La trama risulta convenzionale e anche il finale risulta di fatto poco naturale soprattutto se
pensiamo alle dinamiche del tempo.
Nel 1876 morirà Higuchi Ichiyo, che darà comunque il suo contributo alla letteratura
giapponese. E' un esempio di donna che ha cercato di sopravvivere scrivendo e che perla
sua vita breve non ha avuto la possibilità di migliorare ancora e carburare.
Morì per una specie di tubercolosi.

Futabatei Shimei & Tsubouchi Shōyō

Le prime due più importanti personalità letterarie del periodo Meiji sono Futabatei Shimei
e Tsubouchi Shōyō che vengono trattati spesso insieme perché sono i primi che si
pongono il problema della creazione del romanzo, teorizzando e cercando di mettere in
pratica i cambiamenti necessari sia da un punto di vista strutturale ma anche tematico e
linguistico. Improvvisamente anche gli scrittori cominceranno ad abbracciare aspetti
tipicamente occidentali come l’abbigliamento.
Tsubouchi Shōyō (1859 – 1935) è colui il quale teorizza maggiormente l’evoluzione e
rivoluzione del romanzo del tempo, egli non nasce subito in epoca Meiji quindi la sua
formazione è legata al gesaku più tardo, e infatti quando si misurerà con la produzione di
opere sarà influenzato da autori come Samba, Ikku e soprattutto Bakin. Quindi anche se
vorrebbe allontanarsene è gesaku che legge e finisce per produrre. Studia con Kanagaki
Robun e soprattutto la figura di Shoyo è legata fortemente alle sue traduzione in
giapponese delle opere di Shakespeare, avendo studiato ed essendosi diplomato in lingua
inglese, nelle sue traduzione ci sarà una grande influenza del kabuki nel modo di
trascrivere l’opera.
Nonostante l’evidente legame con l’ultimo periodo Tokugawa c’è sempre la volontà di
staccarsene e lo farà non tanto con le sue opere ma con un saggio fondamentale, pietra
miliare tra la critica letteraria giapponese che è Shosetsu Shinzui (L’essenza del romanzo)
un saggio rivoluzionario scritto nel 1885 in cui lui cerca di evidenziare quali dovevano
essere i fondamentali tratti di questa nuova produzione letteraria degna del governo
illuminato in cui si trovava ad agire, parla della situazione della nuova fiction e come debba
essere : deve essere realistica, credibile e improntata ai canoni occidentali. C’è un
approccio iniziale alla produzione letteraria occidentale quindi si capisce che qualcosa
manca alla letteratura giapponese perciò ci si ispira ai temi e le strutture delle opere occ.
Altra cosa fondamentale è l’importanza che dà al romanzo : l’arte era già da tempo
considerata nobile, che eleva gli animi, non così la prosa fino ad allora, ma Shoyo include il
romanzo nel concetto di arte quindi nobile di per sé, per sua natura. La cosa che sconvolge
in questo saggio è l’approccio moderno di Shoyo nonostante la sua scarsa conoscenza di
testi occidentale e della critica letteraria, quindi sorprende la validità stessa del saggio.
Nell’Introduzione parla dello stato attuale della letteratura che è deprecabile, bassissimo,
la colpa non è solo degli autori ma soprattutto dei lettori, sempre perché lo scrittore
scrivere per sopravvivere e deve sottostare ai gusti del pubblico, appassionato solo a temi
come violenza, crudeltà e pornografia. Cerca di spronare gli autori dell’epoca a mirare più
in alto nelle tematiche, a non assecondare ma formare il pubblico e a raggiungere i fasti
della produzione occidentale. Shosetsu è un’arte, è bijutsu (termine che comprende tutti
le arte : figurativa, scultura etc ) e in quanto arte per la prima volta nonostante la logica del
governo Meiji e scardina il valore utilitaristico del romanzo e gli dà un valore assoluto, cioè
è nobile di per sé non deve essere condizionato a nessun tipo di utilitarismo (il governo
Meiji aveva dichiarato che attraverso la letteratura bisognava educare il popolo). Il
concetto di kanzen choaku cioè di castigare il vizio e premiare la virtù tipico delle opere di
Bakin non va più bene perché forse la trama e tipologia del romanzo, creando personaggi
che incarnano vizi e virtù, quindi poco realistici. L’unico scopo che deve avere il romanzo è
quello di immergere il lettore in un universo di profondità e bellezza proprio come fa
l’arte. Inoltre secondo Shoyo tra le varie produzioni quello che ha maggior valore è proprio
il romanzo perché in esso si può dire in maniera più soddisfacente quello che nella poesia
per sua natura viene solo accennato e che nel teatro potrebbe essere compreso solo
tramite sottotitoli perché troppo poco chiaro, nel romanzo si può essere esaustivi, è la
forma letteraria superiore alle altre anche rispetto alla poesia, più consona a esprimere
tutte le sfaccettature della natura umana.
Lo scopo è quello di descrivere le passioni e le emozioni umane in tutta la loro gamma, se
possibile secondo Shoyo anche parlare degli aspetti più brutti, ritrattando subito e
proponendo magari di ridurli al minimo, quindi anche le contraddizioni dell’animo umano
deve essere tradotto in una prosa adeguata e il realismo che intende Shoyo è attento
all’individuo in quanto essere umano e non quello in senso naturalistico cioè della società
e dei costumi, quelli fanno da sfondo alla descrizione dei personaggi a tutto tondo.
I personaggi devono essere realistici, credibili non devono essere idealizzati i personaggi di
Bakin non vanno bene perché sono dei tipi, sono bidimensionali, bisogna usare personaggi
tridimensionali.
L’autore deve essere un fedele descrittore della natura umana e un critico della vita, si
deve sentire la sua visione nelle sue opere.
Tratto da Shosetsu Shinzui : “Il romanzo rivela ciò che è difficile da percepire, chiarisce ciò
che è oscuro, include in uno spazio limitato le illimitate emozioni umane e anche se dà
piacere al lettore, lo porta a riflettere spontaneamente sulla sua vita” quindi il romanzo ha
svariate funzioni quella di descrivere l’animo umano in tutte le sue sfaccettature e
soprattutto far riflettere il lettore, non è assolutamente superficiale, è una produzione
profonda, di un certo peso. Rivide inoltre le tipologie di romanzo in due gruppi a secondo
dello scopo : se è didattico si otterrà un romanzo idealistico, se è realistico allora si parla di
artistic novel, solo quest’ultimo ha una valenza artistica può essere considerato bijutsu al
contrario di quello idealistico. Il secondo criterio è quello dello stile : fornisce la sua ricetta
della lingua da usare nel romanzo, riprendendo le ultime tendenze del gesaku secondo le
quali si utilizzava un linguaggio classico nelle descrizioni e colloquiale nei dialoghi ma in
questi ultimi almeno il 30% deve essere gabun ossia stile aulico, non classico ma neanche
troppo triviale.
Prova a mettere in pratica tutto quel che ha teorizzato sul romanzo nel saggio con
un’opera : Tosei Shosei Katagi (Ritratti di intellettuali del tempo) un’opera in cui appaiono
giovani intellettuali e geisha del tempo, proponendo una galleria di personaggi nei cui
dialoghi fa il suo primo ingresso l’occidente attraverso l’uso di parole inglesi, concetti
filosofici, sapere occidentale nel senso più generico. Nonostante le premesse il romanzo è
poco realistico, la storia poco plausibile, il lieto fine è forzato continuando a fornire una
galleria di tipi ma non individui, non c’è profondità nei personaggi descritti, sono realistici
solo poiché tra i personaggi intellettuali si possono vedere somiglianze con gli amici di
Shoyo ma continuando a non essere sufficientemente realistici. Stile e temi sono
riconducibili al ninjobon.
Lascerà quindi il genere del romanzo per dedicarsi alla critica letteraria ,alle traduzioni e al
teatro; lascerà la scrittura dei romanzi a Futabatei Shimei (1864 –1909) uno dei grandi
sostenitori del conflitto contro la Russia, decidendo di studiarne la lingua con la logica
“conosci il tuo nemico” leggendo grandi maestri, autori russi, usando spontaneamente
nelle traduzioni linguaggio completamente colloquiale. Secondo FS la lingua-sempre
colloquiale- da utilizzare doveva essere quella delle classi più elevate di Tokyo, lingua
molto ricca dalla struttura molto adatta alla letteratura. Shoyo sceglie quest’ultimo come
allievo e grazie alla sua guida Shimei scrive Ukigumo (Nuvole Fluttuanti/Passeggere) , il
primo vero romanzo grande moderno giapponese dalle diverse stesure tra le quali quella
ufficiale avviene nel 1889. Narra la storia di Utsumi Bunzo, eroe-antieroe della storia, le cui
origini provengono da una famiglia di samurai che si sposta dalla provincia a Tokyo per
cercare lavoro , da una sua zia sperando da mettere soldi da parte per farsi raggiungere
dalla povera madre. E’ un personaggio imbevuto di ideali confuciani, la zia invece è una
persona molto concreta, che bada alle faccende materiale e che ha una figlia Osei, cugina
di Bunzo, che desiderai far sposare con Bunzo se non fosse che questo è un personaggio di
altri tempi e non è in grado di scendere a compromessi nel suo lavoro tanto da essere
licenziato, perdendo il favore della zia mentre comincia entra nelle mire il corrispettivo
opposto di Bunzo : Noboru, un tipo simpatico e alla mano, che ha letto i Self Help, che sa
bene come scendere a compromessi nel lavoro tanto da ottenere numerose promozioni,
Osei ne rimane affascinata tanto da sperare, con alcuni velati incoraggiamenti di Noboru,
in un matrimonio ma che per fare carriera mirerà alla figlia del suo superiore che riuscirà a
sposare. Il romanzo si conclude con qualche accenno al rinnovato interesse di Osei per
Bunzo senza però definire nulla chiaramente. Quel che ci interessa sono le descrizioni dei
personaggi per la prima volta tridimensionali anche se i nomi indicano la tipologia e il
carattere del personaggio : Utsumi Bunzo ha nel suo nome Bun di bungaku e vediamo
come è molto legato alla tradizione e alla morale confuciana , è un uomo di lettere poco
pratico, probabilmente inetto non è un eroe inetto; stessa cosa per Noboru il cui nome
vuol dire ‘salire’ e infatti egli è un arrampicatore sociale, un arrivista, imbevuto di cultura
occidentale che sfrutta molto nella vita e nel lavoro; per quanto riguarda Osei, alcuni critici
pensano che sia proprio lei la nuvola fluttuante del titolo , quindi protagonista del
romanzo, indecisa tra il vecchio e il nuovo, affascinata da Noboru ma affezionata a Bunzo,
dal quale probabilmente ritorna, e rappresenta anche il Giappone che ha a che fare sia col
mondo moderno occidentale che col suo passato e tradizioni. Ukigumo rispecchia i dettami
di Shoyo : nel realismo utilizzato per descrivere la società del tempo, i personaggi sono
estremamente realistici, i nomi sono un aiuto simbolico, le descrizioni sono
tridimensionali, non bianchi o neri, Bunzo ad esempio non è l’eroe per eccellenza ma è
pieno di difetti, ricorda Don Chisciotte poiché rispecchia ideali che non hanno più valore
nella società in cui vive e infatti i suoi pregi non daranno frutto anzi gli remeranno contro e
qui si ritrova lo sguardo critico dell’autore che ci fa capire come anche un personaggi come
Bunzo non può essere l’eroe del suo tempo, il Giappone non resisterebbe con i soli valori
che non sono presenti in Noboru ma che riesce comunque ad andare avanti. C’è l’analisi
delle emozioni dei personaggi e dell’interiorità e utilizza il giapponese colloquiale della
classe alta sia nei dialoghi che nelle descrizioni quindi un romanzo già interiorizzato tanto
della produzione occidentale e a metterlo in pratica.

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