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Storia della medicina

Prof. Manzo I lezione 6.ott.2008

La medicina presso i popoli primitivi

La storia della medicina si compone di un primo periodo, detto della preistoria, per il
quale non sono pervenuti scritti e, quindi, bisogna utilizzare la fantasia e ragionare sui
reperti giunti fino ad oggi per capire quali erano le malattie che affliggevano
l’umanità fin da quando è nato l’uomo.
Quando compare la scrittura si passa alla vera e propria storia della medicina.
La storia della medicina si basa essenzialmente sullo studio di reperti pervenuti dal
passato, che hanno permesso di conoscere usanze, abitudini, costumi delle
popolazioni vissute in epoche precedenti.
E’ verosimile che le popolazioni preistoriche vivessero nelle grotte come, per es., la
Grotta di Gargas, del neolitico superiore, all’interno della quale è stata ritrovata
un’immagine, risalente a 5000 anni prima di Cristo, in cui si vede un’impronta di
mano senza falangette; chi ha lasciato l’impronta, probabilmente, aveva ricevuto
come punizione il taglio delle dita (ipotesi).
Già dalla preistoria, quindi, ci sono pervenute immagini e reperti ossei, tali da fornirci
un ampio bagaglio di materiale utilizzabile al fine di studiare l’evoluzione storica
dell’uomo, le alterazioni fisiche potenzialmente riconducibili a patologie, ad abitudini
di vita e ad usanze praticate al fine di guarire i soggetti affetti da patologie
misconosciute, considerate prevalentemente frutto di possessioni demoniache.
Pertanto, la medicina preistorica era necessariamente di natura teocratica, cioè una
medicina che passa attraverso la divinità e ad essa bisogna rivolgersi per la
guarigione (questa impostazione non è stata completamente abbandonata se si
considera che, anche ai nostri giorni, le chiese sono piene di ex voto, cioè guarigioni

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per grazia ricevuta. Questo esprime il bisogno della gente di andare oltre le possibilità
terapeutiche rivolgendosi direttamente ad un ente superiore in grado di operare il
miracolo).
I rimedi utilizzati al fine di ovviare a quelli che vengono definiti sintomi di una
patologia, essendo considerati manifestazioni dovute al maligno, erano
essenzialmente appannaggio di chi deteneva, all’interno della tribù, il potere politico,
cioè lo stregone, che per intercessione della divinità salvava i soggetti posseduti dal
male. A questo proposito ci è pervenuto un dipinto parietale delle grotte di Trois
frères, che raffigura un medico-stregone dell’età della pietra, mascherato con una
pelle di cervo, forse per una danza terapeutica.
I reperti risalenti al periodo preistorico sono essenzialmente ritrovamenti di parti
ossee, delle quali si è potuto studiare non solo le patologie presenti a carico delle ossa
(es.: arto poliomielitico o ossa di animali di cui si cibavano rotte in modo tale da
succhiare il midollo dall’interno; infatti, i preistorici avevano capito che il midollo,
essendo iperproteico, era in qualche misura necessario per arricchire la loro dieta
costituita essenzialmente di vegetali), ma anche la consuetudine di pratiche messe in
essere sui singoli individui al fine di guarirli.
Le ossa più attentamente studiate, giunte fino ai nostri giorni, sono sicuramente
quelle del cranio, attraverso le quali si è dimostrato che la pratica più utilizzata in
quelle popolazioni era senz’altro la trapanazione.
Esempi di trapanazione mostrano crani con tagli sull’occipite, pezzi di tessuto osseo
mancanti di forme molteplici tra cui quella ovoidale, incisioni operate in modo da
staccare rettangoli dalla calotta cranica, etc. Altri casi di trapanazione presentano il
riposizionamento della rondella precedentemente asportata, con un attecchimento
successivo simile ad un autotrapianto. In pratica, l’operatore, diligentemente, dopo
aver fatto uscire il maligno rimetteva la rondella ossea, precedentemente asportata, al
suo posto. In questi casi l'autotrapianto il soggetto è sopravvissuto
Sono pervenuti, inoltre, crani trapanati senza esiti di guarigione, che fanno supporre
una fine infausta del soggetto.

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La sopravvivenza alla trapanazione è dimostrabile dagli esiti cicatriziali rilevati sui
reperti ossei; vale a dire che si è in possesso di crani trapanati che presentano esiti di
callo osseo e di tessuto di granulazione, e questo permette di dimostrare che il
soggetto è verosimilmente sopravvissuto alla pratica invasiva, senza conoscere però
gli esiti provocatigli dalla pratica stessa, che non erano dei migliori (infezioni).
Per cercare di capire perché la trapanazione era così diffusa, e soprattutto quale era la
sua funzione, gli archeopatologi hanno ipotizzato che ci sono patologie particolari
che per la prima volta furono descritte da Ippocrate; ad es., in un trattato di medicina
egli indicò le caratteristiche di quello che definì il morbo sacro: patologie
neurologiche o psichiatriche, come ad es. l’epilessia o l’isteria, che si manifestano
con crisi convulsive, cioè il soggetto si contorce assumendo un aspetto quasi satanico.
La sintomatologia di queste malattie, prima dell’epoca ippocratica, ovviamente,
evocava una possessione demoniaca e, pertanto, necessitava di un intervento
risolutivo per far uscire dal corpo il maligno. Questo intervento consisteva proprio
nella trapanazione del cranio al quale poteva provvedere solo il capo tribù, lo
stregone, in quanto detentore oltre che del potere politico anche di quello religioso.
Anche la cefalea persistente o il tumore potevano portare alla trapanazione del cranio.
Un’usanza dei popoli precolombiani, Incas e Aztechi, invece, induceva ad
aprire il cranio in maniera circolare, perché era motivo di onore prelevare dai nemici
una rondella ossea e formare una collana. Infatti, sono stati ritrovati crani trapanati
tutti allo stesso modo, con tagli circolari anziché rettangolari, e sono state ritrovate
anche le collane formate da queste rondelle ossee. Era motivo di vanto prelevare un
ricordo dal corpo del nemico, per cui più collane si avevano e più si era valorosi.
Queste trapanazioni, quindi, non erano a scopo terapeutico.
Altri reperti frequenti sono rappresentati dalle ossa lunghe come il femore e la
tibia. Alcuni di questi sono molto interessanti: infatti, è pervenuto un reperto di tibia,
risalente all’epoca preistorica, che presenta notevole formazione di callo osseo e
punta di freccia ancora conficcata. Questo ritrovamento mette in evidenza che il

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soggetto è sopravvissuto nonostante il dardo conficcato nella tibia, e ciò è dimostrato
dalla formazione di abbondante callo osseo.
La spiegazione del perché non è stata estratta la freccia va ricercata nel fatto,
ipotizzato anche dai patologi, che l’esperienza avrebbe insegnato loro che,
rimuovendo la freccia localizzata vicino all’arteria tibiale anteriore, il soggetto
avrebbe rischiato di morire dissanguato.
Sono pervenuti, inoltre, strumenti chirurgici creati con ossa di animali: i
punteruoli di osso dell’età neolitica che servivano per scalfire frecce, usate come ferri
chirurgici, dal medico-stregone, che è una figura, ancora oggi, presente in alcune
popolazioni dell’Africa e dell’Amazzonia e che fa da intermediario tra la divinità e il
paziente.

La medicina nell’antico Egitto

Con il ritrovamento di papiri risalenti al periodo delle piramidi di Chefren e


Cheope (2600 a.C.) si passa dalla preistoria alla storia della medicina perché in questi
papiri c’è la descrizione dei medicamenti che venivano praticati all’epoca: quindi,
dall’immaginazione si passa allo studio delle realtà mediche tramandataci.
Già nel 2600 a.C., Khaul, medico di corte della sesta dinastia, informa che i medici
erano suddivisi in dentisti, internisti e oculisti che sapevano curare la cataratta,
ovviamente con metodi rudimentali.
La formazione del medico, all’epoca, avveniva attraverso l’osservazione dei visceri
degli animali o attraverso i processi di imbalsamazione e mummificazione dei
cadaveri. Ma, benché conoscessero bene gli organi, non ne conoscevano la fisiologia.
I papiri più importanti, per la medicina, sono stati il:
1) papiro di Ebers (1900) nel quale sono contenuti rimedi per diversi tipi di
malattie, prescrizioni di igiene e i primi elementi di fisiologia;
2) papiro di Edwin-Smith costituito da 48 paragrafi su diversi tipi di ferite e
fratture, con relative cure.

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Le cure egiziane: minerali, vegetali, parti di vegetali, parti di animali
Nei papiri summenzionati sono descritti i primi rudimentali medicamenti che
venivano applicati nel caso delle diverse malattie. Infatti, per esempio, si legge dal:
• papiro di Ebers: prendi sette pietre e falle scaldare al fuoco; prendine una e
versaci sopra un poco di medicamento. Chiudila in un vaso nuovo con il fondo
forato. Al foro applica una canna alla quale avvicinerai la bocca in modo da
inspirare il vapore che ne esce. Ripeti l'applicazione con tutte le altre pietre.
In pratica, era stata già inventata la pratica dell’aerosol, oppure;
dare semi di papavero al lattante nervoso (perché nei papaveri è contenuto
oppio con proprietà calmanti) o spalmarlo di grasso di gatto per evitare che
nel sonno sia morso dai topi (perché il topo sentendo l’odore del gatto non si
avvicina al bambino;
• papiro di Edwin-Smith: istruzioni per una ferita alla tempia: se curi un uomo
ferito alla tempia e la ferita non è aperta ma giunge all'osso, dovrai
esaminarla e se troverai l'osso temporale illeso allora dirai, in questo caso: “è
un male che posso curare”. Fascialo il primo giorno con della carne fresca,
poi curalo ogni giorno con unguento e miele fino a completa guarigione. Se
il caso è disperato dirai: “non posso fare nulla contro questo male”.
Come si vede, esisteva già una certa etica medica, un abbozzo di deontologia,
nel senso che si era consci dei propri limiti.
Dall’Antico Egitto ci sono, inoltre, pervenute tavolette votive, conservate nel Museo
Egizio di Torino, raffiguranti orecchie ad indicare che i voti del fedele erano
probabilmente stati ascoltati. Altri reperti, rappresentati da bassorilievi, riproducono:
o modello di piede: per essere esatti nella riproduzione anatomica delle parti del
corpo umano (Museo Egizio, Torino);
o pratica della circoncisione, già esistente nell’antico Egitto e presso le
popolazioni degli Assiri e dei Greci;
o raffigurazione del poliomielitico (Stele di Rem, Copenhagen), con la diversa
grandezza delle due gambe. Il virus della polio esisteva già a quel tempo.

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Imbalsamazione
Quando una persona doveva subire il processo di mummificazione, tutti gli organi, ad
eccezione del cuore che era il simbolo della divinità e depositario dell’anima,
venivano prelevati e conservati all’interno dei cosiddetti vasi canopi.
Questa tecnica consentiva una migliore conservazione del corpo e, per non buttare gli
organi, essi venivano conservati in quattro vasi di forma diversa a seconda degli
organi contenuti:
 testa di sciacallo, lo stomaco;
 testa di falco, l’intestino;
 testa di babbuino, i polmoni;
 testa d’uomo, il fegato.
Veniva estratto anche il cervello con un metodo molto cruento: con degli uncini si
entrava nelle narici e si rompeva l’osso etmoide per arrivavate, poi, al cervello che
veniva spappolato e tirato fuori dalla calotta cranica.
Sono state ritrovate, inoltre, statuette con gibbosità anteriori e posteriori che stanno
ad indicare patologie come il morbo di Pott e la tubercolosi ossea.
Dallo studio delle TAC delle mummie si è potuto studiare alcune malattie dell’epoca.
Per esempio, si evidenzia dall’esame radiografico del:
 femore: un voluminoso osteocondroma;
 cranio: dopo l’estrazione del cervello attraverso le narici per mezzo di un
gancio ricurvo, venivano introdotte sostanze resinose che solidificavano in
regione occipitale;
 cosce: calcificazioni delle arterie femorali soprattutto a destra;
 di mummia di donna: presenza di numerosi calcoli alla colecisti;
 di mummia di epoca romana: cisti dentaria;
 di mummia del tutto priva di denti.

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Infine, sono arrivati fino a noi gli strumenti chirurgici e lo strumentario da oculista.
Questo significa che essi erano in grado di curare la cataratta. Bisogna ricordare che
la cataratta consiste in una opacizzazione del cristallino, dovuta alla precipitazione
delle proteine, che comporta una visione velata, annebbiata.
Gli egizi avevano capito che tagliando i legamenti superiore e inferiore e spingendo
il cristallino all’indietro, esso va a finire nell’umor vitreo: la persona resta senza
cristallino ma continua a vedere.

MEDICINA CINESE

Parlando di medicine millenarie bisogna citare quella cinese, molto competitiva e


alternativa rispetto alla nostra medicina Occidentale.
Il caposaldo della medicina cinese è l’agopuntura:
ci sono pervenuti dei reperti:
• Figura che illustra i punti per l’agopuntura nelle malattie cardiache e sessuali.
• Tavola raffigurante i punti per l’agopuntura.
Altri reperti:
• Fanciulla cinese ammalata di vaiolo (Miniatura XVIII secolo).
I cinesi avevano scoperto la vaiolizzazione, prendevano le pustole dei malati affetti
da vaiolo o dai morti le polverizzavano e le facevano inalare alle altre persone sane,
avevano capito che l’esposizione al calore ed alla luce di questo materiale, faceva
perdere parte del potere virulento ma mantenere il potere antigenico. E’ una
pestilenza che ha fatto milioni di morti.
Altro reperto:
• Statuetta di giada che rappresentava il corpo femminile, usata dalle donne
cinesi per mostrare al medico i loro sintomi.

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MEDICINA GRECA PREIPPOCRATICA

GLI ASCLEPIEI

Consacrati ad Asclepio (Dio della medicina del IV secolo a.c.), costruirono ospedali
organizzati intorno ad un tempio con alloggi per il personale e per gli stessi malati
durante il periodo di preparazione alla cura. Esistevano bagni,docce e teatri per la
ricreazione dei degenti.
I malati sperano nella guarigione non ad opera del medico professionista ma ad opera
del Dio stesso (medicina sacerdotale).
LE CURE

Dieta vegetariana, bagni in acque termali, pozioni con effetti ipnotici e stupefacenti,
erbe con effetti evacuanti e diuretiche. Dopo la preparazione il paziente andava
nell'Incubatoio e dormiva a terra. Durante il sonno gli sarebbe dovuto apparire il Dio
in persona. Il sonno probabilmente era dovuto a queste sostanze allucinogene.
A questo punto è importante la figura del sacerdote che chiarisce la cura e la indica al
malato.
Numerose sono le testimonianze per gli ex-voto provenienti da scavi archeologici.

L’ASCLEPIEO DI PERGAMO
Reperti:
• Asclepio cura un’ammalata mentre dorme. Scena di incubazione (Sec. IV a.C.
Atene Museo Nazionale).

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• Ex voto che i malati erano soliti offrire al Dio della medicina (Ritrovato a
Corinto)
• Dio Asclepio assiso sul trono (Rilievo del sec IV a.C. -Atene, Museo
Nazionale)
• Presunto busto di Ippocrate (Ritrovato negli scavi di Ostia e conservato nel
Museo Capitolino – Roma)

LA MEDICINA GRECA IPPOCRATICA

IPPOCRATE

Nato intorno al 460 ac nell'isola di Cos era figlio di medico (Eraclide). Viaggiò in
Egitto e forse in Libia. Morì in Tessaglia a novanta anni.
Secondo Aulo Cornelio Celso, Ippocrate avrebbe per primo “separato la medicina
dalla filosofia”, trasferendola sul piano della : osservazione sperimentale.
Separazione da Credenze in Divinità, Demoni, Potenze occulte.
La medicina finalmente acquisisce il valore di vera e propria scienza.

SCRITTI IPPOCRATICI
Sono attribuite a Ippocrate circa 53 opere.
Quelle di maggiore interesse sono:
1) Il Giuramento
2) Trattato sul morbo sacro
3) Sulle arie, le acque, i luoghi
4) Il pronostico
5) Sulle epidemie

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6) La medicina antica
Causa delle malattie secondo Ippocrate (epidemiologia)
a) condizioni climatiche e geografiche in cui vive l'individuo
b) regimi dietetici cui l'individuo si attiene
c) abitudini e modo di vivere dell'individuo stesso
La patologia secondo Ippocrate
Il corpo umano è formato da carne, ossa e muscoli (NB: gli ippocratici non
distinguono tra muscoli e tendini e tra arterie e vene).
Esistono quattro umori: bile gialla ,bile nera, sangue, flemma (domanda d’esame)
L'armonica mescolanza dà lo stato di salute; Un umore che prevale sugli altri induce
lo stato di malattia.
La natura ristabilisce l'equilibrio espellendo gli umori in eccesso attraverso:
- le vie urinarie
- fecali
- vomito
- sudore
- espettorazione
- emorragie nasali (es. nelle crisi ipertensive)
se l'espulsione non avviene per vie naturali, gli umori si ammassano con conseguenti
processi infiammatori, suppurazioni, gangrena.
La terapia secondo Ippocrate
Il medico deve aiutare la potenza guaritrice della natura attraverso la diagnosi, la
prognosi e la cura.
I sintomi sono i segni della malattia e il medico deve essere un profondo osservatore
dei sintomi. Potrebbe apparire come un atteggiamento freddo o spietato, ma ciò è
dovuto al distacco dello scienziato, tutto preso dal suo rigore metodologico. Metodo
ancora valido dopo 24 secoli.
• Separazione dal medico sacerdote e medico stregone
• Profonda partecipazione ai mali dell'umanità

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Si instaura un rigore metodologico, per cui se la natura da sola non permette
l’espulsione degli umori, il medico interviene ad es. con il salasso (medicina drastica
che può indurre anche grossi effetti collaterali, vedi salasso effettuato su paziente
ipoteso).
Per la prima volta non si parla più di “ medico sacerdote”.

LA MALATTIA SACRA
“Per quel che concerne il morbo sacro i fatti sono questi:
esso, secondo me, non è per nulla più sacro o più divino delle altre malattie, ma ha la
stessa natura, dalla quale derivano anche gli altri morbi. Furono gli uomini a credere
che esso fosse di natura divina e che la causa di esso fosse da far risalire a qualche
cosa di sacro; e lo credettero da un lato, per la loro inesperienza, dall'altro, per la
natura straordinaria di questo morbo, in quanto esso non somiglia in nulla a nessun
altro”.

I MACROCEFALI
"In nessuna popolazione gli individui hanno una testa come quella dei macrocefali.
All' inizio il loro costume di fasciare il capo dei neonati per provocarne la
deformazione, fu la causa principale della lunghezza del cranio; per loro sono
nobilissimi coloro che hanno il cranio più lungo."

IL GIURAMENTO
"Pure e sante conserverò la vita e 1'arte....In qualunque casa io entri, sarà per il bene
del malato e mi terrò lungi da ogni atto volontariamente dannoso, nonchè da contatti
impuri, vuoi con donna, vuoi con uomini, siano essi liberi o schiavi. Qualunque cosa
io veda o oda durante la cura e che non sia tale, da poter essere raccontata ad estranei,
o qualunque cosa che oda o veda al di fuori dell'ambito specifico della cura, cioè nei
rapporti con la vita, ne serberò il segreto come una cosa che non è lecito dire." (Il più
valido testamento)

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Alcune pratiche Ippocratiche vengono ancora oggi attuate:
riduzione delle lussazioni della mandibola, dell’anca, della spalla e delle vertebre
(Da un codice dell’ XI sec. “Delle articolazioni” di Ippocrate)

LA MEDICINA GRECA ALESSANDRINA


Il periodo Alessandrino
Ad Alessandria (fondata da Alessandro Magno nel 332 a.c.), studiarono Erasistrato
ed Erofilo. II primo nacque a Cos alla fine del III secolo a.c.; il secondo a Calcedone
nello stesso periodo. Entrambi approfondirono l' osservazione, con migliori
conoscenze delle strutture e funzioni del corpo umano (organi interni).
Il medico ha a disposizione per la prima volta cadaveri umani da sezionare.
Secondo testimonianze del romano Aulo Celso anche uomini vivi da sezionare
(condannati a morte). A questi uomini era dato in tal modo il "privilegio" di essere
utili alla scienza con la loro morte.

LE SCOPERTE DI ERASISTRATO
1) Distinzione tra nervi sensori e nervi motori
2) Distinzione tra vene (scorre il sangue) e arterie (scorre lo spirito vitale)
3) Epiglottide
Prima di questa scoperta i medici ritenevano che gli alimenti liquidi andassero nei
polmoni e quelli solidi nello stomaco. Egli invece dimostrò che entrambi vanno nello
stomaco, mentre l'aria entra ed esce dai polmoni.
4) Dimostrò una rete di fibre che avvolgono gli organi e chiamò parenchima la massa
non strutturata degli organi.
5) Studiò le modifiche della conformazione degli organi in seguito alla malattia
(dobbiamo attendere Morgagni 1682-1771 per riprendere gli studi sull' anatomia
patologica, es. sovvertimento del parenchima epatico nella cirrosi)

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6) Intuì il metabolismo (dobbiamo attendere Santorio 1561-1636 per riprendere gli
studi sulla digestione degli alimenti).

EROFILO
Fondatore dell'Anatomia

• Compì una dettagliata descrizione del cervello, distinguendo il cervello dal


cervelletto, dalle meningi e dai plessi coroidei.
• Scoprì la differenza tra tendini e nervi, assegnando a questi ultimi la funzione
sensoriale.
• Studiò l' occhio scoprendo la retina (simile ad una rete).
• Scoprì il duodeno ( da lui definito dodici dita).
• Studiò il ritmo del polso, formulando l'alternarsi di sistole e diastole.
• Nella terapia accolse la dottrina umorale sull'origine delle malattie, ma
aggiunse dietetica e ginnastica.

MEDICINA ETRUSCA
Reperto:
• polso e mano con piccolo serpente attorcigliato. Un ex voto contro il morso di
vipera?
(Museo di Villa Giulia, Roma)

Era preromana: Etruschi, con civiltà molto avanzata.


Per oltre mezzo millennio la cultura e la tecnologia Etrusca sono state trainanti per i
popoli italici. Non è escluso, che la stessa Roma, ne sia stata influenzata largamente,
anche dopo il periodo di convivenza durante la monarchia ( 753-509 a.C.).
Medicina non differente da altre praticate in quel periodo: Egiziana, Indiana,
Persiana, Ebraica, Greca.

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PREVENZIONE
Si dava importanza estrema all' igiene personale, scelta dell'habitat in cui vivere;
alimentazione, attività fisica.
L’Etruria era una zona ricca di acqua e quindi erano dei cultori dell’acqua.
Alla base delle cure spesso si faceva ricorso all' acqua che si trovava in grande
quantità per presenza di fiumi e torrenti (nei punti di ristagno le acque erano anche
drenate e bonificate per evitare la formazione di agenti malarici, Tarquinio Prisco
fece costruire la Cloaca Massima).
Il problema fondamentale era infatti la malaria, dovuta alla trasmissione della stessa
attraverso le zanzare presenti nelle zone paludose.
Alcune alterazioni genetiche dei popoli mediterranei, es. la thalassemia, in un certo
senso sono state una benedizione, perché il globulo rosso nella thalassemia non è
attaccabile dalle zanzare.
Con l’acqua curavano le più svariate malattie. Infatti a Saturnia, Viterbo e
Chiangiano, per la presenza di sorgenti di acqua calda , si trattavano le più svariate
patologie.
Si utilizzavano tre tipi di acqua: fredda, calda, tiepida, facendo passare il paziente da
una vasca all’altra. Ancora oggi si usano queste teorie, ad es. in paz. con problemi
varicosi.

FARMACOLOGIA
Applicavano essenzialmente la Fitoterapia, poiché i boschi dell’Etruria erano ricchi di
piante, ma si includevano anche alcuni minerali, come la limatura di ferro (anemia)
rame (infiammazioni), Sali di Sodio e Potassio etc.
Piante medicinali: Es. Scammonea (itterizia), Ricino (purgante), Aglio e Cipolla
(battericidi) Timo (vermifugo), Camomilla, Cavolo, Vino.

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ANATOMIA
La dissezione anatomica era praticata solo sugli animali, per lo studio degli organi
interni. (profondo rispetto per il corpo dei defunti)
L'organo più studiato è il fegato perchè "fonte del sangue".
Lo studio è affidato agli, Aruspici, sia osservando il fegato degli animali che usando
modelli in terracotta.
Dalla posizione di particolari punti, prevedevano la prognosi di particolari malattie.
In diversi musei esistono teschi con protesi dentarie, prevalentemente in oro, grazie
alla loro abilità nel lavorare qualsiasi metallo.
Sono state inoltre rinvenute negli scheletri, numerose fratture ricomposte, che
dimostrano che il soggetto ha continuato a vivere dopo l'intervento.
Il taglio cesareo era previsto solo in caso di minaccia di morte della partoriente.

Reperti:
• Raffigurazione degli organi del torace e dell’addome “poliviscerali votivi
etruschi” (Museo Vaticano)
• Poliviscerali in terracotta, offerti per invocare la guarigione da malattie di
organi interni o da affezioni incerte di natura oscura (Museo Archeologico di
Firenze)

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• Alloro impiegato nella farmacologia etrusca specialmente contro le emorragie
ed il catarro.
• Il pino veniva impiegato come cicatrizzante ed il suo odore balsamico veniva
sfruttato nei malati di petto.

La storia dell’alimentazione presuppone la conoscenza delle abitudini, dei costumi e


delle coltivazioni dei popoli.
Tutto ciò che si conosce viene recuperato ad es. dagli affreschi.
Un elemento emergente era il convivium, cioè la cena intesa come momento
conviviale.
Il momento del convivium chiaramente era diverso a seconda dell’estrazione sociale
e delle possibilità economiche.

Es. di affreschi pervenutici che avvalorano questa tesi:


• Scena di banchetto nella tomba del frontoncino (Tarquinia - VI sec. A.C.)
Nelle abitudini alimentari posto rilevante aveva il vino che già all’epoca era
conosciuto e consumato. Lo bevevano mischiato con il miele o allungato con l’acqua.

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Es. di bassorilievo:
• Scena di vendemmia (Museo Archeologico di Firenze)

Mangiavano molta selvaggina, cervi, cinghiali, caprioli, lepri perché era molto poco
conosciuto l’allevamento.
La carne rossa della selvaggina dava però grossi problemi di aumento di Ac. Urico e
quindi di Gotta.
Es. di abitudini alimentari e costumi:
• Scena di caccia al cervo (V sec a.C. – Museo Archeologico di Firenze)

Attraverso l’esame mineralogico possiamo risalire al tipo di alimentazione, cioè se


l’economia era prevalentemente:
Economie agricole: ad alta concentrazione ossea di Sr (stronzio)
Economie pastorali: a bassa concentrazione ossea di Sr
Economie ricche di alimenti carnei: ad alta concentrazione ossea di Zn (zinco)
Economie povere di alimenti carnei: a bassa concentrazione ossea di Zn

Altri esempi di costume ed abitudini:


• “ Mater Matuta” (Museo Etrusco di Villa Giulia – Roma)
Donna con bambino: siamo in età precristiana ma già questo tipo di elemento
era presente e verrà ripreso dalla religione Cristiana.
• Ex voto in terracotta offerti per invocare una gravidanza o la guarigione di una
malattia pediatrica: i bambini venivano fasciati per evitare deformazioni ossee.

• Tumi etrusco: strumentario Etrusco usato per le trapanazioni del cranio.

• Altro strumento usato per le trapanazioni era il cauterio che veniva utilizzato
arroventato in modo tale da tagliare e causticare al tempo stesso.

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• Lavori in oro di odontoiatrici etruschi: lavoravano l’oro formando delle
fascette per formare dei ponti, usati al posto delle dentiere con denti di animali
o presi da cadavere.

Ci è pervenuto un grafico che evidenzia come poggiavano i denti mancanti.


• Protesi in oro del IV Sec. A.C.: quattro dei sei anelli di cui è formata
circondano ancora i rispettivi denti.
• Schema di protesi dentarie etrusche.

Altri reperti della medicina etrusca:


• Pronto soccorso per una ferita ( VI secolo a.C.)
• Modello di fegato usato dagli Aruspici.
• Fegato di Piacenza appartenente a un Aruspice etrusco.
• Una pianta diffusamente impiegata nella medicina etrusca era il cavolo.

MEDICINA ROMANA

Secondo Catone il vecchio: "I Greci hanno deciso di uccidere tutti i barbari con la
medicina e per di più lo fanno facendosi pagare". (Con questa frase emerge la gelosia
nei confronti della medicina greca, Ippocratica, così all’avanguardia; essa infatti
veniva praticata anche dagli schiavi che raggiungevano Roma, e così i romani
incominciarono a vedere che queste pratiche non erano solo appannaggio del pater
familiae come avveniva a Roma.) Certamente Catone doveva aver conosciuto
qualche ciarlatano greco come Argato (primo medico greco di cui si abbia notizia a
Roma nel 219 a.c.).

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La prima funzione del medico a Roma è affidata al capofamiglia senza cognizione
scientifiche e privo di cognizioni farmacologiche.
Anche Catone vedeva nel cavolo la medicina capace di guarire tutte le malattie.

Solo parecchi anni dopo quando Roma arrivò a consolidare il suo impero nel
mediterraneo (146 a.c.) si vedrà la città aprire le porte ai culti di tutto il mondo.
Troviamo allora tre scuole:
1) Dogmatica o razionale
2) Empirica
3) Metodica

PRATICA MEDICA E METODI TERAPEUTICI NELLA MEDICINA ROMANA


Come afferma Seneca la medicina in origine non fu che "la scienza di poche erbe
dotate di potere emostatico e cicatrizzante". Era quindi una medicina molto semplice.
Con Asclepiade (medico di Crasso, Antonio, Cicerone) si consigliava opportuno
dosaggio di veglia e sonno, esercizi fisici, regime dietetico, bagni e massaggi. Tali
cure ottenevano risultati migliori di quelle degli Ippocratici che utilizzavano purghe,
emetici e salassi. Era una medicina più dolce.
Fecero la prima comparsa le cure termali con acque solforose, ferruginose, carbonato-
sodiche. (Impero di Traiano 98-117 d.c.).
Le terme erano talmente utilizzate che arrivò un periodo in cui ce n’erano oltre 100.
Le terme avevano una duplice funzione:
• igienica, poiché nelle case non c’era acqua;
• di aggregazione
Nelle terme si incominciarono poi a dividere le acque in:
• calidarium,
• tepidarium,
• frigidarium,

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a seconda del beneficio che si voleva ottenere (talvolta ci si immergeva
altrernativamente nell’acqua calda e fredda, esercitando una sorta di ginnastica
vascolare).

LA CHIRURGIA
La chirurgia era molto praticata, poiché, essendo un popolo belligerante, avevano
sviluppato grandi conoscenze ed esperienze sui campi di battaglia (amputazioni,
estrazioni di frecce); inoltre vi erano i gladiatori, che dovevano essere curati, spesso
da medici esperti come ad es. Galeno, essendo fonte di guadagno per i ricchi che li
“ingaggiavano”.
Il medico romano:
• conosceva una primitiva forma di narcosi, la cosiddetta spugna soporifera,
impregnata di succhi vegetali con potere narcotico (succhi ricchi di alcaloidi
attivi come la scopolamina).
• sapeva arrestare una emorragia con legatura dell'arteria, amputare un arto,
estirpare denti, asportare tumori (mammella), resecare ossa.
Es. della cura di una ferita da guerra:
• Il medico estrae una freccia dalla coscia dell’eroe troiano Enea (Museo
Nazionale di Napoli

GALENO

Nato a Pergamo nel 138 d.c., studiò medicina a Smirne e Corinto, si trasferì poi ad
Alessandria e tornò a Pergamo come medico della scuola dei gladiatori. E’ stato
influenzato dalla medicina Ippocratica.
Lo ritroviamo a Roma come medico personale dell'imperatore Marco Aurelio dove
rimase fino alla morte nel 201. Galeno volle sempre porre l'esperimento alla base
delle sue affermazioni. Ad esempio compì esperimenti sulla circolazione del sangue
introducendo delle cannule nelle arterie iliache del capretto (shant artero-venoso:

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incannulava un’arteria e la collegava ad una vena) e sulla produzione di urina
causando l' idronefrosi con la legatura degli ureteri.
Purtroppo i suoi studi di fisiologia furono responsabili di errori che durarono fino al
17 secolo:
• Il sangue prodotto dal fegato si dirige da un lato verso la parte bassa
dell'organismo e dall' altro verso la parte destra del cuore ed i polmoni
(interconnessione del setto interatriale tra parte destra e parte sinistra) creando
in tal modo due sistemi circolatori autonomi (n.b.vigeva il divieto di sezionare
i cadaveri).
• Il “pneuma” costituito da:
1) spirito animale presente nel cervello che coordina i movimenti e i sensi
2) spirito vitale presente nel cuore che regola il circolo ematico
3) spirito naturale presente nel fegato deputato alla costruzione del sangue ed alla
funzione della nutrizione

ANTONIO MUSA

Visse nel I secolo d.c. Fu uno dei medici più celebrati nell'antica Roma perchè ebbe
la fortuna di guarire l'imperatore Augusto.
Egli è soprattutto un eclettico rivolto alla pratica più che alla speculazione teorica.
Uno dei suoi metodi terapeutici è l' idroterapia fredda consistente in bagni di acqua
gelata con consigli dietetici.
Nonostante la cura di Musa, il figlio adottivo di Augusto (Marcello) morì.

SORANO DI EFESO (117-138 d.C.)

Scrisse due famosi trattati:


- sulle fasciature

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- sulle malattie delle donne ( libro di testo di ginecologia adottato fino al 15
secolo)
Egli compì studi sulla gravidanza, sulle posizioni del feto nell'utero, si interessò di
assistenza al parto, puerperio e puericultura.
Ci è pervenuto uno schema:
• Possibili presentazioni del feto nell’utero materno al momento del parto.
(Ginecologia di Sorano di Efeso) Avendo studiato le varie presentazioni, si può
ritenere che praticassero il taglio cesareo, non si sa però con quali esiti! Si preferiva
salvare il bambino, sacrificando la mamma!
• Terme di Diocleziano inaugurata a Roma nel 305-306 da Diocleziano e
Massimiliano

Dagli scavi di Pompei si è risaliti alla pianta di un ambulatorio medico costituito


quasi sempre da un doppio ingresso, uno direttamente dalla strada:
• Pianta della “casa del chirurgo” (Scavi di Pompei).
• Ricostruzione dell’ospedale militare romano di Vindonissa (Odierna Windish
in Svizzera) Le stanze di degenza, tre metri per quattro, che contenevano anche
sei o sette soldati per volta, erano disposte attorno alla sala operatoria o
medicheria.

Ci sono pervenuti esempi di strumentario chirurgico romano:


• Taglienti panciuti e a spatola.
• Uncini.
• Dilatatore a quattro punte, usato probabilmente per facilitare l’estrazione di
punte di frecce o simili.

ORGANIZZAZIONE DEI MEDICI

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Durante l' impero di Augusto i medici erano esentati dal pagare le tasse. Assunti
all'inizio come medici militari stipendiati furono poi divisi in:
- Medici militari per truppe di terra e di mare
- Medici addetti alle scuole gladiatorie
- Medici addetti ai teatri e ai municipi (questi ultimi trasformati in medici
condotti).
Così numeroso fu l' afflusso di medici che Antonino Pio (138-161 d.c.) istituì il
numero chiuso.
Alessandro Severo (222-235) istituì borse di studio per studenti poveri e meritevoli.
Intanto fioriva la libera professione e forti pene pecuniarie erano comminate ai
medici che praticavano 1'aborto o non assistevano sufficientemente un paziente.
L'imperatore Teodosio (364-395) esigeva un certificato di buona condotta per
iscriversi ad una Scuola di medicina. Durante l' impero romano il medico divenne
quella figura che ancora oggi conserviamo.

IL MEDIOEVO

Segna una battuta d'arresto anzi un regresso rispetto alle mete raggiunte dalla
medicina nel mondo antico (periodo Greco e Romano).
Che cosa sapeva un medico nel medioevo? Un nebuloso ricordo dell'epoca classica
attraverso:
1 La Medicina di Celso (I secolo a.c.) con una mescolanza di diverse scuole
2 Le storie naturali di Plinio il vecchio (sapere zoologico e botanico; le virtù delle
pietre etc...)
3 L'articella di Galeno molto travisata in quanto non letta nella lingua originale
(greco) poichè il medioevo ignorò quasi completamente questa lingua.
Nè il medico si poteva avvantaggiare delle cure della medicina araba per 1'assoluta
impossibilità in cui si trovavano questi ultimi grazie alle prescrizioni del Corano di

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non sezionare cadaveri. Sorgono allora centri religiosi in cui si pratica la medicina e
tali centri corrispondono ai monasteri, nasce, cioè, la cosiddetta medicina monastica.

I MONASTERI

Due fatti concorsero a determinare la nascita della medicina monastica:


• sono gli unici centri in cui si salvò la cultura (i monaci avevano copiato
amorevolmente gli antichi testi)
• nuova visione del mondo, nuova impostazione dei problemi umani, la carità
cristiana (aiutare gli afflitti, soccorrere i bisognosi).
I1 più importante monastero fu quello benedettino di Montecassino fondato da S.
Benedetto da Norcia intorno al 529 (modello al quale si ispirarono quasi tutti gli
altri.).
La cultura dei monaci: lunga pratica affiancata da fondamenti di farmacologia e
dietetica, il problema fondamentale però era quello di non risolvere il problema a
monte, ma risolvere solo il sintomo. Fondamentale fu il testo ippocratico "Sulle arie,
le acque, e i luoghi" tradotto in latino. Sosteneva come l’ambiente poteva influenzare
la malattia.

LA CURA DEI MALATI


Le regole dei diversi monasteri:
a) la cura dei monaci infermi, prescrivendo una cella personale e un inserviente;
b) l'uso dei bagni tutte le volte che era necessario; (non era molto curata l’igiene,
perché scarseggiava l’acqua);
c) nutrizione finalizzata al riutilizzo delle forze perse a seguito della patologia, ma
dopo il miglioramento bisognava astenersi, poiché la dieta era prevalentemente
vegetariana.

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Accanto ai monasteri si radunano i medici laici per esercitare la professione (come
accanto agli asclepiei dell'antica Grecia). In breve tempo si organizzano delle vere e
proprie scuole come quelle di: Montpellier e Salerno
Quadri:
• Frati che lavorano l’orto delle piante medicinali (Firenze – Galleria degli
Uffizi)
• S. Francesco cura i lebbrosi

LE SCUOLE DI SALERNO E MONTPELLIER

I monaci trascuravano gli impegni religiosi e poi erano attratti da guadagni fuori delle
mura del convento in qualità di medici privati.
Il Concilio di Roma del 1139 con la sua proibizione di esercitare la medicina fuori dai
monasteri dette il massimo impulso alle scuole laiche.
La scuola di Salerno che risale al secolo nono si avvantaggiò dell'influsso della
medicina araba fra l'XI e il XII secolo con Costantino l'Africano.
Uno dei primi maestri fu Garioponto morto verso il 1050. Famoso fu il suo trattato
"I1 Passionario" in cui descriveva tutte le malattie procedendo dal capo ai piedi
secondo la tradizione e insegnava 1'uso del cauterio.
I1 periodo di massimo fulgore iniziò con Costantino l'africano il quale ebbe la
capacità di fondere le tre correnti vigenti:
-la tradizione monastica
-la tradizione classica
-la cultura araba

REGIMEN SANITATIS SALERNITANUM

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E' una raccolta di scienza popolare e la progenitrice di manuali di medicina pratica;
frutto di lunga pratica popolare e misera di concetti scientifici.
Es: "se vuoi vivere senza malanni e sano, elimina le gravi preoccupazioni e convinciti
che prendersela è un male"
Es: "non credere che valga poco una passeggiata dopo pranzo" Es: "primo non
nuocere... (contrapposto a Ippocrate che usava una medicina molto drastica).
Il declino della scuola Salernitana:
FedericoII fondando l'Università di Napoli concesse il diritto di conferire agli
studenti, dopo cinque anni di studi, un diploma per esercitare la medicina,
autorizzando ufficialmente l'anatomia del cadavere come parte essenziale dell'
insegnamento. Gli studenti non pagavano, al contrario di quelli salernitani, poiché
l’Università era retta direttamente dal regime.
La scuola di Salerno venne chiusa nel 1811 dal Governo Napoleonico.

IL MEDIOEVO - LE PESTILENZE

Con la parola pestilenza si intende:


a) qualsiasi genere di malattia epidemica rapidamente diffusibile
b) intossicazioni e carenze alimentari
CAUSE: 1) presenza nell'aria di vapori nocivi contenenti veleni pestilenziali
2) giganteschi incendi the producevano fumi velenosi.
3) Il morbo proviene dalle viscere della terra o dal cielo, a causa di maligne
congiunzioni astrali
4) avvelenamento dei pozzi da parte di ebrei o lebbrosi (persecuzioni agli
untori)

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Nel XII secolo in Europa si ebbe una pestilenza in media ogni dieci quindici anni.
Patologie che più frequentemente causavano queste morie:
1) Lebbra;
2) Vaiolo;
3) Tifo;
4) Peste bubbonica;
5) Malaria:
6) Scorbuto
PESTE NERA: inizio nel 1330 e diffusione in Asia, India, Mesopotamia, Arabia,
Egitto, Italia (attraverso la Sicilia), Inghilterra, Germania, Polonia, Russia.
Dal 1347 al 1350 si ebbero in Europa 43.000.000 di vittime.

COME SI CERCAVA DI DEBELLARE I MORBI

1) Accensione di grandi fuochi


2) Uso di unguenti, resine, erbe aromatiche per depurare i miasmi che si riteneva
diffondessero il male (tanfo proveniente dai cadaveri abbandonati in putrefazione)
3) resina di pino bruciata su legno di larice
4) zolfo
5) aceto (da tenere alle narici per purificare l'aria inspirata)
6) chiodi di garofano, cannella, etc..
7) suffumigi di pino e larice

DIFESE ADOTTATE PER LE PESTILENZE

• I malati di peste venivano espulsi dalle città.


• Veniva impedita 1'usanza di accompagnare i defunti nei funerali.
• Seppellire i cadaveri fuori dalle città anzichè nelle chiese.

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• Istituzione di cordoni sanitari tra le città colpite dalle pestilenze e quelle
limitrofe immuni.
• Le persone che avevano assistito i malati dovevano stare lontano dalla città per
almeno dieci giorni.
• Le case e le suppellettili degli appestati dovevano essere distrutte.
• Per i sacerdoti esisteva 1'obbligo di denunciare tutti i malati di cui venivano a
conoscenza.
Era fatto obbligo per le navi che provenivano da regioni sospette di trascorrere
quaranta giorni fuori dai porti prima che fosse permesso loro l' attracco.
Nel 1403 si istituiscono luoghi di ricovero costruiti a spese dello stato o donazioni
private : "IL LAZZARETTO".

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Storia della medicina

Prof. Manzo II-III lezione 7-11.ott.2008

La medicina greca preippocratica

La storia della medicina è possibile grazie a scritti ritrovati di una certa


importanza che ci sono pervenuti nel corso dei secoli.
Innanzitutto, va fatta una distinzione tra periodo pre e post Ippocrate.
Gli Asclepiei
Il periodo preippocratico vede il sorgere di una serie di ospedali organizzati
intorno a templi (consacrati ad Asclepio, dio della medicina del IV secolo a.c.).
Poiché l’ospedale era concepito come un luogo di benessere in cui il malato deve
essere curato nel corpo e nello spirito, gli asclepiei costruirono alloggi per il
personale e per gli stessi malati durante il periodo di preparazione alla cura. Inoltre,
c’erano bagni, docce e teatri per la ricreazione dei degenti.
In questo periodo i malati sperano nella guarigione non ad opera del medico ma ad
opera del dio stesso, per cui si è ancora nel campo della medicina sacerdotale.
Le cure consistevano in diete vegetariane, bagni in acque termali, pozioni con
effetti ipnotici e stupefacenti, erbe con effetti evacuanti e diuretici.
Ci si avvicina, quindi, al tipo di medicina ippocratica in cui bisogna eliminare le
sostanze tossiche dall’organismo.
Dopo la preparazione il paziente andava nell'Incubatoio e dormiva a terra. Durante il
sonno gli sarebbe dovuto apparire il dio in persona. Il sonno probabilmente era
dovuto a queste sostanze allucinogene. A questo punto è importante la figura del
sacerdote che interviene chiarendo la cura e indicandola al malato.
Anche in questo caso numerose sono le testimonianze per gli ex-voto provenienti da
scavi archeologici.

1
La medicina greca ippocratica

Ippocrate nacque intorno al 460 a.c. nell'isola di Cos ed era figlio di medico
(Eraclide). Viaggiò in Egitto e forse in Libia. Morì in Tessaglia a novanta anni,
mentre la vita media si aggirava intorno ai 40 anni.
Secondo Aulo Cornelio Celso, Ippocrate avrebbe per primo separato la medicina
dalla filosofia, trasferendola sul piano della osservazione sperimentale.
In pratica, avviene il distacco da credenze in divinità, demoni, potenze occulte e,
finalmente, la medicina acquisisce il valore di vera e propria scienza.
A Ippocrate sono attribuite circa 53 opere tra cui, quelle di maggiore interesse, sono:
1) Il Giuramento;
2) Trattato sul morbo sacro (epilessia);
3) Trattato sulle arie, le acque, i luoghi: rappresenta un testo che ha avuto
valore fino al medioevo perché evidenzia l’importanza data da Ippocrate
all’acqua e all’ambiente come fattori influenzanti il benessere dell’uomo;
4) Il pronostico: prognosi di malattie;
5) Trattato sulle epidemie;
6) Trattato sulla medicina antica:
Da un punto di vista epidemiologico le cause di malattie secondo Ippocrate
dovevano essere ricondotte a:
a) condizioni climatiche e geografiche in cui vive l'individuo: le patologie
possono variare a seconda della latitudine, mentre le zone dove vi è ristagno di
acqua favoriscono lo sviluppo della malaria;
b) regimi dietetici cui l'individuo si attiene;
c) abitudini e modo di vivere dell'individuo stesso.
Secondo Ippocrate il corpo umano è formato da carne, ossa e muscoli (gli
ippocratici non distinguono tra muscoli e tendini e tra arterie e vene) ed esistono
quattro umori: bile gialla, bile nera, sangue, flemma (che rappresenta, forse, lo
spirito vitale). L'armonica mescolanza dà lo stato di benessere, mentre un umore che

2
prevale sugli altri induce lo stato di malattia. Prima ancora dell’intervento del medico
la natura ristabilisce l'equilibrio espellendo gli umori in eccesso attraverso:
• le vie urinarie;
• fecali: diarrea per sostanze tossiche;
• vomito per un’indigestione;
• sudore per un ipertermia;
• espettorazione;
• emorragia nasale: per es. nelle crisi ipertensive evita l’ictus cerebrale;
se l'espulsione non avviene per vie naturali, gli umori si ammassano con conseguenti
processi infiammatori, suppurazioni, gangrena.
Solo a questo punto interviene la medicina che aiuta la natura ad eliminare l’umore in
eccesso, per esempio, con il salasso, purghe e clisteri evacuativi. Va ricordato, per
questo ultimo punto, che le dame del ‘700 praticavano fino a 5 clisteri al giorno con
l’intenzione di apparire più belle.
Per quanto riguarda la terapia, secondo Ippocrate il medico deve aiutare la
potenza guaritrice della natura attraverso la diagnosi, la prognosi e la cura.
I sintomi sono i segni della malattia e il medico deve essere un profondo osservatore
dei sintomi. Potrebbe apparire come un atteggiamento freddo o spietato, ma ciò è
dovuto al distacco dello scienziato, tutto preso dal suo rigore metodologico. Metodo
ancora valido dopo 24 secoli. Si giunge, finalmente, alla:
• separazione dal medico sacerdote e medico stregone;
• profonda partecipazione ai mali dell'umanità.
Si instaura, cioè, un rigore metodologico, per cui se la natura da sola non permette
l’espulsione degli umori, interviene il medico.
Per la prima volta non si parla più di medico sacerdote.
Ippocrate, poi, si è espresso su:
 la malattia sacra (epilessia) dicendo che per quel che concerne il morbo sacro
i fatti sono questi: esso, secondo me, non è per nulla più sacro o più divino
delle altre malattie, ma ha la stessa natura, dalla quale derivano anche gli

3
altri morbi. Furono gli uomini a credere che esso fosse di natura divina e che
la causa di esso fosse da far risalire a qualche cosa di sacro; e lo credettero
da un lato, per la loro inesperienza, dall'altro, per la natura straordinaria di
questo morbo, in quanto esso non somiglia in nulla a nessun altro;
 i macrocefali affermando che in nessuna popolazione gli individui hanno una
testa come quella dei macrocefali. All' inizio, il loro costume di fasciare il capo
dei neonati (perché le ossa fragili della testa del neonato ben si adattano ad
essere modellate), per provocarne la deformazione, fu la causa principale
della lunghezza del cranio; infatti, per loro sono nobilissimi coloro che hanno
il cranio più lungo. Ancora oggi, in alcune popolazioni dell’Africa equatoriale
si assiste a questo tipo di pratica;
 il giuramento sostenendo che pure e sante conserverò la vita e 1'arte....In
qualunque casa io entri, sarà per il bene del malato e mi terrò lungi da ogni
atto volontariamente dannoso, nonchè da contatti impuri, vuoi con donna, vuoi
con uomini, siano essi liberi o schiavi. Qualunque cosa io veda o oda durante
la cura e che non sia tale da poter essere raccontata ad estranei o qualunque
cosa che oda o veda al di fuori dell'ambito specifico della cura, cioè nei
rapporti con la vita, ne serberò il segreto come una cosa che non è lecito dire.
In sostanza, si può parlare del caso di un paziente senza però identificarlo.
Alcune pratiche ippocratiche vengono ancora oggi attuate come, per esempio, la
riduzione delle lussazioni della mandibola, dell’anca, della spalla e delle vertebre
descritte da un codice dell’ XI sec. “Delle articolazioni” attribuito ad Ippocrate.

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La medicina greca alessandrina

Il periodo alessandrino è più o meno contemporaneo ad Ippocrate.


Ad Alessandria (fondata da Alessandro Magno nel 332 a.C.), studiarono Erasistrato
ed Erofilo. II primo nacque a Cos alla fine del III sec. a.C.; il secondo a Calcedone
nello stesso periodo.
Essi sono importanti per avere dato un grosso impulso alla conoscenza sia
dell’anatomia che della fisiologia umana.
Entrambi approfondirono l'osservazione, con migliori conoscenze delle strutture e
funzioni del corpo umano (organi interni). Infatti, il medico ha a disposizione per la
prima volta cadaveri umani da sezionare per capirne l’anatomia.
In epoca precedente questo non poteva avvenire perché doveva essere conservata
l’integrità fisica per l’aldilà. Secondo testimonianze del romano Aulo Celso si poteva
disporre anche di uomini vivi da sezionare (soprattutto condannati a morte). A questi
uomini era dato, in tal modo, il privilegio di essere utili alla scienza con la loro morte.
Diverse sono le scoperte attribuite ad Erasistrato:
⊗ distinzione tra nervi sensori e nervi motori;
⊗ distinzione tra vene in cui scorre il sangue e arterie in cui scorre lo spirito
vitale. In effetti, essi vedevano, quando sezionavano i cadaveri, che le vene
presentavano sangue coagulato mentre le arterie risultavano vuote. Questo
fenomeno lo spiegavano credendo che nelle arterie scorresse il cosiddetto
spirito vitale, mentre sappiamo, invece, che esso è dato dal fatto che l’ultimaa
contrazione prima della morte fa in modo che il sangue fluisca tutto nel
circolo venoso;
⊗ epiglottide: prima di questa scoperta i medici ritenevano che gli alimenti
liquidi andassero nei polmoni e quelli solidi nello stomaco. Egli, invece,
dimostrò che entrambi vanno nello stomaco, mentre l'aria entra ed esce dai
polmoni. La domanda che ci si poneva era se era possibile mangiare e
respirare contemporaneamente: c’è una fase della vita di una persona in cui

5
questo è possibile. Infatti, il neonato è capace di succhiare e respirare allo
stesso tempo;
⊗ dimostrò una rete di fibre che avvolgono gli organi e chiamò parenchima la
massa non strutturata degli organi;
⊗ studiò le modifiche della conformazione degli organi in seguito alla malattia
(bisogna attendere Morgagni, 1682-1771, per riprendere gli studi sull'anatomia
patologica, es. sovvertimento del parenchima epatico nella cirrosi);
⊗ intuì il metabolismo (bisogna attendere Santorio, 1561-1636, per riprendere
gli studi sulla digestione degli alimenti). In alcuni paesi poveri dell’Africa i
bambini nascono e restano sani fino a 3-31/2 anni, cioè fino a quando vengono
allattati al seno della madre. Dopo, sviluppano una malattia, dovuta a
malnutrizione, definita enasarco perché vengono nutriti con una poltiglia di
mais che, ovviamente non contiene tutti gli aminoacidi essenziali.
Ad Erofilo, invece, che è considerato il fondatore dell’anatomia umana, si attribuisce:
 compì una dettagliata descrizione del cervello, distinguendo il cervello dal
cervelletto, dalle meningi e dai plessi coroidei mentre prima si consideravano
una sola massa cerebrale;
 scoprì la differenza tra tendini e nervi, assegnando a questi ultimi la funzione
sensoriale e ai tendini la funzione meccanica;
 studiò l' occhio scoprendo la retina (simile ad una rete) con coni e bastoncelli;
 scoprì il duodeno (da lui definito dodici dita) prima porzione dell’intestino;
 studiò il ritmo del polso, formulando l'alternarsi di sistole e diastole;
 nella terapia accolse la dottrina umorale sull'origine delle malattie, ma
aggiunse dietetica e ginnastica per curare le malattie.

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La medicina etrusca

La medicina etrusca si collega direttamente a quella che sarà la medicina


romana. Infatti, molti re etruschi saranno anche re di Roma.
Si parla, in effetti, di era preromana. Va , inoltre, considerato che gli Etruschi erano
una civiltà molto avanzata e, per oltre mezzo millennio, la loro cultura e tecnologia
sono state trainanti per i popoli italici.
Non è escluso, che la stessa Roma, ne sia stata influenzata largamente, anche dopo il
periodo di convivenza durante la monarchia (753-509 a.C.).
Era una medicina non molto differente da altre praticate in quel periodo: egiziana,
indiana, persiana, ebraica (in Palestina), greca.
In essa era massima l’attenzione alla prevenzione. Si dava importanza estrema
alla igiene personale, alla scelta dell'habitat in cui vivere, all’alimentazione,
all’attività fisica.
L’Etruria, compresa tra l’alto Lazio e la bassa Toscana, era una zona ricca di acqua e,
quindi, gli etruschi erano dei cultori dell’acqua.
Come base delle cure spesso si faceva ricorso all'acqua che si trovava in grande
quantità per presenza di fiumi e torrenti (nei punti di ristagno le acque erano anche
drenate e bonificate per evitare la formazione di agenti malarici. Tarquinio Prisco
fece costruire la Cloaca Massima per drenare le acque sporche).
Il problema fondamentale era, infatti, la malaria dovuta alla trasmissione della stessa
attraverso le zanzare presenti nelle zone paludose. Alcune alterazioni genetiche dei
popoli mediterranei, es. la thalassemia, in un certo senso sono state una benedizione,
perché il globulo rosso nella thalassemia non è attaccabile dalle zanzare.
Con l’acqua curavano le più svariate malattie. Infatti a Saturnia, Viterbo e
Chiangiano (cura delle malattie epatiche, calcoli della colecisti), per la presenza di
sorgenti di acqua calda, si trattavano le più svariate patologie. Si utilizzavano tre tipi
di acqua: fredda, calda, tiepida, facendo passare il paziente da una vasca all’altra.
Ancora oggi si usano queste tecniche, ad es., in pazienti con problemi di varici.

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Da un punto di vista farmacologico essi applicavano essenzialmente la
Fitoterapia, poiché i boschi dell’Etruria erano ricchi di piante, ma si includevano
anche alcuni minerali, come la limatura di ferro (per la cura dell’anemia. Le nostre
nonne usando posate di ferro, probabilmente, ne ingerivano i grani), rame (per la cura
delle infiammazioni. A questo proposito va detto che non molto tempo fa, ai giorni
nostri, si sono usati braccialetti di rame per i reumatismi)), sali di sodio, di potassio
etc.
Tra le piante medicinali venivano usate per es.: scammonea (itterizia), ricino
(purgante), aglio (battericida), cipolla (diuretico), timo (vermifugo), camomilla
(calmante), cavolo (grande successo ebbe a Roma perché con esso si potevano curare
tutte le malattie), vino (attualmente si è avuta una riscoperta delle proprietà
benefiche, antiossidanti, di questa bevanda. Da una ricerca del CNR si è scoperto che
la provincia di Nuoro è quella che presenta la più alta quota di ultracentenari che, si
sa, fanno un modico uso di vino giornaliero), alloro contro le emorragie ed il catarro,
pino come cicatrizzante ed il suo odore balsamico veniva sfruttato nei malati di petto,
melograno (antielmintico), papavero (sedativo), salice (dolori articolari. Da esso
deriva l’acido acetilsalicilico che è il principio attivo dell’aspirina).
La dissezione anatomica era praticata solo sugli animali, per lo studio degli
organi interni. (si aveva un profondo rispetto per il corpo dei defunti).
L'organo più studiato era il fegato perchè fonte del sangue.
Lo studio era affidato agli Aruspici, sia osservando il fegato degli animali che usando
modelli in terracotta. In base ai segni predicevano il tipo di malattia di cui la persona
era affetta e la possibilità di guarigione.
In diversi musei esistono teschi con protesi dentarie, prevalentemente in oro, grazie
alla loro abilità nel lavorare qualsiasi metallo.
Sono state inoltre rinvenute negli scheletri, numerose fratture ricomposte, che
dimostrano che il soggetto ha continuato a vivere dopo l'intervento.
Il taglio cesareo era previsto solo in caso di minaccia di morte della partoriente.

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Il tumi etrusco rappresenta lo strumentario usato per le trapanazioni del cranio che
si ritroverà anche a Roma.
Altro strumento usato per le trapanazioni era il cauterio che veniva utilizzato
arroventato in modo tale da tagliare e causticare al tempo stesso (tipo elettrobisturi).
Sono stati ritrovati lavori in oro di odontoiatri etruschi: lavoravano l’oro formando
delle fascette a costituire dei ponti, usati al posto delle dentiere.
I denti mancanti erano sostituiti con denti presi da cadaveri o animali. Venivano
limati, aggiustati, ed impiantati con banderelle di oro accanto ai denti sani.
La punta del dente andava nell’alveolo e si usavano dei mastici particolari per tenerli
insieme. Ci è pervenuto un grafico che evidenzia come poggiavano i denti mancanti.
I denti sono stati definiti le scatole nere dell’antichità perché sono fonte di numerose
informazioni. Infatti, nel corso dell’evoluzione, con la scoperta del fuoco non c’è
stato più bisogno per l’uomo neolitico di strappare con i denti, ma aveva più bisogno
di molari per triturare i tuberi, frutta e verdura.
In un’isola della Polinesia ci sono delle scimmie che hanno dei denti perfetti, a
differenza delle loro omologhe che ce li hanno, invece, rovinati.
La spiegazione di ciò consiste nel fatto che queste scimmie si alimentavano con
tuberi estratti dal terreno. Se mangiati senza pulirli, si trasporta in bocca anche il
terreno che, con il passare del tempo, può dare abrasioni allo smalto dei denti.
Una di queste scimmie, per caso, lavò un tubero nell’acqua di mare e da allora tutte le
altre, per un processo di imitazione, l’hanno imitata. Non essendoci più il terreno
come elemento abrasivo, i loro denti rimangono perfetti.

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La storia dell’alimentazione presuppone la conoscenza delle abitudini, dei
costumi e delle coltivazioni dei popoli.
Tutto ciò che si conosce viene recuperato, ad es., dagli affreschi.
Un elemento emergente era il convivium, cioè la cena intesa come momento
conviviale. Faceva seguito al banchetto, alla fine del quale rimaneva solo il vino: si
cantava , si suonava, si declamavano poesie e le mogli e le figlie non vi potevano
partecipare. Infatti, non godevano di grossa reputazione le signore che vi prendevano
parte. Per lo più erano donne di facili costumi. Il momento del convivium,
chiaramente, era diverso a seconda dell’estrazione sociale e delle possibilità
economiche.
Nelle abitudini alimentari posto rilevante aveva il vino che già all’epoca era
conosciuto e consumato mischiato con il miele o allungato con l’acqua.
Mangiavano molta selvaggina: cervi, cinghiali, caprioli, lepri perché era molto poco
conosciuto l’allevamento. La carne rossa della selvaggina dava, però, grossi problemi
di aumento di acido urico e di conseguenza, gotta.
Attraverso l’esame mineralogico, cioè attraverso l’esame di un pezzetto di osso
degli scheletri ritrovati e analizzandone i minerali si può risalire al tipo di
alimentazione, e cioè se l’economia era prevalentemente:
agricola: ad alta concentrazione ossea di Sr (stronzio);
pastorale: a bassa concentrazione ossea di Sr;
ricca di alimenti carnei: ad alta concentrazione ossea di Zn (zinco);
povera di alimenti carnei: a bassa concentrazione ossea di Zn.
I poveri mangiavano essenzialmente legumi come piselli, lenticchie e fave non
essendoci ancora fagioli, mais e patate.

10
Storia della medicina

Prof. Manzo IV lezione 1.dic.2008


.

La medicina romana

Secondo Catone il vecchio: i greci hanno deciso di uccidere tutti i barbari


con la medicina e per di più lo fanno facendosi pagare.
Con questa frase emerge la gelosia nei confronti della medicina greca,
Ippocratica, così all’avanguardia; essa infatti veniva praticata anche dagli schiavi che
raggiungevano Roma, e così i romani incominciarono a vedere che queste pratiche
non erano solo appannaggio del pater-familiae come avveniva a Roma.
Certamente Catone doveva aver conosciuto qualche ciarlatano greco come Argato
(primo medico greco di cui si abbia notizia a Roma nel 219 a.C.).
La prima funzione del medico a Roma è affidata al capofamiglia, senza cognizione
scientifiche e privo di conoscenze farmacologiche.
Anche Catone vedeva nel cavolo la medicina capace di guarire tutte le malattie.
Solo parecchi anni dopo, quando Roma arrivò a consolidare il suo impero nel
mediterraneo (146 a.C.), si vedrà la città aprire le porte ai culti di tutto il mondo.
Prenderanno forma, allora, tre scuole:
I. dogmatica o razionale;
II. empirica;
III. metodica.
Per quanto riguarda la pratica medica e i metodi terapeutici, come afferma
Seneca, la medicina in origine non fu che la scienza di poche erbe dotate di potere
emostatico e cicatrizzante; era, quindi, una medicina molto semplice.

1
Con Asclepiade (medico di Crasso, Antonio, Cicerone) si consigliava un opportuno
dosaggio di veglia e sonno, esercizi fisici, regime dietetico, bagni e massaggi.
Tali cure ottenevano risultati migliori di quelle degli ippocratici che utilizzavano
purghe, emetici e salassi.
Fecero la prima comparsa le cure termali con acque solforose, ferruginose, carbonato-
sodiche durante l’impero di Traiano (98-117 d.C.).
Le terme erano talmente utilizzate che arrivò un periodo in cui se ne contavano più di
cento. Le terme avevano una duplice funzione:
♦ igienica, poiché nelle case non c’era acqua;
♦ di aggregazione.
Nelle terme si incominciarono poi a dividere le acque in: calidarium, tepidarium,
frigidarium, a seconda del beneficio che si voleva ottenere (talvolta ci si immergeva
altrernativamente nell’acqua calda e fredda, esercitando una sorta di ginnastica
vascolare).
La chirurgia era molto praticata poiché, essendo un popolo belligerante avevano un
alto rischio di procurarsi ferite da arma da taglio e da punta, ferite che ovviamente
prevedevano interventi immediati, per cui avevano sviluppato grandi conoscenze ed
esperienze sui campi di battaglia (amputazioni, estrazioni di frecce); inoltre vi erano i
gladiatori che dovevano essere curati, spesso da medici esperti come ad es. Galeno,
essendo fonte di guadagno per i ricchi che li ingaggiavano.
Il medico romano:
 conosceva una primitiva forma di narcosi, la cosiddetta spugna soporifera,
impregnata di succhi vegetali con potere narcotico (succhi ricchi di alcaloidi
attivi come la scopolamina);
 sapeva arrestare una emorragia con legatura dell'arteria, amputare un arto,
estirpare denti, asportare tumori (mammella), resecare ossa.

2
Mentre la medicina greca è stata caratterizzata dagli insegnamenti di Ippocrate,
quella romana ha conosciuto l’opera di Galeno, importantissimo tanto che ancora
oggi si parla di preparazioni galeniche.
Nato a Pergamo nel 138 d.C., studiò medicina a Smirne e Corinto. Si trasferì poi ad
Alessandria e tornò a Pergamo come medico della scuola dei gladiatori.
Lo ritroviamo, infine, a Roma, come medico personale dell'imperatore Marco
Aurelio, dove rimase fino alla morte, nel 201 d.C.
Galeno volle sempre porre l'esperimento alla base delle sue affermazioni. Ad
esempio, compì esperimenti sulla circolazione del sangue introducendo delle cannule
di vetro nelle arterie iliache del capretto producendo uno shunt artero-venoso:
incannulava un’arteria e la collegava ad una vena. Inoltre, si interessò della
produzione di urina causando l'idronefrosi con la legatura degli ureteri, perché il rene
non può scaricarsi. Purtroppo i suoi studi di fisiologia furono responsabili di errori
che durarono fino al XVIII secolo, e cioè:
⇒ il sangue prodotto dal fegato si dirige da un lato verso la parte bassa
dell'organismo e dall'altro verso la parte destra del cuore e dei polmoni
(interconnessione del setto interatriale tra parte destra e parte sinistra)
creando in tal modo due sistemi circolatori autonomi. Questa era un’ipotesi,
perché bisogna considerare che.vigeva il divieto di sezionare i cadaveri. Ma è
stato un errore più grande di quello che affermava che il sangue passasse dalla
parte destra alla parte sinistra del cuore. La comunicazione avviene, ma tra
atrio e ventricolo sottostanti. Il passaggio di sangue tra atrio e ventricolo si
realizza solo in situazioni patologiche come nella persistenza della pervietà del
dotto di Botallo nel bambino;
⇒ il pneuma era costituito da:
- spirito animale presente nel cervello che coordina i movimenti e i sensi;
- spirito vitale presente nel cuore che regola il circolo ematico;
- spirito naturale presente nel fegato deputato alla costruzione del sangue
alla funzione della nutrizione.

3
Altra personalità molto importante nell’antica Roma è stato Antonio Musa
che, vissuto nel I secolo d.C., fu uno dei medici più celebrati perchè ebbe la fortuna
di guarire l'imperatore Augusto.
Egli è, soprattutto, un eclettico rivolto alla pratica più che alla speculazione teorica.
Uno dei suoi metodi terapeutici è l'idroterapia fredda consistente in bagni di acqua
gelata con consigli dietetici.
Nonostante la cura di Musa, il figlio adottivo di Augusto (Marcello) morì.

Di Sorano di Efeso (117-138 d.C.) sono ricordati due suoi famosi trattati:
∴ sulle fasciature;
∴ sulle malattie delle donne (libro di testo di ginecologia adottato fino al XV sec)
Egli compì studi sulla gravidanza, sulle posizioni del feto nell'utero e si interessò di
assistenza al parto, puerperio e puericultura.
Ci è pervenuto uno schema delle possibili presentazioni del feto nell’utero materno al
momento del parto. Avendo studiato le varie presentazioni, si può ritenere che
all’epoca si praticasse il taglio cesareo, non si sa però con quali esiti!
Si preferiva, in genere, salvare il bambino sacrificando la mamma.
Dagli scavi di Pompei si è risaliti alla pianta di un ambulatorio medico, che
di solito esercitava nella propria casa, costituito quasi sempre da un doppio ingresso,
uno direttamente dalla strada. Il medico non veniva pagato se non con scambi.
Inoltre vi è la ricostruzione dell’ospedale militare romano di Vindonissa (odierna
Windish, in Svizzera). Le stanze di degenza, tre metri per quattro, che contenevano
anche sei o sette soldati per volta, erano disposte attorno alla sala operatoria o
medicheria.
Infine, sono pervenuti esempi di strumentario chirurgico romano come:
 taglienti panciuti e a spatola;
 uncini;
 dilatatore a quattro punte, usato probabilmente per facilitare l’estrazione di
punte di frecce o simili. Estrarre la freccia così come entrava era pericoloso.

4
Durante l'impero di Augusto l’organizzazione medica era esentata dal pagare
le tasse. I medici, assunti all'inizio come medici militari stipendiati, furono poi divisi
in: - medici militari per truppe di terra e di mare;
- medici addetti alle scuole gladiatorie;
- medici addetti ai teatri e municipi (questi ultimi trasformati in medici condotti).
Così numeroso fu l'afflusso di medici che Antonino Pio (138-161 d.c.) istituì il
numero chiuso.
Alessandro Severo (222-235d.C.) istituì borse di studio per studenti poveri e
meritevoli. Intanto fioriva la libera professione e forti pene pecuniarie erano
comminate ai medici che praticavano 1'aborto o non assistevano sufficientemente un
paziente (retaggio del giuramento di Ippocrate).
L'imperatore Teodosio (364-395) esigeva un certificato di buona condotta per
iscriversi ad una Scuola di medicina.
Durante l'impero romano il medico divenne la figura che ancora oggi conserviamo.

5
La medicina nel medioevo
Segna una battuta d'arresto, anzi un regresso, rispetto alle mete raggiunte dalla
medicina nel mondo antico (periodo greco e romano).
Un medico nel medioevo poteva avere poche conoscenze se non un nebuloso ricordo
dell'epoca classica attraverso:
la medicina di Celso (I secolo a.c.) con una mescolanza di diverse scuole;
le storie naturali di Plinio il vecchio (sapere zoologico, botanico e le virtù delle
pietre etc);
l'articella di Galeno, molto travisata in quanto non letta nella lingua originale
(greco) poichè il medioevo ignorò quasi completamente questa lingua.
Nondimeno il medico si poteva avvantaggiare delle cure della medicina araba per
1'assoluta impossibilità in cui si trovavano questi ultimi grazie alle prescrizioni del
Corano di non sezionare cadaveri.
Sorgono allora centri religiosi in cui si pratica la medicina e tali centri corrispondono
ai monasteri: nasce, cioè, la cosiddetta medicina monastica.
I monasteri
Due fatti concorsero a determinare la nascita della medicina monastica:
 sono gli unici centri in cui si salvò la cultura (i monaci avevano copiato
amorevolmente gli antichi testi);
 hanno una nuova visione del mondo, nuova impostazione dei problemi umani,
la carità cristiana (aiutare gli afflitti, soccorrere i bisognosi), tutti canoni della
religione cristiana.
I1 più importante monastero d’Europa fu quello benedettino di Montecassino fondato
da S. Benedetto da Norcia intorno al 529 (modello al quale si ispirarono quasi tutti gli
altri.). La cultura medica dei monaci era basata su una lunga pratica affiancata da
fondamenti di farmacologia e dietetica; il problema fondamentale, però, era quello di
non risolvere il problema a monte, ma curavano solo il sintomo. Fondamentale fu il
testo ippocratico Sulle arie, le acque, e i luoghi, tradotto in latino, che sosteneva
come l’ambiente poteva influenzare la malattia.

6
In definitiva, la cura presso i monasteri nasce dall’esigenza di curare i bisognosi
ammalati.
Accanto ai monasteri c’erano i villaggi e i confratelli avevano l’abitudine di uscire
dal monastero per andare a curare i bisognosi. Fino a quando, però, un decreto
pontificio non lo impedì perché alcuni di essi si facevano pagare.
Le regole per la cura dei malati erano diverse a seconda dei diversi monasteri:
a) la cura dei monaci infermi, prescrivendo una cella personale e un inserviente;
b) l'uso dei bagni tutte le volte che era necessario; (non era molto curata l’igiene,
perché scarseggiava l’acqua);
c) nutrizione finalizzata al riutilizzo delle forze perse a seguito della patologia, ma
dopo il miglioramento bisognava astenersi poiché la dieta era quasi solo vegetariana.
Accanto ai monasteri si radunano i medici laici per esercitare la professione
(come accanto agli asclepiei dell'antica Grecia). In breve tempo si organizzano delle
vere e proprie scuole come quelle di: Montpellier e Salerno.

Le scuole di Salerno e Montpellier


I monaci trascuravano gli impegni religiosi e poi erano attratti da guadagni
fuori dalle mura del convento in qualità di medici privati.
Il Concilio di Roma del 1139 con la sua proibizione di esercitare la medicina fuori dai
monasteri dette il massimo impulso alle scuole laiche.
La scuola di Salerno, che risale al secolo IX, si avvantaggiò dell'influsso della
medicina araba fra l'XI e il XII secolo con Costantino l'Africano.
Uno dei primi maestri fu Garioponto morto verso il 1050. Famoso fu il suo trattato Il
Passionario in cui descriveva tutte le malattie, procedendo dal capo ai piedi secondo
la tradizione, e insegnava 1'uso del cauterio (dimenticato ma già usato dai romani)
I1 periodo di massimo fulgore iniziò con Costantino l'Africano il quale ebbe la
capacità di fondere le tre correnti vigenti: la monastica, la classica e la cultura araba.

7
Il Regimen Sanitatis Salernitanum è una raccolta di scienza popolare e la progenitrice
di manuali di medicina pratica; essa è il frutto di lunga pratica popolare ma misera di
concetti scientifici. Esempi:
o se vuoi vivere senza malanni e sano, elimina le gravi preoccupazioni e
convinciti che prendersela è un male;
o non credere che valga poco una passeggiata dopo pranzo;
o primo non nuocere (invece Ippocrate era per una medicina molto drastica).
Il declino della scuola Salernitana avviene quando Federico II, fondando l'Università
di Napoli, concesse il diritto di conferire agli studenti, dopo cinque anni di studi, un
diploma per esercitare la medicina, autorizzando ufficialmente l'anatomia del
cadavere come parte essenziale dell' insegnamento.
Gli studenti non pagavano, al contrario di quelli salernitani, poiché l’Università era
retta direttamente dal regime.
La scuola di Salerno venne chiusa nel 1811 dal Governo Napoleonico.

Le pestilenze
Con la parola pestilenza si intende:
♦ qualsiasi genere di malattia epidemica rapidamente diffusibile;
♦ intossicazioni e carenze alimentari.
Diverse possono essere le cause che le determinano:
° presenza nell'aria di vapori nocivi contenenti veleni pestilenziali;
° giganteschi incendi the producevano fumi velenosi;
° il morbo proviene dalle viscere della terra o dal cielo, a causa di maligne
congiunzioni astrali;
° avvelenamento dei pozzi da parte di ebrei o lebbrosi (persecuzioni agli untori).
Nel XII secolo in Europa si ebbe una pestilenza in media ogni dieci-quindici anni.
Patologie che più frequentemente causavano queste epidemie sono la lebbra, vaiolo,
tifo, peste bubbonica, malaria, scorbuto

8
La più conosciuta è la cosiddetta peste nera che ebbe inizio nel 1330 e si diffuse in
Asia, India, Mesopotamia, Arabia, Egitto, Italia (attraverso lo stretto di Messina),
Inghilterra, Germania, Polonia, Russia.
Dal 1347 al 1350 si ebbero in Europa 43 milioni di vittime.
I morbi si cercava di debellarli attraverso la:
◊ accensione di grandi fuochi;
◊ uso di unguenti, resine, erbe aromatiche per depurare i miasmi che si riteneva
diffondessero il male (tanfo proveniente dai cadaveri in putrefazione);
◊ resina di pino bruciata su legno di larice per aromatizzare;
◊ zolfo;
◊ aceto (da tenere alle narici con spugnette per purificare l'aria inspirata);
◊ chiodi di garofano, cannella, etc.;
◊ suffumigi di pino e larice.
Le difese adottate per cercare di contenere le pestilenze prevedevano:
≈ i malati di peste venivano espulsi dalle città;
≈ veniva impedita 1'usanza di accompagnare i defunti nei funerali;
≈ seppellire i cadaveri fuori dalle città anzichè nelle chiese;
≈ istituzione di cordoni sanitari tra le città colpite dalle pestilenze e quelle
limitrofe immuni;
≈ le persone che avevano assistito i malati dovevano stare lontano dalla città per
almeno dieci giorni;
≈ le case e le suppellettili degli appestati dovevano essere distrutte;
≈ per i sacerdoti esisteva 1'obbligo di denunciare tutti i malati di cui venivano a
conoscenza.
Era fatto obbligo per le navi che provenivano da regioni sospette di trascorrere
quaranta giorni fuori dai porti prima che fosse permesso loro l' attracco.
Nel 1403 si istituiscono luoghi di ricovero costruiti a spese dello stato o donazioni
private, i cosiddetti lazzaretti dove ricoverare le persone affette da peste.

9
Il ‘700: la medicina sociale

Edward Jenner (1749 – 1823) nasce e muore a Berkeley.


Debella la malattia che terrorizza e decima le popolazioni di interi continenti: il
Vaiolo.

Anziché percorrere una fortunatissima carriera professionale a Londra, preferisce


essere medico condotto nel suo villaggio nativo.
Proprio la campagna gli offre un oggetto di studio di estrema attualità.
Nelle campagne dove soprattutto era sviluppato l’allevamento di bestiame, i contadini
affermavano che chi avesse in precedenza contratto il vaiuolo vaccino (quello che
colpiva i bovini), rimaneva immune al vaiuolo umano, il terribile vaiuolo nero.
Chi facilmente contraeva il male erano i mungitori, che per necessità di mestiere
maneggiavano le mammelle delle vacche (ove il vaiuolo presentava la sua
manifestazione pustolosa).
Tale male era di entità irrisoria e si risolveva in pochi giorni. Jenner venne a
conoscenza di ciò nel 1771.
Da qui seguirono ben 25 anni di studio dal suo primo esperimento.
Il 14 maggio 1796 vaccinò un bambino, James Phipps, con pus ricavato da pustola di
vaiuolo vaccino, da cui era affetta una contadina.
Il 1 luglio del 1976, inoculò con pus tratto da pus vaiolo umano il bambino
precedentemente vaccinato con pus ricavato da pustola bovina. Ciò, per osservare se
il pus ricavato da pustola proveniente dalla malattia dell’uomo avesse lo stesso potere
immunizzante.
Allo studio e alla soluzione del problema della vaccinazione a catena dedicò le sue
ricerche fra il 1796 al 1798: il vaccino non perdeva il suo potere immunizzante.
Dopo la scoperta di Jenner, nonostante le polemiche e le vignette umoristiche, la
vaccinazione si diffuse largamente. Già negli ultimi 2 anni del secolo prima della
morte di Jenner, essa era conosciuta e praticata in tutte le comunità civili del mondo.

1
Il traguardo che Jenner voleva raggiungere era quello di eliminare per sempre e
dovunque il pericolo delle epidemie de, vaiolo : una vittoria per l’umanità intera.

L’800: le ultime grandi conquiste.

Louis Pasteur (1822 – 1895 ) chimico, microbiologo e immunologo francese.

Figlio di un modesto conciatore di pelli di Arbois. Si laureò in lettere a Besançon nel


1840 a 18 anni. Due anni dopo conseguì la laurea in matematica, presso l’università
di Digione, ove fu giudicato mediocre in chimica.
Si fece immediatamente notare per una singolare scoperta, proprio nel campo della
chimica: quella della “polarizzazione rotatoria della luce”, che seppe acutamente
porre in relazione con l’emiedria dei cristalli (cristalli di acido para-tartarico).
Oltre, scoprì che il Penicillum Glaucum (una muffa che coltivava in laboratorio)
utilizza solo l’acido destrogiro (quello che devia verso destra il piano della luce
polarizzata) e che quindi i microrganismi distinguono fra le due forme otticamente e
cristallograficamente diverse, che tuttavia hanno proprietà chimiche identiche. Da qui
Pasteur fu indotto da occuparsi dei microrganismi.
Le dottrine di quei tempi vedevano in essi dei semplici prodotti spontanei, risultati da
processi chimici e fermentazione, quindi null’altro di un processo meccanico (quello
della fermentazione), che producendo dei composti albuminosi, quali per es: il
lievito, creava la sostanza da cui poi sarebbero spontaneamente nati i microrganismi.
Pasteur osservando, che nella fermentazione di diverse sostanze (vino, birra, latte) si
riscontrava la presenza di microrganismi diversi, dedusse che questi non fossero il
prodotto della fermentazione, ma piuttosto la “causa “.
Pasteur prese diverse ampolle, vi pose del brodo e le sottopose ad altissima
temperatura, ottenendo una completa sterilizzazione.
Lasciò alcune di esse con il collo aperto in modo che vi potesse liberamente penetrare
aria; da altre invece adatto un collo ricurvo a perfetta tenuta, ma con la bocca aperta.
2
Nel collo introdusse dei batuffoli di cotone, in modo che l’aria potesse penetrare
nell’ampolla, ma venisse filtrata dal cotone.
Nelle prime, il brodo andò rapidamente in putrefazione, nelle seconde, no. Introdusse,
poi, i batuffoli che chiudevano il collo, nel brodo sterile, questi provocarono una
rapidissima putrefazione (questo voleva dire che erano pieni zeppi di germi della
putrefazione, che tuttavia non erano riusciti a penetrare attraverso il collo delle
ampolle e non vi avevano quindi provocato putrefazione.
A Pasteur non poté sfuggire l’ipotesi che anche le malattie fossero causate da
microrganismi, aprirono la strada i bachi da seta.
All’epoca, l’industria della seta aveva assunto per l’economia francese un importante
primissimo piano. Riuscì a scoprire che la PEBRINA (malattia che mieteva gli
allevamenti dei bachi da seta), era prodotta da un microrganismo che si diffondeva
con l’aria. Riuscì,in oltre, a dettare norme per combattere questa malattia ed evitarne
la diffusione.
Da qui studiò l’origine di altre malattie, identificando il germe del carbonchio,
quello del mal rosso che falciava gli allevamenti dei suini e bovini e nell’uomo
scoprì il germe della rabbia e lo streptococco che causava, la febbre puerperale.
Gli esperimenti di Pasteur inoculando in animali sani i bacilli di carbonchio di una
coltura attenuata condussero la tecnica della vaccinazione sulla via della più completa
modernità.

Robert Koch (1843 – 1910) scienziato tedesco.

Koch e Pasteur lavorarono, ignorandosi a vicenda , alla risoluzione dello stesso


problema. Ognuno per conto suo crea la batteriologia.
All’età di 30 anni, pubblica il suo lavoro sul Bacillus Anthracis. Pasteur avalla
lealmente le esperienze di Koch, nonostante le critiche.
Al Servizio Sanitario Imperiale di Berlino, Koch circondato da collaboratori quali,
Löffler, mette a punto una tecnica batteriologica, allora ancora rudimentale, inventa
3
un nuovo metodo per ottenere colture pure di batteri, servendosi di un infuso di carne
mescolato con gelatina calda, che si solidifica quando viene versato su una lastra di
vetro. Nel 1881 al Congresso Internazionale di medicina a Londra, Pasteur si
congratula con Koch, rimanendo impressionato dalla sua tecnica.
Con tale scoperta i batteriologi possono ottenere colture pure di microrganismi
Koch compie altri studi sulle infezioni delle ferite e dei disinfettanti che permetterà a
Lister di creare la moderna chirurgia antisettica.
Il 24 marzo 1882, Koch, al congresso della società di fisiologia di Berlino, presenta la
sua grande scoperta, l’esistenza del bacillo della tubercolosi, che egli era riuscito ad
isolare e a coltivare.
Dopo numerosi studi in tutti gli ospedali di Berlino esaminando cadaveri, scopre la
vera causa della Tubercolosi: il Bacillo, il famoso bastoncino colorato di blu (bacillo
di Koch).
Nel 1883 il colera infuria ad Alessandria d’ Egitto, Koch vi è invitato e in poco tempo
risolve questo terribile flagello. Scopre l’Esistenza del Bacillo Virgola (vibrione di
Koch).
Trova la soluzione a problemi che concernono la peste bovina ed equina, le
piroplasmosi (malattie prodotte da parassiti endocellulari), il paludiamo (malaria) e la
malattia del sonno.
Viene nominato Eccellenza e nel 1905 riceve il premio Nobel. Muore per angina
pectoris a 67 anni.

Il XX : la scoperta della penicillina.

Alexander Fleming (1881- 1955). Scopritore della penicillina.

Nel 1906 Fleming inizia i suoi studi di batteriologia.


La guerra di Sarajevo, in quegli anni lo fa assistere impotente alla morte di migliaia
di feriti. Circondato da piaghe infette e da persone che muoiono, da vite che non può

4
salvare, comincia a pensare a qualcosa che potesse distruggere quelle orribili
infezioni.
Un giorno per “caso” mentre osserva una coltura microbica, nota un fenomeno
interessante: la coltura microbica era coperta di grandi colonie gialle, ma il fatto
sensazionale era l’esistenza di una larga zona senza organismi.
In quella zona , Fleming aveva lasciato cadere , un giorno in cui era molto
raffreddato,una goccia del suo muco nasale.
Il risultato era chiaro: quella goccia doveva contenere una sostanza in grado di
uccidere i microbi. Sarà, poi, il professore Wright a chiamarlo “lisozima” ( enzima
dotato di potere litico, ossia di distruzione su alcuni batteri, sia innocui che
patogeni). Esso è contenuto nel siero del sangue e in altri liquidi organici, nelle
lacrime e nella saliva.
Ma la sostanza scoperta da Fleming agisce soltanto su germi banali e inoffensivi e
non su quelli delle malattie infettive.
Allora comincia a sperimentare nuove sostanze. Prova con le lacrime. Una sola
lacrima è sufficiente a dissolvere una colonia di microbi.
Sperimenta, poi diversi tipi di muffe. Lo studio del Penicillum Notatum, una muffa
dalle spiccate caratteristiche antibatteriche, che non è tossica per gli animali e che
rappresenta un progresso rispetto agli antisettici, sino ad allora conosciuti.
Ma la sostanza prodotta dalla muffa è estremamente instabile e perde ogni efficacia
nel giro di poche ore.
La chiama Penicillina, e tenta invano con i propri collaboratori di produrla in
laboratorio.
Nel 1828 la fortuna si Presenta a Fleming sottoforma di muffa. La miracolosa
sostanza che egli ricerca da 15 anni, entra un mattino nel suo studio dalla finestra, si
posa su una scatola contenente una colonia di stafilococchi che sta esaminando.
Osservandola, Fleming nota che attorno a quella muffa le colonie si sono dissolte.
Passeranno altri 12 anni prima che il miracoloso farmaco possa essere sperimentato
sull’uomo.
Dopo molti tentativi, un gruppo di chimici e batteriologi dell’ Università di Oxford,
riesce ad isolare un preparato di penicillina che si rivela straordinariamente efficace.
5
Ma sfortunatamente il suo primo paziente trattato con penicillina, muore, perché le
riserve di penicillina a disposizione erano minime.
Bisognava produrne enormi quantità per avere sufficienti scorte di penicillina.
L’industria farmaceutica inglese non è in grado di produrre medicina su larga scala.
La speranza è l’America. Gli scienziati americani scoprono il procedimento
necessario per aumentare di 20 volte il rendimento del ceppo antibiotico originario;
così iniziano le ricerche su una vastissima gamma di muffe.
Nel luglio del 1944 il re gli concede il titolo di Sir.
Il 25 ottobre del 1945 la giuria del Premio Nobel assegna il premio per la Medicina a
Sir Alexander Fleming, a Florey e a Chain.
Quando muore nel 1955 Sir A. Fleming aveva salvato più vite di ogni altro uomo
vivente.

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