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Ha una visione
pessimistica e oscura, non fu amato dai suoi contemporanei, riguardo mondo, natura e vita degli uomini, in
contrasto con il romanticismo tedesco del tempo. Le sue opere più rilevanti avranno poca diffusione.
“Parerga e paralipomena” fu l’unica ad avere un po’ di successo editoriale, con il cambiamento culturale le
sue opere iniziarono ad acquisire valore, postume la sua morte. La sua opera principale è “Il mondo come
volontà e rappresentazione”, dove scrive le radici del suo pensiero: soggettivismo gnoseologico di Kant,
irrazionalismo, il tema dell’infinito e del dolore del Romanticismo, l’idea e l’influenza della filosofia
orientale.
Cosa intende per rappresentazione? E’ simile al fenomeno di Kant (non uguale perché cambiano le forme a
priori), per Schopenhauer il mondo è un oggetto che appare a un soggetto, e che non può esistere per
come ci appare al di fuori della conoscenza. Questa verità è conquista della filosofia moderna, che si è
sviluppata da Cartesio. Il mondo come rappresentazione ha 2 metà essenziali, necessarie e inseparabili. La
prima è l’oggetto, le cui forme a priori sono lo spazio, il tempo e la causalità; se sparisce il soggetto, sparisce
il mondo come rappresentazione (l’oggetto). (rapporto tra soggetto e oggetto, modo in cui il mondo
appare in un certo modo). Il soggetto è quindi sostegno del mondo.
Schopenhauer a differenza di Kant: riduce la distanza tra senso e intelletto (Kant differenziava tra estetica e
analitica trascendentale), semplifica le forme a priori (da 12 categorie + spazio e tempo => a 3) e ritiene
possibile svelare il “segreto” della rappresentazione e conoscere le “cose in sé”. (il noumeno è conoscibile).
Forme a priori: Come per Kant, le nostre percezioni sono collocate nel tempo e nello spazio, su di esse
agisce poi l’intelletto mediante un’unica categoria: la causalità (esiste una visione soggettiva, che può
essere assoluta o individuale.
Rappresentazione: per Kant è l’unico aspetto tangibile della realtà, per Schopenhauer è un’illusione,
apparenza ingannevole che nasconde la vera realtà, di altro genere. Non ci manifesta la realtà, la vela.
Il velo di Maya è appunto il fenomeno che può essere strappato e oltrepassato attraverso la
Volontà: è il noumeno, l’uomo esiste come individuo, in quanto ha un corpo, che appartiene alla
dimensione fenomenica (tangibile). Questo corpo è dato al soggetto in 2 modi: attraverso la
rappresentazione, come un oggetto tra gli altri oggetti, o direttamente come volontà di vivere, ed è
l’intensa consapevolezza di sé che ci identifica non solo come fenomeno ma anche come noumeno. Tutto il
mondo si regge su questa volontà di autoconservazione, l’uomo concepisce di far parte di questo tutto
senza uno scopo, ma con la sola volontà di preservare se stessa, una spinta crudele alla sopravvivenza, che
è sofferenza. La volontà è unica, eterna, inconscia, incausata, senza scopo. E’ una forza cieca che mira solo
al suo mantenimento, è e basta, non c’è automiglioramento, l’uomo non ne ha il controllo. La volontà è
fonte di dolore per gli esseri dotati di sensibilità, ma è anche desiderio, che implica una privazione che è
sofferenza, ogni essere è in continua lotta, la soddisfazione quindi non è certa. Poiché la volontà è essenza
in tutte le cose, TUTTO SOFFRE. Il dolore aumenta con l’aumentare della coscienza e della sensibilità, vede
quindi il suo picco nell’uomo, che è il più bisognoso tra gli esseri (es. gli animali).
IL PIACERE: Implica il dolore, è cessazione di un dolore; ma il dolore può essere sperimentato anche se non
è preceduto da un piacere. (non esistono rose senza spine, ma esistono spine senza rose)
L’AMORE: E’ un inganno della volontà, il suo fine è la procreazione, viene percepito come peccato.
IL SUICIDIO: Schopenhauer rifiuta il suicidio perché per lui il suicida non si toglie la vita perché la odia, ma
perché odia le condizioni in cui si trova.
VIE DI LIBERAZIONE DAL DOLORE: Il rifiuto del suicidio è un atto di affermazione, non di negazione della
volontà, la liberazione dalla volontà di vivere dalla voluntas alla noluntas. (vedi slide)
Le vie di liberazione dal dolore sono 3: L’arte (un mezzo per liberarsi dal dolore, tramite la contemplazione,
una forma di evasione che trascende il soggetto), la morale (etica della pietà, compassione, con essa
intuiamo l’unione fra tutti gli esseri e l’universale sofferenza, giustizia/carità, un’idea di comunità umana
che riguarda l’appartenenza a tutto il genere umano, riconoscere in tutti la stessa universale sofferenza) e
l’ascesi (reazione dell’uomo che prova l’amore nei confronti della volontà, l’eterna sofferenza, l’asceta è
colui che si distacca dalla vita, dal desiderio, perché ciò che è desiderare è tensione, è dolore).