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Molti cittadini italiani nel corso della seconda guerra mondiale lavo
rarono in Germania o nei paesi temporaneamente occupati dai nazisti, tra
i quali la Cecoslovacchia. Come dappertutto, anche qui furono impiegati
in lavori diversi sia civili che prigionieri di guerra italiani (i soldati ita
liani internati). Nella prima fase della guerra, quando l’Italia fascista com
batteva a fianco1 della Germania, giunsero nelle aziende industriali e agri
cole in territorio cecoslovacco soltanto operai civili italiani. Il numero di
questi, nella Germania e negli altri paesi occupati, raggiunse un livello
notevole. Secondo notizie di fonte tedesca, all’inizio del 1945 ben 227.000
lavoratori civili italiani erano occupati nell’economia nazista h
Cittadini italiani, come di altre nazionalità, furono impiegati nell’m-
dustria o nell’agricoltura delle zone di frontiera della Cecoslovacchia occu
pata, dove numerosa era la popolazione tedesca; soprattutto nei Sudeti,
cioè nella zona di frontiera incorporata nella Germania con il patto di
Monaco, e nella regione di Tesin, che con lo stesso patto era stata unita
alla provincia dell’« Oberschlesien ». Nel cosiddetto Protettorato di Boe
mia e Moravia, per tutto il periodo della guerra, non vi furono quasi ope
rai stranieri, poiché le autorità naziste temevano che essi collaborassero con
la popolazione cecoslovacca.
Il numero degli italiani nelle suddette zone cecoslovacche era flut
tuante. Negli anni 1943-44 superò sempre la cifra di tremila operai civili;
da una relazione di K. H. Frank dell’aprile 1944 risulta che nei Sudeti
lavoravano 3.374 operai civili italiani2. La maggioranza era occupata nella
zona della prefettura (Regierungspresident) di Libérée (2.993), mentre in
quelle di Opava (Troppau) e Karlovy Vary (Carlsbad) ve n’erano meno
(rispettivamente 130 e 251); ciò perchè il più alto numero di lavoratori
italiani fu impiegato nella costruzione degli stabilimenti chimici di Litvinov
e nelle miniere di lignite della regione di Most. Italiani, inoltre, lavora
rono nelle più diverse imprese industriali e, individualmente o in piccoli
gruppi, furono impiegati pure nell’agricoltura, presso contadini o grandi
proprietari tedeschi. Gli stabilimenti chimici di Litvinov contavano già
un gran numero di civili italiani nel 1942; la cifra mutò in seguito in con
seguenza della notevole fluttuazione: 886 nell’aprile 1942, 912 nel mag
gio, addirittura 2.015 in giugno e così v ia 3. Per altre aziende non si sono
conservati elenchi altrettanto precisi.
1 Der Prozess gegen die Hauptkriegsverbrecher. Nürnberg 1947. V oi. 30, doc. 2520-
PS, BW . U S 197. Deposizione giurata di Edward L . Deus del i °-i 1-1945.
2 Archivio centrale di Praga, S-110-4-233, F 29/4. Praga, 1-4-1944.
3 Archivio aziendale (in seguito solo PA) di Litvinov. Stato degli operai civili nei
campi per l’anno 1942.
L ’impiego della manodopera italiana in Cecoslovacchia 37
8 StA Zamrsk, Landrat Moravska Trebova, Poi. 303/2. Gestapo Qpava, 19-12-1941.
Circolare m. 59.
8 PA Litvinov. Relazione della direzione per l ’anno 1942.
10 StA Libérée, Regierungspresident Osti sull’Elba II-4051. Gestapo Libérée, tele
scritto del luglio 1943 sul comportamento verso gli italiani.
11 PA Litvinov. Note dei testimoni nella rivista aziendale « V ystavba », n. 14 del
19-2-1963.
L ’impiego della manodopera italiana in Cecoslovacchia 39
* * *
47 Ibid. Secondo il dispaccio del fiduciario italiano allo Stalag Tesin dell’aprile 1944.
48 Ibid. La relazione è datata 4-6-1944.
49 StA Litomerice, Landrat Osti s. E ., KO-061-10. Libérée 24-6-1944.
50 V H A 19 A , k. 7, n. 124. Tesin, 1-3-1944.
51 Ibid. Tesin, 7-3-1944.
92 Ibid. Tesin, 8-6-1944.
50 Zdenek Konecny - Frantiseli Maìnus
53 StA Litomerice, Landrat Bi'lina, W L -217-1. Oppure: StA Opava, Landrat Krnov,
BII-983 e altrove.
54 V H A 19 C, k. 4, n. 14-27.
55 Ibid. 19 B, k. 1, n. V II. Stimmungsbericht per il periodo da aprile a luglio 1944.
56 Ibid. 19 A , k. i l , n. 16 1. Dispaccio OKW del 12-8-1944.
L ’impiego della manodopera italiana in Cecoslovacchia 51
stessi posti dove si trovavano già come internati e, in generale, alle stesse
condizioni. L ’andamento dei rilasci può essere espresso numericamente con
l’esempio dello Stalag Tesin. Qui si contavano 7.458 internati italiani al
6 settembre 1944, divisi in 42 distaccamenti e al 26 settembre restava un
solo distaccamento con 46 prigionieri5758 . Nel campo, in seguito, giunsero
da altre località della Germania altri italiani rilasciati; all’inizio dell’otto'
bre 1944 risultavano presenti 11.500 italiani divisi in 68 distaccamenti
di lavoro. I malati erano ricoverati in sei lazzaretti. Doveva trattarsi, in
maggioranza, di persone indebolite fisicamente, visto che per loro il fidu
ciario italiano chiese urgentemente almeno un piccolo miglioramento nel
l’alimentazione. Secondo la sua opinione, i malati avrebbero avuto bisogno,
sia pure temporaneamente, di una razione di 20 gr. di pasta, 5 gr. di
grassi, 20 gr. di verdure, 20 gr. di latte condensato e 50 gr. di marmellate,
a persona e al giorno5S.
Come operai civili, gli italiani ricevettero maggiori aiuti dalla Croce
rossa. Per il tramite dello Stalag Tesin ottennero, per esempio, nell’otto
bre 1944, l’invio di 2.400 tute da lavoro, 9.000 paia di calzini, 300 pul
lover, 1.800 guanti, 2.549 fazzoletti, 12.795 kg. di fette biscottate,
14.345 scatole di latte condensato e altri generi59. Lamentarono tuttavia
che l’invio non fosse stato diviso equamente e che non tutto fosse stato
distribuito agli italiani.
Nelle relazioni sulla situazione stese dagli organi tedeschi gli italiani
vennero allora divisi in due gruppi : coloro che contemporaneamente al
rilasciò erano stati trasferiti a lavori leggeri (agricoltura oppure officine
artigiane), e che manifestarono una relativa soddisfazione (ma si trattava
di una minoranza, naturalmente) e quelli che erano rimasti nei vecchi
posti di lavoro — la maggioranza — e che naturalmente non avvertivano
alcun cambiamento col passaggio alla condizione di operai civili. Dalla
constatazione che la maggioranza affermava, si dice, che sarebbe rimasta
volentieri nell’internamento, si può dedurre che le sue condizioni, a volte,
peggiorarono addirittura. Le relazioni tedesche, inoltre riferiscono che gli
italiani si avvicinarono ancor più alla popolazione locale, cioè ai cechi e
ai polacchi. Questi ultimi si comportavano molto amichevolmente verso
di essi, nonostante l’ostacolo della lingua 60.
Ma le relazioni tedesche non sono la sola prova dell'amicizia fra ita
liani e popolazione locale. Molti esempi di solidarietà sono riferiti dai
testimoni degli anni di guerra negli stabilimenti chimici di Litvinov.
I cechi aiutarono gli italiani recando loro- cibo, vestiario, calzature, notizie
dal fronte e così v ia 61. Ancora oggi si ricordano le sofferenze degli ita
liani rinchiusi nel famigerato campo 29, dove si trovava una colonna di
punizione: « Gli italiani stavano molto male, in inverno non avevano
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f r a n t Is e k m a Ìn u s .