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Corso di Intaglio su Legno

Indice del corso


Premessa
Gli utensili
Il Disegno
Intaglio a Tacche
Intaglio Floreale
Intaglio Gotico
Finitura

Schede Tecniche
Il trattamento Antitarlo
Colorare e Schiarire il Legno
Gli Oli
La Cera

1
Index Premessa

Che cos'è lintaglio


L'intaglio è un rilievo inciso su superfici piane. Le linee di scavo possono essere di varie
profondità e dipendentemente dal tipo di intaglio e dal disegno precedentemente creato ( da 1
a 3 mm per intaglio a punta di coltello o floreale a più di 1 centimetro nel caso di intaglio
gotico.). In queste lezioni non verrà preso in considerazione l'intaglio a tutto tondo più affine
alla scultura vera e propria.

Esistono essenzialmente tre tipi di intaglio:

Intaglio a tacche ( o a punta di coltello )


Questo tipo di intaglio si esegue su manufatti di vario tipo a superficie piana, ad esempio,
piatti, scatole ecc. Il disegno è geometrico e per avere un buon risultato deve essere armonico,
viene eseguito con compasso, squadretta, circoligrafo, goniometro e matita a punta sottile
( 0.5 mm ).

Dal punto di vista prettamente tecnico l'intaglio a tacche è la forma più semplice delle incisioni
su legno, l'insieme di tacche consente la realizzazione di motivi ornamentali di grande pregio
artistico. Questo tipo di intaglio permette già dal primo approccio di ottenere dei risultati tali da
spingere l'esecutore a continuare in questa particolare lavorazione. Le opere realizzate a
tacche a triangoli incisi si completano anche con linee curve o diritte più o meno profonde. E'
indubbiamente un'ottima scuola per altri tipi di lavorazioni del legno ad esempio bassorilievi,
scultura a tutto tondo,ecc.

Intaglio floreale
Quest'intaglio si esegue con sgorbie e scalpelli. Il disegno è soggettivo, dando libero sfogo alla
propria fantasia. L'intaglio floreale e a punta di coltello possono essere eseguiti sullo stesso
manufatto.

L'intaglio floreale è un intaglio decorativo. Si possono decorare piatti, scatole, cornici o


addirittura creare pannelli floreali. Il disegno deve essere eseguito seguendo un certo criterio.
A differenza dell'intaglio a punta di coltello, dove il disegno è geometrico e non vi sono spazi
vuoti da riempire, nell'intaglio floreale il discorso cambia, il disegno deve essere studiato in
modo da far si che tra un fiore e l'altro non ci sia uno spazio troppo grande da pulire o riempire
punzonandolo. Quest'intaglio si può inserire contemporaneamente in un manufatto lavorato a
punta di coltello. Ad esempio il fiore può essere inserito in un cerchio. I petali inseriti all'interno
di un cerchio o di un rombo devono toccare gli estremi del cerchio o del rombo.

Intaglio Gotico
Il gotico è lo stile che predomina per tutto il medioevo, stile architettonico tipico dei molte tra
le principali cattedrali europee. L'arte gotica non riguarda solo l'architettura: anche pittura e
scultura. In questa lezione vi insegnerò a realizzare un bassorilievo in stile gotico.

L'intaglio gotico ha generalmente un disegno complesso ed è caratterizzato da vari livelli di


incisione che superano il centimetro

I Legni Usati
Le essenze ( i legni ) più usati sono :

Il Tiglio ( Tilia platyphyllos ) :


Legno molto tenero a pasta bianca, molto facile da lavorare. E' un legno indicato sopratutto
per le prime lezioni, poiché è molto facile da intagliare

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Il Noce ( Juglans regia ) :
E' un legno pregiato. Il più usato in scultura e intaglio in Valle d'Aosta. A differenza del tiglio è
duro da intagliare, molto compatto e di colore scuro, e con il passare del tempo acquista una
colorazione brunita.

L'Acero ( Acer pseudoplatanus ) :


Legno bianco, molto simile al tiglio ma con le caratteristiche del noce. Legno compatto a vena
fine. Di ottima lavorabilità.

Il Pino Cimbro ( Pinus cembra ) :


E' il legno più pregiato tra le conifere. Detto anche cirmolo è un buon legno da intaglio. Tenero
con venature rosate. Come lavorazione molto simile al noce.

Index Gli Utensili

Nelle pagine che seguono troverete foto e consigli utili sugli utensili usati per l'intaglio su
legno.

 Coltelli : Quali sono e come impugnarli correttamente


 Scalpelli e Sgorbie: Descrizione degli scalpelli e sgorbie loro utilizzo nell'intaglio del
legno
 Punzoni
 Affilatura : Vi insegna ad affilare gli utensili

I Coltelli

L'attrezzo più usato dall'intagliatore a tacche è il coltello, che dev'essere ben affilato e deve
tagliare soprattutto in punta; il manico , solitamente di legno, deve essere solido e ben
impugnabile. Il manico, di legno duro, in alcuni casi è sagomato a punta nella parte opposta
alla lama, per poter lisciare i solchi eseguiti.

Nelle foto che seguono sono evidenziati alcuni modi per impugnare correttamente il coltello in
funzione dell'uso che se ne deve fare.

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Gli Scalpelli e Sgorbie

Gli intagli floreali e gotici vanno fatti con uno scalpello o una sgorbia.
Scalpello. È uno strumento composto da un manico in legno e una lama molto tagliente in
acciaio temperato. Questa va appoggiata obliquamente (o perpendicolarmente) sul legno
tenendo l'attrezzo con la mano sinistra, mentre con la destra si maneggia un mazzuolo di
legno picchiandolo sull'estremità superiore del manico. Lo scalpello si può anche impugnare
con le due mani, premendolo sul legno e asportandone piccoli frammenti. È importante che
durante il lavoro il pezzo di legno sia saldamente fissato al tavolo con dei morsetti, perchè se si
sposta, o se lo scalpello scappa di mano, si corre il rischio di farsi male seriamente. Bisogna
fare la massima attenzione nel maneggiare questo attrezzo e non tenerlo mai rivolto con la
lama verso il corpo: basta un falso movimento per trasformare lo scalpello in un'arma molto
pericolosa.

Sgorbia. È un piccolo scalpello con lama sagomata a sezione curva, che serve per fare
scanalature e raccordi curvi. A differenza dello scalpello, questo attrezzo non si percuote sul
legno col mazzuolo, ma con colpetti leggeri dati con il palmo della mano. Bisogna usarlo con
delicatezza, cercando sempre di seguire la direzione delle fibre.
Per iniziare un lavoro di scalpello, si deve innanzitutto segnare con la matita da falegname i
contorni dell'intaglio da fare, poi dare dei colpetti , asportando piccoli pezzi di legno per volta.
In tal modo si praticano tanti minuscoli intagli sulla zona da asportare e, successivamente, si
ricomincia da capo, posizionando lo scalpello in senso perpendicolare alle intaccature già fatte.
Bisogna poi procedere con colpetti leggeri, fino ad arrivare alla profondità desiderata.

Di seguito e riportata la foto di una sgorbia e la tabella con in evidenza il profilo di taglio
corrispondente ai tipi.

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Tipo Profilo Tipo Profilo

8/4 Pfeil 7/6 Pfeil

8/7 Pfeil 8/10 Pfeil

8/13 Pfeil 11/4 Pfeil

5/5 Pfeil 3F/8 Pfeil

12/4 Pfeil 6/2 Stubai

12/6 Pfeil 4/12 Stubai

12/8 Pfeil 4/16 Stubai

Di seguito sono riportati i profili di taglio disponibili

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I Bulini e Punzoni
Si intendono per punzonature quelle
operazioni in cui il legno viene pressato
da uno strumento che non lo taglia
asportandone una parte ma produce
un'impronta di varia profondità. Possono
essere usati sostanzialmente per creare
degli sfondi, per camuffare gli errori di
lavorazione o per creare decorazioni,
anche minuscole e non eseguibili in altro
modo. Troviamo in commercio una
grande varietà di punzoni, ma soprattutto
è possibile e facile costruirseli utilizzando
chiodi d'acciaio, vecchi cacciaviti, o lime,
punte elicoidali, sgorbie e scalpelli
rovinati e così via. Possono avere la
superficie di battuta piatta, o svasata con
varie angolazioni, funzionali all'impronta
che devono lasciare. Questa tecnica,
tradizionalmente usata per finire sfondi di
problematica pulitura, come quelli dietro
gli ornati floreali, ci permette di
realizzare, all'interno di una scultura,
decorazioni in miniatura, che riproducano
ad esempio, i ricami dei vestiti o mantelli,
bottoni, piccole fessure, sottolineature di
linee e angoli e così via.

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L'affilatura degli utensili

La parte terminale dei ferri da taglio ha uno smusso che viene chiamato bisello ( o ugnatura o
scarpa ), che penetra nel legno separandone le fibre. Il filo può essere a tagliente interno,
esterno o a due taglienti, e l'angolo di sfoglia, che determina la lunghezza del bisello, può
andare da 20° a 30°. L'affilatura consiste, in sostanza, nel trovare per ogni situazione di scavo
il giusto angolo di penetrazione asportando il metallo in eccedenza fino a ottenere un taglio dal
filo finissimo e uniforme. E' evidente che tanto più l'angolo di sfoglia è acuto, quanto più la
lama taglia e penetra facilmente, ma il suo filo è fragile, mentre in caso contrario ha più
resistenza al taglio ma una durata superiore. I parametri che condizionano l'angolo di taglio
sono :

 Il materiale che stiamo lavorando, ad esempio, angolo più acuto per legni teneri come
tiglio o pino cembro, più aperto per legni duri come frassino o bosso.
 La qualità e la durezza della lama che stiamo usando.
 Il tipo di pressione a cui sottoponiamo l'attrezzo, cioè smusso più stretto per gli utensili
da finitura che usiamo con la sola forza delle mani, e più largo per le sgorbie e gli
scalpelli da sgrossatura che devono sopportare l'urto di un mazzuolo pesante.
 La forza con cui siamo soliti lavorare.

Si può paragonare la lunghezza del bisello alla mina di una matita che ognuno sceglie in base
alla maggiore o minore leggerezza del tratto, della carta e così via.
Affilatura con mola ad acqua
Le affilatrici ad umido che troviamo in commercio possono avere la mola in pietra orizzontale o
verticale, saturata con acqua od olio. Le più comuni sono quelle con la mola verticale,
raffreddata ad acqua con una velocità di rotazione che varia da 100 a 200 giri al minuto e con
una grana fine ( 250 grani ), media ( 180 grani) o grossolana ( 50 grani ). L'affilatura viene
eseguita posando lo smusso sulla pietra ed esercitando una pressione costante. Le sgorbie
vanno fatte ruotare lentamente in modo che il bisello sia uniforme da un capo all'altro del
taglio. Gli scalpelli si muovono lateralmente nei due sensi, per correggere le leggere
imperfezioni della superficie della pietra; gli scalpelli a V vanno affilati come se fossero due
scalpelli, l'angolo delle due ali della lame è però quasi sempre non perfettamente a spigolo e si
formerà perciò in fondo al V una sorta di rostro che andrà eliminato arrotondando
esteriormente lo spigolo fino a raggiungere il filo.
Pietre ad acqua e ad olio
Le pietre per affilare limano il metallo della lama dando al tagliente la forma voluta e il filo.
Possono essere a taglio grosso, e in questo caso asportano più materiale ma lasciano un filo
più grossolano, a taglio medio e a taglio fine, che consentono un'affilatura migliore. Possono
inoltre essere sagomate con forme diverse per aderire alle diverse fogge di sgorbie e scalpelli e
essere ad acqua o a olio. Le pietre ad acqua ( la più fine è quella dell'Arkansas ) si bagnano
con acqua e petrolio. Le pietre ad olio di qualità pressoché pari a quelle ad acqua ma di durata
superiore, non devono mai essere usate asciutte, perché se ne otturerebbero i pori e vanno
lubrificate con olio da macchina raffinato o olio di paraffina. Le pietre nuove vanno saturate
d'olio e tenute al riparo dalla polvere. Si può rettificare la superficie di una pietra o modificarne
la forma strofinando la stessa su una lastra di marmo con acqua e polvere per smerigliare per
le pietre naturali e acqua e carborundum per le pietre artificiali. Per finire l'affilatura si passa
l'utensile su una striscia di cuoio, detta coramella, trattata con il rosso da gioiellieri o polvere di
crocus o sego, che può essere incollata sul legno, piano per l'affilatura esterna, e sagomato per
l'affilatura interna.

Affilatura degli scalpelli


Si posa il ferro sulla pietra e si spinge in avanti con una pressione che diminuirà portandolo
indietro, cercando di non cambiare l'angolazione e che l'affilatura sia a squadro per evitare che
l'utensile tenda durante lo scavo a deviare. Si ripete l'operazione sulla pietra a grana fine, su
tutti e due i lati e infine si passa sulla coramella.

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Affilatura delle sgorbie a tagliente interno
Si passa il bisello della sgorbia da un capo all'altro della pietra con un movimento rotatorio
stando attenti a non smussare gli spigoli laterali e con un movimento a spirale per utilizzare
tutta la superficie della pietra. Si toglie la sbavatura con una pietra sagomata movendola
avanti e indietro nella scanalatura dell'attrezzo, nello stesso modo si passa sia il lato interno
che quello esterno sulla coramella.
Affilatura dello scalpello a V
Come già descritto, lo scalpello a V si affila come due scalpelli piatti, eliminando
successivamente il rostro centrale. La sequenza è quella descritta per gli altri attrezzi. Per
l'angolo interno si usa un pezzo di cuoio sagomato longitudinalmente a punta

Index Il Disegno

In questa parte del corso vengono descritti i procedimenti per tracciare correttamente figure
geometriche elementari che possono essere utili per comporre disegni e motivi per l'intaglio
ligneo.

Tracciare una perpendicolare a metà di un


segmento.

AB = Segmento dato.

Centrare alle estremità A e B con apertura di


compasso a piacere, purché maggiore della
metà del segmento, e descrivere due archi che
si incontrano nei punti C e D. La retta che
passa per tali punti è perpendicolare al
segmento AB e lo divide a metà

8
Tracciare la perpendicolare
alla estremità di un
segmento.

AB = Segmento dato.

Con apertura di compasso a


piacere, fare centro in B e
descrivere l'arco CD. Con raggio
CB, centrare in C e trovare E;
successivamente centrare in E e
trovare F. Con la stessa apertura
di compasso, fare centro in E ed
F e descrivere due archi che si
incontrano nel punto G. Da
questo punto passa la
perpendicolare all'estremità B de
segmento.

Tracciare la Parallela ad
una retta passante per un
punto P.

AB = Retta data.

Fare centro in un punto C


qualsiasi della retta data e con
raggio CP tracciare un arco
che taglia la retta nel punto
D. Con lo stesso raggio,
centrare in P e tracciare l'arco
CE. Riportare su di esso la
distanza PD e trovare F. La
retta passante per F e P è
parallela alla retta AB.

Tracciare un quadrato, dato


il lato.

AB = Lato.

Tracciare la perpendicolare
passante per l'estremità B del
lato dato AB. Fare centro in B
con raggio uguale ad AB e
trovare C. Con lo stesso raggio,
centrare successivamente in C
e in A e tracciare due archi che
si intersecano in D. Unire i 4
vertici del quadrato

9
Tracciare un pentagono,
dato il lato.

AB = Lato.

Tracciare la perpendicolare al
lato AB, passante per
l'estremità B. Con raggio AB
fare centro in B e intersecare
la perpendicolare in C.
Segnare il punto D, metà di
AB. Con raggio DC, centrare
in D e intersecare in E il
prolungamento di AB. Con
raggio AE, centrare
successivamente in A e B e
determinare F. Con raggio
uguale al lato dato AB, fare
centro in F e tracciare due
archetti, quindi centrare in A
e B e trovare i punti G e H,
vertici del pentagono. Unire
tutti i vertici.

Tracciare l'esagono, dato il


lato.

AB = Lato.

Con raggio uguale al lato dato


AB, centrare in A e B e
tracciare due archi che si
intersecano nel punto O,
centro della circonferenza
circoscritta. Tracciare tale
circonferenza e riportare su di
essa 6 volte la lunghezza del
lato.

Segue la parte di descrizione dei procedimenti per tracciare correttamente figure


geometriche utili a comporre disegni e motivi per l'intaglio ligneo.

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Tracciare l'ottagono, dato il lato.

AB = Lato.

Tracciare la perpendicolare alla metà


del lato dato AB. Con raggio MA,
centrare in M e tracciare un arco che
interseca la perpendicolare nel punto
N. Con raggio NA, centrare in N e
tracciare un arco che interseca la
perpendicolare nel punto O, centro
della circonferenza circoscritta.
Tracciare tale circonferenza e riportare
su di essa 8 volte la lunghezza del lato.

Tracciare un triangolo
equilatero, data la
circonferenza circoscritta.

Tracciare il diametro AB. Con


raggio AO, fare centro in A e
descrivere un arco che interseca
la circonferenza nei punti C e D. I
punti B, C e D dividono la
circonferenza in 3 parti uguali.
Congiungendoli si ottiene un
triangolo equilatero.

Tracciare un quadrato, data


la circonferenza circoscritta.

Tracciare il diametro AB e
quello perpendicolare CD. I
punti A, B, C, D dividono la
circonferenza in 4 parti uguali.
Congiungendoli si ottiene un
quadrato.

Tracciare un pentagono,
data la circonferenza
circoscritta.

tracciare il diametro AB e
quello perpendicolare CD.
Trovare il punto E, metà del
raggio AO. Con raggio EC,
centrare in E e tracciare l'arco
e la corda CF. Con apertura di
compasso CF, fare centro in C
e determinare G e H. Sempre
con apertura CF, fare centro in
G e in H e determinare
rispettivamente L e I.
Congiungendo i punti C, H, I,

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L, G si ottiene il pentagono
regolare.

Tracciare l'esagono, data la


circonferenza circoscritta.

Tracciare il diametro AB. Con


raggio AO, fare centro
successivamente in A e in B e
tracciare due archi che
intersecano la circonferenza
rispettivamente in C e D, E e F.
Congiungendo i punti A, C, E, B,
F, D si ottiene l'esagono
regolare.

Tracciare l'ettagono, data la


circonferenza circoscritta.

Tracciare il diametro AB. Con


raggio BO, fare centro in B e
tracciare l'arco CD. Unire C con
D, determinando E. La distanza
CE divide la circonferenza in 7
parti uguali. Iniziando dal punto
C, riportare la distanza CE 7
volte sulla circonferenza.
Congiungendo i punti C, F, G, H,
I, L, M si ottiene un ettagono
regolare

Segue la parte di descrizione dei procedimenti per tracciare correttamente figure


geometriche utili a comporre disegni e motivi per l'intaglio ligneo.

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Tracciare l'ottagono, data la
circonferenza circoscritta.

Tracciare il diametro AB e
quello perpendicolare CD. Con
raggio a piacere, fare centro in
A e D e trovare il punto 1; fare
centro in A e C e trovare il
punto 2. Tracciare le rette
passanti per tali punti e il
centro O, determinando i punti
E, G, H, F. I punti A, E, D, F,
B, G, C, H dividono la
circonferenza in 8 parti uguali.
Congiungendoli si ottiene un
ottagono regolare.

Tracciare un decagono, data


la circonferenza circoscritta.

Tracciare il diametro AB e
quello perpendicolare CD, quindi
la circonferenza di diametro OA.
Unire E con C, determinando F.
La distanza CF divide la
circonferenza in 10 parti uguali.
Iniziando dal punto C, riportare
tale distanza 10 volte sulla
circonferenza. Congiungendo i
punti C, G, H, I, L, D, M, N, P,
Q si ottiene un decagono
regolare.
Tracciare un dodecagono,
data la circonferenza
circoscritta.

Tracciare il diametro AB e quello


perpendicolare CD. Con raggio
AO fare centro in A,
determinando i punti E e F, e
successivamente in B, C e D,
determinando i punti G e H, I e
L, M e N. I punti A, M, F, D, H,
N, B, L, G, C, E, I dividono la
circonferenza in 12 parti uguali.
Congiungendoli si ottiene un
dodecagono regolare.

Di seguito, viene descritta la costruzione di poligoni stellari a più punte, dei quali si
conosce la circonferenza circoscritta.

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Poligono a 3 punte

Dividere la circonferenza
circoscritta in 3 parti uguali ( vedi
esempio n° 8 ), determinando i
vertici A, B, C, di un triangolo
equilatero. Dividere il lato AB in 3
parti uguali, quindi unire i punti 1
e 2 al vertice opposto C.
Procedere allo stesso modo con
gli altri due lati.

Poligono a 5 punte.

Dividere la circonferenza
circoscritta in 5 parti uguali
( vedi esempio n° 10 ),
determinando i vertici del
poligono E, C, F, G, H. Unire il
punto C con i punti H e G; il
punto F con E e H; e così via.

Poligono a 6 punte.

Dividere la circonferenza
circoscritta in 6 parti uguali ( vedi
esempio n° 11 ), determinando i
vertici del poligono A, D, F, B, E,
C. Unire il punto A con E e F; il
punto B con C e D; e così via.

Segue la parte di descrizione dei procedimenti per tracciare correttamente figure


geometriche utili a comporre disegni e motivi per l'intaglio ligneo.

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Poligono a 8 punte

Dividere la circonferenza
circoscritta in 8 parti uguali
( Vedi esempio n° 13 ),
determinando i vertici del
poligono A, E, D, F, B, G, C, H.
Unire il punto A con F e G; il
punto E con C e F; e così via.

Costruzione di poligoni stellari a più punte, dei quali si conoscono sia la


circonferenza circoscritta, sia quella inscritta.

Il procedimento di costruzione di questi poligoni stellari deve essere interpretato


dall'allievo attraverso le figure: vengono date solo alcune indicazioni di base.
Poligono a 4 punte.

Dividere la circonferenza
circoscritta in 4 parti uguali,
quindi dividere ancora a metà
ogni angolo tracciando le
bisettrici.

Poligono a 5 punte.

Dividere le due circonferenze in 5


parti uguali: la circonferenza
inscritta andrà divisa partendo dal
vertice opposto rispetto a quello
considerato per la circonferenza
circoscritta.

Poligono a 6 punte.

Dividere le due circonferenze in 6


parti uguali: la circonferenza
inscritta andrà divisa partendo da
un vertice ruotato di 90° rispetto
a quello considerato per la
circonferenza circoscritta.

15
Poligono a 8 punte.

Dividere la circonferenza
circoscritta in 8 parti uguali,
quindi dividere ancora a metà
ogni angolo tracciando le
bisettrici.

Sfruttando quanto appreso nelle pagine precedenti per il tracciamento del pentagono, vediamo
come disegnare, a titolo d'esempio, dei rosoni da intagliare. Come inizio sono un ottimo
esercizio per poi passare a figure sempre più complesse e decorative.

Starà poi alla vostra fantasia ed estro crearne di nuovi.

Rosone a cinque petali

Tracciato un pentagono, indicare il centro O e i


vertici A B C D E .

Con il compasso con apertura AO, facendo


perno su A e su B ricercare il punto F fuori dal
cerchio e successivamente fissare i punti F
relativi agli altri lati BC, CD, DE, EA.

Facendo perno sui punti F, tracciare le curve


interne AB, BC, CD, DE, EA.

Con apertura AO, facendo perno prima su A


poi su B e così via, Fissare i punti H sulla
circonferenza.

Facendo perno sui punti H, con la stessa


apertura tracciare le curve sui cinque raggi AO,
BO, CO, DO, EO.

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Variazioni sul rosone a cinque petali

Indicate sul cerchio i punti A B C D E ed il


centro F.

Con il compasso con aperture AB, facendo


perno su A tracciare la curva EB; facendo
perno su B, unire AC; facendo perno su C
tracciare la curva DB; facendo perno su D
unire E con C e facendo perno su E unire A con
D.

Unire i punti A B C D E tra di loro e con il


centro F. Gli spazi più ampi potranno essere
ulteriormente suddivisi come suggerito con le
linee tratteggiate.

Altra variazione:

Trovata la metà dei lati del pentagono iniziale,


e unendo i punti suddetti tra loro si otterrà un
pentagono più piccolo all'interno del primo.

Il pentagono suddiviso in triangoli

Unendo i vertici del pentagono con il centro F si avranno tanti triangoli, che potranno poi
essere suddivisi ulteriormente a seconda dello spazio e del lavoro da eseguire

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Index Arte dell' Intaglio a Tacche o a Punta di Coltello

La lavorazione del legno ha origini antichissime. In Valle d'Aosta così come in Alto Adige, ma come anche in
altre località soprattutto montane, la lavorazione del legno è sempre stata un'attività artigianale fra le più
importanti. In particolare, questa forma di artigianato è una vera e propria arte decorativa che si esprime
attraverso una serie praticamente infinita di motivi. L'uso della punta del coltello deriva proprio dall'origine
pastorale di quest'arte che era praticata da pastori e contadini con l'unico mezzo semplice, economico e
praticamente in possesso di tutti: il proprio coltello. A questa si affianca in modo più evoluto la scultura, sia
essa a bassorilievo che a tutto tondo. In particolare, diciamo che l'intaglio a punta di coltello può essere visto
come un primo passo verso la scultura in quanto è più abbordabile, anche perché si basa sostanzialmente
su decori piani. Non per questo comunque dobbiamo considerarlo come una forma artistica minore, infatti,
con la pratica e l'esperienza si ottengono lavori decisamente pregevoli. L'intaglio sostanzialmente posa le
sue fondamenta su una forma molto semplice che è il triangolo. L'utilizzo di questa semplice forma può dare
vita a figure più complesse e notevoli. L'introduzione con l'esperienza di nuove figure basate sempre sulla
forma del triangolo, ma con lati arrotondati, può dare vita a disegni sempre più complessi ed armoniosi. Oggi
per praticare questa forma d'arte non si ricorre più al semplice coltello da pastore, ma sono in commercio

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coltelli specifici, di varie forme e dimensioni, che agevolano il compito dell'intagliatore.

Dal punto di vista prettamente tecnico l'intaglio a tacche è la forma più semplice delle incisioni su legno,
l'insieme di tacche consente la realizzazione di motivi ornamentali di grande pregio artistico. Questo tipo di
intaglio permette già dal primo approccio di ottenere dei risultati tali da spingere l'esecutore a continuare in
questa particolare lavorazione. Le opere realizzate a tacche a triangoli incisi si completano anche con linee
curve o diritte più o meno profonde. E' indubbiamente un'ottima scuola per altri tipi di lavorazioni del legno ad
esempio bassorilievi, scultura a tutto tondo,ecc.

Ed ora si inizia !! In precedenza abbiamo imparato a fare i disegni dei rosoni, ora è arrivato il momento di
intagliare.

Esercizio 1

Iniziamo quindi il lavoro praticando tre tagli centrali all'interno del triangolo profondi circa 5 mm. ( Foto 1 )

Foto 1 Foto 2

Proseguiamo praticando una prima incisione obliqua dal vertice del triangolo verso il basso. ( Foto 2 )

Il secondo taglio avviene girando l'oggetto e praticando la seconda incisione sempre obliqua.
( Foto 3 )

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Foto 3 Foto 4
Per effettuare il terzo taglio ci si comporta esattamente come per i due effettuati
precedentemente. ( Foto 4 )

Foto 5 Foto 6
Se il triangolo non risulta pulito si può ripassare la lama facendo però attenzione a non
intagliare troppo profondamente; infine si rifinisce il triangolo lisciando i solchi eseguiti con il
manico del coltello. ( Foto 5 e 6 )

Proseguendo il lavoro , e intagliando altri tre triangoli avrete creato la vostra prima opera
d'arte, una stella !! ( Foto7 )

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Esercizio 2

Preso un blocchetto di legno, si disegna al suo interno un rettangolo di 6x8 cm ad un centimetro quindi dal bordo.
All'interno di questo, ad un altro centimetro di distanza, si disegna un secondo rettangolo di 4x6 cm. Ora si divide la
cornice così ottenuta in quadrati del lato di 1cm e successivamente ogni quadrato viene diviso in due da una diagonale
(fig.8). Si formano così una serie di triangolini (due per ogni quadratino).

Fig.9

Fig.10

Fig.8

Questi sono appunto le parti che dovranno essere tagliate, utilizzando il coltello con una inclinazione di 45°, otterremo
così un taglio a forma di piramide rovesciata (fig. 9 - 10).

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Ricordatevi però quando tagliate che il primo
taglio va fatto trasversalmente alla vena del
legno e per ultimo quello nel verso della vena.
Quando poi andremo a tagliare vicino ad un
taglio già fatto, il primo taglio dovrà essere
quello che confina con il buco (anche se nel
senso della vena) e poi via via gli altri secondo i
criteri di cui prima (fig.11).

Foto 11
Esercizio 3
Giriamo ora il nostro blocchetto e sul retro
ridisegnamo la stessa cornice che avevamo
fatto prima, ma questa volta dividiamo i
quadrati in quattro parti con entrambe le
diagonali (fig.12). Ora in nostri triangolini sono
4 per ogni quadrato e sono quindi più piccoli
(fig. 13 e 14). L'unica vera differenza fra
l'esercizio nr.2 ed il nr.3 è la dimensione dei
triangoli

Foto 13 Foto 14 Foto 12

Esercizio 4
Passiamo a qualcosa di più complesso, i tagli rotondi. Per fare questo disegniamo le
"palmette". Tracciamo il solito rettangolo di 6x8 cm e dividiamolo in due perpendicolarmente.
Poi sui lati più lunghi tracciamo delle tacche (7 tacche) distanziate di 1 cm una dall'altra. Con il
compasso con apertura uguale alla metà del lato minore, puntiamolo sullo spigolo sinistro e
tracciamo un arco che arriverà dal centro della base minore alla terza tacca tracciata del lato.
Puntando poi sulle successive tacche passiamo a fare tutti gli archi come da fig.15.
I due più bassi si possono fare o a mano o con un curvilinee. Per la parte destra l'operazione è
la stessa. infine tracciamo due linee dal centro superiore con ampiezza di 45° fino a toccare
l'arco più alto. Passiamo quindi a tagliare ricordandoci, di tagliare perpendicolarmente nel
centro ogni foglia di palmetta (fig. 16 e 17). Come potete notare (fig. 16), anche se sono

22
curvi, sempre di triangoli si tratta. Per i quattro triangoli superiori si opera come nell'esercizio
nr.2.

Foto 15 Foto 16 Foto 17

Esercizio 5

Prendiamo a questo punto un altro blocchetto di tiglio e passiamo al nostro primo "rosone" a sei petali.

Facendo riferimento a quanto visto nella parte dedicata al Disegno, troviamo il centro del blocchetto (è sufficiente
disegnare le due diagonali) e puntando il compasso con apertura di 2 cm, disegniamo un cerchio. Ora, con la stessa
apertura puntiamo in un punto qualsiasi del cerchio e disegniamo un arco interno al cerchio. Puntiamo poi nei punti
individuati dall'intersecazione dell'arco con il cerchio e ripetiamo l'operazione (tot. 6 volte). Abbiamo ora ottenuto un
cerchio con sei petali (fig.18). Ora per disegnare i petali esterni, disegniamo degli archi esterni al cerchio da ognuno dei
sei punti di prima e troviamo i sei punti esterni dove questi si intersecano. Puntando in quei punti poi tracciamo degli
archi all'interno del cerchio e otteniamo altri sei petali (fig.19).

Foto 19
Foto 18

23
A questo punto il disegno è completo (fig.20). Passiamo ora a tagliare tenendo presente questa volta che i petali non
sono più triangoli ma hanno solo due lati, per cui comunque, come per le palmette, andremo prima a tagliare
perpendicolarmente la retta che unisce i due vertici del petalo e poi 45° i lati dl petalo. Per i triangoli interni invece si
procede ancora una volta come da esercizio nr.2, attenzione solo al fatto che qui tutti i lati sono curvi (fig.21 e 22).
Attenzione, per tagliare i rosoni, ma in generale è buona norma per qualsiasi figura complessa, partire sempre dal centro
e spostarsi verso l'esterno. In questo modo riusciamo ad avere del margine per correggere eventuali tagli che hanno
sbordato dal disegno

Foto 21

Foto 22
Foto 20

Esercizio 6
Giriamo di nuovo il blocchetto e passiamo all'ultimo esercizio. Si tratta di un rosone a ruota (fig. 23). Partire
sempre come per l'esercizio nr. 5 disegnando un cerchio.
Tracciare le linee AC e DB perpendicolari tra loro passanti per il centro. Ricercare con un compasso i punti E
corrispondenti a metà degli archi AB, BC, CD, DA ottenendo così 8 archi minori. Fissare ulteriormente la
metà degli otto archi costruiti indicandola con F. Con apertura del compasso AO, facendo perno sui punti F
ed E, tracciare le linee curve dalla circonferenza al centro O. Alleggeriamo poi la parte esterna, troviamo i
punti H con apertura del compasso a piacere e uniamo i punti H con i vari punti indicati dall'intersecarsi delle
curve con il cerchio. Tagliamo ora i vari triangoli tenendo presente che quelli interni sono come le palmette
dell'esercizio nr.4 e che quelli esterni sono i soliti triangoli dell'esercizio nr.2 (fig.24 e 25)

24
Foto 24

Foto 23 Foto 25

Index Arte dell' Intaglio Floreale

L'intaglio floreale è un intaglio decorativo. Si possono decorare piatti, scatole, cornici o addirittura
creare pannelli floreali.

Il disegno deve essere eseguito seguendo un certo criterio. A differenza dell'intaglio a punta di
coltello, dove il disegno è geometrico e non vi sono spazi vuoti da riempire, nell'intaglio floreale il
discorso cambia, il disegno deve essere studiato in modo da far si che tra un fiore e l'altro non ci sia
uno spazio troppo grande da pulire o riempire punzonandolo. Quest'intaglio si può inserire
contemporaneamente in un manufatto lavorato a punta di coltello. Ad esempio il fiore può essere
inserito in un cerchio. I petali inseriti all'interno di un cerchio o di un rombo devono toccare gli
estremi del cerchio o del rombo.

Le sgorbie utilizzate abitualmente per questo tipo di intaglio sono:

Semitonde : 8/4 - 8/7 - 8/10 - 8/13 - 5/5 - 3/8 o 3F/8 - 11/4

Sgorbie a V : 12/4 - 12/6 - 12/8

Può essere utile anche un coltellino da intaglio per rifilare meglio le parti dove lo scalpello
non passa.
Per eseguire le palline invece sono utili le seguenti sgorbie 8/4 - 8/7 - 8/10 - 8/13
( Naturalmente la grandezza della sgorbia varia a seconda della circonferenza che si vuole
ottenere.)
Per eseguire i petali si adoperano normalmente le sgorbie da 8 con l'aggiunta dell'11/4.
Per maggiori dettagli sulle sgorbie vedi la descrizione degli utensili.
Realizzazione di un fiore

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Si comincia tracciando la pallina posizionando la
sgorbia sopra il disegno della pallina e ruotando
intorno alla linea tracciata. (Fig. 1)

Poi si "scarica" intorno alla linea appena tracciata


in modo da poter scolpire la sfera più facilmente
(Fig. 2 - 3- 4 - 5).

Fig. 2 Fig. 3

Fig. 1 Fig. 4 Fig. 5


Ora si arrotonda la pallina partendo dalla metà del cerchio, avanzando verso gli estremi della sfera, da tutti i
4 lati. ( Fig. 6-7-8 )

Fig. 6 Fig. 7 Fig. 8


Attenzione ! L'inclinazione della sgorbia non deve essere mai a 90° per evitare che la pallina salti via.
Una volta eseguita la pallina si passa all'esecuzione dei petali. In questo caso uso la sgorbia n° 8/7 alla
rovescia. ( Fig. 9-10-11 )

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Fig. 9 Fig. 10 Fig. 11
E indispensabile ricordarsi che la sgorbia va usata sempre con un'inclinazione di 45 gradi.

Dopo aver tracciato il petalo con la sgorbia, si cava intorno per farlo risaltare (fig. 12-13 )

Fig. 12 Fig. 13

Poi si tracciano i petali con la sgorbia a V 12/4 (Fig. 13)

Fig. 13

Finito di tracciare i petali si procede, sempre con la sgorbia a V 12/4, col disegnare l'interno dei petali. ( fig.
14 )

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Fig. 14

Ora che abbiamo finito il fiore non ci resta che abbellirlo, punzonando la pallina e i petali, secondo il nostro
gusto personale. ( fig. 15 - 16 )

Fig. 15 Fig. 16

Ed ecco alcuni fiori intagliati o da completare (Fig. 17 - 18- 19)

Fig. 17 Fig. 18 Fig. 19

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Index Arte dell' Intaglio Gotico

Il gotico è lo stile che predomina per tutto il medioevo,


stile architettonico tipico dei molte tra le principali
cattedrali europee. L'arte gotica non riguarda solo
l'architettura: anche pittura e scultura. In questa
lezione vi insegnerò a realizzare un bassorilievo in
stile gotico

Preparazione

Prima di tutto bisogna creare il disegno !

Premetto, che per creare un disegno gotico ci


vogliono parecchie ore di buona volontà e molta
pazienza, però il risultato sarà alla fine molto
gratificante !

A - Dopo aver fatto piallare il noce, incollate la carta


carbone con del nastro adesivo

Foto 1
B - Posate con molta cura e precisione il disegno e
fissatelo sempre col nastro adesivo ( Foto 1 )

A questo punto con una biro ripassate il disegno con molta cura, senza fretta, per non dimenticare parti del
disegno ! ( Foto 2 - 3 )

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Foto 2 Foto 3
Ora dopo aver tolto il disegno e la carta carbone, ripassate con una matita le parti un pò sbiadite. ( Foto 4 )

Foto 4
Incominciamo ora il lavoro vero e proprio
Prendete uno scalpello a v, io, nella foto, sto usando un v da 14 ma potete utilizzarne anche uno più piccolo.
Cominciate ora a delimitare il disegno dove ho scritto "SCAV"( Vedi foto 6). Bisogna scendere di due livelli,
quindi il primo livello dovrà essere profondo almeno 1 cm. ( Foto 5 - 6 - 7 )

Foto 5

30
Foto 6 Foto 7

Per far si che le pareti del lavoro siano belle diritte e ben levigate usate uno scalpello diritto. Scavate fino a
raggiungere la profondità desiderata, a questo punto disegnate "la toppa", ( io la chiamo così per capirci,
infatti assomiglia alla toppa delle chiavi !). Dopodiché fate esattamente come prima, cioè, scavate lungo i
contorni del disegno. Per facilitare lo scavo del cerchio usate una sgorbia 8/13. ( Foto 8 - 9 - 10 )

Foto 8 Foto 9 Foto 10

Anche durante questa operazione fate in modo che le pareti siano belle diritte ! Scavate per almeno 1.5 cm.
Il fondo verrà punzonato ( alla fine ) perciò se non sarà perfettamente pulito non importa ! Le pareti al
contrario dovranno essere ben levigate. ( Foto 11 - 12 - 13 )

Foto 11 Foto 12 Foto 13

Terminato risulterà così ( vedi foto 14 ), certo è ancora da carteggiare molto, ma dopo sarà perfetto.

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Il passo successivo sarà quello di scavare lungo le linee disegnate con un V, ogni cordolo verrà poi
arrotondato e levigato. ( Foto 15 )

Foto 14 Foto 15

Il fiore gotico

Il fiore gotico si lavora come nell'intaglio floreale. Si


scava la pallina, si delimita il fiore con il V e si scava
con le sgorbie curve da 8. Finito risulterà come nella
foto. Il tutto verrà levigato con la levigatrice "mouse", a
forma triangolare per riuscire ad arrivare anche negli
angoli più piccoli . ( Foto 16 )

Foto 16

Continuiamo sempre con lo scalpello a V, molto importante nell'intaglio, delimitare il disegno come se usaste
una matita . ( Foto 17 ). Continuate il fiore come nell'intaglio floreale, con sgorbie curve da 8 - 8/8 - 8/10 -
8/13 .

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Foto 17

Per non essere monotona e dare un tocco di classe all'opera, ho eseguito uno stemma, e più precisamente,
quello del mio paese, Pont St. Martin. Alla sua destra invece ho realizzato il luogo più caratteristico del
paese, il ponte romano. La tecnica è diversa dal resto del gotico, in quanto fa parte del bassorilievo. Al suo
fianco, potete notare, che ho già scavato di un livello la mezzaluna, che verrà a sua volta ridisegnata come
nelle foto successive. ( Foto 18 - 19 )

Foto 18 Foto 19

Disegnati i due "pesciolini" ( per capirci ! ) segnati con il V da 4 e poi scavate, raggiungiamo anche qui 1,5
cm. ( Foto 20 -21 )

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Foto 20 Foto 21

Con una sgorbia curva da 8/10 o 8/13 scavate i contorni del semi cerchio. Quando lo scavo sarà ultimato,
questo verrà levigato (foto 22 - 23- 24)

Foto 22 Foto 23 Foto 24

Per eseguire il fiore gotico all'interno della mezzaluna, usate lo scalpello a V , tracciando tutto il disegno. (
Foto 25 - 26 - 27 ). Scavate i petali sempre con sgorbie curve da 8, la stessa sgorbia verrà usata per fare la
pallina.

Foto 25 Foto 26 Foto 27

Nelle foto che seguono sto usando il bulino per evidenziare meglio i particolari. ( Foto 28). Come potete
vedere dalla Foto 29 tutti i cordoli dovranno essere arrotondati e levigati.

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Foto 28 Foto 29

Ed ecco il risultato finale!!! La prima foto è l'opera grezza, mentre la seconda è dopo la ceratura. ( Foto 30-
31).

Foto 31 Foto 31

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Index Finitura dei lavori eseguiti ad intaglio

Preparazione del legno per la finitura


Prima di applicare qualsiasi finitura è bene preparare il legno affinché possa ricevere nel modo migliore i
trattamenti successivi. Il legno va pulito, rimovendo segni di matita, pelurie e parti mobili. Va tenuto presente
che le finiture tendono ad accentuare i difetti, piuttosto che a camuffarli. Ad esempio, un trattamento con
mordenti evidenzia in modo vistoso graffi e abrasioni causati da una non corretta levigatura, e quelli ad
acqua fanno sollevare le fibre legnose. Qualunque sia il tipo di lavoro che abbiamo realizzato possiamo
passare una lana d'acciaio fine o una tela abrasiva finissima, che renderanno più morbide e brillanti le
superfici pur senza modificare sostanzialmente le modellature precedenti.

Trattamenti insetticidi e funghicidi.


In Valle d’Aosta scultori e intagliatori, si definiscono, a volte, grattatarli. In effetti l’infestazione di numerose
specie di tarli e coleotteri xilofagi che scavano nel legno (soprattutto nell' alburno) gallerie di varia grandezza,
non è problema da poco. Durante tutto il tempo in cui ho scritto questo libro, sulla scrivania del laboratorio,
ho sentito in sottofondo un rumore lieve, come quello di un chiodo che gratta una superficie porosa, che
veniva da una vecchia scultura sistemata a poco più di un metro dalla scrivania, aggredita da questi insetti e
in attesa di venir trattata. Quel rumore è il grido di guerra degli insetti che stavano svolgendo la propria opera
distruttiva, rosicchiando sistematicamente la mia povera scultura. I nostri vecchi cercavano di risolvere
questo problema spennellando abbondantemente il legno col liquame del letame ma credo che oggi questa
tecnica avrebbe pochi proseliti. In compenso troviamo in commercio prodotti insetticidi e funghicidi di buona
qualità ed efficacia. Vanno usati spennellando abbondantemente le superfici e facendoli penetrare nelle
cavità e fenditure, oppure spruzzandoli in ogni poro con l’apposito spruzzatore, o iniettandoli nei fori con una
siringa ipodermica. I fori vanno poi chiusi con cera colorata e il procedimento ripetuto dopo qualche tempo
per colpire le uova superstiti prima che si schiudano. Generalmente questi impregnanti, nella cui
composizione sono presenti sostanze nutritive, come olio di lino, lasciano superfici con un gradevole aspetto
serico e ovattato e sono a lenta essiccazione per cui è bene aspettare qualche giorno prima di intervenire
con trattamenti successivi. Attenzione: si tratta di sostanze nocive, che vanno maneggiate con cautela,
osservando le avvertenze sulle confezioni. Nel caso di sculture di grandi dimensioni il problema può
diventare serio, perché gli insetti possono essere annidati in profondità nel legno e loro cunicoli intasati di
segatura che, inumidita dall' insetticida tende a gonfiarsi e a chiudere ermeticamente il passaggio
vanificando l' efficacia del trattamento. Quando si evidenziano problemi di aggressione di insetti su sculture
di questo tipo l‘azione deve perciò essere tempestiva ed energica. In casi estremi la soluzione a questi
problemi è la costruzione di una camera a gas (ad esempio con un barile di metallo a chiusura ermetica e
con l' impiego di pastiglie tossiche a base di zolfo), in cui la scultura sarà lasciata per almeno due mesi.

Mordenti
Vengono usati i mordenti per valorizzare la marezzatura di un legno e per dargli colore, di solito per scurirlo
o per camuffare difetti e alterazioni. Vanno dati a pennello o a spugna e si possono dividere in quattro
gruppi: ad acqua, chimici, a olio e a spirito. I mordenti ad acqua sono i più economici e vanno miscelati con
acqua, graduando la quantità d'acqua e i pigmenti in base al colore che vogliamo ottenere. Vanno lasciati

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riposare per almeno un'ora prima dell' uso perché hanno bisogno di tempo per sciogliersi. I mordenti ad olio
sono i più costosi ma hanno il pregio di non far “alzare il pelo” al legno. Altri mordenti sono quelli a spirito o
ad alcool, i mordenti chimici e alla varechina.
Turapori
I turapori servono, come dice il nome, a riempire i pori del legno e a ottenere un fondo compatto e lucido su
cui poggiare altri trattamenti. Hanno un tempo di essiccazione rapido e vanno quindi applicati velocemente
su tutta la superficie. Dopo alcune ore si leviga con tela abrasiva fine o con lana d' acciaio, si spolvera e la
superficie è pronta a ricevere la cera o la vernice.

Olio di lino
Si usa l' olio di lino crudo mescolato con alcool bianco (30%) scaldando la miscela a bagnomaria fino a che l'
alcool diluisce l’olio facilitando la penetrazione nel legno. Si stende a pennello e dopo alcuni minuti si strofina
energicamente con uno straccio. Si può ripetere più volte l’applicazione; la superficie saturata e rinforzata, è
opaca.

La cera
La ceratura e il modo più classico e semplice per finire una scultura. Può essere stesa su un legno grezzo o
trattato con impregnanti, o turapori, mordenti o olio di lino. Dà al legno una finitura lucida e satinata ma ha
poca resistenza all' umidità e al calore. Il materiale di base è la cera vergine d' api purificata che viene sciolta
a bagnomaria con essenza di trementina (80%); raffreddata avrà una consistenza molle e pastosa. Si può
colorare con pigmenti in polvere, o con tinture solubili in olio. In commercio si trovano cere morbide e alla
paraffina, neutre o di vari colori (giallo, noce chiaro, noce scuro, ecc.). Va stesa con un pennello o un panno,
nel senso della vena. Nel caso la cera sia dura e difficile da applicare si può ammorbidire con diluenti,
oppure stendere scaldando la superficie su cui si lavora con un getto d'aria calda proveniente da una pistola
termica o da un asciugacapelli. Questo metodo permette una migliore penetrazione della cera, che diventa
quasi liquida e si può agevolmente fissare anche su superfici rugose e non omogenee. Attenzione, non
dimentichiamoci che si tratta di prodotti facilmente infiammabili; vanno quindi prese tutte le precauzioni del
caso. Sul legno molto poroso o disidratato il procedimento potrà essere ripetuto una seconda volta. La cera
deve coprire la superficie in ogni dettaglio ma non deve mai lasciare depositi che, meno evidenti durante
l’applicazione, formano, ad essiccamento avvenuto, antiestetici grumi difficili da eliminare. Occorrerà poi
lasciare asciugare per un tempo che può variare da alcuni minuti, se è stato usato l’asciugacapelli che ha
già prodotto una evaporazione della parte volatile della cera, a un giorno. La lucidatura può essere eseguita
con un panno di lana asciutto e pulito, nel caso la superficie sia uniforme oppure con una spazzola non
troppo dura o un pennello se il fondo, è irregolare. Quest'ultima operazione deve venire eseguita con una
discreta energia, insistendo fino ad ottenere una delicata lucentezza tipica di questa finitura. La lucidatura
può essere resa più veloce con impiego di una cuffia di montone, da montare su un trapano elettrico o
meglio ancora, con un tampone di crine di cavallo le cui setole lunghe e morbide possono agevolmente
penetrare anche nelle gole e nei sottosquadra delle sculture. A volte vengono usati grossi pennelli rotondi
con setole di cinghiale, la cui impugnatura viene tagliata e trasformata in codolo da inserire nel mandrino del
trapano.

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Tecniche consigliate
Mi rendo conto che la carrellata di tecniche di superficie e di finitura presentate in questa lezione può essere
tale da ingenerare un po' di confusione al principiante, che può avere l'impressione di non raccapezzarvisi.
Vediamo allora di fare un po' di chiarezza.
Per quanto riguarda la preparazione alla finitura non è necessario usare contemporaneamente tutte le
tecniche illustrate, ma basterà scegliere di volta in volta quella che sembra più adatta. È pur vero che a volte
i risultati migliori si possono ottenere con la somma di procedimenti diversi (ad esempio, una superficie
levigata risalta al meglio se abbinata a uno spazio ruvido), ma la scelta e l'abbinamento delle tecniche non
dovrebbero essere poi così difficoltoso. Per quanto riguarda la finitura personalmente uso quasi
esclusivamente quella a cera, salvo un trattamento insetticida quanto vi siano segni di aggressione da tarli o
una preparazione del fondo con un turapori quando la scarsa resistenza all'umidità della cera lo esige (ad
esempio per oggetti che possono venire a contatto con acqua, unto o altro).

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Index Il trattamento Antitarlo

Sotto la comune dizione "trattamento antitarlo", si intendono tutti quei procedimenti che
prevedono l'uso di prodotti specifici atti alla eliminazione definitiva del tarlo dai nostri mobili
( o strutture lignee).

Mettere in pratica quanto si è detto così semplicemente non è altrettanto facile: eliminare
definitivamente il tarlo non sempre riesce, e spesso occorre ricorrere più volte ai trattamenti
senza tuttavia avere una garanzia totale della riuscita.

Questo si spiega in quanto il tarlo, annidandosi a volte nelle profondità delle gallerie, non
sempre è raggiungibile dai gas o liquidi velenosi con i quali tentiamo di avvelenarlo. Inoltre, se
il trattamento lo eseguiamo quando il nostro acerrimo nemico si trova nello stadio di "uovo", il
trattamento risulta quasi sempre inefficace.

Cerchiamo di affrontare il problema prendendo in esame le varie fasi in cui questo si può
presentare:

Manutenzione ordinaria: Supponiamo di renderci conto della presenza del tarlo nei nostri
mobili di casa, attraverso l'improvvisa comparsa dei piccoli cumuli di polvere di legno di cui
abbiamo già parlato. Per questo tipo di intervento, dobbiamo procurarci un buon prodotto
antitarlo e uno stic di cera del colore più simile al mobile sul quale dobbiamo intervenire:
entrambi i prodotti li possiamo trovare facilmente in ogni ferramenta. Il tipo di intervento è
semplice e alla portata di tutti (adottando chiaramente le precauzioni necessarie in occasione
di utilizzo di prodotti velenosi) : è sufficiente iniettare il liquido antitarlo in ogni singolo foro
chiudendolo poi con uno spaghetto ottenuto dallo stic di cera.

Quando si inietta il liquido, occorre prestare attenzione affinché questo traboccando dal foro
non macchi il mobile, soprattutto se rifinito a gommalacca. Mentre si inietta il liquido quindi,
con l'altra mano, tenete uno straccetto o un batuffolo di cotone nei pressi dell'ago pronti a
fermare ogni fuoriuscita di liquido.

Questo tipo di intervento ha il vantaggio di essere estremamente semplice ed immediato, ed è


forse l'unico alla portata di tutti. Si provoca un certo avvelenamento delle fibre del legno nella
galleria di uscita dell'insetto adulto, nella quale la femmina presumibilmente ha deposto le
uova. I fori che dobbiamo "siringare" sono anche quelli vecchi, con profilo scuro, in quanto
possibili ricettacoli di uova.

Fase di Restauro: In fase di restauro , possono capitarci mobili in condizioni assai peggiori
di quella precedentemente descritta. Prima di decidere il tipo di intervento, dobbiamo renderci
conto quanto il tarlo abbia danneggiato il legno. In alcuni casi, ci si trova costretti se non a
sostituire integralmente almeno a consolidare alcune parti gravemente danneggiate. Una volta
terminato l'intervento di consolidamento/riparazione dei danni, si passa alla fase vera e propria
di trattamento.

In questo caso, sempre con le dovute precauzioni, e sempre che le dimensioni del mobile lo
permettano, possiamo intervenire col metodo della "camera a gas": Questa volta occorre
avere una quantità sufficiente di antitarlo (uno o due litri) che con un pennello adeguatamente

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largo, spennelleremo abbondantemente su tutte le parti del mobile non verniciate. Schiena ,
interni e fondi dei cassetti e del mobile dovranno essere trattati. Avremo precedentemente
preparato un telo o sacco di nylon per avvolgere completamente il mobile,. all'interno del quale
lasceremo un recipiente con antitarlo. Il Nylon che avvolge il mobile lo fermeremo con nastro
di carta gommata. Lasceremo il mobile in queste condizioni per almeno tre settimane. E'
consigliabile fare questa operazione o in tarda primavera o in autunno quando si schiudono le
uova. Trascorse le tre settimane, , toglieremo il nylon lasciando asciugare il mobile per due o
tre giorni in un luogo areato. A questo punto passeremo a siringare ogni singolo foro come
abbiamo visto in precedenza. Per quello che riguarda la chiusura, potremmo usare cera oppure
stucco con gesso di Bologna se i fori sono molti e la finitura prevista è a gommalacca.

Questo tipo di intervento, possibile solo in un ambiente adeguato, da non farsi assolutamente
in casa per ovvi motivi, è più efficace del precedente in quanto comporta l'avvelenamento di
gran parte della struttura lignea attraverso l'abbondante spennellatura di antitarlo, la quasi
completa saturazione delle gallerie con gas venefici (mediante la camera a gas) e invasione
delle gallerie di liquido velenoso tramite iniezione.

Metodi Professionali: Nonostante la presunta efficacia del metodo descritto sembrerebbe


che non offra una garanzia assoluta di riuscita, in quanto sempre e comunque alcune remote
gallerie non vengano toccate dagli agenti venefici. Allora a questo punto si passa agli interventi
professionali di chi, della lotta ai tarli ne ha fatto il proprio mestiere. Alcune aziende offrono
servizi di disinfestazione utilizzando, tra gli altri, il metodo del vuoto . Nell'ambiente dove
vengono posti i mobili si crea il vuoto aspirando l'aria e poi si iniettano i gas venefici. I gas,
proprio per l'effetto del vuoto creato, raggiungono qualsiasi fessura o galleria anche più remota
non trovando l'aria come ostacolo rendendo più efficace l'operazione. Questo trattamento
viene garantito fino a cinque anni. Alcune aziende offrono questo servizio anche a domicilio.

Prodotti Antitarlo e consolidanti

PHASE: Linea PERMETAR specifico antitarlo mette a disposizione i seguenti prodotti:

 Concentrato: Concentrato per uso professionale, inodore, non infiammabile, da diluire


1:50 nel solvente più idoneo per la lotta nel tempo agli insetti del legno (conf. 100 ml,
1lit.)
 In Petrolio: Soluzione pronta all'uso, completamente inodore e praticamente incolore,
da applicare a pennello o spruzzo su manufatti in lavorazione o in opera. (conf. 250 ml,
1,5 lit, 20 lit.)
 Injection: Aerosol insetticida specifico contro gli insetti del legno, munito di apposito
beccuccio per la localizzazione del prodotto nei fori dei tarli. (conf. 400 ml)
 Spray lucidamobili: Aerosol contenente oltre al prodotto insetticida una parte di cere
naturali finissime che nutrono e mantengono il legno. (conf. 400 ml)
 Cera: Cera finissima da antiquari contenente il principio attivo insetticida, per la
lucidatura e la manutenzione dei manufatti. (conf. 400 ml)

Questi prodotti soddisfano le seguenti condizioni di qualità:


Il prodotto antitarlo deve poter essere esteso sulla superficie lignea in modo da garantire una
penetrazione in profondità e quindi una efficace protezione. Deve sviluppare un'azione
altamente tossica nei confronti degli insetti xilofagi, ma non tossica nei confronti di qualunque
altro organismo. Non deve essere facilmente dilavabile ne a base di composti volatili e la sua
azione si deve sviluppare il più possibile in profondità del legno senza però produrre corrosioni
sulle parti metalliche contigue ne presentare effetti negativi su colle o vernici di finitura. Deve
avere un colore neutro trasparente. Deve poter essere applicato semplicemente a pennello,
spruzzo o iniezione con siringa. Deve essere resistente alla radiazione ultravioletta e non deve

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occludere la naturale porosità del legno nè formare pellicole destinate ad esfoliare.Deve
consentire di eseguire le normali operazioni di finitura a cui il manufatto va sottoposto. Deve
esercitare un'azione sia curativa che preventiva. La sua efficacia deve però essere favorita da
interventi che eliminano eventuali fonti di umidità ed assicurano una buona ventilazione
dell'ambiente.
.
XIREIN Prodotto Antitarlo ProTector N - protettivo per legno - Sul catalogo di una noto distributore
milanese di materiali e attrezzature per il restauro (Bresciani), viene riportata la scheda di questo antitarlo:
Con ProTector N abbiamo risolto non solo il problema di avere un protettivo efficace,
utilizzando come principio attivo la permethrina ma anche poco nocivo per l'uomo (non
contiene endosolfuro, lindano o DDT). Il solvente di questo prodotto, permette di veicolare il
principio attivo in modo ottimale per avere una efficace penetrazione nel legno ( in 24 ore, per
capillarità può penetrare nel legno per più di 50 cm) e non è tossico per l'uomo. E' inodore ed
incolore non altera rivestimenti di tessuto o carta.
ProTector N

 stabilizza il legno riducendo l'assorbimento dell'umidità ed il ritiro in clima secco.

 salvaguardia il legno da batteri, funghi ed alghe.


 è efficace contro gli insetti xilofagi quali tarlo (Anobium Puctatum), capricorno delle
case ( Hylotrupes bajulus), lictus ( Lyctus brunneus), vespa del legno ( Sirex gigas),
termiti ecc.
 previene dalle infestazioni

 il legno trattato è riverniciabile

 non attacca la maggior parte delle vernici preesistenti

 non degrada alla luce

 non corrosivo per metalli


 E' conforme alla norma americana che regola i preservanti del legno e supera lo
standard europeo per la stessa materia.

Consolidamento del Legno: Il consolidamento del legno è un intervento necessario quando i


manufatti lignei si presentano in una situazione di deterioramento molto avanzato.In genere questo
deterioramento interessa soprattutto la struttura interna del legno ed opera degli insetti xilofagi.Questi insetti
indeboliscono a tal punto la struttura del legno da renderla quasi spugnosa e debole alle sollecitazioni
meccaniche.Il consolidamento in genere viene effettuato con resine acriliche tra le quali una delle più efficaci
risulta essere il “Paraloid B72”.Tale sostanza viene utilizzata nei maggiori centri di restauro, su opere di
altissimo valore artistico. E’ stata infatti utilizzata per la prima volta nel restauro del crocifisso ligneo del
Duccio presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, in seguito all’alluvione ’66.Questa sostanza si trova in
commercio sotto forma di granuli (B72): è una resina che va sciolta in solventi quali: alcool, diluenti al nitro,
acetone, eccetera.La soluzione penetra all’interno della struttura, nelle gallerie scavate dai tarli, asciugandosi
si espande ed indurisce rinforzando il tutto.Il consolidamento può essere effettuato per immersione, per
spennellatura o siringatura. Si opera a concentrazioni diverse nel senso che si comincia con del Paraloid più
diluito (10%) e man mano si aumenta la concentrazione (fino ad arrivare al 20%).La quantità di Paraloid
utilizzata non deve essere eccessiva in quanto questo, indurendosi potrebbe spaccare il legno.
Prodotti per il Consolidamento : PARALOID: Sul catalogo di una noto distributore
milanese di materiali e attrezzature per il restauro (Bresciani), sotto al capitolo RESINE ED
EMULSIONI ACRILICHE sono elencati diversi tipi di PARALOID prodotti dalla ROHM HAAS.

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PARALOID B44 metil-metacrilato Ottima durezza, buona flessibilità e grande adesione
sui più svariati supporti, soprattutto metallici. Solubile
in idrocarburi aromatici, esteri e chetoni. Solo
parzialmente solubile in alcool e idrocarburi alifatici
PARALOID B66 metil-butil-metacrilato Ottima adesione, flessibilità e durezza, rapido
essiccamento all'aria del film. Solubile in toluolo, xilolo.
PARALOID B67 isobutil-metacrilato Forma un film leggermente più duro del B72. Utilizzato
in miscela con altre resine per aumentare la durezza
superficiale. Co,patibile con resine alchidiche, medie e
lungo olio. Solubile in white spirit, toluolo, xilolo ecc.
PARALOID B72 etil-metacrilato Resina di uso generale, eccellente flessibilità e
trasparenza. Solubile in chetoni, esteri, idrocarburi
aromatici e clorurati. Miscelabile con etanolo col quale
forma una soluzione lattiginosa, il film che si forma e
però assolutamente trasparente
PARALOID B82 metil-metacrilato Proprietà simili al B72 con la proprietà di essere
solubile in alcune miscele di acqua ed alcool.

Selezionato per voi dal Forum


Utili consigli di Carlo - 20/08/2002 6.17.50

Vedo purtroppo che l'estate ha riproposto a molti il problema dei tarli,e mi permetto di dire la
mia in proposito,rispondendo un pò a tutti.
Innanzitutto io credo che tutti i prodotti antitarlo siano efficaci, se vengono in contatto con
l'insetto:riprova ne sia che questi viene eliminato da qualsiasi insetticida di uso domestico, se
posto all'aperto.
Questo può essere verificato da chiunque. Il problema allora è legato alla capacità di
penetrazione dei prodotti sino agli insetti ed alle loro uova,e ciò dipende non solo dalle
caratteristiche intrinseche dell'insetticida,ma anche dal suo modo di applicazione. La maggior
parte degli insuccessi nella guerra ai tarli è causata dalla fretta e dalla scarsità di prodotto
impiegato, più che dalla inefficacia del prodotto stesso! Tutti i consigli dati su queste pagine
sono giusti; io però ne aggiungerei alcuni.
Io personalmente, se è possibile portare all'aperto l'oggetto intaccato, inizio soffiando a lungo
con l'aria compressa nei forellini, per pulirli il più possibile. Non fate però questo in
casa:rischiate di seminar tarli in ogni luogo!
Successivamente si può dare l'antitarlo, prima con siringa e poi con pennello, avendo cura di
applicarlo in modo che penetri dall' alto verso il basso (ovvero capovolgendo il mobile,se
occorre,e non applicandolo da sotto, con la improbabile pretesa che possa penetrare più di
tanto). Quindi camera a gas, come descritto, ma nuova applicazione, almeno nei punti più
colpiti, dopo una dozzina di ore. Io personalmente dopo venti giorni farei una terza
applicazione....cambiando prodotto!!!
E non per sfiducia nel primo, ma partendo dal presupposto che tutti gli insetti sono capaci di
sviluppare resistenza nei confronti degli insetticidi dei quali sono venuti a contatto. Dopo
qualche altro giorno di camera a gas si possono chiudere i forellini con cera, o con stucco alla
gommalacca. Ovviamente vi sono trattamenti molto più efficaci, ma questi non sono alla
portata dell'utilizzatore dilettante, ovvero risultano troppo pericolosi, se posti in essere senza
precauzioni adeguate, per cui preferisco non parlarne neppure.
In genere però un trattamento come quello descritto è efficace nella maggior parte dei casi.
Ci si chiede se i tarli presenti in un mobile possano intaccarne altri:difficile dirlo, ma
impossibile escluderlo,per cui lotta senza quartiere!!!! E, se del caso, non è male portare il
mobile...abitato dai tarli in luogo sicuro, sino a constatata eliminazione degli stessi; io di

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certo,ad esempio,non lo lascerei su un parquet. A proposito di parquet, quanto detto vale
anche per i tarli che hanno attaccato il pavimento .
Interviene Silvia - 20/08/2002 19.13.44

Ciao Carlo,grazie dei consigli per i trattamenti antitarlo.Devo dire che ho sempre fatto come te
finché i forellini erano piccoli ed erano solo 3 o 4...poi quest'anno ho capito che nel mio caso
non bastava.Io personalmente sono dovuta ricorrere alla camera a gas professionale (camera
stagna di fumigazione)in quanto avevo riscontrato la presenza di tarli all'esterno e, catturato
l'indesiderato ospite, ho scoperto che era il temuto capricorno delle case che aveva fatto dei
fori di sfarfallamento delle diametro di più di mezzo centimetro! Non fori ma buchi.
Siccome non era solo ma in comitiva sono dovuta passare alle maniere forti. Il mio contributo
al forum posso darlo affermando che si, purtroppo le simpatiche bestiole sono più ghiotte di
legno che appartiene a mobili disabitati quindi è certo ( anziché probabile) che tutti i mobili
della stessa stanza vengano contaminati.Chiaramente contando i tempi di schiusa
intercorreranno mesi o anni prima che ci si accorga di altri fori o della classica polverina.
Insomma,meglio un trattamento "collettivo" di tutti mobili della stessa stanza del mobile
contaminato seguito da una puntuale manutenzione preventiva con i migliori prodotti antitarlo,
piuttosto che l'estenuante disillusione annuale di fronte a nuovi fori nonostante i nostri
perpetui sforzi..Chiaramente se siete esperti di materiali lignei saprete valutare da voi se
qualche mobile può venire escluso dal trattamento in quanto costruito in essenze non
predilette da insetti xilofagi. Buona fortuna comunque..Silvia

Replica Carlo - 21/08/2002 13.51.55

Bene Silvia...penso che tu abbia eliminato il problema;di solito la camera stagna è la soluzione
più definitiva. Io personalmente la uso sempre, a meno che non sia impossibile infilarvi
l'oggetto;ho parlato dei metodi antitarlo "convenzionali" perché sono pochi, in realtà, a
disporre della camera stagna, e soprattutto perché alcuni dei gas usati per la disinfestazione
sono estremamente nocivi, se usati impropriamente. Comunque ho ricevuto varie email, con
richieste di chiarimenti, per cui mi sembra giusto approfondire un concetto. I tarlicidi
"commerciali" agiscono in due modi:innanzitutto diffondendosi nel legno per capillarità,e
parallelamente creando,per evaporazione,vapori tossici per i tarli che penetrando nelle gallerie
eliminando gli insetti. Il principio di capillarità "funziona" sino a che c'è del liquido da
assorbire;quando il liquido è tutto assorbito,od evaporato,la penetrazione nel legno si arresta.
Il principio della occlusione con fogli di plastica della parte trattata (la c.d. "camera a gas") ha
due funzioni:la prima è quella di rallentare l`evaporazione del prodotto,migliorandone così
l'assorbimento; la seconda,quella di concentrare i vapori nel legno. Questo con danno per i
tarli...e beneficio per gli esseri umani presenti, anche se non mi stancherò mai di dire di non
fare trattamenti antitarlo nei locali adibiti al soggiorno di persone-ovvero di non soggiornare
dove sono in corso trattamenti. A questo punto è chiaro che varie applicazioni ripetute quando
la mano precedente è stata assorbita, ma non è ancora del tutto secca, garantiscono una
penetrazione nel legno molto più` profonda, ed una concentrazione di vapori molto più
efficace.
Trattamento Anitarlo

Ciao e grazie per le utilissime informazioni che si possono trovare sul sito.
La mia domanda e' la seguente:
Ho letto sul trattamento in oggetto, le varie possibiltà che ci sono per combattere i tarli.
Personalmente le conoscevo già, però, per la camera a gas,ho sempre utilizzato, al posto di un
prodotto antitarlo, l'ammoniaca pura.
E' corretto utilizzare tale prodotto o sono meglio i prodotti già preparati che si trovano in
commercio?
Ringraziando anticipatamente per la risposta, saluto tutti
Giampietro giovedì 7 marzo 2002 - 14.54.13

Risponde: Pino

43
A mio modo di vedere occorre utilizzare prodotti antitarlo specifici e possibilmente non nocivi
per l'uomo. questi prodotti, la cui efficacia migliora con la camera a gas, hanno il vantaggio di
essere studiati per una agevole penetrazione nelle fibre del legno, quindi applicati anche a
pennello sul mobile, danneggiano poco le finiture o la patina, e penetrano in profondità nelle
fibre. La camera a gas migliora poi il loro risultato.

Io uso prodotti a bassa nocività e ad alta capacità di penetrazione nelle fibre; si tratta di
prodotti specialistici commercializzati da Sinopia di Cartiglione Torinese (sinotar) e da Bresciani
srl di Milano (protector N). Ti consiglio un'occhiata al sito internet di Bresciani molto bello con
un catalogo veramente dettagliato. Il principio attivo è la permetrina veicolato da solventi a
bassa tossicità ed inodori, con alta capacità di penetrazione capillare. Ovviamente l'azione
migliora se, una volta applicato, chiudi il tutto in camera a gas (nailon sigillato nel migliore dei
modi con all'interno, oltre al pezzo da disinfestare un vasetto contenente uno straccio ben
imbevuto del prodotto) e lo lasci una ventina di giorni, ripetendo eventualmente l'operazione.
Il periodo migliore è l'autunno e la primavera. Buona caccia! Pino.

Risponde: Milo
L' ammoniaca oltre ad avere uno scarso potere penetrante non volatilizza e permane sulla
superficie del legno imbibendolo in maniera deleteria : alterazione della finitura e
rigonfiamento; essa non è inoltre particolarmente nociva per gli insetti xilofagi . Ti consiglierei
di usare prodotti specifici che contengano un principio attivo efficace veicolato da un solvente
ad alto potere penetrante ma al contempo volatile, che intacchi il meno possibile la finitura in
questione... se non dovessi trovare prodotti soddisfacenti in commercio prova con permetrina
in acquaragia al 3 %, va usata preferibilmente su mobili da sverniciare o ancor meglio già
sverniciati, ma come antitarlo è una bomba! ciao..
Milo giovedì 7 marzo 2002 - 22.37.34

Replica : Giampiero
Grazie a Pino e Milo che con le loro risposte mi hanno chiarito le idee. Abbandonerò'
sicuramente l'ammoniaca pura e utilizzerò' i prodotti da voi consigliati.
Visto che non li conosco vi sarei veramente grato se vorrete indicarmi qualche nome o qualche
marca di prodotti (da voi già sperimentati) facilmente reperibili in commercio.
Saluti a tutti, Giampietro Giampietro martedì 12 marzo 2002 - 16.13.30

Risponde: Serena
Non so se si possa fare pubblicità però visto che lo chiedi specificatamente io mi sono trovata
molto bene con un prodotto della" Phase" che si chiama PERMETAR (ndr. usata anche nel
Restauro di un Tavolo Impero) è permetrina dissolta in petrolio e c'è anche la versione
inodore . Ti assicuro che puoi utilizzarla anche in casa.
Provalo e mi dirai

Consolidanti per i mobili tarlati


Sapreste darmi il nome di un buon consolidante per i mobili tarlati???? a parte la colla????
ciao Debora
Risponde: Pino
Esistono in commercio dei consolidanti acrilici meno invasivi del paraloid che, soprattutto,
penetrano con più facilità e creano minori problemi nelle successive operazioni di finitura. Si
possono usare sia a pennello che per immersione (meglio per immersione ove possibile).
Io uso un prodotto della Sinopia (sede in Castiglione Torinese e negozio in Torino, Lungodora
Firenze) di nome Acrilegno ed un analogo prodotto della Bresciani
( http://www.brescianisrl.it/ ) di cui non ricordo il nome. Non so dire se siano accettati dalla
Sovrintendenza ma mi era stato detto che sono più specifici e meno invasivi del paraloid.
Pino
Risponde Vittorio

44
Il Paraloid va bene come consolidante del legno ed è ammesso all'uso dalla Soprintendenza.
E' consigliabile il tipo "Paraloid B-72" diluito in diluente nitro o acetone in concentrazioni che
vanno dal 10% al 30%per le siringature.
Importante è non far snervare il legno con una concentrazione eccessiva poiché ciò può
procurare tensioni interne pericolose.
Le siringature vanno eseguite gradualmente in più fasi successive e con concentrazioni
differenziate dalla più bassa alla maggiore,tali concentrazioni si possono usare anche con le
spennellature.
Buon lavoro
Tarli e umidità
Ho da poco acquistato un armadio in gattice del '700 in discrete condizioni con l'unico difetto
che sulle porte in corrispondenza dei buchi di sfarfallamento (e anche in altre zone) ci sono
macchie scure (forse muffe) dovute credo a cattiva conservazione in ambiente umido.
Qualcuno sa come posso eliminare le suddette?
Devo usare acqua ossigenata?
Grazie anticipatamente
Gianni giovedì 7 febbraio 2002 - 8.22.47

Risponde: Pino
Difficile fare ipotesi senza vedere. Potrebbe trattarsi in alternativa di degrado in profondità del
legno, in corrispondenza dei fori del tarlo, dovuto alla impregnazione per umidità. Molte volte
lo strato superficiale protetto da finitura, anche se malandata, e l'umidità degrada la finitura,
mentre la sua penetrazione nei fori di sfarfallamento altera il legno nella parte interna non
protetta, facendo apparire le caratteristiche macchie in corrispondenza dei fori. Potrebbe anche
trattarsi di residuo di vecchi ed empirici trattamenti anti tarlo mediante iniezioni di sostanze
sbagliate. In ogni caso il pezzo sembrerebbe da pulire e se del caso da sverniciare il più
superficialmente possibile. Al seguito occorre disinfestare con chiusura in sacco per venti trenta
giorni, dopo adeguato trattamento antitarlo. Quindi occorre lasciare asciugare bene e poi
consolidare con paraloid o altro consolidante acrilico per legno. Se a seguito del procedimento
e una volta ben asciugato il mobile conserva macchie dovrà essere trattato con schiarenti nelle
parti occorrenti e uniformato nella tinta con mordenti, contenendo questi interventi nel minimo
indispensabile, quindi finito a mezza cera o gommalacca a seconda della finitura originaria e
delle sue caratteristiche.
Ciao Pino.

45
Index Colorare e schiarire il Legno

L'arte di tingere il legno era conosciuta fin dall'antichità, si dal tempo degli Egizi e dei Persiani.
Questa tecnica è stata documentata però solo in epoca più tarda: greco-romana. Abbandonata
durante il medioevo, fu reintrodotta alla fine del Quattrocento grazie ad alcuni intarsiatori che,
per rendere un maggior effetto cromatico alle tessere usate la utilizzarono nei loro laboratori.
Infatti , le tessere vennero colorite e ombreggiate effettuando la bollitura delle essenze con
liquidi colorati con estratti naturali.
La tintura a differenza della verniciatura, permette di conferire al legno
la colorazione desiderata senza avere l'effetto coprente proprio della verniciatura. Pertanto,
dopo la tintura i disegni delle venature, la tessitura delle fibre, i nodi o marezzature restano
ben visibili lasciando al legno questa inimitabile caratteristica che lo rende unico e così vivo.
L'ebanista o il restauratore sono interessati alla coloritura superficiale dell'essenza che viene
sottoposta a questo trattamento prima o durante la fase di lucidatura
La tintura del legno, potrebbe in un primo momento sembrare cosa alquanto semplice, ma così
non è: il risultato della tintura dipende sia dal tipo di tinta usata che dalla reazione delle
sostanze contenute del legno. La tinta deve essere compatibile con tutti gli altri materiali che
intervengono nel restauro:colle,stucchi, cere o gommalacca. Apprestarsi a tingere il legno
potrebbe quindi supporre una elevata conoscenza tecnica e scientifica. I vecchi restauratori,
possiedono una conoscenza empirica di questi fenomeni, data da numerosi anni di esperienza:
tale conoscenza porta sicuramente a ottimi risultati.
Per chi si avvicina a questo ambiente, un principiante può incontrare qualche difficoltà in
quanto non è semplice orientarsi per mancanza di regole ben precise. Questi appunti possono
solo aiutare in parte, e il provare e riprovare possono essere un buon inizio per toccare con
mano e fare esperienza.
I Mordenti
Alle tinte naturali, di origine vegetale o minerale si sono aggiunte sostanze sintetiche derivanti
dal catrame. Fra le tinte di origine vegetale , usate sin dalla antichità: il the, la cicoria ed il
mallo di noce sono quelle più note, vanno preparate per infusione e utilizzate a caldo. Queste
tinte venivano usate per ravvivare le essenze nazionali (legno di frutto, quercia e faggio). Altre
tinte, forse meno note sono la curcuma, il campeggio, l'indaco, il cartamo e lo zafferano. Altri
coloranti erano di origine animale estratti da alcuni insetti della famiglia degli Omotteri, come
la cocciniglia ed il Kermes.
La Terra di Cassel. di origine minerale ed impropriamente chiamata mordente noce, è
assai diffusa oggi in commercio. Questi prodotto viene estratto dalla torba proveniente dalla
zone di Colonia e di Cassel ed è commercializzato in frammenti bruni che si sciolgono in acqua
bollente. In commercio esistono tinte color Noce, Mogano, Ebano. Le proporzioni della soluzioni
si dosano a seconda dell'intensità di colore che si vuole ottenere. Se si aggiunge qualche
goccia di ammoniaca la Terra di Cassel assume sfumature violacee. Mentre, se addizionata con
anilina rossa, assume sfumature della tonalità del mogano. Come le altre tinte a base acquosa,
la stabilità alla luce è buona. Di seguito riporto un semplice ricettario che può dare un piccolo
suggerimento di come procedere per ottenere la tonalità voluta:
Noce chiaro e quercia: diluire la composizione base in acqua (sciogliere un paio di manciate
di granuli in mezzo litro d'acqua in ebollizione).
Noce scuro: diminuire la quantità d'acqua nella composizione base.
Noce rossiccio: aggiungere alla composizione base un poco di mogano.
Mogano Chiaro: aumentare le dosi d'acqua nella composizione base
Mogano scuro: diminuire la quantità d'acqua nella composizione base.
Mogano con riflessi bruni: alla composizione base aggiungere un poco di noce
Ciliegio: Noce Base più Mogano Base

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Ebano con riflessi:Alla composizione base aggiungere un poco di Mogano

Le Aniline
Le tinte estratte dal catrame vengono comunemente chiamate aniline. La gamma dei colori
disponibili va dal giallo al bruni cupo, si acquistano in mesticheria sotto forma di polveri
commercializzate in bustine da poche decine di grammi. Le aniline si distinguono in dipendenza
dal solvente: aniline all'acqua o aniline all'alcool. Le aniline all'acqua sono, come la terra di
Cassel, più stabili alla luce e compatibili con prodotti vernicianti a base alcolica e sintetica.
Altro vantaggio delle tinte ad acqua è la loro praticità, in quanto possono essere miscelate fra
di loro e con quelle di origine naturale per ottenere tonalità intermedie. Inoltre il loro impiego è
piuttosto semplice in quanto ripassando su una parte appena trattata, non si rischia di lasciare
aloni o chiazze più scure dal momento che l'acqua evapora lentamente.
Le aniline all'alcool sono particolarmente indicate per tingere i legni molto sottili (piallacci e
lastroni) che, se trattati con grandi quantità d'acqua, si imbarcano e deformano tendendosi a
staccare. L'uso di tinte all'alcool non è comunque semplice poiché l'alcool può deteriorare la
colla, per cui occorre proteggere le giunzioni con uno strato di paraffina. Possono dare luogo a
tinte non uniformi se stese da mani poco esperte e non ultimo, la lucidatura a gommalacca è
possibile solo dopo circa una quarantina di giorni dal trattamento di tintura.
Esiste anche un metodo di tintura del legno che si basa non sull'aggiunta di pigmenti colorati,
ma sulla reazione con i tannini del legno facendoli diventare più scuri. Questo metodo,
chiamato mordenzatura, da effetti esteticamente molto validi, ma è di una elevata difficoltà
in quanto l'esito no è prevedibile a priori se non con una grande esperienza.
Uno dei mordenti più usati è il bicromato di potassio, particolarmente adatto per scurire la
quercia ed il mogano e quindi ad uniformare la tinta delle parti nuove con quella della struttura
più vecchia.
Bicromato di potassio
I cristalli di bicromato di potassio sono praticamente indicati per la colorazione del mogano.
Questo metodo viene usato anche per dare al legno un aspetto anticato. Si presta bene per
armonizzare le integrazioni nuove. Ai cristalli viene aggiunta acqua necessaria allo scioglimento
completo. Al momento dell'uso si aggiunge acqua per poter ottenere la giusta colorazione.
Sebbene il liquido risultante sia un arancio vivo, da al legno un colore caldo e piacevole. Se
usato molto concentrato si ottiene una colorazione quasi nera. Lo scurimento del legno non
avviene appena applicato, ma ad asciugatura avvenuta. Attenzione è un prodotto cancerogeno
e va usato prendendo tutte le precauzioni per evitare inalazione e contatto.
Schiarire il legno
L'imbiancamento è un procedimento usato per schiarire i legni che poi verranno tinti in
seguito al fine di uniformare meglio le integrazioni.
L'acqua ossigenata è la sostanza sbiancante più consigliabile dal momento che svolge
un'azione poco dannosa sulle fibre legnose, è adatta tutte essenze e non richiede risciacquo
poiché i suoi componenti evaporano spontaneamente durante l'essiccazione. L'acqua
ossigenata ad alte concentrazioni (60-130 volumi) stabilizza con acido forte, va attivata al
momento dell'uso con sostanza alcalina, ad esempio l'ammoniaca diluita.
L'azione dell'acqua ossigenata è determinata dalla sua scomposizione in acqua ed ossigeno
atomico il quale, ossidando le sostanze coloranti del legno ne provoca la decolorazione.
L'acqua ossigenata si passa sul legno con uno straccio bianco non di cotone poiché questa fibra
si degrada facilmente a contatto con essa.
Nota di Massimo Bertucelli
Per la sbiancatura del legno, ho utilizzato una soluzione ottenuta componendo al 95% acqua
ossigenata a 100 volumi e per il rimanente 5% ammoniaca pura.
Per ciò che attiene al processo di sbiancamento , dopo avere indossato dei guanti protettivi,
con un pennello ho incominciato a spennellare la parte da trattare lasciando qualche minuto
come tempo d'azione della soluzione sul legno.
Mi raccomando di usare anche una mascherina , perchè i vapori dell'ammoniaca sono terribili.
Successivamente con una pezza di cotone si strofina energicamente la parte da trattare.
Se il risultato ottenuto non risponde alle aspettative l'operazione si può ripetere a distanza di
qualche ora, sostituendo alla pezza un po' di lana d'acciaio tipo 00 .

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Una volta terminata l'operazione di sbiancamento e' consigliabile ripulire la parte trattata con
un po' d'alcool e strofinarlo con una pezza di cotone per asportare residui di soluzione e fili di
lana d'acciaio.
Personalmente sono rimasto soddisfatto del risultato che ho ottenuto, ma se qualcun altro ha
esperienze con altri sbiancanti sarei grato se vorreste
mettermene al corrente.

Buon lavoro a tutti Massimo Bartoccelli

Attenzione
L'acqua ossigenata a concentrazione 130 volumi, la si acquista in farmacia. Nell'uso occorre
prendere tutte le precauzioni per evitare il contatto con la pelle e con gli occhi in quanto a
questa concentrazione è altamente corrosiva. Anche l'uso dell'ammoniaca è pericoloso per
inalazione dei vapori. Quindi, se non si è certi di operare in tutta sicurezza è meglio non
mettersi nemmeno ad iniziare il lavoro con l'uso di questi prodotti.
Altre sostanze sbiancanti sono:
Candeggina: Tecnicamente Ipoclorito di sodio in concentrazione al 12%. Prima dell'uso
questa va ulteriormente diluita in proporzione variabile (1:1, 1:3). Chiaramente una maggiore
diluizione ha un potere sbiancante inferiore, ma si evita quella colorazione giallastra tipica della
candeggina.
Acido Ossalico: è un acido organico molto tossico da diluire in acqua o alcool. Se usato a
caldo il suo potere decolorante aumenta. Dopo il trattamento il legno deve essere
accuratamente lavato.
Idrosolfito di Sodio: si usa in soluzione acquosa la 10% che ne potenzia gli effetti. Anche in
questo caso, dopo il trattamento il legno va lavato.
Permanganato di potassio: Si presenta sotto l'aspetto di un sale color violetto solubile in
acqua. E' un potente sbiancante, ma di uso disagevole. Infatti l'applicazione sul legno, lascia
incrostazioni saline che vanno poi rimosse con acido cloridico. E' necessario poi lavare
abbondantemente con acqua.
Selezionato dal Forum

Impregnanti e mordenti
Sono agli inizi e vorrei conoscere la differenza tra impregnante e mordente. Hanno la stessa funzione?

Filippo lunedì 18 febbraio 2002 - 11.41.32

Risponde Pino
L'impregnante è un prodotto moderno che ha sia la funzione di colorare il legno sia quella di
proteggerlo da funghi, agenti atmosferici ecc.. Il suo uso è preliminare ad una finitura con
vernice per legno e si deve sempre accertare la compatibilità dell'impregnante con la
composizione della vernice che s'intende adottare.
Il mordente è un prodotto tradizionale il cui unico scopo è la coloritura del legno: detta
coloritura è compatibile con la finitura del mobile a gommalacca ed a cera. Il mordente
costituisce strumento di colorazione comunemente utilizzato nella produzione tradizionale del
mobile quindi è tecnica di colorazione utilizzabile nel restauro e filologicamente corretta. Ciao
Pino.

Coloritura abete
Non è facile trovare siti ben fatti e utili come questo. Complimenti!
Anche se la mia richiesta non si riferisce al restauro vero e proprio spero comunque di avere una
risposta. Ho costruito un tavolo di abete e vorrei dargli quel caratteristico colore "mielato" tipico dei
vecchi mobili.Cerco qualche consiglio sui prodotti più adatti.

48
Grazie Franco domenica 17 febbraio 2002 - 6.47.01

Risponde Pino
Puoi usare impregnanti di tinta rovere chiaro, oppure mordenti noce chiaro molto diluiti.
Dipende dalla fiunitura che vuoi ottenere. Probabilmente la tinta miele può risultare dalla
applicazione di gommalacca il cui colore ambrato sull'abete dovrebbe portare a quella tonalità.
In questo caso non usare impregnanti ma mordenti, poi applica la gommalacca a tampone. Se
il tavolo è rustico applica gommalacca a pennello, opacizza con paglietta o carta vetrata sottile,
e finisci a cera. Ovviamente ci sono molte alternative, trattandosi di mobile nuovo, con l'uso di
impregnanti e vernici più resistenti. Difficilmente eguagliano sul piano estetico le finiture
tradizionali ma rendono il mobile più pratico e resistente.
Pino
Patinare il legno a imitazione mobili antichi
Lo so che la patina di un vecchio mobile è inimitabile e che è impossibile realizzare in breve tempo e
artificialmente ciò che è avvenuto in svariati anni di uso. Ma penso sia utile conoscere efficaci tecniche
per dare ad un legno nuovo l'aspetto il più vicino possibile a quello antico. Questo naturalmente senza
voler far passare per antico un mobile che non lo è! So che nella zona di Bassano del Grappa (TV) molti
artigiani producono mobili che sono pregevoli copie di quelli antichi. C'è qualcuno in grado di darmi
suggerimenti sulle tecniche e sui prodotti più adatti per questo scopo?
Renzo martedì 19 febbraio 2002 - 11.17.08

Risponde: Giuseppe
Nel restauro, si usa patinare i mobili quando questi si trovano con una patina originale
inesistente (dopo la sverniciatura da prodotti sintetici o da vernici ad olio), oppure se
sottoposti ad eccessiva umidità per lungo tempo. Ci si trova nella necessità di patinare i mobili
anche quando vengono effettuate delle reintegrazioni di parti mancanti, piani o parti di questi,
frontalini di cassetti ecc.
Occorre , in queste reintegrazioni usare la stessa essenza usata originalmente, poi con
mordente adatto, uniformare la colorazione al resto del manufatto, ed infine trattare il mobile
con una corretta finitura a cera, mista o solo gommalacca.
Se si tratta di un mobile nuovo che si vuole antichizzare, il discorso cambia leggermente, in
quanto non c'è la necessità di uniformare il colore, ma di scurire opportunamente l'essenza
usata per dare quel colore caldo di un legno patinato. La finitura è poi la stessa .
Vedi nel sito i dettagli per la colorazione e rifinitura.
Saluti
Giuseppe Giuseppe giovedì 21 febbraio 2002 - 9.51.48

Risponde: Pino
Come al solito Giuseppe ti ha detto tutto. Mi permetto solo di darti un consiglio sul trattamento
del legno preliminare alla finitura. Una delle caratteristiche del mobile antico è quella di
presentare un legno con aspetto che a volte si dice "inossato", derivante dalla progressiva
riduzione, per perdita di umidità, della massa legnosa con il passare di lungo tempo. Tale
aspetto non è riproducibile alla perfezione e contraddistingue il legno effettivamente antico: ho
tuttavia sperimentato un accorgimento che uso sulle sostituzioni a volte inevitabili e non
sempre possibili con legno della stessa essenza ugualmente antico. Si tratta di passare sulla
superficie del legno nuovo, soprattutto sugli spigoli troppo vivi, un oggetto metallico premuto
con grande forza (per i pezzi piccoli uso la testa di un martello per quelli grandi un ferro da
stiro (ovviamente freddo tenuto leggermente di spigolo) o un batticarne liscio. In questo modo
la superficie schiacciata, una volta rifinita, si avvicina di più anche al tatto alle parti autentiche
del mobile e si ottiene una migliore mimesi. Prova, se vuoi e fammi sapere.
Ciao, Pino. Pino venerdì 22 febbraio 2002 - 16.
Uso del Mordente

Esiste una procedura di come si preparano i mordenti e , come devono essere applicati dopo
un lavoro di pulitura del Mobile?

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Risponde Giuseppe
La tinteggiatura del legno è stata usata fin dall'antichità per due principali motivi: o fare
apparire un'essenza comune come essenza di valore, oppure per armonizzare le integrazioni
lignee con il resto del mobile.
Le tinte sono normalmente all'alcool (aniline) o all'acqua (mordente).
Si usa colorare il legno anche con terre o olio di lino.
Tempo fa lessi su un libro che trattava di restauro, che una dote del restauratore si avvicina
molto a quella della massaia che, in cucina, riesce con l'esperienza acquisita a dosare
sapientemente gli ingredienti per ottenere piatti sapientemente saporiti.
Questa affermazione non si allontana molto dalla realtà. Spesso e volentieri, le dosi che devo
usare le so approssimativamente , e ad occhio preparo il mordente e altri preparati: solo per la
preparazione della gommalacca faccio misure precise.
Nella tua email, mi parli di mordente in scaglie, ma quello che conosco io è in granuli neri e da
al legno un bel colore noce.
La proporzione da usare in genere è di 1 a 10 rispetto all'acqua. Pertanto in un litro d'acqua, ci
vuole circa un etto di mordente.
Tale proporzione, va però variata dipendentemente dalla tonalità più o meno scura che si vuole
ottenere.
E' usato nel campo del restauro anche mordente mogano: unendo in proporzioni "opportune "
questi mordenti, si ottengono variegate tonalità.
Se fai bollire l'acqua, il mordente si scioglie più facilmente e completamente senza lasciare
troppi residui.
L'aggiunta di qualche goccia di ammoniaca facilita la fissazione del colore.
Una volta preparato, lo puoi filtrare e conservare in un bottiglia di vetro. Prima di usarlo, se lo
scaldi penetra più facilmente nelle fibre del legno.
Per l'applicazione del mordente, io procedo in questo modo:
Dopo aver preparato la superficie, scaldo il movente e provo la tonalità in un legno di scarto
della stessa essenza di quello da trattare, oppure su di una parte nascosta del mobile.
Correggo eventualmente la tonalità aggiungendo anilina o acqua..
Dipendente dall'ampiezza della superficie da trattare userò o un pennellino ( se la superficie è
ridotta) o una spugna. ( se la superficie è ampia).
A portata di mano avrò sempre una spugna umida e pulita per uniformare la distribuzione del
mordente.
Supponendo di trattare una superficie ampia, immergo la spugna nel mordente e, strizzata non
eccessivamente, la passo sulla superficie. Una volta passata su tutta la superficie, usando
l'altra spugna (solo umida d'acqua e pulita), la passo sulla superficie nel senso delle venature,
uniformando in questo modo la distribuzione del mordente.
Occorre prestare attenzione che se si ripassa il mordente dove già sta asciugando, la parte
acquista una tonalità più scura. Questo può essere una strategia per correggere meglio la
tonalità finale, avendo l' avvertenza è di limitare comunque le passate in quanto l'uso
dell'acqua è sempre da ridurre al minimo.
Giuseppe
Colorare con le terre
La mia domanda si riferisce alla possibilità di scioglimento in acqua delle terre quali terra
d’ombra, terra di Siena, ocra gialla o rossa ecc. ai fini di colorare il legno. Ho letto da qualche
parte che tale procedimento conferisce una colorazione naturale, morbida, facile da dosare.
Dalle prove che ho fatto devo dedurre che le terre sono insolubili in acqua. Ho provato anche a
far bollire l’acqua ma sempre dopo brevissimo tempo la terra precipita nel fondo lasciando
l’acqua perfettamente trasparente. Ho ottenuto un certo risultato mescolando la miscela in
modo da portare in sospensione la terra e tingendo subito con un pennello. Quando la
superficie è asciutta passando una mano si attacca un po’ di terra ma rimane una certa
colorazione superficiale del legno.

Risponde Carlo
Per quanto ne so io, le terre sono in genere pigmenti variamente e spesso solo parzialmente
solubili . La cosiddetta "terra di Kassel" è in realtà composta da una buona parte di ossido di
ferro, e questa è la frazione solubile in acqua che la rende idonea a fare da mordente all'
acqua. Ma contiene anche frazioni bituminose insolubili in acqua,ma solubili in olio, ed è perciò

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base anche per i mordenti a base grassa. Credo si possa dire che che la terra di Kassel
sia...una terra un po' anomala! Altre terre invece,per quanto mi consta,formano in acqua una
sospensione che deposita in breve tempo, e la frazione solubile risulta insignificante. E' chiaro
che la applicazione sul legno della sospensione equivale a depositare sulla superficie di questo
un fine strato di polvere, nulla più. Ho letto anch' io che sono state usate per colorare il legno,
ma francamente non ho mai capito come.....a meno che non si sia impropriamente parlato di
"colorare",nel senso che siano state disperse in una vernice, magari poco coprente. La cosa
non deve stupire più di tanto: ad esempio il nerofumo, che è un pigmento abbastanza
coprente, è stato usato insieme alla anilina per ottenere vernici alla gommalacca nere con un
tono più caldo di quello che si ottiene con la sola anilina. L'impatto visivo non consente di
apprezzare la presenza del pigmento. Certo, per colorare le vernici con un pigmento più o
meno coprente bisogna usare una quantità modesta di pigmento, e badare a non usare quei
pigmenti dotati di grande potere coprente intrinseco: altrimenti addio trasparenza! Ma alcuni
pigmenti - ad esempio la terra d'ombra - sono abbastanza trasparenti, e così si prestano bene
alla bisogna. Un' altra possibilità è che all'acqua sia stata aggiunta una certa quantità di colla
animale, per stabilizzare un po' la sospensione, e per fissare in qualche modo il pigmento al
legno in attesa della mano protettiva di vernice trasparente. D'altro canto,io non mi so dare
spiegazioni diverse da queste all'asserito uso di alcune terre praticamente insolubili " per
colorare il legno";ed anche la strategia di acidificare, o di render basica l'acqua per migliorare
la soluzione non mi sembra che muti la situazione in modo radicale. Comunque se qualcuno ha
notizie in merito questo è un argomento per me molto interessante!

Risponde Giuseppe
Ho letto con attenzione la vostra discussione e, pur non avendo mai avuto l' occasione di
mettere in pratica il procedimento di coloritura con le terre (che ho solo usato per colorare lo
stucco), mi sono ricordato di aver letto qualche cosa in proposito. Sono andato in biblioteca, ho
scartabellato un po' di libri, ed ecco cosa ho trovato: " ( ...) le terre colorate sono coloranti
naturali che si presentano sotto forma di polveri di vari colori: terra di Siena, terra d'ombra,
terra rossa, cinabro, giallo artiglieria, ocra gialla, nerofumo. " - Quindi deduco che si parli delle
classiche terre colorate usate per lo stucco con gesso di Bologna. Il testo prosegue: - "Queste
terre possono essere impiegate per dare una tonalità di fondo al mobile (o ad una parte di
esso) prima della colorazione vera e propria fatta col mordente. Oppure per dare un primo velo
di patina ad un pezzo di legno nuovo che dobbiamo adattare nel mobile." - pertanto le terre
vengono usate non per una colorazione vera e propria, ma per creare il fondo o, cosa
interessante, dare una patina ad un pezzo da integrare nel mobile. Prosegue: - "Le terre si
sciolgono in acqua, pero bisogna dire che lo scioglimento avviene in modo piuttosto difficoltoso
e tutt'altro che completo perciò conviene adottare alcuni accorgimenti: Innanzitutto è
opportuno sbriciolarle più finemente possibile in un mortaio e setacciarle ; una volta poste in
acqua conviene scaldare l'acqua per agevolare la formazione della soluzione, quindi filtrare il
liquido con una garza e infine bisogna mescolare continuamente il preparato anche durante
l'uso. L' applicazione avviene mediante una spugnetta come si fa normalmente per il
mordente. " Infine il testo conclude aggiungendo: "...Inoltre le terre vengono usate per
colorare cera e gommalacca. Si colora anche la trementina per patinare le cornici dei mobili e
gli intagli quando vengono parzialmente rifatti. E qui si apre un altro capitolo: le terre nella
cera e nella gommalacca a che punto diluiscono completamente, non rimangono residui??

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Index Gli oli nel
Restauro
Esistono principalmente due tipi di olii usati nel restauro: l'olio di lino cotto e l'olio paglierino.

Olio di lino cotto: era usato al posto della vernice, sia per esterni (serramenti in legno) che
per mobili ordinari in legno dolce. Può essere impiegato anche per creare una mano di fondo
perchè da una tonalità calda al legno e quando è asciutto vi si può applicare la gommalacca. E'
consigliabile, prima di usarlo su di un mobile, fare delle prove su pezzi di scarto della stessa
essenza per rendersi conto dell'effetto che produce sia per imparare ad usarlo. Il suo utilizzo,
inoltre, andrebbe limitato a legni teneri e porosi. L'olio di lino cotto può essere colorato con le
terre e gli ossidi.

Olio di lino Cotto e Olio di lino crudo:


L'oilio di lino crudo e' l'olio cosi' com'e dopo l'estrazione dai semi.
Quello cotto e' quello crudo riscaldato in modo che prepolimerizzi.
Che vuol dire sto parolone ?
L'olio di lino e' una molecola, molto simile all'olio di oliva, che tende ad unirsi a se' stessa
creando delle molecole sempre piu' lunghe che si chiamano polimeri.
Quando l'olio di lino penetra nelle fibre del legno, con l'effetto di luce e calore polimerizza
ed in pratica va ad occupare tutti i pori liberi tra le cellule del legno rendendolo impermeabile.

L'olio di lino crudo entra piu' in profondita' perche' le molecole sono ancora semplici e piccole.
L'olio di lino cotto e' gia' in parte polimerizzato e pertanto fa piu' fatica ad entrare e tende
piuttosto a creare una patina esterna che si secca (si chiama anche olio siccativo) e che fa'
comunque da idrorepellente ma e' piu' soggetta a rompersi.
Gli usi di tipo generale dei due olii sono questi:
- olio di lino crudo: primo trattamento di un legno
- olio di lino cotto: restauro o conservazione di mobili antichi, e impermeabilzzazioni di
pavimenti in "cotto"

Olio paglierino
Si tratta di un olio di origine vegetale, chiamato paglierino appunto per il colore giallo chiaro e
la trasparenza, i cui usi sono molteplici .
Nel Restauro viene usato per::

- In fase di pulitura del mobile va a costituire assieme ad alcool e trementina la soluzione


triplice.

- Dopo la sverniciatura, spesso accade che il legno si mostra sfibrato anche per le condizioni
ambientali in cui è stato tenuto. L'olio paglierino può essere efficacemente usato per ravvivare
e "nutrire"il legno.

- E' anche usato come mezzo per scurire il legno che assumerà tonalità calde e piacevoli. Il
livello di scuro raggiunto dipende dalla qualità del legno, ed è bene fare sempre una prova in
un angolo nascosto, anche perché l'operazione di oliatura non è reversibile. Dopo aver passato
l'olio è bene aspettare almeno un giorno per dargli il tempo di essere assorbito, ed in seguito,

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prima di intervenire con altri prodotti, è bene passare la superficie trattata con paglietta
d'acciaio e un panno asciutto per togliere l'olio in eccesso, non bevuto dal legno).

-Viene usato nella procedura della lucidatura a tampone svolgendo un doppio ruolo: da un lato
lubrifica il tampone permettendo un più facile scorrimento sul legno, dall'altro contribuisce a
conferire lucentezza al legno. Occorre comunque usarlo con parsimonia, in quanto se usato in
eccesso ostacola l'assorbimento della gommalacca ; non bisogna infatti dimenticare che il
lucido dell'olio ha breve durata, mentre una bella lucidatura dipende dalla paziente
applicazione di vari strati di gommalacca con il tampone.

- Per togliere le puntinature di turapori che restano nei pori del legno di mogano, soprattutto
nei mobili inglesi, dopo averli sverniciati (lavorare le superfici del mobile con una paglietta e
contemporaneamente con un batuffolo bagnato di olio paglierino. Fare attenzione al fatto che,
oltre a togliere i puntini nei pori, l'olio scurisce il legno o come minimo lo ravviva).

- Come lubrificante della pietra per affilare gli scalpelli (se si vuole che sia meno abrasiva,
altrimenti usare l'acqua).

Approfondimenti: I Materiali usati nel restauro del Mobile

selezionato per voi da Il Forum

Olio di lino cotto e olio di lino crudo


Vorrei con il Vostro aiuto risolvere il mio personale quesito;
Olio di lino cotto oppure Olio di lino crudo.?
Qual'é la differenza? e qual'é l'uso più appropriato dei due prodotti?
Vi ringrazio anticipatamente per la Vostra risposta e complimenti per il Vostro sito.
Antonio
domenica 6 gennaio 2002 - 10.07.28

Risponde: Pino
Non ne so molto ma ritengo che l'olio di lino crudo sia utilizzato come medium per i colori
appunto "ad olio" in pittura, mentre l'olio di lino cotto viene utilizzato per la lucidatura ad olio
nei mobili. Esattamente in cosa consista la "cottura" non te lo so dire così come non ho idea di
quali diverse proprietà abbiano le due forme diverse di olio di lino.

Risponde: Giacomo
L'olio di lino è un olio siccativo, ovvero un polimero naturale. Asciuga molto lentamente e resta
appiccicoso per tempi molto lunghi. Se cotto aumenta di densità e asciuga un poco più in
fretta. Personalmente ritengo che sia da evitare nella lucidatura a tampone perchè impasta e
ingiallisce, specie quello cotto. Io prediligo l'olio paglierino, altri l'olio di vaselina, ma sempre in
quantità minime.
Va benissimo per dipingere proprio in virtù della sua robustezza, si diluisce in trementina.

Risponde: Gabriele
Su di un manuale per falegnami ho trovato che l'olio di lino (non specifica se cotto o crudo)
veniva usato frequentemente per la finitura di esterni. Io l' ho usato per trattare una superficie

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di un mobile da cucina con funzione di ripiano perchè viene consigliato su superfici dove
vengono posate pentole calde, infatti non lascia aloni cosa che potrebbe succedere su superfici
trattate con altri prodotti. Il problema è che ci vogliono almeno 5 mani e per asciugare da una
all'altra ci mette diversi giorni. Per la cronaca ho usato olio di lino crudo.

Risponde: Anonimo
Aggiungo solo che l'olio di lino crudo viene riscaldato per ottenere lo standolio ovvero l'olio di
lino cotto e questa operazione può essere ripetuta più volte al fine di aumentare la lunghezza
delle molecole di polimero che si formeranno quando l'olio verrà a contatto con l'ossigeno
(ossipolimerizzazioine...=olio siccativo).
I polimeri di dimensioni maggiori penetrano meno nel legno e sono più simili ad una vernice.
La cera vergine è la denominazione commerciale della cera d'api. Si presenta in pani di colore
variabile che vanno dal giallo chiaro al bruno. La tipica cera d'api italiana è di un bel colore
giallo carico, il suo gradevolissimo profumo di miele è inconfondibile. Le qualità migliori
vengono prodotte in Romagna e in Toscana. E' consigliabile acquistare la cera direttamente da
un apicoltore, diversamente se la si acquista in un negozio, ricordatevi che quella più scura
non è italiana.

Index La cera usata nel Restauro

La cera vergine va opportunamente preparata per poter ottenere l' encaustico da applicare sui
mobili.
In commercio esistono prodotti già pronti per l'uso che vengono venduti già colorati o al
naturale. Alcuni sono comunque di buona qualità e il loro uso può essere comunque preso in
considerazione se non si ha l'occasione di preparasi da se l'encaustico.

L'uso principale che si fa della cera in restauro è senz'altro la lucidatura. Un uso non meno
frequente ne importante lo si ha in fase di stuccatura: infatti per quei mobili che poi andranno
lucidati a cera, si possono usare gli stick che si trovano in commercio (tra l'altro colorati in
varie tonalità di essenze) per chiudere i piccoli fori dei tarli o piccole imperfezioni.
Non è adatta per sostituire lo stucco vero e proprio in quanto la sua consistenza non lo
permette.

Cera in scaglie e cera in panetto

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