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Riva e Berbenni – storia sociale

Glossario
STORIA SOCIALE
II GM: Seconda guerra mondiale
Due esami scritti prima di Natale (facoltativo) Spt: soprattutto
Appunti, BB, ascesa e declino libro! Berbenni
Accogliere e curare (libro)
La storia ha senso, se questa è collegata alla realtà!
Due parti:
1. Età moderna o antico regime
2. Età contemporanea
Età moderna o antico regime -> dal 500 al 700 - prima della Rivoluzione francese 1789
Due termini contrastanti per la stessa epoca xk mette insieme la modernità ed elementi conservativi (ideologico).
Età contemporanea -> dalla Rivoluzione francesca (nascita stato-nazione cioè nasce una pratica di diritto codificata che
coinvolge tutto il mondo dell’assistenza legata al concetto di cittadinanza) fino ai tempi nostri. Che rapporto c’è tra
cittadinanza e assistenza?
L’assistenza funzionava in modo diverso, prima era gestita da più autorità: religiosa, politica o civile, privati. Questo
funziona ancora oggi ma sono tutte attività regolate da leggi dello stato o regionale.
IMP! Il Welfare odierno è una conquista che riguarda la parte dell’Europa occidentale, es. Stati Uniti dove ci sono gli
ospedali pubblici in cui non lavorano i dottori più bravi. Tutti i diritti che riguardano il welfare sono gli ultimi diritti di
cittadinanza acquisiti da poco (dalla fine della II GM), quindi gli europei hanno da perdere.
È un sistema di welfare che garantisce diritti a tutti ma c’è un limite delle risorse. Questi sono gli ultimi acquisiti ma i
primi che stiamo perdendo xk è garantito da tasse e contributi dei lavoratori ma i paesi occidentali hanno un alto tasso
di vecchiaia e un alta evasione fiscale che lede il diritto di tutti spt il sistema del welfare.
C’era un’idea di sistema sociale e AS anche nell’antico regime.
I diritti di cittadinanza sono divisi in + categorie
• Civili: libertà di parola ed espressione, divorzio, lavoro, istruzione -> spt per l’emancipazione femminile che
passa dall’istruzione per arrivare al lavoro
• politici: partecipazione politica (votare ed essere votato)
• sociali: sono i diritti di welfare, sono arrivati per ultimi xk in realtà sono dovuti passare dalla conquista di quelli
civili e politici; il welfare è legato alla nascita stato-nazione, quel modello statuale figlio della storia europea
più diffuso al mondo grazie alla colonizzazione che non è caduto dopo la decolonizzazione; in Medio Oriente
c’è un tipo di società diverso e non funziona molto lo stato-nazione xk c’è bisogno di una storia
• nei diritti di cittadinanza ci sono quelli ambientali, insieme ai diritti ci sono i doveri
• anche i diritti di rete xk condizionano tutti i diritti e doveri, dove siamo identificabili e riconoscibili fornendo
dati in archivio, la rete diventa archivio primario e il primo a gestire i dati e quindi i diritti, es. green pass
questo avrà influenza sulla società e sul modo in cui noi AS opereremo
Italia, sempre all’avanguardia nei modelli assistenziali
1° volume: accogliere e curare – contesto: monarchia cattolica spagnola (un impero) che nel secondo 500 occupa il
centro America e molte zone del Sud America.

Non possiamo pretendere di comprendere le trasformazione economiche senza comprendere i moventi sociali alla
base di quelle trasformazioni (e il contrario). Lo stato è un istituzione che ha impiegato molto a formarsi sotto questa
forma moderna attuale; la formazione dello stato moderno è andata di pari passo con un’economia sempre più
strutturata. Partiremo dal periodo pre-contemporaneo (800 età contemporanea).
Crescita economica in epoca preindustriale
C’è un senso di continuità: presente, passato e futuro sono collegati; per capire com’è cambiata società ed economia
nell’età contemporanea (tra età moderna e rivoluzione industriale) si fa riferimento a tre concetti e questioni:
1. agricoltura:
Individualismo agrario
a. maggese: (imp) per estensione, l’anno in cui un campo veniva lasciato a riposo per consentirgli di
recuperare le proprie caratteristiche nutritive, depauperate delle precedenti culture e durante il quale
veniva utilizzato per il pascolo libero dal bestiame
b. open field (campo aperto): ampia estensione di terreno rurale in cui erano promiscuamente dispersi, in più
lotti piccoli, i fondi di molti proprietari, ognuno dei quali avente legali diritti sia a titolo di pieno possesso
che di affitto perpetuo. Ogni lotto aveva più servitù imposte dalla consuetudine
c. c’era il divieto di recintare il lotto di terreno
d. commo lands: terre incolte cedute all’uso collettivo della comunità dal feudatario, avevano poco valore ma
la usavano per spigolatura, pascoli, taglio del legname, ecc.

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Il sistema fondiario più diffuso e tipico delle aree che poi saranno direttamente interessate alle origini della
rivoluzione industriale era il sistema “a campi aperti” che si reggeva sull'esistenza di regole comuni nella gestione
della terra come unica possibilità di rimediare alla bussa produttività dell'agricoltura.
Pianificazione delle attività produttive in base a regole comunitarie.
Proprietà fondiarie: costituite da piccoli appezzamenti non contigui, sottoposti a molteplici vincoli d'uso, tanto da
rendere impossibile qualsiasi iniziativa produttiva senza il consenso. Il concorso dei vicini: i singoli coltivatori molto
spesso non erano in grado di permettersi la dotazione strumentale indispensabile (aratro, buoi...) manifattura:
Secondo le regole comuni, nel momento in cui occorreva decidere i cicli colturali, agli appezzamenti dei singoli
proprietari venivano considerati come parte di uno degli open Fields che la comunità gestiva in forma cooperativa.
Sulla base di un accordo intervenuto tra i proprietari, la comunità decideva esecuzione delle varie fasi di lavoro,
dalla concimazione, all’aratura, alla semina, al raccolto.
Dopo la mietitura, l'open field diventava una proprietà collettiva adibita al pascolo indistinto di animali di piccola
taglia. alla spigolatura ed alla raccolta dei prodotti selvatici.
Oltre alle terre aperte stagionali, in ogni comune vi erano anche terre soggette tutto l'anno all'uso comune
(Common Lands) ma c’era una bassa produttività della terra xk non si avevano incentivo a migliorare la produzione.
Affermazione di un nuovo modo di praticare l'attività agricola maturato in un lungo periodo di tempo.
L’agricoltura inizia a modernizzarsi dopo l’epidemia di peste, ha fatto una decrescita demografica fino al 400
(cambiamento abissale); viene meno l’organizzazione feudale curtense e nel basso medioevo tutto cambia.
La trasformazione dell'agricoltura inglese tra il XVIII e il XIX secolo si può sintetizzare in due categorie (IMP).
• Rivoluzione Agricola (o Agronomica): intende le modifiche dell'efficienza produttiva conseguenti
all'introduzione di nuove tecniche colturali e di nuovi criteri gestionali delle aziende. Si coltiva per vendere il
prodotto sul mercato e aumentare la produttività della terra e dei profitti (prima autoconsumo).
• Rivoluzione Agraria: intende i cambiamenti dell'organizzazione giuridico-sociale del mondo rurale, in
particolare il passaggio dalle strutture organizzative di tipo comunitario all'organizzazione capitalistica,
cambiano le modalità di proprietà della terra.
Tre elementi coinvolgono organizzazione nella coltivazione, +produzione, innovazione tecnologica
a. Trasformazioni organizzative: rivoluzione agraria -> sostituzione dei campi aperti, inseriti nella organizzazione
produttiva del villaggio, con le proprietà private riconoscibili dalla presenza dei campi recintati e appartenenti
a unità produttive di grandi dimensioni. Avviene in Inghilterra per primo.
IMP! Diffuse le RECINZIONI (enclosures) tramite l'insediamento di siepi o la costruzione di muri a secco; erette
dal proprietario per identificare una parte di superficie ad uso agricolo. Tale processo di affermazione della
proprietà privata avvenne a danno dei campi aperti e delle terre incolte comunali e si definì sulla base di
negoziazioni private o di appositi provvedimenti legislativi (parlamento).
Diffuse spt tra 1760 e 1820, ci fu un riaccorpamento degli appezzamenti in unità poderali contigue così da
costituire unità produttive concentrate e di dimensioni adeguate a gestioni capitalistiche volte al mercato.
Servono a rompere un vincolo alla crescita xk permettono di insinuare nella mente una nuova mentalità:
l’individualismo agrario, parola introdotta dallo storico francese Marc Bloch per indicare la libera disponibilità
della terra alle decisioni produttive di chi ne è proprietario o conduttore; l'affermazione dell’IA consegue al
superamento degli usi collettivi c all'abolizione dei diritti signorili. L’IA fu determinante precondizione per
l'innovazione tecnica in agricoltura e fu principale differenza rispetto all'agricoltura di antico regime. Questi
cambiamenti si accentuarono nel corso del XVII secolo perché sostenuti da una forte spinta verso
l'individualismo agrario. Secondo Deane fu la crescente rimuneratività del prezzo del grano a motivare la
politica di acquisizione fondiaria.
b. Aumento della produzione: ci fu un aumento delle aree coltivate durante il 700, ma la crescita della produzione
era dovuta anche all’adozione di pratiche agricole intensive, differenziazione dei prodotti, ecc.
c. Innovazione tecnologica: ci furono due modalità innovative quali tecniche agronomiche e strumenti di lavoro.
Tecniche agronomiche che ha due caratteristiche significative come il superamento della maggese per
aumentare la produzione e quindi il guadagno (prima rotazione biennale, poi triennale, ma ora unico ciclo) e
integrazione in un unico ciclo produttivo della produzione vegetale e dell’allevamento così da massimizzare.
Agricoltura tradizionale -> rotazioni biennali o triennali con riposo periodico di parte della superficie utile.
Le nuove rotazioni (Sistema di Norfolk) coprivano un quadriennio e sostituivano al riposo periodo colture
fertilizzanti (leguminose da foraggio: erba medica e trifoglio) e colture da rinnovo (radici: rape e patate). I
Ciclo di Norfolk: considerato il prototipo della nuova agricoltura, il cielo di Norfolk prevedeva un
avvicendamento quadriennale (frumento-rape- orzo-trifoglio). Tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo il
sistema venne adottato anche in Europa continentale.
Strumenti di lavoro: nuove macchine moderne, ferro invece del legno, meccanizzazione, stretto rapporto tra
attività agricola e produttori industriali.

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2. Manifattura: l’industria non è nata con l’industrializzazione, ma c’era prima xk i beni si producevano anche prima.
Attività di trasformazione secondo cinque modalità prima della rivoluzione industriale :
a. Industria domestica rurale (autarchica) -> autoconsumo, è fuori dal mercato
Ai margini e fuori dall’area degli scambi dove la famiglie contadine in casa producono per autosussistenza,
non entravano nel mercato (luogo di incontro tra domanda e offerta).
b. Industria a domicilio (lavoro a tempo parziale su commessa di un operatore esterno)
Chiamata in modi diversi: in Inghilterra era un decentrare la produzione nelle campagne dove la figura
centrale era il mercante imprenditore (figura ibrida) intermediario tra il produttore a domicilio e i mercati
(della materia prima e di collocamento del prodotto finito), coordina, il mercante-imprenditore disponeva
di liquidità e di collegamenti commerciali che gli consentivano di organizzare una rete produttiva dispersa
in ambito rurale; talvolta faceva svolgere la fase finale di preparazione del manufatto in un proprio
laboratorio. Figura nata in tarda età medioevale, assolse le sue funzioni, soprattutto nel settore tessile, sino
all'avvento della fabbrica.
Putting-Out System: sistema di anticipazione, l’azione organizzativa del mercante-imprenditore sull’attività
produttiva svolta a domicilio in ambiente rurale. Prevedeva la fornitura della materia prima e talvolta degli
stessi strumenti di lavoro. Vantaggio: risparmio dei costi xk costano meno in campagna che in città, in base
alla domanda l’imprenditore coordinava quindi non aveva costi fissi. Non poteva però vedere la qualità del
prodotto.
c. Manifattura domestica (piccola impresa rurale indipendente) -> forma minoritaria nel mondo rurale.
Artigiano indipendente ed esperto di ogni fase produttiva, marginalmente impegnato nelle coltivazioni. I
prodotti (panni di lana, tele di lino) erano ceduti a grossisti incettatori per tintura rifinitura e vendita.
d. Corporazione artigiana urbana (organizzazione autoregolata)
Riduzione della concorrenza + protezionismo delle dogane municipali. Fissazione di tempi e modi del lavoro
con rigidi standard qualitativi minimo dei manufatti. Inoltre: garantite misure assistenziali a favore delle
famiglie dei corporati e forme del culto religioso. Magistrature interne, in caso di disputa c’erano magistrati
interni alla corporazione. Ancora oggi ci sono questi concetti in certe professioni: iscrizione all’albo, rispetto
di regole interne, passare certi esami, ecc.
Dal XVII secolo in più parti d'Europa l'organizzazione corporativa entra in crisi (intervento delle autorità
municipali e statali, e concorrenza dei grandi mercanti internazionali -> tessuti di media e bassa qualità da
Fiandre, Olanda e Inghilterra).
e. Manifattura accentrata (la fabbrica privata e quella promossa dal sovrano)
Tra Sei e Settecento, prese nome il mercantilismo cioè +export e -importazioni. Privata (creata da privati)
o regia (creata da iniziative pubbliche dal re). Erano diverse a partire dalla finalità che avevano.
Casi relativamente rari di concentrazione in un luogo di tutte le macchine e competenze necessarie per
la/produzione di certi prodotti. Primi esempi di fabbriche accentrate: cantieri navali, cartiere, zecche per
battere monete, filatoi e torcitoi idraulici da seta, tintorie e stamperie per tessuti.
Ogni fase della lavorazione sottostava al controllo dell'imprenditore o di un suo fiduciario.
Manifatture reali (Francia, Italia, area tedesca), con due obiettivi:
• Funzione economica: mercantilismo, produzione di beni di lusso e strategici, evitando di squilibrare la
bilancia commerciale.
• Funzione sociale: impiegare maestranze disoccupate, orfani, mendicanti, vagabondi, carcerati.
3. Demografia:
• Ripresa demografica della metà del XV secolo (peste, abbandono terreni), ma in modo non uniforme
• Cinquecento: rimessa a coltura di terra abbondante dopo la pestilenza trecentesca
• Nel XVII secolo la dinamica si attenuò
• Rese cerealicole maggiori e +stabili nel nord Europa rispetto all’area mediterranea; crescita demografica
nelle regioni settentrionali.
Nel ‘500 e ‘600 l’area +urbanizzata è l’Italia (rispetto alla popolazione)
Trappola malthusiana: parte dall’osservazioni del sostenuto sviluppo della popolazione inglese, prevedeva che
la crescita demografica lasciata a se stessa avrebbe condotto il paese a catastrofe. A periodi di crescita seguiva
la decrescita, nel lungo periodo la popolazione era abbastanza stabile (cause guerra, epidemie, carestie).
A lungo andare, le risorse non saranno pari alla popolazione (progressione geometrica); c’erano però ‘Freni
positivi’ (guerre, carestie, epidemie) vs ‘Freni preventivi” (castità prematrimoniale, ritardo dell’età al
matrimonio, celibato diffuso). Conclude che l’aumento della popolazione sarebbe stato frenato da un aumento
della mortalità conseguente alla caduta del reddito pro-capite e che periodi di crescita economica (a causa
dell'aumento della popolazione) saranno seguiti da recessioni economiche con caduta dei redditi personali.
Malthus non prendeva in considerazione la transizione demografica, xk ci viveva, quel passaggio dal regime

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tradizionale al regime demografico capace di stabili aumenti, dall’alta natalità e lenta crescita al continuo
ripiegamento della mortalità ordinaria e rarefazione delle crisi anche alimentari (+produzione agricola xk +pop).
Rivoluzione industriale quindi la ricchezza prodotta comincia ad aumentare. Speranza di vita aumenta, n° figli
per donna scende.
La prima rivoluzione industriale (1720-1870 o 1750-1830)
Gran Bretagna -> dopo una lente crescita (600-750) la popolazione si triplicò (800) con +durata di vita. Tra il 1750 e il
1830 le contee industriali e agricole hanno una crescita costante spt nelle industriali (281) rispetto alle agricole (199).
Nelle aree manifatturiere e commerciali la pop crebbe maggiormente; le campagne svolsero un ruolo decisivo nell’avvio
della trasformazione economica del paese xk fornirono braccia alle industrie e xk nel settore agricolo si fanno
aggiustamenti tecnici. La rivoluzione coinvolse le istituzioni, avvenne in GB xk aveva già un processo istituzionale volto
a rafforzare l’unità nazionale, favorevole alla crescita e a limitare il potere della corona, chiesa, grande aristocrazia
feudale. Si stava modernizzando le istituzioni, la monarchia ha avuto un cambiamento interno avvenuto prima
diventando monarchia costituzionale con il controllo del parlamento.
Questioni regolate dal parlamento:
1. Recinzioni
2. Regolamenti su lavori artigianali: nel 1694 si abroga lo statuto che vietava ai figli dei contadini l’esercizio di
attività artigianali; eliminato l’apprendistato per impiegare donne e bambini a lavoro; le poor laws obbligavano
ogni parrocchia a distribuire sussidi ai bisognosi residenti usano fondi finanziati dall’imposta fondiaria
3. Eliminazione di monopoli e privilegi: 1624 statuto dei monopoli, riconosciuto il diritto ai brevetti; limite e poi
soppressione del diritto regio di accordare monopoli dopo aver pagato
• 800, GB, società rurale: le casate aristocratiche affidavano le terre ai fittavoli che a loro volta ricorrevano a
braccianti stabili e operai precari giornalieri
1) RECINZIONI
Sino alla fine del '500 la corona inglese si sforzò di contenere le recinzioni (fenomeno emerso dalla fine del '400), che
minacciavano il livello di vita dei contadini poveri.
1608: prima norma a favore delle recinzioni.
1621: Enclosure Bill → legge quadro che disciplina organicamente la materia.
1624: abrogata ogni norma avversa alla recinzione dei campi aperti.
1801: General Act of Enclosure → uniforma la disciplina ed eleva al rango di norma la prassi sino ad allora invalsa.
Più dei quattro quinti delle autorizzazioni parlamentari a recintare furono concessi nel 1760-1819.
2) REGOLAMENTAZIONE DEL LAVORO ARTIGIANALE
Fin dalla fine del '600 il sistema corporativo inglese era in via di smantellamento.
Il rapido sviluppo dell'industria cotoniera del Lancashire sarebbe stato l'effetto dell'assenza dei freni tecnici e
organizzativi di carattere corporativo. Dopo il 1688, più volte il Parlamento rifiutò di ripristinare le antiche norme
corporative. 1694: abrogata la norma dello Statute of Artificiers (1563) che vietava ai figli dei contadini l'esercizio di
attività artigianali, legalizzandone il lavoro nelle manifatture tessili.
Eliminazione dalla fine del Seicento dell'apprendistato, offrendo agli imprenditori l'opportunità di impiegare donne e
bambini, prima indisponibili per legge.
Una situazione così gravida di conflitti economici e sociali fu efficacemente controllata grazie all'esistenza, fin dai tempi
di Elisabetta I, di leggi sui poveri (Poor Laws, 1579-1601). Le Poor Laws obbligavano ogni parrocchia a distribuire sussidi
ai bisognosi residenti, utilizzando fondi prelevati dai gettiti dell'imposta fondiaria.
3) ELIMINAZIONE DI MONOPOLI E PRIVILEGI
Limitazione e poi soppressione del diritto regio di accordare monopoli e privative commerciali dietro pagamento di
onoranza e canoni al tesoro della corona. Infatti, fin dai primi decenni del '600, crescente peso di parlamentari
mercanti e affaristi → lo Statuto dei monopoli (1624) cancellò privilegi economici e introdusse nel diritto inglese il
sistema di brevetti.
La società
Ancora ai primi dell'Ottocento, la GB era una società rurale (nel 1801, il 70% della popolazione abitava in contee di
campagna). Alla fine del '600, circa i tre quarti del terreno coltivato appartenevano a una ristretta cerchia di casate
aristocratiche che ne affidavano lo sfruttamento a fittavoli in cambio di canoni in denaro.
I fittavoli poi ricorrevano a braccianti ingaggiati stabilmente e operai precari assoldati a giornata
L'economia agricola
Inizi Settecento: il settore primario era prevalente e la maggior parte della popolazione lavorava nelle campagne.
Nel corso del '700 la produttività agricola raddoppiò: diffusione dell'individualismo agrario e novità agronomiche quali
• Eliminazione del maggese e semina di piante da foraggio
• Tecniche selettive nell'allevamento bovino e adozione delle prime macchine per seminare, mietere, trebbiare…

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Fino agli anni '60 del Settecento, l'Inghilterra fu il maggiore esportatore di grano dell'Europa occidentale nonostante
l'aumento di popolazione rispetto al secolo precedente.
I protagonisti dell'agricoltura inglese erano i fittavoli imprenditori agricoli (farmers).
Contratti affitto di lunga durata (9-15 anni), favoriscono investimenti migliorativi sulle terre; canoni annuali in moneta.
Anche la gentry e la grande nobiltà si occupavano direttamente della gestione e dello sfruttamento economico di parte
delle loro tenute. Dunque, a differenza del continente, in Inghilterra:
• Gli agricoltori (imprenditori) erano la maggioranza e i contadini una minoranza.
• La maggior parte dei prodotti era orientata allo scambio.
• Il pagamento dei salari in moneta divenne la regola.
• Grande estensione delle aziende e perfezionate rotazioni agrarie permisero di integrare agricoltura e
allevamento (mixed farming).
Inghilterra: il primo paese industriale: La popolazione e l'economia
Crebbero le città industriali (Liverpool, Manchester, Birmingham, Leeds) → nesso sviluppo economico/urbanizzazione.
La popolazione si spostò verso i settori a maggiore produttività:
• Espansione degli addetti al secondario a spese del primario.
• Progresso del terziario, delle attività di intermediazione, distribuzione, trasporto, credito, assicurazione e di
servizio alle persone.
Nel ventennio 1811-1831 ci furono le maggiori trasformazioni per quanto riguarda la ricchezza prodotta.
• +3% annuo di incremento del reddito negli anni Dieci, +4,3% annuo negli anni Venti.
• Entro il 1831, nella formazione della ricchezza nazionale l'agricoltura cedette il primato all'industria.
• Ma le importazioni di grani non superarono mai il 7,5% del fabbisogno globale.
Nel primo Ottocento, lo sviluppo industriale fu favorito anche dalla modesta quantità di capitale che era necessario
investire per fare industria.
Nell'ultimo Settecento l'investimento più oneroso era l'acquisto di una macchina a vapore di Boulton & Watt, che
costava circa 1.500 sterline, cifra equivalente al salario annuale di almeno 160 operai. Ma la macchina a vapore rendeva
quanto 1.350 operai all'opera per un anno!
Quindi:
1) Tra il 1770 e il 1830 in Inghilterra era possibile diventare industriali senza dover disporre di ingenti risorse.
2) Una volta avviate, le imprese si ingrandirono grazie all'investimento di una parte dei profitti.
Fino a metà Ottocento, quasi tutte le imprese britanniche furono individuali o familiari. Coincidenza fra proprietà e
gestione-direzione. Ma in questo modo si limitavano le fonti di approvvigionamento di capitali:
– Alle relazioni familiari e societarie fra persone.
– Al credito commerciale (allungamento delle scadenze dei pagamenti di materie prime e semilavorati).
– A facilitazioni prestate da grossisti ai fornitori industriali.
– All'autofinanziamento per mancata o parziale distribuzione degli utili.
1795-1815: rialzo dei prezzi, delle rendite fondiarie e dei profitti.
Finite le guerre napoleoniche, il clima economico mutò: a un periodo di inflazione ne seguì uno di deflazione durato
fino al 1848.
• Caduta dei margini di profitto e i mercati vedono ridursi la capacità di assorbimento della crescente offerta di beni
e servizi.
• Calo dei prezzi dei prodotti industriali e dei salari, mentre il prezzo del pane restava alto a causa degli alti dazi
protettivi esistenti → dimostrazioni e tumulti, malcontento operaio. Le agitazioni tennero a battesimo l'idea di un
sindacato dei lavoratori e dello sciopero generale.
• Le prassi lavorative avevano subito enormi cambiamenti (es. ritmi macchine. illuminazione artificiale in fabbrica).
• Nuovi quartieri delle periferie urbane: uno dei maggiori risultati dell'industrializzazione.
• La possibilità di integrare i redditi agricoli con quelli manifatturieri stava progressivamente venendo meno.
L'INGHILTERRA VERSO IL DECLINO.
Da metà Ottocento, maggiore concorrenza dai paesi “in via di sviluppo”, che attuano politiche protezionistiche di difesa
delle “industrie bambine” nazionali (v. Stati Uniti e Germania).
Le imprese inglesi orientarono le loro esportazioni sempre più verso quel mondo sottosviluppato che la GB controllava
politicamente e commercialmente, anche fuori dei confini del suo immenso impero (es. Argentina).
Interpretazioni del declino inglese:
• La “stanchezza” della terza generazione di imprenditori. Scarsa innovazione e aggiornamento.

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• Le imprese inglesi rimangono di medie dimensioni, a base individuale o societaria ristretta.


• Sistema scolastico non all'altezza del crescente fabbisogno di capitale umano.
• Ai primi del '900, in Germania si laureavano ogni anno circa 3.000 ingegneri, dalle università inglesi a mala pena ne
uscivano 350.
• Avvento tardivo di nuovi settori ad alta intensità tecnologica (chimica organica, elettricità, alluminio…) e ritardo
nell'adeguamento tecnologico in settori tradizionalmente forti (acciaio, chimica base, filatura/tessitura di cotone).
• Assenza di banche miste per il finanziamento di imprese industriali.
L'Europa industriale (1830-1914)
I primi imitatori continentali -> requisiti dell'imitazione continentale:
• Giacimenti di carbon fossile e ferro.
• Vie di comunicazione efficienti e bassi costi di trasporto.
• Porti atlantici per approvvigionarsi del cotone grezzo importato.
• Relazioni con i centri del commercio e della finanza internazionale.
• Elevata specializzazione della manodopera artigiana.
• Una ristretta cerchia di regioni europee fu così nella condizione di imitare l'Inghilterra fin dal terzo decennio
dell'Ottocento. Le regioni europee che per prime adottarono tecnologie inglesi (Belgio, Francia del nord,
Alsazia, Svizzera, Germania renana) a loro volta svolsero poi un ruolo di consulenza e diffusione verso aree
limitrofe. 3 Il Belgio primo paese industriale del continente
IL BELGIO
Congresso di Vienna (1815) → unificazione delle ex Province Unite Olandesi con i Paesi Bassi ex asburgici e il granducato
del Lussemburgo. Differenze economiche (Olanda agricola e commerciale, Belgio manifatturiero) e culturali
(plurilinguismo), difficile convivenza tra riformati e cattolici → 1830: secessione del Belgio.
Il precoce sviluppo belga dipese da:
• Vicinanza dell'Inghilterra e integrazione entro un vasto spazio economico (Olanda, alta Renania e nord della
Francia).
• Abbondanti riserve di carbon fossile, ferro...e una rete di grandi corsi d'acqua.
• Immigrazione di imprenditori, ingegneri, tecnici, operai specializzati dalla GB.
• Presenza in numerosi centri (es. Gand e Anversa) di una plurisecolare manifattura tessile
Inoltre, iniziativa economica dei sovrani:
• Nel 1822 concedono la fondazione di una società bancaria “per favorire l'industria nazionale dei Paesi Bassi” →
dopo il 1830 divenne Société Genérale (la prima banca di affari europea).
• 1835: un gruppo di banchieri fonda la Banque de Belgique → banca di investimenti che fondò società minerarie,
metallurgiche, tessili e raffinerie di zucchero.
• 1834-1843: il governo realizza una rete ferroviaria di 560 km che migliorò i collegamenti con l'estero.
• Nella vallata della Mosa, tra Liegi e Verviers, dagli inizi dell'Ottocento trasformazione tecnologica e
organizzativa che rese questa regione, dai primi anni '30, uno dei maggiori poli siderurgici e meccanici d'Europa
(es. Cockerill → primo esempio di integrazione verticale, dai giacimenti di carbone alle locomotive).
• Fin dal '300, la regione di Gand era tra quelle a più alta densità di tessitori in Europa (v. lana).
• Dagli anni '70 del Settecento, stampa a colori di cotonate importate dall'India. Il crescente successo del cotone
stampato portò alla guida degli opifici dei veri e propri imprenditori industriali.
• Dal 1819-20 Gand divenne il maggior centro cotoniero dell'Europa continentale.
In conclusione:
• Facile accesso alla tecnologia inglese.
• Intraprendenza degli industriali localie e disponibilità di capitale finanziario.
• Rapporti stretti tra banche e industrie dagli anni '30 (banca universale).
• Politica statale favorevole all'industrializzazione. – Crescita delle esportazioni belghe lungo tutto l'Ottocento.
• Nel 1860 il Belgio era il paese continentale più industrializzato.
La Francia, il gigante lento
• 1830-60: ingenti investimenti nel sistema delle comunicazioni → avvento del mercato nazionale.
• Sistema viario tra i più evoluti del continente.
• Completamento della rete interna di canali (4.870 km a metà '800).
• Dal 1838 il Parlamento iniziò ad autorizzare la costruzione di linee ferroviarie.
• I maggiori tronchi furono realizzati con la collaborazione Stato/privati: lo Stato concesse per 99 anni l'utilizzo
degli impianti, acquistò partecipazioni azionarie nelle società ferroviarie, garantì agli azionisti rendimenti
minimi. Tra il 1852 e il 1860 le grandi linee ferroviarie furono completate.

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• Abbondanza d'acque e alto costo del carbone → lenta penetrazione in Francia della macchina a vapore.
• La protezione doganale favorì la nascita di un settore meccanico che fabbricò locomotive, filatoi
La siderurgia francese divenne una grande impresa moderna solo dal 1870:
• Integrazione verticale dei processi produttivi.
• Impianti di enormi dimensioni (v. stabilimenti di Le Creusot)
Evoluzione verso l'oligopolio:
• imprese coprivano il 55% della produzione di ferro e acciaio.
• Abbattimento della concorrenza con un cartello (Comité des Forges).
• L'industria tessile francese prese a modello quella inglese.
• 1780-1830: la filatura del cotone superò l'organizzazione tradizionale per assumere un profilo industriale.
• Alcuni immigrati inglesi fanno conoscere i moderni sistemi di filatura. La regione cotoniera francese fu l'Alsazia.
• Come in Belgio, il cotonificio alsaziano stimolò la strutturazione di un indotto che comprendeva la chimica e la
meccanica -> da metà anni '40, l'Alsazia divenne una delle aree più industrializzate di Francia
• Il Codice di commercio del 1808, oltre alle società di persone, prevedeva la società in accomandita e l'anonima.
• Gli adempimenti previsti per fondare società di capitali erano però severissimi → fino agli anni '70, gli
investimenti in imprese commerciali e industriali provennero soprattutto dai patrimoni familiari degli
imprenditori e dal reimpiego dei profitti.
Conseguenze:
• Le piccole dimensioni impedirono di sfruttare economie di scala.
• Accentuata indipendenza dalle banche. I banchieri francesi (es. Rothshild) non ambivano a sostenere le
industrie, ma si occupavano piuttosto del debito pubblico e del sostegno del commercio internazionale.
PRUSSIA → 1819: dazi e gabelle furono aboliti.
• Una tariffa doganale applicata alle merci che superavano le frontiere fece del regno un'unica area commerciale.
• La Prussia allargò progressivamente la sfera d'influenza del suo “mercato comune”.
• La Prussia si proponeva quale modello istituzionale e amministrativo per i molti piccoli stati dell'area centrale.
• Nell'area meridionale, Baviera e Wurttemberg concordarono tariffe doganali comuni.
• Nel 1833, Prussia, Hesse-Cassel, Wurttemberg, Baviera e Sassonia concordarono un'unione doganale
(Zollverein) a cominciare dal 1834. → entro il 1867, tutti gli stati tedeschi vi avrebbero aderito formando una
Germania economica con un'unica frontiera tariffaria.
La Germania
• La formazione di un vasto mercato comune con modeste difese daziarie assieme all'impianto di
un'infrastruttura ferroviaria agirono come prerequisito dell'industrializzazione tedesca.
• Emancipazione dei servi della gleba alla condizione di operai liberi (1830 circa negli stati occidentali, verso il
1850 in quelli orientali) → crescita della produttività agricola e crescente mobilità della manodopera.
• A metà '800, la Germania produceva ed esportava materie prime e derrate agricole dell'est e cominciava a
fabbricare manufatti industriali, come filati e tessuti di cotone e lana, esportate nelle regioni più arretrate
dell'Europa centro-orientale (Russia, Polonia, Austria e Balcani).
• Mentre la produzione industriale nel 1850-70 raddoppiò, quella del carbone e del ferro quintuplicò.
• Ma nel 1850-70, la Germania era ancora un paese in via di sviluppo.
La classe politica e i burocrati compresero che lo sviluppo andava programmato:
• Favorendo la ricerca scientifica e l'istruzione tecnica.
• Organizzando efficacemente le imprese e controllando la concorrenza per evitare crisi di sovrapproduzione
ossia proteggendo, con una politica doganale aggressiva (dal 1862), “l'industria bambina nazionale” (List).
• In controtendenza al liberoscambismo inglese, la Germania stipulò trattati commerciali bilaterali
moderatamente protezionisti. Più tardi, vendette spesso le proprie merci all'estero sottocosto (DUMPING) pur
di continuare ad espandere la capacità produttiva interna.
• Dal 1870 al 1913, la Germania esportò sempre meno derrate agricole e sempre più prodotti industriali ad alto
valore aggiunto. Manufatti tessili: circa la metà dell'export (1860),

1. L’età giolittiana
Due fasi
1. 1898-1906: rapida crescita
2. 1907-1913: rallentamento dopo la crisi (finanziaria e di sovra-produzione) del 1907
Prima fase: crescita di tutti i settori
• Agricoltura (riconversioni colturali): + 2,9 % annuo
• Risparmio interno (da 8,4/anno su Pil a 19,4)

GB: Gran Bretagna;


Prof. Riva e Berbenni – storia sociale

• Crescita dei salari: emigrazione e mercato del lavoro deflazionato (mercato interno di beni di consumo)
• Crescita importazioni (materie prime, macchine) e Crescita esportazioni
Il secondo periodo (1907-13)
• Effetti della crisi finanziaria internazionale (la Borsa di Genova perde il primato)
• Prima crisi di una banca mista (Società bancaria italiana) -> intervento della Banca d’Italia
• Riforme sociali -> Legislazione sociale
• Riforme politiche -> Suffragio universale nel 1912
28 luglio 1914: scoppia la 2GM -> Italia: iniziale neutralità.
Conseguenze finanziarie della guerra: Crescita del debito pubblico e dell'offerta di moneta, Riduzione delle riserve
metalliche delle banche. L'economia è sottoposta a un controllo sempre + stringente da parte dello Stato (anche in GB).
Guerra finanziata da:
• Debito pubblico (2/3): Interno (prestiti “nazionali” o “patriottici”) + Estero
• Emissione di moneta a corso forzoso (1/6)
• Imposizione tributaria (1/6)
Aumentano profitti industriali.
Aumentano investimenti (cresce la quota non tassabile degli utili reinvestiti).
Concentrazione industriale (orizzontale e verticale).
Progressi nel siderurgico, meccanico, chimico ed elettrico.
Riconversione industriale.
Continua l’intervento statale.
Diminuzione della flessibilità salariale, crescente forza delle organizzazioni sindacali, più diffusi metodi di contrattazione
collettiva.
Affermazione di due partiti di massa: Partito socialista e Partito popolare (1919)
Il fascismo (1925-1928)
Nel 1925 occorre: Bloccare l’inflazione e Stabilizzare il cambio
Obiettivo strategico: riportare in attivo la bilancia commerciale senza indebolire la Lira
Due fasi:
1. A breve: ricorrere a prestiti all’estero per frenare speculazioni sulla lira e risolvere il problema dei debiti di
guerra
2. Nel medio-lungo periodo: attuare l’effetto “sostituzione” delle importazioni con l’incentivo della produzione
interna. Scommettere soprattutto sul settore agricolo per risolvere il problema del frumento
Battaglia del grano -> 20 giugno 1925.
Obiettivo: autosufficienza cerealicola. Vennero varati una serie di provvedimenti per sostenere la coltura del
frumento ed accrescerne la produzione, migliorando la resa dei terreni destinati alla coltura cerealicola.
Parallelamente alla “battaglia per il grano” furono attuate numerose iniziative per migliorare la resa dell’agricoltura
italiana. Bonifica integrale con legge Mussolini.

Gli anni ‘30 – la grande depressione (1929-1933)


Perché la crisi? Combinazione di: sovrapproduzione, diminuzione dei rendimenti attesi, caduta degli investimenti.
• 1928: contrazione monetaria USA.
• 1928-29: riduzione dei prestiti esteri (euforia della borsa americana).
• 1929: rallentamento economia reale USA.
• Rilevante contrazione dei prestiti americani a breve termine.
• 24 ottobre 1929: “giovedì nero”.
• Alla caduta della domanda globale (conseguenza della crisi reale e finanziaria) si risponde con:
o Svalutazione monetaria per favorire l’esportazione
o Protezionismo
o Controllo dei cambi e dei movimenti di capitali
LA GRANDE DEPRESSIONE (1929-1933)
• sottovalutazione iniziale del fenomeno -> “fase discendente del ciclo economico?”
o Crollo del 24 ottobre 1929: naturale assestamento finanziario?
• le cause della crisi del 1929, si alzano i tassi d’interesse
o Mutamento strutturale mercato internazionale ed eccedenza offerta su domanda
o Debolezza sistema monetario, diminuzione investimenti ed errori politici Federal Reserve Board
• la depressione si diffonde in Europa: ritiro capitali americani investiti in Europa
o Decrescita prestiti internazionali e Uscita dal Gold Standard

GB: Gran Bretagna;


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Effetti
• caduta dei prezzi e degli investimenti
o Drastica deflazione
o Impossibilità di programmazione
• crollo della produzione e del reddito
o Crollo credito
o Fallimenti imprese
o Aumento disoccupazione
• crisi del commercio internazionale -> ritorno a politiche fortemente protezionistiche

Le ripercussioni in Italia
Diminuzione del reddito nazionale del 7%
Agricoltura • Caduta dei prezzi in agricoltura • Riduzione del lavoro salariato • Interventi di bonifica integrale
Industria • Caduta redditi-consumi-investimenti • Crollo di alcuni settori tradizionali (es.setificio)
Terziario • Fallimenti bancari, fusioni e assorbimenti (razionalizzazione del settore?)
Caduta dei consumi -> L’85% ad esigenze primarie (alimentazione)

L’interventismo statale
Due fattori: Risposta alla crisi e Applicazione di nuove teorie economiche (Keynes)
L’intervento in alcuni paesi europei
• Francia: nazionalizzazione delle ferrovie e della Banca di Francia
• Germania: politiche di “deficit spending”, piani quadriennali, riarmo
• Belgio, Olanda, Svezia e Norvegia: controllo pubblico dell’economia da parte dei governi di sinistra

Le conseguenze: lo Stato “interventista”


L’individuazione dei punti “topici” della crisi – Il rapporto banca/industria – Concentrazioni dei rischi – Portafoglio
bancario immobilizzato – Caduta del corso dei titoli industriali
Togliere il modello di banca mista, xk finanziava e gestiva le industrie.
Gli obiettivi perseguiti -> Le riforme di struttura
Le riforme di struttura
• L’IMI e la prima risoluzione del problema del credito industriale. Il primo tassello di una lunga serie di istituti di
credito “speciale”
• L’IRI e la nascita dello “Stato imprenditore”
• Smobilizzo bancario e genesi dell’economia mista
La riforma bancaria: fine della banca mista e adozione rigida del concetto di banca/istituzione
• Specializzazione territoriale e funzionale del credito
• 1931: l’Istituto mobiliare italiano (IMI) Ente di diritto pubblico, con un capitale di 531 milioni
• Suo scopo era quello di:
o Concedere mutui a imprese private di nazionalità italiana contro garanzie di valori mobiliari e garanzie reali.
o Assumere partecipazioni azionarie in imprese di nazionalità italiana.
o Durata max mutui: 10 anni; importo max: 5 miliardi
• 1933: l’Istituto per la ricostruzione industriale (IRI)
• 1936-38: la riforma bancaria
L’Istituto per la Ricostruzione Industriale
• Il 23 gennaio 1933, dopo aver preso atto dell’insufficienza dell’IMI, venne creato un nuovo istituto: l’IRI.
• L’IRI doveva completare il risanamento del sistema creditizio, occupandosi anche della riorganizzazione tecnica,
economica e finanziaria delle attività industriali del Paese.

LA RIFORMA BANCARIA (1936-1938) -> IMPORTANTE


1. Controllo pubblico del sistema bancario
2. Specializzazione funzionale
Breve termine:
• Banche di interesse nazionale e Istituti di credito di diritto pubblico
• Banche di credito ordinarie e Casse di risparmio
• Banche popolari
Medio e lungo termine: IMI, IRI, Crediop, Icipu, Credito fondiario, Credito navale, CSVI.

GB: Gran Bretagna;


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VERSO LA SECONDA GUERRA MONDIALE


• la congiuntura economica nella seconda metà degli anni Trenta
• il problema delle “sanzioni”
• Politica autarchica (1936). Compressione dei consumi e ricerca di succedanei.
Obiettivo: equilibrio della bilancia commerciale.
• 1934-35: Italia inizia ad uscire dalla crisi grazie alla spinta espansiva della spesa pubblica.
• Guerra di Spagna (1936-39); occupazione dell’Albania (1939).
• L’industria durante il fascismo:
• 1938: la quota dell’industria nella formazione del Pil è in aumento rispetto al 1932 (da 28,5% a 34,2%)
• si supera per la prima volta la quota dell’agricoltura, scesa al 29,4%
• Ma la ripresa della seconda metà degli anni ’30 è diversa dal ciclo espansivo degli anni ’20:
• Ridotti legami con l’economia internazionale
• Trainata da domanda interna (specie componente pubblica, mentre contenuta dinamica domanda privata)

Dalla ricostruzione al miracolo economico


1. Le conseguenze della guerra
Problemi di breve periodo: ricostruzione delle attrezzature produttive e Inflazione (prezzi decuplicati tra il ’43 ed il ’44)
• Tre problemi di lungo periodo:
o Modernizzazione del settore primario
Favore del fascismo per cerealicoltura e Occupazione agricola diminuisce al nord, aumenta al sud e Alta
concentrazione della proprietà fondiaria nel sud (0,5% dei proprietari possiede il 35% delle terre coltivate)
o Rilancio dello sviluppo industriale -> tecnologia arretrata (salvo comparti pilota)
o Superamento del divario Nord/Sud
2. L’opzione liberista
Destra moderata: Sinistra riformatrice:
• visione liberista -> equilibrio nella finanza pubblica • Visione dirigista -> favorevole al controllo della
• Attribuisce l’inflazione ad un eccesso di spesa pubblica moneta, dei cambi e dei salari
• Necessità di accrescere le entrate: finanza ordinaria + • Rigorosa politica fiscale (imposta straordinaria sul
straordinaria (prestiti pubblici e imposta straordinaria sul patrimonio) per sostenere una consistente spesa
patrimonio) pubblica e reddito minimo
• Moderazione salariale • Cambio della moneta per combattere l’inflazione e
Nazionalizzazione delle grandi industrie strategiche
La via obbligata per lo sviluppo industriale fu quella della liberalizzazione, abolendo le licenze d’importazione e
d’esportazione. Dunque, favorire l’interscambio commerciale (importare materie prime e beni d’investimento).
Dunque, integrazione con l’Europa occidentale. L’Italia aderisce a: OECE (1949) UEP (1950) CECA (1953) Trattati di
Roma (1957) CEE ed EURATOM.
3. Il riformismo
• Problema sviluppo meridionale: Gasparini sviluppo basato su un’agricoltura ad alta intensità di capitale.
Saraceno industrializzazione
• La politica dei governi repubblicani: Riforma fondiaria, Cassa per il Mezzogiorno, Incentivi per le industrie
• La Cassa per il Mezzogiorno: risolvere il divario nord-sud per favorire il settore primario. Nasce nel 1950,
risultato dell’opera dei nuovi meridionalisti legati alla Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel
Mezzogiorno, 1946)
Incentivi per l’industrializzazione (es. agevolazioni fiscali): facilitazioni per ridurre i costi d’impianto, Incentivi
per la riduzione dei costi d’esercizio. Norme per aumentare la domanda (domanda pubblica a favore delle
imprese meridionali)
4. Il miracolo economico.
• 1953: termine dell’esperienza degasperiana. Giuseppe Pella presidente del consiglio, contrario all’interventismo
statale, assertore della libertà economica.
• Visione “monetarista”, “einaudiana”: Controllare l’offerta di moneta per controllare l’inflazione, favorendo il
risparmio e l’investimento. Inoltre, alla guida della Banca d’Italia, Menichella: contrario a manovre monetarie
espansive per accelerare lo sviluppo.
• Amintore Fanfani: segretario DC dal ’54, spesa pubblica come strumento di sviluppo economico e sociale;
programmazione degli investimenti. Tradizione del solidarismo cattolico, equità distributiva.
• 1955-63: Elevati investimenti produttivi, Stabilità monetaria, Equilibrio della bilancia dei pagamenti
(Industrializzazione e sviluppo senza inflazione)

GB: Gran Bretagna;


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Dalla grande inflazione all’euro


1. La crescita frenata
1976: a livello mondiale, forte ripresa della produzione e sviluppo del commercio internazionale.
Italia: si apre un quinquennio di rilancio della produzione, dei profitti e degli investimenti: Svalutazione del cambio,
Diminuzione del costo del lavoro per unità di prodotto, + della produttività, Ma squilibrio nella bilancia dei pagamenti.
Aumento della spesa pubblica e sviluppo dell’apparato amministrativo.
crescita del debito pubblico (massicce emissioni di Bot).
Nel 1979 prosegue la crescita, ma riemergono fenomeni contraddittori: Incremento della produttività, degli
investimenti e dei profitti, Andamento positivo delle esportazioni sono fattori positivi.
Inflazione superiore a quella dei partner europei, Disavanzo pubblico ed Elevato debito pubblico, Elevata
disoccupazione giovanile, Rigidità del mkt del lavoro e dei meccanismi salariali sono fattori negativi.
2. La crisi dell’impresa pubblica
Italia: forti cambiamenti sociali; Incremento delle piccole e medie imprese (decentramento produttivo).
Negli anni 80 prolifera l’economia sommersa per il diffondersi della microimprenditorialità e del lavoro nero.
1980: esaurita la fase espansiva, il tasso di crescita reale del Pil registra una flessione e l’inflazione accelera (+21,1%,
record dal dopoguerra). Passivo della bilancia dei pagamenti -> ancora razionamento del credito.
Peggioramento dei conti pubblici e dell’indebitamento delle imprese pubbliche (politica dei salvataggi e degli incentivi
a “pioggia”). 1982: il governo Spadolini tenta risanamento delle partecipazioni statali. Ricambi dei vertici.
1984: Cassa per il Mezzogiorno è sostituita da Agensud (Agenzia per la promozione dello sviluppo del Mezzogiorno) 
non più progettazione dell’intervento straordinario, ma solo funzioni di finanziamento.
Primi tentativi di privatizzazione. 1987: passaggio dell’Alfa Romeo alla Fiat
Tagli alla spesa pubblica, + imposizione fiscale e introduzione di ticket per i servizi sanitari e i medicinali MA politica
restrittiva della BdI (aumento tassi interesse) rende inefficaci tali misure aumentando il costo del servizio del debito.
3. La “guerra di stabilizzazione” -> 1983-1993: fase espansiva
Crescono: Ristrutturazione industriale è stimolata da:
• Produzione • Concorrenza asiatica
• Investimenti • Allargamento Cee
Dinamismo delle PMI. Made in Italy e decentramento e de verticalizzazione delle grandi imprese.
Emergono imprese di dimensioni intermedie (il “quarto capitalismo” degli anni ’90).
• capitalismo originario (primo capitalismo), costituito dai grandi gruppi privati creati dalle famiglie che hanno
dominato la fase iniziale del Novecento italiano.
• capitalismo pubblico (secondo capitalismo), nato all’inizio degli anni Trenta con l’IRI ed entrato in pieno
sviluppo nel secondo dopoguerra.
• capitalismo dei distretti industriali (terzo capitalismo) caratterizzato da reti di imprese di piccole dimensioni,
territorialmente circoscritte e specializzate in un particolare tipo di produzione.
Inoltre, si rilancia integrazione europea:
• 1987: Atto unico obiettivi: piena libertà degli scambi, completa mobilità di capitali, tassi di cambio fissi o
governati, autonomia nazionale nella politica monetaria.
• 1992: Trattato di Maastricht.
4. Il risanamento economico

5. Le privatizzazioni

Prov. Riva
Esiste un legame fra concezione della “povertà” e forme di reazione ad essa da parte della società; ma chi è povero?
Le forme di risposta sono strettamente influenzate dell’imm del “povero” e l’atteggiamento che le diverse società
hanno nei suoi confronti dipende dal momento storico, culturale, politico. Con la rivoluzione industriale entrano una
serie di problematiche impensabili nella società preindustriale con un'economia prettamente agricola.
Si passerà da una gestione semi-privata dell’assistenza dove il privato ha un ruolo (dentro anche la chiesa) ad
un’assistenza pubblica (AS attuale è figlio di questa assistenza). Anche se il privato è sempre presente (spt Lombardia).
Nella civiltà antica (Roma) assistenza pubblica e privata co-esistevano, nella società c’è un momento storico che cambia
l’atteggiamento della società nei confronti dei “poveri”: il cristianesimo.
Xk il cristianesimo? Ha un max di solidarietà cristiana, l’aiuto al prossimo, e questo fa nascere la Chiesa che è un
istituzione ed ente che diffonde il messaggio evangelico e si occupa di assistere i poveri. Quando cade l’Impero-Romano

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d’occidente 476 dC, la chiesa rimane l’unico ente di riferimento sul territorio europeo (eremi e monasteri). L’assistenza
diventa poi il modo di espiazione dei peccati.
Es. S. Basilio in Cesarea di Cappadocia (Turchia) fonda una città assistenziale dove organizza l’assistenza (le dà struttura)
• Xenodochium, assistenza stranieri e forestieri • Orphanotrophium, accoglieva bambini orfani
• Nosocomium, ospedale, cura dei malati • Brefotrophium, accoglieva bambini abbandonati
• Ptocheion, per i poveri adulti • Gerontocomium, per gli anziani
Ha diversificato le categorie di assistenza in base alle categorie dei destinatari; questo modello poi si sviluppa da Oriente
fino all’Impero-Romano, nell’Europa medioevale dove si aggiungono gli studenti universitari in Erasmus e i pellegrini.
C’erano: malati per epidemie non accettati xk ha bisogno di assistenze diverse; poi i mendicanti. Pian piano si è
diversificata anche la categoria dei poveri, i vergognosi che non erano in grado di garantire nulla a lui e alla sua famiglia,
i finti poveri che erano ricchi. Mancava la tutela del lavoro e c’era una crisi endemica (sempre presente).
Dal 400 con l’affermazione delle monarchie dinastiche (dinastie che cercano di costruire uno stato) i sovrani cominciano
ad interessarsi alla gestione dell’assistenza che comincia a diventare una forma di governo. I sovrani vanno vs la chiesa,
che prendendosi cura delle persone poi gestiscono la società. Nello stato-nazione l’assistenza la controlla lo stato.
Seconda metà del 500, modello di riferimento assistenziale mondiale. [il welfare attuale ha una storia europea]
2 protagonisti, Filippo II figlio di Carlo V di Asburgo (imp dinastie europee insieme ai Borbone).
Napoli dopo Madrid, è la città +imp della monarchia cattolica (sede della corte + brillante
dell’impero); poi le isole canarie.
Xk possiamo parlare di un sistema assistenziale comune, regolato dalle stesse disposizioni in un territorio così vasto?
Grazie alle modalità di colonizzazione degli spagnoli, hanno colonizzato in modo diverso dagli inglesi; hanno esportato
lo stato esportando le stesse istituzioni quali viceré con la corte e la chiesa cattolica di Roma (riforma protestante).
Seguono le regole della madre patria. Filippo II e i suoi ministri usano l’assistenza come strumento di governo.
Nel regno di Filippo II c’è un aumento delle fondazioni ospedaliere create nelle città +imp della monarchia, anche nelle
nuove colonie che vanno di pari passo con le fondazioni nelle città. Questi ospedali corrispondono di numero alle nuove
“nazioni” che compongono la monarchia cattolica. Nazione non intesa come Stato, ma ha connotazione geografica.
Diventa imp che il governo si occupa di assistenza xk lo stato di guerra nel periodo è permanente fino alla II GM. Anche
la guerra era uno strumento di governo dei principi e sovrani.
È un mondo contradditorio xk manca il diritto (leggi scritte che tutelano diritti e doveri degli individui, manca la
costituzione) e un mondo dove la vita vale poco, mortalità alta e normale (40 anni fino all’industrializzazione). Creare
un sistema assistenziale comune nella politica di Filippo II significa cercare di uniformare le diverse nazioni per rendere
+semplice il governo del territorio. Condividere il sistema fa sentire le nazioni parte di un tutto (anche se non funzionerà
ad uniformare il territorio, ma c’è la base d’idea che onta, il modello pensato rimane punto di riferimento).
Lo stato pontificio romano governava su Bologna, Ferrara, e il papa era sovrano con un esercito e capace di fare guerre.
Il sovrano si fa aiutare nella realizzazione del sistema sanitario che vede nella medicina e giustizia distributiva (chi ha
tanto dà a chi non ha) su cui si basa l’ass un modo per consolidare il potere del sovrano. Alla base di questa creazione
c‘è l’ambasciatore del sovrano.
Lui scrive le leggi egli statuti che governano questo sistema sanitario dove è ricca la contaminazione culturale. Ci sono
regole da rispettare per tutti e al tempo stesso è un sistema dove c’è contaminazione culturale spt sui modelli di cura
e conoscenze mediche (es. uso delle erbe, prodotti nuovi caffè, patate e mais). L‘ambasciatore trasforma Napoli nel
principale centro di questo sistema ass sanitario.
C’è una proliferazione di assistenza xk c’era bisogno dato che c’era uno stato di guerra permanente. La guerra era un
modo per governare; dal 1517 iniziano le guerre di religione e finiscono nel 1648 con la pace di Westfalia.
La monarchia spagnola deve far i conti con le provincie unite (paesi bassi) che si stacca e anche con l’Inghilterra.
Le guerre di religione coinvolgono molto la popolazione civile; scontri nella popolazione. Questo provoca feriti e quindi
ospedali delle nazioni, assistenza alimentare, orfani di guerra. La rete di ospedali favorisce anche l’integrazione delle
diversi delle componenti della monarchia: integra e consolida la monarchia a livello territoriale, i militari trovano
ospitalità nei luoghi i cui si trovano, a livello linguistico e culturale si conoscono meglio. Prima religione e sovrano erano
gli unici collanti della nazione. Questo poteva creare rivalità tra le nazioni ma la rete non ghettizzava o discriminava
Se si studiano gli statuti degli enti ospedalieri delle nazioni -> ci sono pratiche comuni, anche con gli ospedali odierni.
• Finanziamento da parte della corona: prima del sovrano, poi dello stato; in spagna questo è oscillante xk i soldi
vengono dall’esterno e la spagna si fa prestare i soldi dai banchieri genovesi che hanno un interesse
• Parte del finanziamento proviene dal salario delle persone in cura: non tutte avevano un salario, provoca crisi
• Assistenza divisa in maschile e femminile: hanno necessità differenti, prevenire promiscuità
• Inserimento successivo alla cura nella società e alfabetizzazione: concetti premianti di ass.sociale, le persone erano
di ceti bassi ed emarginati; i maschi tornano a casa, imparano un mestiere, entrano nel clero per sopravvivere o

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Prof. Riva e Berbenni – storia sociale

diventano militari; donne: ritorno a casa, diventano religiose, per chi aveva la dote si sposava. Per le donne il
reintegro era difficile, sono borderline riguardo alle soglie della povertà, se non c’è scelta = prostituzione (piaga).
Questa implementazione di enti assistenziali crea una rete che si ramifica in tutti i territori della monarchia e crea un
ponte di comunicazione trans-nazionale (che va oltre la nazione). Questo alla morte di Filippo II si indebolisce xk i
sovrani successivi vengono coinvolti in una serie di guerre che rendono meno agevole la donazione di denaro agli enti.
Rimangono però le buone pratiche:
• Suor Catalina dello spirito santo, le religiose che fuggono dai paesi bassi in rivolta e arrivano in portogallo e fondano
un nuovo monastero. La pubblicazione di un libro scritto dalla suora (una donna) ha una fortuna di lettori ampia.
Contiene una voce femminile e religiosa; testimonia tt le pratiche assistenziali reali e che mantiene l’unicità delle
pratiche dai paesi bassi al portogallo. Nel racconto la suora esalta il ruolo del sovrano Filippo II come difensore della
fede e ha consentito la creazione del monastero ad Alcantara il quale diventerà luogo di assistenza.

Cittadinanza e Welfare -> il welfare europeo ha 5 fasi


1. Instaurazione:
2. Consolidamento:
3. Espansione:
4. Crisi:
5. Riforma (fase attuale):

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