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culturali. L’art. 156, d.lgs. n. 112/98, si limita ad una semplice elencazione dei compiti
di rilievo nazionale esclusi dal conferimento a favore delle Autonomie.
Il nuovo sistema di rapporti tra i diversi livelli di governo, nell’ambito dello
spettacolo, anche se non ancora ben funzionante, comporta determinate conseguenze.
La competenza statale è limitata alla posizione dei soli principi fondamentali, con
l’esclusione della potestà di adottare atti normativi secondari e dunque, quegli atti
regolamentari a cui è affidata la disciplina della ripartizione del FUS.
Per le Regioni, sia assiste ad un riconoscimento non di una competenze esclusiva,
ma della possibilità di disciplinare la materia all’interno di una cornice organica
assicurata da una legislazione statale di principio.
La collocazione dello spettacolo nella sfera delle competenze concorrenti non
penalizza le Regioni, considerato i contenuti della materia e, dunque, la varietà dei
profili che le stesse possono disciplinare e la vasta gamma degli strumenti all’uopo
attivabili.
L’individuazione della materia legislativa dello spettacolo, nell’ambito
dell’ambito più ampio della cultura, incide non solo su importanti e differenti settori
produttivi riconducibili alla cosiddetta industria culturale, ma anche su antiche e
consolidate istituzioni culturali pubbliche o private operanti nel settore, come gli enti
lirici e i teatri, con un forte impatto anche sugli stessi strumenti di elaborazione e
diffusione della cultura.