Il collettivo Anonima Affissioni è nato a Venezia verso la fine del mese
di ottobre dell’anno corrente 2020. La scelta dei componenti è stata veicolata in una modalità casuale dal docente Davide Quadrio e dall’assistente Francesca Filisetti del corso di Laboratorio di Arti Visive dell’Università Iuav di Venezia. Questa scelta ha fatto sì che i membri del gruppo potessero incontrarsi e relazionarsi, pur provenendo da ambiti e discipline differenti. Gli autori e artisti del collettivo sono: Chiara Anzolin, Valeria Cassol, Stefano Gatti, Ilaria Grippa, Linda Mazzolini e Filippo Perfetti. Il tema conduttore è il taglio e le idee che stanno alla base del percorso progettuale ruotano attorno alla dimensione antropologica chiamando in causa sguardo, spazio e azione. Anonima Affissioni con il tempo ha sviluppato queste riflessioni in un processo di evoluzione che si lega a due termini di riferimento, la metamorfosi e la pars pro toto. Gestualità ambivalenti che chiamano in causa il taglio: omicidio e sacrificio. Questa ambiguità la intendiamo come un’azione che perfora, taglia e attraversa città, luoghi, spazi, relazioni, sguardi, discipline, suoni, spiritualità, immagini. Il progetto finale non utilizza un’unica forma espressiva ma veicola i diversi contenuti mediante una molteplicità di azioni che si legano necessariamente al tema principale ed ai diversa media scelti. I linguaggi espressivi utilizzati sono: performance, sonoro, video, affiche, progettazioni e costruzioni di spazi e ideazioni di eventi. Procediamo per prova ed errore con curiosità senza seguire un percorso prestabilito. Questo è il motivo della nostra poliedricità e della scelta di agire spesso con risvolti casuali, sarcastici ed ironici. La prima anonima affissione, “Distanziamento Commerciale”, è avvenuta all’alba del 12 novembre 2020: ci siamo alzati alle 4:30 del mattino per andare ad appendere sulle vetrine dei negozi sfitti dei cartelli che riportano frasi e indicazioni sulla falsa-riga delle norme relative al distanziamento sociale. La sensazione e la percezione è stata quella di essere veloci e furtivi soprattutto nel rischio di essere beccati. L’approccio che abbiamo utilizzato è quello del detornement perché le frasi riportate sui cartelli, che sono stati interamente pensati, progettati e costruiti da noi, virano il messaggio del distanziamento sociale sul piano commerciale, ad esempio: “Non aprire Qui”, “Mantenere la distanza di una vetrina”, “Obbligo di abbassare la serranda” e “Lasciare libera questa vetrina”. Poiché questa azione si presta ad essere replicata in varie città, abbiamo progettato un kit accessibile dalla piattaforma Google Drive in cui sono disponibili i modelli dei cartelli e un vademecum per l’affissione. Per la seconda e la terza affissione abbiamo scelto di utilizzare rispettivamente il medium del sonoro e del video per esplorare il nostro tema in altr e forme. Il taglio nell’affissione sonora indaga le formule ripetitive e tradizionali di differenti religioni: litania cristiana, adhan musulmano e il mantra buddista. Inserendo dei vuoti vogliamo riporre attenzione su suoni che, per la loro ripetitività interna e la loro ricorsività nel tempo, rischiano di perdere il valore del loro significato. Seppur questa azione rischia di essere letta come provocazione, il nostro intento è anche quello di voler scoprire la reazione di chi ascolta questa azione. L’affissione video, utilizzando sempre il “cut”, indaga sulla sottrazione attraverso il montaggio di scene ed immagini della cultura pop e fatti storici. Abbiamo deciso di tagliare i momenti salienti o più noti lasciando al fruitore la ricostruzione o il completamento della parte elisa sfruttando i concetti della pars pro toto e della memoria: il momento più atteso e risoluto del quiz televisivo viene tagliato non rivelando la vittoria o la sconfitta del concorrente; nel film la scena più famosa viene eliminata lasciando a chi vede il compito di ricomporla secondo la propria memoria o la propria fantasia; nel documentario storico viene alterato uno dei passaggi più conosciuti proprio per restituire un effetto di straniamento. L’insieme di queste affissioni, ed eventualmente ulteriori, le abbiamo pensate e vorremmo esporle in un’affissione spaziale utilizzando l’ex discoteca Woodpecker a Milano Marittima. Gli spazi in cui si svilupperà il percorso espositivo sono progettati in relazione alla struttura a cupola già esistente come se fosse una cornice che comprende al suo interno gli esercizi di taglio esperiti. La maniera con cui abbiamo deciso di operare è quella di costruire uno spazio suddiviso e condiviso. Dove le parti interrelate tra loro si pongono reciprocamente in relazione come separate e come parte di un unico insieme. Una condivisione che parte dal collettivo e si estende al pubblico, reso parte delle parti, del totale. Al pubblico è data la possibilità di attraversare gli spazi, i confini, tra le arti; a lui il compito di legare e ricucire, tanto nel complesso quanto nei singoli micro-spazi.