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Dalla filosofia della religione alla fenomenologia della mistica di Clementina Carbone

(Shahid Mobeen)

In quest’occasione si intende riflettere sul tema della “Religione e mistica: Un’indagine filosofico-
fenomenologica” a partire dal libro “Dalla filosofia della religione alla fenomenologia della
mistica” della collega Clementina Carbone. L’autore ha svolto un lavoro di ricerca e riflessione
teoretica sull’ambito di ricerca molto complesso e originale in quanto opera in più discipline e lei
stessa avverte la multidisciplinarietà dell’argomento nei capitoli 4 e 5 che lo studio dell’esperienza
religiosa include il terreno di ricerca tra filosofia della religione, storia delle religioni e antropologia
culturale. Il metodo d’indagine che accompagna la presente opera come un contributo originale
sono la filosofia fenomenologica e fenomenologia della religione per ritornare ai principi che
danno inizio alla fenomenologia della mistica trattata in modo ampio ed introduttivo nell’ultimo
capitolo intitolato “Teologia negativa e mistica”. L’autrice approfondisce il vissuto dell’esperienza
religiosa nel quadro storico della filosofia della religione ma in particolare indaga nelle riflessioni di
Edmund Husserl e la sua antropologia filosofica, di Edith Stein per cogliere l’essenziale struttura
dell’esperienza religiosa che è fondamentale per lo sviluppo culturale e storico delle religioni, di
Gerda Walther per individuare il terreno del fenomeno sopranaturale che appartiene alla coscienza
dell’essere umano che per via intuitiva e per varie correnti dei vissuti può avvicinarsi alla Sorgente.
In particolare è messo molto in evidenza la scuola filosofica e fenomenologica a cui l’autrice
appartiene e quella è di Angela Ales Bello che coglie la dimensione hyletico-noetica dell’esperienza
religiosa nelle religioni proponendo una nuova fenomenologia della religione.

Gli strumenti fenomenologici come i vissuti che costituiscono la coscienza aprono un orizzonte
nuovo per la stessa filosofia della religione e la filosofia contemporanea. Proprio per questa ragione
maggiormente le due parole, “Dalla” e “alla”, nel titolo del libro della Clementina Carbone trovano
o delineano la novità della fenomenologia della religione e quella della fenomenologia della
mistica.

La Verità conosciuta e accettata nell’esperienza religiosa, che illumina la ragione, viene colta anche
nella fede. Essa si manifesta nel pensiero che a sua volta può essere definito in parola e trasmesso
come il “volto di Dio” comprensibile per coloro che ne fanno la ricerca altrimenti Lo stesso rimane
in silenzio sia a coloro che non si interessano ad accogliere l’opportunità di riconoscerLo sia a
coloro che ne rimangono indifferenti. Questo volto di Dio è la verità che si rivela in parola e può
essere trasmessa come speranza e gioia cambiando la vita degli esseri umani in maniera radicale e
rendendoli una comunità.
La possibilità di vivere la vita con l’altro, mio simile, di fronte trasforma i gruppi delle persone in
mezzo a tutto il creato1, a prescindere dalle identità di colore, razza, religione e credo, etnia e lingua,
rendendo tutti una comunità che può essere anche chiamata famiglia umana, in quanto tutti sono
creati ad immagine e somiglianza di Dio, con la Sua visibilità ed invisibilità 2 per l’essere umano,
con l’atto d’amore della creazione che come indicato da Gesù Cristo ha il volto 3 del Padre4 (Πάτερ
ἡμῶν, Padre nostro) di tutti. Essendo tutti, in questo senso, fratelli si riconosce l’altro con la stessa
dignità e diritto5. La trasformazione dei rapporti intersoggettivi nella società possono renderla una
comunità come anche uno Stato6 in cui non è necessario che vi sia solo un popolo o una etnia sola,
giacché la solidarietà e i principi morali che gestiscono e regolano lo svolgere della vita quotidiana
dei suoi cittadini possono rendere tale Stato una comunità allargata come una “comunità delle
comunità”. L’indagine storiografica dei popoli e delle nazioni rende chiaro il panorama in cui è
evidente la mescolanza dei popoli, delle culture, delle razze e delle etnie e la stessa storia è
testimone della drasticità, anche diabolica, quando un’identità particolare ha preteso la supremazia
sulle altre.

Dopo queste brevi riflessioni a partire dal testo della Clementina Carbone vorrei chiederle le sue
conclusioni che ha elaborato a partire dalla presente ricerca.

La fenomenologia della religione con le analisi di Husserl e Stein delinea il vissuto dell’esperienza
religiosa come essenziale alla natura umana che in tutti i contesti storici e culturali di tutti i popoli
ritrova delle manifestazioni nelle varie forme che sono le religioni del passati e presenti nell’era
contemporanea in molti casi unendo le comunità delle persone più diverse tra di loro ed in alcuni
casi creando molte divisioni sia nella stessa religione di appartenenza che con le altre religioni. A
partire dalla fenomenologia della religione si può riconoscere tutte le forme delle religioni, piccole
o grandi, come valide in quanto tutte iniziano dallo stesso terreno antropologico che è l’esperienza
religiosa.
1
L. F. Ladaria Ferrer, La terra luogo della salvezza, La creazione e il mistero del Dio amore, in Tutte le creature
sono connesse tra loro (Laudato si’ 42, Il principio di integralità nella visione dell’humanum, in Fiamma Viva 57,
Edizioni OCD, Roma 2017, 14: “La oikoumene che tutti abitiamo, che è la casa di tutti, ci porta dalle relazioni
materiali a quelle umane, in tutto dove tutti siamo intrecciati. Il mondo riflette Dio, e infatti questo si manifesta
nel modo come Dio, che è la nostra salvezza, si fa presente a noi proprio in questa terra nella quale viviamo.”
2
Roberto Fornara, La visione contraddetta, La dialettica fra visibilità e non-visibilità divina nella Bibbia Ebraica,
in Analecta Biblica, 155, Editrice Pontificio Istituto Biblico, Roma, 2004, 130.
3
Sal 11,7: “I retti contempleranno il suo volto”.
4
Mt., 6, 9-13.
5
Nostra Aetate, 5: “Non possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da
fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio. L'atteggiamento dell'uomo verso Dio Padre
e quello dell'uomo verso gli altri uomini suoi fratelli sono talmente connessi che la Scrittura dice: « Chi non ama,
non conosce Dio » (1 Gv 4,8).”
6
E. Stein, Eine Untersuchung über den Staat, in Beiträge zur philosophischen Begründung der Psychologie und
der Geisteswissenschaften – Eine Untersuchung über den Staat, Max Niemeyer Verlag, Tübingen, 1970,
traduzione italiana di Angela Ales Bello, Una ricerca sullo stato, Città Nuova Editrice, Roma, 1993, 19-23.
A questo punto vorrei analizzare due esempi concreti di due figure della filosofia contemporanea: Il
primo è Aurobindo Ghosh che è l’esempio di un ateismo religioso come proposta filosofica,
considerato una manifestazione divina dai suoi seguaci e considerato da alcuni storici delle religioni
come promotore del neo-indusimo; il secondo è Bulleh Shah un sufi islamico sunnita che nella
tradizione missionaria islamica costruisce dei ponti per sincretismo islamico con l’induismo,
cristianesimo e sikhism.

Aurobindo nell’indusimo

1. L’essenza spirituale dell’essere umano

Lo Spirito che inabita l’essere umano è la Verità e non risiede né nella sua parola né nel rigore
logico e sistematico del pensiero, anche se questi possono esserne un veicolo per la trasmissione
dello Spirito stesso. La Verità va ricercata nell’esperienza della sua presenza nel silenzio e nella sua
vastità. Le parole sono solo espressione determinata da una cultura e dalla storia del narratore 7.
Così Aurobindo mette in evidenza la debolezza del rigore logico e razionale possibile umanamente
ed espresso tramite la sistematicità razionale, che, come l’aquilone, può volare in alto, sulle
correnti d’aria e secondo la lunghezza del filo che è legata alla disponibilità e volontà libera di chi
fa volare l’aquilone. La ragione naturale non riesce mai a superare se stessa in quanto determinata
dalla sua coerente sistematicità logica. Ci deve essere qualcosa in più, che la arricchisca e la renda
fertile, evitando il rischio di diventare un’astrazione teorica, coerente sul piano logico, con un
sistema di conoscenze ma lontana dalla Verità che è una manifestazione dello Spirito. In questo
modo ritorna l’antica vocazione filosofica anche degli antichi greci, che non considerava la via
filosofica solo speculazione teorica ma ricerca della felicità, percorrendo le strade della sapienza 8.
7
Cf. S. Aurobindo, Essays Divine and Human: Writings from Manuscripts (1910-1950), 255, § 68: “When mind is
still, then Truth gets her chance to be heard in the purity of the silence. Truth cannot be attained by the mind's
thought but only by identity and silent vision. Truth lives in the calm wordless Light of the eternal spaces; she
does not intervene in the noise and cackle of logical debate. Thought in the mind can at most be Truth's brilliant
and transparent garment; it is not even her body. Look through the robe, not at it, and you may see some hint of
her form. There can be a thought-body of Truth, but that is the spontaneous supramental Thought and Word
that leap fully formed out of the Light, not any difficult mental counterfeit and patchwork. The supramental
Thought is not a means of arriving at Truth, for Truth in the supermind is self-found or self-existent, but a way of
expressing her. It is an arrow from the Light, not a bridge to reach it.”
8
Cf. Ibid., 256-257, § 69: “Reason is a clarified, ordered and organised Ignorance. It is a half-enlightened
Ignorance seeking for truth, but a truth which it insists on founding upon the data and postulates of the
Ignorance. Reason is not in possession of the Truth, it is a seeker. It is [unable to] discover the Truth or embody
it; it leaves Truth covered but rendered into mental representations, a verbal and ideative scheme, an abstract
algebra of concepts, a theory of the Ignorance. Sense-evidence is its starting point and it never really gets away
from that insecure beginning. Its concepts start from sense-data and though like a kite it can fly high into an air
of abstractions, it is held to the earth of sense by a string of great strength; if that string is broken it drifts lazily
[in] the clouds and always it falls back by natural gravitation to its original earth basis - only so can it receive
strength to go farther. Its field is the air and sky of the finite, it cannot ascend into the stratosphere of the
Il passaggio dal rigore logico adoperato dalla ragione imprigiona nella sistematicità,invece la via
coscienziale dell’intuizione fa emergere una realtà che non si riduce alle rappresentazioni formali o
simboliche ma essa viene colta nella sua natura spirituale che rivela anche la verità 9.

L’intuizione accade nella piena vitalità dinamica della coscienza che coglie l’essenza della cosa
conosciuta nell’immediato. Ma ciò non accade senza le dimensioni corporee, psichiche e spirituali.
La coscienza vive e fluisce nel corpo vivente ed è assente nella sua dinamica in un corpo privo di
vita. È la vita e coscienza-originaria-spirituale che mantiene uniti tutti gli elementi materiali che
compongono il corpo come materia e quando accade la morte, considerato un passaggio
necessario per oltrepassare il mondo dell’esistenza materiale, la corporeità fisica comincia a
decomporsi. L’intuizione è un Erlebnis, ciò che da me è vissuto, del corpo vivente, viene compiuto
dall’essere umano sia volontariamente che senza libero arbitrio, in quanto nell’essere umano
desto la coscienza e i suoi vissuti fluiscono anche spontaneamente. Qui si compie la distinzione
con la prospettiva di Aurobindo10 secondo cui la corporeità-vivente è implicita mentre nelle analisi
fenomenologiche l’intelletto e la volontà sono co-presenti nell’intuizione umana che coglie le
essenze delle cose percepite in modo diverso dalla vita vegetativa e dall’animale non-umano.
L’essenza delle cose conosciute tramite la ragione naturale, gli adombramenti delle cose che si
manifestano e la ragione stessa rimane radicata nella corporeità-psichica oppure nella psiche-
corporea da cui non riesce a sprigionarsi. Questa liberazione, rimanendo nel corpo-vivente, accade
nell’intuizione che coglie l’essenza della cosa per mezzo della vita che fluisce e fa fluire anche i
vissuti coscienziali, permettendo le connessioni tra i vari vissuti. La prospettiva vedantica del
filosofo indiano proietta una Super-mente che è un innalzamento della stessa mens umana che
perfezionandosi nell’evoluzione naturale si avvicina alla coscienza divina che non conosce. Questa
Super-mente non viene ingannata ma coglie l’essenza delle cose nell’immediato. L’intuizione è un

spiritual vision, still less can it move at ease in the Infinite.”


9
Cf. Sukhlalji Sanghvi, Advanced Studies in Indian Logic and Metaphysics, R. K Maitra for Indian Studies, Calcutta
1961.
10
Cf. S. Aurobindo, Essays Divine and Human: Writings from Manuscripts (1910-1950), 257-258, § 72: “Intuition,
– but what do we mean when we speak of intuition? What is its origin, nature, working, and how is it connected
with intelligence and sense and instinct, our other ways of knowing, or what is the difference? Is intuition the
one means of true and complete knowledge or does it need intelligence, sense, instinct to complete it? Is there a
greater power of direct and absolute and complete knowledge of which intuition is only a special or part action, -
some first and last potency, the Alpha and Omega of an all-knowledge, the all-knowledge that we attribute to
God or to the Spirit of the universe? (…) Intuition is a direct knowledge self-existent and independent of means
and devices; it is naturally self-existent and founded upon a knowledge by identity; or when it is gained, it is
either by identification or by a knowledge arising from some intimate contact made possible by an underlying or
occult identity.”
vissuto umano che avvicina la coscienza umana al modo di conoscere divino, ciò non lo rende Dio
ma rende le essenze delle cose conosciute nell’immediato con chiarezza essenziale.

Così si giunge a una evidenza logica che “la mente evoluta è l’essere umano; la mente Suprema
non-evoluta concilia in lui il Superuomo” 11. La finalità della vita umana e della natura, in questo
processo evolutivo, è rendere possibile la nascita del Superuomo che ha un corpo-vivente
adeguato e tutto ciò accade già nel mondo esistente,dove questa individualità universalizzante è
stata raggiunta da alcuni saggi e sapienti illuminati che hanno liberato il proprio “Ego” 12. Secondo
Aurobindo l’umanità è la realtà cosciente e vivente negli esseri umani e poiché l’essere umano non
è la prima esistenza creata nel cosmo, nella stessa maniera essa non sarà nemmeno l’ultima, in
quanto tutto è in evoluzione e in continuo divenire. La possibilità di perfezionamento appartiene
all’uomo per natura in quanto inabitato dallo Spirito che ha dato origine a ogni cosa, ma la parte
più alta dell’umano si evolverà in ciò che si chiama Supermente e si manifesterà nel Superuomo.
Aurobindo afferma che l’essere umano non è né la finalità né la fine della creazione 13, ma
comunque la missione creatrice dello Spirito, presente nella sua natura ontologica che si evidenzia
nelle manifestazioni teleologiche, è rivelare le profondità più segrete e nascoste dell’essere umano
e ciò potrà accadere con l’evoluzione della specie umana in Superuomo 14. La natura umana nella
11
Cf. Ibid., 260-261, §§ 76-77: “(…) Mind evolved is man; supermind unevolved conceals in him the superman.
This is the meaning of our existence here, its futuristic value and inherent trend of power, to rise above
ourselves, to grow into gods, to reveal God in a world of material forms and forces. Earth and conscious life upon
earth are not a freak of cosmic Chance, a meaningless accident in the vacant history of nebula and electron and
gas and plasm; they are the field of a game of the Gods with the destiny of our souls as the stake of their wager.
To evolve Godhead out of the mud of matter, some divinest consciousness out of a primal inconscience and a
struggling ignorance, immortality out of death, undying bliss out of pain and sorrow, the everlasting Truth out of
the falsehoods and denials of this relative world is their great and daring gamble. All life upon earth is the
evolution of a divine Spirit that is concealed as by a self-formed mask and robe in the appearance of Matter. Out
of that involution it evolves, manifests by a series of ascendent steps its suppressed powers and, once this
process has begun, will not cease till the Godhead is manifest in Matter. (…)”
12
Cf. Ibid., 262, § 77: “To rise into this greater consciousness above our mental level of humanity as man has
risen above the level of the life-mind of the beast, to grow from mind into supermind, from twilight into light,
from the mind's half-consciousness into what is now to us superconscient, from a narrow imprisoned ego into
the transcendent and universalised individual, from a struggling half effective into a throned and master power,
from little transient joys and sorrows into an unalloyed divine delight, this is the goal of our journey, the secret
of our struggle. This is our way of emergence from the now dark riddle of the earth and unsolved problem of
human life. If there were not this secret sense in all we are and do, there would be no significance in the
material world and no justification for our earth-existence. A gnostic superman is the future master of the earth
and rescuer of the divine meaning out of the ambiguous terms of this great world-enigma.”
13
Cf. Ibid., 263, § 78: “There is indeed the real man as well as this that is apparent. The apparent is this imperfect
and struggling humanity, the real is the Purusha, the conscious being within us. The Conscious Being within us,
one with the Being in whom we live and move, is indeed the cause and beginning and the end and aim of
existence. But our humanity is only a transitory phase of the Conscious Being within us. Man is not final.”
14
Cf. Ibid., 264-265, § 80: “This ignorant, imperfect and divided being, with his laboring uncertain thought and
half-successful will, this toiling and fluctuating experiment, this field of the attempt at emergence of a thousand
things that are striving to be, is no consummation of the struggle of cosmic Force; he is only a laboratory in
condizione attuale è una continua lotta di perfezionamento per ottenere una pienezza di vita nella
coscienza, nelle proprie potenzialità e capacità corporee, psichiche e mentali. Tutto ciò potrebbe
realizzarsi nella nuova dimensione che si apre all’evoluzione della specie umana. Tutta la specie,
composta da individui illuminati, può evolvere in potenza perché questa è la finalità per cui esiste,
ma finché gli individui che vivono nella società, che si costituisce tramite le relazioni tra gli
individui, anziché fermarsi alle realtà esteriori non si accorgeranno dello Spirito che li inabita nel
mondo interiore, questo percorso verso l’evoluzione del Superuomo non potrà mai iniziare 15. Qui
si evidenzia l’importanza dell’intelletto e della volontà libera per la scelta di disporsi in
quell’atteggiamento di ricerca che può consentire di raggiungere e vivere i mondi interiori, che
portano allo Spirito infinito trasformando radicalmente l’essere umano e la natura in cui esso vive.

Bulleh Shah nel sufismo islamico:

1. Fanà (annullamento) come totale fiducia nella Sorgente di vita

Annullando se stessi, secondo Bulleh Shah,si lascia spazio alla possibilità di un nuovo riempimento,
che si realizza per la libera volontà di Dio, che è l’Infinito. Questo svuotamento accade per la libera
scelta da parte dell’individuo, determinato e finito, di ideali spirituali che lo portano ad una vita più
ascetica per una trascendenza dal proprio sé. L’individuo decide liberamente di lasciar andare
tutto e sceglie la via del distacco dal possesso delle cose e degli affetti, ancora più difficili da
allontanare. La purificazione tramite il distacco rigoroso, era già presente nelle pratiche ascetiche
orientali, in particolare nell’esperienza religiosa orientata per codificare una vita perfetta, anche
nella quotidianità indù. L’integrazione che Bulleh Shah compie in questo senso è prendere il

which Nature seeks for its own concealed secret, makes tentative efforts at what she has been missioned to
achieve. As man arose out of the animal, so out of man superman shall come.”
15
Cf. Ibid., 267-268, § 82: “Even when she has arrived at the evolution of Mind, the mind of a humanity which is
capable not only of knowing outwardly the external world but of going within itself, of knowing itself, of knowing
the secret things, powers, forces which are behind itself and behind the works of a surface external Nature, still
she has been most careful to organise a surface Mind dealing with surface and external things and an
organisation of personality which is superficial and not the whole of ourselves, a wave only of the ocean of our
hidden being, our secret reality. To build an ego which will deal with material life and nature as its user but also
as its subject, a life that is bound by matter, a mind that is bound by both matter and life has been her main
preoccupation. But still the evolution of consciousness is the real and central fact which gives a significance
otherwise altogether lacking to the mechanical structure of the universe. Man is here not merely to utilise his
world for the service of his individual and collective ego; he is here as a medium in which the Spirit within, the
secret growing Consciousness can evolve farther its self manifestation, arrive from a partial to a complete
consciousness and, since life itself is there only as a means of this evolution and an image of it, at a complete
and perfect individual and social life. If the psychological truth of our being is the real and central truth, more
central and important than the physical, this must be its true nature, a conscious being growing towards its own
completeness of consciousness and growing too towards its expression and formation in a complete individual
and social life”.
Corano come fonte di ispirazione dove la parola di Dio è il nutrimento e la Sorgente di vita
spirituale. Gli elementi filosofici non vengono separati tramite un sistema rigoroso logico-critico
come la teoresi nell’Occidente ma piuttosto si vive l’attività intellettiva scientifica integrandola con
la psicologia e la spiritualità sia individuale che comunitaria.

Secondo Bulleh Shah la realtà più alta a cui l’essere umano può aspirare è la coscienza e
l’esperienza stessa di Dio, che l’individuo può raggiungere solo per la mediazione di un maestro
(Sheikh). Il ruolo della figura del mediatore è cruciale nelle scuole di spiritualità sufi, come anche è
fondamentale l’importanza del guru nelle scuole dell’ascesi indù. Il maestro va sempre onorato,
rispettato e amato. Egli, accompagnando l’individuo nella sua ricerca interiore, ha anche il compito
di assistere il proprio discepolo come guaritore spirituale. All’inizio la guida è uno strumento
dell’intervento divino che secondo Bulleh Shah successivamente ne diventa la mano 16.

‫جا میں رمز عشق دی پائی‬

‫میں تو تی مار گنوائی‬

‫اندر باہر اوئی صفائی‬

‫جت ول ویکھایارویار‬

Da quando ho scoperto le vie dell’Amore


Allora “l’Io” e il “Tu” sono distrutti completamente
Sono purificato sia dentro che fuori
Dovunque guardo vedo solo Dio17

Secondo Bulleh Shah si può vivere tutta la vita dentro una moschea ed essere interiormente
corrotti dal male e finché l’individuo non scopre l’Uno e non ne fa esperienza tutte le preghiere
recitate, gli inchini rituali e i pellegrinaggi fatti alla Mecca non portano all’incontro con la Verità.

16
Ibid., 99.
17
Ibid., 132-133.
Perché è solo vivendo l’esperienza della presenza di Dio che l’essere umano può essere illuminato
fino in fondo. È a questo punto che l’essere finito, che è umano, prende coscienza facendo
esperienza dell’Infinito.

‫عمر گنوائی وچ مسیتی‬


‫اندر بھریانال پلیتی‬
‫کدے نمازوحدت نا کیتی‬
‫ہن کیوں کرنا اے دھاڑودھاڑ‬

Hai vissuto tutta la vita nella moschea


Dentro sei pieno di impurezze
Non hai mai pregato nell’Unità
Ora perché ti rammarichi18

‫وید قرآنا پڑھ پڑھ تھکے‬


‫سجدے کردیاں گھس گئے متھے‬
‫نا ربتیرتھ نا رب مکے‬
‫جن پایا تن نوانوار‬

Siamo stanchi di leggere i Veda e il Corano


Nello inchinar sempre la testa la fronte si è consumata
Dio non c’è né nei luoghi sacri né a Mecca
Ma coloro che ne hanno fatto l’esperienza sono pieni della Sua luce 19

18
Ibid.
19
Ibid.
L’unione con Dio è un’esperienza unica che porta l’individuo che la ri-cerca disperatamente a
scoprirLo nell’esperienza mistica, talmente coinvolgente che tutto il resto diventa privo di valore
effettivo. La certezza dell’esperienza di Dio si ritrova nella serenità, nella calma e nell’armonia
vissuta interiormente, un silenzio sia interiore che esteriore. Per questo secondo Bulleh Shah chi
ha avuto quest’esperienza può vivere in armonia interiore sia lontano dalla vita dinamica delle
città che in qualsiasi luogo considerato lontano da Lui perché in realtà nessun luogo ha la Sua
assenza e nessun posto può dire di averLo in esclusiva in quanto Dio, essendo l’origine e la
Sorgente di tutto ciò che esiste, come Creatore e Fonte presenzia ogni spazio e tempo. La pienezza
dell’Infinito riempie ogni spazialità e temporalità e l’Infinito stesso è anche sia atemporale sia oltre
ogni luogo perché niente può contenere la sua totalità. In questo senso ogni non-luogo ed ogni
non-tempo è una finestra che può aprire un orizzonte verso l’Infinito e ad accorgersene è l’essere
finito. L’essere umano è una realtà complessa: è materiale e psichico come gli altri elementi
naturali, vegetativi ed animali,ma possiede anche lo spirito individuale. L’anima umana è il luogo in
cui accade l’incontro con l’Infinito che non è semplicemente un rendersi conto intellettivo dello
Spirito Infinito. In questo caso, per Bulleh Shah che non tratta il confronto con la filosofia
occidentale sul problema dell’essere e non-essere, l’essere stesso e l’esistenza umana sono
esperienze che portano l’essere umano alla unione con il Primo Principio che è l’Infinito. Questa
interpretazione del senso delle cose delinea un’etica e una spiritualità pratiche da vivere sia in
rapporto con gli altri propri simili sia con la natura. La finitudine umana è esperienziale e l’unione
con lo Spirito è la finalità di ogni essere umano che può essere raggiunta nell’esperienza mistica
vissuta nel silenzio dell’annullamento di sé.

‫عشق بھالیا سجدہ تریا‬


‫ہن کیوں ایویں ایویں پاوے جھیڑا‬
‫بلھا ہو رہو چپ چپیرا‬
‫چکی سگلی کوک پکار‬

L’Amore mi ha fatto dimenticare di inchinarmi


Perché siete in lite tra di voi
Bulleh dice di stare in silenzio
Ogni rumore e lamentela è finito20

20
Ibid.
A differenza di M. Iqbal in cui la questione dell’Io (Khudi) viene analizzata in discussione coi filosofi
occidentali, la stessa realtà in Bulleh Shah è presente in forma originaria con il termine “Io” ( Main ‫)میں‬
perché così la parola non rimane un termine astratto per una discussione concettuale teoretica ma
diventa realtà personale ed originaria del singolo che fa l’esperienza dell’Alterità come Persona.
L’essere umano che cerca lo svuotamento di sé per un riempimento nuovo trova l’Infinito
nell’esperienza mistica che per Bulleh Shah è vivere la pienezza del proprio essere nell’assoluto
annullamento del proprio ego. L’io originario guidato dalla sola ragione entra in conflitto con la realtà
materiale, corporeo-psichica, ma la via dell’anima spirituale che vive il riempimento con la presenza
della Sorgente della vita può anche illuminare la facoltà di pensare che non deve più girovagare in
ricerca della verità per ottenere la felicità. Ma in questo annullamento (Fanà) l’Io in realtà ritrova se
stesso e vive in armonia con tutto ciò che lo circonda.

‫میں میری ہے نا تیری ہے‬


‫ایہ انت خاک دی ڈھیری ہے‬
‫ایہ ڈھیری ہوئی خیری ہے‬
‫ڈھیری نوں ناچ نچائی دا‬
‫ہن کس توں آپ لکائی دا‬

Quest’Io non è né mio né tuo

Esso a livello corporeo finisce come un cumolo di argilla


Questo cumolo di argilla danza (quando entra in conflitto con l’Io)
Ora da chi nascondi il tuo l’Io?21

Bulleh Shah considera la dignità essenziale della persona umana, che è tale in quanto creata da Dio
e nessuno può togliere ciò che gli appartiene ontologicamente. Non ha difficoltà a considerarsi alla
stessa stregua degli intoccabili22,tenuti ai margini della società anche dai capi religiosi islamici in
quanto, facendo i lavori più umili, erano spesso poco curati. Questa loro situazione era considerata
“impura” da coloro che si consideravano “padroni del sacro” per cui potevano giudicare il resto
come impuro, maligno in quanto profano.

21
Ibid. 57.
22
Bulleh Shah, Io sono intoccabile, in M. Zafar Maqbool (a cura di), Kalam Bulleh Shah, Maktabah Daneyal
Publisher, Lahore 2001, 315.
Alla fine, si può concludere che nel contributo filosofico della spiritualità ascetica di Bulleh Shah si
trovano gli elementi di un’antropologia che considera l’esperienza religiosa un’importante via per
incontrare la Verità/Realtà che inabita l’essere umano e tutto ciò che lo circonda. I metodi per
raggiungere e cogliere tale Verità sono della tradizione vedantica, fortemente criticati dalla
tradizione ortodossa islamica, ma il punto di partenza che è il Corano riporta Bulleh Shah ad un
incontro con l’ortodossia che riconosce in lui Dio come Uno e la sua vita come casta e santa. La
comprensione della Verità della realtà partendo dal Corano, fin dove può illuminare l’interiorità
umana e curando anche le forme assolutizzanti della sacralità circoscritta nel fondamentalismo
religioso, scopre le possibilità dell’unione con Dio che è la Sorgente dell’Amore e della Vita stessa
come Infinito in cui l’individuo, in quanto finito, che lo cerca trova armonia e pace interiore.
L’annullamento di sé in Bulleh Shah è un ritrovamento della propria anima riempita dalla presenza
di Dio per cui il Fanà non è più una perdita di sé ma è una riscoperta dell’anima spirituale umana
che può ed è tutto in un Dio che non è in nessun luogo e in nessun tempo perché presente in ogni
spazio e in ogni tempo.

Alla fine vorrei sottolineare la necessità pedagogica e la responsabilità morale che nascono nella
fenomenologia della religione che riconosce l’uguaglianza dell’essere umano nell’esempio
concreto che ci propone non solo la riflessione filosofica ma la testimonianza di una vita coerente
fino alla fine della Teresa Benedetta della Croce.

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