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Used Under Authorization.

Editing e revisione testi di AmarenaChicStudio – Milano


Coordinamento editoriale di Laura Tellarini

Pubblicato da: Giunti Editore S.p.A.


Via Bolognese, 165 – 50139 – Firenze
Piazza Virgilio, 4 – 20123 – Milano

www.giunti.it

ISBN: 9788898937363

Prima edizione digitale: giugno 2016


Il libro
Attento al lato oscuro!
Star Wars - Il ritorno dello Jedi
È la storia di Star Wars che contiene tutto. Jabba, Boba, Wicket, Rebo, Salacious Crumb, Nien
Numb, “È una trappola!”, Luke che fa una capriola e afferra la sua spada laser, le speeder bike, Yoda,
lo spirito di Yoda, il rancor, il Falcon, Wedge, Lando, Luke, Leia, Han, Ciube, C-3PO, R2-D2... ma ci
sono anche una seconda Morte Nera, il sorriso malvagio dell’imperatore e il confronto finale tra Luke
e Darth Vader!
L’autore
Tom Angleberger
Autore della serie di successo Origami Yoda, da sempre è un fan e collezionista di Star Wars.
Cresciuto prima dell’avvento del videoregistratore, Tom ascoltava di continuo Star Wars con il suo
registratore a cassette. Il suo primo personaggio da collezione è stato C-3PO e il più recente un
sandtrooper, soldato imperiale specializzato nei combattimenti in ambienti desertici. Vive negli Stati
Uniti con la moglie, l’autrice e illustratrice Cece Bell.
Dedicato agli infaticabili e straordinari membri della 501st Legion e Rebel
Legion!
NOTA DELL’AUTORE

ANDATE PURE AVANTI, saltate senza problemi queste poche righe ed


entrate direttamente nel palazzo di Jabba insieme a R2-D2 e C-3PO.
Potrete sempre tornare su questa pagina più tardi…
Wow, ragazzi… il palazzo di Jabba! Incredibile! La cosa più grandiosa
mai vista! Subito dopo la corsa disperata nel canalone in Star Wars: Una
nuova speranza, l’attacco dei camminatori AT-AT in Star Wars: L’Impero
colpisce ancora, i mynock e la Guardia Reale Imperiale, Nien Nunb e
Lando che pilotano il Falcon, Han e Ciube che pilotano il Falcon, Obi-Wan
che combatte contro Grievous, Fives in fuga e qualsiasi scena con Yoda…
Ci sono talmente tante cose da amare in Star Wars che io ho voluto scrivere
tutto quello che potevo. Volevo regalarvi una storia stracolma di dettagli
sbalorditivi: cosa si può trovare nel naso di Jabba? Che cosa dice Mon
Mothma a Leia? Come fanno gli Ewok a uccidere gli assaltatori?
E in effetti, la storia ha finito con lo straripare, sì, ma di note, che potete
anche saltare se andate di fretta.
George Lucas e un team di persone incredibili hanno realizzato questo
grandioso film quando io ero un ragazzino.
L’ho visto e l’ho amato. L’ho davvero amato.
E adesso tocca a me (con l’aiuto di una piccola squadra di persone
formidabili, come il mio editor, Tomas Palacios) raccontare a voi una storia
che, probabilmente, già conoscete.
In genere non vale la pena rileggere una storia se già si conosce la fine,
ma in questo caso sì…
Questa storia è l’ultima speranza dei Ribelli. Ci sono le crudeltà di Jabba
e le gesta eroiche degli Ewok. C’è la principessa Leia che sfreccia fra gli
alberi su una speeder bike. Ci sono le ultime sagge parole di Yoda. C’è il
sorriso disgustoso dell’Imperatore. E un sacco di ZAP-ZAP, SCREEESH e
KAPOW! E yub nub e bip-bip e WHHHHRRRRRUUUGGG!
Da bambino ho aspettato tre anni prima di vedere questa storia sugli
schermi; poi ho comperato i pupazzetti dei personaggi e le carte da
collezione. E poi ho aspettato che, anni dopo, uscisse anche il video. Mi
sono divertito follemente a riscriverla da adulto.
La storia è Star Wars: Il ritorno dello Jedi.
E questa è la mia versione. Spero che vi piaccia.

TOM
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…

Luke Skywalker è tornato al suo remoto pianeta natale Tatooine, nel tentativo di
strappare il suo amico Han Solo dalle grinfie del malvagio bandito, Jabba the Hutt.

Luke non può sapere che L’IMPERO GALATTICO ha iniziato in gran segreto la
costruzione di una nuova stazione spaziale corazzata ancor più potente della
temuta Morte Nera.

Una volta completata, quest’arma risolutiva segnerà la fine del piccolo gruppo di
ribelli che lottano per restituire la libertà alla galassia…
CAPITOLO UNO
IN CUI DUE ROBOT ARRANCANO IN UN
DESERTO INTERMINABILE

UN DESERTO INTERMINABILE
Due robot.
Due robot che arrancano in un deserto interminabile.
Non temere, lettore! Andrà tutto per il meglio.
Ma non tutte le storie possono iniziare col botto o l’attacco di un wampa,
del resto.
È come la storia va a finire che conta, e noi abbiamo un grande botto in
arrivo, e persino un colpo più grande dopo il primo, oltre a un’infinità di
esplosioni più o meno grandi, implosioni, deflagrazioni, collisioni,
distruzioni, duelli con le spade laser e, in mezzo, persino oscuri e malvagi
fulmini.
Può darsi che tu sia già a conoscenza di tutto questo. Se è così, sai che la
tua pazienza sarà ben ricompensata non appena avremo finito di attraversare
questo deserto interminabile.
Quindi, facciamoci forza e tiriamo avanti!
Due robot… un deserto interminabile… arranca, arranca, arranca…
Sì, è davvero un deserto interminabile. Riempie questo pianeta tutto
intero. Potresti vagare all’infinito e non vedere altro che sabbia… finché
qualcuno – o qualcosa – non salta fuori da dietro una duna e ti mangia.
Ma i nostri coraggiosi eroi perseverano, arrancando sotto il caldo torrido
dei due soli di Tatooine. Sono droidi, un po’ come dei robot ma meglio.
Uno è color oro e alto e cammina su un paio di gambe come un uomo.
L’altro è bianco e bassino, con tre gambe, diverse minuscole braccia
retrattili e una testa semisferica argentata che ruota di qua e di là in modo da
tener d’occhio quel che c’è intorno.
Insieme hanno vissuto molte avventure e affrontato molti pericoli, e ora
continuano ad arrancare in questo deserto mortale, senza avere paura né
lamentarsi.
Be’, forse ogni tanto si lamentano anche.
“Non ce la faremo mai, R2,” dice quello alto, C-3PO1. “La sabbia si sta
accumulando nei miei servomotori e mi si stanno congelando le giunture!”
“Beeep whirr,” risponde quello basso, R2-D2, e anche se non possiamo
sapere che cosa significhi, ha un suono rassicurante.
“Quasi arrivati?” sbotta C-3PO. “E come fai a dirlo? Non hai la minima
idea di dove siamo. Stiamo girando a vuoto da una vita.”
“Bleeee blip!”
“Stiamo seguendo la strada? Ma quale strada? Questa non assomiglia a
nessuna strada che io abbia mai visto.”
Era una strada… una volta. Portava a un monastero, passando per il Mare
delle Dune. Seppur fatiscente e quasi dimenticata, in questi tempi di
landspeeder e mezzi suborbitali, la strada porta ancora allo stesso luogo, che
però non è più un monastero. Anzi, è esattamente l’opposto. È il più
diabolico di tutti i posti su questo pianeta diabolico… il monastero è ora il
covo del signore del crimine intergalattico, Jabba the Hutt.
Finalmente, i droidi oltrepassano un affioramento roccioso e vedono il
palazzo di Jabba in lontananza.
I circuiti del sollievo di C-3PO si scaldano a malapena, prima che la
modalità di auto-protezione entri di nuovo in funzione.
“Siamo spacciati!”
“Breeep!” Di nuovo una nota rassicurante che proviene dal piccolo
droide.
“Certo che sono preoccupato,” brontola C-3PO2. “Dovresti esserlo anche
tu. Lando Calrissian e il povero Chewbecca non sono mai tornati da questo
orribile posto.”
“Whirrr.” È una nota meno sicura, questa volta.
“Se ti raccontassi la metà di quel che ho sentito su quel Jabba the Hutt, ti
prenderebbe un corto circuito!”
Appena si inoltrano nell’ombra del palazzo una piccola creatura
attraversa la strada dietro di loro, correndo veloce sulle sue dodici zampe.
Non abbastanza veloce, però!
Quello che sembrava un affioramento roccioso in realtà era una sorta di
predatore del deserto. In un attimo, ha spalancato l’enorme bocca irta di
denti, sparato fuori una lunga lingua, catturato, masticato… e trangugiato la
creaturina tutta intera, con tutte e dodici le zampe.
Poi chiude la bocca, si sistema nella sabbia e torna a sembrare in tutto e
per tutto un affioramento roccioso, in attesa della prossima vittima.
E, davanti ai nostri eroici robot, c’è anche Jabba che aspetta.
1 - C-3PO è un droide protocollare, una macchina progettata per lavori leggeri in ambienti di lusso.
Tuttavia, è stato costruito su Tatooine molti anni fa e ha subito particolari modifiche per resistere alla
sabbia e al calore del pianeta. Il suo compagno, R2-D2, è un droide astromeccanico, progettato per
resistere praticamente a qualunque cosa.

2 - C-3PO è, a ben guardare, famoso perché si lamenta troppo, ma non questa volta. Questa volta, in
realtà, ha sottovalutato gli orrori che li attendono. R2-D2, che ne sa di più, sceglie di parlare poco, in
questo momento.
CAPITOLO DUE
IN CUI INCONTRIAMO JABBA

JABBA THE HUTT è un gigantesco e malefico lumacone spaziale. E,


come un lumacone, da solo è piuttosto impotente. Ha braccia minuscole,
niente gambe, né corazza, né armi.
Be’, un’arma ce l’ha: la sua mente.
Una mente spregevole e corrotta persino per gli standard degli Hutt. Con
la pura forza della sua avidità ha raggiunto l’apice; o forse il fondo, dipende
dal tuo punto di vista.
Essendo il più temuto signore del crimine della galassia, può permettersi
tutto l’aiuto di cui ha bisogno: contrabbandieri, ladri, cacciatori di taglie e
un mucchio di guerrieri dall’aspetto porcino, di guardia al palazzo.
E, proprio come un lumacone che preferisca nascondersi sotto una roccia,
per il suo palazzo Jabba ha scelto un luogo buio e umido. Le stanze più
belle sono come una prigione sotterranea… indescrivibile.
È una fortezza, davvero. Così immersa tra le dune che il deserto stesso
costituisce, in molti casi, tutta la difesa necessaria. Ciononostante, seguendo
gli ordini di Jabba, il vecchio monastero veniva fortificato di continuo dai
mastri armieri.3
Sì, è il luogo perfetto in cui questo spregevole signore del crimine può
strisciare e nascondersi, per crogiolarsi nei suoi viscidi piaceri e ridacchiare
pensando a tutti i tesori guadagnati in modo disonesto. E il suo ultimo
tesoro – per il quale ha dovuto pagare all’astuto cacciatore di taglie Boba
Fett una fortuna considerevole – è Han Solo.
Adesso Solo è un eroe dell’Alleanza Ribelle, ma non tanto tempo fa si è
servito della sua potente astronave, il Millennium Falcon, per fare del
contrabbando, non certo per combattere per la libertà.
Lui e il suo secondo pilota, Chewbecca – il grande e irsuto Wookiee – si
sono cacciati in un qualche guaio e hanno dovuto liberarsi del loro carico di
“spezie”. Sfortuna vuole che quella merce illegale appartenesse a Jabba, e il
signore del crimine non ha appreso la notizia con piacere.
Solo, incapace di ripagare il prezzo del carico, ha pagato in altro modo:
catturato dallo spietato Boba Fett, è stato imprigionato in un blocco di
carbonite; procedimento che lo ha lasciato vivo, ma congelato nel tempo.
Ed eccolo lì sdraiato – o, meglio, appeso – alla parete di Jabba. Con le
mani artigliate in un gesto disperato, gli occhi sbarrati e la bocca spalancata
nello stesso urlo di dolore, Solo rimarrà così per sempre se Jabba l’avrà
vinta.
E Jabba l’ha sempre vinta.
Gli piace molto osservare l’agonia di Solo impietrito.
Di solito, la sofferenza di una vittima termina troppo in fretta. Ma in
questo modo Jabba può assaporare lentamente il dolore di Solo.
Al sicuro nel proprio buio nascondiglio, il lumacone può riempirsi lo
stomaco con alimenti proibiti, creature ancora vive, leccare le sue ballerine
schiave vestite di abiti succinti e crogiolarsi nell’adorazione dei propri
adulatori, scagnozzi, servitori e tirapiedi.
E se l’estenuante lavoro di gestire un impero del crimine lo butta giù, può
sempre posare gli spaventosi occhi color arancio su Solo e trovare una
nuova ragione per fare una delle sue risatine nauseabonde.
Quando Jabba ridacchia veramente – e trova davvero una valida ragione
per essere allegro – persino il peggiore dei criminali che siede ai piedi del
suo trono si rannicchia per la paura.
3 - Dopo aver presentato a Jabba il conto delle loro prestazioni, questi armieri diventarono i suoi
primi prigionieri, e non riuscirono mai a fuggire dalle spesse mura e dalle trappole crudeli che loro
stessi avevano progettato.
CAPITOLO TRE
IN CUI I DROIDI BUSSANO ALLA PORTA DI
JABBA

E CHI POTREBBE BIASIMARE C-3PO, per aver esitato davanti alla porta
di questo terribile edificio?
“R2… sei sicuro che sia il posto giusto?”
“Whrrrr.”
“Sarà meglio bussare, immagino.”
Il droide batte piano le esili dita di metallo contro la gigantesca porta di
ferro, così grossa che ci vorrebbe un’ascia di guerra gamorreana per bussare
come si deve.
“Sembra che non ci sia nessuno, R2. Torniamo indietro a dirlo a padron
Luke.”
“TEE CHUTA HHAT YUDD!” strilla una voce metallica che somiglia a
un latrato.
Questa non è, ovviamente, la voce di R2.
Proviene invece da un altoparlante attaccato a un occhio elettronico
all’estremità di un lungo braccio meccanico che è appena spuntato da un
piccolo oblò sulla porta. L’occhio fulmina con lo sguardo C-3PO, in modo
piuttosto brutale.

“Oh, santo cielo!” esclama C-3PO. Quindi, richiamando la sua


programmazione di droide protocollare e conoscendo sei milioni di lingue,
si presenta.
“Erredue Diduewha bo Citrepiosha.” Indica R2, e l’occhio si sposta su di
lui per dargli un’occhiata. “Ey toota odd mischka Jabba du Hutt.”
A questo punto, l’occhio torna indietro per posarsi nuovamente su C-3PO.
Emette una risata stridula e si ritrae attraverso il portello, che chiude
bruscamente.
“Non credo che ci faranno entrare, R2. È meglio andar via…”
“Whhrrrr…” inizia a dire R2, ma è interrotto da un terribile stridore.
La porta massiccia si sta lentamente sollevando, rivelando nient’altro che
il buio assoluto.
R2 guarda C-3PO. C-3PO guarda R2. E R2 avanza nel buio.
“R2, aspetta!” supplica C-3PO. “R2, non ficchiamoci in tutto questo…
così precipitosamente!”
Ma di già, da qualche parte dentro le mura, le ruote e gli ingranaggi non
oliati hanno invertito il senso di marcia e ora stanno richiudendo la grande
porta. Che scelta rimane, a C-3PO? Precipitarsi anche lui lì dentro oppure
restare fuori da solo, in quell’interminabile deserto.
Così decide di addentrarsi nell’oscurità.
“Oh, R2! R2, aspettami!” grida C-3PO.
Dietro di lui, la porta continua a stridere abbassandosi finché, con un
fragore spaventoso…
BOOOOOOMKKKKRRRRRRT
Si chiude.
CAPITOLO QUATTRO
IN CUI VIENE SVELATO UN PIANO

DUE DROIDI contro un castello pieno zeppo di malvagi delinquenti e un


lumacone spaziale ancor più malefico? Quale sorta di follia, potresti
chiederti, si sta verificando qui?
Be’, in effetti è piuttosto da pazzi, ma non così male come potrebbe
sembrare. Si tratta di due droidi, tre persone e un Wookiee contro un
castello di malvagi delinquenti e un gigantesco lumacone spaziale ancor più
malefico. (A dire il vero c’è anche un mostro nei sotterranei, ma di lui ti
dirò più avanti.)
Perché mai agire in questo modo, però? Perché non assaltare con
astronavi che fanno fuoco coi cannoni laser, Wookiee che sparano con le
balestre e siluri protonici che distruggono tutto quel che incontrano?
No, no, no! Questa è una missione di salvataggio, ricordi?
Il problema, per gli amici di Solo, era come tirarlo fuori vivo dal covo di
Jabba.
Con l’aiuto della flotta ribelle, avrebbero potuto far saltare in aria quel
posto… peccato che un intervento del genere avrebbe ucciso anche Han
Solo. La carbonite è dura, ma non fino a quel punto.
Le truppe di terra dell’Alleanza Ribelle avrebbero potuto attaccare; ma
contro le difese e l’arsenale di Jabba sarebbe stata una battaglia sanguinosa,
per non dire una piccola guerra.
Inoltre, l’esercito e la flotta dell’Alleanza Ribelle sono fondamentali per
la lotta senza fine contro il malvagio Impero, che sta studiando un altro
piano per distruggere l’Alleanza Ribelle4 e imporre un nuovo, spaventoso
ordine nella galassia.
No… malgrado Han Solo abbia rischiato la propria vita per l’Alleanza,
quest’ultima potrebbe non rischiare la propria vita per lui.
Quindi, toccava ai suoi più cari amici farsi venire in mente un piano
migliore: il leale e irsuto Chewbecca, il non sempre leale Lando Calrissian,
il fattore diventato pilota stellare Luke Skywalker, e la principessa ribelle
Leia Organa.
Un tipo di piano molto rischioso, molto pericoloso, con facili intoppi ed
elevate probabilità di insuccesso.
Era così improbabile che quel piano funzionasse, che C-3PO non avrebbe
mai accettato di farne parte, infatti.
Ragion per cui, non glielo dissero.
E adesso, mentre la porta si richiude con un tonfo alle sue spalle, è troppo
tardi per tornare indietro.
4 - Mi dispiace dover dire che è un ottimo piano. Su questo argomento tornerò più avanti…
CAPITOLO CINQUE
IN CUI I DROIDI VENGONO ACCOLTI NEL
PALAZZO

QUANDO I LORO OCCHI elettronici si adattano immediatamente


all’oscurità, ciò che i droidi vedono è così sconvolgente che persino R2
emette un fischio nervoso.
Due Gamorreani – quei bruti dall’aspetto porcino che stanno di guardia al
palazzo di Jabba – avanzano con passo pesante. I Gamorreani, una razza
primitiva, non avrebbero mai trovato il modo di lasciare il loro pianeta
d’origine da soli. Ma, una volta scoperti, si sono moltiplicati5 in ogni luogo,
su ogni pianeta su cui i muscoli valgano più del cervello e la violenza più
della saggezza.
Persino bruti come questi si annoiano, e sono passati giorni – forse una
settimana? – da quando sono stati chiamati a smembrare uno degli ospiti di
Jabba. Ma adesso i loro occhietti minuscoli brillano di eccitazione.
I due droidi potrebbero creare qualche problema. E spesso i problemi
conducono agli smembramenti! Quindi, sono ben contenti di accogliere i
droidi nel palazzo, sebbene, ovviamente, manifestino il proprio piacere
grugnendo e continuino a pungolare i droidi per farli camminare.
“Oh, santo cielo! Oh! Oh, no!”
C-3PO non vuole creare problemi. Vuole solo andarsene in fretta da lì.
“Trasmetti il messaggio di padron Luke e andiamocene via di qui!” dice a
R2. Ma il piccolo droide sa che il messaggio non è per quei bruti disgustosi.
Poi, appare qualcosa di peggio di un Gamorreano…
È un Twi’lek6 chiamato Bib Fortuna, uno spregevole intrigante dagli
occhi di serpente, che si crede vicecomandante di Jabba.
“Die Wannga Wanga!” ringhia Fortuna in Huttese.
“Oh, santo cielo,” dice C-3PO. “Die Wanna Wauaga! Noi… noi abbiamo
un messaggio per il tuo padrone, Jabba the Hutt.”
“Beep—re-de-click,” aggiunge R2.
“E anche un regalo,” traduce in automatico C-3PO. Poi guarda R2.
“Regalo? Che regalo?”
Anche Fortuna guarda R2, quando sente la parola “regalo”. Pensa che il
regalo potrebbe essere per lui, forse.
“Nee Jabba no badda. Me chaade su goodie…” mormora. Non c’è
bisogno che le guardie lo sappiano, pensa. Non dire niente, non c’è bisogno
che lo sappia nemmeno Jabba.
Ma poi, il piccolo droide comincia a diventare piuttosto rumoroso, con i
suoi bip e i suoi squittii.
“Dice che abbiamo istruzioni di consegnarlo solo a Jabba in persona,”
spiega C-3PO.
A Fortuna dispiace scoprire che il grande droide dorato non solo è odioso,
ma anche troppo rumoroso. I Gamorreani hanno già sentito troppo, e infatti
si accalcano: forse per essere certi che Jabba abbia il suo regalo, o forse per
tentare di prendersene un pezzo per loro. Fortuna non si dà pena di capire
cosa stia accadendo.
“Nudd chaa!” ringhia, facendo un gesto ai droidi con la mano.
Si dirige arrabbiato verso un passaggio basso e buio, da cui proviene un
odore nauseante che, per loro fortuna, i droidi non sentono, ma hanno
sensori e recettori chimici sufficienti a capire che stanno per entrare in un
antro sudicio e fetido.
“R2, ho un brutto presentimento,” dice C-3PO, mentre le guardie
dall’aspetto porcino li incalzano.
5 - Sebbene ben pagati da Jabba per i loro servigi, conducono ancora una vita semplice e primitiva. Si
aggregano in covi che sono luridi buchi, cambiano di rado gli indumenti maleodoranti e raramente si
ripuliscono il grugno dal muco colante, ma in ogni momento libero li si può vedere intenti a lucidare
la loro rozza armatura o ad affilare le loro assurde asce di guerra.

6 - Insomma, i Twi’lek non sono tutti ignobili. In realtà, alcuni sono considerati creature piacevoli a
vedersi. Tuttavia, proprio come una vita malvagia può rendere un uomo orribile, una vita
eccezionalmente malvagia ha reso questa creatura un Twi’lek eccezionalmente orribile: un verme più
che altro, con denti, bernoccoli e tentacoli che sporgono in modo veramente sgradevole dalla pallida
testa.
CAPITOLO SEI
IN CUI INCONTRIAMO JABBA E I SUOI
OSPITI

AH, SÌ! Ora arriviamo al punto in cui si deve, semplicemente, descrivere


Jabba. Ho tentato di evitare di farlo qualche capitolo fa, ma temo che più
avanti non ci saranno altre occasioni.
Possiamo procrastinare un po’, descrivendo alcune delle altre creature che
si trovano nella sua sala del trono.
Ce ne sono una ventina. È presto, e alcuni di loro stanno ancora
smaltendo una notte di bagordi.
Si tratta di alcune delle creature più turpi di tutta la galassia. Poco gradite
persino sui loro pianeti d’origine.
Qui regna un orrore che va ben oltre le caratteristiche insolite delle
diverse specie: i tentacoli, le corna, le zanne e gli artigli degli ospiti di Jabba
sono stati usati e sono quindi sporchi del sangue di creature innocenti.7
Mi rincresce dover dire che è presente anche il crudele cacciatore di taglie
Boba Fett, e chi più di lui si è macchiato di sangue innocente? In verità,
Boba si annoia qui. Dopo aver catturato Han Solo, ora è il beniamino di
Jabba e fa vita da re, senza che gli venga negato alcun piacere.
Ma Boba non ha mai ricercato i piaceri; lui è unicamente alla ricerca del
dolore altrui! E, ovviamente, del compenso. Boba non fa che pensare a
quanto lo pagheranno.
Tuttavia, non tutti sono brutti e cattivi. Jabba colleziona belle donne di
razze diverse da tenere come giocattoli; qualche volta anche come pasto.
Ora ce n’è una vestita con un abito imbarazzante e succinto, incatenata ai
piedi del trono di Jabba. È una delle belle Twi’lek, diversa da Bib Fortuna
sia nell’aspetto sia nell’anima. Tradita da una rivale gelosa tempo fa, la sua
vita è scivolata sempre più in basso, nella vergogna e nell’umiliazione.
E adesso ha toccato il fondo. È una schiava, costretta a danzare per la
gioia di Jabba.
Accanto a lei c’è l’animaletto da compagnia di Jabba, una orribile
scimmia-lucertola che si chiama Salacious Crumb, in effetti piuttosto
contenta di scorrazzare e farsi coccolare dal suo padrone mentre raccoglie
briciole, sgocciolamenti vari e ride delle terribili nefandezze che vengono
commesse nella sala del trono. Alcuni di coloro che sono arrivati sin qui per
chiedere i favori del signore del crimine si limitano a fingere di ridere delle
battute di Jabba, ma non Crumb. La sua risata è sincera, viene proprio dal
cuore: un piccolo cuore nero, totalmente privo di amore.

E ora dobbiamo – sì, temo proprio che dobbiamo – seguire Bib Fortuna in
mezzo a questa sudicia moltitudine di scellerati, mentre si avvicina
all’ammasso di grasso marezzato di verde, marrone e giallo di cui è fatto il
suo padrone: Jabba the Hutt.
L’ho descritto come un lumacone spaziale, ma neanche i lumaconi
senzienti di Nusa Sept V sono così brutti da guardare, perché la loro bocca
non si apre tanto e la lingua non lecca la faccia. E, ovviamente, non hanno
occhi.
Invece sono proprio gli occhi la cosa peggiore di Jabba. Le montagna di
grasso, le narici gocciolanti di muco e brulicanti di parassiti, i metri di pelle
squamosa e trasudante: queste sono tutte cose che potresti tranquillamente
trovare in un mostro o in una belva, se andassi a guardare nei posti più
orribili.
Ma gli occhi di Jabba non sono gli occhi di un mostro o di una belva.
Sono vigili e acuti, pieni di un’intelligenza fuori del comune. Questi sono
gli occhi di un genio: una mente intelligente e astuta, per essere un Hutt. Gli
occhi di un predatore più furbo, non solo più potente, della sua preda.
E ora quegli occhi si posano su C-3PO e R2-D2… e si stringono
minacciosi non appena Fortuna fa il nome di Skywalker. Jabba ha già
sentito parlare di Luke Skywalker: un fattore che viene dalla vicina stazione
Tosche e che si è immischiato con Han Solo. In realtà, Jabba sta aspettando
che Luke arrivi per cercare di salvare il suo amico. Cosa che potrebbe
rappresentare un bel divertimento! Potrebbe finalmente alleviare la noia!
Diamo inizio al gioco, pensa. Mentre si china in avanti, ridendo e
sbavando, una nuova ondata di muco gli scorre dal naso, e già pregusta il
piacere che lo aspetta.
7 - In effetti, una delle guardie del corpo di Jabba, il tirapiedi rettiliano Klaatu, non solo si è
macchiato di sangue innocente ma la sua tunica pare ne sia addirittura inzuppata.
CAPITOLO SETTE
IN CUI JABBA RIDE DEL MESSAGGIO DI
PACE DI LUKE

C-3PO SI INCHINA ai piedi del trono. “Buon giorno!”


“Bo SHUDA!” ridacchia Jabba, facendo increspare il proprio grasso su
tutto il corpo.
“Il messaggio, R2, il messaggio,” lo incalza C-3PO, la speranza di uscire
di lì in fretta e furia che ancora vibra nei suoi circuiti.
Un fascio di luce attraversa la sala del trono, proiettato da una delle tante
lenti della testa semisferica di R2, squarciando il buio della sala e creando
un ologramma di Luke Skywalker vestito di nero.
L’ologramma comincia:
“Ti saluto, Alta Eccellenza. Concedimi di presentarmi. Sono Luke
Skywalker, Cavaliere Jedi e amico del comandante Han Solo.”
Molte delle creature che sonnecchiano nella sala del trono interrompono
le loro sordide attività per guardarlo. La cosa comincia a farsi interessante.
“So che sei potente, poderoso Jabba, e che la tua collera verso Han Solo
deve essere ugualmente poderosa. Ti chiedo udienza, o magnifico, per
contrattare la vita di Han Solo.”
A questo punto Jabba scoppia a ridere. Sì, sì! È esattamente ciò che
sperava.
I vari criminali, contrabbandieri, trafficanti di schiavi e tutta la feccia
presente nella sala sghignazzano, soprattutto perché Jabba ha riso ed è
meglio assecondarlo. Tuttavia Salacious Crumb ride con grande
trepidazione, perché sa che sta arrivando qualcosa di divertente.
Nel frattempo, la registrazione dell’ologramma di Luke prosegue,
inconsapevole della reazione che ha appena suscitato:
“Data la tua saggezza, sono certo che possiamo trovare un accordo
soddisfacente per entrambi e che ci permetterà di evitare scontri poco
piacevoli.”
Ahimè! Gli scontri poco piacevoli sono quelli preferiti da Jabba!
“Quale segno di buona volontà, voglio offrirti un regalo: questi due
droidi. Sono buoni lavoratori e ti serviranno bene.”
“Che cosa ha detto?” fa C-3PO, i circuiti di allarme già tutti accesi. “Non
è possibile! R2, questo è il messaggio sbagliato!”
Troppo tardi. Il messaggio è stato consegnato e Jabba sputa la propria
risposta in Huttese.
“Bah! Onowanjee Huuu!”
Anche se C-3PO non avesse conosciuto la lingua degli Hutt, il significato
di quanto appena detto da Jabba sarebbe stato inequivocabile: “Non ci sarà
alcuna trattativa.”
“Siamo spacciati,” geme C-3PO.
“Peecha wanjee kopa. Bah noni ettraki droi SOLO incapitta,” continua
Jabba in tono allegro, che vuol dire: “Il comandante Solo mi piace dov’è.
Non rinuncio al mio trofeo preferito.”
Jabba indica con il braccio una piccola nicchia, e per la prima volta C-
3PO vede cosa c’è dentro.
“R2, guarda! Il comandante Han Solo. Ed è ancora ibernato nella grafite.”
Jabba ride.
CAPITOLO OTTO
IN CUI I DROIDI VENGONO PORTATI NELLE
PRIGIONI

UNA GUARDIA GAMORREANA spinge fuori dalla sala del trono R2-D2
e C-3PO e li conduce nelle prigioni, situate in un luogo adatto.
“Che cosa mai gli sarà preso, a padron Luke?” mormora C-3PO. “Avrò
fatto qualcosa? Non ha mai espresso alcuna lamentela sul mio lavoro. Oh!
Che cosa orribile! Ooh!”
Un tentacolo è spuntato fuori da una sudicia cella davanti alla quale
stavano passando i droidi, e si è attorcigliato intorno al collo di C-3PO.
Il gamorreano lo colpisce con un poderoso pugno. Il tentacolo si ritrae
nella cella lasciando andare C-3PO, che gira su se stesso e segue goffamente
R2-D2 nel corridoio di pietra. Di solito si sarebbe lamentato a lungo del
trattamento ricevuto ma una porta si apre cigolando e si trova di fronte a
nuovi orrori. È il locale delle caldaie del palazzo, in cui enormi e antiche
fornaci producono parecchio calore, nuvole di vapore e, sorpresa sorpresa,
poca energia.
Negli anni è diventato il centro delle attività dei robot al servizio di
Jabba: una combinazione di centro ricarica, officina, deposito rottami e
camera di tortura.
Proprio quando entrano C-3PO e R2-D2 una macchina sta strappando
lentamente braccia e gambe a un vecchio cyborg, mentre un inerme droide
gonk giace capovolto e un robot di tortura lo marchia a fuoco sui piedi.
Cosa potrebbe aver mai fatto, un droide, per meritare un trattamento simile?
Temo che basti cadere nelle mani di Jabba. Niente di più di quanto C-3PO
ed R2-D2 non abbiano già fatto, comunque.
“Ah, bene! Nuovi acquisizioni,” dice una voce in qualche modo
meccanica e crudele. È EV-9D98, un’alta ed esile robot, con varie parti
mancanti che forse la facevano somigliare meno a uno scheletro.
“Sei un droide protocollare, non è vero?” chiede a C-3PO.
“Sono C-3PO, relazioni fra umano-cyborg e…”
“Rispondi solo sì o no,” sbotta 9D9.
“Oh. Be’… sì. Conosco più di sei milioni di forme di comunicazione e
posso facilmente…”
“Splendido! Siamo senza interprete da quando il padrone si è adirato con
l’ultimo protocollare e lo ha disintegrato.”
“Disintegrato?” geme C-3PO.
9D9 indica un mucchio di rottami abbandonati vicino alla porta di una
fornace.
“Guardia! Questo droide protocollare ci può essere utile. Mettigli il
bullone di costrizione e riportalo su, nella sala delle udienze di sua
eccellenza.”
L’unica parte di questo discorso che la guardia capisce è “guardia” e
“riportalo”, così spinge di nuovo C-3PO, nel passaggio buio, verso l’uscita.
“R2! Non lasciarmi! Oooh!”
“Whurrrrr,” fa R2. Poi si gira verso 9D9 e prorompe in una rabbiosa
raffica di bip.
“Blee-dee-bleep-blipp-o-bleep-whrrrrr!”
Fortunatamente per R2, 9D9 non ha colto alcune delle parti più offensive
dell’invettiva, anche se ha afferrato il concetto.
“Sei un tipetto impudente, ma presto imparerai ad aver rispetto. Mi farai
comodo sul galeone a vela del padrone. E sarà un lavoro proprio fatto per
te.”
Un lungo grido elettronico del droide gonk capovolto ricorda a R2 che per
ora, in effetti, il suo compito è obbedire.

8 - In origine era un pacifico meccanico di evaporatore che lavorava duramente. È finita a dirigere
questa discarica a causa di una cattiva riprogrammazione in un deposito di rottami di Mos Eisley.
CAPITOLO NOVE
IN CUI JABBA INTRATTIENE I PROPRI OSPITI
CON SPETTACOLI VARI

PRESTO C-3PO SI RITROVA nella sala del trono, in fondo al grande palco
dove, come gli è stato richiesto, potrà fare da interprete per quel grasso
signore del crimine. Comunque, al momento, tutto ciò che può fare è
osservare con disgusto la scena che si svolge davanti a lui.
Jabba sembra essere dell’umore giusto per una festa.
Max Rebo – un fagotto grassoccio tutto blu che pesta sulla tastiera con le
mani – e la sua band stanno suonando a tutto volume una musica dal ritmo
roboante.
Nel frattempo Sy Snootles – un anfibio femmina panciuto dalle macchie
blu, con grosse labbra rosse all’estremità di una lunga proboscide – canta
strofe brutte quasi quanto lei. Un coro di sventurate aliene strilla
all’unisono, mentre una bestiolina pelosa, Joh Yowza, saltella per la stanza
ripetendo a squarciagola alcune delle strofe peggiori.9
Tutto ciò, per quanto rappresenti un’offesa al buon – e anche medio –
gusto, non è nemmeno il peggio dello spettacolo. La musica è un segnale
per le danzatrici: è giunto il momento di ballare e dimenarsi come piace a
Jabba.
Oola, la schiava twi’lek, sa quanto sarà drastica la punizione se non riesce
ad accontentarlo. Anche se incatenata al trono, balla e volteggia e, ahimè,
accontenta Jabba fin troppo.
Il lumacone tira la catena con le braccine, desideroso di trascinarla nel
suo avido e viscido abbraccio.
“Da Eitha!”
È troppo. Il ribrezzo per il corpo gonfio di Jabba è persino più forte della
paura. La ragazza lo respinge.
“Na Chuba negatorie Na!” lo implora.
Jabba ringhia e tira con più forza.
“Na!” grida lei. Disperata, afferra la catena e la tira dalla parte opposta.
“Natoota!”
“Boscka!” ruggisce Jabba e, a questo punto, la sua rabbia è più forte del
desiderio. Questo non è degno di lui! Giocare al tiro alla fune con una
danzatrice twi’lek! Come osa!
Jabba molla la catena per battere il pugno su un pulsante del bracciolo.
In un attimo – una frazione di secondo – Oola si rende conto che pagherà
caro il proprio rifiuto di abbracciare il mostro.
Sente un rumore metallico sotto i piedi e abbassa gli occhi, anche se sa
benissimo che cosa vedrà. Il pavimento sparisce sotto di lei. Il tasto premuto
ha aperto una botola.
E adesso la danzatrice ci cade dentro, schiantandosi su un pavimento duro
e roccioso e ruzzolando poi giù per una piccola rampa, fino ad atterrare in
una fossa cosparsa di ossa.
Alza lo sguardo… disposta a fare qualunque cosa le chieda Jabba,
adesso… disposta a implorare pietà…
Ma non c’è alcuna pietà. C’è solo la folla di creature accorse intorno alla
grata del pavimento per scrutare nell’oscurità, bramosa di assistere alla sua
fine. Tutti ridono, esultano e fanno scommesse.
I Gamorreani si affrettano a spingere il trono di Jabba più vicino alla
grata. E lui si sporge per godersi lo spettacolo. È molto meglio, pensa, molto
meglio.
Oola sente un altro rumore metallico.
Sul lato della fossa si apre una porta, ma non è una via d’uscita.
È un accesso. L’entrata per un altro genere di mostro.
Mentre Jabba è debole e grasso, quest’altro è forte e nerboruto, tutto denti
e artigli.
Quello che hanno in comune è l’avidità.
Jabba vuole tutto, mentre questo mostro vuole solo una cosa. Cibo.
Questo mostro, che si chiama rancor, è enorme e affamato, così Oola gli
sembra in qualche modo più gustosa di qualsiasi cosa abbia mangiato il
giorno prima, ed è l’unico pensiero che c’è nel suo cervellino.
Ho fame, ora! Qui c’è cibo! Mangia!
Il rancor mangia.
In un attimo, la festa si scatena di nuovo. Le urla di agonia di Oola non
hanno affatto guastato l’atmosfera. Anzi. Max Rebo ordina alla band di
aumentare il ritmo. Le danzatrici rimanenti ballano e si dimenano più
rapide. Salacious Crumb strilla e ridacchia.
Sì, sono tutti più allegri… O forse qualcuno ha appena ricordato loro
l’eventuale punizione, nel caso non riescano ad accontentare Jabba.
9 - Nella stanza ci sono tante creature che sognano di zittire Yowza con un blaster, ma Jabba sembra
apprezzarlo, e l’opinione di Jabba è l’unica che conta.
CAPITOLO DIECI
IN CUI IL POSSENTE CHEWBECCA VIENE
INCATENATO

LA FESTA VA PER LE LUNGHE. C-3PO vorrebbe andarsene. Anzi, non


avrebbe mai voluto venirci, lì.
E poi… riecheggia uno sparo!
Rumori di una lotta!
Un urlo familiare! Il ruggito di un Wookiee!
Forse Chewbecca è venuto a salvarlo, si domanda C-3PO con i circuiti
della speranza già accesi.
Oh, no! E questo cos’è?
Chewbecca incatenato?
Sì… è Chewbecca: l’eroe dell’Alleanza Ribelle, il campione del pianeta
Kashyyyk. Un gigante irsuto, più alto di un essere umano e più forte di dieci
uomini messi insieme. Leale, sincero e coraggioso.
Entra barcollando nella stanza del trono con la testa china e il pelo
arruffato, accompagnato da una minuscola figura protetta da un’armatura
dalla testa ai piedi. È Boushh, il famoso cacciatore di taglie conosciuto per
la propria bassezza, tanto fisica quanto morale.
“Oh, no! Chewbecca!” geme C-3PO, i circuiti della speranza in
cortocircuito.
Chewbecca emette un ululato grave, ma è zittito dal cacciatore di taglie.
Jabba ride con cattiveria.
“Finalmente abbiamo il possente Chewbecca!” ruggisce in tono
minaccioso in Huttese; che, in effetti, è un’ottima lingua per urlare in tono
minaccioso.
La folla nella sala del trono stenta a credere alla propria fortuna. Prima
l’evento con l’ologramma e i robot. Poi la schiava danzatrice che è stata
mangiata. E ora un vecchio nemico con cui Jabba potrà divertirsi un po’.
Alcuni si avvicinano. Altri, però, ricordano Chewbecca quando era
contrabbandiere e secondo pilota del Millennium Falcon, e si tengono a
distanza.
Incatenato o no, è ancora il possente Chewbecca.
Ma Chewbecca non mostra il minimo segno di resistenza.
Da sotto l’elmo, munito di visiera, del cacciatore di taglie proviene una
strana voce roca.
“Yrrate yraate hru Wookiee.”
Jabba agita una mano con impazienza e Bib Fortuna picchietta sulla testa
di C-3PO. Il droide ricorda il suo nuovo lavoro di interprete.
“Oh! Oh, ehm, sì, sono qui, vostra grazia. Dice che è venuto per la taglia
sul Wookiee.”
Fortuna gli picchietta ancora la testa. “Inna Hutta!”
“Che cosa? O cielo, be’, sì…” dice C-3PO, e ripete la frase, questa volta
in Huttese.
Jabba risponde sbavando e C-3PO traduce: “L’illustre Jabba ti dà il
benvenuto e sarà felice di pagarti una taglia di venticinquemila!”
Boushh pronuncia con voce roca un’altra frase, che C-3PO si affretta a
tradurre.
“Cinquantamila. Non un soldo di meno.”
Anche se C-3PO ha dimenticato di tradurre questo pezzo in Huttese,
Jabba ha capito benissimo il significato e non è contento!
“Yer wah!”
In un impeto di rabbia, scaraventa C-3PO giù dal trono. Bib Fortuna e
alcuni Jawa lo aiutano a rialzarsi.
“Che cosa? Che cosa ho detto?” chiede il droide strapazzato, mentre tenta
di ritrovare l’equilibrio.
“Wonna kitto hrrwhy?”
“Ehm, il possente Jabba chiede perché deve pagare cinquantamila.”
Boushh risponde con un ringhio e solleva una piccola sfera d’argento. Fa
scivolare un dito verso l’alto sull’ordigno e la sfera comincia a brillare e a
emettere un ronzio.
“Perché quello che ha in mano è un detonatore termico!10” grida C-3PO.
L’orribile chiasso provocato dal chiacchiericcio degli alieni e dagli
intrighi dei cattivi è stato messo a tacere, infine. Ognuna delle orribili
creature sta tentando di calcolare il raggio di esplosione e le possibilità di
fuga. (Pari a zero). E ora si sente solo il ronzio crescente del detonatore.
Finché il suono viene interrotto da un’orribile risata. È Jabba, e per una
volta nessuno dei suoi leccapiedi si unisce a lui. Nemmeno Crumb.
“Questo cacciatore di taglie è un tipo che mi piace,” dice in Huttese
ridacchiando. “Coraggioso e intraprendente. Trentacinque.”
“Jabba te ne offre trentacinquemila. E ti consiglio di accettare,” riferisce
C-3PO, dando inizio alla trattativa.
Ora tutti guardano Boushh. Nessuno saprebbe dire cosa stia pensando
dietro la maschera. Ma, dopo una pausa spaventosa, fa scivolare verso il
basso il dito sulla sfera argentata, disinnescandola.
“Zeebuss,” mormora.
“Accetta!” urla C-3PO sollevato, e persino i criminali più incalliti presenti
nella sala esultano sollevati.
Tutti tranne Boba Fett, che annuisce a Boushh come semplice atto di
cortesia professionale.
In quanto a Jabba, lui è molto soddisfatto. Avrebbe pagato i
venticinquemila, ma adesso non ha alcuna intenzione di pagare un bel
niente, al piccolo cacciatore di taglie.
Non è ben sicuro di come disfarsi di quel piccolo stupido intrigante, ma
una cosa è certa: tutti lo vedranno. Nessuno può minacciare Jabba! Il
cacciatore di taglie la pagherà, e Jabba non vede l’ora di divertirsi. Tutto
contento, infila la mano in una ciotola sul bracciolo del trono e tira fuori
uno spuntino da sgranocchiare.
La festa riprende con rinnovato vigore. Bib Fortuna fa un gesto e due
guardie si fanno avanti per trascinare via il povero Chewbecca.
Oh, che triste spettacolo! Come è possibile che…
Ma, aspetta! Una delle due guardie è un altro Gamorreano dal muso
porcino, mentre l’altra ha un bel volto nascosto dietro una maschera fatta di
zanne di animale.
Proprio un bel volto!
È Lando Calrissian. È vero, è stato il suo tradimento a permettere a Boba
Fett di catturare Han Solo.11 Da allora ha giurato di liberare il vecchio amico
e ha lavorato instancabilmente per mettere in moto questo piano di
salvataggio.
Chewbecca fa capire a Lando di averlo riconosciuto con un breve ringhio
e lascia che il Gamorreano lo porti nella prigione sotterranea.
Oh, sì, il piano di salvataggio è ancora in corso. Non credevi mica che
Chewbecca si sarebbe arreso così facilmente, vero?
Lando lo guarda andare via e per un istante pensa al piano… e ai rischi
connessi. Ma in fondo è un giocatore d’azzardo, e sui rischi non si sofferma
troppo. In ogni modo, non può più tirarsi indietro adesso.
10 - Un detonatore termico è una scelta furba, in una situazione come questa. Non solo è una bomba
sorprendentemente potente per le sue dimensioni, ma può essere disinnescata solo da chi l’ha
innescata.

11 - Lettore, bada a non giudicare Lando troppo duramente per questo tradimento, perché, anche se
ha messo in pericolo i nostri eroi, lo ha fatto per salvare un’intera città dalla morsa letale di Darth
Vader.
CAPITOLO UNDICI
IN CUI HAN SOLO SI SVEGLIA

DI NOTTE, NEL PALAZZO DI JABBA.


Boushh, il cacciatore di taglie, si muove furtivo nell’oscurità. Con la
visiera in modalità notturna, riesce a zigzagare tra i resti dei bagordi della
giornata: piatti buttati via e imbrattati di ripugnante cibo huttese, calici
incrostati di residui di vino alle spezie, che è illegale persino in un luogo
senza legge come Tatooine. Ma naturalmente qui, nel palazzo, non vige
alcuna legge; salvo la legge di Jabba.
Che cosa potrebbe avere in mente Boushh? Di sicuro non starà
architettando un furto…
Perché, sì, dà proprio quell’idea! Ha trascurato ogni genere di bottino
illecito ed è andato dritto al tesoro preferito di Jabba: il blocco di carbonite
in cui è imprigionato Han Solo.
Boushh preme rapido una serie di tasti sul pannello di controllo.
Il cacciatore di taglie si è chiaramente preparato per questo. In un attimo
ha avviato il processo di fusione.
Il blocco di carbonite comincia a brillare, poi emana una luce intensa.
L’involucro si sta sciogliendo. Han non è più una statua, ma appare
esattamente com’era quando è stato ibernato da Darth Vader a Città delle
Nuvole. Ma solo per un attimo… dopodiché cade in avanti.
Boushh tenta di prenderlo al volo per attenuare l’impatto.
Han, debole come un bambino, giace a terra, dove tossisce e respira a
fatica. Boushh lo culla fra le braccia, un gesto stranamente gentile per un
cacciatore di taglie senza cuore.
“Rilassati un momento. Non sei più prigioniero della carbonite…”
mormora Boushh, con la sua voce roca e semi-meccanica.
E mentre già comincia a riacquistare il controllo dei muscoli, Han si
strofina il viso e si lamenta.
“Ssst!” gli raccomanda di nuovo Boushh, con una gentilezza a dir poco
sconcertante. “Hai il male da ibernazione.” 12
“Non ci vedo,” mormora Han.
“La vista ti tornerà in seguito.”
“Dove mi trovo?”
“Nel palazzo di Jabba.”
Se stesse bene, Han balzerebbe in piedi, pronto a precipitarsi verso
l’uscita. Ma nelle sue condizioni attuali, l’unica cosa che può fare è
rabbrividire.
“Tu chi sei?” domanda.
Boushh si toglie l’elmo. E certo non è il momento per rivelare il suo volto
grottesco!
Aspetta! Non è per niente grottesco. In realtà, quello non è veramente
Boushh.
È la bella principessa Leia, venuta fin qui per salvare Han!
“Qualcuno che ti ama…” sussurra.
“Leia!”
Si baciano, ma Leia si stacca suo malgrado. Non vede l’ora di andarsene
da questo luogo. Lando sta attendendo il suo segnale per scarcerare Ciube, e
ben presto si vedranno anche con Luke al punto di ritrovo e se ne andranno
dal palazzo, poi dal pianeta, e quindi da tutto questo orrendo sistema
stellare.
“Devo portarti via di qui,” dice Leia a Han, aiutandolo a rimettersi in
piedi. Han cammina a malapena, ma tra un attimo Ciube e Lando potranno
aiutarlo. Leia deve solo portarlo fuori da…
“Hwawhhh hwawh hwahhh hwa!” Una risata nauseante rimbomba per la
sala.
“Che cos’è?” dice Han. “Riconosco la risata.”
Anche Leia la riconosce. E sa che cosa significa. Perciò, anche se il suo
cuore si riempie di terrore, ha la prontezza di spirito di premere un tasto di
controllo sulla sua armatura. Un messaggio silenzioso viene inviato a Lando
e Luke: “Siamo stati catturati!”
Una tenda si apre dall’altra parte della sala. E lì, stipati in una piccola
alcova, ci sono Jabba e i suoi compari. Rannicchiati, sudaticci e viscidi,
hanno atteso un’ora prima di far scattare la trappola. Ma adesso sono stati
premiati.
Jabba ride di nuovo, e questa volta tutti si uniscono a lui – le bocche
aperte e bavose, la saliva e il muco colanti, il cuore incattivito –
rallegrandosi perché Jabba si sta divertendo con Han e non con loro.
“Ehi, Jabba!” lo chiama Han, cercando di darsi l’aria spavalda e
prepotente che un tempo gli consentiva di affrontare senza paura persino il
possente Hutt. “Senti, Jabba, stavo per venire a pagare il mio debito, ma
sono stato dirottato. Non è colpa mia.”
“Ah cheek a gogh. Yu nee, Solo.”
C-3PO non ha bisogno di tradurre. Non ci sarà alcuna pietà. Alcuna
trattativa. È troppo tardi, per tutto questo. In realtà, i soldi non contano nulla
per Jabba. Nemmeno il malefico piacere che prova nel provocare dolore
agli altri conta, in questo frangente. Solo è un contrabbandiere che ha
perduto la merce che stava trasportando. Anche se ha promesso di ripagare
Jabba, è scappato per unirsi all’Alleanza Ribelle.
L’Alleanza non conta nulla per Jabba. Ciò che conta è che Han l’abbia
fatto sembrare debole. E Jabba non permetterà che ciò accada di nuovo!
“Un tempo forse eri un bravo contrabbandiere,” dice in Huttese,
ridacchiando. “Ma ora ti darò in pasto ai bantha.”
Salacious Crumb ridacchia tutto contento, gli altri presenti nella sala del
trono ridono e Jabba grida alle guardie di portare via il contrabbandiere.
12 - Prima dell’invenzione dell’iperguida, alcuni viaggiatori spaziali impiegavano la carbonite per
affrontare lunghi viaggi. Ma i suoi effetti collaterali sono pesanti. E poiché un effetto collaterale
comune è la morte, Solo è fortunato se, invece, gli unici disturbi che accusa sono stanchezza,
debolezza, disidratazione, vertigini, amnesia e cecità.
CAPITOLO DODICI
IN CUI LEIA È FATTA SCHIAVA

"JABBA!” GRIDA HAN appena viene spinto indietro, ogni traccia di


spavalderia abbandonata.
“Ti darò il triplo! Stai rinunciando a una fortuna.”
Ma Jabba sa esattamente ciò che vale Han. Questa principessa, però, è un
premio imprevisto!13
“Co slayats my!” ordina Jabba: “Portatela da me!”
Lando, che si era fatto strada passando davanti a diversi Gamorreani per
portarsi a fianco di Leia, aveva sperato di portarla via, nella prigione, per
poi aiutarla a fuggire. Ma ora non ha alcuna scelta se non quella di condurla
verso l’unica cosa, nel palazzo, peggiore delle prigioni: Jabba in persona.
“Hwaah hwaah ha,” ride avidamente il lumacone.
“Abbiamo amici potenti!” ribatte Leia a denti stretti. “Te ne pentirai!”
Jabba non ha bisogno di un traduttore. Lo ha già sentito… un sacco di
altre volte.
“Ah nah mah toe tah!” tuona, leccandosi le labbra.
Leia indietreggia al suo tocco, ma lui l’attira sempre più vicino a sé. La
principessa tenta di affrontarlo per mostrargli la propria forza, di sfidarlo
con lo sguardo come una volta ha fatto con il Gran Moff Tarkin e, sì,
persino con Darth Vader. Ma lì, a pochi centimetri da quell’orribile bocca
spalancata e dalla lingua pustolosa, non ci riesce proprio.
“Puah!” Leia si volta disgustata.
13 - Jabba aveva saputo, tramite una soffiata di Boba Fett, che sotto l’elmo non c’era davvero
Boushh. Ma aveva immaginato che l’impostore fosse solo un altro spregevole contrabbandiere. Un
infimo e spregevole malfattore. Che poi, però, si è rivelato essere una bella donna: una donna umana,
ma comunque bella.
CAPITOLO TREDICI
IN CUI I VECCHI AMICI ALLA FINE SI
RITROVANO

SOTTO… NELLE PRIGIONI… Han viene mezzo trascinato e mezzo


scaraventato in una cella. Non riesce ancora a vedere, ma il rumore violento
della porta metallica che sbatte gli dice che non ci sarà alcuna via di fuga.
E ora… “WRGGGGRRRRR!”
Quale nuovo orrore è mai questo?
Ma, aspetta: Han lo conosce bene, quel grugnito.
“Ciube?” chiama. “Sei tu?”
E così, i due vecchi compagni si riuniscono in un forte abbraccio peloso
che solleva Han da terra.
“NGHWWWWWRGHHH!” ruggisce il Wookiee felice.
“Ah, Ciube,” dice Han mentre il Wookiee lo rimette a terra e comincia ad
accarezzarlo con le zampe e a coccolarlo.
“Aspetta! Che ci fai qui, amico? Che sta succedendo?”
“Ghrrrrnnawug! Mrrrrrrrropf wug Ghrrrrrr!”
“Lando? Quell’imbroglione…”
“HRRKK!”
“Che cosa? Ora è dalla nostra? Ci crederò solo quando lo vedrò.”
“Hrrk wrahhr! Whrrrk!”
“Va bene, va bene, può essere. Ma come farà, da solo, a tirare fuori di qui
te, me e Leia?”
“Krrrrrrghhhhnn.”
“Un piano?” ripete Han. “E questo sarebbe un piano?”
“Krrrg Ghrrwph grrr.”
“Luke? Luke è matto! Non sa neanche salvare se stesso, figuriamoci
qualcun altro!”
L’ultima volta che Han aveva visto Luke, aveva dovuto salvare lo
spericolato ribelle dalla morte per assideramento sulle distese di neve di
Hoth. E non era neanche la prima volta che aveva dovuto salvare il ragazzo.
“Nrggh! Jrgghhka wrghhhh.”
“Lui… lui un Cavaliere Jedi?” ribatte Han in tono di scherno. “Sono stato
tagliato fuori per un po’ e a tutti sono venute manie di grandezza!”
“Wrrrgggghhhhh!” obietta Ciube. Ma poi lascia perdere, rendendosi
conto che Han non sa ancora che Luke è stato dal Maestro Yoda, e che è
stato addestrato nelle antiche vie dei guerrieri Jedi.
“Whrugg!”
“Sì, sto bene, amico. Sto benone.”
CAPITOLO QUATTORDICI
IN CUI LUKE ENTRA FINALMENTE NELLA
NOSTRA STORIA

E LUKE? Dov’è?
Sta arrivando.
Mentre attende con impazienza nella grotta del deserto che avevano
scelto come punto d’incontro, balza in piedi non appena riceve il messaggio
di Leia.
Con la speranza di passare inosservato il più a lungo possibile, si
incammina a piedi tra le dune. Indossa un mantello con cappuccio come il
suo primo maestro, Obi-Wan Kenobi.
Ultimamente, Luke ha pensato molto a Obi-Wan.
Non si aspettava di tornare lì, su Tatooine, il suo pianeta d’origine, e
nemmeno voleva farlo, questo è certo. Ma una volta che il salvataggio di
Han l’ha costretto a tornarci, non ha avuto la sensazione di tornare a casa
sua14, bensì in quella di Obi-Wan.
Là, nel solitario eremo del maestro nelle distese desolate dello Juntland,
aveva trovato alcune cose che Obi-Wan gli aveva lasciato e che si erano
rivelate utili… tra cui le parti mancanti per la costruzione della spada laser,
l’arma di un vero Cavaliere Jedi.
Luke aveva intrapreso le sue avventure con una spada laser che era
appartenuta a suo padre, Anakin Skywalker.
In principio l’aveva custodita gelosamente. Con l’aiuto prima di Obi-Wan
e poi di Yoda, aveva imparato a usarla nel modo giusto e a fare affidamento
su di lei, e a impugnarla ogni volta in cui c’era da affrontare un pericolo.
Aveva persino affrontato Darth Vader, con quella spada, convinto che
Vader fosse l’uomo che aveva ucciso suo padre. Almeno, questo era ciò che
gli aveva detto Obi-Wan.
Ma Darth Vader gli aveva detto un’altra cosa. Una cosa più oscura. Vader
sosteneva di essere lui, il padre di Luke. Di essere lui, Anakin Skywalker.
Allora Luke era sicuro che fosse una bugia, ma ne era stato sempre meno
convinto. E ora temeva fosse la verità.
Che la spada laser fosse appartenuta a un eroe o a un criminale, o a
entrambe le cose, adesso era scomparsa, perduta insieme alla mano destra di
Luke nel devastante duello con Vader a Città delle Nuvole.15
Per affrontare nuovamente Vader, Luke sapeva che avrebbe avuto bisogno
di quell’arma.
I Maestri Obi-Wan e Yoda gli avevano detto ben poco del modo in cui un
Jedi doveva usare la Forza per costruire una spada laser.
Eppure, il ragazzo sembrava sapere esattamente ciò che doveva sapere.
Aprendo la mente, aveva trovato i pezzi giusti: alcuni facilmente reperibili,
altri molto più difficili da scovare.
Dopo aver lasciato la dimora di Obi-Wan, Luke aveva capito che, alla
fine, aveva trovato tutto ciò di cui aveva bisogno. E mentre il resto dei
nostri eroi si dava da fare per prepararsi al salvataggio, Luke si era ritirato
nella solitudine di una grotta nel deserto e si era scervellato per mettere
insieme tutti i pezzi… E alla fine ci erano voluti non solo gli utensili
materiali, ma anche la Forza necessaria a montare il tutto e ad attivare il
cristallo all’interno della spada.
E quando finalmente l’opera fu completata, era scaturito uno sfolgorante
raggio verde che emetteva un ronzio di energia pura e pericolosa. Era
davvero la sua spada laser, quasi un’estensione di se stesso.
Ciò lo aveva reso felice, e si era sempre più convinto, forse stupidamente,
che se avesse dovuto affrontare ancora Vader la nuova spada laser l’avrebbe
aiutato a vincere la battaglia. Eppure… se ciò che Vader aveva detto era
vero, avrebbe voluto vincere una battaglia contro il suo stesso padre?
I sentimenti di Luke si erano fatti nuovamente confusi. Aveva bisogno di
risposte. Aveva bisogno di tornare da Yoda. Prima, tuttavia, avrebbe dovuto
liberare il suo amico Han Solo dalle grinfie di Jabba.
Perciò, una volta architettato questo folle piano, Luke attraversa a grandi
passi il deserto, pronto a fare la sua parte.
14 - Tanti anni fa, quando Luke viveva con la zia e lo zio che lo avevano cresciuto, la sua casa era
stata distrutta dall’Impero. In effetti, era stato quello l’atto malvagio che aveva portato Luke ad
abbandonare la sua noiosa vita di fattore per intraprendere le sue avventure con Obi-Wan.

15 - Dove Luke aveva già tentato – ma senza successo – di salvare Han una volta.
CAPITOLO QUINDICI
IN CUI LUKE AFFRONTA JABBA

NON TUTTE LE SITUAZIONI richiedono però la presenza di un’arma, e


Luke non ha con sé la sua spada laser mentre si avvicina al palazzo di
Jabba. Forse, memore delle lezioni apprese da Yoda, ha deciso di cercare
una soluzione pacifica, ed è per questo che non porta alcuna arma. O forse
teme che Jabba tenti di portargli via la spada prima di lasciarlo parlare.
Ahimè, la mente del nostro amico non è sempre chiara come dovrebbe
essere la mente di un Jedi su tali argomenti.
In ogni caso, ora è alla porta del palazzo di Jabba, disarmato, senza
invito, senza una via d’accesso e… senza una via d’uscita sicura.
Entrare si rivela un’impresa piuttosto facile.
Un occhio elettronico ha a malapena il tempo di sbucare fuori prima che
Luke dica: “Aprirai la porta”.
Sì, questo è un trucco mentale Jedi e funziona facilmente. All’interno, la
stupida guardia addetta alla porta obbedisce senza pensarci.
L’improvvisa serie di cigolii e stridori dei cardini della porta sveglia i
Gamorreani di guardia all’interno, ma Luke non ha nemmeno bisogno di
parlare. Un semplice gesto della mano, e anche loro pensano che far entrare
Luke sia una buona idea.
Ah, e adesso Bib Fortuna si precipita fuori dalla stanza del trono per
bloccare Luke.
“Yo macka chipowan, Skywalker!”
Ecco una dimostrazione migliore dell’abilità di Luke. Fortuna non è così
stupido come gli altri.
“Devo parlare con Jabba,” dice Luke con calma.
“Es tusi,” replica Bib scuotendo la testa. “Jabba no tusen di hunka bi. No
barga.”
“Mi porterai da Jabba ora,” ordina Luke, e con un piccolo gesto della
mano usa la Forza per imprimere quel comando nella mente di Fortuna.
“Utaka Jabba nah,” ripete Bib con esitazione.
Luke scopre che ingannare Fortuna richieda molta più concentrazione di
quanta sia necessaria con le guardie. Ma percepisce rapidamente i suoi punti
deboli e cambia tono.
“Servi bene il tuo padrone,” dice Luke. “E sarai ricompensato.”
Questo è quanto Fortuna vuole credere e, con l’aiuto della Forza, ci crede.
Conduce dunque Luke verso la sala del trono, bofonchiando tra sé qualcosa
a proposito della ricompensa che lo aspetta.
Jabba, come molti dei suoi ospiti, sonnecchia. Nel frattempo si era fatta
notte fonda, con tutta quella faccenda di Han Solo e la festa che ne era
seguita.
“Padrone,” insiste Fortuna. “Padrone!”
“Splurp?” mormora Jabba, mezzo addormentato.
Fortuna gli sussurra nell’orecchio: “Gabba nopez Luke Skywalker,
Cavaliere Jedi.”
“Hah na for waha tooki!” tuona Jabba, ormai sveglio e furibondo!
L’unico ordine che aveva dato a Fortuna era: “Non fare entrare Skywalker
fino alla fine del mio sonnellino!”
“Ho il diritto di parlare,” dice Luke nel modo più calmo possibile.
“Heah mots beyego eek,” ripete Fortuna in Huttese.
Jabba colpisce Fortuna con una delle sue braccine e prova a buttarlo giù
dal palco.
“Koiya baya scoy,” ringhia. “He tosen ano trucco mentale Jedi.”
“Dice che sei un debole,” traduce C-3PO. “Dice che padron Luke sta
usando un vecchio trucco mentale Jedi.”
Fortuna scopre le zanne e sibila contro C-3PO, ma i circuiti della felicità
del droide hanno preso il sopravvento.
“Padron Luke! Finalmente è venuto a salvarmi!”
Luke, abituato a ignorare il chiacchiericcio di C-3PO, continua a fissare
Jabba… ma non è facile rimanere concentrati perché c’è anche Leia: triste e
impotente, nel succinto costume metallico da ballerina e incatenata al trono
di Jabba.
Anche i sentimenti di Luke per Leia sono confusi. Sa che la ama, ma in
modo diverso da Han Solo. C’è un legame profondo, per non parlare del
rispetto e dell’ammirazione per il suo coraggio e la sua dedizione alla causa
ribelle.
Ma ora… vederla così… una schiava, costretta a mettersi in mostra di
fronte agli occhi bramosi di Jabba…
Luke sente montare la rabbia dentro di sé. E anche l’odio. Sì, quanto gli
piacerebbe scatenare il potere della Forza contro quella creatura abbietta e
farla finita. Sarebbe così facile. Il Lato Oscuro lo sta chiamando… gli sta
offrendo il potere per sconfiggere Jabba, e chiunque altro si trovi sulla sua
strada.
Solo il suo addestramento Jedi gli consente di controllare la rabbia. Non è
il momento di esplodere, si dice. Deve rimanere concentrato. Dopotutto, c’è
ancora una possibilità di tirare tutti fuori di lì sani e salvi in modo pacifico.
Luke si sforza di scacciare quelle emozioni, come gli hanno insegnato
Obi-Wan e Yoda. Cerca di concentrarsi e soggiogare la mente di Jabba.
“Mi consegnerai il comandante Solo e il Wookiee,” dice a Jabba.
“Oh, oh, oh, oh, oh,” ride Jabba, poi sputa alcune frasi in Huttese.
“Padron Luke, Jabba dice che i suoi poteri mentali non funzioneranno con
lui,” riferisce C-3PO. “Dice che ammazzava Jedi quando essere Cavalieri
significava ancora qualcosa. Oh, cielo.”
“Digli che prenderò il comandante Solo e i suoi amici,” risponde Luke.
“Digli che può ricavare un utile da questo… o essere distrutto.”
C-3PO traduce come richiesto, ma Jabba si limita a ridere.
“A te la scelta, Jabba,” risponde Luke. “Ma ti avverto: non sottovalutare i
miei poteri!”
Jabba comprende chiaramente qualcosa, perché la sua risata diventa più
crudele.
“Oon bak chi wah, Jedi!”
“Dice che non tratterà con te e che sarà un piacere vederti morire,”
traduce C-3PO, aggiungendo: “Padron Luke, sta proprio sopra la…”
Ma Luke non lo sta ascoltando. La derisione di Jabba è andata oltre ogni
limite. La rabbia, l’odio, e anche la paura, sono diventate incontrollabili.
Dimenticando l’addestramento Jedi e il proprio piano, tende la mano e con
l’aiuto della Forza strappa la pistola a una guardia. L’arma vola nella sua
mano: l’impugnatura nel palmo, il grilletto sotto il dito. Mira a Jabba e…
Troppo tardi. Jabba ha già premuto il tasto e il pavimento, sotto i piedi di
Luke, si spalanca.
“BoscSKA!” esulta l’Hutt.
Mentre cade, Luke preme il grilletto ma manca il bersaglio. Lui, e anche
la sventurata guardia che stava sulla botola, precipitano nella buca, e di lì
nella fossa.
La stessa fossa in cui la povera ballerina Oola era caduta solo il giorno
prima…
CAPITOLO SEDICI
IN CUI IL RANCOR SI NUTRE

LUKE È STORDITO DALLA CADUTA, pieno di vergogna per il proprio


insuccesso e nemmeno sa bene dove si trova. Ha la testa talmente confusa
che, per un attimo, non agisce.
Il Gamorreano che è caduto con lui ha comunque un solo pensiero in
testa: il rancor sta per arrivare!
Con tutta la rapidità che gli consente il suo corpo massiccio, la guardia
tenta di inerpicarsi su per la rampa. È un’impresa disperata, e se il suo
cervello riuscisse ad avere un secondo pensiero ne sarebbe consapevole.
Soltanto il giorno prima, questa guardia ha visto l’enorme fiera mangiare
Oola. E l’aveva anche incitata.
Ora sente i compagni incitarla di nuovo. Grugnisce e geme per ottenere
una clemenza, che tuttavia non arriva.

Invece, sta per arrivare il rancor!


La grande porta di ferro rimbomba, aprendosi di nuovo.
Crung-crung-crung-crung-crung…
Luke non sa che cosa si nasconda lì dietro, ma sa che dovrà lottare per la
vita. Si calma. Si concentra. Un attimo prima, perdere la concentrazione gli
ha fatto commettere un terribile errore ed è ricorso ai propri poteri senza
pensarci.
Ora deve mettere in pratica le lezioni dei maestri Jedi per utilizzare i
propri poteri con saggezza, per scacciare paura e rabbia e impiegare la
Forza come un vero Jedi.
“Oh, no! Il rancor!” sente gridare C-3PO da sopra.
E adesso la grande porta è aperta e il bestione è nella fossa con loro.
Il Gamorreano grida persino più forte e si dibatte ancora con più furia.
Ma ora Luke riesce a vedere il rancor nitidamente. La fiera è orribile: uno
dei predatori più feroci provenienti da uno dei peggiori pianeti della
galassia, catturato e portato lì con grande impiego di mezzi. Ma Luke non
ne è inorridito. Lo studia con attenzione.
Per prima cosa, vengono gli artigli. Tre su ogni mano, e ognuno lungo
abbastanza da trapassare un uomo da parte a parte. Anche se la fiera
cammina lentamente sulle zampe tozze, le braccia e le dita affusolate le
consentono di afferrare qualsiasi cosa nel raggio di sei metri e riempire
quella grande bocca bavosa. Possiede solo zanne. Non ha bisogno di
masticare piante, solo di sminuzzare carne cruda, viva.
E adesso, vedendo la grassa guardia verdognola, è esattamente questo che
fa. Con uno strillo – l’ultimo – la guardia viene azzannata a metà e ingoiata,
con tutta l’armatura. Il rancor sputerà più tardi le ossa… ora ha altro da fare.
Lì c’è un altro bocconcino, e lui è ancora affamato.
Quindi adesso tocca a Luke, che è costretto a entrare in azione e spicca un
balzo di lato, prima che gli artigli abbiano modo di afferrarlo. Le braccia
sono sorprendentemente rapide, Luke se ne rende conto, perciò non riuscirà
a schivarle a lungo. Deve passare all’attacco.
Mentre balza in cima a un instabile cumulo di macerie, nota il femore
della gamba di un bestione, probabilmente un bantha.
Non sarà proprio una spada laser, ma è pur sempre un’arma. Luke la
impugna, ma il tempo trascorso per liberarla gli costa. Gli artigli lo
afferrano e lo stringono forte.
Tenta di colpire con l’osso la grande zampa del mostro, ma è inutile: il
rancor se ne accorge appena.
La bestia feroce solleva Luke all’altezza della bocca, che sbava e
schiocca all’idea di questo secondo spuntino.
Luke fissa le fauci spalancate. Sembrano incredibilmente grandi. Sarà
mangiato in un solo boccone. Ma può, la bocca, avere un punto debole?
Luke ficca l’osso nelle fauci, questa volta non come un’arma ma a mo’ di
cuneo. Un’estremità si conficca appena dietro la mandibola e l’altra nel
palato.
Il rancor, che si aspetta un boccone tenero e sugoso, si rende conto che
non può nemmeno chiudere la bocca. Ruggisce furioso, buttando la testa
massiccia da un lato all’altro e agitando le zampe. Per un istante Luke è
dimenticato, e scaricato.
Nel panico, il bestione impazzito sferra un colpo alla parete provocando
una piccola frana. Luke si scansa in fretta e furia per evitare di essere
sepolto. Poi si precipita attraverso la crepa che si è appena aperta nella
parete.
Spera in una tregua, invece no. Il rancor, con la forza selvaggia di una
bestia terrorizzata, spezza l’osso che gli blocca le enormi mascelle.
In un attimo si è sbarazzato della paura e si è ricordato della fame. Di
nuovo, le lunghe dita artigliate si allungano per ghermire Luke, esplorando
la crepa in cui si è nascosto.
Ma questa volta Luke è pronto.
Ha trovato una grossa pietra, tra le macerie della fenditura, e ora la
scaglia sulla zampa del rancor. Cosa che non provoca alcun danno alla
bestiaccia, ma la fa esitare: esattamente ciò di cui ha bisogno Luke.
Schivando di corsa gli artigli incrostati di sangue rappreso si slancia verso
il mostro, poi gli corre tra le zampe. Il rancor si volta furioso per inseguirlo,
ma per un attimo Luke è fuori dalla sua portata.
Ha notato che sulla parete della fossa c’è un grande cancello di ferro.
Nelle vicinanze si trova un pannello con un tasto. Possibile che la fuga sia
così facile?
Mentre il rancor attraversa la fossa e si avventa su di lui, Luke preme il
pulsante. La porta si apre, in effetti… peccato che dietro ci sia una parete di
solida roccia, con una pesante porta grande quanto un essere umano.
Luke si slancia verso la porta, forse riesce a oltrepassarla… Ma no, è
chiusa dall’altro lato! Sbircia attraverso la grata della porta e capisce che è
persino peggio di quel che pensasse. Ci sono due bruti, dall’altra parte, e
Luke evita a stento una lancia che uno dei due gli punta contro, attraverso le
sbarre. Si allontana di scatto, e ora vede che il rancor incombe di nuovo su
di lui.
Chinandosi per passare sotto il cancello di ferro, la bestiaccia non gli
permette di fuggire o scansare l’artiglio che adesso si allunga verso di lui
per raggiungerlo.
Ma, più oltre, Luke vede di nuovo il pannello di controllo. Se solo
potesse premere il pulsante!
Forse può riuscirci. Afferra qualcosa da lanciare. L’oggetto più vicino è il
teschio di una vecchia vittima. Così sia.
Luke afferra il teschio e lo scaglia oltre il rancor. Un colpo perfetto…
aiutato dalla Forza.
Invece di premere semplicemente il pulsante, lo distrugge. Il pannello va
in corto circuito con una raffica di scintille. Il meccanismo che comanda il
cancello di ferro cede, rilasciando l’enorme peso. Tonnellate di acciaio
precipitano sulla testa del rancor, sbattendolo a terra e fracassandogli il
cranio. Il bestione è morto.
CAPITOLO DICIASSETTE
IN CUI JABBA È ARRABBIATO

MA I GUAI DI LUKE sono ben lungi dall’essere finiti.


La piccola porta viene spalancata.
Un omone a torso nudo entra in fretta e furia: è il guardiano del rancor.
Invece di attaccare Luke, tuttavia, corre dritto verso la belva.
E mentre uno stuolo di guardie circonda Luke, il guardiano del rancor
piange per il suo cucciolo perduto.
Anche Jabba non è contento della perdita. Il rancor gli è costato una
grossa fortuna!16
Inoltre, era divertente vederlo divorare i nemici.
Ma adesso non è più così.
E qualcuno deve pagare.
“Yon tas Solo chung Wookiee!” dice Jabba, ringhiando e chiedendo che
Han e Chewbecca siano condotti da lui. Giura che la pagheranno tutti.
Dopo alcuni minuti di bestiale trambusto, le guardie gamorreane
prelevano Han e Ciube dalle prigioni e li trascinano nella sala di Jabba, oltre
a spingere Luke su per le scale, fuori dalla fossa del rancor.
“Han!”
“Luke!”
“Come stai?” chiede Luke, che finora non aveva idea se Han fosse morto,
vivo o ancora ibernato.
“Bene,” risponde Han, nonostante sia stordito, accecato, legato e
ripetutamente spintonato da una rozza guardia puzzolente. “Di nuovo
insieme, eh?”
“Mi mancavi,” risponde Luke, contento di vedere che l’amico non ha
perso, se non altro, la sua spavalderia.
“Come finirà?”
“Come sempre…”
“Così male?” commenta Han in tono scherzoso. Poi, ancora cieco a causa
dell’ibernazione chiede: “Dov’è Leia?”
“Sono qui,” grida la principessa, contenta che almeno una persona non
possa vedere il suo costume imbarazzante, o Jabba che la sta accarezzando
con la mano viscida.
Luke vede tutto, ma tiene a freno le proprie emozioni.
Concentrato, questa volta riesce a vedere la situazione con molta più
chiarezza. Non tutte le guardie e i servi di Jabba sono ottusi come i
Gamorreani. Ci sono parecchi guerrieri weequay, brutte bestie dal volto
coriaceo come frutta marcia e un pessimo carattere.
Luke riconosce Klaatu, noto su Tatooine per le proprie azioni malvagie
quando Luke era ancora un ragazzo. E sebbene Luke non abbia mai visto
J’Quille prima d’ora, riesce subito a intuire che il gigante irsuto ha
combattuto e vinto molte battaglie.
E lì, alle spalle di Jabba, c’è Boba Fett, che guarda tutti da dietro la sottile
visiera dell’elmo ammaccato.
Non è il momento di tentare un’altra fuga, con Han accecato e Ciube e
Leia incatenati.
Ma… ci sarà mai un’altra occasione? Non secondo Jabba, che tuona una
lunga serie di ordini crudeli.
“Oh, cielo!” dice C-3PO. “Sua Alta Eccellenza, il grande Jabba the Hutt,
ha decretato che veniate eliminati immediatamente.”
“Meglio, detesto le attese,” risponde Han con una battuta, ma è Jabba a
ridere.
C-3PO continua. “Quindi sarete portati al mare delle dune e buttati nel
pozzo di Carkoon, dove ha la tana il potentissimo Sarlacc.”
“Poteva andare peggio,” commenta Han.
E ora Jabba è quasi contento che C-3PO arrivi al bello.
“Nel suo ventre, scoprirete una nuova qualità di dolore e di sofferenza,
venendo digeriti lentamente per un migliaio di anni.”
“Peggio di così non poteva andare,” mormora Han a Ciube, che gli
manifesta il proprio consenso con un ululato.
Ma Luke ha ancora un tono insolente.
“Dovevi venire a patti, Jabba. Sarà l’ultimo sbaglio che avrai commesso.”
Jabba ride, e la sua risatina malefica è imitata prima da Salacious Crumb
e poi da tutta la sua corte.
Ma perché c’è un sorrisetto, sul volto di Luke, mentre lui e i suoi amici
vengono di nuovo trascinati in prigione? Perché mai dovrebbe sorridere?
Pensa di nuovo a questa partita pericolosa che sta giocando contro Jabba,
con Han come posta.
Jabba ritiene di aver vinto la partita, ma Luke la vede diversamente. Dopo
alcune mosse rischiose, ha collocato tutti i suoi pezzi esattamente dove
voleva.
Quando la partita è cominciata Han era solo – e ibernato – nella fortezza
di Jabba. Luke sapeva che sarebbero state sacrificate molte vite, attaccando
direttamente il castello con le sue possenti difese. Quindi, ha messo in atto
una strategia diversa…
Così adesso sono tutti dentro, senza alcuna vittima, pronti a cominciare la
vera partita.
Ah, ma stai attento, Luke: il prezzo da pagare se perdi è veramente alto.
E Jabba è un baro.
16 - Acquistare e tenere una delle creature più pericolose della galassia come animale domestico è
molto costoso, ma Jabba l’ha sempre considerato una buona spesa per la sua attività. Invia un
messaggio importante a tutti, dai ladruncoli agli altri signori del crimine hutt.
CAPITOLO DICIOTTO
IN CUI I PRIGIONIERI SONO CONDANNATI A
MORTE CERTA

OVVIAMENTE JABBA non è mai stato soddisfatto dei vari landspeeder e


skyhopper che la gente comune di Tatooine usa per attraversare i deserti
infidi.
Per viaggiare nel lusso e con stile, ha acquistato un grande galeone a vela:
un mostruoso divoratore di energia, che lo trasporta insieme al proprio
seguito cinque o sei metri sopra la sabbia rovente, su un cuscino
antigravitazionale.
Oggi sul galeone a vela c’è una festa itinerante. La folla – anche Max
Rebo e la sua band – ozia nella stiva fetida e buia del galeone. Mentre
sfrecciano sul Mare delle Dune alla volta del Pozzo di Carkoon, si lasciano
andare ai molti piaceri che l’allegro ospite ha messo a loro disposizione.
Jabba non è sempre così generoso, quindi stanno sfruttando al massimo il
suo buon umore.
A bordo c’è anche C-3PO, e non si sta divertendo. Il dondolio del galeone
a vela lo fa barcollare sul ponte di coperta e urtare le più maleducate e
indescrivibili creature.
Rimbalzando contro uno Yarkora particolarmente peloso finisce addosso
a un droide cameriere, rovesciando un vassoio pieno di bevande.
“Oh… chiedo scusa!” esclama, poi guarda meglio. “R2! Che ci fai qui?”
“Bli-diwip!”
“Be’, lo vedo che servi da bere, ma questo posto è pericoloso,” lo avverte
C-3PO. “Giustizieranno padron Luke e, se non stiamo attenti, anche noi
due!”
“Whirrr-chup-fip!”
“Uhm… Vorrei avere la stessa fiducia che hai tu!”

Sottocoperta, in una stiva buia e fetida, Jabba è euforico.


Oggi sarà molto divertente guardare i suoi nemici implorare di aver salva
la vita, prima di lasciarli cadere nella bocca spalancata del Sarlacc. E
domani la storia del suo trionfo si spargerà per tutto il pianeta… e da lì nella
galassia.
Sbavando di piacere al pensiero, tracanna un bicchiere colmo di un denso
liquido verde. È roba forte: solo la metà stroncherebbe una creatura più
piccola, mentre Jabba ne viene solo leggermente inebriato.
E ora, per un altro genere di piacere, strattona la catena per tirare a sé la
schiava ballerina quanto basta per baciarla.
Ma Leia resiste. Ha sbirciato a lungo attraverso un’apertura, nella luce
accecante del deserto. La sua attenzione si fissa su due veicoli più piccoli
che fluttuano accanto al galeone. Sono le scialuppe usate per trasportare la
merce nel deserto, e ogni tanto i prigionieri verso il loro tragico destino.
Uno dei due trasporta i suoi amici: Han, Ciube e Luke, tutti e tre
ammanettati e sorvegliati dalle guardie più feroci di Jabba. Leia ha appena
il tempo di vedere che Lando è tra le guardie, prima di essere allontanata e
poi spinta verso Jabba dai viscidi artigli di Bib Fortuna.
“Ooh mohla ah yarnee.”
La principessa non comprende o non bada a ciò che dice. In pochi minuti,
sarà tutto finito… in un modo o nell’altro.
Sulla scialuppa, Han si sta finalmente riprendendo dai postumi
dell’ibernazione.
“Adesso la mia vista va molto meglio. Invece di una macchia scura ora
vedo una macchia bianca.”
“Non c’è niente da vedere,” ribatte Luke. “Io vivevo qui, lo sai.”
“E ci morirai,” replica Han. “Comodo, eh?”
“Devi restare vicino a Ciube e Lando. Ho pensato io a tutto.”
“Oh… fantastico.”
Finalmente c’è qualcosa da vedere. Le navi sono arrivate fino a un pozzo
enorme, in mezzo alle dune di sabbia. Mentre il gigantesco galeone rallenta
per poi fermarsi, la scialuppa che trasporta i prigionieri vola direttamente
sopra il centro del Grande Pozzo di Carkoon.
Han non riesce a vedere e Luke sa che è meglio non guardare, ma Lando
butta un’occhiata preoccupata di sotto e si ritrae inorridito. Il fondo del
pozzo è semplicemente un’enorme bocca irta di centinaia di lunghi denti.
Questo è il Sarlacc.
Sentendo che c’è cibo in arrivo, comincia ad allungare i lunghi tentacoli,
brancolando nella sabbia alla ricerca di qualsiasi creatura vivente si sia
avvicinata troppo. All’interno della bocca, un becco orribile comincia a
schioccare e a stridere per l’eccitazione.
La guardia dal volto coriaceo e un’altra dallo sguardo persino più duro,
una che potrebbe essere suo fratello – o sua sorella? –, hanno scelto Luke
come prima portata e lo spingono su un’asse che sporge oltre il bordo della
scialuppa.
Una delle guardie – guidata da un trucco mentale Jedi – decide di togliere
le manette a Luke. L’altra lo spinge bruscamente sull’asse, incontro a un
destino di gran lunga peggiore della semplice morte.
Alla fine Luke guarda giù e vede la creatura spaventosa sotto di lui – con
le mascelle contratte e i denti digrignati – ma poi guarda in su, quando la
voce di C-3PO riecheggia negli altoparlanti.
“Vittime del potentissimo Sarlacc: sua alta eccellenza si augura che
morirete in modo onorevole. Ma se qualcuno di voi volesse implorare
clemenza, il grande Jabba the Hutt ascolterà le sue suppliche.”
“3PO!” urla Han Solo a squarciagola. “Di’ a quella disgustosa massa
putrescente e verminosa che questa soddisfazione non gliela daremo mai.
Giusto?”
“WWWWNRRRGGGHHHHH!” concorda Ciube.
“Jabba,” lo chiama Luke. “Questa è la tua ultima possibilità. Liberaci, o
morirai!”
CAPITOLO DICIANNOVE
IN CUI LUKE CAMMINA SULL’ASSE

SUL GALEONE, tutti si sono voltati a osservare la reazione di Jabba.


Il lumacone mostra il pollice verso, e i criminali al suo seguito scoppiano
in una fragorosa risata, spingendo e sgomitando per vedere la caduta del
Jedi.
In mezzo a tutto il trambusto, è facile per R2-D2 salire su per la rampa
fino al ponte superiore. Raggiunto il parapetto, apre un piccolo sportello
sulla propria testa semisferica, quindi mette a fuoco il sensore visivo su
Luke.
Luke getta uno sguardo all’altra scialuppa, che le guardie stanno facendo
girare in tondo. Poi lancia un’occhiata di lato, a Lando, che gli fa un cenno
quasi impercettibile. Dà un ultimo sguardo a Ciube e Han e spera di poter
vedere Leia.

I giochi sono fatti. È stato troppo fiducioso? La posta in gioco è troppo


alta persino per un Jedi? E lo è veramente ora, lui, un Jedi?
Luke deve scacciare tutto questo dalla mente. Si deve concentrare, e
permettere al potere della Forza di scorrere dentro di lui.
Quindi fa un cenno con la mano a R2-D2. Il droide inizia a fare calcoli.
Quando Jabba ordina, urlando, di spingerlo giù, Luke si butta dall’asse.
Grida di entusiasmo si alzano dal galeone, ma non durano a lungo…
Mentre cade, Luke ruota su se stesso. Afferra con le mani l’estremità
dell’asse, che si piega e lo rispedisce in alto.
Nel frattempo, sul galeone a vela, R2-D2 spara in aria un piccolo cilindro
metallico.
PIFWOOOOO…
Per un attimo il cilindro e Luke sono entrambi in aria: il cilindro disegna
un arco perfetto e Luke percorre una traiettoria ugualmente perfetta per
atterrare sull’estremità dell’asse.
Luke apre la mano e il cilindro gli vola nel palmo.
È la sua spada laser e, mentre la afferra, l’accende.
ZZRRRRAAAPPPP!
Adesso sì che si comincia a giocare sul serio, Jabba.
CAPITOLO VENTI
IN CUI SCOPPIA IL CAOS

ALL’ISTANTE, Luke e la sua lama verde letale volteggiano in aria


colpendo con un fendente la guardia più vicina, quella coriacea, e facendola
precipitare nel pozzo.
Le altre guardie sulla scialuppa si avventano su di lui… tutte tranne due:
una è proprio Lando, l’altra quella che Lando sta strangolando.
Jabba osserva la scena dal galeone a vela e sbraita di rabbia!
“AH MAH KUTTA DA BLASTAH!”
Lancia ordini misti a imprecazioni ai suoi tirapiedi che scattano per
obbedirgli.
A colpi di spada laser, Luke getta fuori bordo un’altra guardia, che
somiglia a un roditore, e la fa precipitare nel pozzo. La prima era facile, ma
ora Luke affronta la seconda delle guardie dal volto coriaceo, un vecchio
guerriero accecato dalla rabbia per la morte del fratello.
La guardia brandisce con abilità un’ascia dall’aspetto letale, ma con la
fulminea rapidità di un Jedi Luke si è già fatto da parte, si è girato su se
stesso e ha menato un colpo fatale con la spada laser.
La guardia si accascia sul ponte e Luke scavalca il corpo con un salto, per
raggiungere gli amici.
Toglie in fretta e furia le catene a Chewbecca, che finora ha protetto Han
ma è impaziente di unirsi al combattimento.
“Buono, Ciube!”
A questo punto, però, una raffica colpisce la scialuppa! Gli artiglieri di
Jabba stanno sparando dal cannone laser laterale del galeone a vela. Il
secondo sparo colpisce la coda del velivolo, e lo fa oscillare con tale
violenza che Ciube stringe forte Han per non farlo cadere oltre il parapetto.
Ciononostante, Lando precipita oltre il bordo. Ma mentre cade riesce ad
aggrapparsi con tutte le forze a un cavo. “Ehi! Aiuto!” urla, penzolando
sopra il pozzo irto di tentacoli affamati che cercano di ghermirlo.
Luke ha un tuffo al cuore. Questo non faceva parte del piano. Non sta
andando per il verso giusto. E i pensieri gli fanno perdere la concentrazione.
Sul ponte del galeone a vela, Boba Fett sta cercando di decidere se vale la
pena partecipare. Il rischio non è importante per lui, ma il compenso sì.
Se ci fosse tempo negozierebbe un accordo con Jabba, ma con l’incalzare
degli eventi decide che prima deve risolvere la situazione, e poi pensare
all’accordo.
Picchiettando il modulo di controllo del proprio guanto corazzato attiva lo
zaino a propulsione, spiccando un balzo con agilità da una scialuppa
all’altra.
Luke, distratto dal caos e impegnato a liberare Han, non l’ha visto
arrivare. Ma appena Boba alza il blaster per mirare a un bersaglio facile,
Luke avverte il pericolo e gira su se stesso, colpendo il blaster di Boba e
tagliandolo a metà.
Prima che entrambi abbiano il tempo di reagire, una nuova raffica dal
cannone laser colpisce il ponte della scialuppa, sollevando una pioggia di
schegge metalliche e scagliando Han e Ciube contro il parapetto.
Chewbecca è stato colpito da una scheggia e urla di dolore.
“Ciube! Tutto bene?” grida Han. “Dov’è?”
Luke si getta uno sguardo alle spalle, dando a Boba il tempo per premere
un tasto sull’altro guanto. Questa volta si srotola un cavo metallico, che si
avvolge intorno a Luke e gli blocca le braccia.
Ma è passato tanto tempo da quando Boba si è scontrato con un Jedi, e i
suoi trucchi non sono abbastanza buoni.
Luke riesce a piegare un polso quanto basta per recidere il cavo con la
spada laser.
Un’altra raffica laser colpisce la scialuppa. Questa getta Boba Fett sul
ponte, dove sembra essere svenuto, se non addirittura morto.
Un po’ di fortuna per i nostri eroi? Non proprio, poiché la stessa raffica fa
quasi perdere la presa del cavo a Lando, che per poco non cade nel pozzo.
Le mani gli stanno scivolando…
“Han! Ciube?” chiama disperato.
Con Boba e le guardie sconfitte, ora dovrebbero essere in grado di trarre
Lando in salvo. Peccato che adesso arrivi l’altra scialuppa! Ed è piena
zeppa di nuove guardie!
E questo è il momento in cui la paura può prendere il sopravvento su un
eroe minore.
La Forza scorre potente in Luke, ma solo se lui scaccia la paura e si
concentra come gli hanno insegnato i maestri. Non ha tempo di pensarci, né
di prendere una decisione.
O è un Jedi o non lo è.
E adesso è di nuovo in aria.
Copre una distanza impossibile con un salto sopra il Sarlacc.
Atterra sulla scialuppa in arrivo, prima che le guardie abbiano il tempo di
reagire.
Piroetta e mena colpi di qua e di là. Un vortice sfocato di movimenti. La
spada laser che ronza e rotea in ogni direzione.
Ha ucciso due guardie, quasi prima che si rendessero conto della sua
presenza a bordo.
Le altre aprono il fuoco con i blaster, ma Luke para ogni colpo con un
rapido movimento della spada laser e spinge a fondo l’attacco.
Adesso sono le guardie ad avere paura.
Non sono all’altezza di un Cavaliere Jedi.
Sull’altra scialuppa, intanto, Boba Fett17 si tira in piedi e posa lo sguardo
su Luke, a solo qualche metro di distanza sull’altro velivolo.
Alza nuovamente il guanto corazzato e lo punta su Luke, che stavolta è
troppo preso a evitare il fuoco dei blaster per accorgersene.
Ciube vede il pericolo, ma è ferito e non riesce a fermare Boba.
“GRRWWWWWWH!” ruggisce rivolto a Han.
“Boba Fett? Boba Fett? Dove?”
“WWWGRRH!”
Brandendo una letale elettrolancia lasciata a terra da una delle guardie,
Han fa un passo avanti facendola roteare forsennatamente.
Molti guerrieri esperti, perfino Jedi, hanno provato a combattere contro
Boba Fett, in passato, e sono stati tutti battuti.
Han Solo nel suo giorno migliore non avrebbe alcuna possibilità contro di
lui.
Fett è troppo bravo, troppo attento, troppo furbo. Non potrebbe mai
essere sconfitto con la sola abilità.
E che dire, di un semplice colpo di fortuna? Ecco dove Solo ha sempre
eccelso.
L’elettrolancia colpisce Boba Fett alla schiena, fulminando lo zaino a
propulsione con una scarica elettrica. Che prende fuoco all’istante.
Boba schizza in aria come un razzo. Cerca inutilmente di raggiungere il
pannello di controllo dello zaino, che è andato in corto circuito. Ha appena
il tempo di pensare a quanto stupido deve sembrare, prima di schiantarsi sul
fianco del galeone a vela agitando le braccia, e ricadere, passando davanti
alle scialuppe, davanti a Lando, davanti ai tentacoli e ai denti… dritto nella
pancia del Sarlacc. “WURGHRRR!” esulta Ciube.
17 - È infuriato con Jabba e i suoi artiglieri per aver sparato all’imbarcazione mentre si trovava a
bordo, ma è un conto che decide di regolare più tardi.
CAPITOLO VENTUNO
IN CUI LA PRINCIPESSA SALVA LA
PRINCIPESSA

SUL GALEONE A VELA, la sorte di Fett passa inosservata agli occhi di


Jabba, che al momento è impegnato a morire strangolato da Leia.
La principessa è ancora incatenata al mostruoso signore del crimine, ma
ha raccolto di nascosto un pezzo di catena, l’ha avvolta intorno al collo del
lumacone come un cappio e si è messa a tirare.
Tutte le guardie sono occupate e i tirapiedi di Jabba sono in cerca di una
via di fuga: perciò, è rimasto solo a difendersi. Finalmente di fronte a una
vera minaccia di morte, oppone una resistenza portentosa. La pelle spessa e
i cumuli di grasso fanno sì che sia difficoltoso ucciderlo. Leia tira la catena
con tutte le sue forze, poi, puntando le gambe contro la pancia gonfia di
Jabba, incomincia a stringere sempre più forte.
Come Luke, adesso Leia ha superato la paura, e anche la rabbia.
Semplicemente, Jabba deve morire!
Una forza feroce scorre dentro di lei. Jabba pensava che fosse solo un
giocattolino, ma ha sottovalutato la principessa.
I suoi grandi occhi arancione sporgono dalle orbite viscide. La lingua
ricoperta di bava gli penzola fuori dalla bocca in una smorfia orrenda. Le
minuscole braccia tirano in modo disperato la catena.
Infine, agita la coda forsennatamente mentre esala l’ultimo respiro.

Possiamo soffermarci un attimo, mentre la battaglia là fuori infuria, per


sottolineare la morte di questo grande cattivo? Un signore del crimine che
ha truffato e derubato, ucciso e depredato per decenni. Una creatura la cui
avidità e scaltrezza erano così grandi che persino il Consiglio dei Jedi fu
costretto, a volte, ad assecondarlo. Un criminale che trasse più piacere dal
crimine che dai guadagni illeciti.
Questo lumacone ha lasciato dietro di sé una viscida scia di dolore e vite
distrutte, a cui non si potrà rimediare in poco tempo. Ma, se non altro,
finisce qui, e per mano di una donna che aveva cercato di rendere sua
schiava.
Leia non ha il tempo di pensare a tutto questo. Indifesa nel proprio
costume di schiava danzatrice e ancora incatenata a Jabba, è in grande
pericolo.
E così pure Lando!
Han, sporgendosi pericolosamente dal bordo della scialuppa, gli tende
l’elettrolancia perché possa prenderla.
“Più giù!” gli grida Lando.
“Ci sto provando,” gli grida Han di rimando.
Più vicino… Più vicino… E…
Un altro colpo arriva dal cannone del galeone! E danneggia i propulsori
antigravitazionali su un lato della scialuppa; lo stesso a cui è aggrappato
Lando.
D’improvviso, metà velivolo cede. L’intero ponte si inclina
spaventosamente. Casse, attrezzi, una guardia morta e qualsiasi altra cosa
sulla scialuppa scivolano fuori bordo… anche Han! È solo grazie a
Chewbecca, che lo agguanta, che Han evita di precipitare nel pozzo insieme
a tutto il resto.
A causa dello scossone, Lando perde la presa sul cavo e precipita sulla
sabbia. Dove sarebbe salvo, a diversi metri dalle fauci spalancate del
Sarlacc… se non fosse per i tentacoli che cercano di ghermirlo e tirarlo giù.
Han è appeso a testa in giù sul lato della scialuppa danneggiata. Ciube lo
tiene saldamente per un piede e potrebbe tirarlo su… ma Han non è ancora
pronto ad abbandonare il suo vecchio amico Lando.
“Afferrala, Lando! Prendila!” grida Han, sporgendosi alla cieca con la
lancia. Finalmente Lando riesce ad agguantarla, ma prima che Chewbecca
cominci a tirarli su un’altra raffica colpisce la scialuppa, facendola oscillare
e allontanando la lancia dalle mani di Lando.

A bordo dell’altra, Luke si rende conto che il cannone del galeone deve
essere immediatamente fermato, prima che colpisca uno dei suoi amici… o
distrugga la scialuppa e segni la fine per tutti loro!
Con mossa repentina scatta in avanti, tagliando in due l’ultima guardia e
saltando oltre il parapetto della scialuppa, sulla parete ripida, praticamente
verticale, del galeone a vela. All’inizio scivola giù, lungo la superficie
metallica, ma presto trova un appiglio, si ferma e comincia ad arrampicarsi:
avvalendosi, ancora una volta, del proprio addestramento Jedi.
Un portello si apre all’improvviso alla sua destra e una guardia del
galeone si sporge in fuori, per sparare con una pistola blaster. Ma Luke
afferra l’arma e tira… trascinando la guardia, che ha perso l’equilibrio, fuori
dal portello e giù nel pozzo, incontro a morte certa.
Finalmente, Lando riesce ad agguantare la lancia.
“Piano,” dice Han. “Ecco, così. Piano, piano. Tienimi, Ciube!”
Ma uno dei frenetici tentacoli ha raggiunto Lando e gli si attorciglia
intorno alla caviglia.
“Mi ha preso,” urla Lando per il dolore, mentre potenti ventose gli
stringono la gamba e il tentacolo inizia a tirarlo.
“Ciube! Ciube! Dammi la pistola,” grida Han, allungando la mano verso
il Wookiee, che gli porge un blaster che aveva tolto a una delle guardie
uccise.
Han lo afferra e mira verso ciò che pensa possa somigliare a un tentacolo.
“No, aspetta!” grida Lando, guardando direttamente nella canna del fucile
blaster. “Come fai se non ci vedi?”
“Stai tranquillo, fidati. E non muoverti.”
“D’accordo,” risponde Lando. “Ma mira un po’ più in alto!”
Han alza leggermente la pistola, Lando si china e – PUM! – un colpo
diretto. Il tentacolo lascia andare Lando e Ciube comincia subito a issarli a
bordo.
Ma il cannone del galeone è carico e pronto a sparare di nuovo. Ancora
un colpo e la scialuppa sarà distrutta, pensa l’artigliere, stringendo il
grilletto con un artiglio squamoso.
Sente un rumore, guarda in su, vede Luke e la sua spada laser… e non ha
nessuna possibilità, di premere quel grilletto.
Altre guardie si riversano su per la rampa, anche Klaatu, il tirapiedi che
somiglia a un rettile.
Luke si prepara allo scontro, ma poi individua un problema più serio. In
fondo al ponte c’è un cannone ben più grande, con diversi artiglieri che si
danno freneticamente da fare per caricarlo e prepararlo al fuoco. Un colpo
di quel cannone distruggerebbe la scialuppa una volta per tutte.
Luke si scaglia in quella direzione, usando la spada laser per deviare il
fuoco del blaster di Klaatu e falciare il Gamorreano, un attimo prima che il
bruto possa menare un colpo d’ascia.

Sottocoperta, R2-D2 ha trovato Leia. Un attrezzo astromeccanico esce da


uno scomparto del suo corpo cilindrico e taglia le catene.
“Forza!” lo incalza la principessa. “Dobbiamo andarcene subito!”
Leia si dirige verso la rampa, ma R2 sente C-3PO che lo chiama.
“R2! Aiuto! Presto, R2!”
R2-D2 accorre, e si trova davanti Salacious Crumb che becca
allegramente uno degli occhi di C-3PO.
“Oooh! Bestiaccia! No, gli occhi no!” piagnucola C-3PO, agitando
impotente le braccia dorate.
Di nuovo, R2-D2 ricorre alla saldatrice astromeccanica. Lampeggia una
rapida scossa, poi si sente un gemito stridulo, quando Crumb si lancia il più
lontano possibile dal piccolo droide. Appeso al soffitto, strilla infuriato
contro di loro. Ma il suo cervello minuscolo non può rendersi conto che il
suo destino è ormai segnato.
C-3PO comincia a lamentarsi per come è stato trattato, ma R2 lo
interrompe con un “Blee-deep!”
“Abbandonare la nave?” chiede C-3PO. “Non ho sentito un ordine
simile.”
“BLEE-DEEEP!” ripete con insistenza R2, e si dirige su per la rampa con
C-3PO che avanza incespicando dietro di lui, un occhio elettronico che gli
penzola fuori dell’orbita appeso a un filo elettrico.
CAPITOLO VENTIDUE
IN CUI TUTTO FINISCE CON
UN’ESPLOSIONE

SUL PONTE, Leia trova Luke intento a combattere contro un pugno di


guardie, deviando i colpi dei fucili blaster e in attesa dell’occasione giusta
per scattare e uccidere, uno alla volta, ogni nemico.
“Luke!”
“Leia!” grida Luke, girandosi verso di lei. “Ti sei liberata di Jabba!”
“Sì, ma lui non si è liberato di me!”
Klaatu capta la battuta e si chiede se Jabba possa essere davvero in
pericolo… Forse dovrebbe tornare di sotto a proteggere il suo padrone,
pensa. O forse dovrebbe capire se può cambiare fronte, prima che sia troppo
tardi…
BZZZRAP!
È troppo tardi.
La spada laser di Luke ha messo fine alla vita malvagia di Klaatu e con
un forte ronzio lo scansa per affrontare l’attacco di un Gamorreano. Il che
regala all’ultima guardia – uno Snivviano zannuto che è rimasto in disparte
mentre i suoi compa gni morivano – l’occasione di fare un bel tiro con il
blaster.
PffTHEWW!
La raffica laser colpisce Luke alla mano. Sente l’impatto, ma non il
dolore. La guarda sorpreso, poi si rende conto che è la mano artificiale. La
pelle polimerica è stata strappata, mostrando i servomotori e i fili elettrici
danneggiati al suo interno.
Per fortuna funziona ancora abbastanza bene da permettergli di tenere in
pugno la spada laser e parare un secondo colpo, proveniente dalla guardia
snivviana. Questo combattimento lo sta esaurendo… e Luke sa che ci
potrebbero essere altri criminali e furfanti sottocoperta, che avranno ancora
voglia di sparare.18 Non può combattere contro l’intero equipaggio del
galeone uno alla volta.
“Vai al cannone!” ordina a Leia. “Quello grande! Puntalo in basso.”
La principessa sale in fretta e furia sulla piattaforma dell’artigliere.
Impiega solo un attimo per comprendere come funziona il cannone. Non è
così diverso da alcuni degli armamenti più vecchi dell’Alleanza Ribelle.
Verifica il livello di carica e allunga la mano sui comandi per prendere la
mira. Il grosso cannone ruota lentamente verso il ponte del galeone a vela.

Poco lontano, R2-D2 sta cercando di far avanzare C-3PO.


“Dove stiamo andando, R2?”
“Blip-whirr!”
“Oh, no!” grida C-3PO, fermandosi di colpo proprio sul bordo del ponte e
guardando la sabbia in basso, dieci metri più sotto.
“Blee-deep!”
“Oh, no! Non potrò mai saltare!”
R2-D2 non perde tempo a discutere e spintona C-3PO, buttando il droide
protocollare fuori bordo. Poi avanza e si butta giù19, seguendo C-3PO.
Luke raggiunge di corsa Leia sulla piattaforma dell’artigliere, scansando
e deviando il fuoco dei blaster.
Saltando sulla piattaforma, taglia un cavo che sale fino a uno degli alberi
del galeone a vela. Ne stringe forte il capo con la mano buona, cinge Leia
con un braccio, preme il grilletto con un calcio sul grande cannone e salta.
Sorvolano il pozzo del Sarlacc.
KRRRKAKLAPP! FOOM!
Dietro di loro, il colpo del cannone sventra il galeone, sollevando una
tempesta di schegge metalliche e provocando una serie di esplosioni nelle
celle a combustione.
FOOM! FOOM! FOOM!
Luke lascia andare il cavo e per un istante cadono in avanti, e, con un
tempismo perfetto, atterrano con precisione sulla scialuppa scampata allo
scontro. Aiutandosi l’un l’altro, Ciube, Han e Lando abbandonano la
scialuppa ormai in avaria e salgono su quella di Luke.
Dietro di loro, l’intero galeone è ora in preda alle fiamme. Quando i
propulsori antigravitazionali esplodono uno dopo l’altro, si inclina su un
lato, si spezza in due e precipita nel pozzo.
“Andiamo!” grida Luke trionfante. “E recuperate i droidi!”
“Arriviamo!” urla Lando, scavalcando il cadavere di una guardia per
raggiungere i comandi.
Qualche istante più tardi, cala i magneti di carico della scialuppa per
estrarre i droidi da una duna di sabbia.
Poi si allontanano, sfrecciando tra le dune verso la salvezza! Un’ultima
esplosione scoppia dietro di loro, mentre il galeone a vela – con il suo
enorme carico di malvagità – scompare in un’enorme palla di fuoco.
18 - È risaputo che anche i membri della banda di Rebo sono armati e pericolosi, specialmente Sy
Snootles.

19 - Da qualche parte, nascosto nelle sue banche dati, R2-D2 ricorda quando avrebbe potuto attivare i
razzi e abbandonare la nave con agilità. Ma non funzionano più da anni e la sua garanzia è scaduta da
molto, molto tempo.
CAPITOLO VENTITRÉ
IN CUI LA NOSTRA ATTENZIONE SI SPOSTA
SULL’IMPERO E LA SUA NUOVA MORTE
NERA

TUTTO QUEL TRAMBUSTO su Tatooine potrebbe sembrare una chiara


vittoria dei nostri eroi, ma – ahimè! – non è così.
Perché, mentre loro tramavano, pianificavano e rischiavano la vita per
sconfiggere Jabba, i veri cattivi – l’Imperatore e il suo esercito – non sono
stati fermi ad aspettarli.
Pensa solo a questo: se Vader avesse semplicemente ucciso Han Solo a
Città delle Nuvole, allora Luke e i suoi amici si sarebbero gettati di nuovo
nella battaglia… e con rinnovata determinazione. Ma consegnando Han a
Boba Fett e Jabba, Vader ha creato una distrazione che costa loro molto
cara. Vader non se ne è reso davvero conto, ma il suo padrone, il malvagio
imperatore Palpatine, l’aveva previsto. Non era veramente necessario per i
suoi piani, ma gli piaceva pensare a quanto tempo e quanti sforzi avesse
sprecato Luke con Jabba. Nel frattempo, l’Imperatore è stato abbastanza
impegnato. Diversi altri sistemi stellari sono stati portati sotto il controllo
imperiale. Sono stati assassinati vari capi politici scomodi. Sono state
fabbricate grandi scorte di armi.
E sono state strette oscure alleanze. Perché l’Imperatore non è solo un
capo, ma anche un Signore dei Sith, che si è servito del Lato Oscuro per
salire al potere, distruggere l’Ordine dei Jedi ed estendere i confini
dell’Impero ben oltre quelli della debole Vecchia Repubblica. È vero, deve
ancora fare i conti con l’Alleanza Ribelle. Qualche migliaio di scontenti che
hanno il coraggio di opporsi ai suoi piani per riportare l’ordine nell’intera
galassia! Ma di loro ci si occuperà molto presto.
Il piano è già in atto. Ma non si sta realizzando in fretta come
l’Imperatore aveva sperato. Per questo ha inviato il suo servitore più fidato,
Darth Vader, a risolvere le cose…
CAPITOLO VENTIQUATTRO
IN CUI SI PREME UN INTERRUTTORE

AH, SCOMMETTO che stai pensando che premere un interruttore sia una
cosetta di poco conto, in una guerra galattica.
Oh, no: premere un interruttore, stringere un bullone e persino archiviare
documenti possono essere azioni importanti quanto sparare con un’arma.
Anzi, sono queste piccole cose che permettono all’Imperatore di gestire
un’intera galassia senza mai alzarsi dal trono. Non è mai lui a compiere
materialmente questi atti. Eppure, qualcuno li compie.
Su, andiamo a osservare da vicino una di queste piccole azioni malvagie.
Si comincia sullo Star Destroyer, una di quelle terribili e spaventose
astronavi imperiali dalla forma triangolare. La grande astronave è entrata in
orbita intorno alla luna boscosa di Endor. Da un hangar situato nel suo
ventre esce una piccola navetta, spiega le ali e sfreccia verso un altro
oggetto, in orbita intorno alla luna: una massa metallica così grande da far
sembrare piccolo piccolo persino lo Star Destroyer.
È la Morte Nera20… un orribile ibrido tra una stazione spaziale, un
reattore ad antimateria e un’arma potentissima.
Grande com’è, la Morte Nera è ancora in espansione, ancora in
costruzione. Non è ancora una sfera completa. Ma cresce di giorno in
giorno, anche se non abbastanza rapidamente da compiacere l’Imperatore.
All’interno della Morte Nera, innumerevoli operatori monitorano gli
schermi con i dettagli delle varie operazioni della stazione spaziale. Molto
di questo lavoro non sembra particolarmente malvagio: richiedere gli elmi
per una certa squadra di assaltatori da trasferire dal livello K39 al livello
K47, per esempio, o ricevere un carico di propulsori per i turboascensori.
Non fatevi ingannare, però. L’obiettivo finale di ogni azione è soddisfare i
desideri oscuri dell’Imperatore.
E, mio caro lettore, sappiamo bene che l’imperatore Palpatine ha desideri
molto, ma molto oscuri.
Sono indescrivibili. Impensabili!
Eppure, se scomposti in minuscoli pezzi non sembrano poi tanto malefici.
Quindi, il supervisore degli elmi controlla gli elmi e l’installatore dei
turboascensori installa i propulsori.
E da qualche parte, nelle viscere della gigantesca stazione spaziale, un
controllore di volo riceve un messaggio dalla navetta in arrivo.
“Stazione di comando, qui ST tre-ventuno. Identificazione blu. Inizio
avvicinamento. Disattivate lo scudo di sicurezza.”
“Lo scudo deflettore di sicurezza verrà disattivato quando avremo
conferma del vostro codice di trasmissione,” risponde il controllore di volo.
Attende il segnale sullo schermo, poi preme l’interruttore menzionato in
precedenza, che invia un altro segnale alla luna boscosa. Laggiù, nel cuore
di una grande foresta, un generatore delle dimensioni di una piccola città sta
creando uno scudo attorno alla Morte Nera.
Quando riceve il segnale, un settore dello scudo si apre
momentaneamente per far passare la navetta.
“Siete autorizzati a procedere,” annuncia il controllore.
“Manovra di avvicinamento,” risponde il capitano della navetta.
Ma adesso c’è trambusto, nella sala di controllo. Il controllore di volo si
precipita a dare la comunicazione all’ufficiale di servizio.
“La navetta di Lord Vader è arrivata.”
L’ufficiale gira i tacchi e grida al sottufficiale.
“Informa il comandante che la navetta di Lord Vader è arrivata.”
“Sì, signore!” E se ne va.
Intanto il controllore di volo si risiede. Ha fatto il suo lavoro e, di lì a
poco, dimenticherà tutto.
Avevi ragione, non è stato molto eccitante. Tuttavia, è in questo modo che
i malvagi piani dell’Imperatore stanno diventando un’oscura realtà.
20 - Ovviamente, questa non è la stessa Morte Nera che annientò il pianeta Alderaan con un solo
colpo. Luke e l’Alleanza Ribelle l’hanno distrutta… con grande dispiacere dell’Imperatore. No,
questa è nuova, e più potente.
CAPITOLO VENTICINQUE
IN CUI JERJERROD SPERA CHE DARTH
VADER LEGGA ALCUNI DOCUMENTI

“COMANDANTE JERJERROD, la navetta di Lord Vader è arrivata,”


annuncia il sottufficiale qualche attimo più tardi.
Moff Jerjerrod annuisce.
Ovviamente lo sapeva già. Ha atteso con ansia per tutta la mattina.
Jerjerrod non vale molto come soldato. È un architetto, un costruttore, un
creatore21… non un distruttore.
Il suo compito consiste nel gestire la costruzione di questa… stazione
spaziale.
Jerjerrod preferisce considerarla una stazione spaziale, non una “Morte
Nera”.
Ha ripetuto a se stesso molte volte che non sarà veramente necessario
usarla.
Una volta costruita, costituirà una difesa per l’Impero con la sua semplice
presenza. Sarà il simbolo del potere dell’Impero e scoraggerà gli attacchi
senza mai sparare un colpo.
Naturalmente, Jerjerrod si è detto la stessa cosa quando ha aiutato a
costruire la prima Morte Nera… che l’Impero ha poi utilizzato per
distruggere un mondo intero di gente innocente.
Ma, racconta a se stesso Jerjerrod, questa volta non ci sarà alcun bisogno
di dimostrare che questa nuova Morte Nera è capace di distruggere un
intero pianeta.
Così, giorno dopo giorno, Jerjerrod ha sgobbato sui progetti, sudato sui
dettagli, si è sfinito sulla più grande opera mai realizzata nella galassia.
E non è stato facile. Tagli al bilancio! Interruzioni della catena logistica!
E sempre troppi assaltatori tra i piedi, e mai abbastanza operai per portare a
termine i lavori.
Jerjerrod si è chiesto spesso se avrà mai il coraggio di parlarne con Darth
Vader. Gli piacerebbe davvero fornire all’emissario dell’Imperatore una
lunga lista di lamentele e di richieste.
Se solo riuscisse a far leggere a Vader i rapporti giornalieri, a fargli
vedere i numeri. Forse Vader potrebbe persino prendere le sue parti! Si,
deve mostrare quei rapporti a Vader!
Insomma… forse.
Voglio dire, lo sapete com’è fatto Vader… l’elmo… il respiro… e la
maschera nera imperscrutabile…
È tutto un po’ angosciante, per un architetto diventato comandante, la cui
unica forza è la capacità di leggere quei rapporti senza fine.
21 - I suoi voti alti all’Accademia di Ingegneria gli hanno permesso di ottenere un lavoro come
progettista di depositi. I suoi progetti per un deposito merci su Ord Mantell gli hanno fatto ottenere
un lavoro come progettista navale per la Corellian Engineering Corporation. I suoi progetti per un
trasportatore di rifiuti interstellare gli hanno procurato un lavoro nell’Impero.
CAPITOLO VENTISEI
IN CUI VADER NON LEGGE I DOCUMENTI

FILE DI ASSALTATORI stanno sull’attenti nell’hangar. Sono eccitati,


persino nervosi. Per la maggior parte di loro, questa sarà la prima occasione
di vedere Darth Vader di persona.
È di gran lunga più importante di un ufficiale. Più di un generale o un
ammiraglio. Certo molto di più di un comandante della Morte Nera,
pensano alcuni lanciando un’occhiata sprezzante a Jerjerrod.
Vader è il braccio destro del potente Imperatore. È il secondo uomo più
potente della galassia.
Ed è terrificante.
Scende dalla rampa della navetta con passo pesante e con il mantello nero
svolazzante. Anche a una certa distanza, sentono il rantolo costante e
ansimante del macchinario che lo tiene in vita, che lo rende superiore a un
uomo. E tra loro, persino i meno sensibili alla Forza riescono a percepire il
potere del Lato Oscuro appena vedono la sua maschera.
Non indossa solo la maschera. Vader è la maschera, e la maschera è lui.
Gli copre tutta la testa, quanto meno ciò che è rimasto, della sua testa. Al
posto della bocca, un perenne ghigno metallico. Al posto del naso, orribili
creste. Al posto degli occhi, due specchi neri circolari, che riflettono la
paura di tutti quelli che lo guardano.
Gli assaltatori sono al sicuro dietro la propria maschera. Nessuno può
vedere la loro paura, poiché lo sguardo fisso e mortale di quella maschera
travolge le loro file.
Quanto peggio può essere allora per Jerjerrod, che non porta elmo né
maschera, nulla dietro cui nascondersi? Lo sguardo fisso e mortale si è
fermato su di lui e non lo lascia andare.
Con passo rapido e instancabile, Vader punta dritto su di lui. E la
maschera orribile adesso è veramente troppo vicina. Ora incombe su di lui!
Ed è spaventosamente difficile pensare quando quel rantolo metallico ti
rimbomba nelle orecchie, e tutto ciò che vedi in quegli occhi terrificanti è
l’immagine riflessa di te stesso che si fa piccola piccola.
Jerjerrod deglutisce a fatica. Si impone di essere forte, ma sta già
abbandonando le speranze di mostrare a Vader i rapporti. L’unica cosa che
riesce a fare è dargli un formale benvenuto con voce rauca.
“Lord Vader, che piacevole sorpresa. Siamo onorati della sua presenza.”
“Faccia a meno dei convenevoli, comandante,” annuncia Vader. “Sono
qui per farvi rispettare i tempi previsti.”
Ora Jerjerrod si sente umiliato di fronte alle truppe e tenta di difendersi.
“Le assicuro, Lord Vader, che i miei uomini lavorano a pieno ritmo.”
“Forse posso trovare nuovi mezzi per spronarli,” tuona Vader.
Jerjerrod trema dentro, spaventato all’idea dei suoi metodi.
Sta andando tutto storto. Cerca di opporsi con tutta la fermezza possibile.
“Le garantisco che la stazione diverrà operativa secondo i piani.”
“L’Imperatore non condivide affatto le sue ottimistiche previsioni.”
“Ma chiede l’impossibile,” ribatte Jerjerrod, mentre la sua forte presa di
posizione sta diventando un flebile gemito. “La gente non mi basta.”
“Allora forse potrà dirglielo quando arriverà.”
“L’Imperatore viene qui?”
“Proprio così, comandante. Ed è estremamente scontento dell’evidente
scarsezza di progressi.”
“Raddoppieremo i nostri sforzi,” promette Jerjerrod, lasciando perdere la
lista delle lamentele e richieste e i suoi rapporti.
“Lo spero, comandante, per il suo bene. L’Imperatore non è indulgente
quanto me.”
E così capiamo in che modo Vader ottiene risultati.
In che modo l’Imperatore governa il suo Impero.
E in che modo la paura costringa un uomo non particolarmente malvagio
a compiere le azioni totalmente malvagie volute dal Lato Oscuro.
CAPITOLO VENTISETTE
IN CUI LUKE TORNA DAL MAESTRO YODA

MOLTO LONTANO, sul pianeta paludoso di Dagobah, Yoda è in attesa.


Per centinaia di anni ha insegnato ad apprendisti Jedi il valore della
pazienza.
Ma non è stato facile, per lui, esercitarla in questi ultimi anni.
È dura essere debole, quando un tempo eri forte. È dura muoversi
lentamente, quando tutto intorno a te si muove in fretta.
La Forza ha perso il proprio equilibrio. E mentre l’Imperatore semina la
paura nella galassia, il Lato Oscuro diventa sempre più potente.
Yoda sa che è il destino di Luke, non il suo, quello di reagire.
Yoda – che un tempo era un guerriero, a capo di tutto ciò che si opponeva
al Lato Oscuro – non può fare altro che attendere.
Ed è stata un’attesa lunga e impotente. Dapprima ha aspettato che Luke
andasse a Bespin, poi che raggiungesse i Ribelli, poi ancora che partisse per
una missione follemente rischiosa su Tatooine.
Usando la Forza, ha provato a sorvegliare Luke, ma ha solo una vaga
percezione di quanto il suo pupillo abbia dovuto affrontare.
Eppure, ora sente che Luke sta finalmente tornando. Ed è contento.
Perché non avrebbe potuto attenderlo più a lungo.
Ha già utilizzato la Forza per prolungare la propria vita oltre i limiti
naturali.
Oltre quanto sia giusto, e quasi oltre quanto sia sopportabile. Il suo
piccolo corpo si è consumato da tempo.
Ma rifiuta di spegnersi.
Non prima di poter svolgere la sua ultima parte in questa grande battaglia
galattica.
Tutto ciò che gli resta sono alcuni saggi consigli che potrebbero aiutare
Luke.
E ora, il suono di un motore romba nella palude e Yoda sa che quel
momento è finalmente arrivato. L’attesa è finita.
CAPITOLO VENTOTTO
IN CUI LUKE APPRENDE LA VERITÀ

"UHM,” DICE YODA. Che faccia tu fai. Sembro tanto vecchio a giovani
occhi?”
“No… certo che no,” risponde Luke, ma naturalmente Yoda gli sembra
vecchio. Incredibilmente vecchio. La sua pelle verde è pallida e le rughe
sono più profonde, dall’ultima volta che l’ha visto. Per non parlare delle
lunghe orecchie, esili e cadenti.
E Luke avverte parte del dolore del suo Maestro, anche se Yoda tenta di
celarlo.
“Vecchio sono. Malato diventato. Debole e vecchio.” Ma Yoda ridacchia.
“Quando novecento anni di età tu avrai, bello non sembrerai! Uhmmm?”
Yoda attraversa zoppicando la minuscola capanna e si arrampica sul letto,
facendo fatica persino a tirare su la coperta.
“Presto riposerò. Sì. Per sempre dormirò. Meritato avrò.”
“Non puoi morire, Maestro Yoda,” protesta Luke.
“Resistente sono io grazie alla Forza… ma non così resistente!” risponde
Yoda. “Sceso su me è il tramonto, e presto la notte scenderà. È l’andare
delle cose… e anche della Forza.”
“Ma devi ancora aiutarmi. Sono tornato per completare la mia
istruzione.” insiste Luke, anche se sa già che, per questo, è troppo tardi.
“Altro non ti serve ormai,” mormora Yoda, sprofondando nel letto. “Ora
tu conosci già tutto ciò che occorre a te.”
“Allora sono un Jedi,” mormora Luke.
“Oooh,” fa Yoda, sollevando un sopracciglio proprio come ha fatto nel
corso dei secoli con centinaia di ostinati apprendisti impazienti. Ma questo
apprendista è diverso da tutti gli altri: se sbaglia la prova finale, l’intera
galassia ne patirà le conseguenze.
“Una cosa rimane,” gli dice Yoda. “Vader. Dovrai confrontarti con Vader.
Allora, solo allora, un Jedi diventerai. Devi confrontarti con lui.”
“Maestro Yoda… Darth Vader è mio padre?”
“Uhm… riposo mi serve. Sì… riposo,” mormora Yoda, provando a
fingere di non aver sentito la domanda. Invece l’ha sentita. E non è di
questo che aveva previsto di discutere con Luke. Si tratta di
un’informazione pericolosa, che aveva sperato di tenergli nascosta per
sempre.
Ma Luke è troppo vicino alla verità ormai.
“Yoda, devo saperlo.”
“Tuo padre è lui.”
Entrambi percepiscono questa rivelazione come un colpo, come se
fossero stati effettivamente colpiti da Vader in persona. Luke ora sa che le
sue paure più grandi corrispondono all’effettiva verità. Non può più
aggrapparsi alla speranza che Vader gli stia semplicemente mentendo. E con
questa speranza svanita, aumenta la paura. Come pure la rabbia… la rabbia
che questo segreto gli sia stato nascosto così a lungo.
Yoda non ha mai combattuto con Vader faccia a faccia, ma alla fine si
sente sconfitto da lui. Nonostante tutti i suoi sforzi e tutti gli anni in cui
Obi-Wan ha vigilato, Vader ha guadagnato un grande potere su Luke. Per
tutta la vita ha cercato di scacciare rabbia e paura, ma ora, esausto e
morente, le sente riaffiorare all’improvviso.
Yoda sprofonda nel letto. Chiude gli occhi. Cerca di controllare queste
oscure emozioni. Dopo una lunga pausa, parla di nuovo: “L’ha detto a te lui,
vero?”
“Sì.”
“Inaspettato è questo. E non è bene.”
“Non è bene che io conosca la verità?” ribatte Luke brusco.
“No,” risponde Yoda, trovando la forza che gli serve per girarsi di nuovo
verso Luke, per affrontarlo come un maestro deve affrontare un suo
discepolo. “Non è bene che tu ti sia affrettato ad affrontarlo. Era incompleta
la tua istruzione. Non preparato al compito eri tu.”
“Mi dispiace,” risponde Luke.
Ma in realtà non è dispiaciuto. E Yoda non si aspetta che lo sia davvero.
Entrambi conoscono le ragioni per cui Luke ha compiuto certe azioni. Si
è precipitato a salvare i suoi amici. Ha lasciato che i suoi sentimenti
prevalessero sul proprio dovere.
Adesso, in questi ultimi minuti della sua lunga vita, Yoda si domanda se
Luke possa aver fatto bene. Se, forse, i sentimenti non siano più importanti
del dovere.
Forse… ma è anche più pericoloso. Pericolosissimo. Ricorda bene quel
che è successo quando Anakin Skywalker ha anteposto i sentimenti al
dovere: è passato al Lato Oscuro, è diventato uno strumento dell’Imperatore
e ha dato il via allo sterminio dei Jedi.
“Ricorda: il vigore di un Jedi proviene dalla Forza. Ma stai attento…
collera, paura, aggressività. Il Lato Oscuro esse sono. Quando il sentiero
oscuro tu intraprendi, per sempre esso dominerà il tuo destino.”
Trae un respiro doloroso.
“Luke… Luke… Tu… tu non sottovalutare i poteri dell’Imperatore, o il
fato di tuo padre tu soffrirai.”
Sì, questo era l’insegnamento che aveva tanto atteso di trasmettere a
Luke. Ma c’è ancora una cosa. Un’ultima cosa da dire a Luke. Un ultimo
dovere per questo Jedi che voleva la pace, ma ha trascorso così tanti anni a
combattere i servitori del Lato Oscuro.
Ha un’ultima cosa da dire, che potrebbe contribuire a spostare l’equilibrio
verso la Luce.
“Luke… quando più non sarò, l’ultimo dei Jedi sarai tu. Luke… la Forza
scorre potente nella tua famiglia. Trasmetti ciò che imparato hai, Luke…
C’è un… un altro… Sky… walker.…”
E, con queste parole, Yoda se ne va… il suo corpo svanisce, anche se lui
non sparisce veramente dalla galassia.
Ora è parte della Forza, come lo è sempre stato e come sempre sarà.
CAPITOLO VENTINOVE
IN CUI RITORNA OBI-WAN

LUKE NON CONTROLLA CERTO i suoi sentimenti, adesso.


Prova dolore per la morte di Yoda, smarrimento per il proprio passato e il
proprio futuro, paura di fallire e… rabbia. Sì, rabbia. È arrabbiato per il
fatto che Darth Vader sia suo padre. Anche se sapeva che era vero, aveva
nutrito la speranza che Yoda sarebbe riuscito a dargli una valida
spiegazione.
Invece, ora ne ha la conferma. Il grande mostro metallico oscuro, che lo
ha attaccato con tutta quella ferocia e quell’odio, è suo padre.
Ovvio che sia arrabbiato, e proprio ora rivolge molta di quella rabbia
contro il suo primo maestro, Obi-Wan Kenobi: il vecchio Ben Kenobi,
l’eremita pazzo che è arrivato dal deserto e si è rivelato uno stregone saggio
e potente.
Era stato Kenobi a fargli intraprendere questo cammino; e lo ha fatto
mentendo.
Kenobi gli aveva detto che suo padre era un brav’uomo e che era stato
ucciso da Darth Vader. E adesso Luke sa che è una menzogna.
Così, si allontana dalla capanna di Yoda in preda a tutti quei sentimenti
contro i quali Yoda aveva atteso così a lungo per metterlo in guardia.
Ci sono molti pericoli, nelle paludi di Dagobah. Una volta, lì, nel periodo
in cui si stava addestrando con Yoda, Luke era stato avvertito di ciascuno di
essi. Anche quando correva a tutta velocità, stava attento a ogni passo.
Ora, invece, cammina incurante nel fango e nella melma. Ha la mente
così affollata di pensieri che non riesce a vedere ciò che lo circonda.
Si ferma brevemente per controllare le riparazioni che R2 sta svolgendo
sull’Ala-X, ma non riesce a concentrarsi. È sconvolto. Incapace di pensare
con chiarezza.
Molto lontano, eppure vicino, Obi-Wan sente tutto ciò e sa che deve
accorrere in suo aiuto.
Come molti Jedi, dopo la sua morte Obi-Wan era diventato parte della
Forza.
Ma Obi-Wan aveva fatto una cosa che gli altri non avevano fatto. Guidato
dalle scoperte del suo maestro Qui-Gon Jinn, Kenobi aveva trovato un
modo per vivere dopo la morte, e persino per camminare per brevi momenti
tra i vivi. Non per se stesso, né per qualche avido sogno di immortalità, ma
per continuare la grande battaglia contro il male e la tirannia.
Occorrono un grande impegno, un’enorme volontà per fare questo, ma
Obi-Wan si concentra, rimette insieme i pezzi della propria coscienza
recuperandoli dall’energia infinita che sgorga perenne dalla Forza, e si
materializza davanti a Luke.
Non può farlo spesso, solo nei momenti più critici del viaggio di Luke,
quando un passo falso potrebbe rappresentare la fine, non solo sua ma
anche di ogni speranza di restituire l’equilibrio alla Forza e la libertà ai
popoli della galassia.
E Obi-Wan sente che questo momento è il più critico di tutti.
CAPITOLO TRENTA
IN CUI LUKE SI CONFRONTA CON IL
VECCHIO MAESTRO

LUKE SMETTE DI LAVORARE alle riparazioni senza nemmeno


rendersene conto.
“Non posso continuare, R2. Non ce la farò da solo.”
E poi, sente una voce familiare.
“Yoda sarà sempre con te.”
“Obi-Wan!” esclama Luke alzando gli occhi: il suo vecchio maestro è lì
ma al contempo non c’è, una figura non in carne e ossa, ma semplicemente
fatta di Forza.
Dapprima sollevato, Luke sente poi quasi subito rimontare la rabbia.
“Obi-Wan! Perché me l’hai nascosto? Mi avevi detto che Vader aveva
tradito e assassinato mio padre!”
Obi-Wan distoglie lo sguardo.
Comprende i sentimenti di Luke, ma sa che sono pericolosi. Deve
scegliere con attenzione le parole, mentre si spiega.
“Tuo padre fu sedotto dal Lato Oscuro della Forza. Cessò di essere
Anakin Skywalker e divenne Darth Vader. Quando ciò accadde, tutto il bene
che era in tuo padre venne distrutto. Quindi quello che ti dissi era vero… da
un certo punto di vista.”
“Da un certo punto di vista?” protesta Luke. Gli avevano mentito per tutta
la vita su questo fatto così importante, e adesso gli dicono che era proprio la
verità?
“Scoprirai che molte delle verità che affermiamo dipendono spesso dal
nostro punto di vista, Luke.”
Luke non dice nulla.
“Anakin era un buon amico,” continua Obi-Wan. “Quando io lo conobbi,
tuo padre era già un grande pilota. Rimasi stupito di quanto intensamente la
Forza fosse con lui. Così mi assunsi il compito di farlo diventare un Jedi.
Credevo di poterlo istruire come avrebbe fatto Yoda. Avevo torto.”
A questo punto Obi-Wan si ferma, perché non vuole confessare a Luke
quanto si fosse sbagliato sul conto di Anakin, e quanto Anakin fosse andato
fuori controllo: aveva ucciso i suoi compagni Jedi – compresi i bambini – e
aveva cercato senza tregua di uccidere Obi-Wan stesso.
“In lui c’è ancora del buono, quindi?” domanda Luke.
Obi-Wan sente queste parole con grande dolore. Luke sta compiendo lo
stesso errore che sia lui sia Yoda avevano fatto con Anakin, sottovalutando
il potere che il Lato Oscuro esercitava su di lui.
“È più una macchina, ora, che un uomo. È contorto e malvagio,” ribatte
Obi-Wan, nascondendogli di nuovo la verità.
Era stato proprio lui a ridurre in fin di vita l’uomo, lasciando
all’Imperatore qualcosa che a fatica era stato ricostituito con le sembianze
di Darth Vader.
Quali verità rivelare e quali nascondere? Qualche volta persino chi è
saggio come Obi-Wan fa le scelte sbagliate. E Obi-Wan si è reso conto che
adesso sta deludendo Luke. Come Yoda, Obi-Wan ha avuto paura; paura
che Vader avesse già cominciato a stringere Luke nella sua morsa.
“Devi capire, Luke. Quando affronterai di nuovo Vader, lo devi guardare
come il male che ha ucciso tuo padre e molti altri. E devi fermarlo prima
che lui possa uccidere altri ancora. Prima che uccida te.”
“Non posso affrontarlo, Ben.”
“Non puoi sfuggire al tuo destino. Devi di nuovo confrontarti con Darth
Vader.”
“Non ucciderò mai mio padre!”
“Allora l’Imperatore ha già vinto,” mormora Obi-Wan. “Tu eri la nostra
unica speranza.”
“Yoda ha parlato di un altro,” butta lì Luke.
“L’altro di cui parlava è la tua sorella gemella.”
“Ma io non ho sorelle.”
“Uhm. Per proteggervi dall’Imperatore, siete stati nascosti a vostro padre
appena nati. L’Imperatore sapeva, come me, che se Anakin avesse avuto dei
discendenti sarebbero stati una minaccia per lui. Questo è il motivo per cui
tua sorella rimane sotto un sicuro anonimato.”
Ma non era certo rimasto sotto un sicuro anonimato Luke, che finalmente
capisce…
“Leia! Leia è mia sorella,” esclama Luke, riconoscendo subito la verità,
come se non gli fosse mai stata nascosta.
“Il tuo intuito ti guida bene,” dice Obi-Wan. “Seppellisci a fondo i tuoi
sentimenti. Ti fanno onore. Ma ricorda che potrebbero essere usati
dall’Imperatore,” conclude Obi-Wan.
Luke volge lo sguardo altrove, oltre la palude, dentro la nebbia e
nell’oscurità. Tuttavia, ora comincia a vedere chiaramente.
Obi-Wan fissa Luke. Non riesce a prevedere il futuro come faceva Yoda,
ma sente che Luke non sarà in grado di seppellire i suoi sentimenti.
Ma, proprio come aveva fatto Yoda, Obi-Wan si domanda se, forse, ciò
potrebbe non rivelarsi un difetto, dopotutto.
Obi-Wan, Yoda e anche Qui-Gon erano stati maestri della Forza. Avevano
sepolto i propri sentimenti e usato la Forza al massimo del suo potere.
E non erano riusciti a fermare l’Imperatore. Non avevano fermato
neppure Anakin.
Forse i sentimenti di Luke potranno essergli davvero utili.
Ma se non sarà così… tutto andrà perduto.
Obi-Wan avverte che la sua forza si sta indebolendo. Non riesce più a
piegare le leggi della natura. Deve andare.
Adesso toccherà a Luke, si rende conto. Mentre svanisce dal mondo di
Luke e torna nella Forza, Obi-Wan dice l’unica e ultima cosa da dire.
“Luke, la Forza sarà con te… sempre.”
CAPITOLO TRENTUNO
IN CUI L’IMPERATORE ARRIVA SULLA
MORTE NERA

MENTRE LUKE FATICA a trovare la direzione giusta, l’imperatore


Palpatine si muove con assoluta sicurezza di sé. Arriva sulla nuova Morte
Nera a bordo della navetta e trova centinaia di assaltatori imperiali in fila
per rendergli onore. Pensa alle risorse che ci vogliono – viveri,
equipaggiamenti, denaro – per mantenere così tanti soldati a bordo della
stazione spaziale. E il loro unico compito, il loro unico scopo oggi, è di
rendere onore a questo Signore Oscuro dei Sith. Ma il Signore Oscuro dei
Sith li ignora. Sono i suoi strumenti. Li userà quando ne avrà bisogno, per
ora non deve preoccuparsene.
La mente che sta dietro questo epico progetto di costruzione, il Moff
Jerjerrod, è anche lui presente e s’inchina davanti all’Imperatore.
Palpatine ignora anche lui. Per intere settimane, Jerjerrod ha stremato se
stesso e il proprio esercito di operai, spronato dal timore di questo
momento.
Ma adesso la sua ricompensa è essere ignorato. Ricompensa di cui
Jerjerrod è grato, molto grato. Non ha contrariato l’Imperatore; il che, per il
momento, gli basta. Anche Darth Vader si inchina. E l’Imperatore non lo
ignora. Questo è quel genere di onore di cui si compiace. Gli piace vedere
un essere così potente inchinarsi davanti a lui.
E, esattamente come Jabba avrebbe potuto gettare un avanzo di cibo a
Salacious Crumb, l’Imperatore offre al suo apprendista un piccolo boccone
di false lusinghe.
“Alzati, amico mio.”
Vader obbedisce e segue l’Imperatore verso i turboascensori che li
porteranno alla sala del trono appena ultimata.22
“La Morte Nera sarà terminata nei tempi previsti,” lo informa Vader.
“Hai lavorato bene, Lord Vader,” risponde l’Imperatore, la voce
gracchiante che viene dal profondo, da sotto il cappuccio nero che nasconde
il suo volto orrendo, deformato da una vita di malizia e di odio.
“E ora sento che desideri continuare la ricerca del giovane Skywalker.”
“Sì, mio Signore,” risponde Vader, impaziente di avere il permesso del
suo padrone.
“Pazienza, amico mio. Vedrai che presto sarà lui a cercarti. E quando lo
farà, devi portarlo al mio cospetto. È diventato forte. Solo se restiamo
insieme, possiamo portarlo al Lato Oscuro della Forza.”
Questa non era la risposta che Vader desiderava. Pazienza! Per un attimo,
gli balena alla mente un ricordo dei suoi giorni al Tempio dei Jedi, quando
sentiva Yoda predicare la stessa cosa. Vader non ha più pazienza, ma è
capace di obbedire.
“Come desideri,” risponde inchinandosi appena.
“Tutto quanto procede come avevo previsto.”
E, a questo punto, l’Imperatore ride.
Il riso soffocato di Jabba era agghiacciante, ma la risata dell’Imperatore è
di gran lunga peggiore. Le cose che compiacciono la mente dell’Imperatore
sono troppo terribili per prenderle in considerazione.
Vader non ride con lui. Vader non ride mai. Non ha mai riso. Dal tempo in
cui era Anakin. Ed è un tempo che non osa ricordare.
22 - Visto? I turboascensori sono proprio una parte essenziale della macchina da guerra imperiale.
Soprattutto da quando la sala del trono imperiale è situata in cima a una torre sulla superficie della
Morte Nera. Jerjerrod e i suoi uomini hanno dovuto pensare a tutto.
CAPITOLO TRENTADUE
IN CUI L’ALLEANZA RIBELLE FA PIANI
AUDACI

Ai margini della galassia, a molti parsec da qualsiasi sistema stellare


imperiale, la flotta ribelle si è radunata vicino al pianeta Sullust.
Hanno rinunciato a una base terrestre. E questo è ciò che è rimasto: una
manciata di strane astronavi rappezzate, qualche squadriglia di caccia e,
naturalmente, il Millennium Falcon.
Tutti i piloti si sono radunati sulla nave ammiraglia per sentire Mon
Mothma, la coraggiosa leader dell’Alleanza Ribelle.
Ne ha già passate tante. Era una veterana stanca molto tempo prima che
Han e Luke si unissero all’Alleanza Ribelle. E ora sa che le lunghe guerre
stellari stanno volgendo al termine. Progetta di impegnare tutta la flotta
ribelle in un ultimo attacco. Se vincono, avranno tagliato la testa alla grande
fiera e avranno conquistato la libertà per il suo popolo e il resto della
galassia.
Ma se perdono… perderanno tutto.
In ogni caso, Mothma non è una giocatrice d’azzardo come Han Solo. È
saggia, sempre saggia. Sta seguendo questo piano perché crede che i Ribelli
possano vincere. Ma deve essere ora o mai più. Si giocano tutto.
“L’Imperatore ha commesso un errore e l’ora del nostro attacco è
venuta!” annuncia.
I piloti hanno un sobbalzo e ascoltano attentamente. Si aspettavano un
altro ritardo o, peggio, un’altra ritirata. Non una notizia come questa.
Mon Mothma spiega: “Le spie bothan ci hanno indicato la posizione
esatta della nuova stazione di combattimento dell’Imperatore. Essa è
rimasta poco protetta… e non è ancora operativa, con la flotta imperiale
sparsa per tutta la galassia nel vano tentativo di darci battaglia.”
Ora i piloti ascoltano col fiato sospeso.
“Ma più importante ancora,” prosegue Mon Mothma “sappiamo che
l’Imperatore sta personalmente supervisionando le fasi finali della
costruzione di questa Morte Nera. Molti Bothan sono morti per darci queste
informazioni.”
Sembra quasi troppo bello per essere vero. L’Imperatore è un bersaglio
indifeso su una stazione spaziale indifesa? Ah, ma non sarà così facile. Mon
Mothma passa la parola all’ammiraglio Ackbar, veterano di innumerevoli
battaglie astronavali, per spiegare i dettagli.
“Qui potete vedere la Morte Nera che orbita intorno alla luna boscosa di
Endor…” spiega Ackbar, mentre appare una mappa olografica del sistema
planetario di Endor. “Benché i sistemi di armamento su questa Morte Nera
non siano ancora operativi, la stazione è munita di un potente dispositivo di
difesa. È protetta da uno scudo di energia generato dalla vicina luna boscosa
di Endor.”
A-ha, pensano i piloti, lo sapevamo che c’era un trucco.
“Lo scudo deve essere disattivato, se si vuole tentare un qualsiasi tipo di
attacco. Una volta disattivato lo scudo, i nostri incrociatori effettueranno un
accerchiamento, mentre i caccia voleranno attraverso la struttura centrale e
cercheranno di distruggere il reattore principale. Il generale Calrissian ha
chiesto di poter guidare l’attacco dei caccia.”
Han Solo guarda Lando e solleva un sopracciglio. Detesta ammetterlo,
ma è favorevolmente colpito.
“Auguri!” Poi aggiunge sottovoce: “Ne avrai bisogno.”
Lando non dice che spera in qualcosa di più di un semplice augurio… sta
pensando di chiedere a Han Solo di dargli in prestito il suo amato
Millennium Falcon per l’incursione sulla Morte Nera.
Ma adesso il generale Madine descrive a grandi linee il piano per
sbarazzarsi delle difese della Morte Nera.
“Il generatore è ovviamente protetto dal suo stesso scudo. Anche se i
nostri caccia possono avvicinarsi abbastanza, avranno poche probabilità di
distruggerlo. In ogni caso, la stessa luna è ricoperta da una fitta foresta.
Perfetta per una missione segreta.”
“Un’impresa pericolosa,” commenta C-3PO, ancora ignaro del fatto che
anche lui farà parte della missione.
Madine continua. “Avrete forse sentito che, di recente, Nien Nunb ha
rubato una piccola navetta da una base imperiale.”
Indica con un cenno un pilota dall’aria strana, seduto accanto a Lando.
Nien Nunb, uno dei pochi piloti non-umani dell’Alleanza Ribelle, è
raggiante di orgoglio. Nella sala si alza un mormorio di congratulazioni, ma
sanno tutti che non sono qui per festeggiare.
“Questa navetta è stata camuffata da cargo. Un commando condurrà la
navetta sulla luna boscosa usando un codice imperiale segreto per superare
ogni Star Destroyer che pattuglia l’area. Dopo essere atterrato, attraverserà
la foresta, localizzerà il generatore dello scudo e lo distruggerà con
detonatori termici.”
“Indovina a chi toccherà questa patata bollente,” mormora Leia a Han.
“Il generale Solo condurrà questo fronte dell’attacco,” aggiunge Madine.
Questa volta è Lando che solleva un sopracciglio. Il piano sembra molto
rischioso anche per Solo: ci saranno sicuramente un mucchio di soldati
imperiali di guardia al generatore.
“Solo, la sua squadra d’attacco è al completo?”
“Sì, generale,” risponde Solo.
“HRGGGGRRR!” ruggisce Chewbecca.
“D’accordo, d’accordo, puoi venire anche tu,” annuisce Han. “Non
volevo proporre te.”
“WRRGHH!”
“Contate anche su di me,” dice Leia.
Han fa per mettersi a discutere, ma poi cambia idea. Primo, Leia
rappresenterebbe una grande risorsa per la squadra. E, secondo, vede la
determinazione nei suoi occhi, e sa che verrà in ogni caso.
“Ci sono anch’io.”
È Luke Skywalker, che entra da una porta per partecipare alla riunione. I
suoi amici sono felici di rivederlo così presto e tutti i Ribelli sono contenti
di vedere che l’eroe della battaglia di Yavin è tornato per una missione così
importante.
Leia si alza per dargli il benvenuto, e comprende subito che qualcosa è
cambiato, dall’ultima volta che l’ha visto.
“Che cos’hai, Luke?” chiede sottovoce.
“Te lo dirò un’altra volta,” risponde Luke, mentre quello che vorrebbe
dirle è che lei è sua sorella; e teme l’altra orribile rivelazione che deve farle:
che è anche la figlia di Darth Vader.
Ma è rapidamente distratto dall’accoglienza degli altri amici: Han, Ciube,
Lando, e anche il suo vecchio amico, il pilota Wedge.23
Intanto, C-3PO si è ritrovato con R2-D2, che emette una gioiosa serie di
bip.
“Ehm. Eccitante è dire un po’ poco,” ribatte C-3PO.
23 - Senza Wedge, Luke non avrebbe resistito abbastanza a lungo nella battaglia di Yavin per
diventare un eroe. Ora Luke è contento di vedere che Wedge è stato promosso a caposquadriglia.
CAPITOLO TRENTATRÉ
IN CUI MON MOTHMA TENTA DI FAR
RAGIONARE LA PRINCIPESSA

I NOSTRI EROI sembrano abbastanza entusiasti all’idea di imbarcarsi in


quella che Obi-Wan avrebbe definito una missione folle.
L’atteggiamento di C-3PO è molto più ragionevole. Ma, naturalmente, è
proprio così che la galassia è stata trascinata in questo caos, tanto per
cominciare.
Trovandosi a fronteggiare nemici diversi – i Separatisti! Gli eserciti di
droidi! Il Jedi ribelle! – un pianeta dopo l’altro ha ragionevolmente
permesso alla Repubblica democratica di trasformarsi nell’Impero,
governato dalla volontà di un sol uomo.
E col tempo alcuni hanno scoperto che questo uomo ragionevole, scelto
da loro, stava dietro i Separatisti, gli eserciti di droidi e il Jedi più ribelle di
tutti, Anakin Skywalker, ma era troppo tardi, e l’intera galassia sarebbe
stata destinata a soffrire per una generazione.
Così, non possiamo biasimare i nostri eroi se non sono ragionevoli. Ma
perché una ribellione riesca a sovvertire tutto quello che l’Imperatore ha
fatto, di un po’ di buon senso c’è bisogno. Qualcuno deve pur fare dei piani
ragionevoli. I più grandi piloti stellari hanno ancora bisogno di un’astronave
funzionante e carica di carburante per volare. I commando più coraggiosi
hanno bisogno di munizioni, equipaggiamento mimetico e di una borraccia
piena di acqua. E se questi eroi hanno successo, allora qualcuno deve essere
pronto a ripristinare l’ordine nel caos che ne risulta.
Mon Mothma è stata una figura di buon senso per l’Alleanza Ribelle.
Coraggiosa abbastanza da resistere a Palpatine, mentre l’Imperatore non si
lasciava sfuggire di mano il potere, e sufficientemente intelligente per
sapere quando la politica e la diplomazia fossero inutili, e quando sarebbe
arrivato il tempo della ribellione.
E adesso aveva un compito difficile da svolgere. Doveva tentare di far
ragionare la principessa Leia, la figlia del suo vecchio amico, il senatore
Bail Organa.24
Ricorderai che Han era contrario alla partecipazione di Leia alla
missione. Ma non osava dirlo. Mothma, come ho detto, era una donna molto
coraggiosa. “Leia, so che vuoi partecipare coi tuoi amici a questa grande
avventura, ma il pericolo è troppo grande.”
“Hai detto la stessa cosa riguardo ai nostri piani su Tatooine!”
“Sì, e ho saputo quanto siamo andati vicini al perderti. Lanciarsi con una
corda da una navetta all’altra sopra una specie di pozzo di sabbia? Sul serio,
Leia? Ma non ti rendi conto di quanto sei importante per la Repubblica che
ricostruiremo un giorno?”
“Ma è esattamente ciò per cui sto combattendo! Qual è la necessità di
prepararsi per una Repubblica che, se questa missione fallisce, non esisterà
mai…?”
“No, Leia, non possiamo pensarla in questo modo. Se la missione fallisce,
allora l’Alleanza Ribelle dovrà andare avanti. La flotta ribelle, l’esercito
ribelle… scompariranno. Ma lo spirito ribelle sopravviverà. In tutta la
galassia. E dovrà esserci qualcuno a rinfocolare quel fuoco.”
“Ma tu…”
“Ah, sì, sono sempre io, Leia. Sono sempre io. Sono sempre io quella che
sta dietro le fila…”
Mothma si gira e guarda fuori dall’oblò. L’improvvisata flotta ribelle
ferve di attività. Navi cisterna, navi officina, navi da rifornimento, navi per
il trasporto truppe, la fregata medica e ciò che rimane dei caccia stellari:
Ala-X, Ala-Y, Ala-A, Ala-B che sfrecciano in ogni direzione… e si
preparano per un attacco in piena regola alla nuova Morte Nera.
Tutti tranne un’astronave. Quella di Mothma. È rifornita di carburante e
pronta a portarla da qualche altra parte, al sicuro.
“Sai, un tempo mi addestravo come pilota di caccia,” confida a Leia. “È
stato dopo il massacro compiuto dall’Impero su Kashyyyk.25 Quando ho
capito che la diplomazia era morta, sono stata pronta a combattere, proprio
come te ora.”
Ciò desta l’attenzione di Leia. Mothma le era sempre sembrata come una
simpatica vecchia zia, non un pilota di caccia.
“Davvero…?”
“No. Alcuni pensavano che avessi paura, e in un certo senso era così.
Avevo paura di non riuscire a fare del mio meglio per l’Alleanza Ribelle. Se
fossi andata a combattere, avrei potuto sparare un colpo, forse anche un
colpo fortunato. Avrei potuto contribuire alla vittoria. Ma più probabilmente
mi avrebbero fatto saltare in aria. Qualcosa mi ha detto che avrei potuto fare
molto di più… e l’ho fatto, e penso di continuare così… ma non posso farlo
per sempre. Leia, la nuova Repubblica avrà bisogno di te tanto quanto
questa ribellione.”
“Capisco, Mothma. E ci sarò per la Repubblica. Ma proprio come
qualcosa ti ha detto di stare fuori da quella battaglia, qualcosa mi dice di
scendere in questa. Non so spiegartelo. È come se fosse…”
“Il tuo destino.”
“Già!”
“Sì, lo so. E capisco,” commenta Mothma, abbracciando Leia. “Ma per i
tuoi genitori, dato che non sono più qui con te a guidarti, mi sono sentita in
dovere di provare a dissuaderti dal farlo.”
24 - Bail Organa è, ovviamente, il padre adottivo di Leia. Organa, senatore del pianeta Alderaan, era
sempre stato un alleato fidato dei Jedi. Così, quando morì Padmé, lui e sua moglie, la regina Breha,
accettarono di crescere Leia e di non rivelarle mai l’identità segreta del suo vero padre, Anakin
Skywalker. Tutti supposero che fosse solo un altro dei tanti bambini resi orfani dalle Guerre dei
Cloni.

25 - Veramente, preferirei non parlarne, se non ti dispiace. È troppo doloroso.


CAPITOLO TRENTAQUATTRO
IN CUI L’IMPERATORE FA I SUOI PIANI

L’IMPERATORE ha fatto chiamare il suo servitore, e Darth Vader è


arrivato nell’immensa sala del trono sulla Morte Nera per ricevere i suoi
ordini.
Per avvicinarsi al trono dell’Imperatore, i visitatori devono attraversare
uno stretto ponte sopra un abisso profondo. Se si arrischiano a buttare
un’occhiata oltre il parapetto vedranno, migliaia di metri più giù, il bagliore
terribile del reattore principale della stazione spaziale.
Poi devono salire varie rampe di scale, piazzate lì solo per dare loro
disturbo.
Non c’è alcun lusso, in questa sala del trono. È tutta travi, passerelle e
strani macchinari che emettono ronzii, brusii e ogni tanto borbottano.
Anche il trono incombe minaccioso: è più simile a una roccia nera che a
una poltrona. Non ha nemmeno un cuscino.
Questa intera sala del trono è stata concepita con un unico scopo:
intimorire.
E, a giudicare dal modo in cui i consiglieri imperiali tremano vicino – ma
non troppo vicino – al trono, funziona. Sui loro pianeti, questi uomini
passeggiano come dei. Ma qui sono umiliati.26
Vader sale una lunga gradinata fino ai piedi del trono.
“Quali sono i tuoi ordini, mio signore?” chiede.
“Manda la flotta all’estremità più lontana di Endor. E che resti lì, in attesa
di ulteriori ordini,” comanda Palpatine.
“E la notizia che la flotta ribelle si sta radunando vicino a Sullust?”
domanda Vader, impaziente di smettere di badare a questa stazione spaziale
e di tornare al vero lavoro dell’Impero. Non appena è venuto a conoscenza
della posizione della flotta ribelle, era pronto a condurre un attacco.
Ma l’Imperatore ha in mente qualcosa di diverso.
“Non c’è da preoccuparsi per Sullust. Presto la Ribellione sarà stroncata e
il giovane Skywalker diventerà uno di noi! Il tuo lavoro qui è finito, amico
mio. Vai sull’ammiraglia e attendi i miei ordini.”
Vader non è d’accordo, e l’Imperatore lo sa. Ma sa anche ciò che dirà
Vader fra un secondo…
“Sì, mio signore.”
L’Imperatore è già ritornato dai suoi “consiglieri”, lasciando che Vader
esca a grandi passi dalla sala del trono e vada a sbrigare i suoi affari.
26 - Sebbene questi due uomini, Sim Aloo e Janus Greejatus, siano ufficialmente conosciuti come
consiglieri, l’Imperatore li usa più come galoppini. Non accetta consigli da nessuno, lui.
CAPITOLO TRENTACINQUE
IN CUI LANDO RIPORTA INDIETRO IL
FALCON

IL MILLENNIUM FALCON è veramente un’astronave straordinaria. Ha


esordito come una buona nave, ma una sfilza di proprietari diversi l’ha
modificata per adattarla alle proprie necessità. E queste necessità
prevedevano generalmente la capacità di seminare le navi delle forze
dell’ordine imperiali e locali.
Lando era stato uno di quei proprietari, e l’aveva guidata anche meglio di
Han Solo.
O, almeno, questo è quello che ti direbbe.
Adesso, poiché doveva affrontare la missione più ardita della sua vita,
Lando sapeva che avrebbe avuto bisogno di un’astronave d’eccezione. E
Han avrebbe pilotato la falsa navetta. Non aveva alcun senso non prendere
in considerazione il Falcon.
Dopo che ha ripetuto, un po’ di volte, tutte queste cose a Han, Solo
accetta a malincuore.
In questo momento i due vecchi amici si trovano nell’hangar, a guardare
il Falcon ripensando a tutti i guai e agli incidenti sfiorati che ha affrontato.
“Senti,” propone Han. “Prendi il Millennium Falcon. Sul serio. Prendilo.
Ti serve ogni aiuto possibile. Questa è la nave più veloce della flotta.”
“D’accordo, vecchio mio,” ribatte Lando, ridendo del pericolo sia per
l’astronave sia per se stesso.
“So bene che ci tieni molto. Ne avrò la massima cura. Non le sarà fatto
neanche un graffio. Contento?”
Han sa bene che non è il caso di fidarsi delle vanterie di Lando. Ma dopo
ciò che è accaduto su Tatooine, di Lando si fida.
“Certo,” risponde, girandosi per andare via. Ma poi si volta di nuovo.
“Ho la tua promessa. Neanche un graffio!”
“Ma allora, te ne vuoi andare, vecchio pirata?”
Lando e Han si salutano, come dovrebbero fare i generali. Ma entrambi
ricordano i tempi in cui le loro avventure non erano così nobili.
“Auguri!” esclama Lando.
“Anche a te, amico,” risponde Han.
E questa volta se ne va davvero, per salire a bordo della lenta navetta
rubata, invece che della sua astronave, e tentare di oltrepassare un blocco
imperiale con l’inganno, di farsi strada sulla luna aliena e di attaccare un
avamposto imperiale ben difeso con un pugno di soldati, un Wookiee, un
giovane fattore, una principessa e due droidi.
A pensarci bene, Han non sa bene perché stia portando con sé i due
droidi… ma potrebbero tornare utili, riflette.
CAPITOLO TRENTASEI
IN CUI HA INIZIO IL PIANO DEI RIBELLI

"ESCI DALLA VELOCITÀ LUCE, Ciube,” ordina Han, e il suo irsuto


secondo pilota tira la leva per disinserire l’iperguida.
Il vortice sfocato di stelle e nubi cosmiche che hanno osservato per ore si
ferma e una vista sinistra si para davanti ai loro occhi: un immenso
incrociatore stellare, una delle astronavi più grandi di tutta la galassia.
Più avanti, qualcosa di ancora più grande si profila all’orizzonte: la nuova
stazione spaziale imperiale, la nuova Morte Nera.
Jerjerrod non l’ha ancora terminata e un intero emisfero non è che un
disordinato intrico di impalcature e travi. Ma anche se incompleta, sembra
stranamente grande.27 Un insulto al cosmo, che si è già liberato del pianeta
della vicina luna. Ma i nostri eroi non sono così spaventati come
dovrebbero. Dopotutto… hanno già distrutto uno di quei cosi. E questo non
è nemmeno ancora operativo. Eppure… Leia nota che Luke sembra più
preoccupato degli altri. Han e Ciube sono impegnati con i comandi di
bordo.
“Ciube, traccia con il computer di navigazione una rotta per uscire da qui.
Se non ci cascano, dovremo andarcene via alla svelta.”
“Yrrrggh!” concorda Ciube.
Ma entrambi si domandano se questa carretta sia veramente in grado di
compiere il salto a velocità luce, prima di venire fatta a pezzi
dall’incrociatore stellare.
Uno schermo si illumina. Messaggio in entrata. Han preme un pulsante e
la voce di un controllore di volo imperiale sibila nella cabina di pilotaggio.
Questa volta è un controllore diverso, ma anche lui ha avuto il suo bel da
fare.
“Vi abbiamo sul nostro schermo. Identificazione, prego.”
“Navetta Tydirium richiede disattivazione dello scudo deflettore,”
risponde Han, sforzandosi di sembrare un pilota imperiale annoiato, che ha
già svolto quest’operazione decine di volte.
“Navetta Tydirium, trasmettete il codice di autorizzazione per il
passaggio,” è la risposta veramente annoiata.
“Iniziamo trasmissione,” borbotta Han, premendo il tasto giusto.
“Mantenete la rotta attuale fino alla verifica del codice.”
Han chiude la comunicazione e non resta che attendere.
“Ora sapremo se quel codice vale il prezzo28 pagato,” dice Leia.
“Funzionerà, funzionerà…” promette Han, che ovviamente non ha modo
di sapere se funzionerà o meno.
Nel frattempo, la rotta della navetta li porta sempre più vicino al colossale
Star Destroyer.
Potrebbe contenere l’intera flotta, pensa Han, e poi ricorda che, anche se
lui e la sua squadra riescono a distruggere lo scudo, la flotta ribelle dovrà
combattere per superare quell’astronave gigante, e raggiungere la Morte
Nera.
Luke ha pensieri ancora più cupi riguardo allo Star Destroyer. C’è
qualcuno a bordo che è anche più pericoloso delle sue innumerevoli armi e
cannoni. Molto più pericoloso.
“C’è Vader su quella nave,” mormora.
R2-D2 emette un fischio preoccupato e Leia si volta verso Luke allarmata.
“Non innervosirti, Luke,” mormora Han. “Ci sono tante navi come quella.
Rimani a questa distanza, Ciube… ma non far vedere che lo fai apposta.”
“HHHARGH?”
“Ma non lo so,” gli risponde Han irritato. “Tu vola disinvolto.”
“Wuggg!”
27 - Una dozzina di pianeti sono stati completamente depredati per estrarre le materie prime utili alla
costruzione della seconda Morte Nera. Anche adesso, altri mondi vengono saccheggiati per ricavarne
il combustibile necessario a farla funzionare.

28 - Mica avrete pensato che i Bothan lavorassero gratis, vero?


CAPITOLO TRENTASETTE
IN CUI LO STRATAGEMMA DEI RIBELLI
FALLISCE… EPPURE ALLA FINE FUNZIONA

LUKE AVEVA RAGIONE: Vader è davvero su quella nave.


Il Signore Oscuro ha seguito gli ordini dell’Imperatore ed è andato sullo
Star Destroyer.
Frustrato e inquieto, cammina su e giù davanti agli oblò, limitandosi a
terrorizzare diversi ufficiali di rotta, controllori di volo, sottufficiali e altri
membri dell’equipaggio imperiale.
L’ammiraglio Piett, comandante della nave ammiraglia, vorrebbe
veramente che Vader se ne andasse altrove ma, ovviamente, non glielo dirà
mai e cerca anche di non pensarci… Gli sono giunte voci secondo cui Vader
sarebbe capace di leggere il pensiero.
Per Vader nulla potrebbe essere meno interessante di quel che pensa
l’ammiraglio. È a malapena consapevole della presenza di Piett, o degli altri
membri dell’equipaggio.
La sua mente è impegnata a cercare, sondare, tentare di raggiungere e
trovare suo figlio dall’altra parte della galassia…
E, improvvisamente, ci riesce.
Luke non è dall’altra parte della galassia. È proprio lì!
Vader si volta verso l’oblò e non vede nulla di interessante, solo un’altra
navetta che vola. Ma la sua mente vede molto di più dei suoi occhi. E sa che
Luke si trova lì, a bordo di quella navetta.
Si volta e con poche falcate raggiunge e sovrasta Piett.
“Dove sta andando quella navetta?” gli chiede.
Piett preme un pulsante e parla in un comlink. “Navetta Tydirium,
dichiarate carico e destinazione.”
“Parti e personale tecnico per la luna boscosa,” è la risposta.
“Hanno un codice di autorizzazione?” chiede Vader.
Piett non lo sa, quindi fa un cenno al controllore di volo, il quale ha
sempre sperato di non dover mai parlare a Vader.
“Hanno… un vecchio codice, signore, ma corrisponde,” lo informa.
“Stavo… per farli entrare.”
Il controllore si prepara al peggio. Sa quale potrebbe essere il suo destino,
se questa fosse la risposta sbagliata.
Ma Vader non ha alcuna reazione.
La tensione contagia gli altri controllori di volo. Tutti fingono di lavorare,
ma in realtà attendono solo di vedere se il loro compagno – e forse anche il
loro ammiraglio – morirà in quello che, in apparenza, è un atterraggio di
routine.
Alla fine, Piett non ne può più.
“Vuole che li fermi?” suggerisce.
“No!” tuona Vader. “Lasciali a me. Me ne occuperò personalmente.”
“Come vuole, mio signore,” ribatte Piett e poi, al controllore di volo:
“Procedi.”
Vader esce con passo pesante e sul ponte tutti si rilassano… Non hanno
assolutamente idea di cosa abbia potuto turbarlo così tanto – e, infatti, non
lo scopriranno mai – ma se non altro se n’è andato, e loro sono ancora vivi.
CAPITOLO TRENTOTTO
IN CUI LUKE SI RENDE CONTO DEL
PROPRIO ERRORE

I MEMBRI DELL’EQUIPAGGIO IMPERIALE non sono gli unici che


hanno atteso con nervosismo la decisione di Vader.
Sulla navetta, invece, Han ha tenuto gli occhi fissi sui cannoni dello Star
Destroyer, aspettandosi di vederli puntati su di lui da un momento all’altro.
Perché ci mettono così tanto? La trasmissione del codice è avvenuta
qualche minuto fa!
“Purtroppo non ci cascano, Ciube,” mormora Han, posando una mano sui
comandi dell’iperguida.
Ma poi, arriva una comunicazione.
“Navetta Tydirium, la disattivazione dello scudo inizierà
immediatamente. Potete cominciare la discesa, direzione dieci virgola
ventidue.”
“Fantastico!” dice Han, poi spegne il comunicatore.
“L’avevo detto che ci sarebbero cascati,” annuncia agli amici. “Nessun
problema.”
Ma un problema c’è, e Luke lo sa.
“Sto rovinando la missione,” avverte. “Non sarei dovuto venire. Vader lo
sa.”
“È soltanto la tua immaginazione, ragazzo,” ribatte Han. “Avanti.
Conserviamo un po’ di ottimismo.”
CAPITOLO TRENTANOVE
IN CUI FINALMENTE ARRIVIAMO IN UN BEL
POSTO

AH, LA LUNA BOSCOSA DI ENDOR! Finalmente!


Pensa come dev’essere stato per i nostri eroi…
Prima, quel deserto interminabile su Tatooine, poi il covo puzzolente di
Jabba.
Per Luke c’è stata una breve visita a una palude: tutto fango e melma,
niente sole.
E hanno trascorso il resto del tempo su diverse astronavi ribelli e,
diciamocelo, i Ribelli riescono a stento a mantenere in efficienza le parti
meccaniche. Non ci sono né tempo né soldi da spendere per l’arredamento
degli interni.
E quella navetta imperiale poteva sembrare bella da fuori, ma dentro era
stata rovinata da un numero infinito di assaltatori sudati che aveva
trasportato in giro per lo spazio. Era impregnata di un odore stantio, e tutte
le superfici erano coperte di codici TK29, incisi da soldati annoiati. Perciò,
pensa a quanto dev’essere stato bello per i nostri eroi uscire da quel catorcio
e respirare l’aria della luna di Endor; un’aria purificata da centinaia di
milioni di alberi.
È difficile, per gli abitanti di mondi civilizzati, concepire un pianeta
coperto di alberi.
Possono sapere com’è una foresta perché hanno preso una strada o un
sentiero nel bosco. Ma, a un certo punto, sono usciti dall’altra parte.
Su questa luna, i sentieri (non ci sono strade) non escono dall’altra parte.
Non c’è un’altra parte.
Ci sono alcune radure qua e là, e quelle radure sono ricoperte di erba. Sì,
erba! Da quanto tempo i nostri eroi non vedono un filo d’erba?
Oh, che posto meraviglioso. Forse il posto migliore rimasto nella
galassia…
Il che significa, chiaramente, che l’Impero non poteva fare a meno di
calpestarlo con il suo disgustoso stivale. Avrebbero potuto costruire il
generatore dello scudo su uno dei tanti sistemi planetari senza vita e
desolati. Ma, tra quelli consigliati dagli ingegneri imperiali, l’Imperatore in
persona ha scelto questo posto.
Agli ingegneri piaceva l’idea di consumare le risorse della luna per
alimentare lo scudo. E all’Imperatore piaceva l’idea di distruggere qualcosa
di bello.
Nel rapporto ufficiale sul sito del generatore si accennava al fatto che la
luna fosse abitata da una specie primitiva, gli Ewok. Includeva un
ologramma di una di queste creature: piccole, basse, pelose e con grandi
occhi. Un ingegnere aveva avvertito che avrebbero potuto dare fastidio.
L’Imperatore ha liquidato tutta la questione con un gesto spazientito della
mano. Che cosa poteva importargliene mai, di qualche roditore troppo
cresciuto? Sottomettiamoli e mandiamoli a lavorare!
Ah, però, Palpatine… forse avresti dovuto analizzare le cose con più
attenzione.
29 - Gli assaltatori sono persone vere… o almeno lo erano una volta. Prima di unirsi, o di essere
costretti a unirsi, all’Impero. Ora sono privati delle loro identità e identificati solo dal rispettivo
codice TK: TK-421, per esempio.
CAPITOLO QUARANTA
IN CUI GLI ESPLORATORI IMPERIALI
SMETTONO DI ANNOIARSI

VADER AVREBBE POTUTO avvertire l’intera rete imperiale della


presenza di Luke e dei suoi amici a bordo della navetta.
Invece non lo ha fatto.
Ha detto all’ammiraglio Piett che si sarebbe occupato personalmente
della questione; ed è esattamente quello che voleva fare.
Tuttavia, non è riuscito a dire a Piett che anche lui – Darth Vader, il
Signore Oscuro dei Sith – prima avrebbe dovuto chiedere il permesso
all’Imperatore.
Così non ha dato alcuna spiegazione. Invece ha chiamato la propria
navetta per tornare alla sala del trono imperiale. Nel frattempo, Solo ha
condotto il velivolo rubato sulla luna boscosa senza ulteriori interferenze
imperiali.
Nella base sulla luna un responsabile del deposito, oberato di lavoro, è
stato informato dell’arrivo di un carico che non ha mai richiesto. Ha
brontolato un po’ ma siccome il carico non è mai arrivato ha lasciato
perdere.
E gli esploratori imperiali che pattugliano la foresta? Be’, loro non sono
stati minimamente avvisati. Finché – in mezzo alla foresta – uno degli
esploratori sente un rametto spezzarsi dietro di lui.
Si volta, aspettandosi di vedere un altro di quegli odiosi Ewok. Invece è
un umano dall’aria sospetta che lo coglie di sorpresa… con una pistola
blaster.
Questo umano – che è Han Solo, ovviamente – sembra sorpreso dal
ramoscello spezzato quanto il soldato.
Gli esploratori imperiali vengono scelti per i loro riflessi rapidi. E questo
colpisce Han con un guanto corazzato duro come roccia, proprio mentre
Han preme il grilletto.
Il colpo va a vuoto, Han cade a gambe all’aria e il soldato grida al
compagno: “Vai a chiamare aiuto!”
L’altro esploratore salta sulla speeder bike: in poche parole, un motore
antigravitazionale dotato di sedile e manubrio. I lunghi stabilizzatori frontali
permettono un controllo preciso anche a velocità elevata, che è proprio
quella che vuole raggiungere l’assaltatore.
Preme sull’acceleratore e schizza nella foresta, sfrecciando a meno di un
metro da terra e andando già incredibilmente veloce.
Non più veloce di una raffica laser, però. Chewbecca fa capolino da dietro
un albero, punta la sua potente balestra laser30 e spara due raffiche color
rosso vivo al velivolo nemico, che scompare rapidamente.
L’esploratore scende in picchiata per schivare il primo colpo, ma il
secondo centra il retro della speeder bike, mettendone fuori uso il motore.
Non riesce a richiamare il velivolo. Va a schiantarsi contro un albero caduto
e muore nell’esplosione.
Sfortunatamente per i nostri eroi, quell’esplosione attira l’attenzione di
altri due esploratori, che si precipitano a vedere che cosa è successo.
La maggior parte della squadra d’assalto ribelle è nascosta, ma gli
esploratori vedono quanto basta per capire che sono in minoranza. Curvano
bruscamente – gli stabilizzatori che stridono in segno di protesta – e tornano
alla base.
I Ribelli aprono il fuoco ma gli esploratori guidano zigzagando tra gli
alberi rendendo impossibile un colpo preciso.
Non possiamo lasciare che quei due diano l’allarme, pensa Leia,
correndo dietro all’ultima speeder bike (mentre Han è impegnato a
scagliarne il proprietario contro un albero).
“Aspetta, Leia!” grida Luke, lanciandosi dietro di lei.
Su Alderaan, la principessa aveva fatto pratica su un mezzo simile, ma
molto più lento.
Le ci vogliono ancora alcuni secondi per riconoscere i comandi, il che dà
a Luke il tempo sufficiente per montare in sella, dietro di lei; poi, la
principessa preme l’acceleratore e si lancia a tutta velocità nella foresta.
“Ehi! Aspettate!” grida Han.
Ma Luke e Leia sono già lontani.
30 - Le balestre laser sono più potenti dei blaster, ma anche molto più pesanti. La maggior parte degli
umani avrebbe problemi solo a portarne in giro una, figuriamoci a tenerla orizzontale e ferma per
sparare un colpo preciso. I Wookiee non hanno questo problema, di certo non Chewbecca.
CAPITOLO QUARANTUNO
IN CUI SI SCHIANTANO TUTTI

LEIA È CONCENTRATA, mentre schiva gli alberi sfrecciando sopra e


sotto quelli caduti, sforzandosi di vedere – o, meglio, di tenere sotto tiro –
gli esploratori in fuga.
“Vedi se riesci a bloccare il loro trasmettitore!” grida Luke.
Per un attimo la principessa distoglie lo sguardo dalla foresta per trovare
l’interruttore giusto. A quella velocità è quasi una decisione fatale, ma alza
gli occhi in tempo per sterzare bruscamente, di fronte a un tronco appena
visibile nella boscaglia.
Poi fa scattare l’interruttore, interrompendo la trasmissione tra il primo
esploratore e il suo comandante, giù alla base.
Il comandante, incuriosito ma non particolarmente allarmato, manda un
altro paio di esploratori a indagare. I due sfrecciano via impazienti. Saranno
di nuovo gli Ewok, pensano, il che significa un po’ di divertente tiro al
bersaglio.
Intanto gli altri due esploratori imperiali che erano già di pattuglia non si
stanno divertendo neanche un po’. Leia sta guadagnando terreno su di loro.
Impossibile!
Impossibile non è, pensa Luke, ricordando gli insegnamenti del Maestro
Yoda.
“Raggiungiamoli!” grida. “Affiancati a quello là!”
Gli esploratori virano per aggirare due alberi mentre Leia sfreccia tra i
due grossi tronchi… talmente vicini che Luke sente la corteccia strappargli
le maniche.
Quell’azione rischiosa dà i suoi frutti e adesso stanno correndo fianco a
fianco con il secondo esploratore che sterza bruscamente facendo cozzare il
proprio velivolo contro quello dei nostri eroi. Sta tentando di farci
schiantare contro quell’albero, pensa Leia. Si allontana con una virata
quanto basta per scansare l’ostacolo, quindi rientra con una sterzata,
cozzando a momenti contro l’esploratore.
Il soldato prova a ripetere lo stesso trucchetto ma questa volta Luke è
pronto a spiccare un salto temerario da un velivolo all’altro.
Atterra in sella alla speeder bike e ingaggia subito un corpo a corpo.
Come immaginava, questo soldato sa pilotare bene una speeder bike, ma
non è granché nel combattimento. Luke lo disarciona e lo butta giù dallo
speeder… giusto in tempo per farlo finire contro un albero.
Il mondo si ferma per quell’esploratore, ma va avanti per Luke e Leia.
Luke perde il controllo del mezzo per un istante ma riprende i comandi e
recupera appena in tempo per evitare di schiantarsi contro un tronco caduto.
Raggiunge Leia e i due si scambiano una rapida occhiata, poi puntano
all’ultimo esploratore rimasto.
Luke ha il nemico sotto tiro e sta per premere il grilletto, quando una
raffica colpisce il suo speeder.
I rinforzi imperiali sono arrivati! Non hanno idea di che cosa stia
succedendo ma sanno che Luke e Leia non c’entrano nulla con quegli
speeder. Aprono di nuovo il fuoco. Diversi colpi vanno a vuoto, ma uno fa
centro, distruggendo il modulo di atterraggio dello speeder di Leia.
“Insegui quello!” grida Luke a Leia. “Io bado a questi due!”
Frena talmente forte che i retropropulsori emettono un potente sibilo e lo
speeder decelera così rapidamente che per poco Luke non viene catapultato
oltre il manubrio.
I due esploratori dietro di lui lo superano a tutta velocità. Trovandosi ora
alle loro spalle, Luke accelera e preme il grilletto nello stesso istante.
Raffiche laser stridono nel bosco e incendiano uno degli speeder. Luke sta
sfrecciando così velocemente che per poco non viene investito
dall’esplosione.
L’altro speeder adesso rallenta un attimo, affiancando il suo e… crash!
Anche questo esploratore vuole speronarlo, ma ha combinato un bel
pasticcio: gli stabilizzatori frontali dei due velivoli si sono incastrati l’uno
nell’altro!
Né uno né l’altro riescono a sterzare e puntano dritti verso un albero.
I due uomini lottano disperatamente per liberare gli stabilizzatori a forza
di strattoni e finalmente ci riescono… ma è troppo tardi per Luke, che non
può schivare l’albero!
Si butta giù dalla speeder bike…
KAKAPOW! “Oh!” –
… e si schianta a terra, mentre lo speeder esplode sopra la sua testa. Luke
apre un varco nel sottobosco, mentre il suo slancio lo porta a capitombolare
dolorosamente in avanti.
Intanto, l’esploratore compie un lungo e lento giro per tornare indietro e
finirlo, mentre il cannone laser spara a raffica sul proprio bersaglio,
immobile e indifeso.
BZZRA-pikang!BZZZRA-pikang!
L’abbagliante lama verde della spada laser di Luke devia facilmente i
colpi! L’esploratore imperiale non ha mai visto nulla di simile.
Né lo vedrà mai più: Luke si toglie dalla sua traiettoria e poi trancia con
un colpo di spada laser gli stabilizzatori frontali.
Speeder ed esploratore si avvitano follemente su se stessi, e a questo
punto si tratta solo di capire contro quale albero si schianteranno.
Ah… quello.
Crrrrun-KAPKPOW!
Un’altra esplosione nella foresta. Vediamo… finora fanno tre esplosioni.
Il che vuol dire che sono rimaste in circolazione due speeder bike.
Ah, sì, Leia e il primo esploratore.
È stato un brutto inseguimento, che diventa ancora più brutto quando
l’imperiale estrae una pistola e inizia a sparare di lato, in direzione di Leia.
PZZZEW! PZZZEW!
Ma questi spari lo distraggono dagli alberi che gli sfrecciano accanto e
Leia è sicura che…
PZZZEW!
Troppo tardi!
L’ultimo sparo colpisce il pannello di controllo del suo speeder, che
sbanda sbalzandola di sella e catapultandola ai piedi di un albero.
ZZRHHMM-KABLOOSH!
L’esploratore si volta a guardare compiaciuto l’esplosione
particolarmente potente.
Poi guarda di nuovo davanti, un attimo prima di vedere le radici di un
albero caduto che spuntano tra le felci…
KRRRAKKAPOW!
Leia sente vagamente il rumore della quinta esplosione, mentre perde
conoscenza e cade a terra, nel bel mezzo della foresta.
CAPITOLO QUARANTADUE
IN CUI FACCIAMO LA CONOSCENZA DI
WICKET

WICKET È UN GUERRIERO.
Insomma, si sta addestrando per diventarlo. In realtà, non è molto diverso
da Luke Skywalker quando Luke era un adolescente annoiato che viveva su
Tatooine, stanco di lavorare nella fattoria e preso dal sogno di una grande
avventura.
Anche a Wicket piacerebbe vivere un’avventura.
E infatti sta per succedere.
Wicket è un Ewok… una di quelle piccole creature simili a roditori che
vivono sulla luna boscosa. Ti ricordi? Quelli che l’imperatore Palpatine ha
liquidato con un semplice gesto della mano.
Wicket appartiene a una tribù che vive in alto, tra gli alberi di questa
foresta in cui Luke e Leia hanno inseguito gli esploratori imperiali in sella
alle speeder bike.
A Wicket non piacciono quelle strane creature bianche che volano
facendo un sacco di rumore. Uccidono gli Ewok per divertimento. Di solito,
quando queste creature bianche volanti sono in circolazione, più in alto ti
trovi sull’albero e meglio è.
Ma Wicket è sceso a terra per controllare il luogo in cui ha visto
schiantarsi due creature bianche. Tuttavia, una volta sul posto, si accorge
che la creatura è diversa. Non è chiusa dentro una dura armatura bianca, ma
indossa abiti verdi e morbidi.
E parti di quella creatura che spuntano da sotto gli abiti verdi sembrano
ancor più morbide. Wicket vede la pelle liscia… e senza pelliccia! È
qualcosa che non ha ma visto prima.
Che cos’è, questa cosa? È morta? Si mangia?
Deve scoprirlo. Perciò, le dà un paio di colpetti con la lancia. È una cosa
piuttosto stupida da fare e la sua avventatezza per poco non gli è fatale.
La principessa Leia lo è davvero, una guerriera, non si sta solo
addestrando per diventarlo.
Pungolata dalla lancia si sveglia e vede Wicket che la fissa dall’alto.
Immediatamente la sua mano cerca il blaster! Anche se è ancora stordita
dall’incidente, potrebbe estrarre l’arma e sparare a Wicket prima che
l’Ewok abbia il tempo di gridare aiuto.
Invece non lo fa.
E perché no?
Be’, se Wicket fosse stata una creatura orribile con tanto di zanne e
artigli, l’avrebbe fatto.
Ma Wicket è… carino. È minuscolo; persino più piccolo di R2-D2. Ed è
tutto coperto di pelo. Voglio dire tutto: pancia, faccia, piedi, tutto coperto di
peli. E ha un muso schiacciato e due grandi occhi luminosi, che ti scrutano
da sotto un piccolo cappuccio.
Ciò di cui Leia non si rende conto è che se fosse stata lei un’orribile
creatura, lui avrebbe potuto azzannarla e trafiggerla con la lancia. Ma…
sono rimasti affascinati l’uno dall’altra all’istante… Così, per un attimo si
limitano a guardarsi, sul terreno della foresta.
Poi Leia si alza in piedi e Wicket fa un balzo indietro, spaventato. È
davvero grande!
La principessa, però, gli parla in tono amichevole.
“Non ti farò del male,” lo rassicura. Ovviamente, l’Ewok non ha idea di
che cosa significhino queste parole, ma non avverte alcuna minaccia, solo
gentilezza.
Leia si guarda intorno. Ovunque sembra tutto uguale: felci, alberi, tronchi
caduti.
Trasalendo, si ricorda di come è arrivata in quel posto, del folle
inseguimento nella foresta e della caduta dallo speeder. D’istinto, cerca il
comlink per chiamare Han, ma poi le viene in mente che hanno concordato
che l’uso del comlink sarebbe stata proprio l’ultima risorsa.31
La principessa esamina, una dopo l’altra, le varie possibilità.
Potrebbe cercare la speeder bike distrutta e, forse, seguire a ritroso le
proprie tracce fino agli altri compagni. Ma ci potrebbero essere altri
Imperiali, là fuori, che proprio adesso stanno seguendo la stessa pista per
scoprire che fine hanno fatto tutte le speeder bike che mancano all’appello.
Forse sarebbe meglio se Leia andasse verso il punto di ritrovo. Peccato si
sia resa conto che non ha alcuna idea di come arrivarci. Né sa dove lei
stessa si trovi, del resto.
Alla fine decide che, per il momento, è meglio restare nascosta. La
missione può – e deve – procedere senza di lei.
Si siede su un tronco caduto. E sospira. È già finita la sua parte in
quest’avventura?
“Bene, pare che sia bloccata qui,” si rivolge a Wicket. “Il guaio è che non
so neanche dov’è, il qui.”
Ma poi Leia comprende che quella piccola creatura sa esattamente dove
si trovi il qui.
“Forse puoi aiutarmi tu,” chiede.
Wicket ringhia, ma non in modo ostile.
“Ti prometto di non farti del male,” ripete Leia. “Vieni, dai.”
Facendo un cenno con la mano su un tronco, lo invita a sedersi. Wicket
sale sul ceppo ma non si siede. È curioso, ma prudente. A Leia viene
un’idea per superare la barriera linguistica. Prende una barretta nutritiva
dalla tasca e gliela porge.
“Bene. Vuoi qualcosa da mangiare?”
Sì, Wicket la vuole. Gli Ewok vogliono sempre qualcosa da mangiare.32
Wicket non ha mai mangiato una barretta nutritiva prima d’ora ma
capisce subito che è commestibile. La prende e la trova molto gradevole.
L’alimentazione consueta di un Ewok è a base di radici, nocciole, splledark
allo spiedo. Magari un cinghialupo, se le partite di caccia sono state
fortunate, o verkle33 se sono state sfortunate.
Ma la barretta è morbida e gommosa e…
L’Ewok fa un balzo indietro spaventato! L’alta creatura si sta togliendo la
testa!
“Mer chee WAYA!” ringhia, agitando di nuovo la lancia. “Ner esso
oohSUM!”
“Guarda, è un casco,” lo rassicura Leia. “Non ti farà niente. Guarda.” Lo
appoggia sul tronco e Wicket gli dà dei colpetti con la lancia. Poi, l’Ewok
nota che il capo della creatura è coperto di pelliccia. Una pelliccia molto
lunga e bella.
“Mer bollup bollup,” commenta fra sé. E si siede accanto a Leia per
finire la barretta nutritiva.
“Sei una creaturina impaurita, vero?” domanda Leia.
E improvvisamente l’Ewok è di nuovo in piedi con la lancia pronta. Ma
questa volta non sta minacciando Leia, la sta proteggendo da qualcosa.
“Yee so nolla nolla…” sussurra.
“Che succede?” bisbiglia Leia.
KERFZZZZZZZZKRAK!
Una raffica laser colpisce il tronco proprio accanto a loro.
Entrambi si buttano a terra e si rannicchiano dietro il tronco.
Con il blaster spianato, Leia si arrischia a sbirciare sopra il ceppo e…
KERFZZZZKRAK!
Un’altra raffica colpisce il tronco, ma Leia non riesce a capire da dove
provenga e si abbassa di nuovo.
Wicket è sparito… in compenso è arrivato un esploratore imperiale.
“Ferma!” intima il soldato. “Avanti, alzati! Dammi il blaster!”
Leia lo considera un attacco. Potrebbe riuscire a prenderlo di sorpresa:
balzargli addosso e disarmarlo. Ma si rende conto che potrebbe non essere
stato lui a sparare. Ce ne deve essere almeno un altro nascosto nella foresta,
con il blaster puntato su di lei, proprio adesso.
Così, per quanto riluttante, consegna l’arma.
“È disarmata,” annuncia l’esploratore e il suo compagno sbuca da dietro
un albero.
“Vai a prendere il tuo mezzo e conducila alla base,” ordina il primo
esploratore.
“Sì, signore!”
Leia e il primo esploratore si fissano negli occhi per un attimo, mentre
l’altro torna tra le felci.
Il soldato rimasto con Leia preme un tasto sul guanto per attivare il
comlink dell’elmo. “Base? Qui…”
Poi, di colpo, urla di dolore. L’assaltatore guarda in basso e vede che
Wicket gli ha conficcato la lancia in una fessura dell’armatura, nel
ginocchio destro. La punta di pietra affilata gli si sta conficcando proprio
nella gamba.
Ora che si ricorda di alzare di nuovo gli occhi, è troppo tardi. Leia ha
afferrato un ramo e lo sta colpendo forte, proprio in testa. Senza elmo quel
colpo lo avrebbe ucciso. Così invece viene solo stordito e si accascia.
Ma prima che cada a terra, Leia gli strappa di mano il blaster.
Saltando sul tronco, vede l’altro esploratore balzare in sella alla speeder
bike.
KERFZAPP! KERFZAPPP! KERFZZZKRAK!
Leia spara un terzo colpo e l’esploratore si accascia in avanti, sui
comandi. Per sfortuna di Leia, il mezzo si schianta contro quello dell’altro
esploratore ed esplodono entrambi, in una doppia palla di fuoco.
KRRRKOOMSHKAKOOMSH!
Subito dopo, Leia sente un urlo.
Il primo soldato, malgrado sia ancora disteso a terra, si è ripreso
abbastanza da afferrare Wicket alla gola.
KERFZZZKRAK!
Leia lo uccide con il blaster.
Il silenzio cala improvviso sulla foresta.
Leia e Wicket si guardano con rinnovato rispetto. Ognuno dei due si
rende conto di aver sottovalutato l’altro.
E adesso Leia sa che ha un alleato di cui fidarsi.
“Andiamocene di qui,” suggerisce la principessa, e Wicket afferra il senso
delle sue parole.
L’Ewok si lancia nella foresta con sorprendente rapidità, portando Leia al
sicuro nel suo villaggio sulle cime degli alberi.
È chiaro che Wicket e Leia non sono veramente al sicuro sulle cime degli
alberi di questa luna boscosa…
Finché la grande Morte Nera incombe nel cielo sopra di loro.
31 - Ogni comunicazione elettronica, anche se criptata, avvertirebbe l’Impero della loro presenza.

32 - La civiltà ewok ha raggiunto quel punto della sua evoluzione in cui ci si occupa a tempo perso di
religione, medicina, arte e persino politica, ma concentra ancora molte energie nel procurarsi cibo a
sufficienza ogni giorno.

33 - Bleah!
CAPITOLO QUARANTATRÉ
IN CUI DARTH VADER VIENE MANDATO SU
ENDOR

DARTH VADER è inquieto da quando ha avvertito la presenza di Luke


sulla navetta diretta a Endor.
È lì che dovrebbe essere anche lui. Ad affrontare Luke… e, se necessario,
cancellare per sempre quella parte del suo passato.
Ma l’Imperatore glielo aveva proibito. Gli aveva ordinato di aspettare.
E l’attesa lo sta facendo impazzire.
Ogni volta che pensa a Luke gli viene in mente sua madre, Padmé, la
donna che ha amato e ucciso. E questi sono pensieri che non può
permettersi. I suoi poteri Sith gli consentono di controllare le sue emozioni.
Anche se sono passati tanti anni occorre uno sforzo costante per tenere
sepolti i ricordi di Anakin, e normalmente Darth Vader ci riesce. Ma non
oggi. Non mentre sente Luke così vicino.
E di sicuro non mentre è costretto ad aspettare, senza essere in grado di
reprimere i propri sentimenti con delle azioni. Se solo il suo maestro lo
lasciasse libero, potrebbe fare così tante cose!
Ma gli ordini dell’Imperatore vanno rispettati.
Così, Darth Vader cammina avanti e indietro con passo pesante nella sala
d’attesa della Morte Nera, aspettando che il suo signore lo convochi.
L’Imperatore chiama vari dignitari, membri del consiglio, persino quello
stupido Jerjerrod. Ma Vader aspetta e aspetta; e la sua mente rasenta sempre
più la follia.
Un altro ricordo di Anakin sfugge alle sue difese: il Maestro Yoda e la
sua cantilena costante di “Pazienza, padawan, pazienza.”
Per un attimo il suo odio per Yoda lo distrae dagli altri sentimenti.
E poi, finalmente, una delle irritanti guardie imperiali vestite di rosso gli
fa un cenno. Adesso un’altra guardia aspetta nel turboascensore. E ora la
lunga camminata sul ponticello, poi su per le scale. Infine, Darth Vader si
trova davanti al trono.
L’Imperatore è di spalle e non si preoccupa di voltarsi.
Così Vader aspetta ancora, di nuovo.
Finalmente l’Imperatore si decide a parlare.
“Ti avevo chiesto di restare sulla nave ammiraglia.”
E finalmente Vader comunica la sua notizia. “Un piccolo gruppo di
Ribelli ha superato lo scudo ed è atterrato su Endor.”
“Sì, lo so,” sibila.
Come fa a saperlo, l’Imperatore? Uno degli esploratori è riuscito a
informare la base? Un controllore di volo si è reso conto che c’era una
navetta di troppo? O, semplicemente, l’Imperatore lo sa e basta?
Vader non si pone alcuna di queste domande. La domanda che ha in testa
è: Ma allora, perché sto continuando ad aspettare? Naturalmente, però, non
osa farla, quasi non osa pensarci. La cosa importante è convincere
l’Imperatore a lasciarlo andare a occuparsi di questa faccenda. Ad agire,
finalmente.
“Mio figlio è con loro!” annuncia.
Finalmente l’Imperatore si volta per guardare il suo servitore. La nera
maschera di Vader non mostra ovviamente alcun segno di emozione, ma
l’Imperatore può vedere più in profondità.
“Sei sicuro?” chiede.
“L’ho percepito, mio signore.”
“Strano, io invece no,” ribatte l’Imperatore con voce roca da sotto il suo
cappuccio. “Mi chiedo se le tue sensazioni in questa faccenda siano chiare.”
“Sì, lo sono, mio signore.”
“Allora devi andare sul pianeta rifugio e aspettarlo lì.”
Deve attendere ancora? Non è quello che chiedeva!
“Verrà lui da me?” chiede Vader, scettico.
“Così ho previsto,” risponde l’Imperatore ridacchiando. “La sua pietà
verso di te sarà la sua rovina. Lui verrà da te, e poi tu lo porterai al mio
cospetto. Ora vai…”
“Come desideri,” risponde Vader inchinandosi, ma l’Imperatore si sta già
voltando dall’altra parte.
Vader torna a grandi passi al turboascensore, questa volta con un obiettivo
importante.
Ma appena arriva nell’hangar, dove lo attende la sua navetta, ecco che
riaffiora un altro ricordo.
Era bambino, su Tatooine. Uno schiavo. Mentre lavorava nel deposito di
rottami di Watto, aveva trovato dei pezzi che sta stava cercando. Un
servomotore rotto da riparare e da usare sul droide che stava costruendo.
Aveva chiesto al suo padrone, Watto, se poteva prenderlo. Watto aveva
buttato un’occhiata al pezzo e aveva visto che non valeva nulla, così aveva
detto con un grugnito: “Sì!”
Ma quando Anakin aveva fatto per andarsene, Watto lo aveva richiamato.
“Nessuno regala niente per niente, ragazzo. Domani lavorerai di più.”
E così era stato.
Vader si chiede perché gli sia tornata in mente questa cosa. Perché
dovrebbe continuare a pensare al passato? Quello era il passato di Anakin,
non il suo. Il passato era morto… tutto tranne quell’errore: suo figlio.
E adesso stava finalmente per rimediare a quell’errore, portando Luke al
Lato Oscuro. E se non ci fosse riuscito, avrebbe cancellato quell’errore per
sempre.
CAPITOLO QUARANTAQUATTRO
IN CUI I NOSTRI EROI CADONO IN UNA
TRAPPOLA DENTRO LA TRAPPOLA

AHIMÈ, SAPPIAMO LA VERITÀ con certezza, ora… l’intera missione


sulla luna boscosa di Endor è una trappola.
L’Imperatore sa tutto della navetta rubata, della squadra d’attacco e dei
piani per far saltare il generatore dello scudo. Perciò la segretezza, l’azione
di disturbo delle trasmissioni dei comlink, l’inseguimento con gli
esploratori imperiali sono stati del tutto inutili.
Quando Han Solo e la sua squadra d’attacco raggiungeranno il generatore
dello scudo, troveranno un gran numero di soldati ad attenderli. Saranno
catturati o uccisi e lo scudo resterà operativo. I destini dell’attacco della
flotta ribelle – e dell’Alleanza Ribelle stessa – saranno ugualmente segnati.
È una trappola sofisticata; prevista e architettata dall’Imperatore in
persona.
Ma c’è una trappola meno sofisticata, là fuori. Una trappola che
l’Imperatore non ha previsto.
Questa trappola è fatta di corde e piante rampicanti, ed è tesa con un bel
pezzo di carne fresca come esca.
Ed è proprio l’odore di questa carne34 che attira l’attenzione di
Chewbecca.
Ciube e Luke si sono separati dal resto della squadra. Hanno cercato per
ore Leia, aiutati dai sensori di R2-D2 e, mi spiace dirlo, piuttosto ostacolati
dalla lentezza e dalle lamentele di C-3PO.
Luke è certo che Leia sia ancora viva; riesce a sentire la sua presenza.
Poco prima, hanno trovato il suo elmo non lontano dal luogo in cui sono
stati rinvenuti i relitti di quattro speeder bike distrutte e i cadaveri di alcuni
esploratori. Anche questo rassicura Han sul fatto che Leia sia ancora viva.
Adesso stanno cercando di seguire le tracce di Leia nella boscaglia ma
avanzavano lentamente, soprattutto con i droidi… e soprattutto con C-3PO.
“Oh! Queste piante rampicanti! Mi sono impigliato in modo
irrimediabile! Dovrai andare avanti senza di me, R2! La principessa è più
importante di…”
Han e Luke hanno ignorato le sue continue lamentele e, forse, noi
dovremmo fare lo stesso.
A un tratto Chewbecca inclina la testa di lato, tira un profondo respiro e
corre in una nuova direzione ringhiando.
“Che c’è, Ciube?” lo chiama Han. “Cosa c’è?”
Quando Han lo raggiunge, il possente Wookiee ha fiutato da dove
proveniva quell’odore: si tratta di quel bel pezzo di carne fresca, di cui
abbiamo parlato prima, che penzola da un albero.
“È solo un animale morto, Ciube,” dice Han, rendendosi conto che il
Wookiee era in cerca di cibo,35 non di Leia.
Ma quando Chewbecca allunga il braccio per afferrare la carne, Luke
arriva con i droidi e di colpo avverte il pericolo.
“Ciube, no! Aspetta!”
Ma è troppo tardi e, in ogni caso, non sarebbe stato in grado di fermare il
Wookiee affamato.
Chewbecca afferra la carne e la trappola scatta.
Di nuovo, non è nulla di sofisticato, ma è certamente intelligente!
I nostri eroi non sapevano di trovarsi su una grande rete nascosta tra la
boscaglia. Quando si afferra l’esca, si sfila un paletto e, in alto, il ramo
piegato di un albero si libera. Scatta verso l’alto con forza, tirando una fune
che solleva da terra la rete… e i nostri eroi.
“WURRRHHHGG!” geme Chewbecca.
Non è una scena bella a vedersi. Un Jedi, un pilota stellare, un grande
Wookiee peloso, un droide astromeccanico e un droide protocollare, tutti
stretti e schiacciati in una rete grezza, gambe e braccia che spuntano un po’
qua e un po’ là.
“Bel lavoro, Ciube!” brontola Han. “Proprio fantastico! Tu pensi soltanto
allo stomaco!”
“Ora calmati,” sbotta Luke. “Cerchiamo un modo per uscire da questo
coso. Han, ci arrivi alla mia spada laser?”
“Sì, certo,” conferma Han, rendendosi conto che dev’essere proprio la
spada laser a fargli male nel fianco. Riesce ad afferrarla, ma è troppo tardi.
R2-D2 ha trovato un’altra soluzione. Ha già allungato un altro dei suoi
bracci meccanici, questo dotato di una piccola lama seghettata che di solito
usa per tagliare i tubi e i cavi di una nave. Taglierà questa fune artigianale in
men che non si dica.
“R2,” lo avverte C-3PO. “Non sono sicuro che sia una buona idea.”
Ma, ancora una volta, è troppo tardi. R2 ha tagliato con la lama un grosso
nodo nella rete, che si strappa aprendosi.
La scena diventa sempre meno dignitosa nel momento in cui i nostri eroi
precipitano a terra fra tonfi, gemiti e clangore metallico.
Han si tira su a sedere e nota subito la punta di una lancia brandita
davanti al naso. Si guarda intorno.
Le lance sono molte, in effetti.
Sono circondati da una squadra di caccia di Ewok piuttosto numerosa.
Gli Ewok agitano le lance e chiacchierano eccitati. La loro trappola ha
funzionato! Non sanno che cosa hanno preso, ma sembra commestibile. Ci
sarà un bel banchetto, stasera!
34 - Il verkle.

35 - A quanto pare, Chewbecca non è molto schizzinoso in fatto di cibo.


CAPITOLO QUARANTACINQUE
IN CUI GLI EWOK INCONTRANO UNA
DIVINITÀ

QUESTI EWOK SONO PIÙ GRANDI e più feroci di Wicket, il nuovo


amico di Leia, ma in confronto a Han o a Luke – per non parlare di
Chewbecca – sono piuttosto piccoli e… sì, carini.
Il fatto di esserlo salva loro la vita in questo caso. Se assomigliassero, che
so, a Greedo, Han e Ciube li avrebbero già eliminati.
Ma non sembrano davvero pericolosi. Fastidiosi, forse, ma non
pericolosi.
Così, invece di afferrare il blaster, Han scosta la lancia da davanti al naso.
“Punta questo coso verso i tuoi fratelli!”
Ma l’Ewok spiana di nuovo la lancia verso la faccia di Han. E un altro
cacciatore si affretta a imitarlo. Dietro di loro, un’altra decina di Ewok
avanzano piano e con prudenza.
Han aggrotta le sopracciglia. Questa faccenda potrebbe trasformarsi in
una grande seccatura, e in questo momento loro non hanno tempo per le
seccature: devono trovare Leia. Han impugna suo malgrado il blaster, ma
Luke lo ferma.
“Han, fermo. Aspetta ora.”
Dapprima è la compassione che porta Luke a fermare Han. Ci sono già
stati tanti morti, pensa, e uccidere queste tenere palle di pelo non li condurrà
da Leia, o dal generatore dello scudo. Poi si rende conto che, in realtà,
queste creature possono aiutarli a trovare entrambe le cose.
Gli Ewok conoscono la foresta non perché hanno studiato la mappa, la
conoscono perché è la loro casa. Ne fanno parte. Chi, meglio di loro, quindi,
potrebbe aiutare i nostri eroi?
Ma prima dovranno trovare un modo per diventare amici di queste
creature…
È ciò accade quando C-3PO finalmente si riprende dalla caduta e si mette
a sedere.
“Oh, la mia testa!” esclama, poi vede gli Ewok. “Oh, santo cielo!”
“Ooooooh!” strepitano con entusiasmo gli Ewok, e si prostrano davanti a
lui.
“Hrrrmgg?” mormora Chewbecca.
“Che ne so, Ciube,” ribatte Han, sorpreso.
“Coro way nim-nee ash Knaa Naa?” domanda con voce stridula un
Ewok.
“Treetoe doggra. Ee soyoto ambuna nocka,” risponde C-3PO.
“Eesch shy whise, Moga da eeshrii!” parlotta l’Ewok, stupito.
“Capisci tutto quello che dicono?” domanda Luke.
“Oh, sì, padron Luke!” risponde C-3PO. “Ricordi che conosco più di sei
milioni di forme di…”
“Sì, ma cosa gli hai detto?” lo interrompe Han.
“Salve, credo…” risponde C-3PO. “Potrei sbagliarmi. Parlano un dialetto
molto primitivo, ma credo proprio che mi considerino una divinità.”
Luke e Han non possono fare a meno di ridere e, naturalmente, Han
escogita subito un piano per volgere a loro vantaggio la perplessità degli
Ewok.
“Be’, perché non usi la tua divina influenza e ci tiri fuori da qua, eh?”
“Mi dispiace, generale Solo, ma non sarebbe appropriato.”
“Appropriato!” ribatte Han.
“È contrario alla mia programmazione, impersonare una divinità.”
Han, esasperato, allunga la mano per picchiare sulla testa metallica di C-
3PO.
Gli Ewok reagiscono subito, buttandosi tra Han e il droide. Pronti a
combattere fino alla morte per difendere la loro nuova divinità dorata.
“Ungat! Hodo unn usk!”
“Va bene, d’accordo,” recita Han affondando tra le felci con le mani
alzate. “È bello ed è un mio vecchio amico.”
“Yabu shadu abu!” ringhia il loro capo.
CAPITOLO QUARANTASEI
IN CUI I NOSTRI EROI SI RIUNISCONO

ALCUNE ORE PIÙ TARDI gli Ewok ritornano trionfanti al loro villaggio
sulle cime degli alberi, con molte cose di cui vantarsi!
Prima arriva il divino C-3PO, portato con grande fatica su un trono di
legno da circa una decina di Ewok. Poi viene la carne: due umani e un
Wookiee legati a dei pali, trasportati anche loro da una decina di Ewok
ciascuno.
E per ultimo, un’altra orda di Ewok porta R2-D2, disteso su una specie di
zattera di legno. Per qualche ragione, gli Ewok non considerano affatto R2-
D2 una divinità, e infatti lo hanno legato con delle liane. Questa strana
parata ha sortito l’effetto desiderato e gli abitanti del villaggio si sono
prostrati a terra, fra esclamazioni di stupore e chiacchiere che hanno reso
molto contenta la squadra di caccia.
Poi, Han viene sistemato sopra una catasta di legno.
“Ho davvero un brutto presentimento,” commenta Han, rendendosi conto
che adesso lo è davvero, impotente, con le mani e i piedi legati a un palo e il
blaster confiscato.
Nel frattempo, i capi della squadra di caccia si sono messi a parlottare
animatamente con i due Ewok più anziani.
Uno è il capotribù, Chirpa; l’altro è lo sciamano, Logray. Parlano con
grande vivacità, e Logray agita il bastone con aria mistica.
Il capo Chirpa fa un passo avanti, con una mano stringe il suo medaglione
di capo – una pietra piuttosto bella – e con l’altra alza il bastone: il femore
di una grande lucertola che Chirpa ha ucciso molti, ma molti anni fa.36
“Acha, meecho iyo bugdoo!” ordina.
Alcuni Ewok accorrono con la legna da ardere e cominciano a sistemarla
sotto Han Solo. Altri, invece, iniziano a far rullare i tamburi.
Han guarda tutto ciò con crescente preoccupazione. “Che cosa diavolo
succede?”
“Mi è imbarazzante dirlo, generale Solo, ma sembra che lei sarà il piatto
forte di un banchetto in mio onore.”
C’è trambusto, all’ingresso di una capanna e tutti guardano in su:
qualcuno molto più grande di un Ewok abbassa la testa per passare.
“Leia?”
“Leia!”
“GRHHHHWWRL!”
“Wreeeee boo-deep!”
“Vostra grazia!”
Sì, è Leia. Ha sciolto i capelli e si è tolta gli abiti mimetici per indossare
un vestito, messo insieme in fretta e furia con qualche coperta di scorta
degli Ewok. In un modo o nell’altro, sembra sentirsi abbastanza a suo agio
qui, in questo strano villaggio, lassù fra i rami degli alberi più grandi della
foresta. Leia si lancia in avanti, confusa e scossa nel vedere Han, Luke e
Chewbecca prigionieri di queste creaturine.
“Che cosa state facendo? Questi sono amici miei.”
Chirpa fa un cenno e numerosi Ewok si frappongono con le lance tra Leia
e gli altri.
“Sì, siamo suoi amici!” urla Han. “C-3PO, diglielo! Siamo suoi amici!”
“Roke ta toe-toe,” traduce C-3P0 in modo alquanto affrettato. “In nee
chandu toma tiktik. Ree peetah bah.”
“Ah vey vey vey,” insiste Chirpa, scuotendo la testa. Poi grida: “Tohtha ya
peek.”
Un Ewok fa un passo avanti con una torcia, per accendere le cataste.
“Ho l’impressione che l’intervento della divinità non sia servito a molto,”
si lamenta Han.
“C-3PO!” ordina Luke in tono autoritario “digli che se non fanno quello
che vuoi, ti arrabbierai e userai la tua magia.”
“Ma, padron Luke, quale magia? Non potrei assolutamente…”
“Tu diglielo.”
“Horomee ana fu, toron togosh! Toron togosh!” inizia C-3PO, avvertendo
gli Ewok. “Terro way. Qee t’woos twotoe ai. Ue wee de dozja. Boom!”
“Tohtha ya peek,” ripete Chirpa. Poi fa un cenno e l’Ewok con la torcia
comincia a dar fuoco alla legna sotto Han.
“Vede, padron Luke? Non mi credono. Proprio come avevo detto,”
conclude C-3PO, ma ancor prima che possa finire, comincia a sollevarsi in
aria con tutto il trono di legno.
“Aiutooo! Soccorso! Padron Luke! R2! Soccorso!” grida C-3PO mentre
comincia a roteare per aria. “Fate qualcosa! Oh! Oh!”
Nel frattempo gli Ewok sono terrorizzati e chi potrebbe biasimarli? Una
cosa è avere uno sfavillante dio dorato che visita il tuo villaggio, un’altra è
avere uno sfavillante dio dorato che fluttua sopra il tuo villaggio gridando
come un forsennato in una lingua sconosciuta.
Chirpa ordina di liberare i prigionieri e gli Ewok si affrettano a obbedire.
Han viene liberato per primo e si precipita ad abbracciare Leia.
Chewbecca lo segue a ruota. R2-D2 viene liberato delle corde, cade a terra
con un forte tonfo e poi si rialza, arrabbiatissimo. Protendendo uno dei suoi
strumenti astromeccanici, corre dietro al capo della squadra di caccia,
Teebo, tempestandolo di scosse elettriche.
E Luke, concentrandosi in silenzio, riporta C-3PO sul ponte di legno con
un piccolo gesto della mano.
“Oh! Grazie al cielo!” esclama il droide.
“Grazie, C-3PO!” risponde Luke ridendo.
“Non sapevo di avere questo dono,” mormora il droide, non avendo
capito quel che è appena successo.
36 - Ah, quella sì che era stata una grande battaglia! Ricordami di raccontartela un giorno!
CAPITOLO QUARANTASETTE
IN CUI SI TIENE UN BANCHETTO E SI
RACCONTA UNA STORIA

AH, SÌ, gli Ewok tengono il loro banchetto. E dal momento che le prede
catturate sono diventate ospiti, dovranno accontentarsi di stufato di radici.
Non così cattivo come quello di Yoda, però, pensa Luke con un sorriso.
Poi C-3PO comincia a raccontare una storia agli Ewok. Tutta quanta la
storia! La storia di come lui e R2-D2 avessero servito con lealtà la
Repubblica.
FWOOSH! Di come R2 avesse affrontato missioni pericolose con i suoi
razzi di manovra durante le Guerre dei Cloni.
PZAP! PZAP! PZAP! Di come i cloni soldato avessero tradito e ucciso
tutti i Jedi.
HEH HEH HEH… Di come il cancelliere Palpatine fosse diventato
Imperatore e avesse represso la libertà in tutta la galassia.
WSHHHH-WSHHH-WSHHHH. Di come un Signore dei Sith, con una
terrificante maschera nera, fosse spuntato per aiutare l’Imperatore a
governare con la paura e la violenza.
“Eek!” strilla Nippett, un piccolo Ewok.
WHOOOOSH! E poi di come coraggiosi ribelli, molto lontano da lì,
avessero cominciato a persuadere un pianeta dopo l’altro a reagire. E di
come un ragazzo avesse mandato un messaggio in tutta la galassia che
aveva acceso una scintilla di ribellione.
ECCONE UNA, PREPARATEVI A STORDIRLA! Di come Darth Vader
e gli assaltatori avessero catturato uno di quei ribelli, la principessa Leia,
ma non prima che lei fosse riuscita a consegnare i piani segreti a R2-D2.
“Aaah!” fa Wicket, sorridendo a Leia pieno di orgoglio.
PLOD PLOD PLOD! Di come R2 e C-3PO si fossero schiantati nel
deserto e avessero vagato senza aiuto, finché non vennero riuniti dai Jawa –
“UTINI!” – e venduti a Luke Skywalker.
DO DO DO DOO DE DOO DEE… Di come si fossero recati con Obi-
Wan Kenobi, eroe delle Guerre dei Cloni, a Mos Eisley…
RGGGGHHAR! Dove avevano conosciuto Chewbecca e Han Solo…
ZOOOOM! E, da lì, di come si fossero diretti ad Alderaan con il
Millennium Falcon.
“Oh, santo cielo!” esclama C-3PO, interrompendo il racconto non appena
si rende conto di quanto potrebbe essere doloroso, per la principessa Leia,
ascoltare quello che viene dopo.
“Neeb chub! Neeb chub!” chiedono a gran voce tutti gli Ewok. Leia fa un
cenno a C-3PO, perché continui a raccontare. Era ora che questi Ewok
conoscessero lo scopo della Morte Nera.
Così C-3PO prosegue, raccontando agli Ewok di come l’Impero avesse
costruito una grande luna di metallo che sparava nel cielo e che aveva
distrutto un intero pianeta… il pianeta d’origine di Leia, Alderaan.
BZAP BZAP BZAP! E poi di come lui e R2-D2, insieme agli altri, fossero
stati fatti prigionieri sulla Morte Nera, ma fossero anche riusciti a fuggire e
avessero liberato la principessa con un astuto stratagemma.
“ROSSO CINQUE, IO PROVO A ENTRARE!” E di come Luke e R2
fossero tornati sulla Morte Nera a bordo di un piccolo caccia…
ZROOOOOSHHHH ZROOOSHHH! E fossero stati colpiti da Darth
Vader e dalla sua squadriglia di caccia TIE…
Gli Ewok hanno gli occhi sbarrati per il terrore.
YEEEHA! Ma Han e Ciube erano piombati lì all’ultimo momento, e a
loro volta avevano colpito Darth Vader…
“Nub chee hoah!” esclama Teebo tutto contento.
KABLROOOOOOSSSHHHHHHHHHHHH! E poi Luke aveva fatto
saltare in aria la Morte Nera!
A questo punto, tutti gli Ewok applaudono.
“Mirchiwa…”
Ma le loro grida di vittoria vengono interrotte da un: WSHHHH-WSHHH-
WSHHHH.
Gli Ewok impietriscono inorriditi, nel sentire il respiro di Darth Vader.
Non è morto? “No,” racconta C-3PO, “è sopravvissuto ed è ancora vivo!”
“Mitka-gana!” geme la cacciatrice, Asha Fahn.
STOMP! STOMP! STOMP! Ha preso d’assalto la fortezza nelle nevi dei
ribelli con mastodontici mostri metallici…
PZAP! PZAP! ZOOOOOM! Ma loro sono fuggiti appena in tempo con il
Millennium Falcon…
SMASH SMASH CRASH! Solo per trovarsi intrappolati in un campo di
asteroidi! Con i caccia TIE alle calcagna!
GULP! E poi per poco non sono stati divorati da un lumacone spaziale…
KERSHMASH! E poi ancora C-3PO è stato colpito dai soldati delle truppe
d’assalto a Città delle Nuvole!
WSHHHH-WSHHHH-WSHHHHH! E c’era anche Darth Vader!
ZZZZZK! ZZZZK! E Luke ha combattuto contro di lui… ma ha perso.
Nooooo!
“Neesh Zon CHA!” geme Teebo.
WHOOSH! E sono riusciti a scappare via appena in tempo con il
Falcon…
Gli Ewok cominciano di nuovo ad applaudire ma C-3PO li ferma. Darth
Vader e l’Imperatore hanno una nuova luna di metallo, spiega loro, e indica
il cielo.
Così, è di questo che si tratta. Gli Ewok hanno trascorso parecchie
stagioni a domandarsi che cosa fosse quella cosa appesa in cielo, sopra la
loro foresta.
E adesso lo sanno.
È un mostro che uccide col fuoco non solo le foreste ma interi pianeti.
“Neesh zon cha!” ringhia Chirpa. “Neesh CHA GREE!”
CAPITOLO QUARANTOTTO
IN CUI DARTH VADER ARRIVA SULLA LUNA
BOSCOSA DI ENDOR

C-3PO HA SALTATO molti dettagli – in particolare le molte volte che,


durante le loro avventure, aveva avuto voglia di mollare – comunque ci
vuole un bel po’ di tempo, per raccontare la storia.
A un certo punto, Luke Skywalker avverte qualcosa: una mente che cerca
di raggiungere la sua, attraverso la Forza… attraverso le correnti più oscure
della Forza.
È suo padre. E Luke riesce a sentire che si sta avvicinando.
Vader è sempre più vicino a ogni secondo che passa, mentre ai comandi
della propria navetta lascia la Morte Nera e si dirige verso la base imperiale
che protegge il generatore dello scudo.
Di tutti gli Imperiali che hanno completamente ignorato la bellezza della
luna boscosa di Endor, nessuno lo ha fatto con più accanimento di Vader.

Piomba sulle cime degli alberi e si tuffa nel cuore dell’oscura foresta,
vedendo solo l’enorme generatore di scudo e la sua piattaforma di
atterraggio perfettamente illuminata.
È una visione orribile, un groviglio di tubature, cavi, scudi antiblaster e
bunker: un grande sfregio industriale nel mezzo di una foresta che una volta
era bella.
Chiaramente, Vader non vede questo orrore, ma solo il suo scopo. Gli
scudi proteggeranno la nuova Morte Nera finché non sarà pronta a riportare
l’ordine nella galassia, distruggendo quelle parti che in ordine non sono.
Vader non ci bada molto. La sue preoccupazioni sono di carattere più
personale. La Forza è potente in suo figlio, Luke. E Vader sa bene che la
Forza è più potente di qualsiasi Morte Nera.
Nulla gli importa, finché non rivedrà suo figlio.
E ora, mentre atterra con la navetta e scende con passo pesante giù dalla
rampa, lui è vicino. Vicinissimo. Eppure, non può proseguire. L’Imperatore
gli ha ordinato di attendere alla base.
Perché aspettare? Perché non chiamare i propri assaltatori, quelli della
501A Legione? Perché non distruggere l’intera foresta e trovare suo figlio,
adesso?
Ma ci sono altri modi per cercarlo. Quindi Vader lo cerca con la mente…
E avverte la presenza di Luke, come Luke avverte la sua: una presenza
oscura.
Luke ha paura. Sa che deve confrontarsi di nuovo con Vader. Si è
preparato per questo. Eppure, l’oscurità profonda che lo chiama è
terrificante.
Lotta per controllare le proprie emozioni. Si allontana dagli altri, esce
dalla capanna chinando il capo e si ferma su un lungo ponte che si protende
nel buio, verso uno degli alberi più piccoli del villaggio.
Da qui Luke ha una vista più chiara della nuova Morte Nera, una metà
liscia e corazzata, l’altra un groviglio frastagliato di travi e livelli non
ancora completati.
È la cosa più terrificante che la galassia abbia mai visto.
Eppure là fuori, tra gli alberi, su questa luna… c’è qualcosa di più
malvagio, più vicino, non ancora visibile che lo sta cercando.
E Luke sa che non può nascondersi.
CAPITOLO QUARANTANOVE
IN CUI ALLA FINE LEIA CONOSCE LA VERITÀ

LUKE È SORPRESO da un lieve tocco sulla spalla.


“Luke, che cos’hai?”
È Leia. Si volta a guardarla.
C’è qualcos’altro da cui non si può più nascondere: la verità.
“Leia… ti ricordi tua madre? La tua vera madre?”
“Molto vagamente. È morta quando ero piccola.”
“Che cosa ricordi?”
“Solo… immagini,” inizia la principessa. “Sensazioni.”
“Racconta.”
“Era molto bella. Dolce… ma triste,” continua Leia, ma non è ben sicura
di come fa a saperlo.
Incerta, in effetti, se abbia mai visto veramente sua madre o se abbia
inventato questi ricordi per colmare un vuoto nella sua vita. “Perché me lo
chiedi adesso?”
“Non ricordo per niente mia madre. Non l’ho mai conosciuta.”
“Luke, dimmi. Perché sei turbato?”
Luke sta provando a dirglielo, ma è così difficile. Apprendere che Vader è
suo padre è un peso che l’ha quasi distrutto. E adesso sta per caricare Leia
dello stesso fardello.
“Vader è qui… ora, su questo pianeta.”
Il primo pensiero di Leia è il successo della loro missione. Se Vader è lì,
sarà molto più difficile. Ma perché Vader dovrebbe trovarsi su Endor?
“Come lo sai?” gli chiede.
“Ho avvertito la sua presenza. È venuto per me. Lui sente quando sono
vicino. Ecco perché devo andare via.”
“Andare via?”
“Sì… se rimango qui, metto in pericolo tutta la squadra e la nostra
missione,” risponde a bassa voce. “Devo affrontarlo.”
“Affrontarlo? Perché?”
Luke ha temuto questo momento ma ora avverte sollievo poiché
finalmente si libera del segreto.
“È mio padre.”
“Tuo padre?”
“E non è tutto. Non ti sarà facile ascoltarlo, ma devi farlo: se io non
sopravvivo, solo tu puoi salvare l’Alleanza.”
“Luke non parlare così. Tu hai dei poteri del tutto eccezionali… che io
non ho affatto.”
Luke si gira finalmente dando le spalle alla foresta. Si volta a guardarla.
Nella luce delle torce accese, la vede chiaramente. Vede e sente la sua forza.
Sì, conclude, è forte abbastanza per sopportare ciò che sta per dirle. Anche
lei è una Skywalker, dopotutto.
“Ti sbagli, Leia. Quei poteri li hai anche tu. Con il tempo, anche tu
imparerai a usarli. La Forza scorre nella mia famiglia. In mio padre… in
me… e in mia sorella anche.”
Ora molte cose incominciano ad avere un senso per Leia. Cose che non
ne hanno mai avuto prima.
“Sì. Sei tu, Leia. Sei mia sorella.”
Sì, proprio come Luke, Leia sente immediatamente la verità di
quell’affermazione. Ma che verità da accettare, alla fine!
Scoprire che Luke è suo fratello dovrebbe procurarle gioia… ma
apprendere che il temuto Darth Vader – che l’aveva catturata, imprigionata
e persino torturata – è suo padre? Ahimè, la gioia di avere un fratello si
perde, per ora, nell’ombra del loro oscuro genitore.
“Lo so,” confida a Luke. “È come se… se l’avessi sempre saputo.”
“Allora sai perché devo affrontarlo.”
“No!” insiste Leia. “Luke, corri via. Vai molto lontano. Se lui sente la tua
presenza, allora vai via da questo posto. Vorrei poter venire con te.”
“No, non devi. Sei sempre stata forte.”
“Ma perché lo devi affrontare?”
Questa è la domanda più difficile. Luke sa da molto tempo che deve farlo,
ma solo adesso comincia a comprenderne la ragione.
“Perché… c’è del buono in lui. L’ho percepito. Non mi farà schierare con
l’Imperatore. Io posso salvarlo. Posso farlo tornare dal nostro lato.”
Ma mentre lo dice, sente vacillare la propria fiducia. Yoda gli aveva detto
che si sbagliava. E anche Obi-Wan.
“Devo tentare,” conclude.
E poi se va via.
CAPITOLO CINQUANTA
IN CUI I NOSTRI EROI DIVENTANO EWOK
ONORARI

NELLA CAPANNA, C-3PO ha terminato la storia.


Il capo Chirpa e i suoi due cacciatori migliori, Teebo e Asha, sono nel
pieno di una discussione. Logray, lo sciamano del villaggio, tenta di
interromperli, il che porta Asha a ringhiare e digrignare i denti. Ma Chirpa
la ferma e lascia che Logray esprima i propri pensieri. Ora, non abbiamo
affatto bisogno di entrare nel merito della politica ewok, ma è una questione
veramente delicata.
La storia di C-3PO ha convinto il capo Chirpa ad aiutare i Ribelli. Ma
Logray ha una reazione diversa: come sciamano, la sua prima
preoccupazione è l’incolumità della tribù. Secondo lui, gli Ewok
dovrebbero stare fuori da questioni che sono chiaramente più grandi di loro.
Solo con l’appoggio di Teebo e Asha, Chirpa riesce a prevalere su Logray.
Lo sciamano non la prende bene e scuote le lance e le pietre sacre in segno
di frustrazione. Ma quando Chirpa fa il proprio annuncio e l’intero villaggio
applaude, anche Logray è preso dall’entusiasmo. Gli Ewok sono pronti a
liberare la loro foresta, e anche a dare una mano a liberare la galassia,
benché abbiano solo una vaga idea di che cosa sia una galassia.
“Neesh Chee Hidalg!” decreta Chirpa.
“Ooooo!” rispondono gli Ewok, e poi cominciano a brandire le lance, a
far rullare i tamburi e a tentare di abbracciare Chewbecca e Han.
“Magnifico!” esclama C-3PO. “Ora facciamo parte della tribù!”
“Quello che ho sempre desiderato,” commenta Han, mentre Wicket gli si
aggrappa alla gamba.
“Muurrug!” geme Ciube, tentando di divincolarsi da tutti i piccoli
abbracci pelosi.
“Be’, un aiutino piccino è sempre meglio di niente, Ciube.”
Il mattino dopo, con l’aiuto di C-3PO, Han e gli Ewok partiranno alla
volta del generatore dello scudo. Con un po’ di fortuna, il resto della
squadra d’attacco li aspetterà lì, e poi resterà solo lo scontro a fuoco, pensa
Han, mentre si distende per terra nella capanna di Teebo.
Meglio farsi una dormita prima.
CAPITOLO CINQUANTUNO
IN CUI LUKE AFFRONTA VADER

FINALMENTE!
Vader riceve la notizia che stava aspettando: una pattuglia ha catturato
una spia ribelle nei boschi.
È suo figlio. Il suo destino.
Stanno portando il prigioniero con un AT-AT. 37
Lord Vader vuole aspettare qui oppure…?
Ovvio che non vuole aspettare! Togliti di mezzo, razza di stupido!
Si dirige con passo pesante verso la piattaforma di carico dell’AT-AT,
mentre due assaltatori accorrono verso di lui. Con il suo respiro metallico
terrorizza molti stupidi Imperiali, che scattano sull’attenti quando passa
come una furia. Quindi, mentre attraversa con ampie falcate una passerella,
all’altra estremità le porte scorrevoli di un turboascensore si aprono e vede
Luke.
Eccolo lì! Indifeso. Nessuna arma in vista. Vestito di nero, senza
armatura. Ah, sì, il ragazzo ha di nuovo due mani. Ma sono legate.
Vader potrebbe mettere fine a tutto in questo esatto momento. Potrebbe
uccidere Luke e sarebbe finita lì, se non fosse per gli ordini del suo maestro.
Nutre odio a sufficienza per farlo, sappiamo chiaramente, lettore, che l’odio
di Vader non è veramente l’odio per Luke, ma per il proprio passato. Ma
Vader ha paura di Luke. E la paura e l’odio hanno a lungo dominato questo
Signore dei Sith.
“Lord Vader,” annuncia con aria compiaciuta un ufficiale imperiale che
Vader non aveva notato fino a quel momento. Ci sono anche due assaltatori
lì, presumibilmente per fare la guardia al prigioniero. Quanto sono stupidi.
“Questo è un ribelle che si è arreso a noi,” continua l’ufficiale.
Vader osserva l’espressione di sfida sul viso di Luke. Sa benissimo che
non si è affatto arreso. Sarà una dura lotta.
Vader non proferisce parola, quindi l’ufficiale va avanti: “Anche se lo
nega, credo che possano essercene altri e chiedo il permesso di fare un’altra
ricognizione nella zona.”
Di nuovo Vader sta in silenzio, così l’ufficiale è costretto a consegnare le
ultime informazioni.
“Aveva solo quest’arma,” comunica a Vader, porgendo la spada laser di
Luke.
“Bel lavoro, comandante!” sentenzia Vader, afferrando l’arma. “Ci lasci.
Faccia la sua ricognizione e mi porti gli altri suoi compagni.”
“Sì, mio signore,” risponde l’ufficiale, meno compiaciuto di prima. Lui e
i soldati indietreggiano rientrando nel turboascensore e così alla fine Vader
e Luke sono di nuovo uno di fronte all’altro.
Ma Vader volta le spalle al ragazzo. La sua missione non è impegnarsi in
un combattimento – vuoi con le armi vuoi a parole – bensì solo di
consegnare Luke al proprio maestro.
“L’Imperatore ti stava aspettando.”
“Lo so, padre,” dichiara Luke, impaziente di volgere questo incontro a
proprio vantaggio.
“Allora hai accettato la verità.”
“Ho accettato la verità che tu una volta eri Anakin Skywalker, mio
padre.”
Ora Vader si volta a guardarlo.
“Quel nome non ha più alcun significato per me,” tuona, torreggiando su
Luke.
Ma Luke risponde con compassione, non con paura: “Quello è il nome
del tuo vero io. L’hai solo dimenticato. So che c’è del buono in te.
L’Imperatore non è riuscito del tutto a privartene. Ecco perché non hai
potuto distruggermi. E perché non mi porterai ora dal tuo Imperatore.”
La lotta è già più impegnativa di quanto Vader si aspettasse. Distoglie di
nuovo lo sguardo, questa volta per fissare la spada che ha in mano.
Quella non è la sua vecchia spada laser, si rende conto. Da dove viene?
La accende. Ne ammira l’intensa luce verde. Con uno scatto del polso
potrebbe uccidere Luke, ma non gli passa neanche per la testa.
“Vedo che hai fabbricato una nuova spada laser. Le tue facoltà sono
complete. Sei veramente potente come aveva previsto l’Imperatore.”
Ma Luke non si distrae.
“Vieni con me,” lo esorta.
Adesso Vader capisce davvero il motivo per cui aveva temuto così tanto
suo figlio. Non per la sua padronanza della Forza o per la sua destrezza con
la spada laser, ma perché Luke riesce a fargli mettere in dubbio le oscure
verità che lo dominano da molto tempo.
Per difesa, ora ripete queste verità… proprio quando comincia a
domandarsi se siano davvero assolute. “Obi-Wan, un tempo, la pensava
come te. Tu non conosci la potenza del Lato Oscuro. Io devo obbedire al
mio signore.”
“Io non cederò… e sarai obbligato a uccidermi.”
“Se è quello il tuo destino…”
È una risposta gelida. Specie da parte di un padre a un figlio. Ma è anche
debole. E Luke lo sa. Lo incalza.
“Ritrova te stesso, padre! Non puoi farlo! Avverto il conflitto che è in te!
Lascia che l’odio vada via.”
Luke è riuscito finalmente a farsi strada nell’oscura mente turbata di
Anakin Skywalker. E per Vader è molto più doloroso del colpo di spada che
Luke gli ha sferrato a Città delle Nuvole. Ma non è sufficiente nemmeno
questo, Luke! Tutti hanno tentato di metterti in guardia: il Lato Oscuro è
potente. Vader lo usa per bloccare le domande, i ricordi, le speranze. Le
verità oscure sono di nuovo assolute.
“Per me è troppo tardi, figlio. L’Imperatore ti mostrerà la vera natura
della Forza. È lui il tuo maestro ora.”
Vader si volta di scatto e fa cenno a due dei suoi assaltatori di venire a
prendere il prigioniero.
La battaglia è finita e Luke ha perso.
“Allora mio padre è davvero morto,” sussurra, mentre viene sospinto
verso la piattaforma di atterraggio.
Sì, Luke ha perso questa battaglia ma anche Vader ha perso qualcosa.
Fissa gli alberi, non più così impaziente di agire.
37 - Ricorderai, nell’attacco imperiale su Hoth, questi mostruosi camminatori metallici muniti di
quattro zampe e i più piccoli AT-ST, con due zampe.
CAPITOLO CINQUANTADUE
IN CUI LA NOTTE TRASCORRE LENTA SU
ENDOR

PRESTO LA NAVETTA porta Luke sulla Morte Nera, lasciandosi alle


spalle i suoi amici. I Ribelli, naturalmente, non intendono farsi trovare da
quell’ufficiale imperiale dall’aria compiaciuta che non ha la minima idea
del fatto che si stanno nascondendo in un villaggio ewok sulle cime degli
alberi.
Questa luna boscosa ruota piuttosto lentamente sul suo asse e la notte è
lunga. Soprattutto per Leia, che ha fin troppi pensieri per riuscire a dormire.
Anche Han è inquieto. Sente il peso della responsabilità di dover guidare,
il giorno dopo, la squadra d’attacco. Sempre che sia ancora là fuori. Per
quel che ne sa lui, potrebbero essere stati catturati o uccisi o… Le cose
erano molto più divertenti quando erano solo lui e Ciube, senza altre
preoccupazioni.
Chewbecca non è particolarmente preoccupato, ma certo neanche lui è
tranquillo. Scordati di infilarlo a forza in un letto fatto per gli Ewok: ci entra
a malapena in una delle loro capanne.
Si lamenta e borbotta tutta la notte.
Nemmeno gli Ewok dormono.
Stanno tenendo un consiglio di guerra.

Si dicono cose che non sono tanto belle. Gli Ewok parlano di battaglie,
armi, trappole e morte.
Sono creature feroci. Predatori. L’apice della catena alimentare in una
foresta letale. E sono pronti a uccidere.
Perché, vedi, ora che gli Ewok capiscono che i nostri eroi sono davvero
tali – e sono lì per distruggere quei maledetti esploratori imperiali e far
esplodere il grande groviglio metallico nel cielo – sono impazienti di dare
un mano. Erano completamente all’oscuro della grande battaglia galattica
per la libertà che l’Alleanza Ribelle aveva portato avanti per decenni.
Tuttavia, ricorda loro Chirpa, sapevano che una grande presenza maligna
sarebbe dovuta arrivare nella loro foresta. Il capo rammenta loro i membri
della tribù uccisi dai soldati imperiali e dai mostri metallici.
Molti Ewok presenti sono profughi, i cui villaggi sono stati distrutti
quando l’Impero è arrivato per costruire il suo enorme generatore e la base
per l’esercito. Chirpa invita uno di loro, Romba, a raccontare della notte in
cui è tornato dalla caccia e ha trovato il suo villaggio in fiamme, e tutti i
membri della sua tribù uccisi.
Gli Ewok hanno già ascoltato questa storia, terrorizzati. Ma Chirpa sa che
adesso deve dare loro un motivo per combattere, non per nascondersi.
Ora la tribù ha una nuova speranza, dice loro. Questi stranieri credono
che l’Impero possa essere sconfitto e ci crede anche lui. Ma… li mette in
guardia: gli stranieri non potranno vincere senza l’aiuto degli Ewok.
“Quindi aiutiamoli,” dichiara Asha. Hanno già combattuto per proteggere
il loro territorio e ora l’intera foresta è in pericolo.
“È più importante di una tribù di Ewok,” concorda Romba. “La battaglia
di domani si ripercuoterà su tutti gli Ewok. Quindi tutti gli Ewok
dovrebbero avere la possibilità di partecipare.”
Logray borbotta qualcosa a proposito di un certo rifugio sacro dove
potrebbero nascondersi, ma nessun altro è interessato.
Così, alla fine la decisione di Chirpa coincide davvero con la decisione
del villaggio.
Invia messaggeri nella foresta per spiegare tutto ai capi delle altre tribù…
e chiedere il loro aiuto. Il messaggio, composto da Teebo, è splendidamente
formulato nella lingua ewok, ma C-3PO lo traduce in modo piuttosto
meccanico, così: “Domani combatteremo per salvare la nostra foresta e
sconfiggere la fredda luna di metallo. Il nostro dio dorato ci ha mostrato
come. Unitevi a noi e saremo di nuovo liberi.”38
Che cosa avrebbe detto di tutto questo Han Solo, il comandante di questa
missione dopotutto, non lo sapremo mai, perché lui e Ciube si erano
finalmente addormentati.
Leia alla fine dorme, la confusione della sua mente placata dalla grande
stanchezza.
Anche R2-D2 e C-3PO si sono spenti, per risparmiare energia in vista
della giornata campale che li aspetta.
E forse anche noi, lettore, dovremmo fare una pausa… perché quando
domani il sole sorgerà, si scatenerà il pandemonio. Non arrancheranno più
nella foresta. La fatica è finita.
Quindi… respira a fondo, e quando sei pronto facciamo un salto a
velocità luce.
38 - Ancora una volta, la versione originale ewok è molto più commovente e a tutti quelli che
l’hanno ascoltata ha infuso speranza e determinazione.
CAPITOLO CINQUANTATRÉ
IN CUI ACKBAR LANCIA L’ATTACCO DELLA
FLOTTA RIBELLE

MOLTO LONTANO, la flotta ribelle non è più un’accozzaglia disordinata.


Si è organizzata e da ogni angolo della galassia le navi sono puntate verso la
lontana Morte Nera.
“Ammiraglio, siamo pronti,” annuncia Lando, chinandosi sui comandi del
Millennium Falcon per parlare nel comlink. “Tutti i caccia sono in
formazione.”
“Iniziate il conto alla rovescia. Tutti i gruppi si dispongano sulle
coordinate di attacco,” risponde l’ammiraglio Ackbar con voce gracchiante
dal ponte della nave ammiraglia mon calamari, la Home One. Nien Nunb,
seduto al posto del secondo pilota del Falcon, parlotta tra sé mentre
inserisce le coordinate nel computer.
“Non preoccuparti, disattiveranno lo scudo in tempo,” lo rassicura Lando,
che aggiunge poi a bassa voce: “O questo sarà l’attacco più breve di tutti i
tempi.”
Nien Numb commenta con un borbottio, ma porta a termine il suo
compito, fa scattare un interruttore e si mette comodo.
“A tutte le navi, prepararsi a saltare nell’iperspazio al mio segnale,”
ordina all’intera flotta Ackbar.
“Per l’Alleanza Ribelle… e per la Repubblica… ora!”
Nien Nunb tira una levetta, e insieme a Lando guardano la galassia che si
allunga e si restringe al tempo stesso, mentre i motori a iperguida lanciano il
Falcon e il resto della flotta a una velocità tale che le stelle sfrecciano come
scie luminose.
Ma, aspetta: non c’era l’intera flotta. Un’astronave è rimasta indietro:
quella di Mon Mothma. A momenti, ordinerà di spostarsi in un luogo
nascosto e sicuro, in attesa di notizie. Ma, per ora, fissa il vasto vuoto dello
spazio e spera.
CAPITOLO CINQUANTAQUATTRO
IN CUI DUE DROIDI ATTRAVERSANO CON
GRANDE FATICA UNA FORESTA

AL RISVEGLIO, I NOSTRI EROI trovano il villaggio quasi deserto.


C’erano un sacco di Ewok molto giovani e molto anziani, ma tutti quelli in
grado di combattere si erano alzati e avevano seguito Chirpa, Teebo e Asha
nella foresta. C’era molto lavoro da fare.
Wicket prova a spiegarlo a C-3PO, che tenta di spiegarlo a Solo, che non
coglie del tutto l’importanza delle parole. La cosa importante per lui è che
alcuni Ewok – Romba, Wicket e Paploo39 – siano ancora lì ad aiutarli a
trovare la strada più breve verso il punto di ritrovo.
Nonostante l’aiuto degli Ewok è un viaggio faticoso, perché C-3PO pare
inciampare in ogni radice o cespuglio di felci e bisogna sollevare R2-D2 per
fargli oltrepassare i tronchi caduti. Leia è costretta a ricordare a Solo – che è
stato un po’ maleducato – quanto siano già stati utili i droidi.
In ogni caso, R2 è indispensabile perché è l’unico in grado di dirigersi
verso le coordinate del punto di ritrovo, che alla fine riescono a
raggiungere… sebbene resti loro ormai molto poco tempo.
La squadra d’attacco ribelle è già sul posto. Solo si sente un po’ stupido
nel presentarli agli Ewok, ma quei soldati sono tutti veterani e sanno quanto
sia importante avere in missione qualcuno che conosca bene il territorio. Ed
è esattamente ciò che Romba mette a loro disposizione. A differenza di tutti
gli altri Ewok, è originario di quella parte della foresta. Un tempo il suo
villaggio non era lontano da lì, quindi conosce ogni albero e ogni sentiero.
Dapprima conduce la squadra fino a un’altura. Da lì, Solo dà una prima
occhiata alla base militare e al generatore dello scudo che ha promesso di
distruggere.
È un luogo che desta timore: un complesso di edifici industriali che si
estende a perdita d’occhio sotto un’enorme piattaforma di atterraggio e
delle parabole ancora più grandi. Un AT-AT avanza a passi pesanti vicino
all’unica porta d’entrata, mentre diversi AT-ST vanno su e giù. Torri di
guardia sovrastano l’altissimo muro, di fronte al quale sfrecciano gli
esploratori in sella alle speeder bike.
Ciube emette un ringhio cavernoso, e Han e Leia si scambiano uno
sguardo. Un brusio serpeggia tra le truppe, il che non è mai un buon segno.
“L’ingresso principale del bunker di controllo è all’altra estremità di
quella piattaforma,” dichiara Leia. “Non sarà facile entrare.”
“Ehi, non preoccuparti,” la rassicura Han. “Ciube e io siamo entrati in
posti molto più sorvegliati di quello.”
Ma ormai Leia conosce la spavalderia di Solo. E sa che è preoccupato
quanto lei.
Romba la strattona per la manica, borbottando qualcosa.
“Cosa ha detto?” chiede a C-3PO
È giunto il momento, lettore, di vedere come anche un droide protocollare
possa svolgere un ruolo centrale in una guerra galattica. Quante coincidenze
hanno portato qui C-3PO: costruito dal giovane Anakin su Tatooine, è stato
trasportato su e giù per la galassia in missioni che non ha mai capito fino in
fondo; è stato fatto a pezzi a Città delle Nuvole; è stato mangiucchiato da
Salacious Crumb; ha inciampato, arrancato e si è lamentato in
continuazione, e quasi sempre è rimasto indietro; ma in un modo o
nell’altro è arrivato sin qui, nel bel mezzo di questa foresta, dove potrebbe
salvare la vita a un’intera squadra d’attacco grazie al suo potente sistema di
traduzione in sei milioni di lingue.
È stato il caso? O la Forza? O solo la fortuna del vecchio Han Solo? Non
abbiamo davvero tempo di entrare nel merito, adesso, perché C-3PO sta
ascoltando Romba e annuncia: “Dice che c’è un’entrata segreta dall’altra
parte della collina.”
Be’, questo sì che cambia tutto!
“L’entrata posteriore, eh? Buona idea,” esulta Han, chiaramente sollevato.
Mezz’ora più tardi, la squadra d’attacco si è riunita in un altro punto della
foresta, Han e Leia osservano la scena da dietro un tronco caduto.
C’è un bunker basso, costruito in una collina. Vero, è munito di una
massiccia porta antiblaster di fabbricazione imperiale… ma i nostri eroi ne
possiedono il codice, grazie alle spie bothan.
E lì le uniche guardie sono quattro esploratori imperiali. Anche piuttosto
annoiati, a dire il vero. Sono lì da mesi senza vedere un briciolo d’azione e,
al momento, stanno appoggiati al bunker e si lamentano, come è
consuetudine delle truppe annoiate.
“Meno male,” commenta Leia. “Non abbiamo molto tempo.”
“Ci sono poche guardie: non dovrebbe essere difficile,” dichiara Han.
“Be’, basta un niente per far scattare l’allarme.”
“E noi staremo attenti a dove mettiamo i piedini,” ribatte Han con un
sorrisetto assolutamente sicuro di sé che meriterebbe veramente una bella
descrizione, ma ancora una volta non c’è tempo, perché quel sorrisetto
scompare un attimo dopo, quando C-3PO lo interrompe.
“Oh! Oh, perdinci…!”
“Zitto!” sibilano all’unisono Leia e Han, ma questa volta C-3PO non si
sta lamentando.
“Temo che il nostro compagno peloso abbia fatto una cosa alquanto
azzardata,” annuncia indicando un punto. Tutti si voltano verso il bunker,
appena in tempo per vedere Paploo inerpicarsi su una speeder bike, premere
dei pulsanti, probabilmente a caso, e sfrecciare via nella foresta rombando,
aggrappato al manubrio, sparando colpi laser e facendo stridere i motori a
repulsione.
“EE CHEE WA MAA!”
“E così ci siamo giocati il nostro attacco di sorpresa,” geme Han.
“Whhuug,” concorda Ciube.
Entrambi, però, si sbagliano.
Tre dei quattro esploratori saltano sulle speeder bike rimaste e sfrecciano
dietro a Paploo, che li trascina, sprezzante del pericolo, in un allegro
inseguimento tra gli alberi, prima di aggrapparsi stretto a una liana e
approdare, inosservato e illeso, su un albero, mentre la sua speeder bike – e
i soldati imperiali in sella alle loro – proseguono sfrecciando come fulmini
nella foresta.
“Niente male per una palletta di pelo,” commenta Han, mentre le speeder
bike scompaiono tra gli alberi. “Adesso rimane solo una guardia.
Andiamo.”
Si volta per avviarsi, poi ricorda che vuole ancora agire con cautela. Si
gira nuovamente e fa un cenno a R2-D2 e C-3PO. “Voi restate qui!”
Han e Ciube si avvicinano di soppiatto, da dietro, alla guardia distratta
senza speeder bike, mentre Leia guida la squadra d’attacco verso il bunker.
R2-D2 lancia un fischio basso e dondola con impazienza, ma C-3PO non
si muove. “Ho deciso che dobbiamo rimanere qui.”

39 - Romba è la guida “ufficiale”. Chirpa ha deciso che Wicket e Paploo sono troppo giovani per
unirsi ai principali combattenti ewok, ma il pensiero di starsene semplicemente con le mani in mano
tutto il giorno al villaggio lo fa impazzire.
CAPITOLO CINQUANTACINQUE
IN CUI LUKE AFFRONTA L’IMPERATORE

SU ENDOR, Luke non è riuscito a sottrarre suo padre al Lato Oscuro. E


ora, nella sala del trono della Morte Nera, in una cornice assai meno
piacevole, deve affrontare le conseguenze di quel fallimento. Vader l’ha
portato lì affinché l’Imperatore possa portare Luke al Lato Oscuro.
Puoi anche pensare che non c’è pericolo che ciò accada, lettore, ma è solo
perché tu, come Luke, hai sottovalutato l’Imperatore e la forza oscura che lo
ha consumato.
“Benvenuto, giovane Skywalker. Ti stavo aspettando.” La voce proviene
dall’interno di un cappuccio buio. Ma c’è abbastanza luce perché Luke
possa intravedere il sorriso maligno e contorto dell’Imperatore.
“Non hai più bisogno di quelle manette,” continua, aprendole e facendole
cadere a terra con un semplice movimento di una delle sue dita nodose.
Luke è libero di attaccare, adesso.
“Guardie, lasciateci,” ordina l’Imperatore e i suoi silenziosi protettori
ammantati di rosso si defilano.40 Luke è anche più libero di attaccare,
adesso.
“La sua spada laser,” tuona Vader, consegnando l’arma letale al suo
maestro.
“Ah, sì. Un’arma Jedi. Proprio come tuo padre,” commenta l’Imperatore,
posandola con indifferenza sul bracciolo del trono.
Adesso Luke ha completamente via libera per attaccare. E di sicuro deve
averci anche pensato, ma non lo fa.
L’Imperatore prosegue…
“Ormai dovresti sapere che tuo padre non può più sottrarsi al Lato Oscuro
della Forza. E così sarà anche per te.”
“È vano resistere, figlio mio,” interviene Vader incombendo minaccioso
alle spalle di Luke.
“Sono impaziente di completare la tua istruzione,” annuncia l’Imperatore.
“Vedrai che imparerai a chiamarmi Maestro.”
“Vi state sbagliando,” risponde calmissimo Luke. “Non mi convertirete
come avete fatto con mio padre.”
L’Imperatore alza gli occhi e Luke li vede per la prima volta. Ardono di
rabbia e odio, e il sorriso di Palpatine è anche peggio.
“Oh, no, mio giovane Jedi. Scoprirai che sei solo tu che stai sbagliando.
In merito a questa… e a molte altre cose.”
“Vi sbagliate. Presto morirò… e voi con me.”
Ed ecco che arriva qualcosa di ancora più brutto del sorriso
dell’Imperatore: una risata crudele, che ha lo scopo di irritare e offendere.
“Penso tu voglia riferirti all’imminente attacco della vostra piccola
flotta,” ribatte l’Imperatore con indifferenza.
Luke impietrisce. Non era nei piani, questo. Proprio come voleva
l’Imperatore.
“Sì… Ti assicuro che siamo del tutto irraggiungibili dai tuoi amici, qui,”
prosegue l’Imperatore con voce roca, assaporando il momento.
“Questa vostra fiducia è la vostra debolezza,” dichiara Luke, sforzandosi
di controllare il timore che la sorte della flotta ribelle sia davvero segnata.
“E la fede nei tuoi amici è la tua!” ringhia l’Imperatore. “Tutte le notizie
che vi hanno dato sono trapelate secondo i miei piani.”
L’Imperatore si volta appena e con un gesto della mano mostra la vista
grandiosa dietro il trono. Luke guarda fuori e vede una sfera verde coperta
di nuvole, sospesa nel vuoto campo stellare.
“I tuoi amici lassù, sul pianeta rifugio, stanno ficcandosi in una trappola.
Come la vostra piccola flotta! Sono stato io a far sì che l’Alleanza
conoscesse l’ubicazione del generatore dello scudo. Ciononostante, è al
sicuro dalla tua miserevole, ridicola banda. Un’intera legione delle mie
truppe migliori li sta aspettando.”
La paura cresce nel cuore di Luke: sono spacciati! Una paura che si
trasforma rapidamente in rabbia. Si volta per affrontare l’Imperatore, ma lo
sguardo si posa sulla sua arma. Ah, come è stato veloce l’Imperatore a far
venire fuori il lato oscuro di Luke! E adesso a spingerlo ancora un po’ più
avanti…
“Oh… sappi che purtroppo lo scudo deflettore funzionerà perfettamente
quando i tuoi amici arriveranno.”
40 - L’imperatore non avverte davvero la necessità di essere protetto. Si circonda di queste guardie
solo per impressionare gli ospiti. Adesso che sono state viste, sono libere di prendere il
turboascensore di servizio e scendere nei loro alloggi, dove possono togliersi quell’elmo assurdo
finché non vengono convocate di nuovo.
CAPITOLO CINQUANTASEI
IN CUI TUTTO PROCEDE SECONDO I PIANI
DELL’IMPERATORE

A QUESTO PUNTO, STARAI PENSANDO che l’Imperatore stia


mentendo. Dopotutto, è una delle cose che sa fare meglio. In qualità di
senatore, e poi di cancelliere e ora di Imperatore, Palpatine ha fondato tutto
il suo Impero sulle menzogne.41
Non questa volta, però. Stavolta l’Imperatore ha detto la verità. E Han e
Leia stanno per scoprirlo in prima persona.
Han è riuscito a portarli nel bunker senza troppi problemi. Prima ha
ingannato l’unica guardia rimasta, attirandola dietro l’angolo del bunker…
dove l’intera squadra d’attacco aspettava con le armi spianate.
Poi ha digitato il codice rubato dei bothan sulla porta scorrevole del
bunker che si è aperta, rivelando una sala di controllo piena di tecnici e
operatori informatici, senza alcun soldato in vista.
“Bene! Su! Muovetevi! Avanti!” grida Han, brandendo il blaster. La
squadra d’attacco segue, facendo irruzione nel bunker e occupandosi dei
prigionieri.
“Le cariche, Ciube! Presto!” grida, e i due cominciano a piazzare i
detonatori termici in punti strategici per tutta la sala.
Ma cosa aveva detto l’Imperatore? Aveva parlato di una legione delle sue
truppe migliori: dove sono?
Le porte antiblaster si aprono con un sibilo e gli assaltatori irrompono
nella sala di controllo dai corridoi, dove li stavano aspettando. Molti altri
fanno irruzione dall’esterno.
“Fermo, brutta feccia ribelle!” ringhia il comandante.
Han non ha scelta. Decine di blaster lo tengono sotto tiro. Nessuna
azione, per quanto valorosa, potrebbe salvare la situazione. Non c’è nessuna
possibilità di innescare le bombe.
Han guarda Ciube e Leia. Impotenti quanto lui.
È finita.
41 - Sì, c’erano robot letali e cloni killer e l’Ordine 66 e gli inquisitori e via dicendo. Ma sono solo
dettagli. Il vero cuore dell’Impero si basava sull’inganno e sul tradimento.
CAPITOLO CINQUANTASETTE
IN CUI IL FANTASTICO PIANO DEI RIBELLI
PRECIPITA NEL CAOS

SOPRA LA LUNA, la flotta ribelle esce dall’iperspazio con un boato sordo.


Al comando dell’attacco, Lando e Nien Nunb guardano davanti a loro la
gigantesca Morte Nera dall’oblò della cabina di pilotaggio del Falcon. È più
grande di quanto immaginassero. E diventa sempre più grande man mano
che si avvicinano.
Lando si china sul comlink, rassicurando il resto della flotta che sta dietro
di loro.
“Tutti i caccia, riferire.”
Le risposte arrivano disturbate:
“Capo Rosso, siamo pronti.”
“Capo Grigio, siamo pronti.”
“Capo Verde, siamo pronti.”
“Bloccare alettoni in posizione d’attacco,” ordina Wedge alla sua
squadriglia di Ala-X.
“Che la Forza sia con noi!” augura la voce dell’ammiraglio Ackbar.
“Ah-the-yairee u-hareh mu-ah-hareh,” urla Nien Nunb, indicando con
insistenza il pannello di controllo.
“Che cosa?” sbotta Lando. “Dobbiamo avere una lettura su quello scudo,
se è in funzione o no.”
“Mu-ah-hareh mu-kay, huh? E-mutee bit-chu me!” dichiara il secondo
pilota preoccupato.
“Be’, come hanno fatto a bloccarci i sensori, se non sanno che
arriviamo?”
Si guardano l’un l’altro, poi guardano la Morte Nera.
“Sospendere l’attacco,” grida Lando nel comlink, agendo sui comandi.
“Lo scudo è ancora attivo!”
“Qui non risulta,” risponde Wedge nel comlink. “Ne è sicuro?”
“Tornare indietro!” grida Lando. “A tutti i caccia, sparpagliatevi.”
Il Falcon e gli Ala-X, più manovrabili, si sfilano un attimo prima di
colpire lo scudo. I vascelli più grandi se la vedono brutta, nella virata.
“Azioni evasive,” urla Ackbar nel comlink. Poi ordina al suo equipaggio:
“Motori di sinistra, invertire la rotta!”
L’astronave compie una virata che la sconquassa violentemente ma le
evita di disintegrarsi contro la barriera invisibile che è perfettamente
funzionante, come promesso dall’Imperatore.
“Gruppo Verde, rimanete nel settore di attesa MV-7,” ordina. Ma non sarà
facile riorganizzarsi.
“Ammiraglio!” grida un controllore, indicando uno schermo. “Navi
nemiche nel settore quarantasette.”
Ackbar solleva lo sguardo, aspettandosi di vedere dei caccia TIE. Invece,
vede una flotta intera: dieci, undici, o forse più Star Destroyer – e un Super
Star Destroyer – emergono da un luogo nascosto dietro la luna, ognuno
lanciando un nugolo di caccia TIE.
“È una trappola!”
CAPITOLO CINQUANTOTTO
IN CUI L’IMPERATORE PROVA UNA GIOIA
OSCURA

“VIENI, RAGAZZO, guarda tu stesso,” dice l’Imperatore con voce roca, e


Luke non può fare a meno di obbedire. Si avvicina alla vetrata e vede la
trappola pronta a scattare. La flotta imperiale si apre in due, come le fauci di
un rancor, per fare a pezzi i Ribelli e ingoiarli.
Da quella distanza, la morte di ogni pilota di Ala-X non è che un breve
lampo rosso. Tutto è silenzio. Tutto accade là fuori, nel vuoto dello spazio,
dall’altro lato di quel vetro spesso un metro.
“Da qui potrai assistere alla distruzione definitiva dell’Alleanza,”
sentenzia l’Imperatore “e alla fine della vostra insignificante Ribellione.”
E Luke non può farci nulla! Oppure no? I suoi occhi guizzano dietro,
verso il trono. La spada laser è ancora lì. Ah, ma l’Imperatore sta
attendendo questo momento. Trova le battaglie spaziali piuttosto noiose, ma
uno scontro lì, nella sala del trono, è proprio ciò che lo riempie di gioia.
Accarezza la spada laser con la mano nodosa, quasi con amore. E ride.
“Tu vuoi questa, non è vero? L’odio sta crescendo dentro di te adesso.
Prendi la tua arma Jedi. Usala. Sono disarmato. Uccidimi con questa.”
Luke si volta verso la vetrata, ma l’Imperatore sa che sta ancora pensando
alla spada laser.
“Cedi alla tua collera. E ogni istante che lasci passare sempre più diventi
mio servitore.”
“No!” grida Luke, voltandosi a guardare i due Signori dei Sith.
“È inevitabile. Questo è il tuo destino,” ribadisce l’Imperatore in tono
gentile. “Tu, come tuo padre, ora sei mio.”
Luke guarda suo padre – accanto al trono, sottomesso, in silenzio se non
fosse per il respiro meccanico proveniente del respiratore – e poi si volta di
nuovo verso la vetrata. E ciò che vede è un incubo.
CAPITOLO CINQUANTANOVE
IN CUI IL FALCON VOLA VERSO L’INCUBO

“CI SUPERANO IN NUMERO!" urla qualcuno nel comlink.


Lando non sa chi sia e non c’è tempo per scoprirlo, poco importa. La
flotta imperiale li supera in numero.
Non c’è mai stata una battaglia come questa finora. Ogni volta che
l’Impero ha radunato molte astronavi in un unico luogo, i Ribelli hanno
sempre badato a stare il più possibile alla larga.
Ma adesso sono stati attirati con l’inganno ad affrontare molte più
astronavi del previsto. Per ogni caccia ribelle ci sono frotte di caccia TIE
pronti a inseguirlo. Per ogni incrociatore ribelle di media grandezza c’è un
colossale Star Destroyer che risponde con schiere di cannoni e siluri.
Ma non abbandonare la speranza, lettore. Non tutte le astronavi sono
uguali e i Ribelli hanno quella che ha percorso la rotta di Kessel in meno di
dodici parsec.
Il pezzo di ferraglia più veloce di tutta la galassia: il Millennium Falcon.
E al comando di questa astronave ci sono due dei migliori piloti della
galassia, Lando e Nien Nunb.
Il che è positivo, perché non è un’impresa facile volare in mezzo a una
battaglia spaziale. Astronavi, raffiche laser, siluri protonici sfrecciano verso
di te da ogni parte.
Nel frattempo tu sfrecci verso altre astronavi, raffiche laser, siluri
protonici a velocità elevatissima. E ogni volta che cambi rotta rischi di
incappare in un gruppo diverso di astronavi, raffiche laser, siluri protonici
che erano diretti altrove, ma che ora sono molto più felici di far esplodere la
tua nave.
E, a proposito di esplosioni, fatto assai ricorrente, dovresti accertarti di
non capitare nel bel mezzo di una di queste… oppure dopo, nel mucchio di
rottami che vagano alla deriva.
Adesso, a tutto questo, devi aggiungere il fatto che non stai solo cercando
di schivare tutti questi pericoli ma anche di proteggere i tuoi amici e sparare
a raffica contro i nemici.
Quindi, moltiplica per mille tutte quelle volte in cui Lando si fa strada
con abilità in mezzo all’intera flotta imperiale.
Quando devi gestire un insieme di cose così, è d’aiuto poter ricorrere alla
Forza, come Luke, ma Lando non possiede quel potere.
Che cos’ha, lui? Nulla, se non il coraggio di volare più velocemente e di
rischiare più di quanto non osi il nemico.
In questo momento se la sta cavando, ma a fatica. È all’inseguimento di
un caccia TIE mentre altri tre lo tallonano ruggendo. In realtà, dovrebbe
interrompere l’attacco e tentare di tirar fuori dai guai il Falcon.
Invece aumenta di velocità, cambia direzione e si precipita a intercettare
il caccia TIE prendendo una scorciatoia che lo porta a rasentare follemente
la prua di un incrociatore ribelle.

Un attimo prima dell’impatto, Lando fa una brusca virata, schivando per


un pelo l’astronave.42
La manovra rischiosa li ha avvicinati abbastanza, non solo per far
esplodere il TIE di cui erano all’inseguimento ma anche per tornare indietro
e far fuori, uno dopo l’altro, gli altri due caccia grazie a un colpo da maestro
di Nien Nunb, mentre Lando evitava per un pelo i colpi vaganti di tre caccia
imperiali all’inseguimento di un Ala-X sulla loro traiettoria.
“Fai attenzione, Wedge!” urla Lando. “Ne hai tre sopra!”
“Rosso Tre! Rosso Due! Stringetevi!”
“Ricevuto!”
“Altri due in arrivo, venti gradi!”
“Virate a sinistra! Io attacco il primo!” annuncia Wedge.
Lando costringe il Falcon a una gran volta e Nien Nunb attacca il gruppo
di caccia TIE. Due esplodono ma gli altri tre se la svignano in tempo e ora
sfrecciano come fulmini verso una delle astronavi più grandi.
“Vanno verso la nave ospedale!” grida Wedge.
Si lanciano all’inseguimento, zigzagando nel caos assoluto di migliaia di
navi che compiono - o tentano di compiere – lo stesso tipo di acrobazia.
Wedge mette fuori combattimento il caccia che è in testa, ma non prima
che vengano abbattuti i due Ala-X e che il Falcon subisca un brutto colpo ai
deflettori anteriori. Arrivano altri caccia TIE, bombardando la fregata
finché lo scafo inizia a cedere.
“Lamou-be-o-tee,” ringhia Nien Nunb.
“Lo so,” grida Lando “ma che altro possiamo…”
Si interrompe, perché ha appena risposto alla sua stessa domanda. In un
modo o nell’altro, in tutto questo caos di manovre, colpi inferti e ricevuti è
riuscito a riflettere un attimo sulla situazione.
“Dobbiamo attirare il fuoco lontano dai nostri incrociatori,” ordina
parlando nel comlink. “Accelerate alla velocità di attacco e seguitemi!”
“Ricevuto, comandante,” risponde Wedge, e ciò che resta delle
squadriglie di caccia ribelli vira e si lancia all’attacco dello Star Destroyer
più grande nella flotta imperiale.
Qualche attimo dopo, un’orda di caccia TIE si precipita a intercettarli. Le
due forze si scontrano in un furioso nugolo di astronavi, raffiche laser, siluri
protonici, volando a zigzag e tutt’intorno, e a volte anche negli Star
Destroyer.
Il piano di Lando ha funzionato. Ha portato la battaglia in campo nemico,
e continua ad avvicinarsi. Incalliti ufficiali imperiali indietreggiano dagli
oblò quando i piloti ribelli sfiorano la superficie dello Star Destroyer,
sparando a raffica su tutto quel che vedono.
I Ribelli riportano piccole vittorie nel caos di questo nuovo scontro… ma
sono molto, molto piccole. E la flotta imperiale è molto, ma molto grande.
E, ancora una volta, è solo una questione di tempo prima che la forza
della flotta ribelle si esaurisca e la potenza sterminata dell’Impero abbia la
meglio, come è sempre accaduto ogni giorno da una generazione a questa
parte.
A meno che…
42 - Se potessimo mettere in pausa la battaglia, tirare fuori un righello e misurare quanto il Falcon
fosse vicino alla sua distruzione, persino Lando rimarrebbe turbato dalla risposta. Temo che abbia già
infranto la sua promessa: “Neanche un graffio.”
CAPITOLO SESSANTA
IN CUI SI DISCUTE DI UN’IDEA IMPROBABILE

A MENO CHE… BE’… non lo immagini? Hai presente… gli Ewok?


Voglio dire, tutti gli altri sono stati praticamente catturati, presi in
trappola o condannati al loro tragico destino, a questo punto.
Forse potrebbero…
No, no, è impossibile.
Be’… forse non così impossibile, ma assai improbabile. Ma ancora una
volta, come dice sempre Han Solo: “Non ti ho chiesto pronostici.”
Ovviamente, non è quello che sta dicendo in questo preciso momento.
Proprio ora viene spinto fuori dal bunker da una squadra di assaltatori e
trova il resto della legione ad attenderlo nella radura.
Ma se avesse la possibilità di dire ciò che ha in mente, direbbe: “Non
escludere qualcosa solo perché sembra improbabile.”
E l’idea che gli Ewok abbiano qualche impatto sulla gigantesca guerra
galattica è, fra tutte, la più improbabile.
Han e Leia non ci hanno nemmeno pensato. Gli esploratori e gli
assaltatori imperiali si farebbero una bella risata. Quanto all’Imperatore,
sappiamo già come tenesse in considerazione l’intera specie.
Inutile dire che C-3PO pensa che quest’idea sia pura follia, del resto è
quel che pensa di ogni cosa.
Comunque, R2-D2 ci ha riflettuto (nel suo modo astromeccanico di
riflettere) e gli piace molto l’idea (nel suo modo astromeccanico di provare
piacere per le cose).
“Beepbaleep WHIRR!”
“Oh, R2, davvero? Pensi veramente che sia il caso? Il comandante Solo ci
ha detto di aspettare qui tranquilli. Non ha mai detto che dovevamo
partecipare a un salvataggio.”
“Brreep beepaleep WHIRRRR!”
“Certo! Penso proprio che dovremmo…”
R2-D2 lo interrompe con una serie assordante di bip e fischiettii. Un
centinaio di assaltatori si volta a guardarlo. Vedono C-3PO uscire
barcollando da dietro un albero, seguito subito da R2.
“Lassù, sulla collina!” grida un comandante. “Portate quaggiù quei due.”
Il gruppo di soldati più vicino corre in direzione dell’albero per catturare i
droidi.
“Be’, stanno arrivando, R2. Sei sicuro che sia stata una buona idea?”
“Bzrreee-whee!”
“Fermo, non ti muovere,” ordina l’assaltatore che è arrivato per primo.
“Oh, ci arrendiamo! Ci arrendiamo!” assicura C-3PO con le mani in alto.
Finora tutto è stato alquanto verosimile. Ma sei pronto per la parte
improbabile? L’idea improbabile che nemmeno l’Imperatore è riuscito a
prevedere?
Bene, spero che tu sia pronto perché…
“MIRRRRCHIWAWAAAAA!”
Quando gli assaltatori vanno a disattivare i droidi, una rete cade dai rami
dell’albero sopra di loro, subito seguita da un gruppo di Ewok.
Intrappolati nella rete e impacciati nei movimenti dalle armature, i soldati
diventano una preda alquanto facile per gli Ewok.
Non per scendere in troppi particolari, ma per quanto l’armatura degli
assaltatori sia davvero più resistente di qualunque Ewok e di qualunque
arma ewok… presenta delle giunture, piccole fessure proprio della misura
giusta, diciamo, per la lancia di Teebo.
Lo stesso vale per quel piccolo spazio all’altezza del collo, tra l’elmo e la
spalla… be’, quella è proprio della misura del coltello, affilato come un
rasoio, che Romba ha costruito con il dente di un cinghialupo.
“Oooooh! Stai indietro, R2,” consiglia C-3PO, mentre il massacro dei
soldati ha inizio.43
43 - Forse dovremmo stare indietro anche noi. Sarà una carneficina.
CAPITOLO SESSANTUNO
IN CUI GLI EWOK SUONANO IL CORNO DA
CACCIA

TI RICORDI DI TUTTI quegli assaltatori, degli esploratori in sella alle


speeder bike e del grande armamentario che prima facevano la guardia
all’entrata principale?
È di questo che dobbiamo occuparci adesso.
E gli Ewok guardano la scena sotto di loro dalle cime degli alberi. Non
hanno mai visto, o immaginato di vedere, così tanti soldati e macchine
belliche messi insieme. Sarebbe facile, persino sensato, sedersi
semplicemente sui rami degli alberi e non combattere con quell’orda di
cattivi.
Ma non fare lo stesso errore che ha commesso l’Imperatore. Non
sottovalutarli!
In cima a un albero, un Ewok suona una lunga nota sinistra con un corno
cavo.
Burrwhoooooooo!
Le risposte giungono da vicino e da lontano.
Burrrwhooo! Burwhooo! Burwhooooo!
Dagli alberi tutt’intorno alla radura gli Ewok scoccano frecce e fanno
cadere pietre sullo stuolo di soldati sottostante. Le frecce non sono molto
efficaci, tranne quando colpiscono un ufficiale senza armatura. Ma le pietre,
fatte cadere da quell’altezza, sono sufficienti a mettere fuori combattimento
un assaltatore per un pezzo. Ci sarà tempo per ucciderli più avanti, pensano
gli Ewok… e chi lo sa? Magari sono anche saporiti.
Anche dopo che gli assaltatori hanno capito da dove provengono le pietre,
possono solo sparare tra le foglie, senza un bersaglio preciso.
Quando altri Ewok spuntano da dietro un crinale per scoccare le frecce,
gli assaltatori trovano bersagli più facili.
Parecchi Ewok cadono, ma la maggior parte ripiega nella boscaglia.
Gli assaltatori attaccano, gli esploratori premono sull’acceleratore, e
anche i quattro AT-ST avanzano con passo pesante dietro di loro. Ma ciò di
cui non si rendono conto è che, una volta lasciata la piccola radura
artificiale vicino al bunker, stanno entrando nella foresta degli Ewok. E si
dà il caso che la foresta si sia trasformata in una grande trappola.
BRRRRWHOOOOOO!
Prima ancora di riuscire a sparare un colpo preciso su quelle creature
pelose, che se la danno a gambe nella boscaglia, gli assaltatori si ritrovano
impigliati nelle reti o a inciampare nelle buche.
Gli esploratori in sella alle speeder bike vengono disarcionati dalle liane
tese tra gli alberi o perdono il controllo del mezzo dopo essere stati colpiti
alla testa da una pietra. Uno di loro fa una brutta fine quando una liana gli si
avvolge intorno agli stabilizzatori frontali, scaraventandolo contro l’albero
più vicino.
Anche l’AT-ST finisce nei guai. Il comandante scopre che alcuni Ewok
stanno preparando una specie di catapulta. Mentre l’artigliere spara a raffica
su di loro, il comandante dirige subito il grande camminatore metallico sul
posto. La catapulta viene distrutta ma, qualche istante dopo, accade la stessa
cosa all’AT-ST, quando due tronchi lanciati dagli alberi disintegrano la
cabina di pilotaggio.
E dove non ci sono trappole gli Ewok se la cavano assecondando il
proprio istinto: mordono, artigliano, strisciano, si arrampicano, si
nascondono, per poi balzar fuori di colpo e ricominciare tutto daccapo.
Ahimè, molti di loro stanno morendo, ma alcuni cadono non prima di aver
inferto qualche colpo ai mostri arrivati nella loro foresta.
E appena un Imperiale inciampa, gli piombano addosso Ewok infuriati,
ognuno dei quali cerca quel famoso punto nell’armatura per infilarci un
coltello.
“Mirchiwaawa!” grida Teebo, affondando la lama in… be’, non diciamo
esattamente dove. Ma quando alza il pugno intriso di sangue, in segno di
trionfo, il resto della tribù risponde: “Mirchiwawaaaa!”
E anche le altre tribù fanno loro eco! La foresta risuona della loro furia!
CAPITOLO SESSANTADUE
IN CUI I NOSTRI EROI TORNANO ALLA
CARICA

GLI UFFICIALI IMPERIALI, intenti a schivare una pioggia incessante di


frecce, hanno inviato sempre più soldati nella foresta per porre fine a tutto
questo.
Al momento, a guardia dei prigionieri ci sono solo una decina di
assaltatori. Ma di sicuro non sono sufficienti a gestire…
BRRRRWHOOOO!
Squilla un altro corno e Asha guida i guerrieri più feroci della tribù in un
folle assalto dal tetto del bunker.
“Mircheeewawaaaaaaa!” urla, mentre piomba sulla schiena di un
ufficiale imperiale donna, cercando di colpirla con il coltello da caccia da
dietro le spalle e… be’, non ha importanza cosa ha fatto dopo. La cosa
importante è che l’ufficiale non ha nemmeno il tempo di urlare un ordine ai
suoi assaltatori confusi.
Mentre i soldati tentano di difendersi dai minuscoli attaccanti, Han e
Ciube si scagliano contro le guardie più vicine; a questo punto, è il caos.
Leia e il resto della squadra d’attacco si precipitano a tentare di strappare le
armi di mano ai loro carcerieri distratti.
“GRRRRHHHWGRRR!” Ciube lancia un grido di guerra wookiee mentre
salta addosso al soldato che gli aveva requisito la balestra. Solleva l’arma
micidiale, comincia a sparare a raffica e si precipita nei boschi,
all’inseguimento dei soldati in fuga.
La squadra d’attacco si apposta ai lati del bunker e, in un istante, l’entrata
è nelle mani dei Ribelli. Sfortunatamente, non si può dire lo stesso della
porta. Si è chiusa di nuovo. Han inserisce il codice, ma non succede nulla.
“Il codice è diverso!”44 urla a Leia.
“Ci serve R2!” grida di rimando Leia.
“R2, dove sei? Abbiamo immediato bisogno di te!” urla Han nel comlink.
Non lontano da dove li abbiamo lasciati, R2-D2 e C-3PO sono
relativamente al sicuro dietro un tronco.
“Beek-ull-deep,” dice R2 con una serie di bip, e poi esce nella radura.
“Te ne vai? Che significa, te ne vai?” domanda C-3PO. “Non è il
momento di fare gli eroi! Torna indietro!”
Ma ovviamente R2-D2 non obbedisce affatto, e per l’ennesima volta C-
3PO non può che seguirlo. O ha un’alternativa? Dopotutto, non potrebbe
anche starsene nascosto dietro il tronco? Possibile che, dopo tutto quello
che ha affrontato, i suoi circuiti non abbiano sviluppato un qualcosa simile
al coraggio…?
Qualunque sia la risposta, C-3PO e R2-D2 attraversano la radura che, mi
dispiace dirlo, a questo punto trema sotto il fuoco incrociato dei blaster,
quando alcuni soldati imperiali che si sono riorganizzati sferrano un assalto
alla squadra d’attacco di nuovo armata.
“Oh, cielo!”
44 - Di solito gli ufficiali imperiali non si distinguono per la prontezza. Ma bisogna riconoscere il
merito a chi ha pensato di cambiare il codice d’entrata dopo che è scattata la trappola. È stato
intelligente. Perfido. Ma intelligente.
CAPITOLO SESSANTATRÉ
IN CUI L’IMPERATORE GIOCA UN ALTRO DEI
SUOI TIRI

INTANTO, SOPRA LA LUNA DI ENDOR, infuria un’altra battaglia.


Lando e i piloti dei caccia sono riusciti a distogliere il fuoco dalla flotta
ribelle, ma a caro prezzo. Il loro numero si assottiglia di minuto in minuto e
le navi non sembrano aver ancora inferto perdite alla flotta nemica. Sarebbe
potuta andare anche peggio. Lando aveva temuto che gli Star Destroyer
facessero uso degli innumerevoli cannoni per abbattere, uno dopo l’altro, gli
Ala-X, ma finora ciò non è accaduto.
“Stanno attaccando solo i caccia,” mormora, un po’ a Nien Nunb e un po’
a se stesso. “Mi domando cosa stiano aspettando quegli Star Destroyer.”
Il comandante dell’Eclipse – il Super Star Destroyer personale
dell’Imperatore – si sta domandando la stessa cosa. Ha allontanato
leggermente la nave dalla battaglia e ora ha una visuale chiara degli
incrociatori ribelli, compresa l’ammiraglia di Ackbar.
“Siamo in posizione di attacco adesso, signore,” comunica all’ammiraglio
Piett.
“Restate così,” ordina Piett.
“Non portiamo l’attacco?”
“No, ordini dell’Imperatore in persona. Ha un piano speciale per loro.
Dobbiamo solo impedirgli di fuggire.”
C’è stato un sospiro quando Piett ha dato spiegazioni? Di sicuro, sul volto
del comandante è apparsa un’espressione delusa.
Nessuno di questi ufficiali oserebbe mai lamentarsi di un ordine diretto
dell’Imperatore. Ma è una brutta delusione. Entrambi gli uomini hanno
passato la loro carriera a inseguire i Ribelli. Piett, in particolare, ha le sue
ragioni per voler sconfiggere Ackbar una volta per tutte. E ora, con la nave
mon calamari nel mirino, non gli è permesso premere il grilletto.
“Che cosa ha in mente l’Imperatore?” si chiede.
Come puoi immaginare, lettore, l’Imperatore non ha in mente nulla di
buono.
Si è goduto i momenti in cui ha visto sia Luke sia la flotta ribelle crollare
insieme.
Ma ora… è il momento di annientarli entrambi.
“Come puoi vedere, mio giovane apprendista, i tuoi amici hanno fallito.”
Luke non si volta nemmeno. Non è pronto ad ammettere che i suoi amici
abbiano perso e di sicuro non è pronto a essere chiamato “mio giovane
apprendista.”
Ma l’Imperatore sa che le sue parole gli hanno causato dolore. E sa che
ciò che dirà in seguito ne causerà anche di più.
“Adesso vedrai la potenza di fuoco di questa mia nuova, grande stazione
da battaglia, perfettamente attrezzata.”
Luke si volta sorpreso verso di lui. L’Imperatore si china in avanti e
preme un pulsante sul suo bracciolo.
“Fuoco a volontà, comandante.”
Lontano, nella sala di controllo della Morte Nera, Jerjerrod ascolta
l’ordine dell’Imperatore.
Ti ricordi di Jerjerrod, vero? Quello che ha detto che non ci sarebbe mai
stato bisogno di usare il cannone gigantesco della Morte Nera. Ah, se solo
avessimo tempo di riflettere su come quest’uomo, non particolarmente
cattivo, sia finito a compiere questa azione malvagia. Ma non ne abbiamo.
Perché questa azione malvagia dura solo il tempo di una parola.
“Fuoco!”
Il buio dello spazio viene squarciato da un lampo accecante e una delle
navi ribelli più grandi, il Liberty, scompare all’improvviso e senza far
rumore. Al suo posto, una nuvola vorticosa di polvere, rottami e morte.
“Quel colpo veniva dalla Morte Nera!” grida Lando nel comlink. “Ma
allora è operativa!”
“Abbiamo visto. A tutte le navi, preparatevi a ritirarvi!” ordina Ackbar.
Ritirarsi? A Lando non è mai piaciuto questo termine che, stavolta,
significherebbe abbandonare gli amici sulla luna boscosa di Endor, lasciare
la Morte Nera intatta e l’Impero potente come sempre, nonché abbandonare
il campo con a malapena la metà delle navi con cui sono arrivati. E allora,
che cosa dovrebbero fare? Nascondersi?
“Un’occasione così non si ripeterà, ammiraglio.”
“Non abbiamo altra scelta, generale Calrissian. I nostri incrociatori non
possono rispondere a un simile fuoco.”
“Allora dovrete portarvi più vicino agli Star Destroyer.”