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ANALISI DEI PRODOTTI ERBORISTICI

OBIETTIVO: valutare la qualità dei prodotti naturali sfruttando le proprietà chimiche, fisiche e biologiche di un
determinato composto. Le analisi si dividono in:
- analisi qualitativa: identificazione chimica dei componenti presenti nel campione
- analisi quantitativa: determinazione della quantità esatta di un certo composto nel campione
Possiamo distinguere:
- metodi classici: i più antichi, eseguibili in laboratorio. Sono metodi di separazione, che sfruttano le diverse
caratteristiche chimico-fisiche dei componenti della matrice: precipitazione, distillazione, estrazione,
cromatografia. Una volta effettuata la separazione delle diverse sostanze, si effettua su queste delle analisi
quantitative, si va a vedere le sostanze presenti nell’estratto di una data matrice. Questo viene fatto andando
ad analizzare quelle che sono le caratteristiche chimico-fisiche proprie di quella sostanza (colore, punto di
ebollizione e fusione, l’odore ecc). Il riconoscimento in genere non viene mai fatto su uno solo di questi
parametri perché sostanze diverse possono presentare la stessa caratteristica. Una volta riconosciute le
diverse sostanze possiamo effettuare delle determinazioni di tipo quantitativo (gravimetrici, volumetrici,
titolazione)
- metodi strumentali: prevedono l’utilizzo di apparecchiature idonee, prevedono la misura di alcune proprietà
chimico-fisiche (conducibilità, potenziale elettrodico, assorbimento, emissione, fluorescenza ecc). Queste
tecniche di rilevazione possono dare informazioni sia di tipo quantitativo che qualitativo. Permettono anche
tecniche cromatografiche e strumentali combinate: HPLC, GC, GC-MS.

Ogni analisi chimica prevede una serie di fasi:


- CAMPIONAMENTO:
- selezionare il metodo (volumetrico, gravimetrico, elettroanalitico, spettroscopico, dipende dall'obiettivo)
- procurarsi un campione rappresentativo (di tutta la popolazione)
- preparare un campione da laboratorio (riducendolo in particelle [macinazione, frantumazione], ed effettuando
un essiccamento [eliminando l’H2O che potrebbe sfalsare le analisi])
- definire i campione replicati (stabilire in funzione della grandezza del lotto da controllare quanti replicati fare)

- solubilizzare i campioni (aggiunta di solventi per estrarre il principio attivo)


- eliminazione delle interferenze (es. filtrazione)
- determinazione delle proprietà dell’analita (volume, massa, potenziale, assorbanza)
- calcolare i risultati
- valutare l’attendibilità dei risultati (si applicano dei metodi statistici per capire quanto è attendibile il risultato
ottenuto)
Tutte queste fasi le ritroviamo nella SOP (procedura operativa standard) utilizzata per effettuare un’analisi. Danno
delle istruzioni su come effettuare determinate analisi per determinate sostanze.

Obiettivo delle analisi è quello di valutare la qualità dei prodotti naturali vegetali. Cosa sono questi prodotti
naturali? Naturali sono tutti quei prodotti derivati direttamente dalla natura. Possono essere derivati direttamente
o parzialmente manipolati dall'uomo (emisintesi) ma sono molecolarmente presenti in natura.
Naturale non sempre è sinonimo di genuino e salutare, in quanto naturali sono anche determinati veleni naturali
prodotti da piante, animali, insetti, pesci ecc. In realtà non è tanto la sostanza che fa il veleno quanto la dose.

La definizione di prodotto erboristico non è precisata in alcuna legge, ma si possono intendere principalmente:
- farmaci fitoterapici: costituiti da estratti da piante medicinali, altamente standardizzati e titolati nel contenuto
del principale principio attivo presente nella pianta e con caratteristiche farmacologicamente attive.Deve
essere ben noto il contenuto della molecola che esercita l’azione biologica, questi farmaci sono registrati al
ministero della sanità come farmaci veri e propri.
- prodotti salutistici: non possono vantare funzioni terapeutiche, ma solo effetti nutritivi e fisiologici. Registrati
presso il Ministero della Salute come integratori.
- preparazioni estemporanee e miscele di erbe: preparate in farmacia ed erboristeria, come tisane e decotti.

Dove troviamo le informazioni per effettuare controlli su questi farmaci fitoterapici? Nella farmacopea italiana, è
il testo normativo che descrive i requisiti di qualità delle sostanze ad uso farmaceutico, le caratteristiche che i
medicinali preparati devono avere ed elenca la composizione qualitativa e quantitativa, nonché a volte, il metodo
di preparazione di ogni farmaco galenico che le farmacie sono autorizzate a preparare. Il contenuto della
farmacopea è articolato in tre sezioni principali:
1. capitoli generali: qui sono indicati le prescrizioni generali della farmacopea Europea e della farmacopea
ufficiale; metodi di analisi (apparecchiature, metodi generali fisici e chimico-fisici, identificazione, saggi limite,
saggi e dosaggi biologici, metodi generali di farmacognosia, saggi e procedimenti tecnologici); materiali usati
nella fabbricazione di contenitori; riattivi; argomenti generali.
2. monografie: per ciascun prodotto vengono descritti i caratteri chimico-fisici, i caratteri chimici, le reazioni di
identificazione, i saggi cui ciascun prodotto deve rispondere, il metodo di determinazione quantitativa e in
qualche caso anche le modalità di conservazione. Oltre ai principi attivi, in questa parte sono riportati anche i
composti utilizzati come eccipienti o anche i prodotti utilizzati come materie prime per i contenitori o prodotti che
comunque entrano a far parte di un medicamento.
3. tabelle: riassunte informazioni importanti per il lavoro del farmacista (masse atomiche relative ecc)
La farmacopea Europea è una farmacopea che a livello europeo ha lo scopo:
- armonizzare i testi delle principali farmacopee ufficiali degli stati europei
- individuare norme comuni riconosciute sulla qualità dei medicamenti, al fine di facilitare la libera circolazione
dei prodotti medicinali in Europa ed assicurare la qualità di quelli importati
È articolata in 2 volumi.

ERRORI NELL’ANALISI CHIMICA


Ogni misura sperimentale presenta una qualche incertezza chiamata errore sperimentale che può essere:
- errore sistematico: influenza l’accuratezza di una misura che rappresenta lo scostamento tra il valore
ottenuto e quello vero
- errore casuale: influenza la precisione di una misura, che descrive la riproducibilità delle misurazioni
La precisione descrive la riproducibilità delle misurazioni. Viene determinata ripetendo le misurazioni, ed è
espressa dagli indici di dispersione (varianza, deviazione standard, ecc)
L’accuratezza rappresenta la concordanza tra la media aritmetica dei risultati ottenuti e il valore vero, o valore
accettato come tale; è espressa dall’errore.
L’errore assoluto E nella misura di una quantità xi è dato dalla differenza, compreso il segno tra il valore
misurato e il valore vero.
E = xi - xv
xv rappresenta il valore vero. Il segno, positivo o negativo, viene mantenuto.
L’errore assoluto però non ci dà l’idea della reale accuratezza di una determinazione, ecco perché si utilizza
spesso l’errore relativo.
L’errore relativo Er nella misura di una quantità xi è dato dall’errore assoluto diviso il valore vero
𝑥𝑖−𝑥𝑣
Er = 𝑥𝑣
·100
Una terza tipologia di errore è costituito dall’errore grossolano, si presenta occasionalmente, è spesso grande e
fa sì che ogni singolo risultato si discosti in maniera rilevante dal resto dei dati.

ERRORI SISTEMATICI
Chiamati così perché si ripetono tutte le volte. Sono sempre attribuibile a una causa nota o individuabile e sono
sempre di uno stesso segno, per eccesso o per difetto rispetto al valore vero. Se si conduce nuovamente
l'esperimento, esattamente nello stesso modo, l'errore è riproducibile.
Derivano da un qualche problema presente nel metodo analitico, nello strumento di misura, nei reattivi utilizzati o
nella matrice da analizzare.
- errori di metodo: lentezza o incompletezza delle reazioni utilizzate nell'analisi
- errori strumentali: misura di un volume mediante l'uso di vetreria starata
- errori legati ai reattivi: uso di una soluzione titolante la cui concentrazione non è nota in modo
sufficientemente accurato
- errori legati alla matrice: presenza nella matrice di sostanze interferenti

Gli errori sistematici possono anche essere distinti in:


- costanti: non dipendono dalla quantità misurata. Diventano seri al diminuire della quantità misurata.
- proporzionali: sono proporzionali alla quantità del campione analizzato. Sono dovuti ad esempio alla
presenza di contaminanti interferenti.
Cosa si può fare per eliminare o limitare gli errori sistematici?
Si può determinare il bianco. Il bianco è una soluzione che contiene oltre al solvente tutti i reagenti dell'analisi
escluso il campione. Analisi del bianco può rilevare errori dovuti ad interferenze di contaminanti.
Un’altro metodo è analizzare campioni standard di riferimento che contengono una o più specie a
concentrazione nota. Oppure là dove non dovessi avere uno standard opportuno si utilizza un secondo metodo
indipendente ed affidabile.
Un’altro metodo è effettuare la calibrazione degli strumenti di misura.

ERRORI CASUALI
Detto anche errore indeterminato o accidentale, deriva dall'effetto prodotto dalla presenza di variabili incontrollate
nelle misure. Ha pari probabilità di essere positivo o negativo.
Dovuto ad esempio a imperizia nell’eseguire un’operazione analitica, non corretta manutenzione degli strumenti
analitici, soggettività nella lettura di una scala, rumore elettrico di uno strumento.
Per la loro natura casuale, sono probabilisticamente egualmente distribuiti a destra e a sinistra del valore vero.
(non c’è bisogno di fare il bianco)
Per abbattere questo tipo di errore, conviene eseguire alcune ripetizioni dell'analisi con lo stesso metodo analitico
ed esprimere il risultato come la media aritmetica dei risultati di ogni singola ripetizione.
Se ripetendo una misura con lo stesso metodo analitico su di uno stesso campione si ottengono valori molto
simili, allora la deviazione standard risulterà bassa e si potrà affermare che le misure effettuate risultano precise.
I campioni analizzati esattamente nello stesso modo si chiamano replicati. Poiché i risultati individuali di un
insieme di misure sono raramente gli stessi, il valore centrale viene usato come rappresentativo di tutto l'insieme
dei dati o popolazione.
Il valore centrale di un set di dati dovrebbe essere più affidabile di ciascun dato individuale. (mediana)
La variazione dei dati dovrebbe fornire una misura dell'incertezza associata con il risultato centrale.

LE PIANTE E L’UOMO
Le piante sono la principale, se non l'esclusiva, fonte di alimentazione dell'uomo e degli animali. Per questi motivi
fin dalla notte dei tempi l'uomo ha cercato di accrescere le conoscenze sui vegetali.
Le piante producono, oltre ai principi nutrizionali, anche numerose sostanze che influenzano direttamente o O
indirettamente lo stato di salute dell'uomo, in quanto dotate di effetti farmacologici. Per tale motivo l'uomo le
impiega da millenni per mantenere il suo stato di salute ed aumentare il suo benessere.
Biogenesi dei principi attivi di origine vegetale
Come fanno le piante a produrre i principi attivi? Tutto deriva dalla fotosintesi clorofilliana. La pianta sfruttando
l'energia proveniente dalla luce solare ossida l'acqua e riduce l'anidride carbonica a composti organici. I composti
organici principalmente formati durante la fotosintesi sono zuccheri che verranno traslocati in tutta la pianta. La
fotosintesi libera però anche ossigeno che viene emesso nell'atmosfera.

PRODOTTI NATURALI: definizioni


Piante medicinali: Piante che possiedono proprietà provate di svolgere una qualche attività terapeutica.
Piante officinali: Secondo la legislazione italiana si intendono le piante medicinali, aromatiche e da profumo,
inserite negli elenchi specifici e nelle farmacopee dei singoli paesi.
Droga: Parte di piante o di animale, in genere allo stato secco, che viene utilizzata in farmacia, dell'Industria
farmaceutica, dei liquori, dei profumi, direttamente o per estrazione dei principi attivi in essa contenuti.
Principi attivi: Molecole prodotte dal metabolismo di un organismo animale o vegetale o di sintesi, dotate di
attività farmacologica e suscettibili di impiego terapeutico.
Fitocomplesso: Insieme di numerose sostanze presenti nella droga, dotate ciascuna di maggior o minor
proprietà medicamentosa, ma tutte indispensabili per garantire la completezza dell'azione terapeutica. Molto
spesso il fitocomplesso risulta più efficace del singolo principio attivo in quanto si verificano fenomeni di
sinergismo che portano ad un potenziamento dell'azione del principio attivo.
Medicamento: Ogni sostanza avente proprietà curative o profilattiche delle malattie umane o animali che viene
somministrata allo scopo di stabilire una diagnosi o ripristinare, correggere o modificare funzioni organiche
dell'uomo o dell'animale.

PRODUZIONE DELLE DROGHE VEGETALI


Come si ottengono le droghe vegetali?
Tramite:
- piante spontanee: difficili da utilizzare per l’elevata variabilità dei principi attivi (potrebbero avere un effetto
nullo oppure addirittura tossico). Difficoltà di controllare le condizioni ambientali di crescita. Crescente
necessità ambientale di preservare la flora spontanea. Il raccoglitore di piante spontanee deve fare
attenzione a non estirpare tutti gli individui della stessa specie per non esaurire le risorse della flora
medicinale spontanea. Le piante medicinali, o loro parti, devono essere raccolte nel periodo più idoneo,
corrispondente al ritmo della vita vegetale (tempo balsamico). La Farmacopea ufficiale italiana riporta delle
regole per la raccolta delle parti vegetali della pianta che costituiscono la droga:
- foglie: a completo sviluppo
- radici e rizomi: durante la fase di quiescenza della pianta
- cortecce e legni: a completo sviluppo
- fiori: alla fioritura
- frutti: appena maturi
- semi: a maturità piena
- piante coltivate: molte droghe possono essere ottenute da piante coltivate, più vantaggiose rispetto a quelle
spontanee. Diverse piante medicinali spontanee vengono anche coltivate per la difficoltà di reperirle allo
stato spontaneo, considerando le condizioni di crescita della pianta nel suo habitat naturale. La coltivazione
ha il vantaggio di controllare le condizioni ambientali di crescita (terreno luce umidità) e le malattie che
colpiscono la pianta per garantire uno sviluppo ottimale. La coltivazione in ambito ristretto facilita la raccolta
della pianta e la sua successiva manipolazione. La coltivazione consente di selezionare particolari varietà
della pianta per avere una resa maggiore nel contenuto di principi attivi.
Variabilità nel contenuto di principi attivi
Le piante medicinali possono manifestare grandi variazioni nel contenuto di principi attivi e questo può dipendere
da:
- Fattori naturali: endogeni (di natura genetica [selezione, mutazione, ibridazione, poliploidia] o non genetica
[età, stadio di sviluppo]) ed esogeni (latitudine, altitudine, suolo, fattori biotici, clima, luce, terreno) o ecologici
- Fattori artificiali: raccolta, produzione (processi di preparazione ed estrazione), conservazione ed alterazioni
(spontanee, enzimatiche, invecchiamento)

Fattori endogeni
Selezione: All'interno di una specie vegetale è possibile identificare delle piante medicinali che possiedono
determinate caratteristiche utili in ambito farmacologico, quali ad esempio un maggior contenuto di principi attivi.
Selezionando tali piante e mettendolo in condizioni di riprodursi è possibile ottenere nell'ambito della stessa
specie vegetale una popolazione di piante medicinali dotati di tali caratteristiche.
Mutazioni: Avvengono spontaneamente o indotte dall'uomo. Possono essere di vario tipo: mutazione puntiforme,
mutazione per sostituzione, inserzione, delezione, traslocazione di nucleotidi, dovuta, raramente, alla spontanea
rottura di legami o può essere indotta da agenti esterni chimici o fisici e determina la variabilità genetica.
Ibridazione: È un fenomeno genetico che comporta l'incrocio di individui geneticamente diversi per formare una
progenie ibrida. Tuttavia l'ibridazione fornisce delle caratteristiche Instabili dal momento che per
autoimpollinazione o per incroci spontanei si può ottenere una progenie con caratteristiche genetiche diverse
dalle parentali, anche per quanto riguarda il contenuto di principi attivi.
Poliploidia: Molte specie di piante hanno avuto origine da errori avvenuti nel corso della meiosi, che hanno dato
luogo a cromosomi soprannumerari. La nuova specie si definisce poliploide, costituita cioè da cellule che
possiedono più di due compiti cromosomici completi. È il risultato di un alterata divisione cellulare che può essere
spontanea o indotta artificialmente nelle piante da l'Impiego di colchicina con buoni risultati. Le piante poliploidi,
anche se sterili, risultano essere di maggiori dimensioni e più resistenti alle condizioni climatiche avverse rispetto
alle diploidi.

Fattori esogeni
Clima: Le piante ricavano il loro nutrimento dalla fotosintesi e quindi la disponibilità di luce di opportuna intensità
e durata è indispensabile per l'accrescimento, per la sopravvivenza della pianta e anche per la produzione di
metaboliti secondari.
Latitudine: Influenza la composizione chimica dei grassi vegetali (Piante tropicali contengono quasi
esclusivamente acidi grassi saturi, piante subtropicali contengono in maggiore quantità acidi grassi insaturi,
piante con contengo insaturazioni, piante dei climi freddi contengono quasi esclusivamente acidi grassi insaturi)
Altitudine: Determina variazioni nella quantità di principio attivo, in maniera meno prevedibile
Costituzione chimico-fisica del terreno: È molto importante per la qualità della pianta medicinale alla quale
fornisce acqua, gli uni inorganici e humus. Ogni variazione nella composizione del terreno porta a variazioni nel
metabolismo della pianta medicinale. Anche la struttura fisica del terreno influenza la produzione di principi attivi.
Fattori biotici: Rappresentano le influenze esercitate da un essere vivente sulla crescita e sullo sviluppo di un
altro essere mediante la secrezione di sostanze organiche. Quando piante differenti crescono una accanto
all'altra possono influenzarsi a vicenda sulla germinazione dei semi, sulla accrescimento, sullo sviluppo delle
foglie, sulla maturazione dei frutti e anche sul contenuto di principi attivi

Fattori artificiali
Raccolta: La droga va raccolta al tempo balsamico. Va prestata attenzione al post-raccolta quindi alle immediate
fasi che seguono la raccolta e si intersecano con la preparazione e la conservazione della droga.
Produzione:
- Montatura: eliminazione di parti guaste ed estranee alla droga e/o alla fonte
- Preparazione: frantumazione, triturazione è polverizzazione, estrazione
Conservazione: tramite essiccazione (causano una temporanea inibizione enzimatica a causa
dell’allontanamento di acqua *1), liofilizzazione (*1), stabilizzazione (*2), conservanti che permettono di
mantenere la droga intatta più a lungo (causano una denaturazione degli enzimi in maniera irreversibile *2)
Alterazioni: possono essere spontanee o avvenire a causa di contaminazioni

PREPARAZIONE E CONSERVAZIONE
Tempo di raccolta: Definito tempo balsamico, quando la pianta contiene la massima quantità di principio attivo.
È importante da un punto di vista sia terapeutico che commerciale. Dipende da: tipo di pianta, parti da
raccogliere, condizioni climatiche e di terreno.
Mondatura: Successivamente alla raccolta, le piante o le parti di esse devono essere mandate, ovvero private di
residui o di parti guaste o estranee. Le droghe utilizzate allo stato fresco non richiedono più alcuna operazione.
Possono essere assoggettate alle operazioni necessarie per l'ottenimento di determinate forme medicamentose
come le tinture madri.
Essiccamento: Dopo la raccolta, le piante o le parti di esse sono ricche di acqua. L'acqua è utile per le cellule
vive ma è dannosa per le cellule prive di vita (formazione ad esempio di muffe e batteri). Dopo la raccolta
l'equilibrio metabolico di una pianta viene alterato determinando il rilascio di enzimi litici che attaccano le cellule.
Le reazione catalizzate sono soprattutto reazioni di idrolisi che avvengono in presenza di acqua. Il processo di
essiccamento, eliminando l'acqua, arresta le reazioni di idrolisi. Nella maggior parte dei casi si opera ad una
temperatura di 30-40°C tenendo conto delle caratteristiche dei principi attivi che potrebbero degradarsi a valori
troppo elevati di temperatura.
Metodi di essiccamento:
- essiccamento all’aria: Avviene in locali ben areati, al riparo dalla luce del sole e dall'umidità. La droga è
tagliata a pezzi è disposta a strati su graticci in modo che l'aria possa passare liberamente Richiede tempi
lunghi durante il quale si può avere una parziale alterazione della droga.
- essiccamento in stufe a secco (55-60°C): Accelerano il processo di essiccamento. Non è adatto per sostanze
termolabili. Le parti vegetali vengono frammentate per facilitare l'essiccamento. Le temperature usate
portano alla disidratazione delle droghe e consentono una parziale sterilizzazione portando alla morte di
lieviti e batteri non sporigeni.
La qualità delle droghe dipende dall’esiccamento:
- se troppo veloce si può avere una alterazione del colore di foglie e fiori
- se troppo lenta e protratta si può avere un colorito bruno ed odore sgradevole
- temperatura troppo elevata può rendere la droga fragile
- se si ha a che fare con principi attivi o droghe sensibili ad elevate temperature è meglio effettuare la
liofilizzazione.
Liofilizzazione: È un processo tecnologico che consente l'eliminazione totale dell'acqua dagli alimenti, farmaci o
droghe, i quali vengono ridotti in polveri disidratate. È nota anche come crioessiccamento, consiste
nell'essiccamento per sublimazione del ghiaccio contenuto nella droga portata a -80°C almeno per 24 ore, prima
di essere sottoposta al processo di crioessiccamento. L'acqua contenuta nell'alimento sublima, ovvero passa
dallo stato solido a quello di vapore senza passare dalla fase liquida e ciò avviene a temperature inferiori a zero
gradi e a pressione ridotta. Si ottiene così una massa solida, porosa, friabile molto solubile in acqua. Il processo
è piuttosto costoso e originariamente era destinato solo a medicinali ed alimenti particolari. Oggi le applicazioni
sono svariate grazie all'abbassamento dei costi di produzione. La principale caratteristica dei prodotti liofilizzati è
la facilità di reidratazione, molto più veloce di prodotti essiccati in maniera tradizionale.
Fasi del processo di liofilizzazione:
- preparazione: preparazione della droga, disposta in contenitori specifici. Devono contenere poca droga in
modo che la superficie di evaporazione sia la più ampia possibile
- congelamento: porre il tutto all'interno del liofilizzatore e congelare (richiede circa una notte)
- 1° essiccamento: eseguita a pressione ridotta. In questa fase si ha il grosso della sublimazione, questo porta
ad un intenso raffreddamento che rallenta molto il processo, per ovviare a ciò i ripiani su cui è posto il
prodotto devono essere riscaldati a temperatura controllata.
- 2° essiccamento: detto desorbimento, si effettua in condizioni più drastiche. Elimina il resto dell’acqua.
- controllo: termine del processo
- apertura vuoto: si torna a pressione ambiente facendo passare un gas inerte (azoto)
- confezionamento
Vantaggi liofilizzazione:
- Lungo periodo di conservazione anche a temperatura ambiente
- Protezione dagli inquinamenti da parte dei microrganismi
- Elevata igiene
- Facilità di trasporto e magazzinaggio del prodotto
- Rapida ricostituzione del prodotto non appena il liofilizzato viene posto in presenza di acqua
- Conservazione delle caratteristiche del prodotto di partenza
- Il materiale disidratato si presenta spugnoso e facilmente idratabile
Stabilizzazione: I metodi di essiccazione descritti, non sono sufficienti a denaturare gli enzimi, che vengono solo
inibiti temporaneamente. Con la tecnica di stabilizzazione si inibiscono gli enzimi in modo irreversibile e il metodo
più usato è quello di Perrot-goris che sfrutta l'alcol etilico. La droga viene posta in autoclave dove vengono
immessi i vapori di etanolo prodotti da una caldaia. Il tutto viene lasciato a 105-110 gradi°C, alla pressione di 0,5
atm per 1-5 minuti, a seconda del materiale da stabilizzare. Dopo le droghe vegetali vengono essiccate con aria
calda e imballate. La droga più adatta ad essere stabilizzata è quella che facilmente e rapidamente subisce una
degradazione per attività enzimatica endogena. Il processo di stabilizzazione deve quindi essere svolto
immediatamente dopo la raccolta della droga. Usata per principi attivi termostabili.
Sterilizzazione: Sono le droghe alla raccolta sono sempre inquinate da microrganismi. La sterilizzazione può
essere operata per trattamento con: calore umido, secco, per esposizione ai raggi gamma.
La farmacopea proibisce l'uso dell' ossido di etilene per la decontaminazione di droghe vegetali.
Conservazione: I conservanti sono sostanze che si possono aggiungere alla droga e si dividono in :
- additivi antimicrobici: evitano l'alterazione provocata da enzimi batterici
- antiossidanti: evitano reazioni di degradazione ossidativa spontanee o indotte da microrganismi
Modalità di conservazione: In luoghi ben asciutti, ben areati e freschi, al riparo da agenti esterni, fisici e biologici.
Le droghe e i principi attivi sensibili alla luce vanno conservati in contenitori scuri, all'umidità vanno conservati in
contenitori ermeticamente chiusi, al calore vanno conservati in contenitori lontani da fonti di calore. Esse devono
essere conservate in contenitori ben chiusi, se possibile con un doppio fondo per inserire una sostanza
igroscopica tale da garantire un ambiente secco per almeno uno o due anni.
Alterazioni: se non vengono rispettate le norme di conservazione si possono avere delle alterazioni che possono
essere:
- spontanee: dipendono da enzimi litici propri delle piante. Reazioni spontanee con sostanze sterilizzanti.
Procedura di essiccamento e conservazione errata.
- da invecchiamento: le droghe vanno naturalmente incontro a impoverimento di principi attivi, nonostante la
corretta conservazione, si consiglia il nuovo ogni anno.
- da contaminazioni: attacco fungino e batterico, Attacco di insetti.
Sanitizzazione: operazione di recupero della droga (comporta perdita di qualità e quantità della droga).
Eliminazione microrganismi patogeni e/o indesiderati e riduzione enterobatteri.
Spruzzare gli ambienti con insetticida da contatto. In seguito i fumiganti devono essere completamente
rimossi.
Raggi gamma. Causano riduzione del contenuto in principi attivi.
Conservazione a bassa T. Indicata per arrestare l'attacco di insetti sulla droga ma anche per uccidere insetti e
larve.
OTTENIMENTO DEI PA DALLE DROGHE VEGETALI
Le droghe vegetali vengono sottoposte a tutte quelle procedure che consentono di ottenere farmaci di estrazione
e i principi attivi. I metodi di preparazione sono diversi e dipendono dal tipo di droga impiegata. Si possono usare
metodi di preparazione di tipo meccanico o estrattivo, spesso usati in successione per estrarre i principi attivi.

Metodi meccanici
Frantumazione: Si applica a materiale duro e consistente di pezzatura elevata.Il materiale vegetale viene ridotto
in frammenti più o meno grossolani.La frantumazione si può effettuare con:
- mortaio e pestello
- frantumazione a freddo (criofrantumazione): sì effettua a basse temperature con azoto liquido e serve a
ridurre i danni del calore prodotto dall'attrito durante la procedura di frantumazione.
- trinciatrici: macine a coltelli rotanti, frantumatori
Frantumatore a lame: È formato da una camera di macinazione in cui ruota un albero orizzontale a cui sono
fissate delle lame. Sotto la camera c'è una griglia forata intercambiabile. Quando l'albero ruota le lame portano il
materiale contro la griglia e lo frantumano. Tutti i pezzi più piccoli dei fuori della griglia passano ad un raccoglitore
sottostante

Triturazione: Consiste nel ridurre la droga in particelle minute. Si applica a droghe erbacee, foglie, fiori, gemme,
bulbi, tuberi e frutta. Si utilizzano strumenti che esercitano forze di pressione, taglio o urto, come omogeneizzatori
a coltelli rotanti e taglierine.

Polverizzazione: Consiste nel ridurre in polvere la droga frantumata o triturata. In caso di droghe oleaginose si
aggiungono amido, mannitolo, talco, zucchero, cloruro di sodio. Solo su droghe secche. La polverizzazione
facilita l'estrazione dei principi attivi in quanto maggiore è la finezza della droga più rapida sarà l'estrazione dei
principi attivi. Si utilizzano molini di vario tipo a coltelli, a martelli, a rulli, a cilindri, a palle, a energia fluida.

Spremitura: Consiste in una operazione meccanica di estrazione che si opera su una droga fresca che viene
pressata in modo da lacerare il tessuto vegetale e farne uscire il contenuto. Si usa per ottenere succhi freschi,
ricchi in vitamine, oli essenziali o oli vegetali.

Centrifugazione: Si esegue su una droga fresca triturata, per favorire la separazione del succo. Questi processi
estrattivi sono in genere seguiti da decantazione e filtrazione. I succhi sono facilmente alterabili e vanno
consumati entro 24 ore dalla preparazione. Per conservarli più a lungo si può: congelarli, mescolarli con un ugual
peso di alcol al 90%, ottenendo tinture madri.

Tecniche estrattive
Estrazione con solvente: Prevede il lento ingresso, all'interno del materiale vegetale, di un solvente, in cui i
principi attivi da estrarre siano solubili. Viene facilitata dai trattamenti preliminari effettuati sulla droga come
essiccamento, frantumazione o triturazione e polverizzazione. In questo modo la parete cellulare delle cellule
vegetali non è più integra e si accelera la velocità del processo di dilavamento.
Estratto vegetale: È molto più complesso di un composto prodotto per sintesi poiché esso generalmente è
costituito da una miscela complessa di sostanze ed è praticamente impossibile tener conto di tutti i componenti,
ammesso che essi siano completamente identificati e rilevabili analiticamente.
Se il principio attivo o il gruppo di sostanze attive nell'estratto è stato identificato le altre sostanze presenti
nell'estratto sono considerate, almeno dal punto di vista analitico, di secondaria importanza (componenti privi di
attività farmacologica, ma in grado di influenzare l'attività dei principi attivi). Molto spesso la situazione è più
complicata poiché molte sostanze possono partecipare all’effetto farmacologico complessivo di un particolare
estratto. Questi estratti dovrebbero essere quantificati specificando i diversi aspetti quantitativi e qualitativi dei
diversi componenti.

METODI ESTRATTIVI: Metodi di separazione in cui il materiale solido o liquido viene messo a contatto con un
solvente liquido per trasferire uno o più componenti nel solvente. Si ottiene la separazione delle macromolecole
che costituiscono la biomassa dai metaboliti secondari, contenenti il principio o i principi attivi. Questi possono
essere: metodi estrattivi tradizionali o moderni.
Metodi estrattivi tradizionali:
- Infusione: Il solvente una volta portato ad ebollizione viene versato sulla droga secca Trascorso il tempo
opportuno si filtra il tutto e viene consumato subito o comunque nell'arco delle 24 ore. Si opera generalmente
su droghe non coriacee o comunque con un taglio triturato. Si usa per droghe contenenti principi attivi
termolabili. Si distingue in infuso aromatico e terapeutico sulla base del tempo di estrazione: aromatico
tempo di contatto 5-10 minuti, terapeutico tempo superiore ai 30 minuti.
- Decozione: La droga secca viene immersa in acqua fredda. Si porta il tutto all'ebollizione e si lascia a quella
temperatura dai 5 ai 30 minuti. Si opera una decozione generalmente su droghe coriacee. Il taglio deve
essere preferibilmente triturato.
- Macerazione: La droga secca è polverizzata viene immersa in un liquido (alcol, perché riesce a sciogliere
meglio alcune sostanze) e viene lasciata a bagno per circa 7 o 15 giorni ad una T non superiore ai 30°C; il
liquido viene filtrato. La droga può essere sottoposta numerose volte a macerazione con solvente fresco fino
ad esaurimento. L'operazione di macerazione è usata per l'estrazione di principi attivi volatili o per
l'estrazione selettiva di principi attivi solubili in alcool. In alternativa si effettua una digestione: macerazione
effettuata a T maggiore ai 30°C
- Percolazione: È considerato uno dei migliori procedimenti di estrazione. Viene eseguita in apparecchi
chiamati percolatori. Consiste nel far passare in maniera continua il solvente attraverso uno strato di droga
finemente polverizzata e sottoposta preventivamente a macerazione per 24 o 48 ore. La velocità di
percolazione deve essere bassa in modo tale che il solvente a contatto con la droga abbia il tempo di
estrarre i principi attivi. (processo utilizzato dalla moka per preparare il kaffeee)
- Enfleurage: Adsorbimento delle essenze volatili in grassi solidi fissi. Utilizzato per quelle droghe,
generalmente fiori, che con le normali tecniche di distillazione non offrirebbero garanzie di quantità e qualità.
(sfrutta la loro porosità). Antico metodo di estrazione, nato all'epoca degli Egizi e utilizzato per ricavare le
fragranze dai petali dei fiori. Gli oli essenziali vengono estratti con un grasso solido. Il grasso utilizzato deve
avere caratteristiche neutre rispetto al profumo e stabili nel tempo. In passato si utilizzavano grassi di origine
animale come quello di maiale o di bue, oggi si utilizzano grassi vegetali come il benzoino o anche il burro di
karitè. Il grasso viene spalmato su una lastra di vetro e i petali dei fiori, raccolti a mano, vengono disposti in
uno strato sottile al di sopra del grasso. I telai vengono poi sovrapposti l'uno sopra l'altro e lasciati riposare
per alcuni giorni. Successivamente I petali vengono rimossi scrupolosamente e sostituiti con altri nuovi
appena raccolti. Questa operazione viene ripetuta più volte (circa 30) fino alla completa saturazione del
grasso. Terminato l'enfleurage il grasso viene raschiato e quello che si ottiene viene definita pommade ossia
una pomata profumata ricca di essenza floreale. La pommade può essere utilizzata tale e quale come
essenza solida oppure può essere lavata con solventi ottenendo un olio profumato da cui, dopo filtratura, si
ottiene l'assoluta, ossia l'essenza floreale pura.
- Estrazione in soxhlet: L'estrazione in continuo di una massa solida con un solvente si effettua
comunemente con un apparecchio soxhlet. L'estrattore ha due collegamenti, un condotto per il passaggio del
solvente allo stato di vapore, e un sifone per lo scarico dell'estratto nel pallone in basso. Il pallone contiene il
solvente necessario per l'estrazione. Nella parte alta è inserito un condensatore o refrigerante in modo da
avere un ricircolo continuo di solvente fresco. Dopo aver inserito il campione in un ditale di carta da filtro e
quindi nella camera di estrazione e il solvente nel pallone, ha inizio l'operazione di estrazione. Il solvente
viene portato all'ebollizione, quindi passa dalle strutture, nel condensatore e ricade come condensato nella
camera di estrazione. Il solvente attraversa la carta da filtro, entra nella droga e estrae il soluto. La soluzione
ritorna dal condotto laterale in basso nel pallone. Dal pallone parte sempre sorbente pulito e ritorna arricchito
dei composti estratti.
- Distillazione: La distillazione è una tecnica che consente di separare i liquidi che compongono una
determinata miscela. La miscela viene riscaldata e al variare della temperatura si separano i componenti
volatili come vapore, per poi essere condensati in altri recipienti.

Metodi di preparazione di tipo estrattivo


Estrazione liquido-liquido
La procedura di estrazione è una delle più vecchie operazioni chimiche; permette di separare sostanze con
solubilità diverse. I metodi di estrazione con solventi vengono molto usati in campo farmaceutico per l'isolamento
del principio attivo da: droghe grezze, tessuti e liquidi biologici, preparazioni galeniche.
Quando un composto X viene messo in un imbuto separatore con due liquidi immiscibili, come acqua e dcm
(diclorometano), esso si ripartisce o distribuisce tra le due fasi fino al raggiungimento dell'equilibrio. La quantità di
X in ciascuna fase dipende dalla sua solubilità relativa in acqua e dcm.
Definiamo coefficiente di ripartizione (K), il rapporto tra le concentrazioni di X in ciascuna fase all’equilibrio.
(𝑋 𝑓𝑖𝑛𝑎𝑙𝑒) 𝑜𝑟𝑔 [𝑋]𝑜𝑟𝑔
𝐸= (𝑋 𝑖𝑛𝑖𝑧𝑖𝑎𝑙𝑒) 𝑎𝑐𝑞
= [𝑋]𝑎𝑐𝑞
Dal valore di K dipende la facilità di estrazione con solvente organico di un soluto da una soluzione acquosa:
- Se K = 1,0 soluto Si ripartisce equamente tra le due fasi, ed è difficile condurre una separazione per
estrazione selettiva.
- Se K>1,sostanze lipofile, il soluto si concentra nella fase organica e può essere estratto efficacemente dalla
fase acquosa
- Se K<1, sostanze idrofile, il soluto è più solubile in acqua che nei solventi organici è solo una piccola quantità
potrà essere estratta. K potrà essere alterato per aggiunta di un sale inorganico, alla fase acquosa: La
sostanza organica sarà meno solubile nella soluzione di NaCl che in acqua è l'estrazione del solvente
organico sarà più efficiente.
In certi casi questo valore di K prende un nome particolare coefficiente di partizione e lipofilia. La lipofilia di
una sostanza descrive la sua tendenza a sciogliersi in un solvente apolare, come l'etere o il cloroformio, piuttosto
che in acqua. Il n-ottanolo e l'acqua costituiscono la coppia standard di solventi utilizzata per determinare i
coefficienti di ripartizione dei farmaci. In genere si adopera il logaritmo decimale del coefficiente di ripartizione
(logP).
[𝑋]𝑛−𝑜𝑡𝑡𝑎𝑛𝑜𝑙𝑜
𝑙𝑜𝑔𝑃 = 𝑙𝑜𝑔( [𝑋] 𝑎𝑐𝑞𝑢𝑎
)
In base al valore di log P possiamo classificare le sostanze in tre categorie:
- idrofobiche o lipofile o apolari, con logP > 0
- idrofile o polari, con logP < 0
- di media polarità, con logP intorno a 0
Più aumenta in valore di P più aumenta la lipofilia e più diminuisce l’idrofilia.

Estrazione discontinua con imbuto separatore


Il solvente organico di e soddisfare i seguenti requisiti:
- Sciogliere facilmente l'analita
- non reagire con l'analita
- basso costo, tossicità ed infiammabilità
La scelta del solvente più adatto si basa su alcune considerazioni:
- K deve essere più alto o il più basso possibile
- il solvente deve essere facilmente allontanato
- i due solventi devono avere densità diverse ed essere immiscibili
- un solvente ideale dovrebbe anche essere non tossico e non infiammabile
Esecuzione pratica. É buona abitudine fare seguire ai vari lavaggi con acqua, un lavaggio finale (estrazione) con
una soluzione satura NaCl. Tale estrazione alla capacità di seccare la fase organica. Infatti l’etere etilico, ad
esempio, sebbene fortemente miscibile con l'acqua, dissolve il 1,5% di acqua a temperatura ambiente. L'etere
etilico non risolve la soluzione NaCl: se una soluzione di etere etilico, contenente dell'acqua, viene lavata con
soluzione satura NaCl, l'acqua dell'etere si trasferirà alla fase acquosa. Le ultime tracce di acqua verranno
rimosse per essiccamento su un agente essiccante.
Agenti disidratanti per rimuovere l’acqua: CaCl2, setacci molecolari, MgSO4, P2O5, Na2SO4.
Inconvenienti: La miscela delle due fasi è così scura che l'interfaccia non è visibile, allora si può esporre ad una
fonte luminosa la miscela per ovviare il problema. Oppure è visibile solo uno strato, succede quando nella
miscela è presente una grande quantità di solventi miscibile con l'acqua. Questi solventi si sciolgono bene sia in
acqua che nel solvente organico. Quindi per ovviare il problema basterà aumentare il volume di acqua nella
miscela. Ho ancora la miscela è chiara ma l'interfaccia non è visibile, si verifica quando i due solventi hanno un
indice di rifrazione molto simile, per cui sembrano uguali. Aggiungendo un pizzico di carbone, questo galleggerà
sul liquido più denso. L'inconveniente che capita più spesso è la formazione di emulsioni, che avviene quando
goccioline di una soluzione si sospendono nell'altra. Le emulsioni non si separano per gravità. Solventi come
benzene, toluene, che trattengono molta acqua formano facilmente emulsioni.
Per rompere queste emulsioni bisogna rompere l’equilibrio che si è creato tra le due fasi. Si può procedere:
- Agitando con una bacchetta lentamente o far ruotare a vortice
- Aumentare il volume di solvente estrattore
- Aggiungere NaCl o una soluzione satura di sali di sodio o di ammonio
- Filtrare la massa e senza agitare riversare nell'imbuto
- Far gorgogliare un gas o riscaldare delicatamente
Efficacia estrattiva (% Pa estratta in seguito a una estrazione): si può calcolare conoscendo il K di un soluto tra
due solventi immiscibili. La frazione di soluto nella fase organica (p) sarà data da:
𝑞𝑢𝑎𝑛𝑡𝑖𝑡à 𝑑𝑖 𝑠𝑜𝑙𝑢𝑡𝑜 𝑖𝑛 𝑓𝑎𝑠𝑒 𝑜𝑟𝑔𝑎𝑛𝑖𝑐𝑎 𝐶𝑜 𝑉𝑜
𝑝= 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑡𝑖𝑡à 𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑑𝑖 𝑠𝑜𝑙𝑢𝑡𝑜
= 𝐶𝑜 𝑉𝑜 + 𝐶𝑎 𝑉𝑎
Co= concentrazione soluto fase organica
Vo= volume soluto fase organica
Ca = concentrazione soluto fase acquosa
Va = volume soluto fase acquosa
Dividendo numeratore e denominatore per CaVa, poiché Co/Ca = k e ponendo Vo/Va = U si ottiene:
𝐶𝑜𝑉𝑜
𝐶𝑎𝑉𝑎 𝐾𝑈
𝑝= 𝐶𝑜𝑉𝑜 𝐶𝑎𝑉𝑎 𝑝 = 𝐾𝑈 + 1
𝐶𝑎𝑉𝑎
+ 𝐶𝑎𝑉𝑎

La percentuale estratta R% dal solvente organico sarà: 𝑅% = 𝑝 · 100


La frazione rimasta (q) in fase acquosa sarà:
𝐾𝑈 1
𝑞=1− 𝑝=1− 𝐾𝑈+1
𝑞= 𝐾𝑈+1
La percentuale di soluto rimasto in fase acquosa (Q%) sarà: 𝑄% = 𝑞 · 100
L’efficacia estrattiva aumenta all'aumentare del coefficiente di ripartizione (K) e del rapporto tra i solventi (U).

Separazione di sostanze acide, basiche o neutre


Quando sostanze acide e, basiche o neutre si trovano in miscela, è possibile ricorrere ad una tecnica di
estrazione detta a pH controllato, perché basata su reazioni acide o basiche.
I composti organici possono essere separati secondo la loro acidità. Possiamo avere quindi:
- acidi organici: Possono essere facilmente convertiti nei loro sali sodici, solubili in acqua, per reazione con
NaHCO3 (per acidi forti) o NaOH (per acidi deboli)
R-COOH + NaHCO3 → R-COO Na+ + H2CO3
Sono (acidi organici) sufficientemente forti da reagire con il bicarbonato per dare una reazione completamente
spostata verso destra. Gli acidi più deboli (fenoli) per dissociarsi completamente hanno bisogno di una base forte.
- basi organiche: vengono convertite nei loro sali cloridrici per reazione con soluzioni di HCl
R-NH2 + HCl → R-NH3+Cl

Conoscendo la natura della sostanza da isolare (acida HA, basica B, neutra N), è possibile seguire dei protocolli
generali di estrazione, che coinvolgono successive estrazioni fino ad ottenere il composto desiderato puro. Il
materiale di lavoro può essere costituito da una miscela di reazione (se si tratta di sintesi organica di laboratorio),
o un miscuglio dove oltre al principio attivo da estrarre sono presenti impurezze tipo eccipienti (nel caso di forme
farmaceutiche), o residui insolubili (se si parte da matrici complesse, droghe vegetali).
CONTROLLO DI QUALITÀ
La qualità di una droga è resa tale da un insieme di fattori e viene determinata attraverso:
- esame dei caratteri morfologici
- esami microscopico
- esame dei caratteri organolettici
- analisi chimico-fisiche
- saggi biologici
- analisi tossicologiche

Esame dei caratteri morfologici: L'osservazione di caratteri morfologici mira non solo alla ricerca dei caratteri
botanici identificativi della pianta medicinale e quindi della droga, ma soprattutto va alla ricerca di quegli elementi
di differenziazione rispetto ad altre specie dello stesso genere.
L'analisi macroscopica delle droghe si fonda azione di parametri morfologici quali:
- forma
- dimensioni
- colore
- trama del tessuto
- caratteristiche superficiali
- comportamento alla rottura
- aspetto della superficie di taglio
L'analisi si effettua se possibile per confronto con un campione standard di riferimento la cui qualità sia conforme
ai requisiti F.U.

L’aspetto ed il colore della droga o di parte di essa mettono in evidenza possibili alterazioni:
- Le droghe fragili si sbriciolano; i fiori perdono colore in conseguenza di una lunga conservazione
- La presenza di insetti è indicativa di cattive norme igieniche o di conservazione
- La presenza di muffe, particolarmente pericolose per la produzione di aflatossine, è indice di essiccamento
insufficiente o conservazione in ambienti umidi
Droghe polverizzate o triturate, non possono essere sottoposte a tali controlli perché danno poche indicazioni di
qualità; si richiede esame microscopico per individuare sofisticazioni.

Esame microscopico: Differenzia le droghe sulla base delle caratteristiche morfologiche ma non sulla base della
composizione chimica.
Può dare un ulteriore contributo al riconoscimento delle droghe intere ed è indispensabile per il riconoscimento
delle droghe polverizzate o triturate dove non è possibile riconoscere elementi identificativi come margini fogliari
e colore.
Le piante intere vengono analizzate microscopicamente su sezioni trasversali o longitudinali, dopo averle trattate
con paraffina e successiva colorazione per differenziare i diversi tessuti.
Le piante polverizzate vengono osservate al microscopio dopo aver sospeso la polvere in una miscela in parti
uguali di glicerolo acqua alcool.
Per evidenziare specifiche strutture si utilizzano soluzioni che possono dare specifiche reazioni (es. i granuli di
amido si colorano di blu per aggiunta di una soluzione di iodio; la cellulosa si colora di violetto con soluzione
iodurata di cloruro di zinco, le pareti cellulari ricche di lignina si colorano in rosso con fluoroglucina e aggiunta di
acido cloridrico)
L'esame microscopico consente di distinguere droghe della stessa famiglia con gli stessi principi attivi

Esame dei caratteri organolettici: odore.


Le piante che contengono una grande quantità di oli essenziali, possono essere individuate dall'odore che è un
carattere distintivo e fondamentale. L'odore ci permette sia di riconoscere la droga sia di avere indicazioni sullo
stato di conservazione. Se la droga dovesse perdere il proprio odore caratteristico può indicare o un cattivo
essiccamento o un lungo periodo di conservazione in contenitori non ben sigillati.

Odore: Vorrei una piccola porzione del campione sul palmo della mano ho in un bicchiere e lentamente e
ripetutamente inalate l'aria sopra il materiale. Se non è distintamente percettibile alcun odore, schiacciare il
campione tra il pollice e l'indice o tra i palmi delle mani applicando una lieve pressione. Se il materiale è
pericoloso, schiacciarlo con uno strumento meccanico, porlo in un bicchiere e versarvi sopra una piccola quantità
di acqua bollente. Valutare l'intensità dell’odore (nessuno, debole, forte ecc) e quindi il genere (aromatico,
fruttato, rancido ecc). È consigliabile confrontare l'odore con quello di specifiche sostanze: per esempio, la menta
dovrebbe avere un odore simile a quello del mentolo; i chiodi di garofano un odore simile a quello dell' eugenolo.

Colore: Esaminare il campione non trattato alla luce diffusa del giorno o con luce artificiale con una
lunghezza d’onda simile a quella della luce solare. Il colore del campione dovrebbe essere confrontato con
quello di un campione di riferimento.

Spore: Questa analisi dovrebbe essere effettuata soltanto se il materiale è considerato innocuo ed è
specificatamente richiesto per la droga in esame.
Le droghe vegetali che hanno un forte sapore amaro vengono impiegate in medicina soprattutto come induttori
dell’appetito.
L'indice di amarezza è l'inverso della diluizione di un composto, di un liquido o di un estratto che può
essere identificata ancora come amara. E' determinato per confronto con chinina cloridrato, il cui indice di
amarezza è fissato a 200000. Viene determinato per degustazione, confrontando i livelli del sapore amaro di
soluzioni della droga a varie concentrazioni con il livello del sapore amaro di una soluzione di riferimento di
chinina cloridrato.
Determinazione dell’indice di amarezza:
preparazione della soluzione standard
- Sciogliere 0,1 g di chinina cloridrato in acqua potabile e portare il volume a 100 ml
- Prelevare 5 ml di questa soluzione e portarli a 500 ml con acqua potabile. Questa soluzione madre contiene
0,01 mg di cloridrato di chinina per ml
- Preparare in nove provette le diluizioni seriali da impiegare nel saggio iniziale

Una persona che non è in grado di percepire il sapore amaro di una soluzione di 0,058 mg di cloridrato chinina in
10 mL di acqua non è adatta per effettuare il saggio.

preparazione della soluzione campione


Preparare la soluzione madre (St) del materiale vegetale in esame come specificato nella relativa monografia.
- Se solido: Polverizzare il campione se necessario. A un grammo del campione, aggiungere 100 ml di acqua
bollente e scaldare a b.m. per 30 minuti agitando continuamente. Lasciar raffreddare e riportare a 100 ml con
acqua. Agitare energicamente e filtrare scartando i primi 2 ml. Il filtrato rimanente etichettato come C1 (0,01
g/ml)
- Se liquido: Prelevare un ml e diluire a 100 ml con un solvente adatto. Questa soluzione è etichettata come
C1.
Preparare le seguenti diluizioni seriali:
10,0 ml di C1 diluita 100 ml con acqua: C2 (0.001 g/mL)
10,0 ml di C2 diluita 100 ml con acqua: C3 (0.0001 g/mL)
10,0 ml di C3 diluita 100 ml con acqua: C4 (0.00001 g/mL)
Iniziando con la diluizione C4 determinare la prima delle diluizioni che presenta un sapore amaro (St). Da questa
soluzione preparare in 10 provette le diluizioni:

procedimento:
Risciacquare la bocca con acqua distillata e sorseggiare 10 mL della soluzione di riferimento più diluita,
agitandola nella bocca per 30 secondi.
Se il sapore amaro non compare dopo 30 secondi, espellere la soluzione è aspettare ancora 1 minuto per
accertare se ciò è dovuto ad una ritardata sensibilità
Sciacquare la lingua con acqua potabile e attendere almeno 10 minuti prima di assaggiare la seconda soluzione.
La concentrazione limite è quella alla quale la sostanza continua a provocare una sensazione di amaro trascorsi
30 secondi.
Dopo la prima serie di saggi, risciacquare accuratamente la bocca con abbondante acqua in modo che non
rimanga alcun residuo di sapore amaro. Attendere ancora 10 minuti prima di iniziare la seconda serie di assaggi.
Nella seconda serie di assaggi, cercare la concentrazione limite alla quale compare il sapore amaro del materiale
vegetale in esame assaggiando le diluizioni 1-10. Calcolare l’indice di amarezza in unità per grammo impiegando
la seguente formula:
200·𝑐
𝑎·𝑏
a = concentrazione della soluzione madre (St) (g/mL) b = volume di St (in mL) nella provetta limite
c = quantità di cloridrato di chinina R (in mg) nella provetta con la concentrazione alla quale è comparso il sapore
amaro.
ANALISI CHIMICO-FISICHE
Le analisi chimico fisiche sono effettuate sui prodotti medicinali vegetali allo scopo di valutarne la qualità.
Consistono in una serie di test svolti alla determinazione di proprietà caratteristiche per la droga in esame e nel
controllo di possibili contaminanti. Abbiamo due tipologie di analisi:
- quelle rivolte alle proprietà: umidità e componenti volatili, ceneri, viscosità, sostanze estraibili, indice di
rigonfiamento, indice di schiuma, tannini.
- quelle rivolte ai contaminanti: Elementi estranei, residui di pesticidi, metalli pesanti, aflatossine,
contaminazione radioattiva, microorganismi.

Analisi proprietà
Umidità e componenti volatili: L'eccesso di acqua nella droga favorisce la crescita microbica, la presenza di
funghi o insetti e il suo deterioramento a seguito di idrolisi. I limiti del contenuto di acqua devono essere perciò
determinati in ogni droga; se bassa è indice di buona conservazione. Per la determinazione della quantità di
acqua contenuta all'interno della droga dopo essiccamento si utilizzano due metodi della farmacopea Europea: il
metodo della perdita per essiccamento e metodo azeotropico.
Metodo di perdita per essiccamento: sì pesa una quantità di droga polverizzata in capsula tarata e si essicca in
stufa a 100-105° fino a massa costante. Dalla perdita di peso si risale alla % di umidità. Il valore di umidità può
essere falsato dalla perdita di principi attivi volatili nel caso di droghe contenenti essenze, balsami e resine.
Metodo azeotropico: fornisce direttamente la misura dell'acqua presente nel materiale da esaminare. (azeotropo:
miscela di due solventi solubili tra di loro che distillano insieme, composizione vapore del liquido è la stessa).
Quando il campione viene sottoposto a distillazione in un solvente non miscibile con l'acqua, come toluene o
xilene, l'acqua presente nel campione stesso viene trascinata dal solvente. L'acqua e il solvente vengono distillati
assieme e quindi separati nel refrigerante. È consigliabile saturare il solvente con acqua prima dell'uso (in caso di
solvente anidro). Leggere il volume d'acqua direttamente sulla scala graduata e rapportarlo alla massa del
campione per ottenere la percentuale d'acqua
U% = v * 100 / m v = ml di acqua m = g campione

Se si vogliono quantificare gli oli volatili, invece, si può andare a sottrarre la % di umidità calcolata con il metodo
azeotropico da quella calcolata tramite perdita per essiccamento. Oppure si utilizza una distillazione con un
apparecchio dedicato. Gli oli volatili sono chimicamente costituiti da miscele di monoterpeni, di sesquiterpeni e
loro derivati ossidrilati.
Come si esegue la distillazione sopra citata:
Effettuare la determinazione mediante distillazione in corrente di vapore. Raccogliere il distillato in un cilindro
graduato, impiegando xilene o altro solvente, e riciclare nel pallone di distillazione la fase acquosa. Effettuare la
determinazione leggendo il volume occupato dalla fase oleosa nel cilindro graduato.
Ov% = v * 100 / m v = ml fase oleosa m = g campione

Ceneri: La determinazione delle ceneri (il residuo che rimane dopo che la droga è stata sottoposta a
combustione), permette di determinare la presenza di contaminazioni o sofisticazioni con materiale inorganico.
Le ceneri vengono determinate mediante tre distinti metodi che misurano:
- ceneri totali: misurano tutta la quantità del materiale residuo dopo la combustione.Si determinano pesando
una quantità di droga polverizzata in un crogiuolo tarato, e scaldando in muffola a 800-1000°C fino peso
costante. Questo residuo comprende sia la cenere fisiologica, costituita da ossidi e carbonati di metalli
pesanti nella droga (Mg, Na, K, Ca, ecc) che proviene dai tessuti della pianta, sia la cenere e non fisiologica,
costituita dai residui di materiali estranei (per esempio la sabbia e la terra) aderenti alla superficie della
pianta stessa. Alti valori di ceneri totali sono normali per droghe con elevato contenuto di ossalati di calcio.
Possono indicare droghe con sofisticazioni volute (zafferano miscelato con polvere di mattone).
- ceneri insolubili negli acidi: Sono costituite dal materiale che rimane dopo che le ceneri totali sono state
sottoposte a ebollizione con acido cloridrico diluito e dopo che questo materiale è stato sottoposto a
combustione. Con questo metodo viene determinata la quantità di silice presente nel campione specialmente
come sabbia e terra silicea.
- ceneri insolubili in acqua: Risultano dalla differenza tra il peso delle ceneri totali e il peso del materiale che
rimane dopo che le ceneri totali sono state trattate con acqua.

Viscosità: È la resistenza allo scorrimento presentata da una massa di fluido in movimento e dipende dalle forze
di coesione delle molecole del fluido che impediscono il libero scorrimento dei vari strati. Permette di determinare
la qualità di droghe come gomme e mucillagini che nell'acqua formano sospensioni colloidali. Viscosità
proporzionale al contenuto di queste sostanze.
Mucillagini: Polisaccaridi eterogenei che posti in acqua formano soluzioni dance e, colloidali, viscose e non
adesive.
Gomme: Polisaccaridi che in acqua formano dei gel, dispersioni adesive o soluzioni viscose. Si tratta di essudati
viscosi che si formano in una pianta a seguito di un evento traumatico come ad esempio un’incisione.
La viscosità si misura:
- Calcolando il tempo di efflusso di un volume noto di fluido attraverso un capillare (a temperatura e pressione
costante, più e viscoso il fluido e più aumenta il tempo di efflusso)
- Calcolando l'attrito che incontra un corpo in movimento nel fluido studiato. L'attrito è proporzionale alla
viscosità del fluido in esame.
- Si misura in centipoise (cP), corrisponde ai millipascal per secondo (mPa/s)

Sostanze estraibili: L'analisi consiste nel determinare la quantità dei costituenti attivi che vengono estratti dai
solventi a partire da una determinata quantità di droga.
Procedure raccomandate:
- estrazione a caldo: Porre 4,0 g accuratamente pesati del materiale in una beuta munita di tappo di vetro.
Aggiungere 100 mL di acqua, agitare bene e lasciare a riposo per 1 ora. Bollire lentamente per 1 ora,
raffreddare e pesare. Riportare al peso complessivo e filtrare rapidamente attraverso un filtro asciutto.
Trasferire 25 mL del filtrato in una piastra tarata a fondo piano ed evaporare a bagnomaria fino
all'eliminazione del solvente. Essiccare poi in stufa a 105° C per 6 ore, raffreddare in essiccatore e
pesare. Calcolare il contenuto di componenti estraibili in mg per g di materiale vegetale disseccato.
- macerazione a freddo: Porre 4,0 g accuratamente pesati del materiale in una beuta munita di tappo di
vetro. Macerare per 6 ore con 100 mL del solvente (acqua o etanolo), agitando frequentemente, e
lasciare riposare per 18 ore. Filtrare rapidamente, trasferire 25 mL del filtrato in una piastra tarata a fondo
piano ed evaporare su bagnomaria fino all'eliminazione del solvente. Essiccare in stufa a 105° C per
6 ore, raffreddare in essiccatore e pesare. Calcolare il contenuto dei componenti estraibili in mg per
g di materiale disseccato

Indice di rigonfiamento: Molte droghe, specialmente quelle che hanno la consistenza delle gomme e quelle che
contengono quantità apprezzabili di mucillagini, pectine o in emicellulosa, sono utili in terapia o nell'industria
farmaceutica a causa delle loro proprietari confinanti.
L'indice di rigonfiamento è il volume in ml di 1 g del materiale vegetale con la mucillagine che vi aderisce dopo
averlo lasciato rigonfiare in particolari condizioni. La determinazione di questo indice si basa sull'aggiunta di
acqua o di un altro agente in grado di provocare rigonfiamento. Usando un cilindro graduato munito di tappo di
vetro, il campione da esaminare viene agitato ripetutamente per un'ora e poi lasciato a riposo per un tempo
determinato (3 ore). Successivamente, viene letto il volume in ml occupato dalla droga con la mucillagine che vi
aderisce.

Indice di schiuma: Molte droghe contengono saponine capaci di formare una schiuma persistente quando i loro
decotti acquosi vengono agitati. La capacità di un decotto acquoso di una sostanza vegetale e dei suoi estratti di
formare schiuma viene indicata come indice di schiuma.
Procedura: Pesare accuratamente 1 g di droga in polvere, aggiungere 100 ml di acqua bollente e far bollire per
30 minuti. Raffreddare, aggiungere altra acqua sufficiente per riportare al volume di 100 ml e filtrare. Porre
porzioni rispettivamente di 1 ml, 2 ml, 3 ml fino a 10 ml in altrettante provette e portare a volume con acqua fino a
10 ml. Chiudere le provette con il tappo e scuoterle 2 volte al secondo per 15 secondi in senso longitudinale.
Lasciare riposare per 15 minuti e misurare l'altezza della schiuma.
I risultati vengono valutati nel seguente modo:
- Se l'altezza della schiuma in ogni provetta è inferiore a 1 cm, l'indice di schiuma è inferiore a 100, partire da
soluzioni più concentrate.
- Se l'altezza della schiuma in una delle provette è di 1 cm, il volume del decotto del materiale vegetale in
quella provetta viene impiegato per misurare l'indice utilizzando la seguente formula:
10
𝐼𝑠 = 𝑎·𝑐
a = ml di St nella provetta limite c = concentrazione St (g/ml)
- Se in ogni provetta l'altezza della schiuma supera 1 cm, l'indice di schiuma è superiore a 1000. In questo
caso ripetere la determinazione impiegando una nuova serie di diluizioni per poter ottenere un risultato.

Tannini: Sono costituiti da miscele di polifenoli. Si ossidano e polimerizzano facilmente in soluzione; se ciò
avviene, questi composti perdono il loro effetto astringente e divengono quindi di scarso valore terapeutico.
I tannini sono composti capaci di trasformare in cuoio le pelli animali legandosi con le proteine per formare dei
composti insolubili nell'acqua e resistenti all'azione degli enzimi proteolitici. Quando avviene nei tessuti viventi,
viene definito come un'azione astringente ed è questa la ragione dell'impiego dei tannini in terapia.
Procedura: Ad una quantità accuratamente pesata della droga da analizzare, Aggiungere 150 ml di acqua egli
scaldare a bagnomaria per 30 minuti. Raffreddare, portare a volume di 250 ml, lasciare decantare e filtrare
eliminando i primi 50 ml di filtrato.
Evaporare 50ml dell'estratto accuso ed essiccare il residuo a 105° per 4 ore e quindi pesare (T1, quantità totale
estratta con acqua)
Prelevare 80 ml dell'estratto acquoso, aggiungere 6 g di polvere di pelle e agitare bene per 60 minuti. Filtrare ed
evaporare a secco 50 ml del filtrato limpido. Essiccare ulteriormente il residuo a 105° è pesare. (T2, quantità di
droga che non si lega alla pelle)
Prelevare altri 6 g di polvere di pelle, aggiungere 80 ml di acqua e porre sotto agitazione per 60 minuti. Filtrare ed
evaporare 50 ml del filtrato limpido, seccare il residuo a 105° è pesare. (T0, quantità di polvere di pelle che si
solubilizza in acqua)
Calcolare la percentuale di tannini impiegando la seguente formula:
(𝑇1 + 𝑇0 − 𝑇2) · 500
𝑇% = 𝑤

T% = contenuto % tannini (g/100g droga)


w = quantità droga analizzata (g)
500 = (250 ml/50 ml) * 100

Analisi contaminanti
Elementi estranei: È praticamente impossibile trovare materiali vegetali commerciali che siano completamente
liberi da alcuni generi di sostanze estranee innocue. La presenza di sostanze velenose, dannose o altrimenti
pericolose non è però tolerabile. Le droghe vegetali devono essere completamente libere da segni visibili di
contaminazione, quali possono essere le muffe o gli insetti e altri inquinanti animali, inclusi gli escrementi.
Per materiali estranei si intendono:
- Parti estranee: ogni elemento proveniente dalla pianta madre ma che non costituisce la droga in esame
- Materie estranee: qualsiasi organismo, parti o prodotti di un organismo diversi dalla droga in esame
- Miscele inorganiche non appartenenti alla droga, quali terra, sassi, sabbia e polvere
Determinazione degli elementi estranei:
Pesare un campione della droga in esame. Spargere il campione in modo che formi uno strato sottile e separare,
disponendoli in gruppi a seconda del tipo, i materiali estranei operando ad occhio nudo e ricorrendo ad una lente
di ingrandimento.
Setacciare la parte rimanente attraverso un setaccio n°250; la polvere deve essere considerata una miscela
minerale.
Pesare i vari tipi di materiali estranei con un'approssimazione di 0,05 g. Calcolare il contenuto nella droga di ogni
tipo di materiale estraneo esprimendolo in grammi per 100 grammi di campione disseccato.

Residui di pesticidi: Le droghe possono contenere residui di pesticidi che si sono accumulati a causa dei
procedimenti agricoli cui sono state sottoposte le piante da cui derivano, come le irrorazioni e trattamenti del
terreno durante la coltivazione oppure la fumigazione durante allo stoccaggio. I limiti dei residui di pesticidi
accettabili nei prodotti medicinali vegetali sono stabiliti Per legge, come pure i metodi analitici adatti per la
determinazione dei residui degli specifici pesticidi.
I pesticidi vengono in genere classificati in base al loro impiego:
- Insetticidi
- fungicidi e nematocidi
- erbicidi
- altri pesticidi (es. acaricidi, molluschicidi o rodenticidi)
- fumiganti (es. ossido di etilene, cloridrina etilenica, bromuro di metile)
Ai fini analitici è più utile una classificazione chimica:
- Pesticidi costituiti da idrocarburi clorurati o con strutture correlate (aldrina, esaclorobenzene, clordano, DDT,
metossicloro, eptacloro ecc)
- Erbicidi costituiti da acidi fenossi alcanoici clorurati (2,4-D)
- Pesticidi organofosforici (demeton, ethion, dimetoato)
- Insetticidi costituiti da carbammati (carbaryl)
- Fungicidi costituiti da ditiocarbammati (erbam, maneb, nabam, thiram, zineb, ziram)
- Pesticidi inorganici (fosfato di alluminio, arseniato di calcio)
- Miscellanea (bromopropilato, cloropicrina, dibromoetilene)
- Pesticidi vegetali (Foglie di tabacco e nicotina, fiori di piretro, estratto di piretro e piretroidi)

Metodi per la determinazione dei residui pesticidi


determinazione di specifici pesticidi:
Se il pesticida cui è stata esposta la pianta medicinale è conosciuto o può essere identificato mediante un
metodo adeguato, deve essere allora impiegato uno dei procedimenti prescritti per la determinazione dei residui
di quel particolare pesticida.
Le tecniche cromatografiche, principalmente la gascromatografia (GC) e la cromatografia liquida ad alte
prestazioni (HPLC), costituiscono il principale metodo impiegabile per la determinazione dei residui di pesticidi.
I campioni da analizzare vengono estratti secondo una procedura standard, le impurità vengono rimosse per
partizione o per adsorbimento e la presenza di un ampio spettro di pesticidi diversi può venire determinato
mediante una singola analisi.

determinazioni complessive di pesticidi:


È possibile analizzare un ampio gruppo di composti piuttosto che i singoli pesticidi, analizzando elementi comuni:
- Gli idrocarburi clorurati e gli altri pesticidi contenenti cloro possono essere analizzati determinando il cloro
organico totale
- Gli insetticidi contenenti fosfati possono essere analizzati determinando il fosforo organico totale
- I pesticidi che contengono arsenico e piombo possono essere analizzati determinando l'arsenico totale o il
piombo totale
- I fungicidi della famiglia dei ditiocarbammati possono essere analizzati determinando i gruppi disolfuro totali
Soltanto gli idrocarburi clorurati e alcuni pesticidi organofosforati esercitano un'azione residua prolungata. La
maggior parte degli altri pesticidi esercitano un'azione residua per un tempo molto breve. Quando la durata
dell'esposizione ai pesticidi non è nota è consigliabile che le droghe vengano analizzate per determinare la
presenza e il contenuto di cloro organico e di fosforo.

determinazione del cloro e fosforo totali


La combustione del materiale organico in presenza di ossigeno è il passaggio preparatorio prima della
determinazione del cloro e del fosforo.
- Il pesticida viene estratto dal campione e se necessario purificato
- L'estratto concentrato, evaporato fino a secchezza, viene trasferito in un portacampioni e fatto bruciare in
corrente di ossigeno in una beuta
- I gas prodotti durante la combustione devono essere assorbiti in una adatta soluzione
- Il cloro e il fosforo assorbiti vengono determinati per via volumetrica o colorimetrica come cloruro e come
fosfato

I limiti massimi (mg/Kg) di residui di pesticidi ammessi nelle droghe sono riportati in farmacopea.
La quantità di residui di pesticidi assumibili con le droghe vegetali non dovrebbe superare il 1% della quantità
assunta da tutte le altre fonti, compresi gli alimenti e l'acqua da bere. Quando non si conosce la natura del
pesticida cui la pianta è stata esposta, riferirsi al limite del più tossico della stessa classe
Alcuni paesi hanno stabilito delle regole nazionali riguardo i limiti dei residui nelle droghe. Nei casi in cui non è
possibile ricorrere a queste regole e, il limite di tollerabilità (ARL = acceptable residue level, espresso in mg di
pesticida per kg di droga) di un pesticida può essere calcolato sulla base della massima dose giornaliera del
pesticida assumibile dall'uomo (ADI = acceptable daily intake), come raccomandato dalla FAO e dall'OMS, ed al
consumo giornaliero medio della droga (MDI = mean daily intake), impiegando la seguente formula:
𝐴𝐷𝐼·𝐸·60
𝐴𝑅𝐿 = 𝑀𝐷𝐼·100
ADI = Dose massima giornaliera assumibile del pesticida (mg/Kg di peso corporeo)
E = Fatture di estrazione, che determina la quantità di pesticida che viene trasferita dalla droga alla forma di
dosaggio
MDI = Assunzione media giornaliera del prodotto
Il numero 60 al numeratore rappresenta il peso medio di un adulto, mentre 100 al denominatore riflette il fatto che
dalla droga non deve provenire più del 1% del residuo totale del pesticida.

Metalli pesanti: La contaminazione delle droghe da parte dell'arsenico e dei metalli pesanti (piombo, mercurio,
cadmio ecc), può avere molteplici cause, incluse l'inquinamento e residui di pesticidi.
La quantità di metalli pesanti in una droga viene stimata valutando l'intensità di una colorazione con quella di una
colorazione standard (saggi limite). I saggi limite sono dei procedimenti semiquantitativi che permettono di
determinare se, in un dato campione, le impurezze sono presenti in quantità superiore o inferiore ad un limite
prestabilito.
L'impurezza viene determinata mediante specifiche reazioni di precipitazione o di complessazione, che portano
alla formazione di un precipitato o di una colorazione.
I limiti della FU per i metalli pesanti sono: 3 mg/kg per il Pb, 0,5 mg/kg per il cadmio, 0,3 mg/kg per il Hg.
Per verificare se il campione in esame soddisfi il saggio limite per una data in purezza, si eseguono due prove:
- sul campione in esame
- sul riferimento che contiene l'impurezza in quantità nota
Si procede poi al confronto dei risultati:
- Il saggio limite è soddisfatto se il responso della reazione per il campione è meno intenso di quello del
riferimento; l'impurezza è presente in quantità inferiore al limite.
- Il saggio limita non è soddisfatto se il responso della reazione per il campione è più intenso di quello del
riferimento; l’impurezza è presente in quantità superiore al valore soglia

Determinazione dei metalli pesanti secondo FU:


Preparazione del campione:
Preparare 2 ml di soluzione tampone a ph = 3,5
Aggiungere 12 ml di soluzione acquosa della sostanza in esame
Mescolare e aggiungere 1,2 ml di tioacetammide reattivo
Mescolare
Preparazione della soluzione di riferimento:
Preparare 2 ml di soluzione tampone a ph = 3,5
Aggiungere 10 ml di soluzione standard di Pb2+ (1-5 mm)
Aggiungere 2 ml di acqua deionizzata
Mescolare e aggiungere 1,2 ml di tioacetammide reattivo
Mescolare

Il saggio è da considerarsi soddisfatto quando la colorazione bruna della soluzione di riferimento è più intensa di
quella della sostanza in esame.

Aflatossine: Sono micotossine prodotte da specie fungine appartenenti alla classe degli ascomiceti, fusarium,
oppure dalle altre muffe. Sono altamente tossiche e sono ritenute essere tra le sostanze più cancerogene
esistenti. I limiti di accettabilità riportati in FU sono: 5 ppb per l'aflatossina B1 e 10 ppb per le aflatossine totali.
1 ppm (parti per milione) → 1 mg/Kg
1 ppb (parti per bilione) → 1 μg/Kg
1 ppt (parti per trilione) → 1 ng/Kg
Per misurare analiti a così bassi livelli di concentrazione è necessario disporre di metodiche analitiche molto
accurate, sensibili e specifiche. La cromatografia liquida (HPLC) è la tecnica attualmente più utilizzata e di
riferimento per l'elevata sensibilità e specificità.
La necessità di eseguire monitoraggi su un gran numero di campioni in tempi brevi e a costi più contenuti, ha
portato alla messa a punto di metodi rapidi e di più facile esecuzione, come i test immunoenzimatici, attualmente
disponibili per la determinazione di diverse micotossine, e l'analisi TLC.
Contaminazione radioattiva: Una certa esposizione alle radiazioni ionizzanti non può essere evitata dal
momento che le loro fonti sono molteplici, inclusi in radionuclidi che si trovano naturalmente nel terreno e
nell'atmosfera. Una contaminazione pericolosa può essere invece la conseguenza di un incidente nucleare.
Non vengono proposti limiti di contaminazione radioattiva per le droghe vegetali: anche fino ai massimi livelli di
contaminazione radioattiva osservati con i radionuclidi più pericolosi, è possibile che un rischio significativo si
verifichi solo con il consumo di oltre 20 kg di materiali vegetali per anno; di conseguenza, è molto difficile che
questa situazione si verifichi nel caso di prodotti medicinali vegetali, dato il volume di consumo che sarebbe
necessario raggiungere. Inoltre, il livello di contaminazione si potrebbe ridurre durante la lavorazione.
Se esistono i presupposti affinché la contaminazione radioattiva debba essere determinata, i campioni sospetti
possono essere analizzati presso un laboratorio competente.

Contaminazione microbica: Le droghe contengono normalmente un grande numero di batteri e muffe spesso
provenienti dal suolo. Nell'ambito della grande varietà di batteri e funghi che costituisce naturalmente la
microflora delle piante, sono però frequentemente i batteri anaerobi formanti spore che predominano. Tuttavia, le
attuali pratiche di coltivazione, manipolazione e produzione possono essere la causa di contaminazioni
aggiuntive e di crescita microbica. La presenza di Escherichia coli e di muffe possono essere indicatori di cattiva
qualità delle procedure di coltivazione e produzione adottate.
I saggi per la determinazione delle contaminazioni microbiche devono essere condotti in condizioni tali da
minimizzare i rischi di ulteriori contaminazioni accidentali del materiale da esaminare; tuttavia, le precauzioni da
adottare non devono essere tali da compromettere la vitalità dei microrganismi di cui deve essere determinata la
presenza.
Come viene fatta la conta microbica: si utilizzano delle piastre sulle quali vengono fatti crescere i batteri su un
terreno solido, in questo modo i batteri non hanno la possibilità di muoversi facilmente, quindi restano fermi.
Se semino i batteri in maniera abbastanza diluita (in modo che questi restino separati tra di loro) man mano che
crescono e si riproducono, da ciascuno di questi batteri si formeranno delle colonie. Queste colonie a un certo
punto diventano così grandi e numerose che si possono contare ad occhio nudo. Lo scopo è cercare di arrivare
ad una diluizione tale del campione da separare i diversi batteri. Questi batteri separati vengono chiamati unità
formanti colonia, ed in un certo senso questa rappresenta l’unità di misura per riportare il valore della carica
microbica. Più è alto l’UFC più alta sarà la contaminazione.

Limiti della contaminazione microbica nelle droghe


Vengono stabiliti differenti limiti a seconda degli impieghi del materiale e della natura dello stesso.
Per materiali vegetali che vengono normalmente pretrattati prima dell'uso Oh che vengono somministrati per
applicazione topica:
- batteri aerobi, massimo 107 per g
- lieviti e muffe, massimo 104 per g
- escherichia coli, massimo 102 per g
- altri enterobatteri, massimo 104 per g
- salmonella, nessuna
Per altri materiali vegetali per uso interno:
- batteri aerobi, massimo 105 per g
- lieviti e muffe, massimo 103 per g
- escherichia coli, massimo 10 per g
- altri enterobatteri, massimo 103 per g
- salmonella, nessuna

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