Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
LA POESIA COMICO-REALISTICA
I due poli del genere “tragico” e del genere “comico” coesistono nella tradizione poetica volgare almeno a
partire dalla metà del Duecento. La poesia comica è infatti trasmessa negli stessi grandi canzonieri della
lirica cortese predantesca e di quella stilnovistica (cfr. Rosa fresca aulentissima, in assoluto il primo
componimento comico italiano).
Rustico Filippi è riportato nel Vaticano Latino e presenta un corpus diviso a metà tra i due generi. È
specializzato nel genere dell’invettiva. L’origine di questo modulo retorico risiede nelle tenzoni occitane in
cui trovatori e giullari inscenavano contrasti fittizi di fronte al pubblico delle corti. In ambito italiano perde
la natura tenzonistica e performativa e sopravvive in forma monologica come ritratto caricaturale o
vituperio burlesco. Spesso questi testi sono collegati a personaggi conosciuti in ambiente fiorentino.
Nel Chigiano vengono riportati numerosi sonetti di Cecco Angiolieri e Meo dei Tolomei.
Questo significa che:
1) Vi è una convivenza “pacifica” tra i due generi, le due opzioni stilistiche avevano pari dignità
letteraria e potevano essere indirizzate al medesimo pubblico.
2) La poesia comica duecentesca non ha mai conosciuto una tradizione autonoma. Le viene
riconosciuta sin dall’inizio una matrice dotta ma non ha mai conquistato una circolazione esclusiva,
confluendo sempre negli stessi canali di trasmissione della lirica aulica. La netta separazione che
avverrà dal Trecento in poi non c’è ancora stata.
Quanto prodotto in Italia va letto in concomitanza con quanto si produceva in Europa nelle aree
romanze nello stesso periodo.
Il rapporto della poesia comico-realistica con quella aulica va visto dunque nei termini di due possibili
alternative, ciascuna delle quali riservata alla porzione di mondo che si intende rappresentare, e che, in
ossequio alle regole dell’ars dictaminis medievale, implica il ricorso a un repertorio topico e a una
strumentazione stilistico-retorica codificati dalla tradizione.
Caratteristiche:
- Preferenza per motivi triviali
- Selezione linguistica bassa
- Uso di procedure retoriche finalizzate a produrre effetti di paradosso: iperboli, traslati osceni,
equivoci lessicali
Vi è un caso in cui si può parlare direttamente di parodia: la corona di sonetti di Cenne della Chitarra che
risponde alla corona dedicata ai mesi dell’anno di Folgòre da San Gimignano. Nei due manoscritti dove è
riportata la corona di Cenne accanto viene sempre riportata anche l’originale, a testimonianza che risultava
chiaro ai contemporanei che la prima era una parodia della seconda.
I modelli che conoscono maggiore fortuna sono quelli dell’invettiva di Rustico e dell’autoritratto
malinconico di Cecco Angiolieri. In particolar modo Angiolieri servirà da spunto per la poesia realistica che
viene a nascere nel Trecento tra Toscana e Veneto.