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Mathew Vattamattam
Superiore Generale
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Carissimo fratello clarettiano:
5. Per paradossale che questo possa apparire, Dio fa emergere le cose migliori del
suo popolo proprio nelle situazioni difficili. Vi sono molte cose belle che oggi
vanno nascendo nel mondo e che contribuiscono ad irrobustire la solidarietà
umana, l’attenzione ai poveri e alla natura. La celebrazione del Capitolo
Generale è per noi un momento di grazia che può aiutarci a rafforzare il vincolo
dell’unità, la visione globale della missione claretiana nel mondo
contemporaneo, la corresponsabilità, la missione condivisa e l’appoggio mutuo.
Assumiamo insieme un processo di discernimento collettivo di ciò che il
Signore ci chiede oggi.
7. Sono certo che il ricordo della tua rima professione evocherà in te il calore del
“primo amore” clarettiano, la storia della chiamata amorosa di Dio e della tua
generosa risposta. Forse che la tua vocazione non è una storia dell’amore di Dio
nella grande storia che abbiamo scoperto insieme nella Chiesa come clarettiani?
Nella Congregazione ogni clarettiano conta. I doni con i quali giungi alla vita e
alla missione clarettiana hanno molta importanza. Ciascuno di voi collabora la
sua parte per compiere la nostra missione nella Chiesa condividendo
generosamente i propri doni e i propri mezzi e le proprie esperienze spirituali.
Mi ha commosso questo dono offerto generosamente contemplando il guizzo
veloce di amore che brilla negli occhi e nel sorriso avvolgente che emana dal
volto debole di alcuni nostri fratelli che soffrono cancro terminale o che sono
sul letto di morte a causa della vecchiezza. L’età e la malattia non impediscono
di donarci; il peccato e l’egoismo, sì. Di fatto, i doni che non condividiamo
impoveriscono le nostre comunità e la missione.
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9. I nostri fratelli provengono da più di 60 nazionalità. Abbiamo tuttavia
un’identità comune, un nome – Figli del Cuore Immacolato di Maria – che ci unisce in
una famiglia missionaria con una comune missione evangelizzatrice. La comunità
locale è l’unità più piccola della nostra vita e missione. Abbiamo nel mondo 612
comunità, organizzate in 31 Organismi Maggiori. La nostra vitalità missionaria
dipende dall’unione dei nostri fratelli all’interno delle comunità e della relazione con
la gente intorno. E’ nella comunità locale che ciascuno di noi apporta i suoi doni e i
suoi mezzi, e li mette al servizio della vita e della missione della nostra Congregazione
(cf. CC 11,1). Ciascuna delle nostre comunità ha molte belle storie di amore e servizio
da raccontare che non momenti di lotta e di divisione.
10. Ricordo a tal proposito la storia di una missione che fu affidata ai nostri
missionari negli anni 50’ nella periferia povera di Guayaquil (Ecuador). Vivevano costà
negl anni 50’ 300.000 persone che non avevano né una chiesa né altre installazioni
comuni. Dopo pochi anni, lo zelo dei missionari e la buona volontà della gente avevano
trasaformato quasi magicamente la missione. Dall’altra parte del mondo, intanto, un
gruppo di clarettiani di varie nazionalità erano stati espulsi dalla Cina nel 1952, dopo
tre anni di terribili sofferenze. Essi non ritornarono a casa, ma si spostarono nel
Giappone e nelle Filippine, per rafforzare le missioni in quelle nazioni. La missione di
Basilan è frutto di questa audacia. In effetti, i miracoli si producono quando i nostri
fratelli apportano i loro doni come quel bambino che mise a disposizione nelle mani
di Gesù cinque pani e due pesci. (Cf Gv 6,9). Allora, il Signore moltiplica tutto per dar
da mangiare al mondo affamato di Dio. Potremmo raccontare centinaia di bellissime
storie di impegno missionario nei vari continenti attraverso le comunità missionarie
formate da fratelli generosi e disposti.
3.- Che cosa pensi di fare di significativo per il XXVI Capitolo Generale?
13. Che ricordo hai della tua partecipazione e del tuo contributo nel passato o
nei passati Capitoli Generali? Sai che, secondo le Costituzioni, il Capitolo Generale è
la massima autorità della Congregazione e deve garantire il carisma dei nostri
confratelli in obbedienza allo Spirito (cf. CC 153). Come simbolo supremo della
comunità di vita e missione dell’intera Congregazione, “rappresenta autenticamente la
Congregazione intera ed esprime collegialmente la partecipazione e la cura di tutti i
confratelli per la vita della Congregazione e per la sua azione nella Chiesa” (cf. CC 153).
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Il frutto del Capitolo dipenderà in buona misura dallo spirito di discernimento di tutta
la Congregazine, dei doni e dei mezzi che ogni clarettiano apporti. Per questo, vale la
pena di domandarsi: “Che esperienza significativa prevedo per il XXVI Capitolo
Generale”.
14. Secondo le nostre norme, un Capitolo Generale deve trattare problemi che
riguardano tutta la Congregazione, con la mente fissa nel Signore e aperta alle esigenze
di tutta la comunità (cf. CC 155). Le domande fondamentali che debbono dunque
guidarci sono: Che cosa il Signore chiede alla Congregazione oggi? Come ascoltiamo
quello che lo Spirito sussurra nel cuore dei nostri fratelli e delle nostre comunità?
16. L’incontro del Governo Generale con i Superiori Maggiori di Talagante (Cile)
nel gennaio 2020, prevedeva che giungessimo alla soglia del XXVI Capitolo Generale
contenti dei preparativi realizzati mediante la ricerca collettiva di quello che Dio ci
chiede in questo momento della nostra storia. Seguendo la riflessione dei Superiori
Maggiori di Talagante e la domanda dell’ultimo Capitolo Generale (cf. MS 72,3), il
Governo Generale pensa ad una metodologia per la preparazione e la celebrazione del
Capitolo Generale che implichi il contributo attivo dei clarettiani. Il processo del
Capitolo deve coinvolgere tutti i clarettiani, e, nella misura del possibile, i nostri
collaboratori ed altre persone. L’incontro volle che usassimo uno stile narrativo e un
orientamento sinodale per facilitare le conversazioni nelle comunità e raccogliere i
frutti del loro discernimento per il bene di tutta la Congregazione. Come ho già
ricordato, la ricchezza della Congregazione è nei suoi missionari e nelle comunità.
Avremo l’opportunità di ascoltare gli “eroi” non conosciuti delle missioni clarettiane e
le storie non raccontate dell’evangelizzazione nelle periferie quali che siano ove siamo
presenti.
5.- Messa a fuoco apprezzativa per capire l’azione dello Spirito in noi
22. Non da gloria a Dio il fatto che i missionari passino la vita curandosi le ferite
passate o riflettendo sui problemi attuali o colpevolizzando gli altri. La vita e l’amore
fioriscono quando abbiamo sogni da realizzare e ragioni per spenderci nella missione
o nel dare la vita per la causa del Vangelo. Abbiamo bisogno di riconoscere e di
affermare il meglio dei nostri fratelli e comunità; a dire: la loro forza, i loro talenti, la
loro vitalità, i loro mezzi, le potenzialità e i successi. Quanti semi di vita e fonti di futuro
si distruggono a causa della valanga di lamentele e colpe che si producono in molte
comunità. Facciamo un “cambiamento di paradigma” nella narrativa che vogliamo
creare insieme e che può segnalare una differenza positiva nelle nostre comunità.
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L'équipe è composta da P. Gonzalo Fernandez (Coordinatore) e da P. Artur Teixeira e P. Henry Omonisaye.
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Il metodo che adottiamo è influenzato dalle tendenze emergenti nei discernimenti gruppali che si applicano
nei Capitoli General di vari Istituti di Vita consacrata. Tra i molti contributi delle scienze sociali, abbiamo
beneficiato molto dell’Indagine Apprezzativa e la Teoria-U.
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Condividiamo le storie che meglio esprimano l’azione dello Spirito in noi e più
rivitalizzano il nostro carisma.
23. Ti incoraggio a cercare insieme nel vostro circolo di “conversazione” ciò che
Dio vi invita a realizzare nella Chiesa come clarettiani. Abbiamo bisogno di aiutarci
reciprocamente a scoprire e mettere in comune i doni e i talenti che ciascuno dei
clarettiani possiede al fine di tessere insieme qualcosa di bello per Dio, sullo stile del
Claret.
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La Lettera di congedo dei martiri di Barbastro, scritta dal Beato Faustino Perez, si apre con queste parole.
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esplorare il terreno delle possibilità. Le “conversazioni” che si fermano sulla comunità
come problema pongono domande inquisitrici che normalmente provocano paura,
colpa, e vittimizzazione. Quando dobbiamo affrontare un momento difficile, fare
domande proattive (come possiamo affrontare questa situazione insieme?) o di
apprendimento (che cosa possiamo imparare da questa situazione per il futuro?) o di
discernimento (come vuole il Signore che rispondiamo a questa situazione da
clarettiani?) è cosa qualitativamente diversa da quella di porsi domande di lamentela
(perché io?) o di colpevolezza (chi è il responsabile?). La trasformazione di una
comunità avviene quando cambiamo il tipo di relazione e di conversazioni. Le
comunità generatrici sono create da “conversazioni” che rafforzano la volontà dei
propri membri di estrarre energia dai loro tesori spirituali, curano del benessere della
Congregazione e della sua missione e l’impegno conseguente a lavorare liberamente
senza aspettare in cambio nessun beneficio.
28. Ti propongo alcune domande perché veda fino a che punto ti consideri
responsabile e generoso nel tuo impegno. In che modi penso di partecipare al processo
di trasformazione della Congregazione e contribuire con i miei doni a un
discernimento collettivo? Qual è il dono che mantengo per me e che non sono disposto
ad offrire alla comunità? Quanto sto investendo per il benessere della Congregazione?
In che modo ho contribuito a che si produca nel mio Organismo e nella Congregazione
ciò di cui mi lamento o che desidero cambiare?
4http://www.vatican.va/content/francesco/sp/messages/communications/documents/papa-
francesco_20200124_messaggio-comunicazioni-sociali.html
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casi costituivano una “notizia” anche per me. Tu hai potuto avere esperienze simili. I
mezzi di comunicazione sociale hanno posto alla portata di tutti l’applicazione della
tattica nazi: “Ripeti frequentemente una menzogna e diventerà verità”. Seguendo
l’affermazione di Gesù: - La verità vi farà liberi – (Gv 8,32) –il nostro interesse deve
riguardare le storie vere e potenti che di ciascuno di noi fa emergere al meglio. Vale la
pena di domandarsi: Quale è la storia della tua comunità o della Congregazione che
senti raccontare più soventemente?”.
32. Il racconto biblico dei discepoli diretti ad Emmaus (cf. Lc 24, 13-35) guiderà
il nostro itinerario sino al Capitolo Generale. Il Signore risorto si unisce ai due
discepoli scoraggiati lungo la strada e li inserisce in una conversazione generatrice.
Camminare è cosa paradigmatica; l’andare è continuo in direzione di una meta. Come
persone e come comunità, siamo sempre in cammino. Questo ci impedisce di rimanere
installati. Ricorderai che durante l’ultimo Capitolo Generale, papa Francesco ci
domandò che camminassimo con Dio verso nuove frontiere. Ci raccomandò di non
installarci per non corromperci
34. La qualità delle nostre conversazioni determina la qualità delle nostre vite.
Questo è il kairós perché ci rinnoviamo insieme nella Congregazione, migliorando la
qualità delle nostre conversazioni. Sottolineerei tre elementi importanti nella
conversazione di Gesù con i due discepoli sulla via di Emmaus.
35. Nonostante l’inattesa tragedia della morte prematura e crudele del loro
amato Maestro, che precipitò il loro disperato ritorno ad Emmaus, i due discepoli non
avevano perduto la loro fondamentale apertura e la loro ricerca della verità che li aveva
portati a seguire Gesù prima della crocifissione. Questa apertura permise che il
Signore risorto si unisse a loro sulla strada. Con menti chiuse e cuori induriti e pugni
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stretti, uno non potrebbe partecipare ad una “conversazione” generatrice. Il tratto
speciale e fondamentale della libertà umana è la responsabilità. E’ la capacità di
rispondere senza compulsioni alle opzioni fondamentali nella vita e ad assumerne le
conseguenze. Zoppicare sulla propria responsabilità e sulle opzioni vitali è come
officiare in vita il proprio funerale. Nel nostro cammino verso il Capitolo Generale
attiviamo la nostra responsabilità collettiva di co-creare il nostro futuro con lo Spirito
Santo. Il Capitolo Generale impoverirà se tu ed ogni membro della Congregazione
ritiene per sé stesso ciò che può offrire per favorire la vita e la missione della nostra
Congregazione.
a) Livello 1: Eco. A questo livello, l’ascolto non ha luogo, dal momento che la
persona permane all’interno del suo cerchio mentale chiuso e ascolta solo ciò
che già conosce e ciò che riconferma le proprie idee ed opinioni, i propri
pregiudizi. Tutto ciò che va oltre, è scartato o negato. Si tratta, dunque, più di
un monologo che di un dialogo.
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d) Livello 4: Ascolto generatore. A misura che l’ascolto si approfondisce, uno
si collega con il futuro emergente che si cela nel presente. A questo livello entra
in contatto col senso della vita e con il futuro che sta per nascere. Gesù apre le
menti dei discepoli perché possano capire come tutto si sia sviluppato secondo
il piano di Dio e percepire il significato profondo della crocifissione, morte e
risurrezione di Cristo. Ascoltare Gesù ravviva nei loro cuori il fuoco. Ed ecco la
vittoria della vita e dell’amore ben oltre la narrazione della passione che è
presente nella sua situazione attuale.
3) Invitare Gesù nel cerchio delle relazioni. La lectio divina nelle riunioni
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Conclusione
41. In questo anno per noi giubilare, l’omaggio adeguato alla vita del Fondatore
è la partecipazione responsabile di tutta la Congregazione ad un’esperienza di
rinnovamento integrale, così come lo desidera il Capitolo Generale. Si tratta di un
cammino permanente della nostra peregrinazione congregazionista sulla terra. E’ una
peregrinazione; e il cammino è tanto importante come importante la sua destinazione.
Facciamo dell’itinerario della peregrinazione capitolare un’esperienza rinnovatrice. Il
Governo Generale ha preparato una guida per gli animatori che dovranno facilitare i
vari incontri. Raccomandiamo questo avvenimento del Capitolo Generale
all’Immacolato Cuore del Cuore di Maria nostra Madre, attraverso cui Dio ha tessuto
la più grande storia mai raccontata, “la Parola si è fatta carne ed è venuta ad abitare
in mezzo a noi”.
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PREGHIERA
PER IL XXVI CAPITOLO GENERALE
Ti ringraziamo, Padre,
perché ci hai chiamati
a seguire Gesù, tuo Figlio,
e perché ci invii, come gli apostoli
e il nostro fondatore,
Sant’Antonio Maria Claret,
ad annunciare nel mondo intero
la Buona Notizia della salvezza.
Radicati in Te
e nell’amore al prossimo,
ti chiediamo: mandaci il tuo Spirito
perché possiamo discernere la tua volontà
sulla nostra Congregazione
in questo ventiseiesimo Capitolo Generale.
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