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Manzoni scrisse Il Cinque Maggio nel 1821, una volta appresa la notizia della 

morte di Napoleone
Bonaparte, che si trovava in esilio sull’isola di Sant’Elena.
Manzoni non intendeva con la sua opera fornire un giudizio positivo o negativo sulla dibattuta
figura di Napoleone, ma, venuto a conoscenza che l’Imperatore si sarebbe convertito prima di
morire, cominciò a meditare sulla grandezza della Grazia Divina, capace di smuovere anche colui
che aveva messo sotto sopra l’intera Europa.
Manzoni, nell’Ode, ne rievoca la capacità di risorgere dall’esilio e l’abilità militare, che lo portò a
combattere in lungo e in largo, dalla Spagna all’Egitto, dall’Italia meridionale alla Russia, dal
Mediterraneo all’Atlantico e nei versi 43-48 vengono descritti i grandi contrasti della vita di
Napoleone
Tutto ei provò: la gloria
Maggior dopo il periglio,
La fuga e la vittoria,
La reggia e il tristo esiglio:
Due volte nella polvere,
Due volte sull’altar
Il pericolo del colpo d Stato e la gloria di esserci riuscito, il pericolo di tutte le sue grandi battaglie,
seguito dal trionfo. La fuga dopo la campagna di Russia, Lipsia e Waterloo, la reggenza dei Cento
giorni e poi l’esilio. Due volte nella polvere: si riferisce alle sconfitte e due volte sull'altare si
riferisce all’incoronazione a imperatore e al breve ritorno al potere nei famosi 100 giorni.
Le vicende del grande Imperatore dal 1796 fino alla sua morte si possono riassumere attraverso le
varie campagne militari.
La campagna d’Italia: nel 1796, sul fronte italiano, contro tutte le aspettative mise rapidamente in
rotta gli eserciti austro-piemontesi, inducendo Vittorio Amedeo III a firmare in aprile l’armistizio di
Cherasco. Il 15 maggio entrò in Milano. Nel 1797, dopo aver sconfitto nuovamente gli Austriaci,
Napoleone si trovò a essere il padrone assoluto dell’Italia settentrionale e centrale. 
La campagna d’Egitto: nel luglio 1798, sbarcato ad Alessandria, vinse nella battaglia delle Piramidi i
Mamelucchi ma in agosto la flotta francese venne completamente distrutta dall’ammiraglio inglese
Nelson.
Crisi politica in Francia: in Francia, intanto era in corso una grave crisi politica. Allora egli decise di
tornarvi e mediante un colpo di Stato pose fine al governo del Direttorio e assunse il potere. Nel
febbraio 1800 un plebiscito approvò una nuova costituzione che di fatto conferiva tutti i poteri a
Napoleone. In giugno, penetrato in Lombardia, sconfisse gli Austriaci presso Marengo.
Col concordato del 1801 cercò l’intesa con la Chiesa, accordando una serie di privilegi al
cattolicesimo. Nel 1802 Napoleone, era stato nominato console a vita e poi il 18 maggio 1804
imperatore dei Francesi. In dicembre, con la benedizione di Pio VII, Napoleone cinse la corona
imperiale, alla quale seguì nel maggio 1805 quella del Regno d’Italia.
Nel 1805 l’imperatore dovette fronteggiare una coalizione (la terza) formata da Gran Bretagna,
Austria, Russia e Regno di Napoli. Dopo che la vittoria di Napoleone a Ulma portò l’Austria alla
resa, la flotta francese venne distrutta in ottobre da Nelson a Trafalgar. Nell’ottobre 1806
Napoleone piegò la Prussia, dopo averla duramente sconfitta. Nel 1809 la Gran Bretagna e
l’Austria formarono una nuova coalizione, ma nella battaglia di Wagram Napoleone annientò gli
Austriaci.
La campagna di Russia: convinto di essere imbattibile, Napoleone prese la decisione di aggredire la
Russia. Raccolta a Dresda una Grande armata di oltre 600.000 uomini, Napoleone attaccò nel
maggio 1812.Vinta la battaglia di Borodino, in settembre entrò a Mosca, abbandonata dai Russi e
data alle fiamme. Le truppe russe avevano fatto terra bruciata, lasciando l’armata napoleonica
priva di risorse alimentari. Ebbe allora inizio una ritirata presto trasformatasi in disfatta,
soprattutto per le sofferenze causate dall’inverno.
La sconfitta: nel 1813 Russia, Austria, Prussia, Svezia si unirono per dare il colpo definitivo alla
Francia. Dopo alcune vittorie, Napoleone in ottobre venne sconfitto a Lipsia in quella che è stata
definita la battaglia delle nazioni. Nel marzo 1814 gli eserciti alleati occuparono Parigi e Napoleone
fu dichiarato decaduto dal Senato, preparando così le condizioni del ritorno sul trono di Luigi XVIII,
fratello di Luigi XVI. Firmata in aprile l’abdicazione venne confinato nell’isola d’Elba. 
La fuga dall’Elba e i cento giorni: Napoleone, sollecitato dai suoi fedeli a tentare l’avventura del
ritorno in Francia, riuscì il 1° marzo 1815, sfuggendo alle navi inglesi, a sbarcare a Golfe-Juan. Il
maresciallo Michel Ney, già suo generale, inviato per arrestarlo, passò con i soldati dalla parte di
Napoleone, che entrò a Parigi. Ma, raccolto un esercito, Napoleone venne definitivamente
sconfitto il 18 giugno a Waterloo. Così finì l’avventura dei Cento giorni. Dopo aver tentato invano
di imbarcarsi per l’America, si consegnò agli Inglesi, i quali lo deportarono a Sant’Elena, un’isoletta
nell’Atlantico meridionale. Qui morì il 5 maggio 1821.
Napoleone assaporò la vittoria e la sconfitta, fu arbitro dell’Europa e attirò su di sé amore e odio.
Ora, solo come un naufrago, soffre ripensando alle passate imprese e si dispera, ma viene
raggiunto dalla misericordia divina che lo conduce ai campi eterni. Alle soglie della morte, il
condottiero mette da parte il proprio orgoglio per abbracciare la Fede, ricevendo quindi il conforto
di Dio.

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