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MANUALI HOEPLI
---;{)~- 6 o9
R . MARCOLONOO
Professore ordioario .uella. R. Uuive rsi tà di Napoli
MECCANICA RAZIONALE
In memaria
def~JtJ!rnan ~ C:; ~iìiane
~~l! O 'C" L' ..,.,_~ "'-l \.1
.- .
POLITECNICO
INVENTA_RtO
L::A~In~
b ~~~~ir 1
EDITORE-LIBRAIO DELLA REAL CASA
MILANO
1918
PROPRIETÀ LETTERARIA
PARTE TERZA
DI N AMI CA
CAPITOLO I.
CAPITOLO III.
CAPITOLO IV.
CAPITOLO V.
Dinamica del sistem i rigidi.
/ CAPITOLO VI. /
PARTE QUARTA
MECCANICA
DEI SISTEMI DEFORMABILI
CAPITOLO I.
CAPITOLO II.
Vol. l.
Pa g. 77 linea 12 dall'alto invece di leggi
a = a (cos a+
cos B) l +
a = a (cos "- 1 cos j9 J)
b = a (seo e< +sen j9) J b = - a (se n a l + se o ,81)
• • 21 «+ 7r
26>
, ecc .
ot + 7f
~ , ecc.
Vol. 11.
Pa g. 57 li nea 4 dal basso in ve ce di leggi
88 .. 9 dall' alto
I t. CO S
;Il+ i p."
U l - t. cos u
2 dal basso
§
§
§ 9
s7
s8
!8) s IO §9
) DINAMICA.
I - M ARCOLONGO.
CAPITOLO l.
LE TRE LEGGI FONDAMENTALI DEL MOTO.
Brevemente:
Le forze (costanti) clte producono la stessa ac-
celerazùme su due diversi corpi stamw fra i loro.
come l~ masse.
Se quindi diciamo m ed m 1 le masse di due
corpi, F ed F 1 i vettori delle forze (costanti) ap-
plicate ad essi, avr emo
m od F : m od F 1 = m : mi .
C : 1/Z = C
1
: 11l
1
= ),
essendo ), una cost an te assoluta e dipendente so-
lamente dal sistema di unità fondamentali.
Ora in cinematica noi abbiamo fissato l'unità
di tempo e di lunghezza; dobbiamo ancora fissare
quelle di massa e di forza; fissiamole in modo
che risulti ), = r. Di guisa che
m P"= F .
In tale ipotesi è chiaro che scelta l'unità di
massa, non è più arbitraria l'unità di forza e re-
ciprocamente; perchè nel primo caso, l'unità di
forza è quella for~~ta_nt~ che impri~
d1 acceleraZIOne all' unità di massa; e nell'altro caso,
l'unità di massa è quella che acquista •l'unità di ac-
celerazione quando è sollecitata dall'unità ~i forza:.
Le Ire leggi fondammtali del molo 9
r.{
~ 4· La terza legge del moto. - Ad ogm'
azione corri!f!.onde sempre una reazione eguale e
contraria; ossia le azioni mutue di due corpi qua-
Le tre leggi foudammtali del molo Il
(z) (m P'),,=
lo
f'
lo
F d t.
mod (m P.l)< k,
con k fi nito, ri sulta integra ndo
mod [ m (P 1 - P 0 )] < k (t 1 - t 0) <E .
con E ar bitrari amente piccolo ; cioè il punto mo-
bile, nello stesso intervallo di tempo, subisce
spostamenti infinitamente piccoli.
S i dice, in t al caso, ch e' all ' istante t0 ha agito
sul mo bile una forza istautanea o una percossa,
rap presentata dal limite, p er t 1 = t0 , del vettore
[mlt - l i·
' ' '
cioè la fgr_za ist antanea può essere considerata
come il prodotto di una forz a continua_ er il
tempo.
Cognito il movimento p~r t ~ t0 , e quindi la
velocità pel valore t0 ; se interviene una percossa,
conosceremo il cambiamento di velocità in quel-
l'istante; e a partire da questo (cioè per t> t 0 )
la legge fondam entale (1) determinerà ( ~ 6) il
moto fino a che non intervengano nuO\·e percosse.
Possiamo ora interpretare il vettore m P '.
Consideri amo un punto materiale mobile libera-
mente sulla propria traiettoria e sia P la posi-
zione occupata al tempo t. In P pensiamo
un pun.t o materiale identico ed in riposo. Diremo
impulso -del mobile, al tempo t , quella forza
i~tanea capace di far assumere, in quell'istante,
a~eflttizio in riposo la stessa vel;cità del
mOOile reale. Poichè in tal caso la variazione di
vélocità del mobile fittizio è eguale alla velocità
del mobile reale, così dicendo ij l'impulso avremo,
per la (2),
(3)
Le tre legg1 fondame ntali del moto I s
dir
-- = F·
(4) dt '
' J ' z
tre equazioni di ffe renziali sim ultanee del secondo
ordi ne.
Di ciamo t , n , b tre· vettori unitari rispet-
tivamente p aralleli alla tangente (nel senso degli
archi cr escenti), alla normale principale (volta
verso il centro di curvatura) e alla binormale nel
punto P dt>lla traiettoria (Vol. I , pag. l'i )· Ri-
cordando formule note (Vol. I, pag . S7), da (5)
risulta :
,. ·
d v m v2
(7) m -d =F x t ; - - = Fxn;o=Fxb,
t p
dette appunto equaz ioni int; inseclte del moto. (*)
Se la forza ha una direzione fissa, lo stesso
accadrà dell 'accelerazione e quindi la traiettoria
del mobile è piana. Il moto del punto in dire-
zione normale alla forza è uniforme; e sulla di-
d2 z ( dz )
(8) 1n - -
9 = Z z, -d , t.
d t- t
d
2
z = P- P1 + _2_ C P1 v2 .
d t2 gp p pl - 4 n: a 3 (p + p pl) '
. p - P!
g 1 =go+-~>o
~ l" ~ 1
otteniamo
V= k: Th zt
d2 z k2
dt 2 = - z2 '
dv dv !.:2
dt=VdZ=- 7 ;
integrando
vt = 2 k2 ( +- + ) ; v0 =
2
2 k~ ( : 0
- +)
cioè
SI trae
-v-;-
t- 2
r" .;---;dz
k2 J
{o
l
v a.- z
'
lz
-- l_
l f2 " 1t z v' 2 z
t= 2 Zo V ~2
2 Jo sen2 u d u = o4 k o.
4 z 3
1t2
k2 = o
T2
Fig. L
Ma
ds v dt
p= - da= - da;
da .
(9) v dt = - g cosa ;
dv R
(w ) cos a - - v sen a= - v;
da g:·
dv
cosa - - (a sena) v= b v "+ ' ,
da
e colla sostituzione
11
ZtJ = V-
Le tre leggi fOiiilamtnta i moto
dw + n (a + s:nex.) w = _ __::_!:__ o
- I
= Cq-nbq j d Cl.
v" q cos rx.
dove C è una costante e
7t
Per ex.= - - - , q tende a zero;
2
·
-nbq
Jz - drx
--
q cos Cl.
?.o
ha lo stesso limite di
b
a+ sen ex.'
_ _...;3;....
- _ ) LillCOLONGO o
;Pi'~-......,------= wp-uv~v 1.- - - - -
7t . b
· per a.=- - - · CIOè --~ Dunque v" , e quin
2 ' r- a
v , ha un limite finito. D' altra parte da (9) d
duci amo
,
g t= - r v da. ;
J cos a.
dx / dz
dt = v cos a. , d t = v sen a.
e quindi
a. 7.
g x=- Jv 2
da. g z =- Jv 2
tang a. d a.
zo ~o
Posto
u ==. v cos a , R = b g v " (n =F o)
la C1 o) diventa
-du -
da -
b (-u-
cosa
)"-l- '. 1
donde
-- -
l l
-- = -
-
nb
s"' da
·
uu . u n Ccos a )" + l '
O 'l-o
e se poniamo
p= tang a,
~
1
1
- -
7t u
-
1to
= - n b \ (1
l
+ p2;'-; dp ;
qu indi , successivamente
gt= -Judp
g x =- Ju 2 dp ; g z = - Ju 2
p d p.
Tutto dipende dalla ricerca di
J(r +p 2)_ 2_
tt - 1
dp
Esercizi.
r. In un moto rettilineo la forza è funzione
della sola distanza; determinarla in modo che il
moto risulti tautocrono.
u = rJ)
.
(z) = 4_z•c' = p 7•~ '.
Capitolo I
du
-
dz +4 1iu +zP z =9 ;
il problem a si riconduce alle quadrature; ma la discussione
è assai più complicata.
È stata fat ta da A. S!GNORINI [Atti Ist. Veneto, 73,
pp. 8o3 - 8 58 ~( 1 9IJ - I914) ] .
3. Moto rettilineo di due punti che SI at-
traggono proporzionalmente alla distanza.
Si ottengono subito le due equazioni
d' '{ -
d7i - k
2
(z, - ,) , d·H '{, --
y • 2 -
k, (" - z,) ,•
postO k2 +k 1
2
= a2 ; risulta·
z- '{1 = A cos a t +
B sen a t
k, 2 z~+ k2 z, = c t D. +
Se i mobili partono dal riposo, e diciamo a, a1 le di-
stanze iniziali, si ha
7t
Dopo un tempo t = " , due m obili si incontrano n
2
cioè
(~ + tt~ ) + -tt- 2
(~N) v02 - 2
Zo - Zo
(Il+ k,)2 > o,
l'equazione non ha radi ci reali comprese tra o ed lÌ . Il mo-
bile lanciato verso P, , supera qu esta posizione e cade in A.
5~ l'espressione precedente è negati va, l'equazione ha
due radi ci reali; una compresa tra O e P, , l'altra tra P,
ed A. La pri ma può cadere tra O e Po oppure tra P0 e P 1 ;
in questo second o caso il mobile non rag giunge P1 •
Se fin almente il primo membro di (a) è nullo, risulta
v2 == . . (k + k1)2 (-' -
? -"-1)2
az(a - {l
Trovare la traiettoria.
Posto 11 = ax + cz + d si ha
d" lt
dx2 =[!~11- J
ed integrando
1
x + c1 = -cl- / c1 (a x + c z + df - li 1
donde
2 dz 21'- z ax+ b
a. d x = 4 a c - b2 (a x 2 + b x + c) "• + c1
ed infine
2 u.
a.• z = 4a c '- b• \ a x•
l + bx + c+c x + c2
1
et x = _!:_
_ Vx-xo., ecc.
dZ c VX 0 x
R + g se n a. = o , v
da.
dT = - g cos et , v = a;
qui ndi
tl a g gx
dx - 7 ' ct = Cto - 7 ;
d
-l { = tang (c:to - g: ;z= !.:
) 2
log
cos(c:t0 - g:a )
t x a g cos c:t 0
se per x =o si ha pure z=o.
4 aptto o l
a 2 ex
La z cresce col crescere di x fino a x = - - 0
g
, poi de-
se~pre (o: + ~)
2
cresce e per x = a
g 0
2
diventa infinita
a2 a.
negativa. Per x = ~± x 1
, z ass um e val ori egual i e si
~
2
2 a
annulla per x = - "-o .
g
g . Paragonare le equazioni dell 'equilibrio di
un filo , con quelle del moto di un punto li bero.
Scriviamo la ( r) in questo modo
F d (v t )
1U 'l' = --;r-;- ;
confrontata colla (6), Vol. I, pag. 297 ci dice che la
traiettoria di un mobile soggetto alla forza F e la curva
di equilibrio di un fi lo soggetto alla fo rza - _ r_ F sono
' 1/t V
le stesse: velocità e tensione si corri spondono; oppure la
curva di eqilibrio di un fi lo. soggetto alla forza F e la
traiettoria di un mobil e soggetto alla forza -m F ' sono
le stesse. Cosi un punto soggetto ad una forza v.erticale
e proporzionale alla velocità descri ve una catenaria.