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Papa Lorenzo

Resistenza elettrica: definizione e formule

La resistenza elettrica è una grandezza fisica scalare che misura la


capacità di un conduttore di opporsi al passaggio di una corrente elettrica
quando è sottoposto ad una tensione elettrica. Detto in modo più semplice:
in un circuito elettrico il passaggio di elettroni viene sempre più o meno
ostacolato dall'attrito con gli atomi del conduttore, e si chiama resistenza
elettrica la maggiore o minore difficoltà che un conduttore oppone al
passaggio della corrente. Questa opposizione dipende dal materiale con cui
è realizzato, dalle sue dimensioni e dalla sua temperatura. Uno degli effetti
del passaggio di corrente in un conduttore è il suo riscaldamento.

La resistenza non deve essere confusa con il resistore, che è invece il


componente vero e proprio che si trova all'interno di un circuito. Anche se
spesso i due termini vengono utilizzati come sinonimi.

L'unità di misura della resistenza è l'OHM Ω,, il suo nome deriva da quello
del fisico tedesco Georg Simon Ohm, scopritore dell'omonima legge di
Ohm. Lo strumento utilizzato per la misurazione di una resistenza si
chiama Ohmmetro. In generale, non esistono materiali a resistenza zero,
tali da permettere un passaggio di corrente senza perdere parte della
potenza in calore, o materiali con resistenza infinita, tali da impedire il
passaggio di qualsiasi corrente elettrica. In altre parole, non esiste in natura
né un perfetto conduttore elettrico né un perfetto isolante elettrico. Vi sono
materiali, come i metalli, che oppongono una resistenza molto bassa al
passaggio della corrente e quindi sono detti buoni conduttori . Ve ne
sono altri che presentano una resistenza di media entità ed altri ancora,
come gli isolanti, che oppongono una resistenza elevatissima . I materiali
con caratteristiche intermedie sono detti semiconduttori .
La resistenza è data dalla seguente formula:

R=V/
I

Dove:
R = è la resistenza tra gli estremi del componente
V = è la tensione a cui è sottoposto il componente
I = è l'intensità di corrente che attraversa il componente

Con il termine resistenza si definisce il rapporto fra la tensione agli estremi


di un conduttore e l'intensità della corrente che fluisce al suo interno.
Risulta evidente che, quanto più alto è il valore di resistenza di un corpo,
più bassa sarà la corrente che riesce ad attraversarlo.
Un resistore ha resistenza pari ad 1 ohm quando una differenza di
potenziale ai suoi capi pari ad un volt genera una corrente di intensità pari
ad un ampere

Prima legge di ohm

In precedenza abbiamo detto che gli elettroni, muovendosi nel circuito,


vengono ostacolati dagli atomi del conduttore che attraversano e ciò causa
una perdita di tensione rispetto a quella iniziale. Questo può essere
paragonato alla perdita (di pressione) che incontra l’acqua di un impianto
idraulico percorrendo un restringimento. Più il diametro del tubo si riduce,
maggiore sarà il calo della pressione. Allo stesso modo, più grande è la
resistenza elettrica del materiale, maggiore sarà la perdita di tensione. Il
legame tra tensione persa e resistenza è stabilito da una relazione molto
semplice, la prima legge di Ohm:
V=R×
I

La prima legge di Ohm afferma che nei conduttori ohmici l'intensità di


corrente è direttamente proporzionale alla differenza di potenziale ai loro
capi, cioè all'aumentare dell'una aumenta anche l'altra, perché il loro
rapporto è costante.
La resistenza R in questo caso è una costante.

I=V/
R

R = V /I

For
aa

Seconda legge di ohm


La tensione persa lungo i cavi di un circuito è così bassa (essendo i cavi dei
buoni conduttori) che risulta trascurabile rispetto a quella che cade sugli
altri componenti del circuito, in particolar modo sui resistori. Tuttavia in
certi casi è necessario calcolarla, e per farlo è necessario conoscere la
resistenza totale del cavo. È facile intuire che la resistenza di un cavo
elettrico è:
Queste tre osservazioni sono riassunte dalla seconda legge di Ohm:

R = ρ (l /
S)

Dove:
R = resistenza del cavo (Ω)
ρ = resistività del conduttore, per il rame vale 0,0175 (lettera greca: ro
minuscola)
l = lunghezza del cavo (m)
S = sezione del cavo (mm2)

Resistenze in serie
Quando due o più resistenze sono collegate tra loro una di seguito all'altra
in modo tale che la corrente sia la stessa per tutte (non avendo altro
percorso possibile), si dice che le resistenze sono collegate in serie. Se le
resistenze (o per meglio dire resistori) sono collegate in serie, le loro
resistenze si sommano.
Il collegamento in serie da come risultato una resistenza di valore:

Rt = R1 + R2 + R3

Un circuito contenente una serie di resistenze può essere semplificato,


sostituendo alla serie un'unica resistenza equivalente di valore pari alla
somma delle singole resistenze. Cioè se le tre resistenze valgono 100 Ω
ciascuna, basterà rimpiazzarle con un'unica resistenza da 300 Ω.
Resistenze in parallelo
Quando due o più resistenze sono montate una di fianco all'altra con i capi
di destra e di sinistra collegati tra loro, in modo tale che tutte le resistenze
sono sottoposte alla stessa tensione (non essendoci altre cadute tra una
resistenza e l'altra), si dice che le resistenze sono collegate in parallelo. Un
circuito contenente un parallelo di resistenze può essere semplificato,
sostituendo al parallelo un'unica resistenza equivalente di valore pari
all'inverso della somma degli inversi delle singole resistenze.
Se le due resistenze sono uguali, la resistenza equivalente ha come valore la
metà della singola resistenza.

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