Management deriva dal latino: “manu agere”: agire con la mano; simboleggiava il compito del generale di
impartire con il comando della mano ordini alle truppe per indicare a loro lo schieramento ideale per lui.
Questa similitudine tra il generale e il manager:
Entrambi perseguono un obiettivo-> Obiettivo dell’impresa: perdurabilità, economicità (efficienza)
Schema organizzativo: obiettivo, funzionamento, concorrenza
Impresa: è un’entità giovane di circa 100/120 anni ma i processi sono millenari; è giovane in quanto il
concetto di efficienza ed efficienza economica è sorto dopo.
Organizzazione è il genus all’interno nel quale troviamo tante species tra cui anche l’impresa, possiamo
trovare lo Stato per esempio, anche noi siamo organizzazione, managerialità aula (studenti e docente):
medesima finalità, approfondimento materia, non dobbiamo perseguire efficienza economica, ma solo
efficienza.
-Prima della II guerra mondiale mondiale (fordismo): il mondo era diverso, le imprese hanno rivoluzionato il
comportamento degli esseri umani-> passaggio nevralgico
IMPRESA: indica per lo più azioni individuali e collettivi di una certa importanza e difficoltà (audace, eroica,
leggendaria)
Caratterizzata da: -avversari e competitor e -efficienza economica (vincolo)
Azione manageriale: presuppone la conoscenza dei modelli di governo di gestione imprenditoriale per
condurre queste entità alla sopravvivenza.
Da qui: conoscenza dei modelli manageriali; management deve conoscere i principi di economicità
Impresa: vive grazie al profitto non per il profitto e inoltre sono uguali e diverse tra di loro
Vi è la necessità di ricercare la sopravvivenza attraverso l’efficienza
In impresa si fa qualcosa per l’utilità stessa della cosa: prospettiva utilitaristica
Olivetti istituiva le biblioteche all’interno delle fabbriche, il lavoratore era stimolato a visionare i libri, era
nella convinzione che la crescita culturale fosse un’utilità per le imprese.
IMPRESA (Gino Zappa, Le produzioni, 1921): è un istituto economico atto a perdurare che, per il
soddisfacimento dei bisogni umani, crea in continua coordinazione attività di produzione e scambio di beni.
Istituto: sistema -> sistema di forze: mezzi, persone, organizzazione che la formano, la costituiscono, la
movimentano.
Scendendo nel dettaglio, l’impresa è sistema perché risponde ai postulati generali della teoria sistemica che
è una teoria trasversale che hanno molte scienze e che non è specifico di una categoria concettuale ma è
un principio, un modello che si applica a differenti entità operanti; queste entità in differenti contesti:
sistema meccanico, il sistema biologico, il sistema chimico, il sistema umano, il sistema marino.
Noi potremmo individuarne di molteplici, che cos'è che accomuna tutte queste?
-La pluralità delle componenti e la diversità (sistema meccanico: auto)
-Coordinamento, organizzazione interna, regole di funzionamento -> Organizzazione è uno degli elementi
essenziali di una macro categoria essenziale che sono i sistemi
-Finalità comune d’azione, tutte le componenti verso un medesimo fine
-Le imprese devono cambiare, ma molto spesso non vogliono. Maggiore è la capacità cognitiva, maggiore è
la volontà di cambiamento, chiaramente con pari risorse finanziarie.
-Impresa è un’entità economica, lo diceva Zappa, vuol dire che è una componente dell’economia, nasce per
esigenze economiche, l’economia è un fatto sociale, dimensione della società, una species del sistema
sociale. La caratteristica dell’impresa economica sta nel fatto che l’impresa deve rispettare l’economicità e
l’efficienza economica nel lungo periodo (es. piramidi).
Come manager posso accettare l’inefficienza di una decisione a condizione che da quell’atto provenga un
effetto migliore nel medio lungo periodo, è strumentale.
Quando diciamo che l’impresa deve sopravvivere, non posso pensare al risultato a breve, non posso
guardare le singole operazioni, perché questo mi porta ad avere un’ottica miope, ottusa.
Uno degli errori che si commette da giovani è pensare al breve.
Le decisioni del manager sono rese difficili in periodi di incertezza.
Le imprese sono chiamate a gestire l’impossibile, perché non si sa quale saranno le nuove sfide del domani,
ragionare di efficienza in condizioni di incertezza, è drammaticamente complesso.
Le imprese sono portate a ridurre i costi, l’efficienza è l’ottenimento di un risultato con il minimo costo, il
costo contabilmente è considerato una variazione economica passiva, ma il costo è da considerarsi positivo,
nel momento in cui io lo considero il momento genetico che mi porta il ricavo, quindi dire che devo ridurre i
costi è sbagliato.
Capace è quel manager che riesce a pianificare i processi, contenendo e riducendo i costi per avere un
maggiore beneficio in termini di ricavi.
Covid: saldo negativo, alcuni settori scomparsi, ma tanti altri nati e incrementati (es. delivery)
Atto a perdurare perché da un lato l’impresa è un’entità sociale, perché ha fatto nascere il lavoro diffuso,
ha creato posti di lavoro; l’impresa deve sopravvivere perché proiettando sine die la sua capacità reddituale
massimizza l’effetto economico.
Soddisfacimento dei bisogni umani: entità sociale; quali bisogni soddisfa? Quando non c’erano le imprese
non esistevano i prodotti, i beni, era un’economia di mera sussistenza; l’esistenza dell’impresa fa crescere i
bisogni dell’individuo, grazie alla quale una società si evolve e cresce, dove mancano le imprese, manca lo
sviluppo economico e sociale.
Bisogni di una pluralità di individui che hanno denaro e voglia di spenderlo
Crea, fa, fabbrica “faber”, fare qualcosa, realizza, produce, è concretezza, anche se non produce bene ed
eroga servizi, ha dei processi interni.
Un imprenditore è fiero di quello che fa, perché è complicato e quando lo si fa c’è soddisfazione, a
prescindere del ritorno economico, ma perché c’è qualcuno che ha scelto il suo prodotto rispetto a quello
di un altro.
L’impresa è organizzazione, coordinamento, sincronizzazione (es. squadra: schemi, tattiche di calcio, dare la
palla al giocatore che deve ancora arrivare).
Deve avere uno schema organizzativo (chi, che cosa, come), il funzionamento, non può esserci
improvvisazione; non è assenza di creatività, perché questa ce l’hai a monte, il processo interno deve
essere codificato e non ci possono essere comportamenti difformi, li possiamo discutere, migliorare e poi li
codifichiamo, l’estro creativo è importante ma nella fase di innovazione.
3 Lezione
Le 4 rivoluzioni industriali
La prima (fine del 700) si caratterizza per la nascita di prime forme di produzione in serie di tessuti
attraverso i telai, l’utilizzo del vapore, prime forme di industrializzazione, di fatto si concentra in Inghilterra
e poche realtà, ma non ha una grande enfasi, ma dura nel tempo abbastanza, infatti si sviluppa la seconda
rivoluzione (fordismo/taylorismo) e vi è una meccanizzazione spinta, si sviluppa l’impresa industriale,
diventa una macro entità all’interno della quale vengono realizzati processi su grande scala attraverso una
meccanizzazione spinta accompagnata da processi di automazione delle macchine. La differenza tra prima e
seconda è che la seconda nasce perché si riesce a utilizzare l’energia elettrica per scopi produttivi.
Cambiano le abitudini di intere collettività. 1910/20/30 si determina il processo di urbanesimo, di
convergenza di moltissimi individui verso le città, prima di allora l’uomo aveva forme di lavoro non ben
strutturate, salvo determinate categorie e aveva tipologia di sussistenza molto elementare, mancavano
forme di diffusione e circolarizzazione del denaro, la nascita dell’industria genera una concentrazione di
migliaia e migliaia di persone, con ricadute sociali negative dal punto di vista della qualità della vita, però si
attivano processi di produzione e circolarizzazione del denaro e benessere sociale, motore della società
che si affaccia al nuovo secolo, a distanza di 100 anni stiamo vivendo la stessa cosa.
Si parla di fordismo perché “Ford”, inventore dell’impresa moderna, colui che intuì le potenzialità della
macchina e le opportunità che potevano derivare, prima del Ford non c’era l’impresa così come la
intendiamo noi, egli inventò l’impresa industriale, inventò metodo di lavoro catena di montaggio; la catena
di montaggio è la rappresentazione della seconda rivoluzione industriale, sintesi dell’automazione e
meccanizzazione spinta, all’interno delle industrie le macchine avevano un ruolo preponderante sul lavoro
umano, l’individuo doveva accompagnare il lavoro meccanico e completarlo, automazione invece: il
processo di lavoro delle macchine e di lavoro umano doveva trovare un punto di convergenza in una logica
di sequenzialità continuo.
Se lo paragoniamo alla rivoluzione digitale, è molto simile.
Questa condizione di esigenza occupazionale ma carenza di competenze da offrire alla richiesta, spinge il
Taylor (ingegnere) a inventare un metodo di lavoro,
la cosiddetta divisione scientifica del lavoro: ottimizzazione della sequenza lavorativa, egli scompone la
sequenza lavorativa in microattività che dovevano essere realizzate dagli individui e dalle macchine, ogni
individuo aveva il compito di realizzare determinate attività in un tempo stabilito, scientifica perché
prevedeva l’ottimizzazione della sequenza lavorativa. Prima di allora ci si rivolgeva per esempio all’artigiano
per creare una cattedra, l’artigiano conosce tutta la sequenza lavorativa, lo sa fare sulla base di quelle che
sono le sue specifiche competenze, diverse da quelle di un altro artigiano, il lavoro di realizzazione di
questa cattedra, saranno realizzate da pochi soggetti con oggetti usati manualmente, se la cattedra deve
essere realizzata in industria, il lavoro viene diviso in microattività e bisogna codificare la sequenza
lavorativa.
Oggi ci troviamo davanti a questa situazione, c’è una domanda di lavoro e un’offerta poco qualificata; si
stima che circa la metà dei lavori, soprattutto quelli in fabbrica, scompariranno, la 4 rivoluzione industriale
prevede formule e sistemi capaci di autogovernarsi, l’apposto umano è solamente di controllo e
organizzazione.
Oggi invece le conoscenze devono essere conosciute attraverso modalità differenti: lo studio la formazione
e l’impegno.
Ford inventa la fabbrica, un modello organizzativo; il Taylor inventa un metodo di lavoro.
Il taylorismo si basa su:
1) Standardizzazione del lavoro e del prodotto, seguire un percorso di efficienza, ridurre il tempo di
produzione ma producendo di più, arrivando ad avere una produzione di massa. L’operaio è
demotivato e sfiancato (rispetto ad un artigiano), però l’industria attraverso la ripetitività trova la
massima efficienza. Trova questa efficienza perché riduce il tempo di produzione e aumenta la
produzione, quindi i costi di produzione si abbassano. Il fordismo diventa un modello
comportamentale che si estende in tutto il mondo industriale, fare impresa significava adottare
questo modello, le caratteristiche: grande dimensione, produzione di massa, standardizzazione.
Motto del Ford: date ad ogni americano una automobile purchè sia una Ford T di colore nero
Questo motto sintetizza i caratteri salienti della 2 riv industriale. È stato il più grande innovatore, poi ha
subito il paradosso dell’innovatore, perché l’innovatore prosegue in una scia che non è più di successo.
Egli inventa un prodotto nuovo, l’automobile accessibile da parte di tutti, la straordinarietà sta anche in
quest’altra frase che egli disse: se io avessi fatto un’indagine di mercato per la Ford t per chiedere ai
potenziali clienti che cosa volessero per spostarsi da un posto ad un altro, mi avrebbero risposto carrozze
con cavalli più veloci. Grazie all’ottimizzazione e alla riduzione dei tempi, si riducono i costi unitari medi
della produzione. La vera innovazione di processo del Ford sta nel rendere efficiente l’impresa industriale.
1. forza motrice
2. elettricità e idrocarburi
3. elettronica
4. i dati
Impresa fordista: produzione di massa; specializzazione rigida delle mansioni, orientamento al prodotto,
grandi dimensioni, economie di scala. Bisognava soddisfare un bisogno latente. L’avvento della macchina
ha fatto scomparire le carrozze, l’avvento della digitalizzazione sta facendo scomparire interi processi, ci
sono punti di convergenza tra la 2 e la 4 rivoluzione. Perché è importante avere grandi volumi? Perché
vendo di più. La produzione era rigida, standardizzata, omogenea, come mai era possibile vendere questo
prodotto standardizzato? Perché non ce n’erano altri e c’era un bisogno elementare, un’esigenza basica,
non c’era competitività. (Oggi siamo in un’epoca di ipercompetitività: globalizzazione, domanda molto
elevata, diffusione modelli di distribuzione complessi, facilità nei sistemi di produzione).
La domanda era superiore dell’offerta nel fordismo, quindi vi è produzione di massa, c’è specializzazione
rigida delle mansioni, gli addetti dovevano saper svolgere pochissime mansioni, per ottimizzare i tempi di
produzione e implica una riduzione dei costi.
Orientamento al prodotto vuol dire riuscire a realizzare quel prodotto in maniera efficiente, senza sprechi.
Il prodotto era elementare, basico, nero (per coprire imperfezioni).
Tutto quanto comporta le grandi dimensioni, l’impresa fordista è la grande impresa, il gigante dell’impresa,
entità di dimensioni vastissime, perché deve realizzare grandi volumi produttivi e deve perseguire il
concetto delle economie di scala.
Grazie alla scala produttiva, si riducono i costi unitari, ovvero grazie all’aumento dei volumi.
Graficamente le economie di scala le posso rappresentare ponendo in ordinata i costi e in ascissa le
quantità; andamento decrescente rispetto ai volumi realizzati.
àCU(unitario)= CT (costi totali)/q(quant. Prodotta) = Costi fissi + (costi variabili x quant mat prime)/q
prodotta
Nel bilancio dell’impresa il conto economico ha due sezioni, la sezione dei costi e la sezione dei ricavi; le
voci di costo sono un’infinità, le voci dei ricavi sono pochissime (ricavi da vendita, quelli importanti).
L’impresa sopravvive se vende in modo efficiente, ovverosia se ottimizza i costi dei suoi processi, questa
formula è uno dei metodi di ottimizzazione dei costi, perché mi consente di abbattere il costo unitario e
diventa efficiente Ricavi > Costi.
Due macrocategorie di costi: costi fissi e variabili. I costi fissi sono quei costi che l’impresa sostiene
indipendentemente dalla sua funzionalità, operatività e dalla quantità che produce (locazione, salari,
ammortamento). L’impresa deve stabilire prima di tutto i costi fissi.
I costi variabili sono indipendenti dall’impresa, li fa il mercato, adesso una delle drammatiche ricadute del
covid è l’incremento straordinario del costo delle materie prime.
Se ho una preponderanza di costi fissi, i costi variabili incidono in maniera minore.
Il fordismo si basa sulle grandi dimensioni perché adotta una logica di internalizzazione dei processi,
stabilisce ex ante il costo fisso. Internalizzare significa che faccio tutto all’interno, non compro le materie
prime. Non sono dipendente dal mercato. Strategicamente è una logica vincente, io potrei
paradossalmente eliminare l’addendo relativo ai costi variabili, anche se ovviamente non può essere reale.
L’organizzazione interna deve funzionare correttamente.
La dimensione ottimale dell’impianto, in fase costitutiva ma anche successivamente, deve essere
ottimizzata.
Per fare questo l’impresa deve risolvere un problema iniziale: Che cosa devo fare io impresa internamente
e cosa devo acquistare dall’esterno?
L’impresa può comprare un bosco oppure acquisire un semilavorato; quando è conveniente prendere una
di queste due vie rispetto all’altra? In base alle prospettive di vendita che ho.
Le economie di scala sono date dal costo unitario (all’aumentare delle quantità NON si riducono i costi).
Non bisogna dire “taglio i costi”!!!
Il ragionamento del Ford è conveniente fino a quando continua a vendere. Se arriva un grande innovatore
che produce un’altra automobile, gli equilibri cambiano; se ho orientamento al prodotto (ford) non posso
fare un altro modello, perché i miei impianti sono rigidi (quelli flessibili nascono con la 3 rivoluzione
economica).
Curva dei costi unitari: ascissa i volumi, costi in ordinata, curva dei costi parte dal punto dell’ammontare
costi fissi, più in alto è, più è rapida la discesa. Se ho costi fissi in impianti rigidi, avrò un prodotto
standardizzato alla ford. La forza uomo era capace di fare solo quelle attività, quindi tutto questo ci da
quelle dimensioni dell’impresa fordista.
La capacità dell’individuo di creare determinati prodotti, chiamati manufatti perché fatti a mano, cioè con
l'impiego di utensili e macchinari, molto basilari ma soprattutto l'elemento che contraddistingue la
produzione artigianale e che la differenzia poi da quella industriale è rappresentato dal fatto che la
produzione avviene quando c'è la domanda. L'artigiano (falegname, fabbro) quasi mai produce e poi cerca
di vendere. La rivoluzione industriale rivoluziona il processo dell’artigiano: riceve l'ordine, acquista le
materie prime, mette in movimento il suo processo produttivo e consegna il bene. La produzione
industriale inverte questo ciclo e lo spinge verso il mercato, tant'è che la produzione artigianale viene
definita una tipologia produttiva di tipo push. Tutto ciò è rivoluzionario perché se noi desideravamo un
nuovo abito, andavamo dal sarto e ce lo facevamo fare, il bisogno era un’esigenza che scaturiva da
avvenimenti nella vita; quella industriale determina la presenza di prodotti da acquistare.
Standardizzazione: omogeneità della domanda-> è al tempo stesso causa ed effetto della produzione di
massa, è la causa perché prima di allora non avevano la possibilità di acquistare, vi è la presenza di un
bisogno latente che genera la domanda, al tempo stesso è anche l’effetto perché il bisogno è latente, gli
individui non potevano mai immaginare di acquistare un abito su larga scala, o un’automobile; quindi la
produzione massa nasce da un bisogno latente e poi diventa modello diffuso.
L’impresa moderna nasce con la produzione industriale, prima esistevano entità economiche, ma definirle
imprese è sbagliato, queste unità economiche prima della rivoluzione industriale erano quelle agrarie,
agricole, mercantili.
Tuttavia queste tipologie d’impresa non riuscivano ad avere un ruolo di sviluppo di un modello economico
diffuso.
L’impresa cambia questo modo di vivere e attiva un circolo virtuoso, questo aspetto non è approfondito
quando si studia la storia.
L’impresa genera il lavoro e da gratificazione, benessere sociale; il fatto di lavorare è di per sé un fatto
gratificante.
L’assenza di lavoro è più negativa del peso che il lavoro può determinare.
Olivetti: la disoccupazione involontaria è il più grande male.
Il circolo vizioso si innesca quando l’impresa smette di esistere e tutto si ripercuoterà negativamente.
Il fordismo è il modello vincente perché da la maggiore efficienza.
Il taylorismo è un modello di avvicinamento all’utilizzo delle macchine, basico, essenziale, poche cose
ripetute, ma l’elemento fondamentale era la conoscenza.
Nella 3 rivoluzione, quella in cui vi è l’elettronica, dove si ha una forma di automazione flessibile, il processo
produttivo poteva dare output differenti a seconda degli input che venivano inseriti.
Questa che stiamo vivendo adesso, la 4 rivoluzione, è una rivoluzione continua, un cambiamento continuo
e ce ne rendiamo conto con la costante innovazione di prodotto che il mercato di offre, lo vediamo
nell’ambito tecnologico ma in qualsiasi altro ambito.
Il rischio può essere sia rischio, danno oppure opportunità, ricavo.
L’impresa con la logica di tipo push: produce e cerca di vendere; l’artigiano con la logica di tipo pull ha delle
richieste e poi produce un prodotto secondo le mie aspettative, quelle che sono le mie caratteristiche
fisiche, diverse da quelle di un altro individuo, il modello è profondamente diverso.
Esempio: netflix azienda di intrattenimento televisivo, realizza dei contenuti televisivi, moltissimi di questi
contenuti sono realizzati in base alle preferenze della propria clientela, netflix riesce a predire quali sono le
aspettative della propria clientela e realizza contenuti adeguati. Non c’è soltanto l’estro creativo ma anche
uno studio delle preferenzeàAlgoritmo: modelli di intelligenza artificiale basati sulla segmentazione
dinamica. Devono sorgere nuove competenze, è marketing, area aziendale. La parte management prevale e
prevarrà sempre.
Cosa c’è in comune tra economia di scala e fordismo? Organizzazione del lavoro, alti volumi e dimensione
aziendale ottimale (minimizzazione dei costi unitari medi e costi fissi alti), operazione make
I costi fissi sono costi che derivano da operazioni di investimento. La raffigurazione del costo fisso: costi e
quantità, linea parallela all’asse delle ascisse e parte da sopra l’origine. Quanto sopra l’origine? Dipende
dalla dimensione dell’impianto. Immobilizzazioni=sono ferme, struttura rigida dell’impresa, l’impianto
dell’impresa.
Perché netflix non ha i server di proprietà? Perché sono beni soggetti all’obsolescenza. Netflix predilige il
suo business e si specializza in quello.
Il collegamento tra i grafici è determinato dalla quota dei costi fissi, dalla struttura dell’impresa.
Queste tre imprese si differenziano per la differente composizione dei costi.
L’impresa fordista è la B, perché ha le economie di scala ed è quella che ha maggiori investimenti.
Internalizzazione: internalizzo i processi di produzione, faccio tutto dentro! (Fordista: comprava il bosco).
Quando si pianifica la nascita dell’impresa, bisogna stabilire i confini strutturali.
Confini strutturali dell’impresa: quello che faccio dentro, in base all’ampiezza dell’impresa, make or buy;
mentalmente ci riconduce alla struttura fisica (dal cancello, dal muro di cinta dell’impresa).
Fase iniziale: mancano le competenze interne per internalizzare, risorse umane sono ridotte e impedisce di
progettare una dimensione più elevata. Questa è una condizione più frequente, ci sono imprese che invece
per esempio nascono già grande. Quando un’impresa sceglie di nascere già grande? Nel monopolio, perché
lì sarebbe certa di poter svolgere l’attività, di vendere.
CF=CT/t , per essere ottimale t dovrebbe essere elevato, se faccio un investimento che ha una durata utile
di 10 anni, ma sul mercato dopo 3 anni vengono utilizzate nuove tecnologie, cosa succede?
Mi ritrovo in una situazione in cui ho 7 anni di costi non produttivi, sul bilancio gravano in maniera
pesantissima.
Il costo è sacrosanto, è la benzina, è l’elemento fondamentale dell’impresa, il costo è il momento genetico
dell’impresa, l’impresa nasce con un’operazione di investimento, immissione di capitale che diventa costo.
Tutto quello che si fa in azienda genera un costo, tutto quello che faccio in azienda deve essere produttivo.
Se faccio un investimento che non è più utilizzabile dopo pochi anni, ho creato un peso che mi porterò in
bilancio, questa circostanza viene contabilizzata come minusvalenza nei costi.
Obsolescenza: fatto economico (perdo anni) e tecnologico (tendenza verso la iperspecializzazione, devo
essere sulla frontiera dell’innovazione). La profondità è data dalla specializzazione e implica un
investimento in conoscenza.
La conoscenza è nell’uomo e saranno sempre di più richieste nuove conoscenze.
Se investo in ricerca e sviluppo, il t non funziona più, ha un andamento al contrario, genererà i suoi effetti in
futuroà questo perché è un processo sequenziale senza fine, potenzialmente ha una durata infinita, a ogni
step si attiva una nuova fase che genererà un nuovo step, perché oltretutto è fatta dalle conoscenze e le
competenze degli uomini.
-Caso Motorola, leader di mercato della telefonia mobile, introdusse tecnologia nuova che consentiva di
mandare gli sms GSM, era su quella frontiera dell’innovazione, convinta che l’analogico fosse la prospettiva
futura, Apple distrugge quella tecnologia e diventa dominante sul mercato una nuova tecnologia e
Motorola non aveva conoscenza di quella tecnologia, era rimasta prigioniera delle proprie barriere che
aveva eretto per il suo business.
Si passa da una struttura fisica ad una intangibile.
Barriera entrata fordismo: costo unitario medio basso-> vendo al prezzo più basso.
Barriera uscita: rimane prigioniera dei suoi stessi confini, bisogna dismettere gli impianti, diventano
obsoleti, ci sono nuovi operatori di mercato.
Break even finanziario dell’innovazione, pareggio dell’innovazione
6 Lezione
La produzione può essere un costo variabile quando qualcun altro fa quello che dovrei fare io (buy),
l’impresa può adottare questa modalità per esempio quando immagino il prodotto e delego all’esterno la
produzione e la vendita la tengo dentro, quando la domanda sale repentinamente, quando il confine
strutturale è ristretto rispetto alla domanda, ovvero quando ci ritroviamo in diseconomia.
Imprese testa (innovazione) coda (commercializzazione), il cuore è la produzione
Costi fissi invece sono riferiti al make.
Diseconomie di scala: derivanti dalla scomparsa della dimensione ottima, si ipotizza il caso contrario, che io
stia producendo quantità eccedenti, quindi dalle differenze crescenti di organizzazione e amministrazione
collegate con l’aumento delle dimensioni delle imprese, allorquando l’impresa perde l’efficienza per le sue
dimensioni, cresco talmente tanto da perdere l’efficienza.
Economie di scopo: possono scaturire dalle opportunità di ripartire risorse manageriali e organizzative
sottoutilizzate in altri settori di attività. Scaturiscono anche dall’accentramento di servizi amministrativi e di
supporto presso la sede centrale dell’impresa, che li fornisce alle altre unità di business del gruppo (Grant:
studioso di strategie e management d’impresa). La rete distributiva, i sistemi informativi, la forza vendita e i
laboratori di ricerca, consentono di realizzare economie di scopo attraverso la loro condivisione nell’ambito
di diverse economie di business.
Utilizzo determinate risorse per fare altroà Amazon è un’impresa multibusiness, vi sono tante tipologie:
video, musica, prodotti, operatore logistico, le economie di scopo stanno nell’ottimizzazione dei flussi
logistici.
Economie di apprendimento: sono le riduzioni del costo unitario dell’output prodotto che conseguono
all’incremento della produzione cumulata.
Con esperienza si intende il numero cumulato di output prodotto fino alla data considerata.
(tipologie di grafici: Ordinata quantità/output e ascissa tipologia di prodotto; nuove conoscenze e in ascissa
output/tempo.)
Oggi l’obiettivo è aumentare la varietà dei prodotti, riuscire a cambiare rapidamente ciò che produce, il suo
ruolo di motore, questo grazie alla capacità dell’individuo di accumulare conoscenza.
1905-> 2 modelli: 1000 dollari e 2000 dollari; anno dopo 750 dollari
Risultati:
-la sua visione produsse ricchezza personale 188 miliardi di dollari
-Inventò fordismo: produzione di massa
-Creazione di un brand
-Creazione di un mercato di massa
Effetti sul mercato? Stimola la domanda e attiva il circolo vizioso dell’economia industriale
Egli inventa l’acquisto rateale.
Si è realizzato: grande dimensione e per sopraffare concorrenza che doveva avere o prezzo uguale o più
basso o prodotto diverso ( caratteristiche e funzioni differenti), la concorrenza può colpire bisogni diversi
con maggiori possibilità economiche
Si passa alla differenziazione del prodotto-> non alla riduzione del costo -> 1* Chevrolet, poi altri operatori
3 Rivoluzione industriale: flessibilità, diversificazione produttiva, generate dalla possibilità data
dall’elettronicaà si passa da una modalità di automazione rigida del fordismo
7 lezione
Considerato questo gruppo, cosa ha molta importanza oggi rispetto al passato? L’ottimizzazione dei
tempi, il tempo che dedico a queste prime tre fasi deve ridursi perché vi è l’ipercompetitività,
ovvero bisogna arrivare primi sul mercato (monopolio temporaneo). Sean Peter osservando il
mercato degli anni 50, ha ideato 3 fasi: 1) ideazione; 2) Innovazione, trasformazione di un’idea in
prodotto utile per il mercato; 3) Diffusione dell’innovazione -> innovare nel monopolio temporaneo
fino a quando gli altri non sono in grado di creare quello stesso prodotto; posso beneficiarne
perché posso stabilire il prezzo di vendita e allo stesso tempo la domanda. I concorrenti devono
posizionarsi su segmenti di clientela differenti.
4-5-6 ciclo di vita del prodotto, l’impresa deve avere un’ampliamento del tempo. Dopo il 6, vi è il declino
del prodotto, ricomincia il ciclo. L’impresa innovatrice non aspetta il punto 7 per ricominciare il ciclo, nella
fase 3 ha già attivato un nuovo ciclo per cercare di giungere in un tempo utile sul mercato con un prodotto
nuovo.
Imprese follower: che seguono l’innovazione; il copiare, imitare, replicare è la base dell’acquisizione di
nuove conoscenze, vi è l’adozione, implementazione di altrui concetti o modus operandi, che diventano
patrimonio personale. Es. Apple e Samsung.
8 lezione
Successo dell’impresa fordista, punti di forza, analisi swot (composta dall’analisi dell’ambiente esterno e
l’analisi dell’interno dell’azienda).
VANTAGGIO COMPETITIVO: quella condizione grazie alla quale un’impresa riesce a superare i propri
competitor che deriva da elementi che la stessa impresa possiede o riesce a creare durante la propria
attività.
Il Fordismo aveva come vantaggio competitivo la capacità produttiva.
Il vantaggio competitivo deriva da Risorse e Competenze.
Le Risorse sono la dotazione di beni materiale e immateriale di cui può disporre un’impresa; i beni materiali
compongono la struttura dell’impresa e sono sottoposte al depauperamento; le risorse immateriali sono le
risorse di conoscenza e relazionali, quelle di conoscenza sono quelle grazie alle quali l’impresa decide e
innova (dati>informazioni>conoscenza>decisioni), i dati sono il carburante per la 4 rivoluzione, quelle
relazionali interessano l’intessere rapporti duraturi e stabili con soggetti interni ed esterni all’impresa, la
cosiddetta organizzaizone, che va a costituire il capitale relazionale dell’impresa. La risorsa relazionale,
diventa una risorsa perché:
-interno: migliora e fa raggiungere l’efficienza
-esterno: fornitura (posso anche riuscire ad avere agevolazioni e inoltre se richiedo un cambiamento e
chiedo che venga migliorato, il fornitore mi seguirà); vendita (fidelizzare i clienti, continueranno ad
acquistare, questa ripetitività genera ricavi futuri, che danno una garanzia di sopravvivenza).
La lealtà comportamentale è il presupposto della fiducia. Mi comporto in maniera corretta e leale, dice
Colemann, il valore dell’individuo all’interno di un contesto sociale compone il capitale sociale, fiducia che
successivamente crea dei crediti. Si fa una sorta di attualizzazione di redditi futuri, bisogna analizzare i ricavi
futuri.
La reputazione aziendale: i fornitori mi danno fiducia, chiedo di avere una dilazione, dal lato dei
consumatori, lancio il nuovo prodotto e lo acquisteranno sulla base della fiducia.
Crolla il fordismo: si era chiuso, domanda cambiata, c’era latente necessità di cambiamento, allora i
competitor si posizionarono con un prodotto diverso, entra in gioco la differenziazione del prodotto
(toyotismo), il fordismo invece si caratterizza per la standardizzazione del prodotto.
Bisogna tendere a realizzare prodotti coerenti con le differenti esigenze dei clienti->differenziazione, ogni
individuo ha proprie esigenze
Si passa da una produzione di massa ad una produzione di nicchia; quando diciamo questo, questa
personalizzazione a quale figura economica ci fa pensare? L’artigiano (che produce in base alla domanda).
Questo prodotto è sempre diverso.
La logica dell’impresa post-fordismo è quella di portare ad una enfatizzazione della logica della
differenziazione, arrivo ad avere che ogni individuo ha gusti e differenze rispetto all’altro.
A proposito delle economie di scala? La tecnologia ha consentito e consente oggi sempre di più di arrivare
ad avere il contemperamento della riduzione dei costi unitari medi e la diversità.
La flessibilità: diversificazione dell’output del processo che pone in essere l’impianto.
3* rivoluzione industriale, parte da questa logica di differenziazione del prodotto, grazie alla flessibilità
dovuta alla tecnologia, c’è un limite a questo, c’è una diretta proporzione tra elevato investimento e
elevata diversità.
Mentre nel fordismo la logica era quella di internalizzare i processi, la logica della 3 rivoluzione porta verso
l’esternalizzazione dei processi (impresa testa-coda, aumento dei costi variabili), ci saranno le imprese che
si occuperanno di taluni investimenti (netflix).
L’impresa per sopravvivere deve vendere efficientemente perché oggi non è più difficile produrre ma
vendere.
9 Lezione
L’offerta genera nuovi bisogni, sorge l’economia della sazietà, dagli anni 60 fino ad adesso.
Le imprese nella condizione di un nuovo modello operativo, cambia: produzione snella, attenzione esigenze
personali e del consumatore.
Il mercato si frammenta, segmentazione della domanda in gruppi di consumatori omogenei al loro interno,
ma differenti tra loro.
L’impresa non si concentra su di un unico prodotto, ma c’è un’ampia varietà di prodotti, ma anche
variabilità degli stessi; in quanto dopo un certo periodo si perde la posizione di monopolio temporaneo, e
quindi vi è successivamente l’innovazione che accellera i processi, l’innovazione genera la flessibilità.
Siamo ancora in una logica di transizione tra il fordismo e la 4 rivoluzione, nella 3 fase di passaggio.
Ford vs Toyota:
-forte esternalizzazione e forme di partenariato
-assemblaggio
-innovazione
C’è la dematerializzazione dei processi interni, l’impresa perde i suoi confini strutturali, sono evanescenti,
prevedono forme di collaborazione che variano in base al prodotto da realizzare, il confine non è
circoscritto, questa dematerializzazione fa si che si modifichino le barriere all’ingresso, che da barriere
fisiche diventano barriere intangibili di risorse immateriali di risorse e conoscenza; potremmo dire
conoscenza e relazione.
Logica di tipo pull (domanda tira la produzione, si attua grazie al modello just in time, ovvero quando
l’impresa produce quello che il cliente chiede, come l’artigiano) vs push del fordismo
Il vantaggio competitivo:
-fordismoà capacità produttiva
-post fordismoà capacità di innovare
Matrice prodotto-processo
-In ascissa abbiamo il prodotto: verso destra si avranno volumi maggiori, verso sinistra sarà maggiore la
varietà, chiaramente vale il contrario.
-In ordinata abbiamo i flussi produttivi: rigidità dei flussi e regolarità dei flussi entrambe rivolte verso
l’origine.
Fordismo/Toyota
Fordismo: metà anni 10, negli anni 30 era già una grandissima realtà, la ricerca di mercato non aveva senso
perché il bisogno era latente
Toyota: metà anni 30, ricerca di mercato è un elemento di successo
Punti di forza:
Conoscenze e competenze
-Specializza competenze: l’uomo è un pezzo nevralgico, punta sulla conoscenza e vi è l’applicazione di
queste conoscenze.
-Conoscenze e competenze: noi possiamo saper fare e ignoriamo la base di come sappiamo saperle fare
-Competenza: insieme strutturato di conoscenze, capacità, atteggiamenti necessari per svolgere un
compito.
-Artigiano ha conoscenze e competenze, perché sa come, quando, fare un determinato prodotto; mentre il
fordista svolge poche azioni (ha competenze limitate di base, determinate dal contesto nel quale si viveva e
non sapeva l’iter dall’inizio alla fine).
Punti di debolezza
-Basse barriere all’ingresso: velocitàà gli altri che inseguiranno troveranno un mercato saturo, diventa
tutto più complicato
Una piattaforma per realizzare un sito e-commerce è shopify, un sito che ti da la base per costituirlo; è
gratuito, il modello della gratuità serve per:
-nella fase di start-up si entra con un prezzo basso per farsi conoscere
-questi colossi presentano i loro moduli, ma ci sono anche i moduli di terzi; infatti si parla di economia della
condivisione (sharing economy)
Il business per shopify:
-numerosità di sviluppatori che la utilizzano e numerosità di e-commerce che sorgono, più vi è la presenza
di sviluppatori di moduli e maggiore sarà la diffusione della piattaforma, si amplifica la vendita dei moduli
all’interno e viene a crearsi un modello predominante.
Questo modifica il tradizionale modello di business delle imprese, lo rende diverso per:
-Confini strutturali inesistenti, pochi investimenti: -se compro: costi fissi, se noleggio: costi variabili
Vantaggi e svantaggi:
1) -investimenti quasi inesistenti, non c’è particolare necessità di capitale iniziale, se non in
investimenti iniziali come nella pubblicità, non più quindi nell’aspetto della produzione, ma della
promozione e commercializzazione.
-ridotto/assente rischio obsolescenza
-forte flessibilità
2) -c’è un legame totale, assoluto con il fornitore, è un vincolo forte, è difficile che ci si sposti in
un’altra piattaforma, ci sarebbe lo switching cost
3) -l’utile sarebbe maggiore se si stesse in una situazione di indipendenza.
Printful: è un’impresa con elevati investimenti infrastrutturali, ma in tecnologie; nasce prima come stampa
di poster, poi diventa un’azienda di dimensioni pazzesche.
È quasi un’impresa fordista della quarta rivoluzione industriale; il suo core business è nella capacità
produttiva veloce e flessibile.
12 Lezione: la digitalizzazione
Efficienza fordismo: capacità produttiva, grandi dimensioni -> ridotti costi unitari medi di produzione
Efficienza
Grafico economie di scala
CuM= CT/Q
CT= CF + (Cv x q) / Q
1 Varietà: facile produrre-> diversificazione della domanda, estremizzazione del concetto di segmentazione
2 Variabilità: i ??????
3 Velocità: i prodotti nuovi sono sempre più: frequenti, variabili – nel senso che cambiano nelle preferenze,
veloci
Ipercompetitività: discende dal fatto che i fenomeni sono condizionati da queste 3 condizioni; questo
comporta una ulteriore V, vulnerabilità delle imprese à molte più opportunità nella nascita di nuove
imprese
TRASFORMAZIONE DIGITALE
Digitale: dal concreto all’astratto, dal tangibile all’intangibile, dalla materialità all’immaterialità
Graduale virtualizzazione di molti processi interni
Trasformazione digitale:
-trasformazione in dati
-e-commerce
-software
-tecnologie abilitanti: machine learning, big data, realtà aumentata
-Discontinuità: il cambiamento modifica le routine, che diventa quasi una costante e non ci si abitua più a
determinati comportamenti, perché sarà sempre diverso; concetto quasi contrario alle logiche manageriali,
vi è l’imprevedibilità
-Cambia l’approccio al mercato: comprendere il mercato e il singolo consumatore e soddisfarlo
Facile a scriverlo, qui c’è l’approccio al mercato della 4 rivoluzione in tutta la sua complessità:
-seguire economia di scala per l’efficienza, significa raggiungere l’obiettivo ovvero vendere
Raggiungendo efficacia ed efficienza, si raggiunge l’economicità
BE TIMELY: sii al posto giusto nel momento giusto; BE USEFUL: sii utile, capire I bisogni delle persone;
BE A PIONEER: segui la tua strada, non ascoltare sempre e solo gli altri;
BE EVERYWHERE: essere ovunque, dove le persone sono; BE OPEN: provare ad ascoltare, cambiare,
innovazione;
LET’S PLAY;
Digitale: imparare a guardare oltre
13 Lezione: Digitalizzazione
Prima gli investimenti erano fatti in immobilizzazioni materiali-> diventano barriere all’uscita per il
fenomeno dell’obsolescenza
Printful: azienda leader dell’on demand -> accetta di subire questo rischio -> fa molti volumi, riduce il costo
unitario e i tempi di ammortamento-> si rivolge ad una moltitudine di imprese testa coda, che sono migliaia
-> Ci si basa sulla ricerca, sullo sviluppo e sull’innovazione-> come fa ad ottimizzare? Ammortizza per tempo
l’investimento, vi sono molti volumi, il costo unitario si abbassa
Si tratta di grandi investimenti che determinano una grande capacità produttiva, quindi automaticamente
una grande domanda -> perché non subisce il rischio dell’obsolescenza e il rischio della porta girevole-> si
arriva ad una situazione in cui gli altri si affidano agli altri, mentre loro che ottimizzano sono leader dell’on
demand.
Modello impresa testa-coda: si affida a Printful, shopify; noleggio i moduli: vi è quasi l’inesistenza di
investimenti, dropshipping
Differenza con il fordismo: personalizzazione
Difficoltà nello stabilire il prezzo di vendita?
Costo unitario medio BASE, altri VARIABILI -> non si conosce la domanda potenziale, il suo potenziale di
produzione tende all’infinito, potrebbe abbassare il prezzo, ma non c’è conoscenza della domanda, altre
invece hanno il potenziale d’offerta da prendere in riferimento.
Prima -> Limiti di quantità a causa della capacità produttiva dell’impianto (fisso costo unitario : CF + (CVu x
q)/Q; va in diseconomie perché non è capace di produrre di più. Se non faccio così vi è il disservizio:
-cliente attende la consegna
-cliente necessita del prodotto, perdi l’ordine, costo mancata vendita
-perdi definitivamente il cliente
Dopo-> Difficile stabilire il prezzo perché non abbiamo Q
Cambiamento: lento, graduale, prevedibile, regole adatte; il contesto pre digit: deterministico, ordinato,
regolare
Discontinuità: veloce, imprevedibile, improvvisa, nuove regole; contesto digit: caotico, mutevole, irregolare
In passato erano ben definite le conoscenze richieste dal mondo del lavoro, erano definiti i profili
professionali.
Ora manca una definizione della domanda e dell’offerta, non c’è certezza sui profili necessari, è un processo
di transizione digitale.
Un aspetto fondamentale è la filiera della formazione, una delle sfide per le quali ci siamo attrezzati per
essere pronti, chi dovrebbe guidare le imprese per sapere su cosa investire? La ricerca.
Gli studenti sono il ponte tra il mondo della ricerca scientifica e il mondo della domanda.
Peter: innovazione in qualsiasi contesto; anni 60 dello scorso secolo: processo di idea -> innovazione, era in
una fase di scomparsa, ora non esiste un’idea priva di un momento concreto -> l’innovazione è un unico
processo.
Ciclo finanziario: quando la ricerca e lo sviluppo si fermano, quell’attività di ricerca e sviluppo non si
esaurisce in un’inutile impegno di risorse-> converge verso nuovi prodotti.
Nei prossimi 5 anni spariranno il 30-40% dei mestieri oggi conosciuti, milioni di persone rimpiazzate da
robot.
-Martello/scalpello -> tecnologia semplice: -Michelangelo: la pietà/Un altro: Pietà
È cambiata la persona -> la persona al centro dell’innovazione -> dobbiamo costruire qualcosa attorno alle
persone -> possiamo fare la differenza
Differenza tra invenzione e innovazione:
Invenzione -> frutto di ricerca fatta da poche persone verso un obiettivo, se si sbaglia ma si raggiunge un
qualcosa di nuovo, nasce l’invenzione, servono elevati fondi pubblici
Innovazione-> capacità di combinazione di invenzioni già esistenti -> fenomeno sociale coinvolge tante
persone
L’italia è un paese disegnato per l’innovazione, c’è poca ricerca, poche invenzioni, ma siamo bravissimi a
combinare
Il computer non solo rimpiazza cose semplici, ma anche cose complesse; non rimpiazzerà mai la relazione
umana.
Bisogna dare dignità al lavoro e bisogna dare nobilità al mestiere (come è già accaduto per cuochi e
camerieri/ fabbrica ancora no).
La competitività nelle aziende-> non è sufficiente essere competitivi con le aziende, ma col territorio, gli
imprenditori devono mettere a disposizione il tempo (valore come competenza, bisogna fermarsi, rempo
per rendere competitivo il sistema), bisogna partire dai territori e poi allargarsi.
Noi siamo fortissimi a gestire questo esatto momento: 1) velocità: è molto alta ora/ 2) incertezza: non si sa
cosa succederà -> messe insieme formano il caos (noi italiani siamo bravi a gestire il caos)
(Innovazione – capacità combinatoria – caos)
17 lezione
Transizione/Trasformazione digitale
In cosa si somigliano e in cosa si differenziano
La transizione è il passaggio verso il mondo del digitale, lo stiamo vivendo da diversi anni come individui e
come imprese.
Questo implica una trasformazione, che è un concetto più ampio, sta ad individuare questo cambiamento
per effetto della digitalizzazione.
Tutte le imprese vivono la transizione, ma solo alcune stanno effettuando e vivendo la trasformazione
Che effetto produce sulle imprese e sui mercati?
Una situazione di monopolio temporaneo da parte di chi vive la trasformazione.
La conoscenza è importante perché consente al management di prendere le decisioni.
Come si traduce in processo? Il management ha il dovere di analizzare i fenomeni esterni ed interni
all’impresa, per non subire effetti dannosi.
Esempio: Covid-> si manifesta e ha impatto devastante sull’economia; inizialmente era ignoto ma quando si
è manifestato è diventato noto.
Quando sono ignoti, le imprese sono esposte al rischio in egual maniera; alcune invece si attrezzano e
iniziano a studiarlo, questo porta ad avere delle opportunità e porta le imprese verso un ambito che
consente loro di avere un vantaggio competitivo sulle altre.
Coloro che permangono sulla non comprensibilità rischiano di uscire dal mercato.
I fenomeni sono generatori di effetti sulle imprese che possono trasformarsi in rischi (se rimane sul rischio,
il management cerca di tutelarsi) o opportunità.
Costo mancata vendita: non si riesce a soddisfare la domanda -> le opportunità al contrario sarebbero 1)
riduzione del costo unitario medio 2) aumento vendite e ricavi; esempio: imprese testa-coda (prive di
struttura o scarsa struttura).
Costo invenduto: costo del bene prodotto e rimane in magazzino -> offerta>domanda, tipo di impresa
fordista, impresa sovradimensionata rispetto al suo potenziale di mercato
Invenduto-> attualmente si tende a ridurre le scorte, a causa della velocità di innovazione attuale, ovvero
del continuo cambiamento della domanda.
18 Lezione
Costi stoccaggio/magazzino bassi -> le quantità che giacciono sono molto basse, costo medio molto basso
Vi sono 3 macro: Costi di deposito
1) Ordinazione
2) Movimentazione/stoccaggio
3) Sovra/sotto stock
2 –> struttura e beni; sono costi inerenti al trattamento delle materie e dei prodotti finiti; incide il capitale
investito in scorte; movimentazione, occupazione degli spazi, capitale investito à hanno a che fare con i
tempo di permanenza delle merci (> tempo, > costo; < tempo, < costo); merce ferma, > costo, costo viene
ripartito più velocemente; interessi I=C r t (tempo di impiego del capitale, variabile che incide sul costo).
Funzione tempo (miglioramento dell’efficienza) à Rotazione delle merci fa ridurre il tempo di permanenza
e ridurre il costo di stoccaggio
Si riduce il costo dell’invenduto: perché non ho mai prodotto invenduti (prodotti che ho realizzato e che il
mercato non mi chiede più).
Il costo è il carburante dell’impresa, bisogna eliminare i costi improduttivi, come il costo dell’invenduto.
Mancata vendita: riduco attraverso la velocità (esempio: omnicanalità ->negozio fisico collabora con
negozio online).
Capitolo 1)
-Impresa e contesto
-Teoria stakeholder
-Impresa fordista
-Impresa post fordista
-Impresa sistema
Ciclo virtuoso dell’impresa: l’impresa è un’entità basilare dei processi economici e sociali
Sviluppo economico à Sviluppo sociale; non il contrario
L’impresa vive in un contesto nell’ambito del quale, in quanto sistema economico-sociale, opera,
per raggiungere la sua suprema finalità di sopravvivenza, nel rispetto dell’efficienza.
Sopravvivenza:
1) Utilitaristico: produrre profitti, capacità di essere duraturo nel tempo
2) Capacità di creare valore, diffonde il valore creando benessere sociale; l’impresa da il valore sociale
Vi sono 3 condizioni:
-dotazione cognitiva -> conoscenza
-dotazione strutturale -> componente: struttura operativa dell’impresa, dotazione beni materiali
-dotazione relazionale -> rapporti sia all’interno che all’esterno, duraturi e di valore
Relazioni:
a) consonanza all’esterno
b) risonanza all’interno
a – capacità di essere compatibili con l’ambiente (non solo geomorfologico, ma anche gli stakeholder)
circostante, relazioni utili, vantaggiose per se stessa ma rispettose per l’ambiente esterno.
b- coesione all’interno, sfida che il management si trova ad affrontare
Quando vi è consonanza e risonanza, si ha sintonia (come in una squadra)
Se non c’è consonanza e risonanza, si ha dissonanza (c’è rischio, quasi certo, c’è la scomparsa)
Poichè l’impresa vive in quanto capace di intessere una serie di relazioni (fiduciarie, di scambio, conflittuali,
collaborative, opportunistiche) con altre realtà sistemiche, il suo organo di governo deve esser capace di
corroborare le relazioni positive estinguendo/riducendo quelle dannose.
Nella ricerca di consolidamento relazionale, appare assolutamente fondamentale che l’azione di governo
sia rispondente alle attese dei sovra e sub sistemi con cui l’impresa interagisce.
Detta rispondenza presuppone la condivisione del concetto di correttezza comportamentale (agire etico)
necessaria per perseguire forme di utile collaborazione
• Bowen può ritenersi tra i primi autori ad interessarsi al tema (a partire dagli anni cinquanta
del secolo passato) considerando la responsabilità del businessman.
• Tale posizione conduce ad interrogarsi sulle diverse forme di responsabilità cui soggiace
l’impresa; ecco quindi che negli anni settanta si riconoscono tre livelli di responsabilità:
• il primo di tipo economico (per la necessità di produrre valore e lavoro),
• il secondo di tipo ambientale (riguardante il rispetto dell’ambiente e dei temi
ecologici),
• il terzo di tipo sociale per il ruolo che l’impresa deve ricoprire per il progresso della
società.
• Da questi presupposti si sono sviluppati negli anni successivi ulteriori approfondimenti i quali,
riconoscendo sempre maggiore rilievo agli obblighi sociali dell’impresa, hanno approfondito la
teoria degli stakeholder, con cui si individuano i soggetti verso i quali è direttamente
responsabile l’impresa, contribuendo a sottolineare l’importanza della fiducia che gli
stessi stakeholder ripongono in essa per effetto della sua reputazione.
Impresa fordista:
• Produzione di massa
• Specializzazione rigida delle mansioni
• Orientamento al prodotto
• Grandi dimensioni
• Economie di scala
Sistema:
1) accolta
2) insieme
3) sistema ( per esistere deve essere osservato e compreso)
Più elementi->insieme -> + relazioni -> sistema
Sono, dunque, relazioni che, grazie al riconoscimento di nessi di omogeneità tra i diversi elementi e
cementando il collegamento tra loro, consentono l’emersione del sistema.
Un sistema, in definitiva, per esistere deve essere osservato e compreso.
20 Lezione
Impresa rete: tecnologie che consentono flessibilità organizzativa, vi è un modello reticolare, si tratta del
modello post-fordista
La rete è la «trama che nasce dall’auto-organizzazione di soggetti che, insieme o singolarmente, investono
per creare, rafforzare, estendere il reciproco legame»;
Le reti si prestano bene allo sviluppo della conoscenza che matura in epoca post-fordista, assolvendo alla
fondamentale funzione di rendere trasferibili le conoscenze complesse, attraverso l’organizzazione dei
canali e dei media per la loro riproduzione allargata;
Per quanto attiene alla distribuzione del potere all’interno dell’impresa virtuale, la letteratura ha
evidenziato l’esistenza di situazioni molto diverse, che vanno da condizioni di partecipazione paritaria a casi
di accentramento del potere in un’impresa dominante.
Perché l’impresa dovrebbe entrare in una rete? (Network, distretto, li consideriamo come unici in modo
teorico) à Porta ad aumentare la propria competitività e migliorare il processo produttivo
Non è detto che entrando nel network ci siano queste migliorie, ma sicuramente di più rispetto a quello che
le imprese farebbero da singole e sicuramente ci sono minori costi.
Si ha uno sviluppo della conoscenza, un vantaggio, un miglioramento
1)Organo di amministrazione
2)Direttore à controlla che le decisioni dell’organo siano realmente fattibili; ha un ruolo
straordinariamente importante -> capacità di consigliare, suggerire, perché conoscono la realtà
Successo della rete d’impresa: sta nella scelta del governace
Costo cooperazione < ricavo della cooperazione
Nell’economia delle reti, la diffusione globale delle conoscenze offre l’occasione di ridurre il costo ed il rischio
della produzione di conoscenza stessa.
Grazie alla rete, infatti, le idee possono uscire dal ristretto circuito proprietario, dando alle imprese
l’opportunità di diventare leggere, snelle, mobili e di focalizzarsi su un core business limitato,
potendo contare su di una rete in cui fare outsourcing.
I confini, da proprietari, diventano cognitivi: per stare in una rete, l’impresa deve investire in sistemi di
comunicazione, di logistica, di garanzia
Elementi caratteristici:
• Territorializzazione capillare
• Presenza di coordinamento orizzontale (connessioni di rete)
• Capacità decisionale diffusa
• Gestione dei processi di rete
• Controllo della “rete del valore”
• Decentramento delle attività produttive in unità organizzative interne autosufficienti (“nodi
vitali”)
Per avere vantaggi è necessario:
• Saper affrontare gli elevati livelli di incertezza e cambiamento
• Innovazione diffusa
• Cooperazione
• Conoscenza condivisa
• Leadership diffusa e condivisa per definire congiuntamente: perché, dove, come, cosa è
necessario per realizzare gli obiettivi
Lo sviluppo territoriale
Il territorio non è, soltanto, un elemento di unicità, ma esprime condizioni e caratteri tali da agevolare il
processo di crescita, enfatizzando le potenzialità presenti nelle diverse filiere. Lo sviluppo così non è un
fenomeno esclusivamente endogeno alle realtà economiche ma viene stimolato e curato da
una governance territorialmente condivisa ed accettata.
Il territorio in questa dimensione non è dunque un mero contenitore ma assurge al ruolo di
agevolatore/coordinatore delle risorse e delle attività economiche in esso presenti, il tutto in un’ottica di
armonizzazione con le tradizioni culturali e naturali del luogo stesso.
Distretti e globalizzazione
• Le recenti dinamiche economiche internazionali attraversate, come noto, da un’ondata di
crisi assai rilevante, hanno contribuito a far accrescere talune perplessità sull’efficacia
del modello distrettuale nel contesto globale.
21 Lezione
Brand del territorio: caratteristiche che il brand deve avere per generare valore
La marca ha un valore perché lega a sé i clienti, il cosiddetto brand equity, questo legame con le clientela
genera introiti in quanto il cliente ripeterà l’acquisto.
Questo genera valore all’impresa perché ci permette di vendere, abbiamo una sicurezza di vendite future,
legata alla ripetizione dell’acquisto.
È uno dei valori più importanti, perché creando il legame con la clientela, può garantire la sopravvivenza
della stessa impresa.
Se ci si trova nel caso di una marca collettiva, è perché vi è la presenza di una pluralità di imprese.
(Melinda, Grana Padano, Parmigiano) à stiamo parlando di marchio d’area collettiva, riguarda una
pluralità di soggetti, è un valore diffuso di un’area, di un contesto geografico.
Es Champagne: prima di essere una categoria merceologica è un ambito geografico, entro il quale si
è sviluppata quella produzione ed è unico
Esistono però dopo lo sviluppo diversi champagne, diverse aree di produzione, diversi prezzi à
legate al vincolo di omogeneità del prodotto
b) Notorietà: per essere prodotto di valore deve essere richiesto, che riguarda la capacità delle
imprese o territori di comunicare le caratteristiche e i valori della marca, in modo tale da
incentivare l’acquisto
Marca collettiva: (art 2570 cc art 11 e 12 – Codice della proprietà industriale) soggetti che svolgono
la funzione di garantire:
-Origine: rilevante per qualità del prodotto e identificato con un segno o logo;-Qualità: connesso
alla bontà delle materie prime;-Natura
Settore agroalimentare:
1) Geografici o territoriali
2) Di qualità o certificazioni di prodotto
Valore del territorioà rinomanza, riconoscibilità e appeal; in modo tale che territorio-prodotto tipico
contenga gli attributi sintetizzati con una corretta strategia di collective branding -> quando un territorio
diventa marca (Italia -> Chianti (vino e territorio), Gorgonzola, Asiago, Asti)
Concentrazione settoriale: pochi prodotti su cui si basa questo processo del valore territoriale, che hanno
un peso rilevante in termini di flussi di vendita. (1* formaggi, 2*salumi)
22 Lezione
Imprese e territorio= competitività
Reti, distretti, network dal punto di vista concettuale uguali, ma diversi giuridicamente.
Territorio: rappresentato dalle condizioni geomorfologiche, dall’ambito geografico di riferimento (che si
collega con la competitività per motivi logistici), aspetto sociologico come la capacità di crescere e di
svilupparsi (dalla collettività), aspetto culturale e delle conoscenze di un popolo; aspetto paesaggistico
(rappresentato dalle infrastrutture realizzate dagli uomini nel tempo)
Quindi le 2 macro aree, morfologica e sociale, di un territorio, incide sulla competitività, sociale ed
economica di un territorio.
Oggi le imprese non competono più solo tra di loro singolarmente, ma tra loro e i singoli territori di
appartenenza perché:
esiste un legame tra l’impresa e il proprio territorio
si compete attraverso le conoscenze, che è anche figlia dei luoghi d’origine
23 Lezione
Limite tra incertezza e rischio: si ha rischio quando le situazioni di incertezza possono essere misurate.
Rischi:
-aleatori: management è capace di prevedere che il fenomeno si verifichi e quindi preservare l’azienda
-di non conoscenza: derivano da fenomeni assolutamente ignorati, per carenza informativa durante il
processo decisionale.
Agendaà
• Governo e gestione d’impresa
• I diversi approcci al rischio nell'economia dell’impresa
• Rischio, incertezza e grado di conoscenza di un fenomeno
• La ricerca di equilibrio del sistema
• L’equilibrio organizzativo nella teoria manageriale
• Composizione e analisi dei costi
• Break Even Analysis e margine di sicurezza
24 Lezione
4 Capitolo: impresa, ambiente (ambiente economico, non mercato, ambiente di riferimento dell’impresa),
competitività
• Noti, consistono in quegli elementi di varietà del fenomeno che il soggetto osservatore
percepisce come: comprensibili e non comprensibili;
• Ignoti, che l’organo di governo non è in grado di percepire poiché esulano dal suo campo di
esperienza e conoscenza.
-3 modelli di impresa:
• imprese chiuse il cui organo di governo non si attiva per comprendere il fenomeno; queste
appaiono come incapaci di essere correttamente inserite nel contesto di riferimento;
• imprese imitatrici le quali assumono un atteggiamento di attesa, poiché, pur nella
consapevolezza di essere dinanzi ad un fenomeno nuovo con connotati difficilmente
comprensibili, aspettano lo studio e l’intervento di altre imprese sulla cui scia si inseriranno per
le decisioni e l’operatività;
• imprese innovatrici che si impegnano nella ricerca di comprensione del fenomeno ovvero lo
generano.
• Nell’approccio sistemico all’analisi dell’impresa ciò che risulta determinante ai fini delle
decisioni è lo studio dei “fenomeni” che si manifestano nell’ambiente. L’ampiezza dell’ambiente
non consente una sua piena e completa analisi per cui diventa necessario indagarne singole
porzioni attraverso lo studio di determinati fenomeni.
• La scelta dei fenomeni da indagare definisce così il contesto che, quindi, appare vincolato
dalle decisioni assunte dall’organo di governo (a loro volta condizionate dalle differenti esigenze
conoscitive) e non definibile in maniera oggettiva.
• Al contrario (per taluni aspetti), il settore, può essere considerato, per quanto attiene
l’ambito ed il confine, univocamente qualora si accettino determinate assunzioni di base.
• Il contesto ed il settore sono, dunque, parti dell’ambiente (coincidenti o differenti tra loro) in
cui si muove il sistema impresa.
Il cambiamento è una condizione necessaria e sufficiente per la sopravvivenza del sistema impresa il quale,
come noto, deve essere in grado di prevenire o quantomeno reagire agli eventi ambientali.
Schumpeter teorizzò l’esistenza di tre concetti collegati tra loro ma aventi autonome connotazioni:
• l’invenzione, considerata come una manifestazione della conoscenza,
• l’innovazione, intesa come capacità di realizzare nuove tecniche produttive,
• la diffusione dell’innovazione, generata dalla capacità d’imitazione dei concorrenti che riduce
il vantaggio competitivo dell’imprenditore innovatore.
Le onde di Schumpeter
3 dimensioni dell’innovazione:
• innovazioni per il mercato, ovvero novità assolute, che in precedenza non sono mai state
offerte a una certa categoria di clienti;
• innovazioni per il mercato servito, ovvero innovazioni che sono già presenti in mercati
limitrofi rispetto a quello in cui opera un’impresa. Ad esempio, accade spesso che alcune
imprese italiane replicano sul mercato locale prodotti già offerti nel mercato statunitense;
• innovazione per l’impresa, ovvero innovazioni già presenti nel mercato servito e che
l’impresa fa proprie, imitandole (e talvolta ulteriormente migliorandole), con ritardo rispetto ai
concorrenti.
L’effettivo ottenimento dei vantaggi dell’innovazione dipende, tuttavia, dalla capacità e velocità di
sfruttamento delle opportunità che l’impresa può attuare attraverso:
Impresa monopolista: sopravvive sicuro, vende, manca la tensione verso efficienza e efficacia
Vincoli di omogeneità: elementi di comunanza che contraddistinguono le varie imprese à uguaglianza ->
prodotto
La curva di Lorentz
26 Lezione
Punti chiave De Giorgi: superare i propri limiti, determinazione, impegno, miglioramento continuo,
affrontare subito i problemi
Agenda
Le caratteristiche del processo decisionale
Tipologie di decisione
Strategia e decisione
Il processo decisionale
I sistemi di supporto decisionale
Definizione di decisione:
Costituisce l’atto finale di un processo cognitivo posto in essere per risolvere uno o più “problemi” dinanzi
ai quali si presentano diverse possibili soluzioni i cui esiti risultano incerti.
Effetto della conoscenza, nelle aziende non ci sono decisioni prive di un bagaglio conoscitivo, conoscenza
tacita, individuo ce l’ha in base alle proprie precedenti esperiente; conoscenza esplicita tipo la laurea
<<…da quanto detto deriva che non possono essere considerate “decisioni” né quelle conclusioni a cui
si perviene in modo irriflessivo, senza l’impiego di facoltà coscienti, né, a maggior ragione, quelle
che sortiscono da una scelta implicita>>
Il processo decisionale
È necessario perché nessun singolo individuo:
ha le informazioni richieste per prendere tutte le decisioni principali
ha il tempo la credibilità richiesti per convincere un grande numero di persone a implementare la decisione
Si basa in misura minore su dati concreti
Permette che le decisioni evolvano attraverso tentativi ed errori
La soluzione ottima
Ovvero quella che garantisce la massima efficienza, rappresenta un’eccellenza relativa cioè non
rapportata agli effetti che essa produce sulle relazioni in essere con gli altri sistemi. (da mantenere perché mi
impedisce la sopravvivenza futura)
Si tratta, quindi, di riuscire a verificare, oltre all’efficienza della decisione, anche la consonanza che essa
produce sui rapporti presenti e su quelli potenzialmente derivanti.
Le decisioni
Decisioni strategiche: deliberata ed emergente
L’approccio razionalista
• La strategia è intesa come un processo che, muovendo dall’analisi dell’ambiente e
dell’impresa, valuta le diverse alternative per definire il miglior percorso da intraprendere per
il perseguimento degli obiettivi.
• In questa prospettiva, lo studio dell’ambiente consente all’impresa di individuare le
opportunità ed i vincoli in modo da definire cosa l’impresa potrebbe fare per la
propria sopravvivenza e cosa essa dovrebbe fare per rispondere alle istanze ed alle attese degli
interlocutori sociali.
Strategia deliberata
• Per trasformarsi in strategia realizzata, ha bisogno del verificarsi di una serie di condizioni,
ovvero:
• l’esistenza di “precise intenzioni”, quindi obiettivi comunicati a tutta
l’organizzazione;
• la condivisione ed il supporto della stessa organizzazione;
• la compatibilità ambientale, che può agevolare il raggiungimento degli obiettivi.
• La “strategia emergente” viene considerata come il differenziale tra strategia realizzata e
deliberata.
Agenda
• Controllare per conoscere e decidere
• L’evoluzione dei modelli di controllo
• Il modello Balanced Scorecard
• Le quattro prospettive d’indagine del metodo Balanced Scorecard
Se si potesse sempre confidare sul fatto che il personale fa ciò che è più desiderabile per l’organizzazione,
non ci sarebbe bisogno di alcun sistema di controllo manageriale.
Sfortunatamente i singoli a volte non vogliono agire nel miglior interesse dell’azienda o non sono capaci
di farlo, cosicché l’azienda deve prendere provvedimenti per cautelarsi dal manifestarsi e, ancor di più,
dal perdurare di comportamenti indesiderabili per incoraggiare atteggiamenti ritenuti desiderabili.
La criticità
Deriva dalla selezione ex ante degli indicatori, la quale impone una preventiva individuazione delle aree
critiche di successo che può avvenire muovendo dall’analisi dei clienti (quindi delle variabili di acquisto), per
poi esaminare la percezione che essi hanno dell’impresa ed individuare quali siano le attività di successo e
le aree da monitorare.
Ogni area viene analizzata considerando gli obiettivi ed i relativi parametri in modo da verificare
l’efficienza dell’azione manageriale che dovrà essere valutata nel medio-lungo termine.
IL BSC
• Richiede l’adozione di una prospettiva consumer oriented in modo dapprima di conoscere i
bisogni (reali e/o potenziali) e la possibilità di influenzare le scelte del proprio target.
• Gli obiettivi dipenderanno prevalentemente dal posizionamento di mercato dell’impresa, dal
tasso di sviluppo del mercato, dal livello di concentrazione dell’offerta e da altri aspetti legati
al rapporto con la clientela.
• Gli indicatori di riferimento dovranno considerare il potere di mercato dell’impresa, le sue
peculiarità e la sua possibilità di rispondere alla domanda del cliente.
È possibile distinguere:
• le misure primarie, che consentono di percepire la capacità dell’impresa di ottenere adeguati
risultati tramite il rapporto con i clienti; ad es.
• la quota di mercato, il tasso di fidelizzazione della clientela, la capacità di acquisire
nuovi clienti, la customer satisfaction, il margine medio di contribuzione del cliente;
• dalle misure secondarie le quali, invece, riguardano i driver di valore da cui discendono i
risultati; ad es.:
• i contenuti del prodotto, l’immagine dell’azienda e della sua offerta, le relazioni
commerciali.
L’efficienza e l’efficacia può ritrovarsi
• nella conoscenza del mercato potenziale e possibilità per l’impresa di realizzazione di
prodotti nuovi;
• nelle attività operative, quindi produzione e logistica con i vari usuali obiettivi e indicatori;
• nei servizi post-vendita, che appaiono attualmente di rilevante importanza soprattutto per
consolidare il rapporto con la clientela e, quindi, per competere efficacemente.
27 lezione
Il processo di comunicazione
-impresa comunica indipendentemente dalla sua volontà
-trasmette messaggi anche attraverso: prodotto, personale, aspetto esteriore, documenti contabili, risultati
economici
-rischio impresa: distogliere la propria identità in quanto non c’è coordinazione dei predetti messaggi
-è opportuno che la comunicazione d’impresa: linguaggio comprensibile e conforme; dialogo basato su
strumenti e canali idonei per la diffusione; veicolare messaggio forte e chiaro
Emittente -> codifica -> messaggio media -> decodifica -> ricevente -> risposta -> feedback -> emittente
Il tutto condizionato dal rumore
World Wide Web: entrate pure per chiedere informazioni di ogni tipo; luogo che connette persone, non
macchine
Marketing:
1.0 Industrial Age “product centric” -> Ford T – standard – 1*/2* rivoluzione
2.0 Information Age “consumer-centric” (3*)
3.0 Connected Age “human centric”
4.0 Metodi e forme innovative che consentono dialogo differente à accelerato
5.0
Il nuovo consumatore
Lo spettatore, consumatore passivo di informazioni, si è trasformato in spettAutore che crea o modifica
contenuti esistenti secondo i propri bisogni comunicativi e/o commentAutore, che discute i contenuti e li
condivide con i propri amici.
Omnicanalità: ognuno di noi nello stesso istante può interagire con più canali
Digital Marketing
Insieme delle attività di marketing che utilizzano i canali web per sviluppare la propria rete commerciale
Strumenti: sito web, ecommerce, blog aziendale, multilingue, social media marketing, pubblicità web, email
marketing, pagine locali
28 Lezione
Tipologie di prodotti produttivi secondo le tecnologie
è Produzione continua: ford
è Intermittente: on demand
è Ciclo tecnicamente obbligato: cementificio, produzione di energia (petrolio, gas
combustibile, energia elettrica); tecnicamente il processo di realizzazione è sempre quello
è Prodotto diffuso: cemento, petrolio, energia elettrica; composto da diverse parti: tutti gli
oggetti
Layout: efficienza -> ridurre tempi e spazi
Funzionale ad ottimizzare efficienza
-in linea: fordismo
-per prodotto: ogni produzione può essere organizzata con un flusso differente
-a group technology
Just in time: produrre quando c’è domanda (logica di tipo pull); ridurre costi dell’invenduto (velocità,
varietà, qualità); potrebbe generare mancate vendite (organizzazione interna potrebbe non essere pronta a
rispondere alla domanda elevata).
Il Just in Time è una filosofia gestionale, on demand -> reti -> fornitori, impresa, acquirenti -> cuore impresa
-> progetta, assemblea, vende
Capitolo 9
Agenda:
Produzione e processi produttivi: classificazioni e definizioni
L’automazione della produzione
Il layout dello stabilimento produttivo
Il Just in time
La qualità
Processi produttivi: I processi produttivi hanno ad oggetto le varie attività di acquisizione e trasformazione
dei diversi input utilizzati nella realizzazione di beni e/o servizi.
Just in Time
Il Just in Time (JIT) è una filosofia di gestione della struttura operativa (in senso stretto) e
dell’intera impresa (in senso esteso) volta a conciliare le richieste della clientela (rispetto a qualità, prezzo e
servizio) con l’obiettivo di efficienza dell’impresa nell’acquisizione e nell’impiego delle risorse necessarie
per la produzione e il collocamento del prodotto sul mercato.
Obiettivi
Il JIT mira alla realizzazione del prodotto giusto (in termini quantitativi e qualitativi), al momento giusto, al
posto giusto, contenendo nel contempo i costi.
Presupposti:
• strategia di tipo pull
• sistemi di produzione flessibile
• relazioni con i fornitori
• orientamento alla qualità totale
Benefici:
• Riduzione dei tempi di consegna (miglioramento del servizio)
• Controllo della qualità in corso d’opera
• Riduzione/assenza di scorte
• Minori costi di transazione
• Riduzione del numero di fornitori
• Riduzione spazi interni
• Velocità dei trasporti
• Valorizzazione conoscenza
Evoluzione del concetto di qualità
Le specificità:
• Varietà e variabilità portafoglio materie e componenti
•Differente articolazioni dei processi produttivi
•Fenomeni di decentramento e ri-accentramento
•Coordinamento delle attività
•Tecnologie e nuove modalità
Ambiti decisionali
• definizione dei caratteri delle risorse da acquisire;
• individuazione dei parametri del sistema di rating dei fornitori;
• localizzazione del/i magazzino/i;
• scelta delle tecniche di negoziazione;
• scelta tra gestione in house o outsourcing delle attività logistiche.
I modelli relazionali
Web e approvvigionamenti
Le tipologie di strumenti:
3 tipologie di scorte:
-funzionali: normale gestione produttiva
-di sicurezza: copertura del fabbisogno non opportunamente preventivabile, processo di domanda o ritardo
nelle consegne
-speculative: l’impresa talvolta ha, per avere vantaggi economici à prima voce conto economico
importantissima; prima + scorte = + forti (riserva di liquidità futura, grande forza commerciale) à ora è
diverso a causa dell’innovazione e della rotazione dei prodotti -> altrimenti è costo invenduto -> ora è
importante la logistica (es. Just in time) -> settore: operatori logistici (trasporto, consegna, stoccaggio)
Categorie di costi:
1) Costi ordinazione delle scorte (costi interlocuzione con fornitore)
2) Costo mantenimento delle scorte (costo occupazione dello spazio)
3) Costo sovrastock (invenduto -> tipico del fordismo, impresa orientata al prodotto,
economia di scala), sottostock (mancata vendita->customer oriented, pull, post fordista,
economia di varietà)
-Metodo controllo delle scorte
-> Metodo ABC, regola dell’80/20; divide il magazzino – le scorte in tre gruppi; scorte tipo A (alto a destra,
nella matrice di Kravlic), 80 è il fatturato e il 20 è la quantità di scorte.
Luogo di scorte si trova nella sua ottimale posizione se nel 20% della giacenza delle sue scorte si ritrova
l’80% del suo fatturato
Devo adottare metodi di gestione delle scorte diversamente in base che esse siano A B o C
Kravlic e 80/20: hanno la finalità di individuare metodi di gestione differenti in base all’importanza delle
scorte
20% deve essere presente, non devo rischiare di avere costi di mancata vendita, posso accettare
sottoscorta nelle parti del tipo B e tipo C
Le scorte hanno valore se ruotano velocemente nel magazzino, se si rinnovano più e più volte durante
l’anno
IRE=valore delle scorte medio/valore delle vendite di quella scorta
Metodi controllo delle scorte:
-stock control: quantità fissa (esempio materie strategiche) e tempo fisso
-flow control: material e manufacturing
Lotto economico di approvvigionamento (quantità che deve essere riordinata -> quantità fissa)
2 𝐹 𝐶𝑜
𝑄=#
𝑉 𝑖
Livello reintegro stabilito da:
-scorte funzionali per il lead time (tra richieste e ricezione ordine)
-scorte di sicurezza
Ciclo di lavorazione: tempo medio necessario da impiegare per realizzare una determinata produzione
Tasso di rinnovo del capitale: se investi in scorte devo sapere quando mi rientra -> in teoria quando vendo
Le scorte
«L’insieme di materiali, semilavorati e prodotti finiti che in un determinato momento son in attesa di
partecipare ad un processo di trasformazione o di distribuzione»
Obiettivo:
• Garantire continuità al processo di produzione e/o distribuzione, ottimizzandone i flussi
(volano che consente armonizzazione flussi)
• Assicurare economicità, riducendo l’investimento di risorse
Tipologie di scorte:
• Scorte funzionali, dette anche operative, accumulate per coprire le esigenze del periodo di
tempo necessario al trasporto o alla produzione di un bene;
• Scorte di sicurezza, previste per fronteggiare eventi straordinari, quali ritardi negli
approvvigionamenti, anormale funzionamento del sistema logistico, imprevisti fermi
macchina in produzione, instabilità della domanda;
• Scorte speculative, rappresentate da giacenze motivate da intenti speculativi e legate ad
aspettative di aumento dei costi di produzione
Tipologie di costi:
• Costo di occupazione dello spazio, che, in relazione alla giacenza media della scorta in
magazzino, è rappresentato dal costo della superfice per metro quadro e dai costi dei servizi
generali (energia, manutenzione, conservazione, mantenimento temperatura, ecc.);
• Costi di assicurazione;
• Costi per obsolescenza, fisica o economica e per scorte “morte”;
• Costi di gestione (contabilità magazzino, sistemi informativi, controlli inventariali.
• flow control, col quale gli ordini seguono una logica di programmazione della produzione,
definita in considerazione della pianificazione dei fabbisogni futuri
• Material Requirements Planning e Manufacturing Resource Planning
Il metodo a quantità fissa
Occorre definire:
• La quantità da ordinare ovverosia il lotto economico di approvvigionamento,
che minimizza i costi di ordinazione e mantenimento
•
Material Requirements Planning
L’MRP consente di definire il fabbisogno di materie prime e prodotti intermedi sulla base del fabbisogno
dei prodotti finiti
Processi e documenti:
• Il piano principale di produzione, il quale riporta le informazioni utili alla definizione
di cosa e quanto produrre;
• Distinta base, che riporta il dettaglio tecnico delle materie e componenti da
acquistare;
• lead time, inerente sia la produzione (lead time interno) che i tempi di
approvvigionamento (lead time esterno), la cui conoscenza consente la corretta
programmazione degli ordini;
• Giacenze, determinante nel monitoraggio e nella programmazione degli stessi
approvvigionamenti.
Riepilogo finale
• Le relazioni di fornitura rappresentano il primo anello della supply chain delle imprese
• Definite materie e parti da acquistare, occorre definire: i fornitori con cui porsi in relazione,
quantità e metodo di gestione delle scorte, livello di servizio da assicurare
• Verificare il potenziale offerto dal web e dalle tecnologie
• Gestire correttamente i flussi informativi
Presupposti: i flussi di materiali non sono continui ma scomposti in lotti (approvvigionamento, produzione,
stoccaggio, trasporto); vanno quindi dimensionati ed organizzati in relazione alle capacità esistenti
(produzione, magazzinaggio, trasporto) con l'obiettivo dell’efficienza ("minimo costo globale“).
Diventa così necessario: programmare, organizzare e controllare tutte le attività di movimentazione e di
immagazzinamento con i relativi flussi informativi, che facilitano la produzione dal punto di acquisto delle
materie prime a quello della vendita.
Nell’attuale contesto competitivo: la logistica contribuisce a far raggiungere il difficile equilibrio tra la
produzione in serie e la personalizzazione di prodotto.
30 Lezione
Cap 12 – il servizio logistico e il ruolo strategico
Relazione può apparire immateriale, ma diventa tangibile quando si realizzano i processi
È strategica perché consente di fidelizzare la propria clientela
L’evoluzione ha portato avanti la tendenza di ridurre le scorte e aumentare il numero di volte in cui
consegno o mi viene consegnata la merce
Strategica -> perché se non rispetto tempi di consegna -> disservizio
Il servizio logistico -> quella parte con cui l’impresa riesce ad avere un rapporto stabile con la propria
clientela; servizio logistico: output dell’intero processo logistico -> L’impresa non opera più isolatamente,
ma opera in collegamento con altre imprese “supply chain management” à servizio logistico: effetto di
tutta questa intera catena
3 Momenti:
-pre acquisto
-durante acquisto
-post acquisto
3 tipologie di condizioni:
-fisicià Lotti: ottimizzazione dei costi di logistica e assicurare un buon servizio al cliente
-operativiàmisurazione e controllo delle fasi inerenti alla logistica
-informativiàcomplesso attività e infomazioni legate al trasferimento fisico dello stesso
-aspetto importante imballaggio:
->esteriore
->lotto di trasporto
a) primario
b) secondario
c) terziario
Trade off della logistica
è Per garantire ottimale livello di servizio, l’impresa deve preventivarli e considerarli anche
durante, devono garantire una corretta organizzazione
La scorta di sicurezza: punto di riordino in giù, deve essere stabilito dalle imprese, si stabilisce in base a dati
storici, considerando quantità di vendita giornaliere del prodotto e i relativi tempi di consegna (lead time->
tempo fornitura/produzione); troppe no-> costo invenduto
Le imprese frequentemente hanno più di un deposito, oppure impresa dislocata in più parti
geograficamente, l’impresa non considera la somma delle scorte di sicurezza di tutti i depositi, ma la
presenza di più depositi può agevolare il trasporto da un deposito in surplus in uno in deficit
Alcuni indicatori di efficaciaà imprese devono monitorare i flussi, ogni impresa ne ha alcuni
• Emerge così la necessità di stabilire la quantità totale di scorte (St) che il network (costituito
dai depositi in rete) deve gestire per mantenere il livello di servizio prefissato. Tale quantità
può determinarsi mutuando il principio da cui discende la formula delle scorte di sicurezza in
presenza di più depositi, ovvero:
dove :
• St è la scorta di sicurezza complessiva degli n depositi;
• Ss1 è la scorta di sicurezza di un deposito;
• n il numero dei depositi.
Osservando la tabella precedente è facile comprendere come l’impresa debba puntare ad un sensibile
miglioramento della rapidità (a) che viene considerata massimamente importante dal cliente, mentre essa
riesce ad avere performance modeste; al contrario, si potrebbe ipotizzare un contenimento dei costi
nella flessibilità (d) che viene poco considerata dal cliente malgrado l’alto livello di prestazioni offerto.
Capitoli 13-14-15
Cos’è il marketing? «Il processo di pianificazione ed esecuzione delle attività di ideazione, attribuzione di
prezzo, promozione di idee, prodotti e servizi allo scopo di generare scambi che soddisfino gli obiettivi di
individui ed organizzazioni».
1. Fase strategica
a) Analisi del mercato (settore, distribuzione, domanda);
2. Fase operativa:
d) Attuazione del marketing mix;
3. Reporting e controllo:
e) Analisi degli scostamenti e feedback informativi
Il processo di comunicazione
• Non è necessario che l’impresa decida di comunicare, essa lo fa indipendentemente dalla sua
volontà.
• L’impresa trasmette messaggi anche attraverso: il prodotto, il personale, l’aspetto esteriore della
struttura, i documenti contabili, i risultati economici, le lettere, gli ordini di acquisto e quant’altro si
inserisce tra essa ed i propri interlocutori.
• Il rischio di un’impresa che non coordina i predetti messaggi consiste nel trasmettere in modo
distorto la propria identità.
• È opportuno che la comunicazione d’impresa:
• – utilizzi un linguaggio agevolmente comprensibile e conforme al proprio mercato;
• – instauri un dialogo basato su strumenti e canali idonei per la diffusione ovvero in linea
con il target ricercato;
• – veicoli un messaggio capace di creare un’immagine aziendale forte e in grado di creare
interesse nella clientela.
Gli obiettivi della pubblicità
• TimBerners-Lee10, l’inventore del World Wide Web, racconta che il nome del programma da cui
nacque poi l’idea della “tripla W” era Enquire, ossia Enquire Within upon Everything: «entrate pure
per chiedere informazioni di ogni tipo»: la mission di Internet.
• «TheWeb just not connect machines, it connects people»!
L’impresa è chiamata a creare strategie innovative di marketing al fine di divenirne parte attiva del
cambiamento.
“L’insieme delle attività di marketing che utilizzano i canali web per sviluppare la propria rete commerciale,
analizzare i trend di mercato, prevederne l’andamento e creare offerte sul profilo del cliente target.”
Insieme coordinato di pagine in cui vengono ospitati contenuti e servizi, allocati su uno o più server; implica
l’esistenza di un preciso indirizzo (Uniform Resource Locator, URL), che identifica univocamente il website
dell’impresa e permette all’utente di accedervi con facilità
Al fine di attivare i predetti moduli esperienziali (SEM), Schmitt individua i cd. fornitori/strumenti,
riconducibili alle attività connesse con i seguenti elementi:
La griglia consente di elaborare una pianificazione strategica dell’esperienza da far vivere all’utente
esaminandone: • Intensità, • Portata, • Profondità, • Legame.
Il Marketing esperienziale
Consente: