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<< Dal momento in cui oltrepassa il muro dell'internamento, il malato entra in una nuova
dimensione di vuoto emozionale [...]; viene immesso, cioè, in uno spazio che, originaria-
mente nato per renderlo inoffensivo ed insieme curarlo, appare in pratica come un luogo
paradossalmente costruito per il completo annientamento della sua individualità, come luo-
go della sua totale oggettivazione. Se la malattia mentale è, alla sua stessa origine, perdita
dell'individualità, della libertà, nel manicomio il malato non trova altro che il luogo dove
sarà definitivamente perduto, reso oggetto della malattia e del ritmo dell'internamento. >>
(in La distruzione dell’ospedale psichiatrico, 1964)
Inoltre, come si evince dalle sue parole, alla base di questa perdita struggente di per-
sonalit vi l’alienazione stessa, la quale, nel caso speci ico del malato mentale pro-
vocata dal suo internamento nei manicomi, ma che, ad ampio raggio, riguarda l’intera
societ , in quanto essa, inserendo i cosiddetti “matti” in determinate strutture, lascia
trasparire i suoi comuni meccanismi (alla base di essa gi da anni) fondati sulla netta
spaccatura che deve esserci tra chi degno di farne parte e chi invece deve essere la-
sciato fuori, poich sconveniente e non meritevole. Ce lo diceva gi il celebre autore ita-
liano del primo Novecento Italo Svevo a livello prettamente letterario e astratto con la
descrizione della igura dell’ ‘inetto’: l’uomo vive una condizione di malattia poich
estraniato dalla societ , costretto a sottostare al ‘male di vivere’ in seguito alla frattu-
ra tra io e realt . Possiamo dunque identi icare Franco Basaglia come uno dei pochi
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personaggi della storia moderna che ha attuato qualcosa di concreto per tentare, nel
suo campo d’azione, di porre ine al problema evidente dell’alienazione dell’individuo
nella societ moderna iniziato nell’ottocento e ancora oggi estremamente attuale cela-
to sotto altri aspetti.
Ma come poter riedi icare de initivamente ogni trattamento e valutazione dei “malati
mentali”? Basaglia, nei suoi scritti “La maggioranza deviante” (1971) e “Crimini di pace”
(1975) sottolinea la necessit di una riedi icazione totale del ruolo sociale dello psi-
chiatra e della igura che egli deve rivestire nel complesso.
Prima di introdurre alla rivoluzione che Basaglia intende attuare nei confronti della
psichiatria necessario evidenziare i diversi approcci che si sono susseguiti nel corso
storico in merito ai cosiddetti “malati mentali” e come si arrivati allo sviluppo di tale
branca della medicina. La considerazione stessa della follia ha subito infatti vari cam-
biamenti radicali prima di arrivare a essere identi icata come “malattia mentale”. Nel-
l’antichit si pensava che nella persona colpita si fosse incarnata una forza proveniente
dagli dei, successivamente questo invasamento divino, con l’inizio dell’epoca medieva-
le, assunse accezione di possessione diabolica; giunti ai secoli XVII e XVIII la pazzia di-
venne invece sinonimo di devianza (atteggiamento contrario a norme e consuetudini
sociali) e in ine nel periodo Ottocentesco si pass a un approccio totalmente differente
considerando la follia una vera e propria patologia mentale, dunque un’alterazione del-
le normali funzioni psichiche. grazie a questa nuova ottica che ha inizio la formazione
della branca specialistica della medicina della psichiatria, volta a prevenire, diagnosti-
care e curare le persone affette da disturbi mentali e la conseguente creazione di luoghi
speci ici per l’internamento di coloro che necessitavano cure speci iche.
In ine, tornando a Basaglia, la natura del metodo scienti ico su cui tutta la medicina po-
sitivista si fonda, che, secondo la corrente del positivismo sviluppatasi gi un secolo
prima, la base della formazione di una societ industriale razionale, in psichiatria è di
fatto una contraddizione esplicita poiché il malato e la malattia non possono essere
considerati come dati oggettivabili. Ci che lo psichiatra deve quindi fare sospendere
ogni forma di giudizio e critica oggettivi e considerare l’individuo (non pi paziente)
nella sua interezza, come soggetto a diritti e degno di rispetto al pari di tutti gli altri,
tenendo in considerazione le sue emozioni e i suoi malesseri. Solo in un secondo mo-
mento egli pu procedere con la diagnosi e la terapia, tenendo sempre in considerazio-
ne l’aspetto umano del ‘paziente’. Basaglia intende dunque attivare una ‘de-medicaliz-
zazione’ della malattia e considerare il malato stesso come una vera e propria ‘persona’,
cercando sempre di evitare stigmatizzazioni inutili, altra principale causa del processo
di estraniamento del malato dalla societ e dunque della distruzione della sua indivi-
dualit . Facendo riferimento al sociologo canadese Erving Goffman, l’internamento del
malato nell’istituzione manicomiale in realt solo l’ultimo passo di una carriera mo-
rale che inizia con la sua stigmatizzazione e il suo etichettamento, volti all’esclusione
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dalla societ . Su larga scala, tale opinione la stessa teorizzata sempre negli anni set-
tanta in America con la ‘labelling theory’ da Lemert, Becker e Goffman, i quali eviden-
ziano la funzione rivestita dall’etichettamento in merito alla devianza all’interno della
societ . Quest’ultima, secondo i tre, infatti una condizione formatasi unicamente in
seguito ai vari meccanismi di attribuzione e de inizione sociale dell’identit dell’indivi-
duo, i quali precisano ci che deve essere ritenuto normale o lecito e ci che invece si
distacca da questi canoni.
Franco Basaglia ha assunto dunque il merito di aver introdotto una pratica del tutto in-
novativa che verteva alla trasformazione dei manicomi in comunit di sostegno tera-
peutico, nelle quali i ‘medici’ i ‘pazienti’ sono sullo stesso piano, possiedono pari
dignit e pari diritti. I rapporti secondo il giovane psichiatra non devono essere vertica-
li ma orizzontali, dove prevalgono la collaborazione, l’aiuto e la cura reciproci; nono-
stante fosse in un differente contesto e mirasse a tutt’altri punti, il ilosofo novecente-
sco Martin Heidegger ci parla di “aver cura degli altri”, aspetto fondamentale per la vita
di ogni individuo: l’uomo ‘con gli altri’ e nel suo prendersi cura degli altri il ilosofo
distingue in cura inautentica, dove il primo sottrae le cure al secondo rendendolo inca-
pace di nulla e procurandogli ci di cui secondo lui ha bisogno, e cura autentica, pro-
pria invece di chi si pone al pari dell’altro in una relazione di aiuto reciproco, soste-
nendosi e rendendosi umani e liberi a vicenda. Lo stesso Basaglia ritiene che la pi ef i-
cace e “umana” relazione che si debba instaurare tra medico e malato nelle istituzioni
terapeutiche sia una relazione alla pari, dove prevale la collaborazione. In “Corpo e isti-
tuzione - Considerazioni antropologiche e psicopatologiche in tema di psichiatria isti-
tuzionale” egli scrive << un'istituzione che intende essere terapeutica deve diventare
una comunit che si fonda sulla interazione preri lessiva di tutti i suoi membri, dove il
rapporto non sia il rapporto oggettivante del signore con il servo o di chi d con chi rice-
ve; dove il malato non sia l'ultimo gradino di una gerarchia fondata su valori stabiliti una
volta per tutte dal pi forte. >>
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mento; da un lato viene conferita dignit , oltre che alla malattia mentale, alla persona
stessa distogliendo lo sguardo dai lati negativi e ‘sospendendo il giudizio’ riguardo a
essi (la cosiddetta epoch introdotta in quegli anni da Husserl e l’intera corrente feno-
menologia), inizia a prevalere l’inclusione sull’esclusione, la diversit all’omogeneit , la
soggettivit alla scienti icit ; dall’altro lato, invece, viene precisata l’importanza dei tre
aspetti imprescindibili quando si considera il singolo, introdotti dalla stessa Organiz-
zazione mondiale della sanit nel 1948 con una nuova de inizione integrale di salute,
ed estesi da Basagli anche nell’ambito relazionale ‘medico-paziente’: l’aspetto biologi-
co, quello psichico (le emozioni, i vissuti, l’esperienza ecc...) e in ine quello sociale (in-
terazioni e relazioni).
4. concezione della follia e della malattia mentale nel corso storico e concezione della
psichiatria e del ruolo dello psichiatra secondo Basaglia
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