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istitutoseghetti

Dispensa di Religione
per le classi Prime

a cura del Dipartimento di Religione


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Si presenta di seguito un breve indice per
orientare il lettore all’interno di questa
dispensa:

1. IL SENSO RELIGIOSO
…………………………………………………….…………..….…2
1.1 Dalla religiosità alla religione .………………………………………………..……………………..4
1.2 Elementi comuni a tutte le religioni ……………………………………………………………...5
1.3 Vari tipi di religione ………………………………………………………………………………………..6
1.4 MAPPA CONCETTUALE ……………………………………………………………………………………8

2. INTRODUZIONE ALLA BIBBIA …………………………………………………………....9

2. . 1 Un libro stratificato ………………………………………………………………………………………10


2.2 Le interpretazioni ................................................................................. 10
2.3 Come si è formata la Bibbia
……………………………………………….……………..………..11
2.4 Il canone …………………………………………………………………………………………………………12
2.5 MAPPA CONCETTUALE……………………………………………………………………………….……14

3. ISRAELE: storia di una terra e di un popolo..


3.1 Carta d'identita' ......................................................................................... 16
3.2 Confini e configurazione ............................................................................. 17
3.3 Storia e religione d'Israele .......................................................................... 19
3.4 MAPPA CONCETTUALE ……………………………………………………..……………………………….23

4. GESU’ CRISTO UNICO SALVATORE DEL


MONDO ………………………………..25
4.1 Gesù storico ............................................................................................. 25
4.2 La figura di Gesù che ne emerge ………………………………………………………………..….27
4.3 Nucleo del cristianesimo: gli eventi finali ………………………………………………….……..29
4.4 Il mistero di Cristo: Gesù è il senso della storiaErrore. Il segnalibro non è
definito.
4.5 Gesù oltre la storia: il Gesù della fede ………………………………………………………….….32
4.6 Gesù per le altre religioni …………………………………………………………………………………..34
4.7 MAPPA CONCETTUALE ……………………………………………………………………………………..35

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“Esule o pellegrino, in fuga o in marcia, l’uomo è spinto da una nostalgia struggente. Per questo è sempre
in ricerca della sua verità (…) e non è mai in pace, fino a quando non trova ciò per cui è fatto e verso cui
lo porta il suo cuore.”
G. GRAMPA, Homo viator

L`INFINITO

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,


e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando,
interminati spazi di là da quella, e sovraumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura.
E come il vento
odo stormir fra queste piante,
io quello infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni,
e la presente e viva, e il suon di lei.
Così tra questa immensità s'annega il pensier mio; e il
naufragar m'è dolce in questo mare."

LEOPARDI

SIN T ESI

Lo stupore e la meraviglia di fronte


Capita a tutti, in qualche momento della alla bellezza e alla grandezza della vita
giornata, magari nel silenzio della propria e della natura pongono l’uomo in uno
cameretta, di fermarsi a pensare alla propria stato di ricerca che possiamo definire
vita. Prendiamo in esame i nostri sogni, il religiosa, nel senso che lo portano ad
nostro futuro, il rapporto con noi stessi, con gli andare oltre se stesso e la realtà e a
altri, con i genitori, e più in generale con la intuire la possibile esistenza di un’altra
vita. Alla mente ci affiorano mille domande a realtà infinita da cui si sente attratto e
cui, sembra difficile tro vare delle risposte. da cui tutto riceve significato.
Cerchiamo quel «di più» che ancora sembra
sfuggirci.

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Da dove vengo? Ovvero quali possono essere le origi-
ni del mondo, chi ha pensato, voluto la vita, l'uomo e
“ I l seg r eto la natura?
dell’ e s ist enz a umana Chi sono? Qual è il significato della vita e il motivo per
cui viviamo? Quali sono i valori da seguire? Che
non st a solt anto ne l
cosa sono il bene, la felicità, la bontà, la bellezza?
viver e , ma an che n el
Dove vado? Qual è il futuro di ognuno di noi? Nel mon-
sape r e p e r ch e cosa si do vinceranno il bene, la pace e la giustizia?
vive” Il dolore e la sofferenza hanno un senso? Dopo la
morte ci sarà una vita futura?
Lo sforzo di cercare le risposte a queste domandi
fondamentali costituisce il complesso dei bisogni
spirituali, che possiamo riassumere con l’esigenza di dare un senso alla vita, di cercare uno scopo
profondo per il quale valga la pena di vivere: sia per l’umanità nel suo complesso sia per il singolo
individuo. Questa esigenza fa parte della natura stessa dell’uomo.

Se l'esigenza religiosa primaria è il bisogno inevitabile Ci sono nel passato e si possono


di porsi delle domande sull'origine della vita terrena, trovare ancora oggi delle società
su quale senso essa debba avere e su una sua
umane che non hanno scienza, né
eventuale trasformazione in un'altra vita, le risposte
arte, né filosofia. Ma non c'è mai stata
che l'uomo può dare a tali domande sono molteplici.
nessuna società senza religione.
Ed è a questo punto che dovremo considerare
filosofia e religione come due ambiti di Henry Bergson
ricerca ben distinti. Nate - lo ripetiamo ancora
una volta - dalla stessa volontà di indagare la vita, seguiranno poi percorsi diversi (a volte
incrociandosi, a volte scontrandosi) con una vita culturale autonoma.

Le risposte possibili
Potremmo considerare i tentativi umani di rispondere ai grandi "perché" come
riconducibili ad alcuni atteggiamenti fondamentali: alcune persone pensano che l'uomo
non possa dare risposte a queste domande e che quindi non valga la pena di ricercare
risposte, ma occorra vivere la vita limitandosi ai suoi aspetti terreni. L'atteggiamento
assunto da queste persone viene definito agnosticismo. Altri individui, invece, credono che
la vita non abbia avuto un creatore e che quindi non esista un dio, né una vita dopo la
morte del nostro corpo: in questo caso si parla di ateismo. Ma la gran parte delle persone,
tuttavia, percepisce il senso del sacro, cioè crede nell'esistenza di qualcosa di diverso
dall'uomo, di potenze supreme, di divinità e di un mondo separato a esse appartenente.
Possiamo definire la religiosità, quindi, come un atteggiamento che si apre al sacro,
l'inclinazione a riconoscere e venerare queste entità supreme.

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1. DALLA RELIGIOSITA’ ALLA RELIGIONE
Il sentimento del sacro, il "senso religioso", è radicato nel Profondo dell’animo
umano.

"Se un uomo afferra il nocciolo M a che cos'è la religione? Ci possiamo


chiedere: che cos'hanno in comune le situazioni
della propria religione, ha afferrato
anche il nocciolo delle altre". rappresentate dalle immagini riprodotte in,
MAHATMA GANDHI questo tema? Coloro che vi partecipano
condividono sentimenti simili? E perché lo fanno?
Che cosa significa per loro? Queste sono le
domande a cui cercano di rispondere gli studiosi
delle religioni, che si pongono in una prospettiva esterna rispetto alle religioni
stesse,cioè le osservano "dal di fuori", tentando di descrivere ciò che vedono. Ecco allora
che, quando la semplice religiosità si trasforma in qualche cosa di sistematico,
quando vi sono comportamenti comuni a tutta una società, quando vi è un complesso
di credenze, parliamo di religione.
Nel corso del tempo, e tuttora, le diverse religioni si propongono, ciascuna a proprio
modo, di soddisfare l’esigenza religiosa dell’uomo, offrendo delle risposte ai suoi
interrogativi fondamentali. Ogni popolo, quindi, vive le sue esperienze religiose e le
esprime in modi molteplici e in forme diverse: i grandi interrogativi sono comuni
a tutti gli uomini, le risposte variano.

Una definizione di religione R e l i g i on e


La parola religione deriva dal latino
con due possibili etimologie, cioè
Nel corso dei secoli le definizioni della parola religione sono state
origini e dunque significati differenti:
numerose, ma tutte quante hanno in comune due elementi:
• religione deriva da re-ligare (=
• i
legare), quindi significa il complesso
in primo luogo il riconoscimento dell'esistenza di un
degli elementi necessari per
qualche essere a noi superiore;
mettere in collegamento due mondi

diversi, uno terreno e uno noni
in secondo luogo il riconoscimento della nostra totale
terreno;
dipendenza da esso. • religione deriva da re-legere
Si tratta di due elementi importantissimi per distinguere la (= raccogliere), che indica una
religione dalla magia: questa, infatti, è un semplice tentativo raccolta, una selezione di
di controllare le potenze e le forze che operano in natura. formule e atti determinati per
Poiché si trova spesso, specialmente nella storia antica evocare, pregare e
dell'umanità, in un contesto religioso può essere difficile a ringraziare le potenze che
volte tracciare un confine preciso tra religione e magia, tra non appartengono al nostro mondo
preghiere e formule magiche. materiale.

Nel senso più ampio e generale possiamo limitarci:


• ad affermare che la religione è un'esperienza di incontro con il sacro e
• a definire come religione l'organizzazione dell'insieme di rapporti specifici tra
l'uomo e Dio, sia sul piano interiore (credenze, preghiere) sia nelle
manifestazioni esteriori (gesti, riti).
Una cosa non dobbiamo dimenticare: le religioni vengono da Dio e a Dio conducono, ma sono
anche (e in gran parte) vicende di uomini. Se trascuriamo questo aspetto, ci priviamo di una
prospettiva importante da cui esaminare questo fenomeno e soprattutto ci mancheranno degli
elementi per capire che cos'è l'uomo.

Tante religioni
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Di fronte alla tante religioni presenti nel mondo viene da chiederci: come si fa a scegliere
quella
giusta? In modo particolare durante l'adolescenza si ha l'impressione che, per essere sicuri
della verità della propria scelta, si debbano conoscere e studiare tutte le religioni per poi
paragonarle fra loro e scegliere quella che ci sembra «migliore». Ma questa ipotesi si rivela
ben presto impraticabile: sia perché per studiare tutte le religioni in maniera approfondita non
basterebbe una vita intera sia perché metodologicamente conoscere una religione non vuol
dire automaticamente avere fede.
Un'altra soluzione potrebbe essere quella di creare una religione universale composta dai
frammenti «migliori» di ciascuna tradizione religiosa. Ma anche questa via mostra subito i suoi
limiti: la sintesi rischia di non essere rispettosa delle diversità. E giusto prendere da ogni
religione quello che mi piace di più o mi fa più comodo? Ogni realtà non dovrebbe essere
rispettata nella sua interezza? Sono conciliabili concezioni diverse fra loro?

La soluzione più praticabile e ragionevole sembra essere quella di approfondire l'esperienza e


lo studio e della religione della propria tradizione. Non è una soluzione di comodo, tutt'altro:
significa appropriarsi in modo consapevole e maturo delle proprie radici culturali di cui la
religione è parte integrante. Questo non significa che, alla fine, le esperienze della vita non
possano portarci a fare un'altra scelta.

2. ELEMENTI COMUNI A TUTTE LE RELIGIONI


Se passiamo in rassegna tutte le religioni che sono praticate sul nostro pianeta e se teniamo in
considerazione anche le grandi religioni del passato, possiamo constatare come esse abbiano
alcuni elementi fondamentali in comune:

EVENTO FONDATORE: ciascuna religione viene fatta risalire ad un fondatore, o ad un insieme di


persone sagge e/o a uno o più fatti straordinari, l'insieme dei quali forma la storia sacra di una
religione e di un popolo.

SIMBOLI: ogni religione ha dei segni che sintetizzano un aspetto della propria dottrina o storia
sacra (es. la stella di David per gli ebrei, la croce per i cristiani, la mezzaluna per i
mussulmani ...).

TESTI SACRI: i messaggi e i fatti fondamentali delle religioni si trovano in testi che
vengono considerati sacri dalle persone e comunità che li accolgono come verità divine su
cui fondare la propria esistenza.

CONTENUTI: tutte le religioni presentano delle verità riguardanti le origini dell’universo e


della vita, il senso dell’esistenza, la via per raggiungere la piena felicità, il riscatto dalla
sofferenza e dalla morte.

LE ESPRESSIONI DEL CULTO: pur con modalità diverse ogni religione onora Dio o le divinità
attraverso un insieme di preghiere, riti, celebrazioni e feste. Organizzazione comunitaria
del culto religioso esige: un celebrante (sacerdote,imam, rabbino, ...), l'assemblea dei
fedeli riunita, un luogo destinato al rito (tempio, chiesa, sinagoga, moschea,...), un
tempo o calendario particolare da dedicare a Dio (feste, ricorrenze, memoriali), alcune
azioni e parole codificate a seconda dell'occasione (i riti: di ringraziamento, di espiazione
dei peccati, di passaggio, di sepoltura...) e degli oggetti (altari, abiti, immagini...).

NORME DI COMPORTAMENTO: ogni religione afferma che l'inco ntro con Dio d eve poi
tradursi in comportamenti conformi alla Sua volontà.

3. I VARI TIPI DI RELIGIONE


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Classificare i vari tipi di religione ci serve per tracciare una mappa completa di tutti i modi in
cui l'uomo compie l'esperienza religiosa. Ma poiché tale esperienza si manifesta nei modi
più , disparati, non è possibile classificare le religioni da un solo punto di vista: per
esempio si può adottare un punto di vista storico (e distinguere le religioni che hanno un
fondatore da quelle che non ce l'hanno), oppure un punto di vista geografico (e allora, per
esempio, parleremo di religioni nazionali e universali se le esaminiamo dal punto di vista
della diffusione, oppure potremmo considerarle in base al loro luogo di nascita e di maggior
diffusione), ancora possiamo distinguere tra religioni che posseggono dei libri ai quali è
attribuito valore normativo e altre che invece ne sono prive, e così via.

Un'altra distinzione possibile è tra:

• le religioni della natura quando i'uomo riconosce l'esistenza di qual cosa o


qualcuno a lui superiore e pensa di incontrarlo nelle forze della natura. Deifica,
ovvero attribuisce poteri divini ad animali, vegetali, persone, fenomeni naturali.
Vengono divinizzate poi grandi forze naturali "vive", sempre impegnate in un
movimento creatore, come l'acqua, la terra, il fuoco, l'aria e il vento e sono adorati
i grandi antenati, ovvero fondatori di razze, popoli, dinastie, nazioni, in funzione della
forza di vita di cui furono e rimangono l'incarnazione;

• religioni del soprannaturale che identificano la divinità con un essere superiore alla
natura, considerato creatore, padre e giudice delle azioni degli uomini, e che abita in
una dimensione ultraterrena.

Ma le religioni possono essere classificate anche dal punto di vista della concezione che
esse hanno della divinità. Così si parla di:

• monoteismo quando si crede in un dio unico;


• politeismo quando si crede nell'esistenza di diversi dei;
• monolatria quando si crede all'esistenza di più dei, ma si sceglie di venerarne uno
solo;
• panteismo quando si pensa che tutto il mondo sia pervaso dallo spirito divino
(cioè quando il sacro è visto com e qualco sa che non è esterno o al di sopra della
natura, ma è dentro essa).

Un'altra distinzione si può fare tra religioni pagane e religioni rivelate. Queste ultime
sono quelle in cui la divinità "si rivela": l'ebraismo, il cristianesimo e l'islam.

Nascita del monoteismo


Storicamente le tre forme di monoteismo conosciute (dapprima l'ebraismo, poi il
cristianesimo, infine l'islam) nascono in opposizione ai politeismi delle popolazioni circo-
stanti, i cui dei sono considerati non solo di minor potenza, ma privi del tutto dei poteri
divini, cioè falsi dei. Così è stato per l'ebraismo, sorto in opposizione ai politeismi dell'area
tra la Siria e la Palestina; per il cristianesimo, che proseguì il monoteismo ebraico in
opposizione a quell'insieme enorme di divinità che erano nate dall'incontro del politeismo
greco-romano con quello mediorientale; solo di minor potenza, ma privi del tutto di poteri
divini, cioè falsi dei. Così è stato per l'ebraismo, sorto in opposizione ai politeismi dell'area
tra la Siria e la Palestina; per il cristianesimo, che proseguì il monoteismo ebraico in
opposizione a quell'insieme enorme di divinità che erano nate dall'incontro del politeismo
greco-romano con quello mediorientale;così, infine, nel VII secolo d.C., per l'islam, nato in
reazione ai politeismi delle popolazioni semitiche della penisola araba. Ebraismo,
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cristianesimo e islam non solo ritengono che Dio sia unico m a anche che sia distinto dal
mondo (trascendente) e nel contempo che entri in relazione con esso. Dio è Colui che ha
creato liberamente l'uomo ed è scopo della sua storia. Queste tre religioni hanno in
comune l'idea che Dio abbia stabilito per l'uomo (sia il singolo, sia l'umanità nel suo
complesso) un disegno di salvezza che lo liberi dai peccati e che la salvezza si attui
nel corso della storia individuale e universale, per realizzarsi però completamente
nell’”aldilà" della storia. L'idea cristiana di salvezza ha tuttavia un'originalità assoluta.
Le tre religioni monoteistiche sono dette rivelate in quanto Dio in persona compie il passo
fondamentale, prende l'iniziativa e si fa conoscere, incontra l'uomo entrando nella sua
storia. dialoga e interagisce con lui. Questi tre monoteismi sono anche chiamati religioni
del Libro, perché la rivelazione è narrata in un libro fondamentale. ispirato da Dio: la Bibbia
dell'Antico Testamento per gli ebrei, la Bibbia dell'Antico e del Nuovo Testamento per i
cristiani, il Corano per i musulmani.

Anche il cristianesimo, come le altre


Il cristianesimo non è una teoria della Verità, o una religioni, ha un fondatore, dei simboli,
interpretazione della vita. Esso è anche questo, ma un testo sacro, delle norme morali, dei
non in questo consiste il suo nucleo essenziale. riti, delle realtà considerate sacre,
Questo è costituito da Gesù di Nazareth, dalla sua delle verità specifiche in cui credere, ma
concreta esistenza, dalla sua opera, dal suo destino, non si identifica in esse. Il messaggio
cioè da una personalità storica. cristiano coincide con la persona di Gesù
di Nazareth. Troppo spesso del
Il cristianesimo è Egli cristianesimo siamo portati a vedere le
regole, i divieti, gli obblighi,
(Gesù) stesso; tralasciando l'aspetto essenziale:
l'incontro con Gesù. Il cristianesimo è
ciò che per mezzo suo perviene agli uomini, e la l'unico caso nella storia in cui si afferma
relazione che per mezzo suo l’uomo può avere con che il fondatore non è un profeta
mandato da Dio ad annunciare il suo
Dio.
messaggio, ma Dio stesso, che si fa
compagno di ogni uomo, mediante
R. Guardini
l'incarnazione di suo figlio. Chi incontra
Gesù, incontra, vede e ascolta Dio. Si fa
esperienza cristiana non in quanto si os-
servano dei precetti ma in quanto si fa
un incontro personale e vivo con la
persona di Gesù risorto, infatti per noi
cristiani è centrale la morte e
«Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi risurrezione del figlio di Dio che apre a
intorno a Cesarea di Filippo; e per via interrogava i tutti noi la speranza della vita eterna.
suoi discepoli dicendo: "Chi dice la gente che io Questo incontro invita a prendere una
sia?". Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista, decisione, così come viene descritto
altri poi Elia e altri uno dei profeti". Ma egli nel brano del vangelo riportato in
replicò: "E voi chi dite che io sia?". Pietro gli questa pagina.
rispose: "Tu sei il Cristo" ».

Mc 8,27-30

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4. Mappa concettuale:
Religione-religioni

Il creato , L’ uo m o Il bisogno di dare un


la vita nascente si interroga sul senso alla vita
suscitano significato costituisce `"il
dell'esistenza. complesso dei bisogni
stupore e
spirituali.
meraviglia.

La ricerca di senso è Filosofia e religione: -


un'esigenza religiosa stesse domande, diverse
primaria. vie di ricerca.

Risposte possibili
• Agnosticismo
• Ateismo
• Esperienza del
sacro = fede

Elementi caratteristici

• Vari tipi di religione • Evento fondatore


monoteismo Esperienza del sacro • Simboli
• politeismo religione:
• Testi sacri
• monolatria la religiosità si trasforma
• Contenuti
• panteismo in un sistema di
• Espressioni del culto
credenze pratiche
• pagane • Norme di
comuni a tutta una
• rivelate società. comportamento

• della natura
• del soprannaturale
Credenze
Organiz-
religiose
zazione
• c'è una realtà
-celebrante
superiore
Conoscere le religioni è -assemblea
• il sacro può
importante per capire -luogo
rivelarsi
rispettare, cioè convivere -tempi
• narrazioni sacre
pacificamente. -riti
fiducia nella
9 -oggetti
salvezza
Nella mezza luna fertile tra le varie esperienze religiose politeiste, si distinse la religione
ebraica, che professava la fede in Dio unico. Quel Dio si rivela all’uomo e gli rendeva
esplicito il senso della sua esistenza e della sua storia. Questa rivelazione è contenuta nella
Bibbia, un libro complesso, un libro fatto di libri. La varietà della Bibbia (di origine, di
autori, di argomenti, di stili letterari) non intacca la sostanza e la verità del suo
insegnamento, considerato dai credenti vero e immutabile.

Impara a conoscere
il cuore di Dio
nella parola di Dio.

La parola Bibbia deriva dal greco “ta biblía” e significa "libri": la Bibbia è infatti formata da
molti libri. Potremmo dire che si tratta di una biblioteca intera.

Gli scritti che la compongono sono molto differenti tra loro e sono raggruppati in due grandi
raccolte: l'Antico Testamento, che comprende la storia e la riflessione religiosa del popolo
ebraico; il Nuovo Testamento, che narra l'attuazione della redenzione di Gesù il Cristo e ne
riferisce il suo insegnamento, collegandolo alla storia delle origini cristiane.
La seconda raccolta, il Nuovo Testamento, non è ritenuta dagli ebrei libro sacro, è tale solo per i
cristiani. La parola testamento corrisponde alla parola ebraica berith, che significa alleanza,
patto. Pertanto la Bibbia è l'insieme dei libri che parlano dell'alleanza che Dio ha
stretto con Israele (antica Alleanza) e che, secondo i cristiani, ha compiuto in Gesù
(nuova Alleanza). Per i cristiani, infatti, tra Antico Testamento e Nuovo Testamento non c’è
interruzione, ma continuità e relazione tra passato, presente, futuro, ciò che è promesso
nell’antico testamento si realizza con Gesù nel Nuovo testamento.
Quindi, nella concezione cristiana, storicamente l'Antico Testamento prepara il Nuovo
Testamento giacché è la storia della scelta del popolo ebraico che progressivamente viene
preparato ad accogliere il Messia; si può parlare di rivelazione progressiva in quanto nell'
Antico Testamento si hanno la presentazione dell'unico vero Dio, onnipotente e santo e
la promessa del Messia. Nel Nuovo Testamento si ha la rivelazione dell'attuazione della
salvezza ad opera di Gesù Cristo, Figlio di Dio che rende l'uomo partecipe della vita
divina.
La Bibbia viene anche chiamata "Scrittura" o"Sacre Scritture", per significare la Parola
di Dio messa per iscritto e quindi la sacralità del testo.

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1. UN LIBRO STRATIFICATO
La Bibbia non è solo un semplice testo religioso. Esso, infatti, oltreché libro di
meditazione religiosa e di preghiera è, allo stesso tempo, un'opera letteraria, poetica
e una fonte di documentazione storica. Questa complessità deriva dal fatto che la
Bibbia ha un duplice fondamento: un'origine divina e un carattere umano, è un’opera ispirata
da Dio.
Quando diciamo che la Bibbia è un libro di ispirazione divina, inten-
Agiografi diamo che l'iniziativa della sua
Agiografo deriva dal stesura è partita direttamente da Dio
greco hàghios, santo, e dalla sua volontà. Ma, per rendere
e gràpho, scrivo: sono comprensibile la sua Parola, Dio ha scelto
coloro che hanno degli uomini cui far giungere la sua
redatto (sono anche ispirazione. Tramite l'ispirazione tali
detti “redattori”) il uomini, detti agiografi, hanno avuto
testo biblico.
l'intelligenza di comprendere e tradurre per
il resto dell'umanità l'intendimento divino. Per mezzo di costoro,
insomma, la Parola divina ha acquistato le caratteristiche formali
della parola umana, per poter essere compresa da tutti.
La Bibbia, dunque, è il risultato della cooperazione guidata
dell'uomo con Dio, per cui in essa si trovano tracce divine e
tracce umane inscindibili. Bisogna tener presente che ogni autore
biblico ha scritto per la gente del suo popolo e del suo tempo, il che
giustifica la grande varietà di stili e di toni in essa riscontrabili. Le
verità che dobbiamo ricercare in questo testo sono di tipo
religioso in quanto gli autori scrivono partendo dalle loro
conoscenze e dalla loro cultura, per cui non dobbiamo ricercare in
questo testo verità scientifiche.

Nella Bibbia sono presenti diversi generi letterari. Esistono generi specifici per scrivere di
poesia, per narrare una storia, per trasmettere degli insegnamenti, per formulare una preghiera
e così via. Pertanto, per riuscire a capire e interpretare ciò che un autore ha voluto
comunicare, è fondamentale individuare il genere letterario che egli usa, e tenere
presenti l'epoca e il luogo in cui egli ha scritto. Infatti l'opera ha caratteristiche esteriori
(lingua, stile, mezzi espressivi) simili a quelle delle altre opere del suo tempo e adatte a trattare
un tipo specifico di argomento.
Nella letteratura biblica, si distinguono almeno sette generi maggiori alcuni dei quali
abbracciano modalità o generi minori: storiografico, legislativo, profetico, lirico,
sapienzale, apocalittico e epistolare.

2. LE INTERPRETAZIONI
Per leggere correttamente il testo biblico occorre dunque saperlo interpretare. Secondo la
religione cattolica, la giusta interpretazione della Bibbia spetta al Magistero della
Chiesa. Secondo il Magistero solo la Chiesa, con la sua tradizione di fede, può
interpretare correttamente la Bibbia.
La Bibbia viene utilizzata nella liturgia della Parola, durante la celebrazione della Messa;
nella liturgia delle ore, che è la preghiera quotidiana della Chiesa; durante la L ectio divina,
che è una lettura, individuale o comunitaria, di un passo della Scrittura accolta come Parola di
Dio e sotto lo stimolo dello Spirito in meditazione, preghiera e contemplazione; durante la
celebrazione dei sacramenti. Tutte le azioni e i gesti che si compiono nella liturgia si ispirano al
testo sacro.
Quello biblico è un mondo complesso e vari sono i modi di avvicinarsi al testo. Escludiamo per un
momento quello che la Bibbia è per ebrei e cristiani, cioè essenzialmente un libro di fede, che
contiene la Parola di Dio. Resta comunque, come è stata definita, il grande codice dell'Occidente,
che ha influenzato i comportamenti, la mentalità, il costume della nostra storia.
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La portata del suo influsso è così grande che riesce difficile tracciarne i confini. Qualche
studioso ha paragonato la Bibbia a un continente, costituito da numerose terre, catene
montuose, pianure, penisole e arcipelaghi. Questo paragone ci dà l'idea della complessità e ci
aiuta a capire che non uno, ma molti, sono i modi di accostarsi alla Bibbia.
• Il primo è l'orientamento storico che studia i modi con cui si sono formati i singoli testi raccolti
nelle Scritture. Questo tipo di approccio è sostenuto da una disciplina specifica che si chiama
analisi testuale.
• Accanto ad essa, l' esegesi si occupa di restituire ai singoli libri il loro significato storico,
cosa voleva dire concretamente l’autore, nella consapevolezza che lo scrittore biblico ha
redatto i testi in un luogo e in uno spazio preciso, avendo presenti dei precisi
destinatari.
• Il secondo si occupa delle procedure che hanno determinato l'accorpamento dei libri in insiemi
più ampi e unitari, i canoni, che formano le Scritture delle varie tradizioni religiose.
• II terzo studia gli influssi esercitati dalla Bibbia su moltissimi aspetti della civiltà occidentale:
l'arte, la letteratura, la musica, i comportamenti morali, il diritto, l'economia, le tradizioni
popolari ecc. Questa lunga vitalità del testo biblico ha fatto in modo che ci si sforzi di in-
terpretare il testo alla luce delle conoscenze dei suoi attuali lettori: questo è l'approccio
ermeneutico che ha letto il testo biblico, per esempio, in chiave sociologica, psicoanalitica
ecc.
Ma a noi, qui, interessa soprattutto il fatto che la Bibbia sia stata letta nei secoli come testo
religioso: se infatti non ci fosse stata la tradizione religiosa ad accogliere e tramandare questi
scritti ritenendoli sacri, forse essi non sarebbero mai giunti fino a noi e avrebbero influenzato
molto meno la nostra cultura. Dunque, è soprattutto come libro considerato rivelato che la
Bibbia è stata trasmessa e accolta dalla cultura occidentale. Questo non toglie che ad essa si
possano accostare tutti, credenti e non e che esistano, come abbiamo detto, modi
aconfessionali per accostarsi ad essa.

3. COME SI E’ FORMATA LA BIBBIA


Per tutti i libri della Bibbia la formazione avvenne durante un lungo arco di tempo attraverso
una serie di tappe:
- la tradizione orale,
- la messa per iscritto,
- la redazione finale.
Nelle antiche società preletterarie vigeva una cultura
orale: i racconti venivano mandati a memoria, poi
trasmessi a voce e tramandati gelosamente di
generazione in generazione. Tutte le più importanti
tradizioni bibliche furono originariamente trasmesse di
padre in figlio all'interno del gruppo di appartenenza. Il
modo di narrare veniva adattato alla situazione e
all'ambiente di vita in cui veniva raccontato. I racconti
erano semplici e si faceva ampio uso di discorsi ritmici,
ripetizioni, rime, ritornelli, assonanze, al fine di
facilitarne il ricordo. Per evitare che il passaggio da
uomo a uomo e da generazione a generazione tradisse
il senso del messaggio e gli facesse perdere fissità e autorevolezza era indispensabile l'opera
non del singolo individuo, ma dell'intera comunità. Era la società nel suo complesso a
mantenere viva la tradizione e a rafforzare la memoria collettiva, grazie anche a
facoltà mentali e a meccanismi psicologici che alla nostra cultura, basata sulla cultura scritta, non
appartengono più.

Il valore riconosciuto dalla fede ai libri biblici come Parola di Dio fece sì che, quando questi
vennero fissati definitivamente, furono soggetti a due fenomeni:
• da un lato vennero continuamente usati, quindi trascritti e trasmessi;
• dall'altro vi fu un forte controllo per rimanere fedeli al testo originale.

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Come per gli altri testi dell'antichità, il testo biblico veniva ricopiato a mano. Fin dall'inizio
emerse l'attenzione costante a eliminare gli errori dei copisti, sia quelli dovuti alla disattenzione
umana sia quelli introdotti volontariamente per cambiare il senso del
testo.

I manoscritti originali del Nuovo Testamento furono scritti tutti dal


50 al 105 circa d.C. Per gli scritti del Nuovo testamento il passaggio tra la
trasmissione orale a quella scritta è più veloce, possiamo distinguere
fondamentalmente tre fasi:

1. La predicazione di Gesù: nel testo attuale confluisce quel che


Gesù ha fatto e detto, la sua esistenza storica, le vicende della
sua vita. Dai vangeli possiamo risalire fino allo strato originario
della vita del Gesù storico;
2. la predicazione della Chiesa primitiva: i vangeli non sono la
semplice registrazione meccanica dei discorsi di Gesù né una
specie di "fotografia" della sua vita. I vangeli riflettono lo strato
dell'assimilazione e della riespressione del messaggio di Gesù da
parte della comunità primitiva;
3. il lavoro redazionale degli evangelisti: è lo scritto più
recente, quello che ci fa conoscere il lavoro di rielaborazione e Evangelario di Kelles,
stesura dell'evangelista che ha composto il suo vangelo per sec IX
una certa determinata comunità.

LE LINGUE DELLA BIBBIA


Le lingue originarie in cui fu scritto l'Antico Testamento sono l'ebraico, il greco e
l'aramaico. L’aramaico è una lingua simile all'ebraico, usata per il commercio e per le relazioni
politiche dell'antico Oriente, e ancora parlata al tempo di Gesù.
Il Nuovo Testamento fu invece scritto in greco.

4. Il CANONE

Ben presto accanto ai libri autentici che riferivano i grandi eventi della salvezza comparvero
testi che intendevano riempire il silenzio su questioni che la
pietà popolare riteneva importanti (ad esempio gli anni di
CANONE Gesù a Nazaret!), oppure che propagandavano dottrine
Etimologicamente, il diverse e talora contrarie a quella della autentica tradizione di
termine si può far risalire fede.
al babilonese qanú, Sono questi i testi apocrifi, nascosti, non pubblicati.
"canna". In pratica indicò Ve ne sono prima della venuta di Cristo (es. Il libro di
qualsiasi bastone o sbarra
Enoc e gli Oracoli Sibillini da dove proviene l’inno
dritta usata per le
misurazioni; Dies Irae) e dopo la sua venuta come il Protovangelo
metaforicamente significò di Giacomo, il vangelo di Tommaso e gli Atti di Pietro).
un modello o un
campione che serviva A p o c ri f i
a misurare altre entità.
Nell'uso cristiano Con il termine apocrifo, che deriva dal greco apòkryphos,
nascosto, vengono comunemente indicati i libri di
"canone" fu usato sia per
contenuto affine a quelli biblici, ma considerati non ispirati.
indicare una regola di fede
Abbiamo libri apocrifi sia nell'Antico sia nel Nuovo
che una lista o catalogo.
Testamento.
Di qui Canone della
Scrittura significa la lista
dei libri che compongono Che cosa poteva fare la Chiesa se non discernere con cura i
la Bibbia. libri veri da quelli falsi?
La prima parte della Bibbia, l'Antico Testamento, è
comune a ebrei e cristiani, seppure con alcune varianti:
13
gli ebrei (seguiti dai protestanti), riconoscono,
infatti, solo i libri scritti in ebraico, che sono 39, essi si
attengono al canone eb rai co o palestinese, che
fu fissato verso la fine del I secolo d.C.
I cattolici e gli ortodossi, invece, considerano ispirati
altri sette libri, scritti in greco, detti
deut erocanonici, cio è entrati so lo in un secondo
temp o nel ca none.
Il canone cattolico, già riscontrabile nei primi
secoli della Chiesa, è stato definitivamente fissato nel
Concilio di Trento nel 1546 e comprende: 46 libri
per l'A ntico Testamento e 27 per il Nuovo
Testamento.
Il Nuovo Testamento è invece identico per tutti i cristiani. I libri esclusi dal canone vengono
detti ap ocrifi.

Canone cristiano-cattolico
Per sapere quanti e quali i sono i libri della Bibbia basta aprire
una Bibbia cattolica e lì vi si trovano :
- 46 libri per l’Antico Testamento: Pentateuco, Libri Storici, Libri profetici, Libri sapienziali
- 27 libri per il Nuovo Testamento: 4 Vangeli, Atti degli Apostoli, 13 Lettere di Paolo, 7
Lettere di altri apostoli, Apocalisse

Canone Ebraico
Hanno solo il canone dell’Antico Testamento che dividono in Torà (= Pentateuco) Profeti (Libri
storici e profeti) e gli Scritti (tutti gli altri) Non accettano i libri deuterocanonici, cioè
canonizzati solo in un secondo tempo.
Il canone ebraico non riconosce i libri deuterocanonici (quelli scritti in greco) del nostro antico
testamento: Tobia, Giuditta, i due libri dei Maccabei, il libro della Sapienza, Siracide e Baruc.

Ma con quali criteri i libri furono canonizzati?


È stato lo Spirito Santo che ha assistito la Chiesa nel suo discernimento.
I criteri che seguirono per definire un libro ispirato furono :
- i libri di chiara provenienza apostolica, in quanto riportavano la dottrina che gli
apostoli avevano appreso dallo stesso Gesù;
- i libri usati nella liturgia, ossia nel momento in cui la fede diventava preghiera;
-i libri citati dai padri della Chiesa a partire dai più antichi (Clemente Romano, Giustino,
Ignazio, Ireneo...).

5. Mappa concettuale:
14
La BIBBIA: DIO si rivela
Testamento significa patto, alleanza
Dio si rivela all’uomo,
Continuità tra Antico e Nuovo Testamento:
e gli rende esplicito il senso della
• storicamente l'antica alleanza prepara la nuova;
sua esistenza e della sua storia.
• teologicamente la rivelazione è progressiva
Questa rivelazione è contenuta
- presentazione dell'unico vero Dio e promessa del
nella Bibbia, un libro complesso,
Messia
un libro fatto di libri.
- che si realizza con Gesù Cristo.
Principalmente è divisa in Antico e
Nuovo testamento.

La formazione dei libri della Bibbia è


BIBBIA è un libro umano e divino: avvenuta per tappe durante circa mille
per i cristiani è un libro scritto dagli anni:
uomini ma ispirato da Dio per cui è • trasmissione orale
un libro sacro. È un testo però di trasmissione scritta: Antico Testamento
riferimento per la nostra cultura sia scritto in ebraico, greco, aramaico; Nuovo
per credenti che per non credenti per Testamento scritto in greco. La Bibbia fu
cui possiamo dire che è un libro: scritta su pietra, argilla, cuoio, legno, cera,
religioso, storico, culturale. papiro, pergamena e infine carta (libri a
rotolo e a codice)
• redazione finale.

Interpretazione
La Parola di Dio è espressa attraverso Generi letterari:
mezzi umani: principalmente sono 7:
• diversità stilistiche storico, profetico,
• diversi generi letterari.
sapienziale, lirico, legale,
Perciò si rende necessaria
apocalittico, epistolare.
l'interpretazione dei testi biblici.
Secondo la religione cattolica la
giusta interpretazione spetta solo Ebraismo e cristianesimo
al Magistero. Sono entrambe religioni del libro: Dio
si rivela, per ebrei
e cristiani, parla agli uomini e stringe con
loro un'alleanza. Ma divergono
nell'interpretare la storia della
Il canone cattolico
salvezza, ancora da compiersi per gli
riconosce: ebrei, già compiutasi per i cristiani.
Antico Testamento 46 libri:
• Pentateuco (5)
• Libri storici (16)
• Libri poetici e sapienziali (7)
Libri profetici (18) Canone : si è reso
necessario nel tempo Bibbia ebraica
stabilire un elenco ufficiale • Pentateuco
dei libri riconosciuti rivelati • Profeti
Nuovo Testamento 27 libri: da Dio, differiscono però il
• Vangeli (4) • scritti
canone cattolico da quello
• Atti degli Apostoli (1) ebraico
• Lettere (21)
• Apocalisse (1)
15
Non é possibile parlare della storia d'Israele senza
parlare della sua religione, e questo perché entrambe
le cose sono indissolubilmente intrecciate : la
coscienza religiosa degli ebrei di essere il popolo eletto
di Dio ha sempre determinato le loro scelte ed azioni e
contribuito alla compattezza nazionale. Dio si è rivelato
a questo popolo, dialogando é interagendo con lui e
illustrandogli il suo progetto di salvezza intesa sia come
conquista di una terra in questo mondo; sia come
riscatto dalla dimensione terrena imperfetta. Gli eventi
di questa storia sono contenuti nella Bibbia, un grande
racconto della storia dell'umanità, dalla creazione del mondo,
proseguendo - in linea di massima - secondo un asse
temporale.

1.Carta d'identità

16
Localizzazione: Asia sud-
occidentale (Medio Oriente)
Confini: A nord col Libano,
ad est con Siria e Giordania,
a sud col golfo di Akaba, a
sud-ovest
con l'Egitto e ad ovest col
Mar Mediterraneo
Superficie: 20.7OO Kmq
circa
Popolazione: 5.400.000
circa (260 ab. /Kmq circa)
Governo: Repubblica
parlamentare
Divisione amministrativa:
6 Distretti
Moneta: Il sciclo (shequel)
Lingua ufficiale: Ebraico (é
diffuso l'arabo)
Capitale: Gerusalemme
(400.000 ab. circa)

2.Confini e configurazione
Si tratta di una regione di forma rettangolare non più lunga di 300 km e non più larga di 90,
con una superficie poco meno della Sicilia o del Piemonte). È percorsa, in direzione nord-sud,
dalla depressione giordanica, lungo la quale scorre da nord a sud il fiume Giordano, formando
il lago di Tiberiade e sfociando nel Mar Morto.

Sostanzialmente lo si può dividere in 4 zone o fasce :

1) La pianura costiera
Si estende per circa 180 Km, lungo il Mediterraneo, dal Libano fino a Gaza. Sin dai tempi biblici
é nota per la sua fertilità ed oggi é ricca di agrumeti, oliveti, vigneti e coltivazioni di banane.

2) L'altopiano centrale o zona montagnosa


Zona costituita da una serie quasi ininterrotta di massicci alternati a valli. L'altezza media dei
monti va dai 500 ai 900 metri, raggiungendo i 1000 metri in alcuni come quelli di Neftali
(1000/1200 mt.) in Galilea e di Hebron (1020 mt.) in Giudea.

3) La grande fossa giordanica


Per la sua profondità al di sotto del livello del mare é un fenomeno unico sulla terra. Inizia
dall'altipiano centrale a circa 500 mt. sopra il livello del Mediterraneo ed arriva ad 800 mt.
sotto il suo livello, una vera e spaventosa voragine che é resa ancor piu' impressionante dalla
conformazione del territorio che la circonda che é quasi del tutto desertico (il famoso deserto di
Giuda), in quanto alcune zone risentono dell'umidità del Giordano. Vi scorre, appunto, il fiume
Giordano che nasce ai piedi del monte Hermon (2814 mt.) ed il suo percorso, lungo 350 Km,
conduce nello sbocco del Mar Morto .

4) La Transgiordania
Altopiano al di là del fiume Giordano, che va dai 600 ai 1200 mt. d'altezza. Il terreno é per lo
piu' fertile e ricco di pascoli .
La Palestina vera e propria, identificata comunemente con la Cisgiordania, comprende da
nord a sud tre regioni diverse:
17
la Galilea: una regione montagnoso-collinosa con piccole pianure, molto fertile e
coltivata, ricca di vie di comunicazione e commerciali, fu il centro principale dell'attività
missionaria di Gesù. Qui vi troviamo:
NAZARETH: Ai tempi di Gesu' era un piccolo e sconosciuto villaggio, oggi é una città situata a
350/450 mt. dal mare e conta circa 40.000 abitanti. L'edificio religioso piu' importante é il
"Santuario dell'Annunciazione", dove la tradizione, fin dai primi tempi del cristianesimo, vi
riconosce il luogo dell'incarnazione di Cristo.
CAFARNAO: E' la seconda patria di Gesu', qui si trasferì dopo aver lasciato Nazareth. Essendo
situata sulla "via maris" (via del mare) era battuta da carovane provenienti dalla Siria e della
Mesopotamia e dirette in Palestina e in Egitto.
TIBERIADE: E' il secondo bacino formato dal fiume Giordano (il primo, quello di Hule, é oggi
completamente prosciugato, il terzo é il Mar Morto dove il Giordano sbocca). Presso questo
lago si situano molti episodi narrati nei vangeli, tra cui la chiamata dei primi discepoli, la pesca
miracolosa, la tempesta calmata, ed il racconto di Gesu' che cammina sulle acque.
MONTE TABOR: Il monte Tabor, secondo la tradizione, é il monte della Trasfigurazione di
Gesu'.

la Samaria: in posizione centrale con montagne degradanti dolcemente, ricca di pascoli,


di ampie valli coltivate e con la vasta e fertile pianura di Esdrelon.

la Giudea: regione piuttosto montagnosa che scende a dirupi verso il Mar Morto, mentre
degrada lentamente verso il Mediterraneo con alte colline. Qui vi troviamo varie località che
hanno visto episodi della vita di Gesù:
GERUSALEMME è la capitale! Gerusalemme in ebraico significa "città della pace", ma
paradossalmente forse nessun luogo sulla terra ha conosciuto così tante battaglie !
Gerusalemme sorge verso il 3° millennio a.C. sull'Ofel, la collina a oriente dell'attuale città,
come fortezza cananea. Togliendola ai Gebusei, il Re David ne fece verso l'anno 1000 a.C. la
capitale politica e religiosa del suo regno. Oggi Gerusalemme, posta sull'Altopiano Centrale
della Palestina a circa 770 mt. sul livello del Mare Mediterraneo e a 1165 mt. del Mar Morto, é
nettamente divisa in due parti : la città vecchia (quasi totalmente dentro le mura) é formata
da 4 quartieri, quello cristiano, quello armeno, quello musulmano e quello ebreo; la città
nuova, abitata quasi esclusivamente da ebrei. Per gli Ebrei é il centro spirituale e politico della
loro storia e della loro nazione . Per i Cristiani é il luogo della passione, morte e risurrezione di
Gesu' e la culla e il simbolo della Chiesa. Per i Musulmani é la seconda "città santa", dopo la
Mecca, perché visitata dal profeta Maometto. La popolazione globale di Gerusalemme é di circa
475.000 abitanti, di cui 340.000 Ebrei, 121.000 Musulmani e 14.000 fra Cristiani ed altri. La
città é piena di luoghi consacrati alla fede dalle tre religioni: il "Santo Sepolcro" con la zona del
Calvario, Il "Muro del Pianto" unica parte del tempio ebraico rimasta., la "Spianata del Tempio"
con la moschea di Omar ove vi è custodita la “pietra su cui Abramo sacrificò Isacco”, il
Getzemani giardino in cui Gesù sudò sangue prima di morire e poi venne arrestato, il "Monte
degli Ulivi" da dove Gesù salì al cielo. Questi luoghi, insieme ad altri, sono luoghi meta di molti
pellegrini delle tre grandi religioni monoteiste.
GERICO: Gerico si trova in una valle ricca e fertile . Attualmente il nome é dato alla piccola
cittadina, di circa 7.000 abitanti, che vi possiamo trovare, ma deriva dall'antica città di Gerico i
cui resti troviamo intorno. Gerico é un sito archeologico di straordinaria importanza (proprio
nel 1997 diverse spedizioni hanno fatto importantissimi lavori sul luogo), nella Gerico cananea
(quella, per intenderci, conquistata dagli israeliti comandati da Giosué), dall'inizio del secolo
sono state portate alla luce resti di costruzioni ed abitazioni appartenenti a varie epoche,
risalenti addirittura fino a 8000 anni prima di Cristo, scoperta che ha fatto di Gerico la città più
antica del mondo oggi conosciuta.
BETLEMME:Betlemme, o "casa del pane", é la città della natività di Cristo, ma anche il luogo
dove il re David nacque e fu consacrato. Si trova 8 Km. a sud di Gerusalemme, e a 777 mt.
sul livello del mare e conta 35.000 abitanti (in gran parte cristiani). L'edificio più importante é
certamente la Basilica della natività, all'interno della quale si trova la Grotta della natività, il
luogo dove la tradizione ricorda la nascita di Gesù.
EMMAUS: luogo ove Gesù risorto incontrò due discepoli
BETANIA: casa dell’amicizia, casa di Marta, Maria e Lazzaro, amici di Gesù, presso cui spesso
lui andava.
18
3.Storia e religione d'Israele

FILO CONDUTTORE: CATEGORIA DELL’ALLEANZA


Se volessimo trovare nella storia della salvezza, narrata dalla Bibbia, un termine che faccia da
filo conduttore, potrem mo indicare proprio quello di berit che significa «alleanza, patto»
e sottolinea il legame vincolante di amicizia, di amore e di fedeltà con cui Dio si lega
all'umanità. Un'alleanza ordinata a creare una nuova comunità, la famiglia dei figli di
Dio. La storia delle tribù di Israele diventate un popolo e della comunità cristiana
raccontate nella Bibbia è, allora, la storia dell'alleanza in cui Dio comunica la sua forza e la
pienezza di vita agli uomini, ed essi, accogliendo questo suo do no, a d erisco no a Lui con
la fed e. Il p rimo libro della Bibbia, la Genesi, racconta che Dio, dopo aver creato
l’uomo a sua immagine, gli propone la sua amicizia come realizzazione profonda di
quella stessa immagine: l'adesione o m eno dell'uomo a questo legame è come un filo
rosso che lega insieme tutte le vicende della storia della salvezza raccontate dalla
Bibbia. La scelta, dell'uomo e della donna nelle figure di Adamo ed Eva, di infrangere il
loro rapporto con Dio, è dettata dall'illusione di poter fare a meno di Lui: le
conseguenze, secondo il messaggio dell'autore biblico, sono lo smarrimento, la
sofferenza, l'angoscia della morte. Ma
Dio è un innamorato fedele (così viene spesso presentato dal testo biblico) e col
tempo ripropone all'uomo di rinnovare l'Alleanza con Lui, mandando suo figlio.

Nell'A.T. tre sono le tappe principali di questo rapporto: l'alleanza con Noè, quella con
Abramo, quella con Mosè. L'Arcobaleno visto da Noè e dai suoi figli alla fine del
diluvio, è il simbolo dell'alleanza tra Dio e l'umanità: l'arco colorato unisce cielo e
terra in un unico abbraccio. Dio è sempre pronto a perdonare l'uomo che si allontana
da Lui e a ristabilire un rapporto di amore e di amicizia. L'Arcobaleno, con i suoi
colori uniti in un arco variegato che congiunge due punti, diversi tra loro, della terra,
infond e, d o p o la t em p e sta , un s enso d i p a ce e d i se r enità .

La storia del popolo ebraico, così come è raccontata nell'A.T., si può


suddividere in quattro grandi momenti:

1.la rivelazione e la promessa fatta da Dio ad Abramo, Isacco e Giacobbe e


l'emigrazione dei figli di Giacobbe in Egitto (1880-1600 a.C. circa)
2.il momento centrale della storia d'Israele: la rivelazione di Dio a Mosè, la liberazione
dalla schiavitù e l'alleanza di Dio con il popolo sul Monte Sinai (13001200 a.C. circa);
3.il compimento della promessa con la
conquista e il possesso della Palestina,
il rinnovamento dell'alleanza sotto il
L' ALLEANZA CON NOÈ
regno di Davide (1000 a.C. circa);
«Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui : 4. la storia dell'allontanamento da Dio da
Quanto a m ecco io stabilisco la mia parte del popolo d'Israele e l'invio dei
alleanza con voi e con i vostri discendenti profeti (700 a.C. circa), che avevano il
dopo di voi...Il mio arco pongo si le nubi compito di ricondurre a lui il popolo
ed esso sarà il segno dell'alleanza tra me eletto; la divisione di Israele in due regni e
e terra». ( G e n 9 , 8 - 1 3 ) la schiavitù in Assiria prima e a Babilonia
poi; il ritorno dall'esilio (538 a.C.) e la
ricostruzione del Tempio di
Gerusalemme (eretto sotto il regno di Salomone e successivamente distrutto dagli
Assiri); la raccolta dei libri delle Scritture; la preparazione del popolo alla venuta
del Messia promesso.

19
Abramo (1950 a.C. ca.)
Figura centrale all'epoca delle origini, come ci viene narrata dalla Bibbia, è quella del patriarca,
nome che viene attribuito agli antenati degli israeliti, principalmente ad Abramo, Isacco,
Giacobbe. Abramo è considerato il capostipite di coloro che professano le religioni che da
lui prendono il nome di "abramitiche" (ebraismo, cristianesimo e islam) e che sono
contraddistinte dal monoteismo, cioè dalla credenza in un solo Dio. Abramo accetta per
primo la rivelazione di Dio nella storia, si fida della sua parola, crede in Lui e nelle sue promesse
nel momento in cui il Signore gli si rivela come il "Dio dei viventi". Le storie di Abramo non
trovano conferma storica e, come le storie degli altri patriarchi, vanno considerate come un
insieme di racconti tradizionali collettivi che narrano come il Signore elesse e guidò Israele, il suo
popolo. L' alleanza tra Abramo e il suo Dio è segnata dal cambiamento di nome (da Abram,
padre eccelso in Abraham, padre di una moltitudine) e dal rito della circoncisione, a cui, da
allora, ogni individuo ebreo di sesso maschile deve sottoporsi l'ottavo giorno dopo la nascita.
Obbedendo all'ordine, Abramo si incamminò verso una terra sconosciuta e questo fu il primo dei
suoi atti di fede che avrebbero condotto alla formazione del popolo d'Israele. In cambio ottenne
il compimento della promessa, più volte fatta dal Signore, secondo la quale Abramo sarebbe
diventato il progenitore di una grande nazione, nonostante egli e la moglie fossero già anziani e
non avessero figli. Sara partorì un figlio maschio che venne chiamato Isacco, nome che significa
"risata" perché Sara aveva riso all'idea di poter avere un figlio in età avanzata. La fede di
Abramo venne messa alla prova in modo decisivo quando Dio gli ordinò di sacrificare il figlio.
Abramo obbedì senza discutere. Verificata la grande fede di Abramo, il Signore intervenne e
impedì il sacrificio del fanciullo, sostituito con quello di un ariete.

Isacco e Giacobbe (1800 a.C. ca.)


Isacco ebbe dalla moglie Rebecca due figli: Esaù, il primogenito, e Giacobbe. Quest'ultimo,
con l'astuzia e con l'aiuto della madre, riuscì a ottenere, in cambio di un piatto di lenticchie, la
primogenitura e successivamente la benedizione paterna, divenendo così erede della promessa
di Dio. Giacobbe, detto anche Israele (Gn 32,23-30), diede inizio con i suoi dodici figli alle
dodici tribù d'Israele.

Giuseppe
La storia di Giuseppe, narrata ampiamente nell'ultima parte del libro della Genesi (Gn 37-50),
conclude l'epoca dei patriarchi e fa da congiunzione con gli avvenimenti narrati nel libro dell'Esodo.
Giuseppe, secondo il racconto della Bibbia, era l'undicesimo figlio di Giacobbe e di Rachele; poiché
era il prediletto del padre, i fratelli maggiori si ingelosirono e lo vendettero come schiavo a una
carovana diretta in Egitto. Giuseppe in Egitto, aiutato da Dio, grazie alla sua abilità nell'interpretare i
sogni, divenne primo ministro del faraone. Quando il
faraone sognò sette vacche grasse seguite da sette
vacche magre Giuseppe interpretò il sogno rivelando che L'ALL EANZ A CON ABRAMO
sarebbero seguiti a sette anni di prosperità sette anni di
carestia e che perciò era necessario creare riserve di «Il Signore disse ad Abram: "Vattene
grano. Anche i popoli confinanti furono colpiti dalla dal tuo paese dalla tua patria e dalla
carestia e confluirono in Egitto alla ricerca di cibo. Così casa di tuo padre, verso il paese che io
fecero anche i fratelli di Giuseppe. Giuseppe tuttavia ti indicherò. Farò di te un grande
popolo ti benedirò, renderò grande il
non si vendicò, bensì li perdonò e permise loro di
tuo nome e diventerai una benedizione
stabilirsi in Egitto con il padre e con tutto il clan. La
... e in te saranno benedette tutte
storia di Giuseppe è tra le più note della Bibbia, ma è famiglie della terra"». (G en 1 2, 1- 3 )
di difficile l’inquadramento storico, giacché il nome del
faraone allora regnante non viene mai menzionato né
si trovano nelle fonti egizie riferimenti a Giuseppe. Vi
è comunque nella storia egizia ampia documentazione riguardo
alla presenza di un popolo di origine semita e di provenienza siriana, gli
hyksos, re-pastori che dal 1700 a.C. regnarono per circa due secoli su
gran parte dell'Egitto. Con il passare degli anni gli ebrei vennero ridotti
in schiavitù dagli egizi, che li impiegarono nei lavori forzati.

La rivelazione a Mosè
La Bibbia descrive la schiavitù degli ebrei in Egitto, che durò per circa quattro secoli e mezzo

20
e introduce una delle figure più significative dell'Antico Testamento, Mosè. Occorre
precisare che lo stile di questi racconti è quello
dell'epopea, ovvero della narrazione delle gesta
eroiche di uomini e popoli. Inoltre lo scopo dello scritto
L'ALLEANZA CON MOSÈ
è dare massimo rilievo all'intervento di Dio.
Mosè, nato da una famiglia ebrea, e quindi «Il Signore chiamò Mosè dal monte e
destinato alla morte, venne affidato dalla m adre gli disse: "Parla ai discendenti di
alle acque del Nilo; fu salvato da una figlia del Giacobbe, gli Israeliti, e annuncia
faraone e allevato a corte. Per aver preso le difese dei queste mie parole: ... se vorrete
suoi fratelli ebrei e aver ucciso un guardiano, egli ascoltare la mia voce e custodirete la
dovette fuggire nel deserto oltre i confini del mia alleanza, voi sarete per me il
regno, nella terra di Madian. Si sposò, visse mio popolo fra tutti i popoli"». (Es 19,
come pastore e fu scelto da Dio per guidare
Israele nella liberazione dalla schiavitù.
Nel racconto di Esodo 3 Dio si manifesta a Mosè attraverso il rov et o ardente, rivelandogli
il suo nome, J HWH, e la sua volontà di riscatto p er il popo lo eb raico. D io si p resenta
com e un fuoco che b rucia ma non si consuma: è una forma di teofania, cioè di
manifestazione della divinità sotto le spoglie di fenomeni naturali, come la pioggia, il vento,
il fuoco ecc.
Le dieci piaghe . Dopo aver ricevuto da Dio l'ordine di ritornare presso il suo popolo e di
liberarlo, Mosè rientrò in Egitto, ma dovette scontrarsi con l'ostinazione del faraone.
Con l'aiuto di Dio, Mosè compì grandi prodigi e l'Egitto fu colpito dalle dieci piaghe,
dopo l’ultima piaga il faraone accettò di lasciar partire il popolo ebraico: inizia l’esodo
di questo popolo.
L'esodo dall'Elgitto. Mosè, dopo aver dato istruzioni circa i preparativi per la partenza e per il
viaggio, guidò il suo popolo fuori dall'Egitto, attraversando il Mar Rosso, passando per la
zona paludosa del Mare dei Giunchi. Gli egizi che li inseguivano con carri e cavalli rimasero
impantanati e bloccati nelle paludi, quindi furono travolti dall'alta marea. Tutta la vicenda della
liberazione dall'Egitto prese in seguito il nome di Pasqua, e il suo ricordo fu poi unito alla
celebrazione di altre feste che già appartenevano alla tradizione dei nomadi. La Pasqua divenne la
più importante delle feste degli ebrei.
L'alleanza d el Sinai (1200 a.C. ). Usciti dall'Egitto, gli ebrei dovettero affrontare un
lungo e faticoso viaggio attraverso il deserto della penisola del Sinai. Proprio sul monte Sinai
venne stipulata l'alleanza tra Dio e il popolo ebraico, con la consegna a Mosè delle Tavole
della Legge. Con questa alleanza Israele si impegnò a riconoscere JHWH come unico Dio,
rinunciando alle tentazioni di politeismo e impegnandosi a rispettare la Legge di Dio, espressa in
dieci "parole" o comandamenti (vedi tema 57). Ma il popolo ebraico era ancora immaturo,
incapace di tener fede all'alleanza, come ci racconta l'episodio di idolatria del vitello d'oro. L'al-
leanza con Dio deve quindi essere messa continuamente
alla prova, non è una condizione definitiva, ma è la conquista
continua di un popolo che deve crescere e maturare. La
traversata del deserto si associa quindi concettualmente
alla traversata del tempo, della storia che conduce alla
salvezza. Mosè, per aver dubitato di JHWH, non poté entrare nella
Terra Promessa: egli morì sul monte Nebo, in vista della città di Gerico
(che sarebbe stata conquistata dal suo successore Giosuè), nella terra
di Canaan.

La terra di Canaan
Secondo il racconto biblico il successore di Mosè fu Giosuè,
che guidò il popolo, suddiviso in dodici tribù, alla conquista di
quella che allora era detta Terra di Canaan e che nel v secolo a.C. lo
storico greco Erodoto chiamò Palestina. Gli ebrei si stabilirono
poco per volta nella Terra di Canaan: le varie tribù, raccolte in
diversi gruppi, occuparono il paese sia come pacifici emigranti sia
facendo guerra a cananei e filistei che abitavano quei territori.

21
I giudici (1100 a. C. ca.)
Le tribù israelite erano guidate dai giudici, persone cui era affidato il compito di governare il
popolo nei momenti di difficoltà (come guerre e carestie) e di governare i vari gruppi in tempo
di pace. Ogni tribù ebbe, di volta in volta, i suoi giudici. Tali persone venivano elette in
base alle loro capacità individuali e alla loro grande autorità. Tra i più famosi giudici si
ricordano Gedeone, Sansone e Jefte.

I re (1000 a.C. ca.)


Verso l'anno 1000 a.C. le tribù d'Israele si scontrarono
violentemente con i filistei e, al fine di affrontare meglio il
nemico, decisero di organizzarsi come gli altri popoli sotto la
guida di un re, presentato nel contesto biblico unicamente
come luogotenente di JHWH e consacrato a lui mediante
l'unzione del capo con olio prezioso e profumato, simbolo
della benedizione stabile di Dio su un uomo. Il primo re fu Saul,
figlio di Kish della tribù di Beniamino, che, dopo alcuni successi
iniziali, fu sconfitto dai filistei sul colle di Gelboe. Il suo
successore fu Davide, figlio di Jesse, della tribù di Giuda, che
sconfisse definitivamente i filistei, conquistò molti dei piccoli
regni cananei ancora indipendenti e governò con forza su Israele.
Conquistò la rocca di Gerusalemme e ne fece la capitale del
suo regno. Gerusalemme ebbe un ruolo unificatore per le
varie tribù d'Israele. Davide vi trasferì l'arca dell'Alleanza, che non solo conteneva le Tavole
della Legge, ma era anche considerata "trono del Signore". La presenza dell'arca a
Gerusalemme significava la presenza di Dio e consacrava Gerusalemme come città santa.
Dopo Davide regnò il figlio Salomone. Con lui il regno toccò il massimo dello splendore e della
prosperità. Salomone abbellì Gerusalemme e fece erigere il primo grande Tempio in onore di
JHWH, dov'era custodita l'arca dell'Alleanza, una reggia e molti palazzi. Diede forte impulso al
commercio e alla diplomazia, ma nel contempo autorizzò l'imposizione di tasse gravose e di lavori
forzati.

La divisione del regno


Alla morte di Salomone, verso il 930 a.C., stanche dell'autoritarismo , della monarchia davidica,
molte tribù si rifiutarono di accettare come loro re un figlio del sovrano defunto, Roboamo. La
ribellione portò alla divisione del regno in due: a sud il regno di Giuda, con capitale Ge-
rusalemme, costituito dalla tribù di Giuda; a nord il regno d'Israele, con capitale Samaria,
costituito dalle altre tribù di Israele.

I profeti
La storia dei due Regni, salvo qualche eccezione, fu costellata secondo il racconto biblico da
episodi di corruzione, di dispotismo, di idolatria e in questo periodo cominciarono a
parlare, come voce di un Dio vivente che non si lascia manovrare dai re e dai potenti, i
profeti, uomini pieni dello Spirito di Dio, che alla luce della fede scoprono il senso della
situazione presente, annunciano la parola di Dio e denunciano il peccato. I profeti mettevano in
guardia il popolo dalle ingiustizie e prevaricazioni; i re e i potenti da alleanze politiche con
popoli stranieri che li avrebbero ridotti nuovamente in schiavitù; ricordavano la fede nell'unico Dio,
invitando ad abbandonare i culti di idoli stranieri.
Le parole dei profeti furono un continuo richiamo alla fedeltà all'Alleanza , con cui Dio da parte
del popolo e un invito alla speranza in una salvezza futura garantita da Dio, fedele alle sue
promesse.(vedi Ger 31,31 e ss.)

La dominazione straniera
I due Regni non resistettero a lungo all'espansione delle grandi potenze che si contendevano il
dominio del Vicino Oriente e per essi fu un susseguirsi di dominazioni straniere che non consen-
tirono più loro la conquista della piena libertà.
Nel 722 a. C. Samaria, la capitale del Regno d'Israele, venne conquistata dagli assiri, i suoi
abitanti deportati, il Regno d'Israele ridotto a una provincia di quell'Impero.

22
Nel 605 i babilonesi imposero il loro dominio sul Regno di Giuda. Il re di Giuda Ioiakim, su
istigazione del sovrano d'Egitto di cui era alleato, si ribellò. Nabucodonosor II, re dei
babilonesi, assediò Gerusalemme e la conquistò nel 597, facendo deportare parte dei
suoi abitanti.
Dopo una nuova ribellione nel 587 Gerusalemme venne distrutta, il Tempio venne
incendiato e incominciò per gli ebrei il periodo dell'esilio.

L'esili o b ab ilonese (587 a.C. ca.)


Con l'esilio Israele perse il possesso della Palestina, l'autonomia politica e il Tempio. Sembrò la
fine del popolo ebraico: molti dei deportati, tuttavia, si adattarono alla nuova vita in cattività e
rielaborarono nel momento della sofferenza i contenuti della loro fede. Aiutato
dall'incessante attività dei profeti, che motivarono l'esilio come legato all'aver troppo confidato
nelle alleanze umane, all'infedeltà a Dio, all'immoralità, all'idolatria dilagante e alla necessità di
un`"amara medicina", il popolo ebraico rifletté sulla propria
storia e sul suo rapporto con Dio. Privo del Tempio,
Israele imparò a incontrare Dio nell'ascolto della Parola
nella Sinagoga. Durante l'esilio babilonese vennero messi
per iscritto molti libri della Bibbia, contenenti le tradizioni
ebraiche più antiche. Fu rielaborato il concetto che nessuna
cosa poteva aver valore e garantire la felicità se non la
fedeltà a JHWH, che avrebbe fatto risorgere il suo popolo
e l'avrebbe ricondotto alla sua terra per contrarre con
Israele un'Alleanza nuova.

Il "resto" d'Israele
Nacque in questo periodo anche l'idea di una nuova comunità, prevalentemente costituita di
poveri, totalmente votati a Dio, che attendevano da Lui solo la salvezza: i "poveri di JHWH", il
"resto".
Nel 538 a.C. i persiani conquistarono Babilonia e Israele diventò una provincia
persiana. Nello stesso anno, Ciro il Grande permise a chi lo desiderava di ritornare in patria
e di ricostruire il Tempio. Ritornò un "resto" del popolo poiché molti preferirono non rinun-
ciare alla posizione che avevano raggiunto in terra straniera. Questo fenomeno di lontananza
dalla Terra Promessa, che perdurò nel tempo ed esiste tutt'oggi, viene definito diaspora ed
è proprio il termine che si usa per indicare il disperdersi di comunità ebraiche fuori di
Israele in seguito alla conquista babilonese. A partire dal v secolo a.C. le comunità della
diaspora divennero sempre più numerose e importanti, soprattutto in Babilonia e in Egitto. Ai
tempi di Gesù gruppi di ebrei erano presenti in ogni città importante dell'Impero romano e a
Roma costituivano una comunità forte e ben organizzata.

RESTAURAZIONE (538 a.C.)


Incominciò quindi il nuovo esodo, con la ricostruzione del Tempio e delle case, e
ricominciò la vita della comunità ebraica a Gerusalemme. Verso l'anno 400 a.C. il
governatore N eemia e il sacerdote Esdra operarono un'importante riforma religiosa,
richiamando il popolo di Gerusalemme al più rigoroso rispetto di tutte le norme della Legge
mosaica e della tradizione dei padri.

Nel 331 a.C. Alessandro il Grande conquistò l'Impero persiano: Gerusalemme passò sotto
il governo dei macedoni e poi dei suoi successori. Il contatto con la cultura ellenica
influenzò il pensiero ebraico e cominciarono a farsi strada l'idea di una sopravvivenza dopo la
morte e di una risurrezione finale per tutti gli uomini. Sotto la dominazione greca, in
particolare da parte di re Antioco IV Epifane, si tentò di introdurre in Palestina la cultura, la
lingua e soprattutto la religione dei greci. Gli ebrei si ribellarono guidati dai fratelli
Maccabei e riuscirono a ottenere l'indipendenza, che durò poco: nel 63 a.C. le truppe
romane conquistarono Gerusalemme e la Palestina divenne una provincia
dell'Impero.

I tempi della monarchia e della totale indipendenza sono ormai solo un ricordo, la Palestina
diventa ora territorio della nuova potenza del Mediterraneo : Roma. Siamo così al tempo di

23
Gesù. Qui diversi ebrei aderiscono al suo messaggio e diventano il fondamento della nascente
Chiesa Cristiana, la maggioranza di essi invece non lo fa ma anzi combatterà il cristianesimo
come un'eresia. I sogni ebraici di rovesciare il dominio romano e riconquistare l'indipendenza si
infrangono, la rivolta ebraica non ha successo. La disfatta si compie nel 70 d. C., quando gli
eserciti romani, al comando del generale Tito, conquistano e distruggono Gerusalemme col suo
Tempio, ed uccidono centinaia di migliaia di ebrei deportandone molti altri. Qui inizia la
diaspora (o dispersione) e il Tempio non sarà più ricostruito (quest'ultimo era stato ampliato
ed abbellito da Erode ). La Sinagoga diventa il luogo principale adibito al culto, la santità del
Tempio viene trasferita alla Legge (Torah), ed il culto nel Tempio viene sostituito con lo studio
della Legge. La conquista della fortezza di Masada, avvenuta nel 73 d.C. ad opera dei romani
comandati dal generale Flavio Silva, in cui gli zeloti (un gruppo di patrioti estremisti ) pur di
non cadere in mani nemiche decidono il suicidio collettivo, é solo la ciliegina sulla torta del
totale dominio romano sulla Palestina e della definitiva sconfitta ebraica. Da allora questa terra
sarà solo territorio di conquista e di battaglia di nazioni straniere. Fin dopo la seconda guerra
mondiale crebbe la pressione del movimento “sionista” per la creazione di uno stato autonomo.
Pressione che trovò legittimazione presso l’opinione pubblica dopo le rivelazioni sugli orrori
nazisti: lo sterminio di 6.000.000 di ebrei nei campi di concentramento. Nel 1947 l’ONU decise
di dividere la Palestina in due stati separati, uno arabo e l’altro ebraico, ma lo stato arabo
palestinese non vide mai la luce. Cominciò così il dramma palestinese sul quale si sarebbe da
allora incentrato il conflitto arabo-israeliano tuttora in atto.

24
4. MAPPA CONCET TUALE:

25
26
Gesù punto focale della storia per tutto l’occidente
La nascita di Gesù ha inaugurato un’era nuova. In tutti i paesi cristianizzati nel citare
le date e gli avvenimenti storici si specifica infatti avanti Cristo(a.C.) o dopo Cristo
(d.C). Gesù Cristo sia per chi crede, che per chi non crede, risulta un punto
comunque di riferimento

Le ricerche sociologiche condotte sulla vita degli adolescenti hanno dimostrato un


crescente appannamento della figura di Gesù,
una confusione tra la concezione di Dio (Padre)
e quella dell’incarnazione del Figlio di Dio “A me vanno bene tutte le religioni,
(Gesù Cristo), una scarsa conoscenza del poi il fatto che io lo chiamo Gesù,
cristianesimo e una conseguente voglia di quello lo chiama Buddha, oppure
sincretismo come è testimoniato dalla Maometto per me è la stessa cosa,
testimonianza riportata a lato. L’adolescente
alla fine tutti parlano della stessa
porta in se alcuni interrogativi nei confronti di
Gesù: ma siamo proprio sicuri che sia proprio
cosa, non c’è differenza.”
Te st i m o n ia nza di un ado le scente
esistito? Chi ci dice che sia veramente il Figlio
di Dio? Che differenze ci sono tra Gesù, Buddha
e Maometto? Perché la Chiesa a volte sembra
tradire il messaggio del vangelo?
Questi ed altri interrogativi rivelano in ogni
caso il fatto fondamentale che non si può restare indifferenti di fronte alla persona di
Gesù!

1.GESù STORICO
Molti sono i documenti storici di tradizione giudaica, pagana e cristiana che attestano
la reale esistenza di Gesù.
L'esistenza storica di Gesù di Nazaret, oltre che dai Vangeli, è attestata da alcune
fonti ext rabibliche, contemporanee a Gesù o alla nascita e alla diffusione del
cristianesimo. Le testimonianze, in parte derivanti da persone che non credevano in Gesù
come Figlio di Dio ci danno la certezza sulla reale esistenza di Gesù e sulla sua figura.
Possiamo dunque distinguere le fonti storiche riguardo Gesù in:
• font i non cristiane, a loro volta suddivise in fonti giud aiche e romane
(pagane);
• fonti cristiane, a loro volta suddivise in fonti canoniche e fonti non
canoniche.

FONTI EXTRA BIBBLICHE

• Nella raccolta ebraica di insegnamenti detta Talmud babilonese (V-VI secolo) si trovano
notizie di un certo "mago" di nome Gesù, personaggio reale vissuto in Palestina e fondatore
del cristianesimo.
• Mara Bar Serapione, uno storico siriano, in una lettera del 73 d.C. ricordava la diaspora
ebraica successiva alla distruzione del Tempio, interpretando tale evento come punizione
inflitta ai giudei per aver ucciso il loro "re saggio" in croce.
• Nel 112 d.C. Plinio il Giovane in qualità di governatore della Bitinia, una provincia
dell'Impero romano in Asia Minore, scrisse al suo imperatore Traiano, chiedendo istruzioni
27
su come agire nei confronti dei cristiani.
• Lo storico latino Tacito (55-120 d.C.) nella sua opera storica Gli annali, parlando
dell'incendio di Roma (64 d.C.), ricordò che Nerone, sospettato di esserne l'artefice,
accusò i cristiani.
• Lo storico Svetonio (70-140 d.C.) nella biografia dell'imperatore Claudio riferisce
dell'editto di espulsione da Roma di ebrei e cristiani (risalente a149 d.C.) di cui parlano
gli Atti degli apostoli.
• Lo sto rico eb reo Giuseppe Flavio (37-97 d.C.), nelle sue opere la g u err a
g iud aica e Le antichità giudaiche, parla di Gesù (di cui riferì la morte in
croce) e dei cristiani.

DATI STORICI CHE RICAVIAMO DALLE FONTI NON CRISTIANE:

- il nome dei cristiani risale a Cristo, appellativo attribuito a Gesù dai suoi seguaci;
- Gesù visse in Palestina;
- fu condannato a morte sotto l'imperatore Tiberio dal procuratore Ponzio Pilato;
- fu crocifisso;
- i cristiani erano presenti in vari territori d ell'Impero e non solo;
- a Roma erano distinti dagli ebrei e costituivano un gruppo a parte
- si radunavano in giorni stabiliti.

FONTI CRISTIANE
Per quel che riguarda le fonti cristiane occorre ricordare che esse ci tramandano sia il Gesù della
storia sia il Gesù della fede. La domanda da porsi è quindi: si tratta di testimonianze
storicamente attendibili o sono solo attestazioni di fede?

FONTI CANONICHE
Le fonti canoniche corrispondono ai libri del Nuovo Testamento che, benché il loro scopo non
fosse redigere una cronaca, ma servire all'annuncio della fede, forniscono dati importanti sulla
persona di Gesù. Per i cristiani, infatti, Gesù di Nazaret è vero Dio, ma è anche vero uomo,
vissuto in un momento storico preciso e in una regione precisa del mondo. Il Gesù della storia
e il Gesù della fede sono inscindibili: considerare il messaggio di Gesù separatamente dalla
persona storica di Gesù non è possibile (sarebbe semplicemente un maestro di morale, un
profeta) e se i Vangeli non ci permettono di ricostruire un profilo completo del Gesù storico, ci
offrono però varie certezze su di lui e sulla sua predicazione.

FONTI NON CANONICHE


Dopo il I secolo furono redatti alcuni testi che raccontavano episodi della vita di Cristo o ne
davano particolari non presenti negli scritti neotestamentari. Questi scritti sono noti come
apocrifi del Nuovo Testamento, e pur non essendo attendibili dal punto di vista storico,
confermano indirettamente l'esistenza di Gesù.

DATI STORICI: Identichit di Gesù che emerge dai testi del Nuovo testamento

Nazionalità: Gesù era ebreo (patria, genitori, dinastia davidica). Le sue


origini erano in Nazaret, un villaggio situato nella regione della Galilea.

Nascita: L'anno di nascita è da collocare tra l'8 e il 4 a.C., cioè


negli ultimi anni di Erode il Grande, generalmente viene fissato nel 7-6
a.C. La famiglia di Gesù apparteneva al gruppo giudaico della popolazione
della Galilea.

Genitori: I nomi dei suoi genitori erano Giuseppe e Maria. Maria


fu scelta da Dio per dare “carne umana a Gesù” per questo dopo la disponibilità di Maria a
divenire la madre di Gesù egli si incarnò per opera dello Spirito Santo. Giuseppe
accettò di sposare Maria, nonostante fosse incinta (avrebbe potuto ripudiarla),
28
ed accettò la missione di essere il padre legale di Gesù. Secondo la tradizione,
esercitava il mestiere di falegname (qualcuno, recentemente, ha ipotizzato che
in realtà fosse carpentiere).

Lingua: La lingua madre di Gesù era l'aramaico della Galilea.

Stato civile: Gesù era un laico: infatti non era un levita (sacerdote), ma apparteneva
alla tribù di Giuda.

Studi: una certa istruzione gli permetteva di leggere la Scrittura davanti all'as-
semblea e commentarla, come ci riferisce Luca (4,18-19).

Mestiere: All'età di circa trent'anni, dopo il battesimo ricevuto da Giovanni il Battista,


Gesù iniziò la sua attività pubblica: annunciava, come predicatore
itinerante, la venuta imminente del Regno di Dio. La sua attività si
concentrava nella Galilea, nella zona intorno al lago di Genezaret, in modo
particolare nei villaggi di Cafarnao, Corazin e Betsaida, sulla riva
settentrionale del lago.
Secondo i Vangeli sinottici, egli insegnò per un solo anno; secondo Giovanni
(ipotesi più probabile) per due o tre anni. Insegnava come un rab b i, raccolse
intorno a sé un gruppo di discepoli e, inizialmente, trovò molti seguaci tra la
sua gente. Guarì malati e compì vari gesti straordinari.

Fedina penale: Le autorità giudaiche lo fecero arrestare a Gerusalemme e lo accusaro-


no di fronte al procuratore romano Ponzio Pilato di disturbo dell'ordine
pubblico e istigazione alla sommossa contro
l'imperatore romano. Erano scandalizzati dal
Messia
suo atteggiamento indulgente e benevolo nei
In ebraico mashiah, era colui che
confronti dei peccatori, del popolo ignorante veniva consacrato per una
della Legge, delle donne, e nel contempo missione, attraverso l'unzIone con
libero rispetto all'interpretazione rigida delle l'olio. Nell'Antico Testamento l'attesa
leggi riguardanti il rispetto del sabato, il culto, del Messia era quella di un
il Tempio; erano provocati dal suo modo inviato provvidenziale, restauratore
indipendente e autorevole di interpretare le politico e liberatore religioso, che
Scritture, soprattutto la sua pretesa di veniva presentato come un
essere Dio. uomo giusto, pacifico, umile e vittorioso
anche se perseguitato e disprezzato.
Gesù, che affermò di fronte al
Morto: In una festa di Pasqua (tra il 28 e il 33 d.C.), egli Sommo sacerdote di essere il
venne giustiziato, mediante la crocifissione, messia, rifiutò però di
fuori dalle mura di Gerusalemme. attribuirsi una missione
politica.
Seguaci: I suoi discepoli in un primo tempo dopo la Cristo
sua morte fuggirono, poi lo “videro risorto” e In greco Christòs significa
incominciarono a testimoniare che era risorto. unto e corrisponde all’ebraico
Diedero vita a Gerusalemme, ad una comunità, mashiah, messia. Dai suoi
affermando che Gesù era il Messia discepoli è riconosciuto come
l’unto di JHWH annunciato dalle
annunciato dalle Scritture. Da Gerusalemme la
Scritture, destinato a realizzare
predicazione dei discepoli si diffuse, dando il regno di Dio.
inizio al cristianesimo, nome derivante dal-
l'appellativo "Cristo”.

2.LA FIGURA DI GESù CHE NE EMERGE


• UOMO DI RELAZIONE: ATTENZIONE ALLE PERSONE:
i vangeli raccontano tante storie di “incontri”, anzi possiamo dire che il
vangelo è, per i cristiani la buona notizia dell’incontro di Gesù il Figlio
di Dio, con l’uomo. Gesù si fa vicino a tante persone e tutte ne escono

29
cambiate e rinnovate, vedi Zaccheo, Nicodemo, apostoli, ecc…
• CHIAREZZA DI IDEE E ORIGINALITà:
L'annuncio del Regno di Dio è il tema fondamentale della predicazione di Gesù ed esprime la
signoria di Dio sul mondo, in vista della sua salvezza. Gesù illustrò le modalità di questa
"presenza nascosta": predicò che era il Figlio di Dio venuto al mondo per liberare gli uomini
dal peccato e per stabilire il suo Regno d'amore, di giustizia e di pace. L'attesa dell'Antico
Testamento era finita: il Messia era venuto e gli uomini erano chiamati alla conversione nel suo
nome.
• PARLA IN MODO AUTOREVOLE:
Gesù è chiamato rabbì o maestro, ma è un maestro del tutto speciale: osa discutere e
reinterpretare la legge ebraica, facendo riferimento alla sua autorità (vi fu detto …
ma io vi dico …). Poiché la legge per il popolo ebraico dada da Dio, è chiaro che Gesù
rivendica per se l’autorità stessa di Dio
• LINGUAGGIO EFFICACE USO DELLE PARABOLE
Molti degli insegnamenti di Gesù furono espressi tramite parabole e similitudini. La
parabola era un tipo di racconto a carattere religioso molto usato dai rabbini e dai
maestri della Legge: piccole storie, facili da memorizzare,
fondate su un paragone e destinate a comunicare un
insegnamento. Gesù ne fece un uso particolare, servendosi di
un linguaggio semplice, popolare, che raccontava storie
tratte dalla vita quotidiana in grado di simboleggiare, con
grande forza comunicativa, verità di difficile comprensione.
Ma lo scopo non era solo quello di far capire: era
soprattutto quello di far decidere. Attraverso le
parabole Gesù rivelava il misterioso agire di Dio, apriva il
cuore alla fede, muoveva gli atteggiamenti più profondi
dell'uomo, sollecitava la sua conversione.
• LIBERTà NEI CONFRONTI DEI GIUDIZZI ALTRUI: PARENTI, AMICI, OPPOSITORI
Una certa libertà e un certo anticonformismo caratterizzavano le sue parole.
Le prescrizioni per celebrare il sabato erano rigidissime presso gli ebrei, ma Gesù più
volte le trasgredì. Anche in materia di divorzio, o di osservanza delle n o r m e d i p u rit à
o della pratica del digiuno l'interpretazione di Gesù era alquanto libera (Mt 19,3-9; Mc
2,18-19; Mc 1,40-45; 5,35-43). Per di più frequentava samaritani, ', pubblicani,
donne dalla dubbia moralità e ufficialmente spinte ai margini della società. In modo
altrettanto libero si pose nei confronti del culto e della frequentazione del Tempio. M a
Gesù non voleva affatto sovvertire le usanze ebraiche, semplicemente proponeva una
prospettiva diversa con cui considerare la Legge, che doveva essere osservata non
per gelido formalismo, ma per rendere possibile il progetto di salvezza di Dio: "Non
crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a
dare pieno compimento " (Mt 5,17-18). Per questo la sua autonomia d'atteggiamenti non
ci deve far pensare a Gesù come a un sovversivo o un trasgressore della Legge: Egli non
voleva imporre una nuova Legge, ma una nuova interpretazione della Legge che
rendesse meno formale e più spirituale, più autentico il rapporto con Dio. Era
comprensibile che i sacerdoti, gli scribi, i dottori della Legge fossero disorientati e
preoccupati d fronte a queste novità.
• RIVELA IL VOLTO DI DIO PADRE
COMPASSIONEVOLE E MISERICORDIOSO
"Dio, nessuno lo ha mai visto:
Pur riprendendo le idee tradizionali ebraiche, Gesù non
considera Dio come un giudice severo, ma come padre Il Figlio unigenito, che è Dio
amabile, attento a ogni singolo essere umano, un padre ed è nel seno del Padre,
previdente e amoroso che si prende cura dei suoi figli. è lui che lo ha rivelato"
Già per gli ebrei Dio è padre, ma Gesù esprime la Gv 1,18
familiarità con Dio anche con le sue parole: gli si rivolge
infatti chiamandolo abba, papà, termine proprio del
linguaggio familiare più intimo. Con la sua venuta Gesù

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ha permesso a tutti gli uomini di partecipare alla stessa esperienza. Dice san Paolo: 'Voi avete
ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abba padre!’.
• DALLA PARTE DEI DEBOLI: BAMBINI E DONNE
Era nota l’amabilità di Gesù verso i bambini: “Lasciate che i bambini vengano a me e non
glielo impedite, perchè è a quelli come loro che appartiene il regno di Dio”. Inoltre
manifestava molta gentilezza d’animo verso le donne sole, emarginate e più di una volta
interviene a loro difesa.
• FORTEZZA e SENSIBILITà
Sono eccezionali in Gesù la solidità psicologica e il dominio di sé. E’ tranquillo e impavido nel
bel mezzo di una tempesta che rischia di rovesciargli la barca e con impressionante forza
affronta la folla inferocita che lo vuole uccidere. Gesù però con i suoi discepoli si mostra
attento e sensibile, si preoccupa del loro eccessivo affaticamento, con la famiglia di Betania,
alla morte di Lazzaro non ha alcun ritegno a mostrarsi sconvolto davanti alle lacrime di Maria,
la sorella di Lazzaro e scoppia in pianto. Ma sa anche entusiasmarsi lasciandosi contagiare
dalla gioia dei discepoli, felici di aver portato a termine la loro prima evangelizzazione.
Attenendosi appunto all’esempio del Messia, san Paolo enuncerà questa regola di
comportamento: “Rallegratevi con quelli che sono nella gioia e piangete con quelli che sono nel
pianto”.
• COMPIE SEGNI CONCRETI: GUARIGIONI e MIRACOLI
Nei vangeli si dice che Gesù era potente in opere e parole. Tra le opere compiute da
Gesù i miracoli hanno una particolare valenza rivelativa. Sono segni gratuiti e liberi
che rivelano il realizzarsi del regno di Dio, l’attenzione di Dio per l’umanità sofferente
e la sua volontà di salvare l’uomo nella sua interezza, inoltre rivelano che Gesù è
veramente il Messia, il Cristo, il Figlio di Dio. L’atteggiamento cristiano nei confronti
dei miracolo è di chi concepisce tutta la vita come un miracolo e cioè come una
manifestazione dell’amore di Dio.
• POLITICAMENTE SCORRETTO
Gli ebrei attendevano la venuta di un Messia che avrebbe dovuto riportare la potenza d'Israele
pari all'epoca del re Davide e del re Salomone, un tempo di pace e
di benessere.
Ma per Gesù non si trattava di un ritorno alla situazione politica
dei secoli precedenti, né della realizzazione di un regno su questa
terra. Con la restaurazione delle dodici tribù di Israele Gesù
voleva intendere in realtà la venuta del nuovo Regno di Dio
attraverso il compiersi definitivo dell'alleanza con il
popolo di Israele: una "rivoluzione" che non doveva essere
politica, che non aveva bisogno di armi, condottieri, imperatori,
giudici, ma doveva essere una rivoluzione interiore, aperta
al cuore di tutti gli uomini di buona volontà.
• PRIMATO DELL’INTERIORITà
Nessuno con più esplicita consapevolezza ha indicato l’amore come l’anima, il senso, il vertice di ogni
rapporto con Dio e come l’atteggiamento spirituale fondamentale che deve dominare la convivenza tra
gli uomini. Nessuno prima di lui, tra le varie interpretazioni antropologiche, aveva tanto efficacemente
sottolineato il primato del “cuore”, cioè del mondo interiore. Tutto ciò sarebbe sufficiente a persuaderci
che davvero il Cristianesimo è stato entro la storia della religiosità una voce sorprendente e un’autentica
rivoluzione ideale. Gesù si rifiuta di approvare il legalismo e il ritualismo esasperato dei farisei, che era
divenuto esorbitante e oppressivo, e afferma invece il primato dell’intenzionalità e della purezza
interiore.

3.NUCLEO DEL CRISTIANESIMO: GLI EVENTI FINALI


In una terra fortemente impregnata di spiritualità come la Palestina, culla del monoteismo,
doveva essere veramente insopportabile per gli ebrei che la religione d'Israele fosse
dominata dai pagani: l'occupazione romana di Gerusalemme minava i pilastri su cui si basava
il monoteismo ebraico: due concezioni diverse del tempo (sacro per gli ebrei, semplicemente
31
uno strumento di misura per i romani), due culture profondamente diverse, quella semita
e quella latina erano destinate; inevitabilmente a fare scintille. I tre giorni trascorsi da Gesù
a Gerusalemme quando aveva 12 anni, dedicati a un'appassionante meditazione religiosa
nel Tempio, segnano per Gesù un momento decisivo. La sfida tra il mondo ebraico e quello
greco-latino lo interpella con chiarezza: secondo alcuni studiosi non è tanto importante la
divergenza di Gesù con il pensiero tradizionale ebraico, quanto il conflitto tra Israele e i
pagani. Da lì, da quei tre giorni decisivi, cominciò a germinare il cristianesimo, alla cui base
c’è il superamento della lotta tra Israele e Roma.
Gli episodi della passione, morte e risurrezione di Gesù sono per i cristiani gli eventi
culminanti della sua vicenda storica e della sua opera di salvezza.
Per questo i Vangeli vi dedicano una parte molto rilevante del loro racconto: infatti la
fede nella risurrezione di Gesù è il pilastro del cristianesimo.
Scrive san Paolo :"Ma se Cristo non è risorto, vana allora è la nostra predicazione,
vana anche la vostra fede" (1Cor 15,14).
I fatti si svolsero a Gerusalemme, nel periodo della celebrazione della Pasqua ebraica.
Gerusalemme, punto d'arrivo del cammino terreno di Gesù, fu teatro dello scontro supremo
con i suoi avversari. All'inizio i giudei, raccolti a Gerusalemme in occasione della
celebrazione della Pasqua, accolsero trionfalmente Gesù, il quale entrò in città tra la
numerosa folla che con rami di palme lo acclamavano: "Osanna al figlio d i Da vide! Benedetto
colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!" (Mt 21,9). La calda
accoglienza del popolo al suo ingresso fu sufficiente a preoccupare sia le autorità giudaiche,
custodi del rispetto formale della Legge ebraica, sia quelle romane, timorose che Gesù
volesse dare vita a una rivolta antiromana. L'episodio della cacciata dei mercanti dal Tempio,
durante il quale Gesù si scagliò violentemente contro l'usurpazione da parte del "mondo
materiale" degli affari del "mondo religioso" è sintomatico della sua polemica contro l'ipocrisia dei
sacerdoti che permettevano ai mercanti di agire indisturbati.

ULTIMA CENA
L'ultima cena di Gesù fu una cena della pasqua ebraica in compagnia degli apostoli, essa
precedette la sua morte in croce (pasqua cristiana). In questa cena Gesù offrendo ai suoi
discepoli pane spezzato e un calice di vino, attraverso le parole che accompagnarono
quei gesti, id ent ificò i l p a n e c on i l suo corpo e il v ino con il suo sang ue,
versato per gli uomini per rinnovare l'Alleanza.
Il pane e il vino vennero usati da Gesù per rendere presente se stesso anche dopo
la morte come cibo e bevanda capaci di "nutrire" e "saziare" l'anima degli uomini.
L'antica cena pasquale degli ebrei è diventata per i cristiani l'Eucaristia (pane
spezzato e vino versato) che i cristiani oggi chiamano S.Messa, che viene celebrata
ogni giorno secondo quanto G esù ha dispo sto: `fate questo in memoria di me" (Lc
22,19).

CONDANNA E MORTE
Gesù affrontò la "sua ora", accettò quella morte che aveva
previsto e più volte preannunciato ai suoi discepoli venne
condotto dentro le mura di Gerusalemme di fronte al Sommo
Sacerdote, che gli chiese "Sei tu il Cristo, il Figlio del
Dio Benedetto ?". Gesù rispose non solo di essere il
Messia, ma anche quel Figlio dell'Uomo misterioso e
trascendente annunciato da Daniele (7,13). Scattò così
l'accusa di bestemmia, che comportava la pena
capitale. Il Sinedrio poteva giudicare in materia di questioni
religiose, ma spettava all'autorità romana eseguire la
condanna. Pilato riconobbe l'inconsistenza delle accuse mosse nei confronti di Gesù, ma
alla fine, per ragioni di convenienza politica, dopo aver proposto alla folla di scegliere tra
Gesù e Barabba (un criminale comune, da poco in prigione), acconsentì alla richiesta delle
autorità giudaiche e della folla di condannare a morte Gesù. La crocifissione era per i
romani una pena particolarmente infamante riservata agli schiavi e ai ribelli.

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Il titulus, ovvero il cartiglio affisso alla croce sopra il capo, indicava il motivo della
condanna: Jesus Nazarenus R ex Iudaeorum, Gesù Nazareno, re dei Giudei.
RISURREZIONE
Fin dall’inizio, l’annuncio della Chiesa ha legato indissolubilmente l’annuncio cristiano alla
sua risurrezione, con la convinzione che, senza di essa, la morte
in croce di Gesù non avrebbe valore salvifico, anzi non avrebbe
senso la fede cristiana.
La risurrezione di Gesù non viene raccontata, ma annunciata
come un fatto già compiuto. Nessuno degli evangelisti narra che
cosa avvenne tra il momento della sepoltura, e la scoperta della
tomba vuota, nel terzo giorno da quando Gesù fu sepolto. La
risurrezione di Gesù non ha avuto testimoni umani. I vangeli
riferiscono due fatti di cui i discepoli sarebbero stati testimoni: il
ritrovamento della tomba di Gesù aperta e vuota e le apparizioni del
Risorto. Tutti i Vangeli concordano nell'affermare che Maria di
Magdala, forse sola o con altre donne, si presentò di buon mattino
sul luogo della sepoltura con unguenti per il cadavere, ma trovò la tomba aperta, priva del
cadavere, vi erano solo le bende che lo avvolgevano “afflosciate” a terra.
Prova fondamentale per i credenti della verità della risurrezione sono le apparizioni di Gesù
"nuovamente vivo" ai discepoli, soli o in gruppo.
Una delle più significative è quella ai due discepoli che lo incontrarono mentre si recavano
a Emmaus e non lo riconobbero finché non sedette con loro a cena e spezzò il pane con un
gesto noto (Le 24,30-43). Quella delle apparizioni è un'esperienza sensibile: i discepoli sono
consapevoli che si tratta di Gesù, ma che il suo modo di essere è diverso da quello che
avevano sperimentato in vita. La sua è una condizione nuova e non è comparabile con quella di
Lazzaro o della figlia di Giairo (Gv 11,1-46 e Mc 5, 21-43), che erano stati richiamati in vita, ma
destinati di nuovo a morire. Le apparizioni di Gesù continuarono per un certo tempo,
finché Egli condusse i discepoli sul Monte degli Ulivi, li benedisse, ascese al cielo e
scomparve alla loro vista. I discepoli tornarono a Gerusalemme, dove attesero la discesa
dello Spirito Santo. L'esperienza della risurrezione e delle apparizioni portò quegli stessi
uomini che avevano rinnegato il Maestro, ed erano fuggiti davanti a chi aveva il potere di
arrestarli e metterli a morte, a iniziare la predicazione del Vangelo. È proprio a partire
dalla risurrezione di Gesù che nacque la Chiesa (ufficialmente nasce con il dono dello
Spirito Santo a Pentecoste).

4.IL MISTERO DI CRISTO: GESù è IL SENSO DELLA STORIA


E’ evidente a tutti che la figura di Gesù non ha solo un
interesse storico, l’interesse per la sua persona va ben
al di là. Sappiamo che Gesù è di gran lunga il « Son diciotto secoli da quando Gesù
Cristo camminava quaggiù; ma questo
personaggio che più di tutti ha influito nella storia della
avvenimento non è come gli altri che, una
società occidentale, tanto che non è possibile
volta passati, entrano nella storia e che,
comprendere la nostra cultura prescindendo dal suo trascorso gran tempo, cadono nell'oblio».
messaggio e dal movimento che da lui è nato, il S. Kierkegaard
cristianesimo.

In realtà con Gesù di Nazaret si è verificata una svolta


determinante nella storia. Nuovi fermenti sono entrati nella coscienza della umanità. Con lui
ogni uomo è chiamato a confrontarsi. È lecito allora domandarsi come tutto questo abbia
potuto accadere in riferimento ad un uomo la cui vicenda è stata in gran parte simile alla
nostra.
Prima si è cercato di documentare l'esistenza storica e l 'autenticità delle testimonianze
esistenti su di lui. Ma questa breve analisi invece di esaurirsi ha aperto ben altri interrogativi.
Nella persona di questo rabbi si intravvede una identità misteriosa, una eccezionalità assoluta.
Chi è dunque? La domanda: «E voi, chi dite che io sia?» posta da Gesù ai suoi discepoli, oggi

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interpella ognuno di noi. La risposta è ineludibile se ci si accosta con sincerità a colui che è
stato definito «l'unico problema». Non sarà allora indifferente per nessuno conoscere meglio
questo « evento » chiamato Gesù dal momento che lui solo ha dichiarato di essere l' unica
salvezza per l' uomo.
Cosa la gente diceva di lui.
“Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?” (Mt 8, 27). Lui stesso pone la
domanda sulla sua identità agli apostoli a Cesarea di Filippo, ai piedi del monte Ermon dove
nasce il Giordano: “Voi chi dite che io sia?” (Mt 16, 14). Ed ecco le risposte della folla, degli
avversari, degli apostoli:
A) La gente è meravigliata per il suo modo di predicare: parla con autorità, la sua
dottrina è nuova, non è quella degli scribi che continuamente tramandano e conservano
i medesimi contenuti. E’ meravigliata perché scaccia i demoni. La gente intuisce che in
Gesù vi è qualcosa di divino: è un profeta! Ma non va oltre.
B) Per gli avversari giudei non può sorgere profeta dalla Galilea (Gv 7, 52), egli è un
bestemmiatore perché dice di poter rimettere i peccati (Mc 2, 6-7), profana il sabato,
mangia con i peccatori (Mc 2, 16), un indemoniato (Mc 3, 30), perfino un impostore (Mt
27, 63). Per i romani Gesù è un ingenuo, ma pericoloso, sobillatore.
C) Solo i discepoli però lo potevano conoscere bene e Pietro risponde: “Tu sei il Cristo, il
Figlio del Dio vivente” (Mt 16, 16), è questa la risposta giusta, ma Pietro l’ha potuta
dare in virtù di una rivelazione del Padre.

Cosa Gesù diceva di se stesso


C’è come un mistero che avvolge la figura di Gesù. Lui stesso quando parla di sé non si
esprime in maniera esplicita. Gesù lascia agli altri dedurre la sua identità a partire dai gesti che
compiva e dalla sua predicazione. Egli applica a sé l’espressione volutamente ambigua di
“Figlio dell’uomo” (frase che poteva indicare semplicemente uomo, ma che Gesù intendeva
riferire alla profezia di Dn 7. Egli stesso afferma davanti a Caifa: “E vedrete il Figlio dell’uomo
seduto alla destra della potenza di Dio e venire sulle nubi del cielo” Mc 14, 62). Dopo la
professione di fede di Pietro, Gesù impone il silenzio sulla sua identità (Mc 8, 30) ancora per
evitare una incomprensione sul suo modo d’essere il Messia. I suoi gesti e la sua predicazione,
comunque, dovevano essere sufficienti per testimoniare la sua identità.

CHI è GESù per i CRISTIANI


"Gesù è il Signore e il Figlio di Dio" è l'elemento fondamentale e fondante del cristianesimo
ed è una questione di fede: i cristiani credono che Dio si sia rivelato nella storia attraverso
Gesù di Nazaret, che è Dio incarnatosi per donare la salvezza agli uomini.
Due sono gli elementi di fondo, presenti in tutta la tradizione cristiana su Gesù:
• Gesù è veramente uomo, pienamente inserito nella storia umana e coinvolto nelle
vicende degli uomini;
• in Gesù, Dio, si è manifestato in pienezza e per mezzo suo ha agito in modo
definitivo per la salvezza di ogni uomo. Gesù è il Salvatore, il Figlio di Dio.

5.Gesù oltre la storia: IL GESù DELLA FEDE


Il primo messaggio cristiano non è quello di una
generica filantropia, ma è il mistero pasquale. "Non è “la fede del cristiano si fonda
mai esistito un cristianesimo primitivo che abbia su un fatto e un atto:
affermato come primo messaggio:`Amiamoci gli uni gli
altri', `siamo fratelli', ‘Dio è padre di tutti', ma dal il fatto è la nascita di Gesù
messaggio `Gesù ha patito, è morto ed è davvero Cristo;
risorto il terzo giorno' deriva tutto il resto. l’atto è il credere che Gesù
La predicazione dei Vangeli ha come oggetto il sia risorto!”
Cristo risorto che, come abbiamo visto, è il
medesimo Gesù della storia. Dunque i Vangeli
confermano l'identità del Gesù della fede con il Gesù storico: non sono una biografia di Gesù, ma si
propongono di rispondere all'interrogativo "chi è Gesù", nella convinzione che non si tratta
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semplicemente di un personaggio del passato, ma anche del presente e del futuro, che
viene e regna nella vita di ciascuno.

Il pilastro essenziale della f e d e cristiana è l'evento della morte e della risurrezione di Gesù.
Dopo vengono le sue parole e le sue opere: se i suoi discepoli lo hanno riconosciuto come
Messia non è perché "parlava bene" ma perché è morto e risorto.
La difficoltà (o "lo scandalo per i giudei, follia per i greci", come dice san Paolo) ad
accettare Cristo riguarda l'uomo d'oggi come quello di duemila anni fa. Senza accettare
gli eventi della morte e risurrezione, la comprensione di tutto il resto è negata. Ma,
accettandoli, Cristo fornisce, secondo i cristiani, una risposta perfetta.
Ma credere non è una cosa scontata. Avere fede ha un carattere misterioso, che
comporta da una parte la grazia di Dio e dall'altra l'accoglienza da parte dell'uomo.
Per accettare quella che apparentemente sembra un'assurdità occorre porsi in ascolto,
affidarsi a Dio proprio come Gesù.
Secondo Pascal il Dio cristiano ha offerto "abbastanza luce per credere, ma sufficienti ombre
per dubitare" ,e tutto questo perché è un Dio che lascia liberi gli uomini di accettarlo o
rifiutarlo, di salvarsi o scegliere la dannazione eterna.
Anche se l'uomo intuisce Dio non può nel contempo fare a meno di cercarlo, usando
anche lo strumento che egli solo ha tra tutti gli esseri viventi: la sua ragione. È la ragione a
spingere l'uomo a cercare una risposta alle sue domande, perché è la ragione a indurre
l'uomo a cercare la verità. I cristiani hanno trovato risposta a questa ricerca umana a partire
da colui che ha detto di essere egli stesso la Verità
Dice S.Paolo che Cristo risorto è, per chi lo segue, la speranza della gloria (Col 1,27): il Dio
che il cristiano annuncia è il Dio della speranza. Ed ecco la differenza rispetto all'attesa
degli ebrei: la speranza cristiana non è la semplice attesa in cui si proiettano i desideri del
cuore. È un dono divino che è anticipazione di Dio operante già ora nel cuore della
storia.
Se la fede non è qualcosa di scontato, il credente è chiamato in continuazione a
interrogarsi sulla sua fede, a porsi sempre a confronto con essa. Il grande scrittore e poeta
Miguel de Unamuno, testimone del "senso tragico della vita" (così si intitola un suo libro
famoso) sintetizzava la fede come "lotta con Dio", una lotta impari, che segna tragicamente la
vita dell'uomo. La fede è come l'esperienza di Giacobbe al guado dello labbok (Gn 32,23-
33): Dio è l'assalitore notturno, è l'Altro che viene e che lotta con te. Questo Altro sfugge alle
nostre certezze, non si piega alle nostre pretese, lascia sempre un margine al dubbio. L'uomo
che non lotta, che si ferma, che si crede padrone della verità, che ritiene di essere arrivato alla
meta, che rinuncia alle scelte che lo interpellano ogni giorno, che non si interroga più, ha
cancellato in sé ogni possibilità di Dio e ha annullato la sua dignità di uomo.

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EB R EI :“il rabbino Gesù di
Nazaret, può essere a distanza di 6.GESù PER LE ALTRE RELIGIONI
anni studiato, accostato,onorato,
amato dagli ebrei con libertà di Per molti secoli l'ebraismo fu ostile a Gesù; oggi,
giudizio, nelle sue espressioni e invece, lo rivaluta e lo riconosce come profeta e
nei suoi atti, e senza nascondere i
contrasti che ha avuto con gli riformatore religioso, ma non come Messia.
ambienti del suo popolo, mentre Per l'Islam Gesù (Isa) è uno dei patriarchi, come
molti dei connazionali che lo Abramo o Mosè, il più grande dei profeti dopo
conobbero formarono la sua prima Muhammad, nato senza l'intervento di un padre umano
comunità. In molti oggi, tra gli dalla vergine Maria, autore di grandi miracoli. Ma è solo
ebrei e i cristiani, hanno compreso
che c’è molto da imparare da un uomo, non incarnazione di Dio. In particolare i
questa rilettura fatta senza musulmani non accettano lo scandalo della morte in croce
pregiudizi.” e sostengono che un altro personaggio sia morto al posto
(B. Di Porto) suo.
Per alcuni esponenti dell'induismo Gesù è una delle
Per non pochi maestri manifestazioni di Dio; per i buddhisti è una guida il-
dell’ii n d u i s m o Gesù è un luminata capace di portare agli uomini la luce della verità;
Avatara, una discesa o incarnazione
per i confuciani e i taoisti la sua figura è equiparabile a
della divinità
quella dei grandi saggi orientali.
Per il b u d d i s mo la figura di Gesù
è spesso affiancata, tra i grandi PER I NON CRISTIANI
saggi dell’oriente, a quella del L'identità di Gesù per chi non è cristiano è faccenda molto
Buddha o a Confucio
controversa. Secondo alcune tesi all'origine della
Tagore poeta Bengalese si esprime religione cristiana non ci fu un dio incarnato, ma
così: “Colui che è morto crocifisso semplicemente un uomo, poi divinizzato dai suoi seguaci.
come un ladro spregevole … oggi A questa convinzione (nota come "ipotesi critica")
vive dentro il cuore di tutta la terra aderirono visioni come il socialismo e il marxismo da
e ancor oggi dice: beati i poveri un lato (secondo cui Gesù fu una sorta di leader
perché di essi è il regno dei cieli.” proletario, un difensore degli oppressi), il nazismo dall'altro
(che rifiutava l'idea di un Gesù ebreo).
Gesù per l ’ i s la m è un grande
profeta, e il corano parla di Lui con Anche i movimenti antiborghesi degli anni Settanta del
grande rispetto e ammirazione , xx secolo si entusiasmarono per l'uomo Gesù, visto
anche se si nega che sia figlio di come un contestatore anticonformista del "sistema".
Dio, come invece afferma la fede Secondo altri invece all'origine del cristianesimo vi fu non
cristiana, ma per loro rimane
una figura storica, ma mitica ("ipotesi mitica").
soltanto un uomo inferiore a
Maometto. Questa tesi, sostenuta da studiosi di tutto rispetto, ha poi
avuto dei risvolti bizzarri: così c'è chi ha ritenuto Gesù un
extraterrestre venuto a insegnarci la saggezza di mondi più
evoluti o un mago che si esibiva in prodigi sensazionali o,
Pen siero laico : addirittura, Gesù sarebbe stato il nome di un fungo
“Cristo è un abisso di luce allucinogeno usato dagli esseni per indurre l'estasi mistica.
bisogna chiudere gli occhi per non
precipitare”
Oggi appare assodato per tutti che Gesù è
(Kafka)
esistito realmente, anche se non tutti si
“IL cristianesimo non è una gabbia sentono di affermare che è il Figlio di Dio. Vien
di precetti, ma un messaggio di da chiedersi come mai il personaggio Gesù sia
profonda liberazione portato dal
Cristo. (…) io credo che così importante, così presente anche per chi
l’annuncio cristiano vada fatto non crede e com'è che la vita di un uomo
partendo dal senso religioso che durata solo trentatré anni (o poco più) e svoltasi
esiste in ciascuna persona”.
(Tamaro) in una regione , piuttosto periferica, abbia
sconvolto ' la storia dei secoli successivi?

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7.MA PPA CONC E TTUA LE:

GESU’ UNICO SA LVATO R E D EL MONDO

La società
Gesù è veramente giudaica
esistito. ai tempi di Gesù era
. Lo testimoniano le fonti composta da molti
cristiane e non cristiane. gruppi religiosi
accomunati dalla
Maria è madre di Gesù. Dio fede in JHWH, ma
chiese l'aiuto di una donna in conflitto rispetto
per venire al mondo.
Gesù nasce in
all'interpretazione
Palestina durante
della legge.
la dominazione
romana.

Gesù chiama gli Gesù è venuto ad


uomini alla annuncia r e il r egno
conversione A circa 30 anni Gesù di Dio e a r ive la r e
interiore. Scegli i 12 rivela la sua missione: agli uomini il volto
apostoli. egli è il m essia . Inizia la del P adr e .
sua predicazione

Gesù si serve delle


Gesù compie i m ir a coli
pa r abole spiegare agli
per rendere visibile il
uomini i misteri del regno
Durante la Pasqua ebraica a Regno di Dio. I miracoli
di Dio.
Gerusalemme Gesù celebra sono segni della salvezza.
l ’ul tima c ena , istituendo il
sacramento dell’E E uc a r e stia: il
Gesù è fedele al progetto corpo e il sangue di Cristo sono
di Dio che offre il proprio versati per rinnovare l’Alleanza. Gesù è un
figlio per la salvezza personaggio
dell’umanità. È importante anche
condannato a morte e per le altre religioni
viene crocefisso. e i non credenti.

Prima di ascendere al
Quando i discepoli si cielo Gesù appare più La fede in Cristo risorto non
recano al sepolcro lo volte ai discepoli è scontata, ma comporta la
trovano vuoto con le confermandoli nella gr a zia di Dio e
bende “afflosciate” a f ede , nasc e la l’ a c coglienz a da pa r t e
terra: un angelo Chiesa: il Cristo risorto dell’uomo di fronte a un
annuncia che è è il medesimo della mistero che sorpassa la
RIS OR T O. storia. ragione.

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