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Dispensa di Religione
per le classi Prime
1. IL SENSO RELIGIOSO
…………………………………………………….…………..….…2
1.1 Dalla religiosità alla religione .………………………………………………..……………………..4
1.2 Elementi comuni a tutte le religioni ……………………………………………………………...5
1.3 Vari tipi di religione ………………………………………………………………………………………..6
1.4 MAPPA CONCETTUALE ……………………………………………………………………………………8
2
“Esule o pellegrino, in fuga o in marcia, l’uomo è spinto da una nostalgia struggente. Per questo è sempre
in ricerca della sua verità (…) e non è mai in pace, fino a quando non trova ciò per cui è fatto e verso cui
lo porta il suo cuore.”
G. GRAMPA, Homo viator
L`INFINITO
LEOPARDI
SIN T ESI
3
Da dove vengo? Ovvero quali possono essere le origi-
ni del mondo, chi ha pensato, voluto la vita, l'uomo e
“ I l seg r eto la natura?
dell’ e s ist enz a umana Chi sono? Qual è il significato della vita e il motivo per
cui viviamo? Quali sono i valori da seguire? Che
non st a solt anto ne l
cosa sono il bene, la felicità, la bontà, la bellezza?
viver e , ma an che n el
Dove vado? Qual è il futuro di ognuno di noi? Nel mon-
sape r e p e r ch e cosa si do vinceranno il bene, la pace e la giustizia?
vive” Il dolore e la sofferenza hanno un senso? Dopo la
morte ci sarà una vita futura?
Lo sforzo di cercare le risposte a queste domandi
fondamentali costituisce il complesso dei bisogni
spirituali, che possiamo riassumere con l’esigenza di dare un senso alla vita, di cercare uno scopo
profondo per il quale valga la pena di vivere: sia per l’umanità nel suo complesso sia per il singolo
individuo. Questa esigenza fa parte della natura stessa dell’uomo.
Le risposte possibili
Potremmo considerare i tentativi umani di rispondere ai grandi "perché" come
riconducibili ad alcuni atteggiamenti fondamentali: alcune persone pensano che l'uomo
non possa dare risposte a queste domande e che quindi non valga la pena di ricercare
risposte, ma occorra vivere la vita limitandosi ai suoi aspetti terreni. L'atteggiamento
assunto da queste persone viene definito agnosticismo. Altri individui, invece, credono che
la vita non abbia avuto un creatore e che quindi non esista un dio, né una vita dopo la
morte del nostro corpo: in questo caso si parla di ateismo. Ma la gran parte delle persone,
tuttavia, percepisce il senso del sacro, cioè crede nell'esistenza di qualcosa di diverso
dall'uomo, di potenze supreme, di divinità e di un mondo separato a esse appartenente.
Possiamo definire la religiosità, quindi, come un atteggiamento che si apre al sacro,
l'inclinazione a riconoscere e venerare queste entità supreme.
4
1. DALLA RELIGIOSITA’ ALLA RELIGIONE
Il sentimento del sacro, il "senso religioso", è radicato nel Profondo dell’animo
umano.
Tante religioni
5
Di fronte alla tante religioni presenti nel mondo viene da chiederci: come si fa a scegliere
quella
giusta? In modo particolare durante l'adolescenza si ha l'impressione che, per essere sicuri
della verità della propria scelta, si debbano conoscere e studiare tutte le religioni per poi
paragonarle fra loro e scegliere quella che ci sembra «migliore». Ma questa ipotesi si rivela
ben presto impraticabile: sia perché per studiare tutte le religioni in maniera approfondita non
basterebbe una vita intera sia perché metodologicamente conoscere una religione non vuol
dire automaticamente avere fede.
Un'altra soluzione potrebbe essere quella di creare una religione universale composta dai
frammenti «migliori» di ciascuna tradizione religiosa. Ma anche questa via mostra subito i suoi
limiti: la sintesi rischia di non essere rispettosa delle diversità. E giusto prendere da ogni
religione quello che mi piace di più o mi fa più comodo? Ogni realtà non dovrebbe essere
rispettata nella sua interezza? Sono conciliabili concezioni diverse fra loro?
SIMBOLI: ogni religione ha dei segni che sintetizzano un aspetto della propria dottrina o storia
sacra (es. la stella di David per gli ebrei, la croce per i cristiani, la mezzaluna per i
mussulmani ...).
TESTI SACRI: i messaggi e i fatti fondamentali delle religioni si trovano in testi che
vengono considerati sacri dalle persone e comunità che li accolgono come verità divine su
cui fondare la propria esistenza.
LE ESPRESSIONI DEL CULTO: pur con modalità diverse ogni religione onora Dio o le divinità
attraverso un insieme di preghiere, riti, celebrazioni e feste. Organizzazione comunitaria
del culto religioso esige: un celebrante (sacerdote,imam, rabbino, ...), l'assemblea dei
fedeli riunita, un luogo destinato al rito (tempio, chiesa, sinagoga, moschea,...), un
tempo o calendario particolare da dedicare a Dio (feste, ricorrenze, memoriali), alcune
azioni e parole codificate a seconda dell'occasione (i riti: di ringraziamento, di espiazione
dei peccati, di passaggio, di sepoltura...) e degli oggetti (altari, abiti, immagini...).
NORME DI COMPORTAMENTO: ogni religione afferma che l'inco ntro con Dio d eve poi
tradursi in comportamenti conformi alla Sua volontà.
• religioni del soprannaturale che identificano la divinità con un essere superiore alla
natura, considerato creatore, padre e giudice delle azioni degli uomini, e che abita in
una dimensione ultraterrena.
Ma le religioni possono essere classificate anche dal punto di vista della concezione che
esse hanno della divinità. Così si parla di:
Un'altra distinzione si può fare tra religioni pagane e religioni rivelate. Queste ultime
sono quelle in cui la divinità "si rivela": l'ebraismo, il cristianesimo e l'islam.
Mc 8,27-30
8
4. Mappa concettuale:
Religione-religioni
Risposte possibili
• Agnosticismo
• Ateismo
• Esperienza del
sacro = fede
Elementi caratteristici
• della natura
• del soprannaturale
Credenze
Organiz-
religiose
zazione
• c'è una realtà
-celebrante
superiore
Conoscere le religioni è -assemblea
• il sacro può
importante per capire -luogo
rivelarsi
rispettare, cioè convivere -tempi
• narrazioni sacre
pacificamente. -riti
fiducia nella
9 -oggetti
salvezza
Nella mezza luna fertile tra le varie esperienze religiose politeiste, si distinse la religione
ebraica, che professava la fede in Dio unico. Quel Dio si rivela all’uomo e gli rendeva
esplicito il senso della sua esistenza e della sua storia. Questa rivelazione è contenuta nella
Bibbia, un libro complesso, un libro fatto di libri. La varietà della Bibbia (di origine, di
autori, di argomenti, di stili letterari) non intacca la sostanza e la verità del suo
insegnamento, considerato dai credenti vero e immutabile.
Impara a conoscere
il cuore di Dio
nella parola di Dio.
La parola Bibbia deriva dal greco “ta biblía” e significa "libri": la Bibbia è infatti formata da
molti libri. Potremmo dire che si tratta di una biblioteca intera.
Gli scritti che la compongono sono molto differenti tra loro e sono raggruppati in due grandi
raccolte: l'Antico Testamento, che comprende la storia e la riflessione religiosa del popolo
ebraico; il Nuovo Testamento, che narra l'attuazione della redenzione di Gesù il Cristo e ne
riferisce il suo insegnamento, collegandolo alla storia delle origini cristiane.
La seconda raccolta, il Nuovo Testamento, non è ritenuta dagli ebrei libro sacro, è tale solo per i
cristiani. La parola testamento corrisponde alla parola ebraica berith, che significa alleanza,
patto. Pertanto la Bibbia è l'insieme dei libri che parlano dell'alleanza che Dio ha
stretto con Israele (antica Alleanza) e che, secondo i cristiani, ha compiuto in Gesù
(nuova Alleanza). Per i cristiani, infatti, tra Antico Testamento e Nuovo Testamento non c’è
interruzione, ma continuità e relazione tra passato, presente, futuro, ciò che è promesso
nell’antico testamento si realizza con Gesù nel Nuovo testamento.
Quindi, nella concezione cristiana, storicamente l'Antico Testamento prepara il Nuovo
Testamento giacché è la storia della scelta del popolo ebraico che progressivamente viene
preparato ad accogliere il Messia; si può parlare di rivelazione progressiva in quanto nell'
Antico Testamento si hanno la presentazione dell'unico vero Dio, onnipotente e santo e
la promessa del Messia. Nel Nuovo Testamento si ha la rivelazione dell'attuazione della
salvezza ad opera di Gesù Cristo, Figlio di Dio che rende l'uomo partecipe della vita
divina.
La Bibbia viene anche chiamata "Scrittura" o"Sacre Scritture", per significare la Parola
di Dio messa per iscritto e quindi la sacralità del testo.
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1. UN LIBRO STRATIFICATO
La Bibbia non è solo un semplice testo religioso. Esso, infatti, oltreché libro di
meditazione religiosa e di preghiera è, allo stesso tempo, un'opera letteraria, poetica
e una fonte di documentazione storica. Questa complessità deriva dal fatto che la
Bibbia ha un duplice fondamento: un'origine divina e un carattere umano, è un’opera ispirata
da Dio.
Quando diciamo che la Bibbia è un libro di ispirazione divina, inten-
Agiografi diamo che l'iniziativa della sua
Agiografo deriva dal stesura è partita direttamente da Dio
greco hàghios, santo, e dalla sua volontà. Ma, per rendere
e gràpho, scrivo: sono comprensibile la sua Parola, Dio ha scelto
coloro che hanno degli uomini cui far giungere la sua
redatto (sono anche ispirazione. Tramite l'ispirazione tali
detti “redattori”) il uomini, detti agiografi, hanno avuto
testo biblico.
l'intelligenza di comprendere e tradurre per
il resto dell'umanità l'intendimento divino. Per mezzo di costoro,
insomma, la Parola divina ha acquistato le caratteristiche formali
della parola umana, per poter essere compresa da tutti.
La Bibbia, dunque, è il risultato della cooperazione guidata
dell'uomo con Dio, per cui in essa si trovano tracce divine e
tracce umane inscindibili. Bisogna tener presente che ogni autore
biblico ha scritto per la gente del suo popolo e del suo tempo, il che
giustifica la grande varietà di stili e di toni in essa riscontrabili. Le
verità che dobbiamo ricercare in questo testo sono di tipo
religioso in quanto gli autori scrivono partendo dalle loro
conoscenze e dalla loro cultura, per cui non dobbiamo ricercare in
questo testo verità scientifiche.
Nella Bibbia sono presenti diversi generi letterari. Esistono generi specifici per scrivere di
poesia, per narrare una storia, per trasmettere degli insegnamenti, per formulare una preghiera
e così via. Pertanto, per riuscire a capire e interpretare ciò che un autore ha voluto
comunicare, è fondamentale individuare il genere letterario che egli usa, e tenere
presenti l'epoca e il luogo in cui egli ha scritto. Infatti l'opera ha caratteristiche esteriori
(lingua, stile, mezzi espressivi) simili a quelle delle altre opere del suo tempo e adatte a trattare
un tipo specifico di argomento.
Nella letteratura biblica, si distinguono almeno sette generi maggiori alcuni dei quali
abbracciano modalità o generi minori: storiografico, legislativo, profetico, lirico,
sapienzale, apocalittico e epistolare.
2. LE INTERPRETAZIONI
Per leggere correttamente il testo biblico occorre dunque saperlo interpretare. Secondo la
religione cattolica, la giusta interpretazione della Bibbia spetta al Magistero della
Chiesa. Secondo il Magistero solo la Chiesa, con la sua tradizione di fede, può
interpretare correttamente la Bibbia.
La Bibbia viene utilizzata nella liturgia della Parola, durante la celebrazione della Messa;
nella liturgia delle ore, che è la preghiera quotidiana della Chiesa; durante la L ectio divina,
che è una lettura, individuale o comunitaria, di un passo della Scrittura accolta come Parola di
Dio e sotto lo stimolo dello Spirito in meditazione, preghiera e contemplazione; durante la
celebrazione dei sacramenti. Tutte le azioni e i gesti che si compiono nella liturgia si ispirano al
testo sacro.
Quello biblico è un mondo complesso e vari sono i modi di avvicinarsi al testo. Escludiamo per un
momento quello che la Bibbia è per ebrei e cristiani, cioè essenzialmente un libro di fede, che
contiene la Parola di Dio. Resta comunque, come è stata definita, il grande codice dell'Occidente,
che ha influenzato i comportamenti, la mentalità, il costume della nostra storia.
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La portata del suo influsso è così grande che riesce difficile tracciarne i confini. Qualche
studioso ha paragonato la Bibbia a un continente, costituito da numerose terre, catene
montuose, pianure, penisole e arcipelaghi. Questo paragone ci dà l'idea della complessità e ci
aiuta a capire che non uno, ma molti, sono i modi di accostarsi alla Bibbia.
• Il primo è l'orientamento storico che studia i modi con cui si sono formati i singoli testi raccolti
nelle Scritture. Questo tipo di approccio è sostenuto da una disciplina specifica che si chiama
analisi testuale.
• Accanto ad essa, l' esegesi si occupa di restituire ai singoli libri il loro significato storico,
cosa voleva dire concretamente l’autore, nella consapevolezza che lo scrittore biblico ha
redatto i testi in un luogo e in uno spazio preciso, avendo presenti dei precisi
destinatari.
• Il secondo si occupa delle procedure che hanno determinato l'accorpamento dei libri in insiemi
più ampi e unitari, i canoni, che formano le Scritture delle varie tradizioni religiose.
• II terzo studia gli influssi esercitati dalla Bibbia su moltissimi aspetti della civiltà occidentale:
l'arte, la letteratura, la musica, i comportamenti morali, il diritto, l'economia, le tradizioni
popolari ecc. Questa lunga vitalità del testo biblico ha fatto in modo che ci si sforzi di in-
terpretare il testo alla luce delle conoscenze dei suoi attuali lettori: questo è l'approccio
ermeneutico che ha letto il testo biblico, per esempio, in chiave sociologica, psicoanalitica
ecc.
Ma a noi, qui, interessa soprattutto il fatto che la Bibbia sia stata letta nei secoli come testo
religioso: se infatti non ci fosse stata la tradizione religiosa ad accogliere e tramandare questi
scritti ritenendoli sacri, forse essi non sarebbero mai giunti fino a noi e avrebbero influenzato
molto meno la nostra cultura. Dunque, è soprattutto come libro considerato rivelato che la
Bibbia è stata trasmessa e accolta dalla cultura occidentale. Questo non toglie che ad essa si
possano accostare tutti, credenti e non e che esistano, come abbiamo detto, modi
aconfessionali per accostarsi ad essa.
Il valore riconosciuto dalla fede ai libri biblici come Parola di Dio fece sì che, quando questi
vennero fissati definitivamente, furono soggetti a due fenomeni:
• da un lato vennero continuamente usati, quindi trascritti e trasmessi;
• dall'altro vi fu un forte controllo per rimanere fedeli al testo originale.
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Come per gli altri testi dell'antichità, il testo biblico veniva ricopiato a mano. Fin dall'inizio
emerse l'attenzione costante a eliminare gli errori dei copisti, sia quelli dovuti alla disattenzione
umana sia quelli introdotti volontariamente per cambiare il senso del
testo.
4. Il CANONE
Ben presto accanto ai libri autentici che riferivano i grandi eventi della salvezza comparvero
testi che intendevano riempire il silenzio su questioni che la
pietà popolare riteneva importanti (ad esempio gli anni di
CANONE Gesù a Nazaret!), oppure che propagandavano dottrine
Etimologicamente, il diverse e talora contrarie a quella della autentica tradizione di
termine si può far risalire fede.
al babilonese qanú, Sono questi i testi apocrifi, nascosti, non pubblicati.
"canna". In pratica indicò Ve ne sono prima della venuta di Cristo (es. Il libro di
qualsiasi bastone o sbarra
Enoc e gli Oracoli Sibillini da dove proviene l’inno
dritta usata per le
misurazioni; Dies Irae) e dopo la sua venuta come il Protovangelo
metaforicamente significò di Giacomo, il vangelo di Tommaso e gli Atti di Pietro).
un modello o un
campione che serviva A p o c ri f i
a misurare altre entità.
Nell'uso cristiano Con il termine apocrifo, che deriva dal greco apòkryphos,
nascosto, vengono comunemente indicati i libri di
"canone" fu usato sia per
contenuto affine a quelli biblici, ma considerati non ispirati.
indicare una regola di fede
Abbiamo libri apocrifi sia nell'Antico sia nel Nuovo
che una lista o catalogo.
Testamento.
Di qui Canone della
Scrittura significa la lista
dei libri che compongono Che cosa poteva fare la Chiesa se non discernere con cura i
la Bibbia. libri veri da quelli falsi?
La prima parte della Bibbia, l'Antico Testamento, è
comune a ebrei e cristiani, seppure con alcune varianti:
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gli ebrei (seguiti dai protestanti), riconoscono,
infatti, solo i libri scritti in ebraico, che sono 39, essi si
attengono al canone eb rai co o palestinese, che
fu fissato verso la fine del I secolo d.C.
I cattolici e gli ortodossi, invece, considerano ispirati
altri sette libri, scritti in greco, detti
deut erocanonici, cio è entrati so lo in un secondo
temp o nel ca none.
Il canone cattolico, già riscontrabile nei primi
secoli della Chiesa, è stato definitivamente fissato nel
Concilio di Trento nel 1546 e comprende: 46 libri
per l'A ntico Testamento e 27 per il Nuovo
Testamento.
Il Nuovo Testamento è invece identico per tutti i cristiani. I libri esclusi dal canone vengono
detti ap ocrifi.
Canone cristiano-cattolico
Per sapere quanti e quali i sono i libri della Bibbia basta aprire
una Bibbia cattolica e lì vi si trovano :
- 46 libri per l’Antico Testamento: Pentateuco, Libri Storici, Libri profetici, Libri sapienziali
- 27 libri per il Nuovo Testamento: 4 Vangeli, Atti degli Apostoli, 13 Lettere di Paolo, 7
Lettere di altri apostoli, Apocalisse
Canone Ebraico
Hanno solo il canone dell’Antico Testamento che dividono in Torà (= Pentateuco) Profeti (Libri
storici e profeti) e gli Scritti (tutti gli altri) Non accettano i libri deuterocanonici, cioè
canonizzati solo in un secondo tempo.
Il canone ebraico non riconosce i libri deuterocanonici (quelli scritti in greco) del nostro antico
testamento: Tobia, Giuditta, i due libri dei Maccabei, il libro della Sapienza, Siracide e Baruc.
5. Mappa concettuale:
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La BIBBIA: DIO si rivela
Testamento significa patto, alleanza
Dio si rivela all’uomo,
Continuità tra Antico e Nuovo Testamento:
e gli rende esplicito il senso della
• storicamente l'antica alleanza prepara la nuova;
sua esistenza e della sua storia.
• teologicamente la rivelazione è progressiva
Questa rivelazione è contenuta
- presentazione dell'unico vero Dio e promessa del
nella Bibbia, un libro complesso,
Messia
un libro fatto di libri.
- che si realizza con Gesù Cristo.
Principalmente è divisa in Antico e
Nuovo testamento.
Interpretazione
La Parola di Dio è espressa attraverso Generi letterari:
mezzi umani: principalmente sono 7:
• diversità stilistiche storico, profetico,
• diversi generi letterari.
sapienziale, lirico, legale,
Perciò si rende necessaria
apocalittico, epistolare.
l'interpretazione dei testi biblici.
Secondo la religione cattolica la
giusta interpretazione spetta solo Ebraismo e cristianesimo
al Magistero. Sono entrambe religioni del libro: Dio
si rivela, per ebrei
e cristiani, parla agli uomini e stringe con
loro un'alleanza. Ma divergono
nell'interpretare la storia della
Il canone cattolico
salvezza, ancora da compiersi per gli
riconosce: ebrei, già compiutasi per i cristiani.
Antico Testamento 46 libri:
• Pentateuco (5)
• Libri storici (16)
• Libri poetici e sapienziali (7)
Libri profetici (18) Canone : si è reso
necessario nel tempo Bibbia ebraica
stabilire un elenco ufficiale • Pentateuco
dei libri riconosciuti rivelati • Profeti
Nuovo Testamento 27 libri: da Dio, differiscono però il
• Vangeli (4) • scritti
canone cattolico da quello
• Atti degli Apostoli (1) ebraico
• Lettere (21)
• Apocalisse (1)
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Non é possibile parlare della storia d'Israele senza
parlare della sua religione, e questo perché entrambe
le cose sono indissolubilmente intrecciate : la
coscienza religiosa degli ebrei di essere il popolo eletto
di Dio ha sempre determinato le loro scelte ed azioni e
contribuito alla compattezza nazionale. Dio si è rivelato
a questo popolo, dialogando é interagendo con lui e
illustrandogli il suo progetto di salvezza intesa sia come
conquista di una terra in questo mondo; sia come
riscatto dalla dimensione terrena imperfetta. Gli eventi
di questa storia sono contenuti nella Bibbia, un grande
racconto della storia dell'umanità, dalla creazione del mondo,
proseguendo - in linea di massima - secondo un asse
temporale.
1.Carta d'identità
16
Localizzazione: Asia sud-
occidentale (Medio Oriente)
Confini: A nord col Libano,
ad est con Siria e Giordania,
a sud col golfo di Akaba, a
sud-ovest
con l'Egitto e ad ovest col
Mar Mediterraneo
Superficie: 20.7OO Kmq
circa
Popolazione: 5.400.000
circa (260 ab. /Kmq circa)
Governo: Repubblica
parlamentare
Divisione amministrativa:
6 Distretti
Moneta: Il sciclo (shequel)
Lingua ufficiale: Ebraico (é
diffuso l'arabo)
Capitale: Gerusalemme
(400.000 ab. circa)
2.Confini e configurazione
Si tratta di una regione di forma rettangolare non più lunga di 300 km e non più larga di 90,
con una superficie poco meno della Sicilia o del Piemonte). È percorsa, in direzione nord-sud,
dalla depressione giordanica, lungo la quale scorre da nord a sud il fiume Giordano, formando
il lago di Tiberiade e sfociando nel Mar Morto.
1) La pianura costiera
Si estende per circa 180 Km, lungo il Mediterraneo, dal Libano fino a Gaza. Sin dai tempi biblici
é nota per la sua fertilità ed oggi é ricca di agrumeti, oliveti, vigneti e coltivazioni di banane.
4) La Transgiordania
Altopiano al di là del fiume Giordano, che va dai 600 ai 1200 mt. d'altezza. Il terreno é per lo
piu' fertile e ricco di pascoli .
La Palestina vera e propria, identificata comunemente con la Cisgiordania, comprende da
nord a sud tre regioni diverse:
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la Galilea: una regione montagnoso-collinosa con piccole pianure, molto fertile e
coltivata, ricca di vie di comunicazione e commerciali, fu il centro principale dell'attività
missionaria di Gesù. Qui vi troviamo:
NAZARETH: Ai tempi di Gesu' era un piccolo e sconosciuto villaggio, oggi é una città situata a
350/450 mt. dal mare e conta circa 40.000 abitanti. L'edificio religioso piu' importante é il
"Santuario dell'Annunciazione", dove la tradizione, fin dai primi tempi del cristianesimo, vi
riconosce il luogo dell'incarnazione di Cristo.
CAFARNAO: E' la seconda patria di Gesu', qui si trasferì dopo aver lasciato Nazareth. Essendo
situata sulla "via maris" (via del mare) era battuta da carovane provenienti dalla Siria e della
Mesopotamia e dirette in Palestina e in Egitto.
TIBERIADE: E' il secondo bacino formato dal fiume Giordano (il primo, quello di Hule, é oggi
completamente prosciugato, il terzo é il Mar Morto dove il Giordano sbocca). Presso questo
lago si situano molti episodi narrati nei vangeli, tra cui la chiamata dei primi discepoli, la pesca
miracolosa, la tempesta calmata, ed il racconto di Gesu' che cammina sulle acque.
MONTE TABOR: Il monte Tabor, secondo la tradizione, é il monte della Trasfigurazione di
Gesu'.
la Giudea: regione piuttosto montagnosa che scende a dirupi verso il Mar Morto, mentre
degrada lentamente verso il Mediterraneo con alte colline. Qui vi troviamo varie località che
hanno visto episodi della vita di Gesù:
GERUSALEMME è la capitale! Gerusalemme in ebraico significa "città della pace", ma
paradossalmente forse nessun luogo sulla terra ha conosciuto così tante battaglie !
Gerusalemme sorge verso il 3° millennio a.C. sull'Ofel, la collina a oriente dell'attuale città,
come fortezza cananea. Togliendola ai Gebusei, il Re David ne fece verso l'anno 1000 a.C. la
capitale politica e religiosa del suo regno. Oggi Gerusalemme, posta sull'Altopiano Centrale
della Palestina a circa 770 mt. sul livello del Mare Mediterraneo e a 1165 mt. del Mar Morto, é
nettamente divisa in due parti : la città vecchia (quasi totalmente dentro le mura) é formata
da 4 quartieri, quello cristiano, quello armeno, quello musulmano e quello ebreo; la città
nuova, abitata quasi esclusivamente da ebrei. Per gli Ebrei é il centro spirituale e politico della
loro storia e della loro nazione . Per i Cristiani é il luogo della passione, morte e risurrezione di
Gesu' e la culla e il simbolo della Chiesa. Per i Musulmani é la seconda "città santa", dopo la
Mecca, perché visitata dal profeta Maometto. La popolazione globale di Gerusalemme é di circa
475.000 abitanti, di cui 340.000 Ebrei, 121.000 Musulmani e 14.000 fra Cristiani ed altri. La
città é piena di luoghi consacrati alla fede dalle tre religioni: il "Santo Sepolcro" con la zona del
Calvario, Il "Muro del Pianto" unica parte del tempio ebraico rimasta., la "Spianata del Tempio"
con la moschea di Omar ove vi è custodita la “pietra su cui Abramo sacrificò Isacco”, il
Getzemani giardino in cui Gesù sudò sangue prima di morire e poi venne arrestato, il "Monte
degli Ulivi" da dove Gesù salì al cielo. Questi luoghi, insieme ad altri, sono luoghi meta di molti
pellegrini delle tre grandi religioni monoteiste.
GERICO: Gerico si trova in una valle ricca e fertile . Attualmente il nome é dato alla piccola
cittadina, di circa 7.000 abitanti, che vi possiamo trovare, ma deriva dall'antica città di Gerico i
cui resti troviamo intorno. Gerico é un sito archeologico di straordinaria importanza (proprio
nel 1997 diverse spedizioni hanno fatto importantissimi lavori sul luogo), nella Gerico cananea
(quella, per intenderci, conquistata dagli israeliti comandati da Giosué), dall'inizio del secolo
sono state portate alla luce resti di costruzioni ed abitazioni appartenenti a varie epoche,
risalenti addirittura fino a 8000 anni prima di Cristo, scoperta che ha fatto di Gerico la città più
antica del mondo oggi conosciuta.
BETLEMME:Betlemme, o "casa del pane", é la città della natività di Cristo, ma anche il luogo
dove il re David nacque e fu consacrato. Si trova 8 Km. a sud di Gerusalemme, e a 777 mt.
sul livello del mare e conta 35.000 abitanti (in gran parte cristiani). L'edificio più importante é
certamente la Basilica della natività, all'interno della quale si trova la Grotta della natività, il
luogo dove la tradizione ricorda la nascita di Gesù.
EMMAUS: luogo ove Gesù risorto incontrò due discepoli
BETANIA: casa dell’amicizia, casa di Marta, Maria e Lazzaro, amici di Gesù, presso cui spesso
lui andava.
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3.Storia e religione d'Israele
Nell'A.T. tre sono le tappe principali di questo rapporto: l'alleanza con Noè, quella con
Abramo, quella con Mosè. L'Arcobaleno visto da Noè e dai suoi figli alla fine del
diluvio, è il simbolo dell'alleanza tra Dio e l'umanità: l'arco colorato unisce cielo e
terra in un unico abbraccio. Dio è sempre pronto a perdonare l'uomo che si allontana
da Lui e a ristabilire un rapporto di amore e di amicizia. L'Arcobaleno, con i suoi
colori uniti in un arco variegato che congiunge due punti, diversi tra loro, della terra,
infond e, d o p o la t em p e sta , un s enso d i p a ce e d i se r enità .
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Abramo (1950 a.C. ca.)
Figura centrale all'epoca delle origini, come ci viene narrata dalla Bibbia, è quella del patriarca,
nome che viene attribuito agli antenati degli israeliti, principalmente ad Abramo, Isacco,
Giacobbe. Abramo è considerato il capostipite di coloro che professano le religioni che da
lui prendono il nome di "abramitiche" (ebraismo, cristianesimo e islam) e che sono
contraddistinte dal monoteismo, cioè dalla credenza in un solo Dio. Abramo accetta per
primo la rivelazione di Dio nella storia, si fida della sua parola, crede in Lui e nelle sue promesse
nel momento in cui il Signore gli si rivela come il "Dio dei viventi". Le storie di Abramo non
trovano conferma storica e, come le storie degli altri patriarchi, vanno considerate come un
insieme di racconti tradizionali collettivi che narrano come il Signore elesse e guidò Israele, il suo
popolo. L' alleanza tra Abramo e il suo Dio è segnata dal cambiamento di nome (da Abram,
padre eccelso in Abraham, padre di una moltitudine) e dal rito della circoncisione, a cui, da
allora, ogni individuo ebreo di sesso maschile deve sottoporsi l'ottavo giorno dopo la nascita.
Obbedendo all'ordine, Abramo si incamminò verso una terra sconosciuta e questo fu il primo dei
suoi atti di fede che avrebbero condotto alla formazione del popolo d'Israele. In cambio ottenne
il compimento della promessa, più volte fatta dal Signore, secondo la quale Abramo sarebbe
diventato il progenitore di una grande nazione, nonostante egli e la moglie fossero già anziani e
non avessero figli. Sara partorì un figlio maschio che venne chiamato Isacco, nome che significa
"risata" perché Sara aveva riso all'idea di poter avere un figlio in età avanzata. La fede di
Abramo venne messa alla prova in modo decisivo quando Dio gli ordinò di sacrificare il figlio.
Abramo obbedì senza discutere. Verificata la grande fede di Abramo, il Signore intervenne e
impedì il sacrificio del fanciullo, sostituito con quello di un ariete.
Giuseppe
La storia di Giuseppe, narrata ampiamente nell'ultima parte del libro della Genesi (Gn 37-50),
conclude l'epoca dei patriarchi e fa da congiunzione con gli avvenimenti narrati nel libro dell'Esodo.
Giuseppe, secondo il racconto della Bibbia, era l'undicesimo figlio di Giacobbe e di Rachele; poiché
era il prediletto del padre, i fratelli maggiori si ingelosirono e lo vendettero come schiavo a una
carovana diretta in Egitto. Giuseppe in Egitto, aiutato da Dio, grazie alla sua abilità nell'interpretare i
sogni, divenne primo ministro del faraone. Quando il
faraone sognò sette vacche grasse seguite da sette
vacche magre Giuseppe interpretò il sogno rivelando che L'ALL EANZ A CON ABRAMO
sarebbero seguiti a sette anni di prosperità sette anni di
carestia e che perciò era necessario creare riserve di «Il Signore disse ad Abram: "Vattene
grano. Anche i popoli confinanti furono colpiti dalla dal tuo paese dalla tua patria e dalla
carestia e confluirono in Egitto alla ricerca di cibo. Così casa di tuo padre, verso il paese che io
fecero anche i fratelli di Giuseppe. Giuseppe tuttavia ti indicherò. Farò di te un grande
popolo ti benedirò, renderò grande il
non si vendicò, bensì li perdonò e permise loro di
tuo nome e diventerai una benedizione
stabilirsi in Egitto con il padre e con tutto il clan. La
... e in te saranno benedette tutte
storia di Giuseppe è tra le più note della Bibbia, ma è famiglie della terra"». (G en 1 2, 1- 3 )
di difficile l’inquadramento storico, giacché il nome del
faraone allora regnante non viene mai menzionato né
si trovano nelle fonti egizie riferimenti a Giuseppe. Vi
è comunque nella storia egizia ampia documentazione riguardo
alla presenza di un popolo di origine semita e di provenienza siriana, gli
hyksos, re-pastori che dal 1700 a.C. regnarono per circa due secoli su
gran parte dell'Egitto. Con il passare degli anni gli ebrei vennero ridotti
in schiavitù dagli egizi, che li impiegarono nei lavori forzati.
La rivelazione a Mosè
La Bibbia descrive la schiavitù degli ebrei in Egitto, che durò per circa quattro secoli e mezzo
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e introduce una delle figure più significative dell'Antico Testamento, Mosè. Occorre
precisare che lo stile di questi racconti è quello
dell'epopea, ovvero della narrazione delle gesta
eroiche di uomini e popoli. Inoltre lo scopo dello scritto
L'ALLEANZA CON MOSÈ
è dare massimo rilievo all'intervento di Dio.
Mosè, nato da una famiglia ebrea, e quindi «Il Signore chiamò Mosè dal monte e
destinato alla morte, venne affidato dalla m adre gli disse: "Parla ai discendenti di
alle acque del Nilo; fu salvato da una figlia del Giacobbe, gli Israeliti, e annuncia
faraone e allevato a corte. Per aver preso le difese dei queste mie parole: ... se vorrete
suoi fratelli ebrei e aver ucciso un guardiano, egli ascoltare la mia voce e custodirete la
dovette fuggire nel deserto oltre i confini del mia alleanza, voi sarete per me il
regno, nella terra di Madian. Si sposò, visse mio popolo fra tutti i popoli"». (Es 19,
come pastore e fu scelto da Dio per guidare
Israele nella liberazione dalla schiavitù.
Nel racconto di Esodo 3 Dio si manifesta a Mosè attraverso il rov et o ardente, rivelandogli
il suo nome, J HWH, e la sua volontà di riscatto p er il popo lo eb raico. D io si p resenta
com e un fuoco che b rucia ma non si consuma: è una forma di teofania, cioè di
manifestazione della divinità sotto le spoglie di fenomeni naturali, come la pioggia, il vento,
il fuoco ecc.
Le dieci piaghe . Dopo aver ricevuto da Dio l'ordine di ritornare presso il suo popolo e di
liberarlo, Mosè rientrò in Egitto, ma dovette scontrarsi con l'ostinazione del faraone.
Con l'aiuto di Dio, Mosè compì grandi prodigi e l'Egitto fu colpito dalle dieci piaghe,
dopo l’ultima piaga il faraone accettò di lasciar partire il popolo ebraico: inizia l’esodo
di questo popolo.
L'esodo dall'Elgitto. Mosè, dopo aver dato istruzioni circa i preparativi per la partenza e per il
viaggio, guidò il suo popolo fuori dall'Egitto, attraversando il Mar Rosso, passando per la
zona paludosa del Mare dei Giunchi. Gli egizi che li inseguivano con carri e cavalli rimasero
impantanati e bloccati nelle paludi, quindi furono travolti dall'alta marea. Tutta la vicenda della
liberazione dall'Egitto prese in seguito il nome di Pasqua, e il suo ricordo fu poi unito alla
celebrazione di altre feste che già appartenevano alla tradizione dei nomadi. La Pasqua divenne la
più importante delle feste degli ebrei.
L'alleanza d el Sinai (1200 a.C. ). Usciti dall'Egitto, gli ebrei dovettero affrontare un
lungo e faticoso viaggio attraverso il deserto della penisola del Sinai. Proprio sul monte Sinai
venne stipulata l'alleanza tra Dio e il popolo ebraico, con la consegna a Mosè delle Tavole
della Legge. Con questa alleanza Israele si impegnò a riconoscere JHWH come unico Dio,
rinunciando alle tentazioni di politeismo e impegnandosi a rispettare la Legge di Dio, espressa in
dieci "parole" o comandamenti (vedi tema 57). Ma il popolo ebraico era ancora immaturo,
incapace di tener fede all'alleanza, come ci racconta l'episodio di idolatria del vitello d'oro. L'al-
leanza con Dio deve quindi essere messa continuamente
alla prova, non è una condizione definitiva, ma è la conquista
continua di un popolo che deve crescere e maturare. La
traversata del deserto si associa quindi concettualmente
alla traversata del tempo, della storia che conduce alla
salvezza. Mosè, per aver dubitato di JHWH, non poté entrare nella
Terra Promessa: egli morì sul monte Nebo, in vista della città di Gerico
(che sarebbe stata conquistata dal suo successore Giosuè), nella terra
di Canaan.
La terra di Canaan
Secondo il racconto biblico il successore di Mosè fu Giosuè,
che guidò il popolo, suddiviso in dodici tribù, alla conquista di
quella che allora era detta Terra di Canaan e che nel v secolo a.C. lo
storico greco Erodoto chiamò Palestina. Gli ebrei si stabilirono
poco per volta nella Terra di Canaan: le varie tribù, raccolte in
diversi gruppi, occuparono il paese sia come pacifici emigranti sia
facendo guerra a cananei e filistei che abitavano quei territori.
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I giudici (1100 a. C. ca.)
Le tribù israelite erano guidate dai giudici, persone cui era affidato il compito di governare il
popolo nei momenti di difficoltà (come guerre e carestie) e di governare i vari gruppi in tempo
di pace. Ogni tribù ebbe, di volta in volta, i suoi giudici. Tali persone venivano elette in
base alle loro capacità individuali e alla loro grande autorità. Tra i più famosi giudici si
ricordano Gedeone, Sansone e Jefte.
I profeti
La storia dei due Regni, salvo qualche eccezione, fu costellata secondo il racconto biblico da
episodi di corruzione, di dispotismo, di idolatria e in questo periodo cominciarono a
parlare, come voce di un Dio vivente che non si lascia manovrare dai re e dai potenti, i
profeti, uomini pieni dello Spirito di Dio, che alla luce della fede scoprono il senso della
situazione presente, annunciano la parola di Dio e denunciano il peccato. I profeti mettevano in
guardia il popolo dalle ingiustizie e prevaricazioni; i re e i potenti da alleanze politiche con
popoli stranieri che li avrebbero ridotti nuovamente in schiavitù; ricordavano la fede nell'unico Dio,
invitando ad abbandonare i culti di idoli stranieri.
Le parole dei profeti furono un continuo richiamo alla fedeltà all'Alleanza , con cui Dio da parte
del popolo e un invito alla speranza in una salvezza futura garantita da Dio, fedele alle sue
promesse.(vedi Ger 31,31 e ss.)
La dominazione straniera
I due Regni non resistettero a lungo all'espansione delle grandi potenze che si contendevano il
dominio del Vicino Oriente e per essi fu un susseguirsi di dominazioni straniere che non consen-
tirono più loro la conquista della piena libertà.
Nel 722 a. C. Samaria, la capitale del Regno d'Israele, venne conquistata dagli assiri, i suoi
abitanti deportati, il Regno d'Israele ridotto a una provincia di quell'Impero.
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Nel 605 i babilonesi imposero il loro dominio sul Regno di Giuda. Il re di Giuda Ioiakim, su
istigazione del sovrano d'Egitto di cui era alleato, si ribellò. Nabucodonosor II, re dei
babilonesi, assediò Gerusalemme e la conquistò nel 597, facendo deportare parte dei
suoi abitanti.
Dopo una nuova ribellione nel 587 Gerusalemme venne distrutta, il Tempio venne
incendiato e incominciò per gli ebrei il periodo dell'esilio.
Il "resto" d'Israele
Nacque in questo periodo anche l'idea di una nuova comunità, prevalentemente costituita di
poveri, totalmente votati a Dio, che attendevano da Lui solo la salvezza: i "poveri di JHWH", il
"resto".
Nel 538 a.C. i persiani conquistarono Babilonia e Israele diventò una provincia
persiana. Nello stesso anno, Ciro il Grande permise a chi lo desiderava di ritornare in patria
e di ricostruire il Tempio. Ritornò un "resto" del popolo poiché molti preferirono non rinun-
ciare alla posizione che avevano raggiunto in terra straniera. Questo fenomeno di lontananza
dalla Terra Promessa, che perdurò nel tempo ed esiste tutt'oggi, viene definito diaspora ed
è proprio il termine che si usa per indicare il disperdersi di comunità ebraiche fuori di
Israele in seguito alla conquista babilonese. A partire dal v secolo a.C. le comunità della
diaspora divennero sempre più numerose e importanti, soprattutto in Babilonia e in Egitto. Ai
tempi di Gesù gruppi di ebrei erano presenti in ogni città importante dell'Impero romano e a
Roma costituivano una comunità forte e ben organizzata.
Nel 331 a.C. Alessandro il Grande conquistò l'Impero persiano: Gerusalemme passò sotto
il governo dei macedoni e poi dei suoi successori. Il contatto con la cultura ellenica
influenzò il pensiero ebraico e cominciarono a farsi strada l'idea di una sopravvivenza dopo la
morte e di una risurrezione finale per tutti gli uomini. Sotto la dominazione greca, in
particolare da parte di re Antioco IV Epifane, si tentò di introdurre in Palestina la cultura, la
lingua e soprattutto la religione dei greci. Gli ebrei si ribellarono guidati dai fratelli
Maccabei e riuscirono a ottenere l'indipendenza, che durò poco: nel 63 a.C. le truppe
romane conquistarono Gerusalemme e la Palestina divenne una provincia
dell'Impero.
I tempi della monarchia e della totale indipendenza sono ormai solo un ricordo, la Palestina
diventa ora territorio della nuova potenza del Mediterraneo : Roma. Siamo così al tempo di
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Gesù. Qui diversi ebrei aderiscono al suo messaggio e diventano il fondamento della nascente
Chiesa Cristiana, la maggioranza di essi invece non lo fa ma anzi combatterà il cristianesimo
come un'eresia. I sogni ebraici di rovesciare il dominio romano e riconquistare l'indipendenza si
infrangono, la rivolta ebraica non ha successo. La disfatta si compie nel 70 d. C., quando gli
eserciti romani, al comando del generale Tito, conquistano e distruggono Gerusalemme col suo
Tempio, ed uccidono centinaia di migliaia di ebrei deportandone molti altri. Qui inizia la
diaspora (o dispersione) e il Tempio non sarà più ricostruito (quest'ultimo era stato ampliato
ed abbellito da Erode ). La Sinagoga diventa il luogo principale adibito al culto, la santità del
Tempio viene trasferita alla Legge (Torah), ed il culto nel Tempio viene sostituito con lo studio
della Legge. La conquista della fortezza di Masada, avvenuta nel 73 d.C. ad opera dei romani
comandati dal generale Flavio Silva, in cui gli zeloti (un gruppo di patrioti estremisti ) pur di
non cadere in mani nemiche decidono il suicidio collettivo, é solo la ciliegina sulla torta del
totale dominio romano sulla Palestina e della definitiva sconfitta ebraica. Da allora questa terra
sarà solo territorio di conquista e di battaglia di nazioni straniere. Fin dopo la seconda guerra
mondiale crebbe la pressione del movimento “sionista” per la creazione di uno stato autonomo.
Pressione che trovò legittimazione presso l’opinione pubblica dopo le rivelazioni sugli orrori
nazisti: lo sterminio di 6.000.000 di ebrei nei campi di concentramento. Nel 1947 l’ONU decise
di dividere la Palestina in due stati separati, uno arabo e l’altro ebraico, ma lo stato arabo
palestinese non vide mai la luce. Cominciò così il dramma palestinese sul quale si sarebbe da
allora incentrato il conflitto arabo-israeliano tuttora in atto.
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4. MAPPA CONCET TUALE:
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Gesù punto focale della storia per tutto l’occidente
La nascita di Gesù ha inaugurato un’era nuova. In tutti i paesi cristianizzati nel citare
le date e gli avvenimenti storici si specifica infatti avanti Cristo(a.C.) o dopo Cristo
(d.C). Gesù Cristo sia per chi crede, che per chi non crede, risulta un punto
comunque di riferimento
1.GESù STORICO
Molti sono i documenti storici di tradizione giudaica, pagana e cristiana che attestano
la reale esistenza di Gesù.
L'esistenza storica di Gesù di Nazaret, oltre che dai Vangeli, è attestata da alcune
fonti ext rabibliche, contemporanee a Gesù o alla nascita e alla diffusione del
cristianesimo. Le testimonianze, in parte derivanti da persone che non credevano in Gesù
come Figlio di Dio ci danno la certezza sulla reale esistenza di Gesù e sulla sua figura.
Possiamo dunque distinguere le fonti storiche riguardo Gesù in:
• font i non cristiane, a loro volta suddivise in fonti giud aiche e romane
(pagane);
• fonti cristiane, a loro volta suddivise in fonti canoniche e fonti non
canoniche.
• Nella raccolta ebraica di insegnamenti detta Talmud babilonese (V-VI secolo) si trovano
notizie di un certo "mago" di nome Gesù, personaggio reale vissuto in Palestina e fondatore
del cristianesimo.
• Mara Bar Serapione, uno storico siriano, in una lettera del 73 d.C. ricordava la diaspora
ebraica successiva alla distruzione del Tempio, interpretando tale evento come punizione
inflitta ai giudei per aver ucciso il loro "re saggio" in croce.
• Nel 112 d.C. Plinio il Giovane in qualità di governatore della Bitinia, una provincia
dell'Impero romano in Asia Minore, scrisse al suo imperatore Traiano, chiedendo istruzioni
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su come agire nei confronti dei cristiani.
• Lo storico latino Tacito (55-120 d.C.) nella sua opera storica Gli annali, parlando
dell'incendio di Roma (64 d.C.), ricordò che Nerone, sospettato di esserne l'artefice,
accusò i cristiani.
• Lo storico Svetonio (70-140 d.C.) nella biografia dell'imperatore Claudio riferisce
dell'editto di espulsione da Roma di ebrei e cristiani (risalente a149 d.C.) di cui parlano
gli Atti degli apostoli.
• Lo sto rico eb reo Giuseppe Flavio (37-97 d.C.), nelle sue opere la g u err a
g iud aica e Le antichità giudaiche, parla di Gesù (di cui riferì la morte in
croce) e dei cristiani.
- il nome dei cristiani risale a Cristo, appellativo attribuito a Gesù dai suoi seguaci;
- Gesù visse in Palestina;
- fu condannato a morte sotto l'imperatore Tiberio dal procuratore Ponzio Pilato;
- fu crocifisso;
- i cristiani erano presenti in vari territori d ell'Impero e non solo;
- a Roma erano distinti dagli ebrei e costituivano un gruppo a parte
- si radunavano in giorni stabiliti.
FONTI CRISTIANE
Per quel che riguarda le fonti cristiane occorre ricordare che esse ci tramandano sia il Gesù della
storia sia il Gesù della fede. La domanda da porsi è quindi: si tratta di testimonianze
storicamente attendibili o sono solo attestazioni di fede?
FONTI CANONICHE
Le fonti canoniche corrispondono ai libri del Nuovo Testamento che, benché il loro scopo non
fosse redigere una cronaca, ma servire all'annuncio della fede, forniscono dati importanti sulla
persona di Gesù. Per i cristiani, infatti, Gesù di Nazaret è vero Dio, ma è anche vero uomo,
vissuto in un momento storico preciso e in una regione precisa del mondo. Il Gesù della storia
e il Gesù della fede sono inscindibili: considerare il messaggio di Gesù separatamente dalla
persona storica di Gesù non è possibile (sarebbe semplicemente un maestro di morale, un
profeta) e se i Vangeli non ci permettono di ricostruire un profilo completo del Gesù storico, ci
offrono però varie certezze su di lui e sulla sua predicazione.
DATI STORICI: Identichit di Gesù che emerge dai testi del Nuovo testamento
Stato civile: Gesù era un laico: infatti non era un levita (sacerdote), ma apparteneva
alla tribù di Giuda.
Studi: una certa istruzione gli permetteva di leggere la Scrittura davanti all'as-
semblea e commentarla, come ci riferisce Luca (4,18-19).
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cambiate e rinnovate, vedi Zaccheo, Nicodemo, apostoli, ecc…
• CHIAREZZA DI IDEE E ORIGINALITà:
L'annuncio del Regno di Dio è il tema fondamentale della predicazione di Gesù ed esprime la
signoria di Dio sul mondo, in vista della sua salvezza. Gesù illustrò le modalità di questa
"presenza nascosta": predicò che era il Figlio di Dio venuto al mondo per liberare gli uomini
dal peccato e per stabilire il suo Regno d'amore, di giustizia e di pace. L'attesa dell'Antico
Testamento era finita: il Messia era venuto e gli uomini erano chiamati alla conversione nel suo
nome.
• PARLA IN MODO AUTOREVOLE:
Gesù è chiamato rabbì o maestro, ma è un maestro del tutto speciale: osa discutere e
reinterpretare la legge ebraica, facendo riferimento alla sua autorità (vi fu detto …
ma io vi dico …). Poiché la legge per il popolo ebraico dada da Dio, è chiaro che Gesù
rivendica per se l’autorità stessa di Dio
• LINGUAGGIO EFFICACE USO DELLE PARABOLE
Molti degli insegnamenti di Gesù furono espressi tramite parabole e similitudini. La
parabola era un tipo di racconto a carattere religioso molto usato dai rabbini e dai
maestri della Legge: piccole storie, facili da memorizzare,
fondate su un paragone e destinate a comunicare un
insegnamento. Gesù ne fece un uso particolare, servendosi di
un linguaggio semplice, popolare, che raccontava storie
tratte dalla vita quotidiana in grado di simboleggiare, con
grande forza comunicativa, verità di difficile comprensione.
Ma lo scopo non era solo quello di far capire: era
soprattutto quello di far decidere. Attraverso le
parabole Gesù rivelava il misterioso agire di Dio, apriva il
cuore alla fede, muoveva gli atteggiamenti più profondi
dell'uomo, sollecitava la sua conversione.
• LIBERTà NEI CONFRONTI DEI GIUDIZZI ALTRUI: PARENTI, AMICI, OPPOSITORI
Una certa libertà e un certo anticonformismo caratterizzavano le sue parole.
Le prescrizioni per celebrare il sabato erano rigidissime presso gli ebrei, ma Gesù più
volte le trasgredì. Anche in materia di divorzio, o di osservanza delle n o r m e d i p u rit à
o della pratica del digiuno l'interpretazione di Gesù era alquanto libera (Mt 19,3-9; Mc
2,18-19; Mc 1,40-45; 5,35-43). Per di più frequentava samaritani, ', pubblicani,
donne dalla dubbia moralità e ufficialmente spinte ai margini della società. In modo
altrettanto libero si pose nei confronti del culto e della frequentazione del Tempio. M a
Gesù non voleva affatto sovvertire le usanze ebraiche, semplicemente proponeva una
prospettiva diversa con cui considerare la Legge, che doveva essere osservata non
per gelido formalismo, ma per rendere possibile il progetto di salvezza di Dio: "Non
crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a
dare pieno compimento " (Mt 5,17-18). Per questo la sua autonomia d'atteggiamenti non
ci deve far pensare a Gesù come a un sovversivo o un trasgressore della Legge: Egli non
voleva imporre una nuova Legge, ma una nuova interpretazione della Legge che
rendesse meno formale e più spirituale, più autentico il rapporto con Dio. Era
comprensibile che i sacerdoti, gli scribi, i dottori della Legge fossero disorientati e
preoccupati d fronte a queste novità.
• RIVELA IL VOLTO DI DIO PADRE
COMPASSIONEVOLE E MISERICORDIOSO
"Dio, nessuno lo ha mai visto:
Pur riprendendo le idee tradizionali ebraiche, Gesù non
considera Dio come un giudice severo, ma come padre Il Figlio unigenito, che è Dio
amabile, attento a ogni singolo essere umano, un padre ed è nel seno del Padre,
previdente e amoroso che si prende cura dei suoi figli. è lui che lo ha rivelato"
Già per gli ebrei Dio è padre, ma Gesù esprime la Gv 1,18
familiarità con Dio anche con le sue parole: gli si rivolge
infatti chiamandolo abba, papà, termine proprio del
linguaggio familiare più intimo. Con la sua venuta Gesù
30
ha permesso a tutti gli uomini di partecipare alla stessa esperienza. Dice san Paolo: 'Voi avete
ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abba padre!’.
• DALLA PARTE DEI DEBOLI: BAMBINI E DONNE
Era nota l’amabilità di Gesù verso i bambini: “Lasciate che i bambini vengano a me e non
glielo impedite, perchè è a quelli come loro che appartiene il regno di Dio”. Inoltre
manifestava molta gentilezza d’animo verso le donne sole, emarginate e più di una volta
interviene a loro difesa.
• FORTEZZA e SENSIBILITà
Sono eccezionali in Gesù la solidità psicologica e il dominio di sé. E’ tranquillo e impavido nel
bel mezzo di una tempesta che rischia di rovesciargli la barca e con impressionante forza
affronta la folla inferocita che lo vuole uccidere. Gesù però con i suoi discepoli si mostra
attento e sensibile, si preoccupa del loro eccessivo affaticamento, con la famiglia di Betania,
alla morte di Lazzaro non ha alcun ritegno a mostrarsi sconvolto davanti alle lacrime di Maria,
la sorella di Lazzaro e scoppia in pianto. Ma sa anche entusiasmarsi lasciandosi contagiare
dalla gioia dei discepoli, felici di aver portato a termine la loro prima evangelizzazione.
Attenendosi appunto all’esempio del Messia, san Paolo enuncerà questa regola di
comportamento: “Rallegratevi con quelli che sono nella gioia e piangete con quelli che sono nel
pianto”.
• COMPIE SEGNI CONCRETI: GUARIGIONI e MIRACOLI
Nei vangeli si dice che Gesù era potente in opere e parole. Tra le opere compiute da
Gesù i miracoli hanno una particolare valenza rivelativa. Sono segni gratuiti e liberi
che rivelano il realizzarsi del regno di Dio, l’attenzione di Dio per l’umanità sofferente
e la sua volontà di salvare l’uomo nella sua interezza, inoltre rivelano che Gesù è
veramente il Messia, il Cristo, il Figlio di Dio. L’atteggiamento cristiano nei confronti
dei miracolo è di chi concepisce tutta la vita come un miracolo e cioè come una
manifestazione dell’amore di Dio.
• POLITICAMENTE SCORRETTO
Gli ebrei attendevano la venuta di un Messia che avrebbe dovuto riportare la potenza d'Israele
pari all'epoca del re Davide e del re Salomone, un tempo di pace e
di benessere.
Ma per Gesù non si trattava di un ritorno alla situazione politica
dei secoli precedenti, né della realizzazione di un regno su questa
terra. Con la restaurazione delle dodici tribù di Israele Gesù
voleva intendere in realtà la venuta del nuovo Regno di Dio
attraverso il compiersi definitivo dell'alleanza con il
popolo di Israele: una "rivoluzione" che non doveva essere
politica, che non aveva bisogno di armi, condottieri, imperatori,
giudici, ma doveva essere una rivoluzione interiore, aperta
al cuore di tutti gli uomini di buona volontà.
• PRIMATO DELL’INTERIORITà
Nessuno con più esplicita consapevolezza ha indicato l’amore come l’anima, il senso, il vertice di ogni
rapporto con Dio e come l’atteggiamento spirituale fondamentale che deve dominare la convivenza tra
gli uomini. Nessuno prima di lui, tra le varie interpretazioni antropologiche, aveva tanto efficacemente
sottolineato il primato del “cuore”, cioè del mondo interiore. Tutto ciò sarebbe sufficiente a persuaderci
che davvero il Cristianesimo è stato entro la storia della religiosità una voce sorprendente e un’autentica
rivoluzione ideale. Gesù si rifiuta di approvare il legalismo e il ritualismo esasperato dei farisei, che era
divenuto esorbitante e oppressivo, e afferma invece il primato dell’intenzionalità e della purezza
interiore.
ULTIMA CENA
L'ultima cena di Gesù fu una cena della pasqua ebraica in compagnia degli apostoli, essa
precedette la sua morte in croce (pasqua cristiana). In questa cena Gesù offrendo ai suoi
discepoli pane spezzato e un calice di vino, attraverso le parole che accompagnarono
quei gesti, id ent ificò i l p a n e c on i l suo corpo e il v ino con il suo sang ue,
versato per gli uomini per rinnovare l'Alleanza.
Il pane e il vino vennero usati da Gesù per rendere presente se stesso anche dopo
la morte come cibo e bevanda capaci di "nutrire" e "saziare" l'anima degli uomini.
L'antica cena pasquale degli ebrei è diventata per i cristiani l'Eucaristia (pane
spezzato e vino versato) che i cristiani oggi chiamano S.Messa, che viene celebrata
ogni giorno secondo quanto G esù ha dispo sto: `fate questo in memoria di me" (Lc
22,19).
CONDANNA E MORTE
Gesù affrontò la "sua ora", accettò quella morte che aveva
previsto e più volte preannunciato ai suoi discepoli venne
condotto dentro le mura di Gerusalemme di fronte al Sommo
Sacerdote, che gli chiese "Sei tu il Cristo, il Figlio del
Dio Benedetto ?". Gesù rispose non solo di essere il
Messia, ma anche quel Figlio dell'Uomo misterioso e
trascendente annunciato da Daniele (7,13). Scattò così
l'accusa di bestemmia, che comportava la pena
capitale. Il Sinedrio poteva giudicare in materia di questioni
religiose, ma spettava all'autorità romana eseguire la
condanna. Pilato riconobbe l'inconsistenza delle accuse mosse nei confronti di Gesù, ma
alla fine, per ragioni di convenienza politica, dopo aver proposto alla folla di scegliere tra
Gesù e Barabba (un criminale comune, da poco in prigione), acconsentì alla richiesta delle
autorità giudaiche e della folla di condannare a morte Gesù. La crocifissione era per i
romani una pena particolarmente infamante riservata agli schiavi e ai ribelli.
32
Il titulus, ovvero il cartiglio affisso alla croce sopra il capo, indicava il motivo della
condanna: Jesus Nazarenus R ex Iudaeorum, Gesù Nazareno, re dei Giudei.
RISURREZIONE
Fin dall’inizio, l’annuncio della Chiesa ha legato indissolubilmente l’annuncio cristiano alla
sua risurrezione, con la convinzione che, senza di essa, la morte
in croce di Gesù non avrebbe valore salvifico, anzi non avrebbe
senso la fede cristiana.
La risurrezione di Gesù non viene raccontata, ma annunciata
come un fatto già compiuto. Nessuno degli evangelisti narra che
cosa avvenne tra il momento della sepoltura, e la scoperta della
tomba vuota, nel terzo giorno da quando Gesù fu sepolto. La
risurrezione di Gesù non ha avuto testimoni umani. I vangeli
riferiscono due fatti di cui i discepoli sarebbero stati testimoni: il
ritrovamento della tomba di Gesù aperta e vuota e le apparizioni del
Risorto. Tutti i Vangeli concordano nell'affermare che Maria di
Magdala, forse sola o con altre donne, si presentò di buon mattino
sul luogo della sepoltura con unguenti per il cadavere, ma trovò la tomba aperta, priva del
cadavere, vi erano solo le bende che lo avvolgevano “afflosciate” a terra.
Prova fondamentale per i credenti della verità della risurrezione sono le apparizioni di Gesù
"nuovamente vivo" ai discepoli, soli o in gruppo.
Una delle più significative è quella ai due discepoli che lo incontrarono mentre si recavano
a Emmaus e non lo riconobbero finché non sedette con loro a cena e spezzò il pane con un
gesto noto (Le 24,30-43). Quella delle apparizioni è un'esperienza sensibile: i discepoli sono
consapevoli che si tratta di Gesù, ma che il suo modo di essere è diverso da quello che
avevano sperimentato in vita. La sua è una condizione nuova e non è comparabile con quella di
Lazzaro o della figlia di Giairo (Gv 11,1-46 e Mc 5, 21-43), che erano stati richiamati in vita, ma
destinati di nuovo a morire. Le apparizioni di Gesù continuarono per un certo tempo,
finché Egli condusse i discepoli sul Monte degli Ulivi, li benedisse, ascese al cielo e
scomparve alla loro vista. I discepoli tornarono a Gerusalemme, dove attesero la discesa
dello Spirito Santo. L'esperienza della risurrezione e delle apparizioni portò quegli stessi
uomini che avevano rinnegato il Maestro, ed erano fuggiti davanti a chi aveva il potere di
arrestarli e metterli a morte, a iniziare la predicazione del Vangelo. È proprio a partire
dalla risurrezione di Gesù che nacque la Chiesa (ufficialmente nasce con il dono dello
Spirito Santo a Pentecoste).
33
interpella ognuno di noi. La risposta è ineludibile se ci si accosta con sincerità a colui che è
stato definito «l'unico problema». Non sarà allora indifferente per nessuno conoscere meglio
questo « evento » chiamato Gesù dal momento che lui solo ha dichiarato di essere l' unica
salvezza per l' uomo.
Cosa la gente diceva di lui.
“Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?” (Mt 8, 27). Lui stesso pone la
domanda sulla sua identità agli apostoli a Cesarea di Filippo, ai piedi del monte Ermon dove
nasce il Giordano: “Voi chi dite che io sia?” (Mt 16, 14). Ed ecco le risposte della folla, degli
avversari, degli apostoli:
A) La gente è meravigliata per il suo modo di predicare: parla con autorità, la sua
dottrina è nuova, non è quella degli scribi che continuamente tramandano e conservano
i medesimi contenuti. E’ meravigliata perché scaccia i demoni. La gente intuisce che in
Gesù vi è qualcosa di divino: è un profeta! Ma non va oltre.
B) Per gli avversari giudei non può sorgere profeta dalla Galilea (Gv 7, 52), egli è un
bestemmiatore perché dice di poter rimettere i peccati (Mc 2, 6-7), profana il sabato,
mangia con i peccatori (Mc 2, 16), un indemoniato (Mc 3, 30), perfino un impostore (Mt
27, 63). Per i romani Gesù è un ingenuo, ma pericoloso, sobillatore.
C) Solo i discepoli però lo potevano conoscere bene e Pietro risponde: “Tu sei il Cristo, il
Figlio del Dio vivente” (Mt 16, 16), è questa la risposta giusta, ma Pietro l’ha potuta
dare in virtù di una rivelazione del Padre.
Il pilastro essenziale della f e d e cristiana è l'evento della morte e della risurrezione di Gesù.
Dopo vengono le sue parole e le sue opere: se i suoi discepoli lo hanno riconosciuto come
Messia non è perché "parlava bene" ma perché è morto e risorto.
La difficoltà (o "lo scandalo per i giudei, follia per i greci", come dice san Paolo) ad
accettare Cristo riguarda l'uomo d'oggi come quello di duemila anni fa. Senza accettare
gli eventi della morte e risurrezione, la comprensione di tutto il resto è negata. Ma,
accettandoli, Cristo fornisce, secondo i cristiani, una risposta perfetta.
Ma credere non è una cosa scontata. Avere fede ha un carattere misterioso, che
comporta da una parte la grazia di Dio e dall'altra l'accoglienza da parte dell'uomo.
Per accettare quella che apparentemente sembra un'assurdità occorre porsi in ascolto,
affidarsi a Dio proprio come Gesù.
Secondo Pascal il Dio cristiano ha offerto "abbastanza luce per credere, ma sufficienti ombre
per dubitare" ,e tutto questo perché è un Dio che lascia liberi gli uomini di accettarlo o
rifiutarlo, di salvarsi o scegliere la dannazione eterna.
Anche se l'uomo intuisce Dio non può nel contempo fare a meno di cercarlo, usando
anche lo strumento che egli solo ha tra tutti gli esseri viventi: la sua ragione. È la ragione a
spingere l'uomo a cercare una risposta alle sue domande, perché è la ragione a indurre
l'uomo a cercare la verità. I cristiani hanno trovato risposta a questa ricerca umana a partire
da colui che ha detto di essere egli stesso la Verità
Dice S.Paolo che Cristo risorto è, per chi lo segue, la speranza della gloria (Col 1,27): il Dio
che il cristiano annuncia è il Dio della speranza. Ed ecco la differenza rispetto all'attesa
degli ebrei: la speranza cristiana non è la semplice attesa in cui si proiettano i desideri del
cuore. È un dono divino che è anticipazione di Dio operante già ora nel cuore della
storia.
Se la fede non è qualcosa di scontato, il credente è chiamato in continuazione a
interrogarsi sulla sua fede, a porsi sempre a confronto con essa. Il grande scrittore e poeta
Miguel de Unamuno, testimone del "senso tragico della vita" (così si intitola un suo libro
famoso) sintetizzava la fede come "lotta con Dio", una lotta impari, che segna tragicamente la
vita dell'uomo. La fede è come l'esperienza di Giacobbe al guado dello labbok (Gn 32,23-
33): Dio è l'assalitore notturno, è l'Altro che viene e che lotta con te. Questo Altro sfugge alle
nostre certezze, non si piega alle nostre pretese, lascia sempre un margine al dubbio. L'uomo
che non lotta, che si ferma, che si crede padrone della verità, che ritiene di essere arrivato alla
meta, che rinuncia alle scelte che lo interpellano ogni giorno, che non si interroga più, ha
cancellato in sé ogni possibilità di Dio e ha annullato la sua dignità di uomo.
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EB R EI :“il rabbino Gesù di
Nazaret, può essere a distanza di 6.GESù PER LE ALTRE RELIGIONI
anni studiato, accostato,onorato,
amato dagli ebrei con libertà di Per molti secoli l'ebraismo fu ostile a Gesù; oggi,
giudizio, nelle sue espressioni e invece, lo rivaluta e lo riconosce come profeta e
nei suoi atti, e senza nascondere i
contrasti che ha avuto con gli riformatore religioso, ma non come Messia.
ambienti del suo popolo, mentre Per l'Islam Gesù (Isa) è uno dei patriarchi, come
molti dei connazionali che lo Abramo o Mosè, il più grande dei profeti dopo
conobbero formarono la sua prima Muhammad, nato senza l'intervento di un padre umano
comunità. In molti oggi, tra gli dalla vergine Maria, autore di grandi miracoli. Ma è solo
ebrei e i cristiani, hanno compreso
che c’è molto da imparare da un uomo, non incarnazione di Dio. In particolare i
questa rilettura fatta senza musulmani non accettano lo scandalo della morte in croce
pregiudizi.” e sostengono che un altro personaggio sia morto al posto
(B. Di Porto) suo.
Per alcuni esponenti dell'induismo Gesù è una delle
Per non pochi maestri manifestazioni di Dio; per i buddhisti è una guida il-
dell’ii n d u i s m o Gesù è un luminata capace di portare agli uomini la luce della verità;
Avatara, una discesa o incarnazione
per i confuciani e i taoisti la sua figura è equiparabile a
della divinità
quella dei grandi saggi orientali.
Per il b u d d i s mo la figura di Gesù
è spesso affiancata, tra i grandi PER I NON CRISTIANI
saggi dell’oriente, a quella del L'identità di Gesù per chi non è cristiano è faccenda molto
Buddha o a Confucio
controversa. Secondo alcune tesi all'origine della
Tagore poeta Bengalese si esprime religione cristiana non ci fu un dio incarnato, ma
così: “Colui che è morto crocifisso semplicemente un uomo, poi divinizzato dai suoi seguaci.
come un ladro spregevole … oggi A questa convinzione (nota come "ipotesi critica")
vive dentro il cuore di tutta la terra aderirono visioni come il socialismo e il marxismo da
e ancor oggi dice: beati i poveri un lato (secondo cui Gesù fu una sorta di leader
perché di essi è il regno dei cieli.” proletario, un difensore degli oppressi), il nazismo dall'altro
(che rifiutava l'idea di un Gesù ebreo).
Gesù per l ’ i s la m è un grande
profeta, e il corano parla di Lui con Anche i movimenti antiborghesi degli anni Settanta del
grande rispetto e ammirazione , xx secolo si entusiasmarono per l'uomo Gesù, visto
anche se si nega che sia figlio di come un contestatore anticonformista del "sistema".
Dio, come invece afferma la fede Secondo altri invece all'origine del cristianesimo vi fu non
cristiana, ma per loro rimane
una figura storica, ma mitica ("ipotesi mitica").
soltanto un uomo inferiore a
Maometto. Questa tesi, sostenuta da studiosi di tutto rispetto, ha poi
avuto dei risvolti bizzarri: così c'è chi ha ritenuto Gesù un
extraterrestre venuto a insegnarci la saggezza di mondi più
evoluti o un mago che si esibiva in prodigi sensazionali o,
Pen siero laico : addirittura, Gesù sarebbe stato il nome di un fungo
“Cristo è un abisso di luce allucinogeno usato dagli esseni per indurre l'estasi mistica.
bisogna chiudere gli occhi per non
precipitare”
Oggi appare assodato per tutti che Gesù è
(Kafka)
esistito realmente, anche se non tutti si
“IL cristianesimo non è una gabbia sentono di affermare che è il Figlio di Dio. Vien
di precetti, ma un messaggio di da chiedersi come mai il personaggio Gesù sia
profonda liberazione portato dal
Cristo. (…) io credo che così importante, così presente anche per chi
l’annuncio cristiano vada fatto non crede e com'è che la vita di un uomo
partendo dal senso religioso che durata solo trentatré anni (o poco più) e svoltasi
esiste in ciascuna persona”.
(Tamaro) in una regione , piuttosto periferica, abbia
sconvolto ' la storia dei secoli successivi?
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7.MA PPA CONC E TTUA LE:
La società
Gesù è veramente giudaica
esistito. ai tempi di Gesù era
. Lo testimoniano le fonti composta da molti
cristiane e non cristiane. gruppi religiosi
accomunati dalla
Maria è madre di Gesù. Dio fede in JHWH, ma
chiese l'aiuto di una donna in conflitto rispetto
per venire al mondo.
Gesù nasce in
all'interpretazione
Palestina durante
della legge.
la dominazione
romana.
Prima di ascendere al
Quando i discepoli si cielo Gesù appare più La fede in Cristo risorto non
recano al sepolcro lo volte ai discepoli è scontata, ma comporta la
trovano vuoto con le confermandoli nella gr a zia di Dio e
bende “afflosciate” a f ede , nasc e la l’ a c coglienz a da pa r t e
terra: un angelo Chiesa: il Cristo risorto dell’uomo di fronte a un
annuncia che è è il medesimo della mistero che sorpassa la
RIS OR T O. storia. ragione.
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