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PREFAZIONE
IN CUI SI DIMOSTRA , CHE LA PREVENZIONE DI ALCUNI
coNTRA LE MARAVIGLIE DELLA VITA DE SANTI E'
IRRAGIONEVOLE, E PERICOLOSA : CHE LE MA
IRAVIGLIE DELLA VITA DEL P. S. FRAN
cEsco soNo oTTIMAMENTE PRovATE.
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XXXII
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XXXI V
A.
XXXVI I I
benevolenza verso i suoi servi, ci animano ad in
vocarlo con fiducia per la loro intercessione. D'
altronde i miracoli assodano i Fedeli nella Catto
lica Fede, perchè essendo stati operati nel grem
bo della Chiesa Cattolica, confermano le verità,
che da essa s'insegnano. Ora il rappresentare ciò,
che può rassodare maggiormente la Fede, non è
meno importante, che il proporre ciò, che colli
ma alla correzion dei costumi, massime allorquan
do l'incredulità fa progressi uguali a quelli del
libertinaggio. Di più, le azioni miracolose de San
ti rinchiudono sovente istruzioni salutevoli, e van
no sempre accompagnate da virtù, che possono da
noi imitarsi, come si scorgerà molto bene nella
Vita del P. S. Francesco.
Altri forse si persuaderanno, che le virtù di
Historie Lui sieno troppo sublimi per servir di modello, e
des Varia
tions to m.
peró si contententeranno di ammirarle senza trar
1. Liv. 3. ne alcun frutto, come appunto faceva un famoso
mº, 5o. Eresiarca degli ultimi secoli. Monsignor Bossuet
nella sua Bella Storia delle Variazioni osserva, che
Lutero annoverava tra i Santi non solamente
S. Bernardo, ma ancora S. Francesco, S. Bona
ventnra, e gli altri del secolo XIII; e che S.
Francesco tra tutti gli altri gli parve un uo
mo ammirabile, animato da un maraviglioso
fervore di spirito. Ma i Fedeli, che ne ammira
no le virtù, non debbono giudicarle affatto inimi
tabili, poichè consistevano queste nel praticare il
Vangelo, secondo cui sono obbligati a vivere in
vigore del lor Battesimo.
XXXIX
AVVERTIMENTO DEL TRADUTTOR E
A CHI LEGGE.
Enchè nella version di quest'Opera
abbia procurato il Traduttore d'usar
quella fedeltà, che dev'essere propria di
chiunque a somiglievole impresa s' ac
cinge; nulladimeno si è trovato in ob
bligo, sebben di rado, d'aggiugnervi al
cune cose, che ben lungi dall' alterare
il senso dell'Autore, giovano anzi non
solo a più rischiararlo, ma eziandio a
rendere vieppiù soddisfatto chi legge.
A tale oggetto vedransi delle Annota
zioni particolari, le quali, per non con
fonderle con quelle dell'Autore, sono di
stinte con Asterisco. Non isdegni il Leg
gitore d' accettar di buon grado questa
comunque siasi traduzione, affinchè ella
serva per maggiormente in lui promove
re la pietà Cristiana.
xxxºr
Fr. Clemens de Panormo Lector Jubilatus, Catholicae Ma
jestatis in Regali Matritensi Congressu pro Immaculata
Conceptione Theologus, ac totius Ordinis S. P. N. Fran
cisci Minister Generalis, Visitator, ac Reformator Apo
stolicus, et Servus.
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Pro Illifio & Rifio Episcopo Assisien.
Sacerdos Octavius Brunamontius J. U. D.
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SAN 3 ANCESCO,
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L I B R o P R I M o
(2) Il Vadingo, ed altri hanno creduto, ch'Egli sia stato il primo, che
V1TA Dr S. FRA N C E s c o
sua ma- Bernardone, e Francesco esercitavano la lor professione in
" una assai differente maniera. Quegli tutto dedito all'interesse,
se altro non bramava, che di far guadagno, nè ad altro atten
deva, che ad ammassare. Questi per lo contrario molto alie
no dall'avarizia, e più curante dell' onore, che del guada
sua vi- gno, negoziava con sentimenti nobili, ed alla grande. Ma era
º mon- amante del mondo, frequentava le compagnie, e spendeva
º molto in abiti, in conviti, e in altri divertimenti. Suo Pa
dre gli faceva sovente su questo punto gagliardi rimproveri,
ma con poco profitto; perchè Francesco non faceva verun con
to del danari, e voleva distinguersi fra i giovani, che lo con
sideravano sempre come capo delle loro conversazioni. Sua
Madre, ch'era d'un cuor temero, e generoso, lo sopportava
più pazientemente; anzi a coloro, che le parlavano delle profu
sioni di Lui, diceva, che quanto allora osservava nei tratteni
menti, nelle azioni, e nei vani di Lui piaceri, le dava mo
tivo di sperarne in età più matura qualche cosa di grande.
Sue qua ..: Di fatto scorgevansi nella sua persona felici preludi di
i , ciò, che in Lui era per avvenire: un natural eccellente, una
turali, singolar condiscendenza, e piacevolezza, maniere di conver
sare molto graziose, e civili, vivacità di spirito, coraggio,
abilità, ed una forte inclinazione a far donativi, ancora di
più di quel che poteva. Benchè si perdesse nelle vane alle
grezze del secolo, non era però dissoluto ne suoi costumi. Pe
rocchè dal Cielo singolarmente protetto evitò gli scogli, ove
Purità, la gioventù bene spesso fa tristi, e funesti naufragi : COnSer
" vò il prezioso tesoro della purità, ed osservossi ancora, che
Suo a
soffrir non poteva le parole libere, nè vi corrispondeva giammai.
Iddio aveva impresso nell'intimo del cuor di Francesco
" un sentimento di compassione verso i poveri, che dalla fam
veri ciullezza videsi con l'età andare in Lui crescendo, onde si
sentiva portato a soccorrerli con liberalità, dimodochè seguen
Luc 6 do le parole dell'Evangelo: Date a chiunque vi chiede, pre
3o. se risoluzione di far limosina a tutti quelli, che gliel'avreb
bero domandata, principalmente se gliel'avessero domandata
per amor di Dio. Questo termine d'amor di Dio fin d'allo
ra lo colpiva nel cuore, malgrado la sua dissipazione di spi
ortó il nome di Francesco. Ma il Padre Mabillon ha trovato questo me.
simo nome assolutamente, e senza cognome nel Cartolare di Chateau
dun, che fu scritto nel principio del Secolo XII. ed ha osservato, ch'ere
la prima volta, che fu imposto un tal nome. Vedesi ancora nell'Italia
Sacra, che il Vescovo d'Arezzo l'anno I 188. si chiamava Francesco. Ann,
Rened.tom. 5. lib. o. pag. 438. n. 15. Ital. Sacr.tom. 1. Aret. Epise.
L 1 B R o P R 1 M o
rito: non poteva udirlo pronunziare, com'egli di poi confes
sò, senza che l'anima sua ne fosse intenerita. Essendogli ac
caduto una volta, mentr'era occupato ne' suoi negozi di dar
la ripulsa ad un povero, che gli chiedeva limosina per amor
di Dio, vi fece subito riflessione, corse dietro al povero, fe
cegli una larga limosina, e promise a Dio di non negare mai
più la limosina a chicchessia, per quanto gli sarebbe stato possibile,
dualora gli fosse richiesta per amore di Lui. Promessa, ch'
egli osservò fedelmente sino alla morte, e che gli servì anco
ra, come nota S. Bonaveutura, per aumentare la grazia, e
l'amore nel suo cuore. In fatti qual cosa può esservi mai
più propria per ottenere la grazia di convertirsi, e santificar
si, per accendere ne'cuori l'amor di Dio, che l'esercizio del
le opere di misericordia ?
Le belle qualità di Francesco lo rendevano amabile a tut Predizi
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ta la Città, che lo riguardava come il fior della gioventù, e gli ono
ne concepiva grandi speranze. Un uomo assai semplice, ma 11 che
illuminato da Dio, gli accrebbe la stima presso i Cittadini in doveva
questa guisa. Allorchè l'incontrava per le pubbliche strade, il Ct VC T9
stendeva per terra dinanzi a Lui il suo mantello, e per ra
gione d' un tal rispetto, che gli usava. Questo giovane, di
ceva egli, presto farà cose grandi: meriterà ogni sorta di
onori, e da tutti i Fedeli sarà venerato. Francesco, cui era
no ignoti i disegni di Dio, non capiva il senso della predi
zione. Non sapeva, che simili onori non gli sarebbero stati
fatti, se nen dopo le sue umiliazioni, giusta le parole del San
to Vangelo. Distratto a cagione degli affari, e attaccato alle
vanità del mondo, non pensava a questa evangelica verità, nè
men la gradiva: contuttociò lusingavasi di dover essere ono
rato un qualche giorno, come predetto gli era: ciò ch'egli
stesso per divina disposizione predisse in una disgrazia, che
gli accadde. -
S” am
Uscito di prigione ritornò ad Assisi, ove Dio l'afflisse
mala,
con uua lunga infermità, che ad una estrema debolezza il ri
dusse; affinchè l'anima di Lui si disponesse alle operazioni
della grazia. Subito che fu in istato di camminare, volle por
tarsi a vedere l'amenità della campagna; ma non ebbe veru
ma soddisfazione da quanto v'era di bello e dilettevole; anzi
si senti della nausea di quegli oggetti stessi, che più amava;
disprezzò ciò, che prima stimava; e il suo modo di vivere
gli parve una follia. Ma sebben questa sua mutazione lo fe
ce restar molto attonito, non giunse però a distaccargli il cuo
re dalle cose mondane. Imperocchè la ricuperata salute gliene
restituì il gusto; in Lui si risvegliarono l'ambizione, e la va
nità: concepì nuove speranze di sua grandezza, e si fece no
bilmente vestire. Così non di rado succede, che le infermità
mandate da Dio alle persone mondane per convertirle, non
producono che riflessioni, o promesse, le quali svaniscono al
ritornar delle forze.
Aumen
Ciò non ostante Francesco diveniva sempre più caritate
tasi la vole, e a tutti i poveri dava o abiti, o denari. Avendo in
sua cari contrato un soldato nobile, ma povero, e mal vestito, consi
tà verso derò nella persona di lui la povertà di Gesù Cristo il Re de'
i poveri: Re, e tutto penetrato da compassione lo rivestì dell'abito nuo
vo, ch'egli portava. - - - -
L 1 B a o P R 1 M o. . . 7 .. .
Gautier
pi Brienne
viva dicontrº
guerraConte in Sciampagna
l' Imperadore nel Regno di que'tem-
aveva in i".
Napoli a i to
Assisi, ov' Gli abitanti d'Assisi, che lo videro tutto disfatto nel vol
è maltrat- to, e che compresero dai discorsi quanto si fosse cangiato di
tato. sentimento, credettero ch'Egli perduto avesse il cervello. Gli
davano dell'insensato e del pazzo per la testa, lo coprivano di
fango, gli gettavan dietro de sassi, e lo seguitavano dapper
tutto accompagnandolo con grandi schiamazzi e risate. Ma il
Servo di Dio, nulla curandosi di tutti questi insulti, anzi mol
to godendo di portare i segnali della santa follia della Croce, con
tinuava il suo viaggio, come se fosse stato sordo ed insensibile.
suo Padre
l'imprigio- A 1,
Pietro Bernardone avvisato, che comparisce suo Figlio, ed
-. - - -
(1) Ancor
nel 1645 si vede questa prigione, la quale fu conservata, allorchè
della casa si formò una Chiesa con un Convento a petizione di
Filippo III. Re di Spagna. Vading. Appar. S 3. -
L I B R o P R 1 M o. . I5
in libertà. Egli ne rendè grazie al Signore, e se ne profittò torna a S.
per ritornar alla Chiesa di S. Damiano. Bernardone, che al suo Damiano.
ritorno più nol trovò in Prigione, non contento d'aver detto
mille ingiurie ed improperi alla Moglie, corse tutto irfuria -,
to a S. Damiano, con idea di scacciarlo dal Paese, se non gli rs ,
riusciva di ricondurlo a casa. Francesco, ch era stato da Dio "i
munito di forza e di coraggio, presentossi al Padre con tutta si inte"
franchezza, e gli fece schiettamente sapere, che nulla curava- zioni. -
si dei vincoli e delle percosse di lui, assicurandolo ancora, che - o
volentieri sofferto avrebbe ogni sorta di mali per amore di G. -
tù del secolo, e che perciò non aveva più a che fare col mon
do. I Giudici, ai quali era nota la conversion di Francesco,
e la sua perseveranza, in Lui conobbero qualche gran cosa ;
laonde risposero al Padre, il quale faceva loro vivissime istan
ze, perchè l'interrogassero, che questo negozio doveva essere
portato al Tribunale del Vescovo. Bernardone fece quanto gli E' citate
dissero, non solo per obbligar suo Figlio a restituirgli il dena-inanzi al
ro, che aver poteva, ma ancora per fargli far la rinunzia di X" º
tutto ciò, che poteva sperare dei beni paterni. Francesco, che, -
L 1 E R o P R 1 M o. 19
non pigliarsi più altro incomodo pel suo mantenimento, per
chè ho trovato , diss Egli, un eccellente economo, e un pe
ritissimo cuoco, che sa molto bene con dirvivande. Avea so
vente di queste espressioni gentili e facete, le quali venivano
non meno dall'allegrezza spirituale, di cui era internamente
ripieno, che dal suo naturale ameno, e spiritoso.
Pietro Bernardone non potendo soffrire di veder suo Fi. Suo Pa
glio mendicante ed esposto alle derisioni, s'arrossiva di sde- i"
gno, e quando l'incontrava per la Città, o voltavasi altrove, " ino
o lo malediceva. Francesco confessò , che tali maledizioni gli esercitarla
erano più sensibili di tutte le altre pene: onde ritrovò un mez- pazienza,
zo per assicurarsi da quelle. Il mezzo fu, che prese per Pa
dre un uomo sommamente povero ed abbietto, che conduce
va in sua compagnia, pregandolo, che lo benedicesse col far
sopra di Lui il segno della Croce, qualora suo Padre l'aves
se maledetto, e allora diceva a Bernardone. Credetemi, o Pa
dre, che Dio può darmi ; e che in realtà mi ha dato un al
tro Padre, da cui ricevo benedizioni per le vostre maledizioni.
- Angelo suo unico fratello, giovine pieno di spirito mon
dano, lo motteggiava anch'egli, e metteva in ridicolo tutte
le azioni di Lui. Avendolo veduto un giorno in una Chiesa,
che tremante di freddo col suo povero abito d'Eremita stava
facendo orazione, disse a un suo amico. Andate a pregarlo,
se vi vuol vendere un poco del suo sudore. Ad una tal ri
chiesta rispose Francesco: Non voglio vendere agli uomini il
mio sudore, perchè lo venderò a Dio a miglior prezzo. Se
tutti i Cristiani avessero un tal sentimento, niun di loro pi
glierebbesi tanta pena per servire il mondo, che paga così ma
lamente, ma farebbe molto per servir il Signore, le cui ri
compense sono così magnifiche. -
(3) Il Baronio crede, che il Sepolcro della Beata Vergine sia rima
sto sotto le rovine di Gerusalemme, allorquando da Romani fu saccheg
giata; e che sia stato trovato solamente nel V. secolo: ma ció poco im:
porta: poichè gli Eremiti potevano benissimo avere qualche Reliquia di
questo S. Sepolcro, trasmessa da primi Fedeli. Baron. ad an. 48. n. 194
22 V ITA D 1 S. FRANC E sco
ra col nome di Porziunncola, a cagione d'alcune porzioni di
terra, che i PP. Benedettini del Monte Subasio, ai quali ap
parteneva la detta Cappella, possedevano nei contorni di essa.
Aggiugne il medesimo Autore che al fine del secolo XII.
le persone pie non lasciavano di visitar questa Cappella, ben
chè derelitta: e che la Madre di S. Francesco avendovi implo
rata la protezione della Beata Vergine, ottenne questo primo
Figliuolo, ch'era destinato a riparare l'istesso luogo, ov'Ella
il domandava. Si mise dunque Francesco a ripararla per la di
vozione fervente, che avea verso la Madre di Dio, e ne riuscì
con quella medesima facilità, con cui rifece le altre due Chiese.
Ben si vede, che un uomo spogliato di tutto, povero, e
mendicante non avrebbe potuto perfezionare già mai tali ope
re, se non fosse stato aiutato dal Cielo: ma S. Bonaventura vi
scopre ancor del misterio. Dice, che la Divina Providenza, da
cui Francesco era guidato in tutte le sue azioni , dispose le
cose in guisa tale, che riparò tre Chiese prima d'istituire i
suoi tre Ordini, affinchè i Templi materiali fossero la figura
dei tre Edifizi spirituali, ch'erger doveva; e così passando da
cose, che cadono sotto i sensi, a cose, che non si iscorgono,
se non dalla mente, e sempre mai sollevandosi a cose maggio
ri, fosse in istato di dar alla Chiesa di Gesù Cristo tre sorte
di Milizie abili a combattere per la riforma del costumi, e de
gne di trionfar gloriosamente nel Cielo. Si può aggiugnere,
che le austerità, i travagli, e le umiliazioni del Servo di Dio
erano già da due anni come altrettanti colpi di martello, che
di Lui formavano una pietra viva ed eletta, sopra la quale
potessero fondarsi cotesti Edifizi spirituali. Così suol fare il
Signore: dispone le cose, e le va successivamente perfezionan
do; quando per lo contrario gli uomini si danno fretta, e vo
gliono talvolta nella via della perfezione camminar più pre
sto, che la grazia, da cui sono diretti, - -
(2) Questa è la stessa forma, che di poi Egli diede a suoi Religiosi,
º che osservasi nell'Ordine suo. S. Bonaventura nel Capitolo Generale ce
lebrato in Narbona l'anno 126o., giudicò spediente aggiugnere al cappuc
º un poco di panno per coprire il petto e le spalle; ciò che si chiama
Mozzetta simile a quella del Vescovi. Vi sono " Figliuoli di S. France
ºcº, che non portano questa Mozzetta, e in alcuni punti distinguonsi da
gli altri; ma tutti quelli, che lo riconoscono per Padre, non debbono ave
re fra loro su questo particolare veruna difficoltà: imperocchè la povertà
24 VITA DI S. FR A N cE sc o.
eccetto che la tonaca e il cappuccio avevano talvolta più o
meno di lunghezza e di larghezza, come osservasi ne' suoi abi
ti, che si conservano con venerazione in Assisi, nel Monte Al
verna, e in Firenze. Poichè altro non bramava , che d'esser
povero ed umile, scelse un vestimento il più semplice, il più
vile, il più proprio per farsi disprezzare dal mondo, le cui
vanità Ei disprezzava estremamente: era quasi simile a quel
lo, che solevano portar i pastori ed altre persone di quei con
torni, per difendersi dalle ingiurie de tempi, o dobbiam dire
- Anno più tosto, ch'Egli imitò i Profeti, i quali non si coprivano che
I 2o8. d'un sacco, a cui Egli di poi aggiunse un picciol mantello.
c Ciò che ora si è narrato, avvenne l'anno 12o8., che fu
I 2o9.
il primo dell'Ordine di S. Francesco, perchè in esso prese l'
Abito, che l'anno seguente diede a quelli, i quali vollero imi
tarlo, e in esso fu collocata la prima pietra, che servì di fon
Iddio gl' damento a questo Edifizio spirituale. -
una tal vista rimaner insensibili ... Per me, voglio piange- Enorr. 2
-e
(1) Alcuni Autori dicono essere stato il Curato quel desso, che aprì
il libro, e ció sembra conforme alla profonda venerazione, che il Santo
avea ai Sacerdoti .
(2) Questo mezzo da Lui usato per conoscere la volontà di Dio
aveva tutte condizioni, che vi si richiedevano, giusta la dottrina di San
Tommaso, perchè fosse legittimo; e ragionevolmente parlando non si può
dubitare, che Dio non glielo abbia inspirato, siccome c'insegna la Storia
Ecclesiastica, che inspirollo ad altri Santi. 2. 2. Quast, 95. Artic. 8.
L 1 e R o P R 1 M o? 2?
Andate dunque ; se volete esser perfetto, eseguite ciò, che Anno
ora avete inteSO
I 209.
Ben persuaso il nuovo Discepolo, che il suo disegno ve
niva da Dio, vendè quanto prima tutti i suoi beni, e rica
vatane una somma considerabile, la fece portar alla piazza di
San Giorgio, ove la distribuì intieramente a tutti que pove
ri, che potè adunare. Di poi Francesco gli diede un abito si
mile al suo, perchè menasse una vita conforme alla sua : lo
chiamò quindi suo Primogenito, da Lui sempre amato con te
nerezza di cuore: e questi ancora fu un uomo di santissima
vita.
Pietro Cataneo, Canonico della Chiesa di San Ruffino, Si ritira
Cattedrale di Assisi, mosso dall'eroica risoluzione e dalla ca in una ca
rità di Bernardo, determinò anch'egli di farsi discepolo dell' panna de
relitta co'
istesso Maestro, e ricevè l'abito di penitenza il medesimo gior suoi Disce
no, ch'era il dì 16. Aprile. Tutti e tre si ritirarono in una poli.
capanna derelitta presso un fiumicello, chiamato Rivo-torto
pel gran serpeggiare che fa.
Sette giorni dopo, un uomo da bene, Egidio di nome,
molto considerato in Assisi, al ritorno che fece dalla campa
gna, intese l'azione eroica de' suoi due Concittadini, ammira
ta da tutta la Città; onde si sentì un vivo desiderio d' imi
tarli, affine di mettere in esecuzione l'idea, che avea già con
cepita di consagrarsi al servigio di Dio. Spese pertanto la not
te seguente in continue orazioni, nelle quali fu inspirato di
presentarsi a Francesco, ch'egli aveva di già in grande sti
ma, a cagione del sommo disprezzo del mondo e di se stes
so, che in tutto il tenore della vita di lui chiaramente mira
vasi. Alla mattina subito se n'andò alla Chiesa di San Gior
gio, di cui si celebrava la Festa, affine di ottenere per inter
cessione del Santo la grazia di ritrovar quello, che andava
cercando, perocchè non sapeva, ov'egli abitasse. Vedendo tre
strade fuori della Città, senza saper qual prendere, fece a Dio
questa preghiera: Signore e Padre Santo, vi scongiuro per
la vostra misericordia, se debbo perseverare in questa san
ta vocazione, che vi degniate di guidare i miei passi, per
chè giunga dove dimorano i vostri Servi, che vado cercan
do. Prese di poi una di quelle tre strade, secondo l'inspira
zione, ch'ebbe da Dio; e poichè camminava tutto immerso nel
suo disegno, Francesco, che faceva orazione in un bosco vi
cino, gli andò incontro. -
Va in Mis
Francesco però non permise, che i suoi Discepoli gustas sione e vi
sero lungo tempo la soavità del ritiro, poichè avendo lordi manda an
mostrato, ch'era d'uopo andare ad istruire il prossimo con cora i suoi
semplici parole. e con una vita esemplare, mandò Bernardo Discepoli.
e Pietro in Emilia (2) e si partì con Egidio per la Marca d'
Ancona. -
zia unita al loro gran zelo della salute delle anime, ed alle
sublimi loro virtù, massimamente ad una pazienza piena di
mansuetudine e di carità in mezzo alle ingiurie e agli affron
ti, loro conciliò presso la Città un sì alto concetto, ch'era
no da essa considerati come uomini santi. Quindi venivano i
Cittadini a consultarli intorno agli affari della coscienza, e lo
ro esibivano delle case, perchè quivi stabilissero la loro abi
tazione.
- Mentre questi Uomini appostolici continuavano la loro Ritorna
missione, Francesco guidato dallo Spirito del Signore, ritornò presso As
alla Capanna di Rivo-torto, ove accettò quattro nuovi Disce- º ºve
poli; Costanzo, o sia Giovanni di San Costanzo; Barbaro; io
Bernardo Viridante, o Vigilanzio; e Silvestro, ch'era già Sa- nuovi Di
cerdote; e fu il primo Sacerdote dell'Ordine, la vocazione di scepoli .
cui è mirabile. Eccone le particolarità. -
-
35 V IT A n 1 S. FR A N'cr sc o.
Anno va uno splendore sì prodigioso, che atterrito il drago se ne
12o9. fuggì . Avendo avuto tal sogno tre volte di filo, s'avvide di
qualche misterio: per la qual cosa venne a ragguagliarne Fran
cesco con ogni esattezza. L'umile Servo di Gesù Cristo ben
lungi d'averne la rinenoma compiacenza, ammirò solamente la
bontà del Signore, che tali favori comparte, ed armossi d'
un nuovo coraggio per combattere contro l'infernal dragone,
e per pubblicare la gloria della Croce del Salvatore. Silvestro
però approfittando della grazia annessa alla visione, non si
contentò di restituire ciò, che si era fatto pagare ingiusta
mente; ma risolvè ancora di lasciar quanto possedeva per far
si povero sotto la direzion di Francesco: ciò che i suoi affa
ri non gli permisero d'eseguire, se non al fine dell'anno 12os.
Dice San Bonaventura, che una prova autentica della verità
di questa visione fu la santità della vita, ch'egli menò nell'
Ordine de' Frati Minori. Di fatti talmente s'appigliò a seguir
le pedate di Gesù Cristo, e fece sì gran progressi nell'ora
zione, che a detto dell'istesso Serafico suo Padre, sovente si
tratteneva con Dio d'una maniera simile a quella praticata
Exo di 33 da Mosè, di cui è scritto: Che il Signore gli parlava, come
II. suole un uomo parlare a un suo amico.
Raduna Francesco tutto tenerezza verso i suoi Figli, desiderando
tutti i suoidi vederli tutti adunati, pregò il Signore, il quale altre vol
Discepoli. te adunava il Popolo d'Israello, fra le nazioni disperso, di
Psal. I 46.
2, fargli la medesima grazia per la sua picciola famiglia, e ne fu
esaudito. Imperocchè i sei Discepoli ch'erano ancora in Mis
sione, ritornarono subito ad Assisi da varie parti , come se
tutti fossero stati di concerto, senza essere avvisati. L'allegrez
za, ch'egli ebbe al lor ritorno, se gli aumentò per la sincera
ed umiie narrativa, che gli fecero di quanto era accaduto nel
loro viaggio per la gloria di Dio, e pel bene del prossimo.
Raccontarono principalmente con loro piacere gli oltraggi e le
percosse, che avevano ricevute, dando a divedere un sommo
iubilo per essere stati fatti degni di sofferirli per amore di
Gesù Cristo. Gli ultimi Discepoli nuovamente accettati invi
diavano santamente la sorte de primi: solo si consolavano con
la speranza, che venuto sarebbe un tempo, in cui anch'egli
no sarebbero andati a similmente combattere, e mostrato avreb
bero il medesimo coraggio. I primi abbracciavano gli ultimi,
e li dichiaravano felici per avere scelto uno stato sì santo: e
tutti vicendevolmente si esortavano a perseverare in esso.
Il loro comune Padre gli allevava nell'esercizio d'una ri
gorosa penitenza, ma il faceva con grande bontà e piacevo
L I B R o P R 1 M o, 39
lezza. Non gli obbligò a gran numero d'orazioni, perchè fis Anno
sar non voleva la divozione loro, ma desiderava, che ciascu i 2o9.
no da se stesso s'avanzasse negli esercizi più santi della pietà
cristiana. Loro prescrisse soltanto allora di dire ogni giorno,
per ciascuna parte dell'Officio divino tre volte l'Orazione Do-,
menicale, e d'ascoltare la santa Messa, nella quale voleva, che
s'applicassero a meditarne il Misterio. Di fatto questa è la mi
glior maniera d'assistervi : questa è quella, che deesi insinuar
a Fedeli. Non sono però da biasimarsi coloro, che nel tem
po della Messa fanno orazioni vocali, purchè le facciano con
attenzione e pietà verso il " Mistero; poichè tutto è
buono, d'altronde non tutti sono capaci di meditare.
Il Servo di Dio considerando, che s'aumentava il nume Anno
ro de' suoi Frati, pensò seriamente a prescrivere loro una Re I 2 I O.
gola, ed avendoli adunati tutti, undici di numero, disse lo Compone
ro. Giacchè veggo, Fratelli miei cari, che il Signore per sua una Rego
gola, e va
bontà vuol dilatare la nostra Compagnia; conviene che noi a chieder
ci prescriviamo una forma di vivere , ed andiamo a darne ne l'appro
contezza al Sommo Pontefice Romano: perocchè son persua Va Z1One
(1) In una Cronica di Fiandra si legge, che alcnni suoi Discepoli de'
ti intelligenti l'ajutarono a comporla. Ma gli Scrittori più antichi della
ita di Lui ci assicurano, che illuminato dallo Spirito Santo Ei solo fu
quello, che la compose. Una prova decisiva di questo è la sua seconda
Regola, come anche la testimonianza, che ne fa Egli stesso nel suo proprio
Testamento.
(2) Egli stesso narra le circostanze della sua conversione in un Opera,
che da lui fu composta, delle azioni del P. S. Francesco nella Valle di Rieti.
L 1 B B o P R 1 M o. lº I
Nel medesimo istante l'Officiale lascia ogni cosa, sicgue Fran- Arro
cesco, si veste del povero di Lui abito, e diviene il duode- 12 i c.
cimo tra i Discepoli, i quali col loro numero rappresentava
no quello degli Appostoli, rinnovando altresì l'evangelica lo
ro vita. Da questa conversione miracolosa egli è chiaro, che
Dio muove talvolta i peccatori con una grazia ben forte ed
efficace, siccome avvenne allorchè disse il Salvatore a Matteo.
Sieguimi; e Matteo subito lo seguì. Ma dobbiamo quindi ri- Mat. 9. 9
flettere, che giusta il corso ordinario invita a penitenza per
via di grazie, le quali non fanno impressioni sì vive, ma van
no crescendo di grado in grado ; laonde a ciascuna di esse
bisogna corrispondere con fedeltà.
Il santo Institutore continuò il suo viaggio riponendo in Concsce
Dio tutta la sua fiducia; ma gli altri si perdettero d'animo "º-
a motivo della loro propria semplicità. Temevano, che que- "in
sta non fosse per esser un ostacolo al lor disegno: ma il Si- Roma gli
gnore li consolò per mezzo d'una visione, ch'ebbe Francesco. dee succe
Gli pareva di camminare per una strada, ov'era un albero di ºrº
prodigiosa grandezza. Essendosegli avvicinato, vi si mise sot
to, e l'ammirava; quand'ecco in un tratto si sentì per Divi
na virtù elevato in aria, di modo che trovossi alla cima dell'
albero, e ne faceva agevolmente piegar sino a terra i rami più
eminenti. Lo Spirito del Signore gli dichiarò, che questa vi
sione era un presagio dell'accesso favorevole, che avrebbe
avuto alla suprema " dell'Appostolico Trono : perciò ne
concepì un gran giubilo, e col racconto, che a suoi Frati ne
fece, li riempì di coraggio.
Giunti a Roma vi trovarono il Vescovo d'Assisi, che
gli accolse con singolar dimostrazione di affetto. La lor pre
senza alla bella prima gli cagionò dell'inquietudine pel timore
che aveva, ch'eglino non volessero abbandonare la Città d'As
sisi, e che il suo popolo non restasse privo degli esempi di
questi santi uomini. Ma avendo inteso il motivo del lor vi
aggio, promise loro d'impegnarsi ben volentieri per essi, e
diede loro speranza di riuscirne per mezzo del Cardinal Gio
vanni di San Paolo, Vescovo di Sabina suo intimo amico.
Questo Prelato era di Casa Colonna, amico de poveri e
di tutte le persone dabbene, riguardevole per le molte subli
mi qualità, onde era fregiato, e di grande autorità nella Cor
te Romana. Dal ragguaglio, che il Vescovo d'Assisi gli ave
va già dato di Francesco e de' suoi Compagni, della lor san
tità, e della singolarità del loro Instituto, se gli era acceso
Tom. I. 5
tº2 V IT A DI S. FR A N CE sc o.
Anno nel cuore un gran desiderio di vederli. Subito ch'ebbe inte
I 2 l o. SO il loro arrivo, li fece venire al suo palazzo, li ricevette
con molto onore, e restò sì rapito dal lor discorso, che do
po d'averli assicurati di sua perfetta benevolenza, pregolli di
considerarlo d'allora in poi come uno di essi. Si dichiarò
eziandio lor Protettore, e co' suoi buoni offici in poco tempo
loro conciliò l'amicizia dei principali del Sacro Collegio, par
ticolarmente del Cardinale Ugolino, nipote del Papa, il qua
le dappoi similmente fu Papa col nome di Gregorio IX.
Alla pri- Francesco, che desiderava d'essere prestamente sbrigato
ma è ri- dal suo negozio, andò al Palazzo del Laterano, e fecesi pre
mandatº sentare dinanzi al Papa da un Officiale suo conoscente. Il Pa
". pa (1), che allora passeggiava in un sito, chiamato Lo Spec
ricevuto chio (2), avendo la mente molto occupata negli affari della
favorevol- Chiesa, che in quel tempo erano scabrosi, non solamente non
ºnº l'ascoltò, ma ancora lo rimandò con modo austero, come se
fosse stato una persona straniera di niuna figura. Il Servo di
Dio umilmente si ritirò , e narrasi, che allora rendè la vista
a un cieco, cui erano stati cavati gli occhi. Il Santo Padre (3)
vide mentre dormiva, crescere a suoi piedi a poco a poco una
palma, che poi divenne una bellissima pianta. Maraviglian
dosi di ciò che vedeva, e non comprendendone il significato,
intese per via d' un celeste Divino lume, che la palma rap
presentava quel povero, che rimandato aveva il giorno innan
zi. Alla mattina subito diede ordine di ricercar quel povero,
che ritrovato nell'Ospedale di Sant'Antonio, venne a piedi del
Papa ad esporre con umilissime, ed efficacissime instanze la
forma della vita, che Egli teneva, per conseguirne da lui l'
Difficoltà approvazione.
insorte cir- Innocenzo III. Sommo Pontefice, uomo di singolare pru
ca l'appro-denza, conobbe il candore, il coraggio, e lo zelo ammirabi
vazione le del Servo di Dio; per lo che se gli affezionò, come a un
i" º petizione.
ftegola.
vero poveroDifferì
di Gesù Cristo, perchè
nondimeno, inclinando
una atalfavorirlo
forma disecondo la
vita par
ve ad alcuni Cardinali nuovissima, e superiore alle forze uma
ne . L'infelicità de tempi e il raffredamento della carità face
vano loro credere, che fosse difficilissimo, e quasi impossibi
le, che un Ordine sussistesse senza possedere veruna sorta di beni.
-
(1) Così chiamati dal nome di Pietro Valdo, Mercante di Lione, nativo
del Villaggio di Vaud nel Delfinato sul Rodano Capo della lor Setta.
(2) L'Abate d'Usperg dice nel medesimo luogo, che i Frati Mino
ri alla prima pigliarono il nome di Poveri Minori, e che di poi lo lascia
rono per timore, che il titolo della povertà da lor praticata non sembra si
se fastoso, e non desse loro occasione di vanagloria. Ma niun Autore dell'
Ordine ha parlato di tal nome: e nel sesto Capitolo della Regola appro
vata da Innocenzo III. veniva ordinato, che quelli, i quali ne avrebbero
fatta la professione, si sarebbero chiamati Frati Minori. L' altro nome
sarà stato forse loro imposto da alcune persone private; e quindi è, che
º Abate potè darsi a credere, ch'eglino avessero preso tal nome.
L I B R o P R 1 M o 47
tro di tutti i Fedeli. Imperocchè da essa ebbe la sua origine, Anno
da essa immediatamente dipende, e mille benefizi ha rieevuti 121o.
da essa; e il suo Santo Patriarca ha promesso solennemente
di ubbidire al Papa Innocenzo III. ed a successori di Lui.
Francesco vedendosi protetto da Dio, e favorito dall'au- si parte
torità Pontificia, ne concepì una fiducia ben grande Visitò il coi suoi
Sepolcro de Santi Appostoli, sotto la protezione de quali mi- " dalla
se il suo ordine tutto appostolico. Prese congedo dal Cardi- " "
nal Giovanni di San Paolo, e dal Cardinal Ugolino, ch'egli andar ".
rendè consapevoli de' suoi progetti, dimostrando loro la sua la Valle
ben giusta riconoscenza: di poi se ne partì dalla Città di Ro- º Spºleto,
ma co' suoi dodici Compagni per andar verso la Valle di Spo
leto a praticare, e a predicar l'Evangelio. E'
Nel viaggio trattava con essoloro de'mezzi opportuni per i "
osservare fedelmente la Regola, e del modo che tener doveva- racolosa.
no per avanzarsi nella perfezione, di maniera che servissero mente da
d'esempio agli altri.
che passò l'ora Un giorno
di mangiare, la conferenza
senza fu così Senten-
che si fermassero. lunga, º º
i" biso
dosi affaticati si misero in disparte per riposare alquanto: ma º ”
la fame gli stimolava, e non avevano alcun mezzo per refi -
ziarsi. Allora comparve un uomo con un pane in mano, lo
diede loro, e subito disparve, senza potersi osservare nè don
de egli fosse venuto ; nè per qual parte fosse tornato. Così,
dice San Bonaventura, la divina Provvidenza assistette a po
veri di Gesù Cristo, allorchè mancava loro ogni umano soc.
corso. Ben conobbero, che la compagnia del sant' Uomo at
traeva loro dal Cielo questo favore: e il cibo miracoloso, on
de furono ristorati, non minore forza somministrò alle loro
anime, che ai loro corpi : per la qual cosa fecero una ferma
risoluzione di non abbandonare giammai la povertà, che pro
messo avevano di osservare, per qualunque necessità o disgra
zia potesse loro accadere.
Continuando il lor viaggio dalla parte d'Orte trovarono Si ferma
nellaaver
po pianura
fatto vicinº allaconvennero
orazione Città una diChiesa derelitta,
fermarsi, finchèovepotes-
do- i.
" "
e
S NXS
“S/ A.
D E IL P A IO R E
SAN FRANCESCO.
a -- S-ae a
L I B R O S E C O N D O
Anno
I 2 1 O. Eci è dunque certo, che nella Chiesiuola di Santa Maria
degli Angeli, o sia della (1) Porziuncola, Francesco gettò i fon
damenti dell'Ordine de' Frati Minori, il quale per tutto il mon
do si stese con una maravigliosa rapidità. Questo santo Luo
go fu come la culla dell'Instituto, e il Seminario del Conven
ti; la sorgente, che formò un gran fiume, diviso poscia in
molti canali; la Cittadella, " sono usciti valorosi guer
rieri per combattere contra i nemici della Chiesa Cattolica; la
scuola, che ha prodotto un grandissimo numero di Santi, ed
una moltitudine d'uomini letterati, non meno per la loro pie
º tà commendevoli, che per la loro dottrina.
mi" Per la nuova abitazione, la qual era meno angusta che
vizj. e- la Capanna di Rivo-torto, il Santo Patriarca si trovò in ista
to di accettare i supplicanti, che si erano presentati, tra i qua
li distinguonsi Leone, Rufino, Maseo da Marignano, e Giu
(1) Alcuni sono stati di parere, che il Santo le avesse dato il nome
di Porziuncola in riguardo a quella picciola porzione di luogo, che aveva
desiderata, ed ottenuta per istabilirvi il suo picciol gregge, come altresì
vien espresso nella prima lezione del secondo Notturno alla Festa della
Porziuncola. Nondimeno S. Bonaventura dice espressamente, che allora
quando il P. S. Francesco si mise a riparar questa Cappella, era chia
mata col nome di Porziuncola. E' vera l'una, e l'altra opinione. Aveva
tal nome a cagione di alcune porzioni di terra de' PP. Benedettini, come
si è di già osservato secondo l' antica Leggenda: e il P. San Francesco
gliel'appropriò nuovamente non solo in riguardo al picciol numero de'Fra
ti, allorch'Egli l'ottenne, ma ancora alla qualità di Minori, che loro
appropriava, acciocchè fossero sempre mai il picciolo ed umil gregge se
condo il Vangelo,
L I B R o S E C o N D o
nipero. Leone fu quegli, che Francesco si elesse per suo con Anno
fessore e Segretario, da Lui ordinariamente chiamato, Pero 12 Io,
rella di Dio, cagione della sua ammirabile sincerità . Raſſino
era quegli, di cui esso diceva: Ho inteso per rivelazione, ch'
egli è un'Anima delle più fedeli e delle più pure, che vi sia
no al mondo: io per me non avrei difficoltà di qualificarlo
per Santo in un corpo mortale, poich'egli è già canonizza
to nel Cielo. Maseo era da Lui mandato sovente a far discor
si spirituali alle persone pie in suo luogo, per non interrom
pere la sua contemplazione, perocchè questo Religioso sape
va unire alla sublimità delle sue virtù un garbo ed una pia
cevolezza particolare, ed era dotato d'un raro talento di par
lare delle divine cose. Giunipero da Lui era così stimato per
la sua evangelica semplicità, pel dispregio di se stesso, e per
un estremo desiderio, che aveva, di farsi disprezzare dal mon
do, che alludendo al nome di Giunipero, che in latino signi
fica Ginepro, graziosamente sclamava alla presenza degli al
tri : Piacesse a Dio, che noi avessimo una selva di tali Gi
nepri.
L'amoroso Padre portava nel cuore tutti i suoi Figliuo Gl'instru?.
li, allevandoli con una tenerezza di Madre . Egli era il pri sce, e gli
mo a chiedere la limosina di porta in porta, per sovvenirli alleva.
ne' loro bisogni; alle volte ancora v'andava solo, per rispar
miar loro il rossore della mendicazione, temendo, che non aves
sero ancora su questo punto qualche reliquia del sentimenti se
colareschi. Ma poichè la debolezza del suo corpo non gli per
metteva di provedere al tutto; d'altronde i suoi Religiosi non
potevano sussistere, se non per via di limosina, determinò d'
insegnar loro a chiederla per amer di Dio; onde fece loro que
sto discorso, che fu da essi raccolto.
Fratelli carissimi, e figliuoli miei dilettissimi, non abbiate
rossore a dimandar la limosina; poichè Nostro Signore si è
fatto povero in questo mondo per amor nostro, e noi a suo
esempio abbiamo scelto lo stato della povertà più perfetta. E
a dir il vero, se noi abbiam fatto questa elezione per amor
di Gesù Cristo, non dobbiam arrossire di mendicar come po
veri. Non conviene ad Eredi del Regno de'Cieli vergognar
si d'una cosa, che è il pegno della loro eredità. Sì, noi sia
mo gli Eredi del Ciclo; questo è un bene acquistatoci da no
stro Signoro, sopra cui Egli ha dato a noi il diritto, sic
cone a tutti coloro, i quali vogliono vivere nello stato del
la santissima povertà. In verità v'assicuro, ch entreranno
in quest'ordine moltissimi de' più nobili del secolo, i quali si
56 V 1 T A D I S. FRA N e E s c o :
Anno recheranno a grand'onore l'andar a chiedere la limosina, e
I 2 I C, stimeranno un tal impegno come una grazia particolare. Voi
dunque, che siete i primi di tutto l'Ordine, fatelo di buona
voglia; non vi rincresca praticare ciò, che a que santi Per
sonaggi dovete trasmettere. Andate dunque con la benedizio
ne di Dio a cercar la limosina, pieni di giubilo e di fidu
cia più di quello, il quale andasse ad offerire cento per uno.
Imperocchè voi in domandandola offerite all' amor di Dio,
mentre dite: fateci la limosina per amor di Dio, e in para
gone di questo amor di vino il Cielo e la terra sono un niente.
Per raddolcire la pena d'alcuni, propose loro questi altri
due motivi: Il pane, che la santa povertà fa raccogliere di
porta in porta , è il pane degli Angeli, perchè gli Angeli
buoni son quelli, i quali inspirano ai Fedeli di darlo per
Psal, 77. amor di Dio. In tal guisa s'adempie ne veri poveri quel det
2
to del Profeta. L'uomo ha magiato il pane (1) degli Angeli.
Iddio in questi ultimi tempi ha dato al mondo i Frati Mi
nori, affinchè gli Eletti potessero praticare quella virtù, per
la quale saranno dal Sovrano Giudice glorificati , allorchè
Matt, 25. dirà loro quelle sì soavi parole : Ciò che voi avete fatto a
40.
uno de' miei fratelli minori , l' avete fatto a me stesso. Egli
è cosa gradevole domandar la limosina soito questo titolo di
Frate Minore; poichè sembra , che il nostro Divino Maestro
il dinoti espressamente con questo termine: il minore (2) de'
miei fratelli.
I Discepoli efficacemente persuasi dal lor Maestro, se ne
andavano da se stessi a mendicare ne' luoghi circonvicini per
vincere la loro naturale ripugnanza : ritornati che erano , si
presentavano al Padre con volto così giolivo, che ne restava
stupito; e con una santa emulazione si facevano gloria delle
cose, che avevano trovate per amor di Dio. Ritornandosene
un giorno uno di essi così allegro, che pubblicava ad alta
voce le lodi del supremo Benefattor degli uomini, Francesco
igliò la bisaccia, ch'era piena di tozzi di pane, baciò le
spalle di quello, che l'avea portata, la mise sopra le sue, e
disse pubblicamente: Ecco in qual maniera voglio che i miei
Frati vadano e vengano dalla mendicazione, sempre giulivi e
(2) Allude col nome di Frate Minore a quelle parole di Gesù Cristo:
Quandia non fecistis umi de minoribus his, nec vili fecistis. Math.25, 45.
L I B R o S E C o N D o. 5?
allegri, dando gloria a Dio per tutti i beni, che ci comparte. Anno
Il Santo Institutore applicavasi indefessamente giorno e I 2 I O.
notte ad insinuar loro l'amore e la pratica delle virtù più su
blimi: avvertiva ed esortava ciascuno in particolare, e tutti
in comune con salutevolissimi discorsi, e più ancora con la
forza de' suoi esempi; ben sapendo, ch'erano chiamati da Dio
per allevare coloro, i quali avrebbero abbracciata la sua Re
gola in varie parti del mondo; e che dall'instruzione degli
uni dipendeva l'instruzione degli altri. Quello poi che loro
insegnava circa la povertà, la mortificazione, l'ubbidienza, l'
umiltà, l'orazione, e generalmente circa tutti i mezzi d'ac
quistare la perfezione religiosa, sarà esposto sul fine della sua
vita.
Sotto la disciplina d'un tal Maestro, cogli ajuti possenti
che ricevettero dal Cielo, fecero in brevissimo tempo progres
si tanto considerabili, che gli ultimi non parevano meno abi
li che i primi ad esercitare l'evangelico ministero. Tutti in
sieme animati d'un medesimo spirito, occupati in digiuni, in
vigilie, in orazioni, penetrati dal timor di Dio, accesi d'amor
verso Lui, ripieni di santi desideri, rappresentavano pur be
ne la Chiesa nascente, rinchiusa nel Cenacolo. Instruito per
fettamente Francesco delle interne loro disposizioni, e dei di
segni della Divina Providenza, giudicò di non dover differi
re d'inviarli alla santa Missione, giusta il pensiere di S. Gio S. Chry
sost. I to
vanni Grisostomo, il quale dice, che gli Appostoli incaricati
mil 87. iu
della conversione del mondo, necessariamente dovevano sepa Joa m. cir
rarsi, e che sarebbe stato un gran danno all'universo, se si oa med.
fossero insieme trattenuti più lungamente.
Ma giacchè non gli aveva ancor intesi a predicare, Egli
stesso volle prudentemente far prova del loro talenti. Avendoli
perciò adunati, comanda a Bernardo Quintavalle di parlare
sopra i Misteri della Religione. Ubbidisce questi, e dice bel
lissime cose. Pietro Cataneo riceve ordine di esporre le divi
ne grandezze; e l'eseguisce con tanta facilità, e con tanta
erudizione, come se fosse stato un Predicator consumato. Vie
ne chiamato un altro per esortare alla fuga del peccato, ed
alla pratica della virtù; ed egli esorta con grand'energia.
Tutti finalmente ragionarono sopra il suggetto, che fu loro
prescritto; e ragionarono d'una maniera, che dava chiara
mente a divedere essere stata loro infusa la sapienza del Cielo. Li manda
Dappoicchè fu fatta tal prova in ordine alla predicazio in varie
ne , ""a dirsi un capo d'opera, Gesù Cristo, il quale Provincie
Oil), l.
d'Italia.
-
58 V 1 T A D I S. FRA N c E s c o
Anno avea lor suggerito i pensieri e le parole, comparve in mezzo
I 2 I Q. di essi in forma d'un bellissimo Giovine, e diede con una ma
ravigliosa benignità a ciascuno in particolare la sua benedi -
za, che avevamo della propria loro semplicità, non toglieva Anno
da essi la fiducia nell'ajuto di Dio, che gli animava. I 2 I I,
Il giorno seguente Francesco divise tra loro l'Italia, sce
gliendo per se con Silvestro primo Sacerdote dell'Ordine la
'Ioscana, affine d'essere men discosto da Santa Maria degli
Angeli, ove lasciò alcuni per dirigere i Novizi, ch'lºgli vi
avrebbe mandati
Per due ragioni risolvè di cominciar dall'Italia. Primie
ramente, perchè sembravagli cosa giusta, che la Divina paro
la fosse da principio annunziata nel paese, donde erano i Pre
dicatori, come la praticarono gli Appostolico Giudei. Secon
dariamente, acciocchè da quanto eglino avrebbero fatto tra
gl'Italiani, giudicar potesse quanto sarebbero stati capaci di
fare in altri paesi: nel che si comprende la buona e saggia di
Lui mente. Dubitar non poteva, che la vocazione de suoi fi
gli non venisse da Dio; con tutto ciò non lasciava d'impie
garvi tutti i mezzi, che vengono suggeriti dalla prudenza :
imperocchè sapeva ben Egli, che il Signore operando per vie
soprannaturali e segrete, come gli piace, vuole che gli uo
mini secondo il corso ordinario facciano dal canto loro tutto
ciò, che da essi dipende. Questo è un principio sicuro, il
quale non dee meno servire di regola negli affari della salu
te, che negl'interessi della presente vita.
-
- - - - - - - - Si parte
L'Uomo di Dio essendosi messo in viaggio per andar in per "
Toscana, passò per Perugia, ove predicò nella Piazza mag- in I csca
giore, come suol farsi in Italia. Alcuni giovani Cavalieri de º º Pº
principali della Città vennero ad esercitarsi nella giostra, e "i.
cagionarono tanto strepito, che il Predicatore non poteasi più rugia, ove
intendere. Ma poichè continuavano malgrado i lamenti e le fa una
preghiere del popolo, perchè cessassero; il Santo rivoltosi dal- lº
la parte, ov'eglino si trovavano, con gran fervore di spirito “ e
così disse loro:
Ascoltate, e notate bene ciò, che il Signore vi fa sa
pere per mezzo di me suo servo; e non mi state a dire, che
colui, che vi parla, è un uomo d'Assisi. ( Precauzione da
Lui usata, perchè Assisi e Perugia Città vicine erano fra
loro molto contrarie). Ciò che vi dico, nol dico già secon
do l'uomo. Iddio vi ha innalzati sopra tutti i vostri vici
mi: quindi per gratitudine e per amor suo dovreste umiliar
vi non solamente a suoi occhi, ma ancora alla presenza del
mondo tutto. Per lo contrario le vostre forze e la gloria
vostra vi hanno gonfiato il cuore di tal maniera, che ave
te saccheggiato e desolato tutti questi contorni, ed avete uc
6o V IT A D I S. FR A N C E sco
Anno ciso molta gente. Perciò io vi dichiaro, che se voi più tar
I2I l . date a convertirvi e a riparare il danno, di cui la cagio
ne voi siete, il Signore, che non lascia veruna colpa impu
mita, si vendicherà de vostri peccati. E per confondervi
d' avvantaggio permetterà , che vi solleviate gli uni contra
gli altri, che eccitiate una sedizione, e che da voi stessi vi
focciate più male, che non vi potrebbero fare i vostri vicini.
La sua Dimorò qualche tempo in Perugia, ove presto si vide l'
predizione effetto delle sue minaccie. Imperccchè la Nobiltà s'irritò con
s'adempie. tra il popolo; il Clero si unì con la Nobiltà, e vennero alle
mani. Il popolo, ch'era superiore di forze, scacciò gli altri
dalla Città. Questi per vendicarsi devastarono nella campagna
tutto quello, che apparteneva a Cittadini; i quali per rappre
saglia saccheggiarono le Case de' Gentiluomini, e fecero un
macello dei loro domestici, e degl'istessi loro figliuoli. In
somma il male fu sì grande, che secondo la predizione del
Santo i loro vicini armati non avrebbero potuto fare di peggio.
Molti gio Instruiti a loro spese i Perugini della santità di France
vani en
trano nell'
sco, volevano trattenerlo nella loro Città; onde lo pregarono
Ordine . di scegliersi qualche sito per abitarvi. Molti giovani di puris
simi costumi ne abbracciarono l'Instituto; uno fra gli altri,
la cui vocazione fu singolare. Passeggiando questi un giorno
fuori della Città tutto occupato nel desiderio, che aveva di
consecrarsi a Dio, gli apparve Gesù Cristo, e dissegli : Uomo
di desideri, se vuoi goder ciò che brami, ed operare la tua
salute, piglia un abito Religioso, e sieguimi. Domandò egli
subito in qual Ordine entrar dovesse . ll Signore risposegli:
Entra nel nuovo Ordine di Francesco d'Assisi . Gli fece an
cor questa domanda: Signore, quando sarò in quell'Ordine,
che tenore di vita dovrò io osservare per maggiormente pia
cervi? Ed ecco la risposta che n' ebbe. Osserverai la vita co
mune: non farai lega particolare con alcuno dei tuoi fratel
li: non guarderai gli altrui difetti, e non formerai verun
giudicio in loro disavvantaggio. Mezzo eccellente egli è que
sto per vivere santamente, e con pace in una Comunità. Il
giovine si presentò a Francesco, il quale conobbe, che Gesù
Cristo glielo mandava; onde subito l'accettò, e gli diede il
nome di Frate Umile a cagione d'un buon fondo di umiltà,
che scoprì nel cuore di esso. -
Ció che
I Religiosi, ch Egli avea mandati nelle altre Provincie fanno
suoi Frati
dell'Italia, siccome erano a parte dell'apostolico di Lui Spi ºn altre
rito, così travagliavano dal canto loro con gran zelo, e con parti .
esito assai felice. Fondarono molte Case, ed allevarono dei Di
scepoli, i quali furono inviati da essi al Santo Institutore, per
chè desse loro l'abito del suo Ordine.
Narrasi particolarmente ciò, che avvenne in Bologna a
Bernardo Quintavalle. Appena egli comparve in Città, che su
bito fu riputato un nomo da niente, a cagione dell'abito stra
ordinario e poverissimo. S'inoltrò nella piazza grande, cercan
do occasione di annunziare le verità dell'eterna salute , e vi
venne più volte senza poter riuscirne. Se gli facevano d'in
torno i fanciulli e il popolaccio: gli uni lo tiravano pel cap
puccio, gli altri gli gettavano dietro de sassi e del fango:
ogni giorno ne riceveva nuovi oltraggi; ma li soffriva con ma
ravigliosa pazienza. º - -
Un Giurisconsulto avendolo osservato ben bene, ed aven
dovi fatto della riflessione, fu quasi di parere, che quanto scor
gevasi in esso, fosse piuttosto effetto di virtù, che d'insen
sibilità. Un giorno se gli avvicina, e gli domanda chi egli sia,
e cosa sia venuto a fare in quella Città: Voi saprete chi son
io, risponde Bernardo, se leggerete ciò, che vi presento. Era
la regola di Francesco, di cui aveva una copia, e gliela die
de in mano. Il Giurisconsulto avendola letta con istupore, dis
se a coloro, ch'erano in sua compagnia : Vi protesto di non
aver mai veduto cosa sì perfetta e si sublime , come questo
tenor di vita. Coloro, che maltrattano quest'uomo, sono rei
di un gran delitto. Si dovrebbe per lo contrario ricolmarlo
di onori, come grande amico di Dio. Rivolto di poi a Ber
nardo: Se volete, gli disse, venir meco, vi darò un luogo,
ove potrete servir il Signore . Questi avendo accettata l'of
ferta, fu condotto alla casa del Benefattore, il quale lo rice
vè con molta carità, e gli diede una casa fornita di tutte le
Tom. I. 9
66 V1 T A o1 S. F RA N c E s co.
Anno cose necessarie, con promessa di proteggerlo sempre co' suoi
a 212. compagni. Bernardo d'allora in poi fu così venerato nella Cit
tà di Bologna, che riputavasi felice chiunque poteva vederlo,
avvicinarsegli, e toccarlo. Egli qual uomo veramente umile non
potendo soffrire gli onori che se gli facevano, andò a trovar
Francesco, e dissegli: Padre, in Bologna il tutto è ben dispo
sto. Ma mandatevi altri Religiosi fuori che me ad abitare;
perocchè non ardisco più sperare di far quivi alcun frutto:
ed è ancor da temere, che io non mi perda, a motivo dei
grandi onori, che in quella Città mi si fanno . Questa saggia
diffidenza non meno piacque al Santo Patriarca, che l'affet
to del Bolognesi, al qual corrispose , inviando loro molti de'
suoi Discepoli, che poscia per tutta la Romagna si dilatarono.
Il Santo Institutore qualche tempo prima della Quaresi
ma ritornò a Santa Maria degli Angeli, ove la sua primiera
sollecitudine fu esaminare, se mai nell' esercizio dell'evange
lico ministero attaccata si fosse all'anima sua qualche polvere
mondana per via del commercio co secolari; e ciò, che l'estre
ma delicatezza della sua coscienza gliene fece comparire sotto gli
occhi, purgò con una rigorosissima penitenza. Di poi appli
Predica la cossi con tutto lo studio all'educazione de Novizj, che da va
Quaresima rie parti radunati aveva ; e predicò la Quaresima in Assisi.
in Assisi, - I suoi discorsi accompagnati da suoi esempi, dalle sue ora
e vi fa
gran frut zioni, da suoi spirituali trattenimenti, ed avvivati da un ar
tO - dente zelo, ebbero tanta forza ed efficacia , che della Città e
del contado d'Assisi si convertì un grandissimo numero di per
sone, e nel cuor di tutti si riaccese il fuoco dell'amor Divi
no. Allora, dice San Bonaventura, usando le espressioni del
Isaia 27. lo Spirito Santo, la vite del Signore cominciò a stendere i
8. & 35. 2. suoi tralci, germogliò fiori d'un odor soavissimo, e produs
Bccli. 24.
33.
se copiosi frutti di gloria. Vi furono molte figlie, che fece
ro voto di verginità; tra le quali, dice il medesimo Santo Dot
tore, la Vergine Chiara comparve come la più bella pianta del
giardino dello Sposo Celeste, e come una stella più risplen
dente di tutte le altre.
Questa illustre Donzella era d' una nobil e ricca Famiglia (1)
d'Assisi. Il Cavalier Favorino, o Favarone suo Padre discendeva
dalle insigni e antiche Case Scifi, e Fuimi. Sua Madre di ugual
nascita, e molto pia chiamavasi Ortolana. Ella sapeva unir in
sieme la cura della sua famiglia con la pratica delle buone
(1) Dicesi, che circa l'anno 1487. in Assisi v'erano ancora dei Pº
renti di S. Chiara. Vading. ad ann. I212, n. 5.
L 1 B R o S E c o N e o. (67
bpere, e profittare sì bene del tempo, ch'ebbe campo d an Anno
dare alla visita di molti santi luoghi col consentimento del pro V 2 l 24
prio Marito; e fece ancora il pellegrinaggio di Terra Santa.
Se questaa paesi
guardo pratica ora nonciòè più
lontani, in uso,
avviene, massimamente
perchè in ri
le circostanze die'
tempi sono assai differenti, e v'ha una gran diversità ne co
stumi. Ma la pietà Cristiana non permette di condannar as
solutamente e indipendentemente dagli abusi i viaggi di divo
zione; poichè sono autorizzati dall'esempio de Santi, sono ap
provati da Padri della Chiesa, e vi fu un tempo, in cui a cer
ti peccatori solevano imporsi per Penitenza (1).
Ortolana ebbe tre figliuole; Chiara, Agnese, e Beatrice:
Essendo vicina a partorir la prima figliuola , e chiedendo al
Signore in una Chiesa dinanzi al Crocifisso la grazia d'un par
to felice, intese una voce, che le disse così : Donna, non te
mere; perchè metterai al mondo senza pericolo una luce, che
lo rischiarerà di molto. Per questo motivo ella pose il nome
di Chiara alla Bambina, che nacque, con la speranza di ve
der effettuarsi ciò, che tal nome significava.
Di fatto in Chiara si vide da più teneri suoi anni com
parir la virtù, come un'aurora, che annunzia un giorno bel
lo e chiaro. Riceveva con una tale docilità le istruzioni della
Madre, che tutto il suo tenor di vivere era il frutto delle me
desime. L'esercizio dell'orazione le divenne famigliare: recita
va ogni giorno l'Orazione Domenicale in certo numero deter
minato di volte, ch'ella soleva notare con alcuni sassolini (2), Histor.
Latisiac. c.
affinchè la sua fedeltà fosse esatta, in ciò simile a San Pao -,
23.
lo Solitario del Deserto di Scethè, il quale notava parimente
il tributo delle sue orazioni, che offeriva a Dio trecento vol
te per ciascun giorno. Poichè ella era naturalmente d'un cuor
tenero e compassionevole verso i poveri, li sovveniva perciò
volontieri; anzi l'opulenza della sua Casa le dava campo di
far loro copiose limosine. Ma per rendere più accettevole a
Dio il sacrifizio della sua carità, per mezzo di persone con
fidenti mandava loro le vivande più delicate, che le erano por
tate in tavola. L' amor di Dio, che l' uso di queste sì belle
(1) Veggasi il P. Morino. Comment. hist. de Panit.
(2) Non v'è alcuno, che possa disapprovar l'ordine, e il numero nel
le orazioni pubbliche, e private, fuorchè gli Eretici, o certi Cattolici ma -
ligni. La Chiesa ha regolato l'Officio Divino con numero e misura, e in
esso fa replicar più volte le medesime parole in onore di Dio, e de Santi.
Veggasi su questo particolare l'erudito P. Mabillon, dove parla della Corona,
e del Rosario della B. Vergine: Act, SS. Ord. S. Ben. Sec., V, Prefa: u.
I 52. et seq. Et Bellarm. de cult ti Sanct, lib, 3. cap. 8.
68 V IT A DI S. FRA N c Esco.
Anno operazioni le accese nel cuore, inspirolle un sant'odio contra
I2 I2 il suo corpo, e le scoprì le vanità delle cose del mondo. Sot
to gli abiti preziosi, che a motivo della sua condizione le con
veniva portare, si vestì d'un cilizio; e con destrezza si scher
mì da un matrimonio vantaggioso, che le proposero i suoi pa
renti, raccomandando al Signore la sua verginità , che pura
e intatta bramava di conservare. Benchè allora fosse rinchiu
sa nel seno della sua famiglia, ed applicata unicamente a san
tificarsi in segreto agli occhi di Dio, non lasciava però la sua
virtù di tramandar certi raggi, che senza sua saputa le con
ciliavano la stima, e le lodi di tutta la Cittá.
Era ben noto alla Vergine Chiara il grande splendore, che
spargeva nel mondo la santità di Francesco. Sapendo ella per
tanto, che questo ammirabil Uomo rinnovava sulla Terra una
perfezione, la quale non era quasi più conosciuta, desiderò
di vederlo, e d'abboccarsi con Essolui. Francesco anch'Egli
dal canto suo pel buon concetto, che avevasi di questa Don
zella, desiderava parlarle, per togliere al mondo una preda
sì bella, e farne un dono a Gesù Cristo. Si rendettero dun
que molte visite: Chiara se n'andava a Santa Maria degli An
eli con una Dama dabbene sua parente, la quale chiamava si
Buona Guelfuccj: Francesco veniva a trovarla nella propria Ca
sa, ma sempre con le precauzioni necessarie per tenere cela
to il loro segreto. Ella si mise del tutto sotto la direzione di
Lui; ed Egli subito la persuase di consecrarsi a Dio. Una vi
sione interiore, ch'ebbe della eterna felicità , le ingerì tanto
disprezzo delle vanità del mondo, e la riempi talmente d'amor
divino, che aveva gran pena nell'usar le acconciature, le qua
li non l'era permesso ancor di lasciare: e allora fu, che pro
mise di vivere in istato di perpetua verginità .
Il Santo Direttore non volle, che un'anima così pura se
me stesse più lungo tempo esposta all'aria contagiosa del se
colo. Essendo ella venuta a trovarlo alcuni giorni prima del
la Domenica delle Palme, per accelerare l'esecuzione del suo
disegno, le ordinò d'andare col suoi ornamenti ad assistere alla
Cerimonia delle Palme; di sortir d'Assisi la notte seguente,
come Nostro Signore sortì di Gerusalemme per patir sul Cal
Hebr. I3. vario; e di venire alla Chiesa di Santa Maria degli Angeli,
12. & 13. ove cangiati avrebbe gli ornamenti mondani in un abito di pe.
nitenza, e le vane allegrezze del secolo in salutevoli pianti so
pra la Passione del Redentore. -
di è, che Sant'Ambrogio con tutta ragione tanto gli esalta so- cap.
pra le virtù eroiche de' Pagani.
Egli è da notarsi, che la Chiesa di Santa Maria degli An
geli, la qual era la culla dell' Ordine de' poveri Evangelici,
che poco innanzi Francesco avea instituito, fu ancora il luo
go, dove Chiara fece la professione della medesima povertà,
ch'ella prescrisse all'Ordine delle Monache, il quale fu poscia
da lei e dal Santo Patriarca instituito. Cosa, che reca a tutti
e due gli Ordini la bella consolazione di sapere, che sino dal
la loro origine appartengono alla Madre di Dio ; e ch' Ella
stessa è specialmente loro Madre.
Subito che fu finita la Cerimonia, Francesco, il cui zelo
era sempre diretto dallo spirito di prudenza, condusse con al
cuni suoi Frati la Sposa novella di Gesù Cristo, seguita dal
le sue compagne, al Monastero delle Benedettine di S. Paolo,
perchè ivi restasse finattantochè la divina Providenza le aves
se data qualche abitazione,
go V IT A DI S. FR A N e E sco
Anno La mattina i suoi parenti avendo inteso quanto era succe
12 12. duto la notte, rimasero col cuor di dolor trafitto. Condanna
rono egualmente la risoluzione di Chiara, e il modo, con cui
eseguita l'aveva; e vennero molti di essi al Monastero di S. Pao
lo per farla quindi sortire . Alla bella prima vi si adopera
rono con dolcezza ed amore. Le rappresentarono poscia, ch'
ella sceglieva uno stato vile e dispreggevole, il quale disomo
rava la sua Famiglia; e che di ciò non v'era esempio nel pae
se. Vollero finalmente usarle della violenza, e cavarla dal Mo
mastero per forza: il che potevano eseguir con facilità; giac
chè in que tempi le Monache non solevano osservar con rigo
re la clausura; oltrachè tutti erano uomini da guerra, soliti
ad appigliarsi a vie di fatto.
Chiara si scoprì allora il capo per far loro vedere, ch'era
senza capelli, e attaccatasi all'Altare protestò non esservi al
mondo cosa, che potesse toglierla a Gesù Cristo. Eglino, o sia
perchè non ardissero come Cattolici di violar un asilo sì sa
crosanto, o sia perchè Iddio con la sua possanza li ritenesse,
non la tentarono di più. Ebbe solamente a soffrire per molti
giorni gli sforzi, che fecero nuovamente, per indurla a ritor
nare a casa di suo Padre. Ma l'amor di Dio le diede corag
gio di resister loro con tanta fermezza, ch'eglino non ispe
rando più di vincerla, stimarono bene di lasciarla quieta.
Poco dopo Francesco la fece passare dal Monastero di S.
Paolo a quello di Sant'Angelo di Panso del medesimo Ordi
me di San Benedetto, vicino ad Assisi, dov'ella tirò a se Agne
se sua Sorella . La conformità d' inclinazioni, e di costumi,
che le teneva perfettamente unite, aveva renduta molto sensi
bile la loro separazione. Dispiaceva forte a Chiara, che Agne
se in un'età così tenera se ne restasse tra i pericoli del seco
lo. Quindi pregò Iddio ardentemente, che si degnasse di far
provare alla Sºrella le dolcezze della grazia, affinchè svoglia
ia delle cose del mondo diventasse sua compagna nel servir
Gesù Cristo. Fu esaudita sì prontamente la sua orazione, che
sedici giorni dopo la sua consacrazione Agnese venne a trovar
la , e le fece sapere, che voleva darsi anch'essa intieramente
a Dio. Lo ringrazio, rispose Chiara, ch' Ei m'abbia cavata da
un'inquietudine, nella quale io era per vostra cagione.
Quando seppero i Parenti, che una Sorella aveva segui
ta l'altra, se ne sdegnarono in estremo. Subito il dì seguente
dodici del principali corsero infuriati al Monastero di Sant'An
gelo. Finsero alla prima d'esservi andati con animo pacifico,
ma entrati che furono, rivolti ad Agnese, (perocchè da Chia
L I B R e S E c o N D o. - gr
ra non isperavamo più nulla): Che cosa siete venuta qui a fa Anno
re? le dissero: Presto tornate a casa con noi. Ella rispose, I 2 I 2,
che non voleva abbandonar sua Sorella ; onde un Cavaliere af
fatto dimentico di se stesso, contra di lei s'avventò, percuo
tendola con pugni e calci, e tirandola per li capelli, mentre
gli altri se la portavano via di peso sulle lor braccia. Tutto
quello, che potè fare questa pecorella innocente rapita da lu Offic. S.
pi, fu il gridare: Ah ! cara Sorella, aiutatemi, non permet Lucie,
tete, che io sia rubata a Gesù Cristo. Ma la Sorella non po Surius c. 3.
Dec. n. 6.
tè ajutarla, se non pregando Iddio con lagrime, che la ren
desse costante, e reprimesse la violenza di quei rapitori. Que
sta preghiera ebbe un effetto miracoloso, simile a quello, che
riconosce la Chiesa nella Vita dell' illustre Vergine e Martire
Santa Lucia.
Essendo che i Parenti d'Agnese la strascinavano nella di
scesa del monte, stracciandole gli abiti e seminando i capelli
di lei per istrada, poichè faceva loro una continua resisten
za; si trovò in un tratto così pesante, che loro fu impossibi
le levarla da terra, benchè aiutati da coloro, i quali accor
sero dai campi, e dalle vigne. In un successo così straordi
nario non riconobbero il dito di Dio, anzi se ne facevano bef
fe; perocchè le persone mal disposte, a guisa de Farisei del
Vangelo, all'evidenza de miracoli non s'arrendono, ed arri
va l'empietà fino a metterli in derisione. Ciò che Dio opera
va nella persona d'Agnese, fu occasione a Monaldo suo Zio
di pigliar tanta rabbia, che alzò il braccio per iscaricarle ad
dosso un colpo, con cui l'avrebbe uccisa, se il poter Divino
non l'avesse arrestato sul momento con un estremo dolore,
ch'egli senti, ed ebbe a soffrire lunghissimo tempo. Bella le.
-
zione per li Padri e per le Madri, i quali impediscono, che
i lor figliuoli non si faccino Religiosi! Se in questo mondo non Conc.
sentono sempre gli effetti dello sdegno di Dio, temer dovreb Trident.
bero di provare nell'altro le conseguenze della scomunica ful Sess. 25. de
minata dal Concilio di Trento contra di essi, non meno che Regul. cap.
I 8.
contra coloro, i quali sforzano ad entrare in Religione le lo
ro figlie. -
Stabilisce
Chiara tosto sen venne sul campo di battaglia, ove tro l' abitazio
vò la Sorella mezza morta Pregò i Parenti, che si ritiras ne di Chia
sero, e la lasciassero in sua cura; il che fecero , ma non sen ra e di A
za difficoltà. Agnese poscia si rialzò con melta facilità, tut gnese in S
Damiano -
ta contenta per essere stata a parte della Croce di Gesù Cri
sto. Ritornò al Monastero con sua Sorella per consecrarsi a
ioio sotto la direzione di Francesco, il quale di sua propria
72 V IT A D I S. FR A N C E SC o.
Anno mano le tagliò i capelli, e l'instruì dei doveri dello stato,
12 12. ch'ella abbracciava. Dipoi subito consigliò Chiara, la quale
non godeva troppa tranquillità di spirito nel Monastero di
Sant'Angelo, che con Agnese andasse a dimorare nella Casa
vicina alla Chiesa di San Damiano, la prima di quelle tre,
che furono da Lui riparate; dov'Egli avea predetto, che un
giorno vi sarebbe stato un Monastero di povere Signore di
santa vita, la cui fama avrebbe fatto glorificare il Celeste Di
vin Padre.
Appena Chiara ebbe quivi fissata la sua dimora, che per
ogni parte si sparse la fama della sua santità, e produsse ma
ravigliosi effetti. Era sì grande l'influenza della divina gra
zia, che molte persone d'ogni sesso, d'ogni età, d'ogni sta
to, nobili e ricchi presero il partito della vita Religiosa. Si
animavano vicendevolmente nelle famiglie, come, al dire di
S. Girolamo, avvenne in tutta l'Africa, allora quando l'illu
D Hiero- atre Vergine Demetriade mossa dalle esortazioni di Santo Ago
nym. Epis. stino, prese il sacro velo. Si videro eziandio persone mari
17 ad Pe- tate separarsi di comun consenso per entrare nel Chiostri; e
º quelli, i quali non potevano entrarvi, procuravano di santi
ficarsi nel mondo. Le virtù della sacra Sposa di Gesù Cristo,
vi forma a guisa di Preziºso ed odoroso profume, trassero delle anime
un Mi- pure ed innocenti, le quali fecero della Casa di S. Damiano
stero, il un numeroso Monastero, che fu il primo dell'Ordine, chia
º" pel mato delle povere Dame, o delle povere Suore, ovvero di San
è" ta Chiara : e quest'Ordine fu il secondo dei tre instituiti dal
da Lui Padre San Francesco. Chiara fu constituita da Lui Abbades
instituito. sa di San Damiano, malgrado la sua umiltà, per cui era in
clinata soltanto ad essere serva delle altre Suore; nè Egli po
tè indurla ad accettare tal carica, se non per mezzo della ub
bidienza, ch'ella gli aveva promessa. Quivi la Santa Aba
dessa stette quarantadue anni rinchiusa, camminando per la
via d'una perfezione sublime, della quale si parlerà a pro
posito della sua regola.
º - -: Francesco dopo d'aver ben regolati gli spirituali esercizi
º "giº inde'bsuoi Religiosi, provveduto alla clausura, è messa la Casa
da un - s - a -
(1) Il Vadingo non avendo potuto trovare alcun vestigio d'una fami
glia di tal nome, egli è di parere, che la Dama così fosse cognominata dal
Quartiere di Roma, ove stava d'abitazione, il quale chiamavasi Septiso
lium, o Septemsolia, ovvero Septasolis. Il Baronio dice, che questo luo
go era tra il Monte Palatino, e il Colle di Scauro; e che vi si vedeva
no vari ordini di colonne, sopra le quali ergevansi sette troni, che sem
bravano come un'alta torre. Ad ann. Io84. n. 5. In un Manoscritto del
Vaticano si legge, che il Tempio del Sole, il qual era nella medesima
situazione, portava il medesimo nome. Vading. ad ann. 1226. n. 28.
(2) E' situato sulla riva del Tevere. Ivi si visita per divozione la
Cella del Santo, che fu cangiata in una Cappella, dove molti Cardinali,
e Prelati vanno a celebrare la Messa; Vading. ad an. 1229, n. 39,
VITA DI S. FRA N cE sc o,
Anno Terminato ch'ebbe Francesco in Roma i suoi affari, ri
I 2 I 2. tornò a Santa Maria degli Angeli, dove si spiegò co suoi Fra
Ritorna ad ti circa il viaggio, che intraprender voleva per andar nel Le
Assisi , e vante. Gli esortò con calore a perfezionarsi negli esercizi del
se ne parte la vita Religiosa, lasciò loro in sua assenza Pietro Cataneo per
per andar
in Levan Superiore, e si partì con un compagno per andare ad Asco
te. li. Desideravano estremamente que Cittadini di vedere e di udi
re quest'uomo sì ammirabile, ch' era universalmente ricono
sciuto per Santo: quindi appena Egli entrò, che tutti corse
ro a vederlo. Era seguito da una folla di popolo dovunque
andava: ciascuno si sforzava d'avvicinarsegli, e andavano gli
uni sopra gli altri per poter solamente arrivare a toccar il po
vero di Lui abito. In quella Città si acquistò con la sua pre
senza e con la sua predicazione trenta Discepoli, tanto Chie
rici come Laici, i quali furono da Lui poscia distribuiti in
varie Case . -
(1) Isaia 2o, 2 et seq., Jerem. 27.2. et 23. I3,, Ezechiel. 4. 12. et 15,
82 V IT A D I S. FRA NC E se o.
Anno ne: non ha alcun estrinseco mendicato; ma ella è, o procu
l 2 I 2. ra di essere tale, quale apparisce al di fuori.
I Religiosi, che Francesco mandati aveva in Lombardia,
adempivano degnamente la loro Missione . S'acquistarono in
Milano tanta stima colla predicazione avvalorata da buoni
esempi, che Enrico Settala Arcivescovo della Città quivi die
e de loro un Convento, il quale dappoi si rendè più cospicuo
Fa prova mediante la liberalità de Milanesi. -
della vo
cazione d'
Uno de' frutti delle appostoliche loro fatiche fu la voca
un Gio zione di un Giovane riguardevole, ricco, e idoneo, il quale
Vane . dimandò l'abito dell'Ordine. Avendogli essi rappresentato,
che per essere Frate Minore, alla bella prima dovevasi far la
rinunzia de beni temporali, e di se stesso, andò a vendere
tutto quello, che possedeva, e ne distribuì a poveri la miglior
parte, riservandosi l'altra per far il viaggio d'Assisi, dove
gli dissero, che andar doveva per presentarsi all'Institutore, il
quale solo avea la podestà d'accettar Novizj.
Si fece ei dunque accompagnare da alcuni suoi parenti,
e amici con numeroso seguito di domestici; essendo stato pre
gato uno di quei Religiosi, che volesse anch'egli venir ad
Assisi, affine di presentar il Giovane, e di adoperarvisi, per
chè fosse accettato. Giunti che furono a Santa Maria degli
Angeli, Francesco al veder tante persone con un tal appara
to di vanità, chiese al Religioso, chi erano que Signori, ch'
egli introduceva, e che cosa volevano. Questi con aria alle
gra rispose: Padre, egli è un Giovane dotto, ricco, e delle
migliori Case di Milano, il quale desidera d'esser vostro di
scepolo. Il Padre sorridendo disse alla presenza di tutta la
comitiva: Questo Giovine non mi par proprio pel nostro Or.
dine: imperocchè il venire con un tal fasto , indizio d'un
animo altiero, e orgoglioso, per abbracciare uno stato di po
vertà, dà motivo di credere, che non vi sia ancor quel di
spregio, e quell'avversione al mondo, che basta, e che non
vi sia disposizione per abbandonarlo del tutto . Nondimeno
su questo particolare consulterò i nostri Fratelli.
Li congregò tutti per tanto, e dimandonne il lor pare
re, che fu appunto di non ammetterlo; perchè vi si scorgeva
ancora un fondo di gloria, nè sradicato si era dal suo cuo
re l'amor delle pompe secolaresche.
Il Giovine, ch'era presente, si mise a piangere dirot
tamente: per la qual cosa mosso Francesco a compassione:
Fratelli miei, disse ai Religiosi, vi contentate di ammetter
lo, s'egli acconsente di servir in cucina? Questo sarà un
º
v,
L I E R o S E c o N D o. 8
mezzo proprio per fargli rinunziare la vanità del secolo. I Anno
Religiosi furono contenti a questa condizione, che ben volen I 2 I 2.
tieri fu accettata dal Giovine, protestando d'esser disposto a
far quanto gli sarebbe stato ingiunro. Allora il Padre lo ab -
tro volte nelle case vicine, non solo non le apportò alcun dan
no, ma vidisi ancora, che altrove si rivolgeva. Nella Città di
Spoleto sapendo, che un ricco pensava male del suo Institu
to, e crudelmente negava la limosina a suoi Frati, gli fece di
mandar solamente un pane: ottenuto che l'ebbe, lo divise tra
suoi Religiosi, ed ordinò loro di dir tre volte l'Orazione Do
menicale, e la Salutazione Angelica per quello, che l'aveva
dato . Non era ancor finita la refezione, quand' ecco venne
quell'uomo a chieder loro perdono della sua durezza ; essen
do stato di poi il miglior amico del Convento, per l'informa
zione, che il Santo gli diede del suo Instituto.
Nella Città di Terni il Vescovo, ch'era stato presente a
un sermone fatto da Francesco; montò in pulpito dopo di lui,
e così disse al popolo : Fratelli miei, il Signore, che soven
te ha illuminata la sua Chiesa per mezzo d'uomini illustri
in scienza, e dottrina, oggi vi manda quel Francesco, che
avete or ora sentito, uomo povero, senza lettere, e dispre
gevole nel sembiante, affinchè l'istruisca colle sue parole, e
oo suoi esempi. Quanto meno Egli è dotto, tanto più vede
si in Lui risplendere la possanza di Dio, il quale scelse le
cose insensate, secondo le massime del mondo, per confon
dere la di lui sapienza. La cura, che Dio ha della nostra
salute, ci obbliga ad onorarlo, e a rendergli quella gloria,
che gli è dovuta; imperocchè le grazie, che ne riceviamo,
non le ha fatte ad altre Nazioni. a
U BI CELLULA
SERAPHICI PATRIARCHAE FRANCISCI
AB ANNO ZMCCXIV.
I BI A RA
A NINO MIDCC32LV II,
- I OO VIT A n1 S. FRA N c E sco
Anno ma, che della sua santità andava spargendosi tra Fedeli.
I 2 I 5. ll suo ritorno fu di somma consolazione a suoi Figli, par
Arriva a ticolarmente a Chiara e a molti giovani, fra i quali v'erano
S. Maria
vari mobili e letterati, che l'aspettavano per essere accettati
degli An nell'Ordine,
geli.
Quivi Restò sorpreso al vedere in S. Maria degli Angeli una fab
disapprova brica, che Pietro Cataneo suo Vicario avea fatto ergere, men
una fab
brica. tre Egli era assente. Ne richiese perciò dal Vicario la ragio
ne; ed avendegli esso risposto, che ciò aveva fatto in grazia de
gli ospiti, e per poter dire più comod mente l'Officio Divi
mo: Fra Pietro, diss Egli, questo luogo è la regola, ed il mo
dello di tutto l'Ordine. Voglio che quelli , i quali vengono
in questo luogo, soffrono, come quelli che ci dimorano, gl'in
comodi della povertà, affinchè possano dire agli altri quan
to poveramente si viva in S. Maria della Porziuncola: per
rocchè se gli ospiti veggono, che sono alloggiati in un'abi
tazione comoda, e provveduti di quanto sanno desiderare,
pretenderanno di aver altrettanto nelle loro Provincie, e di
ranno, che non fanno più di quello suol farsi in Santa Ma
ria degli Angeli, la qual è l'Origine dell'Instituto. Voleva
per tanto, che cotesto edifizio si atterrasse, e quindi ne fe
ce un espresso comandamento: ma persuaso da Religiosi, che
gli rappresentarono il bisogno, che ne avevano, si contentò
di lasciarlo sussistere. Difatto non si poteva a meno, che non
vi fosse un alloggio conveniente, non solo in riguardo alla gran
quantità delle persone, che allettate dallo splendore delle virtù
di Francesco correvano a vederlo ; ma in riguardo ancora della
Va al
moltitudine de' suoi Religiosi, che venivano da diverse parti,
Monte Al per consultare con Essolui.
Verna e I Religiosi che destinati avea pel Monte-Alverna, essen
do venuti con molti altri a riverirlo nel suo ritorno, lo rag
guagliarono dei favori; che avevano ricevuti dal Conte Or.
lando; aggiungendo, che fissato avevano la loro abitazione sul
Monte, e che non v'era luogo al mondo più proprio di quel
lo per la contemplazione. A questo racconto gli venne voglia
d'andarvi: onde partì con tre compagni, cioè Leone, Masseo,
ed Angelo da Rieti, Soleva ne' suoi viaggi nominare uno di
ue Religiosi, che aveva in compagnia per Guardiano e Con
i" a cui umilmente ubbidiva. Diede per tanto una tal
commissione a Fra Masseo; gli proibì, che non si pigliasse al
cuna pena circa il sostentamento; nè gli raccomandò altra co
sa, se non che l'Officio divino si recitasse con esattezza e di
vozione, che si osservasse religiosamente il silenzio, e che per
-
L I E R o S E c o N o o ror -
do con maggior fiducia Gesù Cristo con quelle parole del Reale Psal 16
Profeta: Proteggetemi con le vostre ali alla vista di questi o
empj, che mi perseguitano. E rivolto ai demoni così loro di
ceva. Spiriti maligni e ingannatori , fate pur contra di me
quanto potete; giacchè alla fine non potete far più di quel
lo, che il Signore vi permette, eccomi pronto a soffrire alle
gramente tutte quelle pene, ch” Egli vorrà , ch' io soffra . I
demonj allora si lanciarono sopra di Esso con maggior furia,
l'urtarono crudelmente da tutte le parti, lo strascinarono per
terra , e lo caricarono di battiture. In mezzo a suoi dolori
così esclamò: Signor mio Gesù Cristo, vi rendo grazie di tut
ti i vostri benefici; non è poco beneficio quello , che or mi
fate: egli è un segno sicuro della bontà, che avete per me,
Vi degnate di punire i miei peccati in questo mondo, affine
di perdonarmi nell'altro. Apparecchiato è il mio cuore, o
Signore, apparecchiato è il mio cuore a patire ancor davvan
taggio, se tale è il vostro volere. S. Bonaventura dice, che
Francesco fu da demonj tormentato sovente in simil guisa ;
ma che quegli spiriti superbi non potendo nè vincere, nè sop
portare l'ammirabile di Lui costanza, erano costretti a riti
rarsi pieni di confusione. Una simile resistenza sarebbe pur
valevole a rendere inutili tutti gli sforzi del tentatore, allor
gchè invisibilmente ci assale.
Alla mattina non potè celare a suoi Compagni ciò, che
la notte gli era accaduto; e per l'estrema debolezza, con cui
si trovava, ſu obbligato a contentarsi, ch'eglino andassero ad
un Villaggio vicino a ricercargli una cavalcatura per amor
di Dio. Il Contadino, a cui ricorsero, sapendo che questa
servir dovea per Fra Francesco di Assisi, del quale aveva in
teso dir tanto bene, andò subito col suo giunento a ritro
varlo per condurlo in casa sua.
Io2 VI T A D I S. FRA N cE s co.
Anno Nel cammino venne in pensiere a Francesco di fermarsi
1215. qualche tempo in casa del Contadino, affine di riaversi alquan
Mortificato per mezzo del polli, ed altri cibi saporiti della campagna.
il suo gu- Ma volendo punire se stesso per aver solamente ascoltato un
Sto , tal pensiere, raccolse un pollo mezzo putrefatto, ch'era sopra
il letame, e se lo mise al naso, dicendo a se stesso : Tieni,
goloso, eccco la carne di pollo, che tu hai bramata; conten
ta pure la tua gola, e mangiane quanto vuoi. Per sostentar
si non si cibò che di pane, su cui pose della cenere, e non
bevè, che dell'acqua: tal'era la sua mortificazione eziandio in
tempo di malattia. Benedisse la Casa del suo Benefattore, e
gli predisse una schiatta assai lunga nè ricca, nè povera, la
quale avrebbe avuto le cose necessarie per vivere comodamen
te. Si è sempre conservata in quel luogo la memoria di tal
redizione, e vi sussiste ancora la Casa sotto il nome di San
i", ove i Religiosi del suo Ordine sono ricevuti con gran
i "i carità. Questo è quello, che insegna l'Appostolo, che Iddio
con la sua benedizione comparte alle persone caritatevoli quan
to basta a continuare e moltiplicare le loro buone opere.
Fu rimesso l'Ammalato sulla cavalcatura, e presa la stra
da di Chiusi, vi giunse verso il mezzodì. Il Conte Orlando
ebbe gran consolazione in vederlo. L'avrebbe più che volon
tieri trattenuto con seco almeno per quel giorno, se Egli non
avesse voluto partire dopo pranzo per andar all'Alverna, do
ve questo Signore l'accompagnò.
- Il Monte dell'Alverna è situato nei confini della Toscana
molto vicino a Camaldoli, ed a Valle Ombrosa. Egli è par
te dell'Appennino (i), e si erge sopra gli altri monti, dai
quali è separato. A piedi di questo Monte passano l'Arno, e
il Tevere, Da tre parti vi si veggono delle rupi si ritte e sì
connesse, che sembrano muri : e dalla parte, per cui si sale,
niuno certamente, senza il beneficio d'una gran quantità di
faggi, che nascondono i precipizi, avrebbe animo di andar
fino alla cima ; sopra la quale trovansi bellissime praterie, co
perte da faggi d'un altezza assai grande. Vi si vede ancora
gran parte di quella pianta, che fu chiamata Carlina, o Ca
a
di estrarle dal sito, in cui quelle si ritrovavano, perchè fos liquie per
rivelazio
ro collocate in un luogo più convenevole: ma questi o per di IlC ,
in vari
paesi . (1) Come prova il P. Vadingo contra quelli, i quali pretendono, che
il Capitolo dell'anno 121 9. , detto il Capitolo delle Stuoie, o de' Giunchi,
sia stato il primo. Ad ann. 1216. n. 1.
L I E R o S E c o N D o 1 13
mente i suoi Frati di Santa Maria degli Angeli, ma ancora la Anno
Città d'Assisi, ei contorni di essa. Nel Capitolo furono eletti 12, 6
alcuni Ministri Provinciali, ai quali fu data la podestà d'accet
tare nell'Ordine: ciò che fin allora riservato si era l'Institu
tore. Inviati furono pertanto in Lombardia Giovanni da Stra
chia; nella Marca d'Ancona Benedetto d'Arezzo; nella Cala
bria Daniello Toscano; nella Terra di Lavoro Agostino d'Assi
si; nella Toscana Elia da Cortona; e nella Puglia uno, di cui
non è espresso il nome. Furono scelti per varie nazioni altri
Operatori Evangelici, cioè Bernardo Quintavalle con molti altri
per la Spagna, Giovanni Bonella Fiorentino con trenta Compagni
per la Provenza; Giovanni da Penna con sessanta Frati per la
Germania Superiore, e Inferiore. Francesco si elesse Parigi con
quello, che propriamente chiamavasi Francia, e i Paesi-Bassi.
- Quei, che furono destinati per li paesi lontani, non m'
ebbero alcun rincrescimento, anzi accettarono tutti la lor com
missione con maggior contento, che s'eglino stessi l'avessero
scelta a lor piacere. Ed era ben questa una prova della lor Prov. 21.
virtù, e un felice presagio delle battaglie, ch'erano per dare 28.
al Demonio; poichè la sola ubbidienza sì è quella, che ripor S Aug, in
Psal. 7o.
ta la palma, secondo le parole della Scrittura, e giusta il pen Serm. 2.
siere de Santi Padri, quelli, che sottomettono per amor di Dio n. 7.
la volontà loro alla disposizione altrui, sono que vincitori, ai S Greg.
lib. I, Reg.
quali vien conceduta la podestà di esercitare un grande im lib. 4. c. 5.
perio sopra gli Angeli cattivi, la caduta de quali non ebbe mt. 2 l .
origine, che dalla disubbidienza, e dalla ribellione.
Essendo tutti insieme adunati quegli Uomini appostolici
a piedi del loro Padre per riceverne gli ordini; fece loro con
una tenerezza appu.to di Padre questo discorso.
Nel nome del Signore, andate a due a due con umiltà, Ciò , che
e modestia, osservando dalla mattina fin dopo l' ora di ter- lor dice.
za un esattissimo silenzio, e facendo orazione col vostro cuo
re. Non si senta tra voi alcuna parola inutile, e oziosa : ben
chè siate in viaggio, fa di mestieri, che la vostra condot
ta sia sì umile, e sì onesta, come se vi trovaste in un ro
mitaggio, o nella vostra cella. Imperocchè ovunque noi sia
mo, ed in qualunque luogo andiamo, abbiam sempre la nostra
cella con noi: il nostro fratel corpo è la nostra cella: l'ani
ma è il romito, che vi dimora per pensare a Dio, e per far
orazione: se un'anima religiosa non sa stare in riposo nel
la cella del corpo, le celle esteriori non le serviranno nien
te. Portatevi tra i secolari in maniera tale, che chiunque vi
Tom. I. I5
I 14 V1T A DI S. FR A N c E s c o ;
Anno vedrà , o vi ascolterà si senta mosso da divozione, e lodi il
I 2 I 6. Celeste Padre, a cui deesi tutta la gloria; annunziate a tut
ti la pace: ma abbiatela siccome nella bocca, così nel cuore,
e più ancora nel cuore, che nella bocca. Non date occasio
me ad alcuno nè di collera, nè di scandalo: procurate per
lo contrario d'insinuare a tutti colla vostra piacevolezza la
benignità, la concordia, e l'unione. Noi siamo chiamati a
risanare i feriti, a consolar gli afflitti, ed a ridur gli er
ranti nel sentiero della salute : molti vi pajono membri del
Diavolo, i quali un giorno saranno discepoli di Gesù Cristo.
Quello che il P. S. Francesco diceva della inutilità delle cel
le esteriori, allorchè l'anima non sa stare in riposo nella cel
Serm. 4o la del corpo, e contenuto nelle parole di San (1) Bernardo, il
iº - Caº quale
ti, 5,
dice così:
al mondo; Voi può
siccome potete esserche
darsi, solo, quando
siate siete alin mondo,
in mezzo mezzo
quand'anche voi siate solo.
I Figliuoli del Santo Patriarca dopo aver ricevuta da Lui
la benedizione, essendosi raccomandati alle orazioni de loro
compagni, partirono per andare dov'erano mandati dall'ub
bidienza, ben risoluti di mettere in esecuzione qnanto aveva
no inteso poc'anzi. Nel progresso si osserverà il frutto delle
appostoliche loro fatiche. I Missionari della Provenza fer
maronsi alcuni giorni dopo il Capitolo, per essere instruiti di
quello, che apparteneva alla loro missione. Il gorno della lo
ro partenza trovandosi solo tre pani in Convento, due de'qua
li erano stati mandati da Chiara, questi bastarono per più di
trenta, che v'erano, e molto ancora ve ne restò : il che fù
er loro un buon augurio.
Si dispone Avendo Francesco animati col suo zelo tutti gli altri, si
per andare dispose per andare a Parigi. Oltre l'affezione naturale, ch'
º º Egli aveva alla Francia, il cui linguaggio era da Lui amato,
e posseduto egregiamente, scelse questa Città, preferendola a
tutte le altre, perchè sapeva quanto risplendesse quivi la di
vozione verso il Santissimo Sacramento : il che era una sin
golar attrattiva per la sua pietà.
Possano pure i Parigini conservare mai sempre, e trassmet
tere a loro posteri questa divozione fervente del loro antena
(1) A questo proposito si possono veder altre belle cose nella Lette
ra ai Certosini del Monte di Dio, la quale viene attribuita a S. Bernar
do, ma secondo il parere del P. Mabillon, è di Guglielmo Abate di San
Thierri, vicino a Reims. In essa leggesi questa sentenza: Cum quo Deus
est, " minus solus est, quam cum solus est. Oper S. Bernardi,
tom. 5. Epist. ad Fratr. de Monte-Dei, cap. 4.
L I B a o S E c o N D o. I I
ti, che rinnovò nel cuor de' Fedeli Urbano IV., di nazione Anno
Francese, quarantasei anni dopo, istituendo la festa del San- 12 i 6.
tissimo Sagramento, che si celebra con tanta solennità nella Bullar
Chiesa. Nella sua bolla propone i motivi di una tale istitu-R om tom.
zione i più forti, e i più efficaci per insinuare la venerazione, a º
l'amore, lo zelo, che esige da noi questo monumento così pre- si 13. C.
zioso della onnipotenza, e della bontà del Figliuolo di Dio, 8 et ,
e per invitare alla frequente, e degna comunione, che di poi 22. e .
il Concilio di Trento ha desiderato sì ardentemente di rista
bilir tra i Fedeli. - -
- . (1) Molti sono di parere, che questo sia il luogo chiamato da Plinio,
e da Varrone, Umbilicus Italia, la cui descrizione trovasi nel settimo li
bro dell'Eneide: Est locus Italia in medio sub montibus altis.
(2) Chronic. MSS Angeli Reatini de rebus gestis a S. Francisco in
l’alle Reatina. Apud Vading, ad ann. 1219, n. 3., et in indiculo.codicum
manuscriptorum. Init, tom. 1. -
126 V IT A D I S. FRANC E s c o
Anno strada due lupi, che si misero ad accarezzarlo, come soglio
12 i 7 no fare i cani coi loro vezzi, e lo seguirono fino a casa, sen
za fargli alcun male. Il contadino pubblicò la cosa in tutto
il vicinato; e disse, che bisognava pure, che l'uomo da lui com
dotto al monte fosse ben caro a Dio , ed avesse ricevuto un
assoluto potere sopra i lupi. Per la qual cosa molti s'uniro
no insieme, e andarono a trovare l'Uomo di Dio, supplican
dolo istantemente di liberarli dalle loro disgrazie. -
"N" N N 24 NN N AN N 3
“V A.
ID E IL P A D R E
L I B R O T E R Z O
ragioni del P. Vadingo, e quelle del P Ecard III. Che il giudizio loro in
riguardo ai due Ordini sarà esente da ogni parzialità. Scriptores Ordinis
Pradicatorum recensiti. tom. 1. Dissert. 3. Vading. ad ann. 1219. n. 2 5.
et seq. Act. SS. tom 2. Maji Vit.: Sanctor. Angel. Carmel. cap. 5. p. 828.
col. I. et append, in Vit. pag. 84o. col. 1. M. Fleury Hist. Eccl, liv, 78, n. 19.
132 V IT A DI S. FRA N C E sco -
135 - ,
tenere co- chi così duri, che non v'era stato modo di poterli piegare
gli Eccle- nè con preghiere, nè con industria, nè con sommessione, nè
s" col buon esempio, affine d'ottenere la permissione di predi
e- - - - - -
che v'ha tra gli uomini, puo' produrre in ogni tempo, e Ibid. :. 2.
che S. Paolo provò più d'ogn'altro nell'ufficio dell'Appo Ezech 34.
stolato. Ma debbono aver cura di mettere in pratica le pa 1. et seq.
role del loro Padre, acciocchè possano con verità dir coll'
Appostolo. Noi non abbiam fatto male ad alcuno. Del ri
manente poi, gli avvisi, che dava ai suoi Frati, fanno ve
der chiaramente qual fosse la sua moderazione, e la sua pru
denza nell'accomodarsi ad un secolo, in cui la Chiesa avea
motivo di rinnovare i lamenti di un Profeta contro i Pastori
del popolo d'Israello. -
Ottiene
Per cosiglio del Cardinal Protettore, acciocchè fosse a dal pa al
(1) Declarat hac ipsa Sancta Synodus non esse sue intentionis,
comprehendere in hoc Decreto, ubi de peccato originali agitur, Beatam
c: Immaculatam Virginem Mariam , Dei Genitricem, sed observandas
esse Constitutiones felicis rccordationis Sixti Pape IV sub paenis in eis
Constitutionibus contentis, quas innovat. Concil. Trid. Sess. 5. de pec
cato originali . ---
L 1 E R o S E c o N D o. I 1,9
sommi Pontefici (i) dicharato a tutti i Fedeli, che l'obbietto Anno
di tal Festa si è l'onorare Maria Vergine con questo senti- 12 i 9,
mento, che Ella sia stata conceputa senza la macchia del pec
cato originale, con espressa proibizione sotto gravissime pene
di asserire, o di scrivere il contrario, -
Egli è qui del dovere, che si osservi, che alla testa de'
Frati Minori, Difensori della Immacolata Concezione, com
parve il celebre Dottor Sottile Giovanni Duns Scoto, commen
dabile nella Chiesa per l'acutezza del suo ingegno, per la so
dezza della sua dottrina, e per la sua insigne pietà. Ripor
tò da suoi avversari segnalate vittorie, che si credette dover
si attribuire ad una speciale ( 2 ) protezione della Santissima
Vergine: e seppe colle sue ragioni convincere sì bene l' Uni
versità di Parigi, che ella dichiarossi a favore della dottrina
dell'Immacolata Concezione, la quale d'allora in poi fu sem
pre dalla medesima Università sostenuta. Nel secolo XV. la
facoltà di Teologia fece su questo punto un solenne Decreto,
in cui dichiarò, che seguendo le tracce de' suoi Predecessori,
per opporsi a coloro, ch'ella chiama nemici della Beata Ver
gine, obbligavasi con giuramento a sostenere, che la Santis
sima Madre di Dio è stata preservata dal peccato originale;
costituendo una legge, in vigore di cui ella non avrebbe am
messo alcun Dottore, che prestato non avesse il medesimo giu
ramento; il che si osserva ancor oggigiorno.
Ecco il pietoso Trionfo dei Figliuoli di San Francesco,
i quali in ricognizione di sì gran beneficio, onorano la San
tissima Vergine, come Padrona e Protettrice dell'Ordine loro,
Ordine, A tutti i Custodi (2) de' Frati Minori, che vedranno que
ste Lettere; Fra Francesco il minimo dei servi di Dio,
li saluta, e loro desidera la santa pace nel Signore.
i", I24, (i) L' Autore della Storia d .lla Citrà di Parigi, stamp ti l'anno
- 1:25 Tom. 1. lib. 6. pag. 28; fa su questo particolare una riflessione
contraria alla Decretale di Niccolò III. Eciit qui seminat ; nella quale
sono scomunicati coloro, che ne alterano il senso. - -
serva si rel' Abazia di San Germano des Prez. Il P. Dubois Prete dell'
Oratorio nella sua Storia della Chiesa di Parigi, lib. 15. cap. 3. n. 2.
dice, ch'era un'altra casa situata nel medesimo luogo, che fu ceduta
dai Religiosi dell'Abazia a quelli di San Francesco, e che San Lodovi
co in iscambio rimise all'Abazia una rendita di cento soldi di Parigi,
ch'ella era obbligata a pagare al Re per un diritto di pescagicne, che
conceduto le avea. Du Breuil narra la medesima cosa nel secondo libro
delle Antichità di Parigi, citato dal P. Dubois, la qual cosa trovasi an
cora nella Storia di Parigi, tom. 1. pag, 285. Ma di tuttociò nulla ve
desi nella Storia dell'Abazia di San Germano des Prez, stampata l'an
no i 24., nella quale sono state inserale delle cose in Ordine al Con
vento dell'Osservanza, che per più motivi doveano tralasciarsi.
(I) P. Vadingo osserva, che alcuni Cittadini di Parigi aveano com
perato anch'essi dei pezzi di terreno a tal effetto. Ad ann. 1234. n. I .
(2) Avea 32o. piedi di lunghezza, e 92. di larghezza. I suoi orma
menti erano veramente magnifici ; e vi si vedevano molti bei mausolei
di Principi, di Principesse, e d'altre persone di primo rango. Du Bre
uil, Antiquità sde Paris, Liv. 2. Vading ad ann. 1234. n. 24,
16.4 V IT A D1 S. FR A Nc E se o.
Arno Appena succeduta una tal disgrazia, il Re Enrico III.;
I 2 I 9, i Principi, i Magistrati, e la Città pensarono a riedificare la
V d g Chiesa; al che tutti contribuirono. Dall'anno seguente s'in
i traprese il lavoro, mediante il zelo, e la sollecitudine dell'
ººººº illustre Cristoforo de Tou primo Presidente del Parlamento,
il quale per le sue belle doti di equità, di scienza, di pie
tà, d'integrità di costumi, e di rarità di talenti, era stima
to dai Re, amato da popoli, e rispettato da tutto il mon
do; la memoria di cui fu trasmessa a posteri dagli Eruditi
dell'Europa, da Lui amati, e protetti.
Memorie L'anno 16o 1. l'Ordine di S. Francesco scelse per Padre
Iſist. temporale, e Protettore in tutto il Regno Giacomo Augusto
l'iction de Tou, Presidente di Berretta, figlio del Primo Presidente,
Hist. sì celebre per la sua integrità, pel suo sapere, e per la sua
saggia condotta ; il quale all'adempimento de' suoi doveri, e
agli affari di Stato commessigli da Enrico III., ed Enrico
lV., aggiugneva un continuo studio, il cui frutto si è lama
gnifica Storia de' suoi tempi, Opera degna d'essere parago
- nata a quelle degli antichi Scrittori. Questo Egregio Signo
re, che portato dalla divozione e da una inclinazione eredi
taria, era sommamente affezionato a Frati Minori, fece con
tinuare, e perfezionare il sacro Edifizio, che il degno Ge
nitore cominciato avea.
Angelo, o sia Agnello, da Pisa, uno de Missionari in
viati dal P. S. Francesco, fu il primo Guardiano del Con
vento di Parigi. Questo Convento divenne tosto un Collegio,
dove venivano Religiosi da tutte le parti del mondo a stu
diare per essere addottorati nell'Università. Da cinquecento
anni in qua fu illustrato da uomini insigni (i) e la sua glo
ria vien sostenuta ancor oggigiorno da Dottori, i quali per
l'inviolabile loro ossequio dimostrato alla Santa Sede, e al
Corpo de' Vescovi in un tempo, in cui una nobile porzion
della Chiesa trovavasi agitata, meritano una singolare bene
volenza da tutti quelli, che hanno zelo della Cattolica Fede.
Niuno si lagnerà, che nel riferire le prime Missioni dell'Or
dine, dirette dal suo Santo Institutore, siasi alquanto diffu
samente parlato della fondazione del Convento, che allora fu
stabilito nella Capitale di questo Regno; e che siasi dimostra
ta una ben giusta corrispondenza di gratitudine verso i Be
(1) Alessandro d' Hales (d' Hels), Giovanni de la Rochelle, S. Bo
naventura, Ricardo da Miedleton, in latino de Media-Villa , Guglielmo
Varrone, Giovanni Scoto, Niccolò da Lira, i rancesco May: omis, Pietro
Aureolo, e moltissimi altri ne secoli passati, ed ancor nel presente.
L I B R o T E R z o, 165
nefattori, e fatta ai Dottori ortodossi la dovuta giustizia. Anno
Du (1) Brevil su quest'ultimo articolo nelle Antichità di Pa I 2 I 9.
rigi s'esprime assai bene, e molto onoratamente in riguardo Lib. 2. p.
al gran Convento dell'Osservanza. 24o. dell'
-
dare in
parti del mondo, come già si è detto, disponevasi per andar Levante.
in Levante col medesimo zelo, che loro aveva insinuato; quan
do ecco il Cardinal Ugolino Prottettore dell' Ordine gli par
lò del governo del Monastero di San Damiano, in cui era
Suor Chiara, e d'altri Monasteri di Religiose istituite sull'isti s
so modello, che cominciavano a moltiplicarsi; essendovene già,
oltre quei d'Italia, uno nella Città di Burgos in Ispagna.
Allora il Sant'Uomo rispose al Cardinale: Io non ho sta
bilito, nè procurato alcun altro Monastero di Religiose, che
quello , in cui ho collocato Suor Chiara per osservare la clau
sura ; nè tampoco mi sono incaricato d' altra cura, che di Suoi sen
quel solo e per la disciplina regolare, e pel mantenimento, timenti in
che io coi miei Compagni gli procurerò per mezzo della neti - torno al
dicazione, secondo la povertà del loro stato. Non v'è cosa, governo
del Mona
che tanto mi spiaccia, quanto la premura, che ha nao a ott - stero di S.
ta alcuni miei Frati, di stabilir altrove dei Ionasteri di Re i Dniano ,
ligiose, e di governarli: sopra tutto mi rincresce al sommo, e degl' al
ch'elleno chiamate siano col nome di (i) Minori. Pertanto, tri del me
desimo Or
Monsignore, vi supplico istantemente d'allontanare, per quan dine -
to sarà possibile, i miei Frati dalla cura e dalla famigliarità
delle Monache, se volete provvedere alla loro riputazione,
e al lor progresso nella virtù, e di far in maniera, che que
ste non sieno chiamate , se non Povere Signore , o Povere
Claustrali, final tantochè il tempo ci faccia conoscere il no
me, che loro sarà più convenevole. -
(1) Il Bollando nel secondo Tomo degli Atti de Santi del Mese di
Gennaio, pag 62. n. 2. fa dire al Vadingo, ann. 1219. n. 48. eum (Be
rardum) arabica lingue utcumque peritum, concionatorem vero egregium
Jftisse. Ma ecco ciò, che precisamente ritrovasi nel medesimo luogo de
gli Annali del Vadingo nell'edizione di Lione del 1625., e in quella
del 1644 , la quale si ha dinanzi agli occhi, mentre si sta scrivendo:
Frater Berardus perite callebat linguam arabicam. Non si sa, se que- -
sto sia uno sbaglio seguitato da M. Fleury nella sua Storia Ecclesiasti
ca, lib.78. n. 25., o pure se vi sia qualche mutazione in altre edizio:
ni del Vadingo, che non si sono vedute. A -
divina predice la perdita d'una Battaglia? Dovea forse ciò dirsi de'Pro
feti, che predicevano tanti funesti temporali avvenimenti ? Di più, per
chè attribuir in parte la predizione del P. S. Francesco alla notizia, ch'
Egli avea di misure mal concertate ? Parlò nel medesimo giorno, in cui
arrivo al Campo: non avea notizia nè del paese, nè della guerra, nè
delle misure, che si erano prese. Dunque non sarebbe egli un voler diminui
re la meraviglia, e l'essere soprannaturale d'una tal predizione? -
Unteri
Dalla Palestina venne Francesco ad Antiochia, Capitale Monasteri
della Soria, e passò per la Montagna nera, in cui eravi un d'altri Re
celebre Monastero dell' Ordine di San Benedetto. L' Abate, ligiosi ab
bracciano
che poco prima era morto, avea predetto, che presto sareb il suo Isti
be venuto un sant'uomo, molto caro a Dio, Patriarca d'un tºlto »
Ordine insigne, vestito poveramente, di poca apparenza, ma
assai venerabile. Per la qual cosa i Religiosi intendendo l'ar
rivo di Lui, gli andaron incontro processionalmente a rice
verlo con ogni sorta d'onori, come un uomo di Dio. Si trat
() Questa è forse una Città di Lorena, che volgarmente chiamasi
San Michele. v
Anno tenne con essoloro alcuni giorni; onde la santità, che in Lui
i 22o. riconobbero, guadagnossi di tal maniera i loro cuori, che ab
- bracciarono l'Instituto di Lui (1), e rimettendo alla disposi
zione del Patriarca d'Antiochia tutti i lor beni. Alcuni altri
Monasteri ne seguiron l'esempio; e in pochi anni formossi in
quel paese una Provincia molto fiorita, la qual si mantenne,
finchè la Soria fu devastata interamente da Saracini º
Intanto che Francesco applicavasi a dilattare il suo Or
dine nell'Oriente, Fra Elia suo Vicario Generale cercava di
distruggerlo nell'Occidente. Questi nelle Conferenze diceva ai
Religiosi, che la vita del loro Istitutore meritava gran lodi,
ma che l'imitarlo non era da tutti: che tra le cose, ch Egli
- avea prescritte, alcune, secondo i lumi della prudenza, sem
bravano difficilissime ad osservarsi, altre assolutamente im
praticabili, ed alle forze umane superiori: che bisognava col
consiglio di persone sagge moderarne il troppo rigore, e dimi
nuirle ; tollerare ancora certe usanze, che noa erano del tut
to conformi alla regola, per accomodarsi all' umana fragili
tà in un tempo di decadenza e di debolezza di forze. Con
questi speciosi discorsi ne trasse molti al suo partito, e v'in
dusse ancora dei Ministri Provinciali, che ardirono di tacciar
d'imprudenza la semplicità del lorº Patriarca. Il Vicario Ge.
nerale non lasciò di far co Ministri alcune ordinazioni utili
al governo delle Provincie: ma per uno strano capriccio nel
medesimo tempo, in cui trattavano di mitigazione, prescris
sero l'astinenza dalla carne, e proibirono di mangiarne e den
tro, e fuori del Chiostro, contra l' espressa disposizion del
Lº io. 8 la Regola, che permetteva ai Frati Minori di mangiare fuor
dei tempistato
sarebbe di digiuno,
messo in secondo
tavola. il Vangelo, di ciò, che loro e
Fra Elia. Vicino alla Lagune (1) di Venezia fabbricò una Cap
pelletta con una capanna per due dei suoi Religiosi, accioc
chè quivi dicessero il Divin Officio, in memoria d'una cosa
prodigiosa, che nel medesimo sito gli avvenne, la qual sa
rà riferita con altre somiglievoli. Questo primo cdificio do
po alcuni anni fu aggrandito, e diede motivo di fabbricar in
Venezia un Convento assai riguardevole per la splendidezza
d'un Patriarca della Casa Grimani. si ,
L I B R o T E R z o - 2o3
le lorò Reliquie sarebbero state trasportate a Coimbra, e ri Anno
cevute da lei con onore ; e che di poi ella sarebbe morta: l 2O2.
predizioni tutte, che dal successo furono avverate.
Quindi se n' andarono ad Alanquer, ove la Principessa
Sancia, sorella del Re di Portogallo, approvando forte il lor
disegno, fece, che sopra l'abito religioso si mettessero degli
abiti secolari; altrimenti non avrebbero potuto passar sulle ter
re de Mori.
Giunti che furono alla Città di Siviglia, ch'era occupa
ta da Mori, stettero nascosti per otto giorni nella casa d'un
Cristiano, dove lasciarono gli abiti secolari. Quindi sortirono
spinti dal zelo, ed essendosi avanzati fino alla gran Moschea,
tentarono di entrarvi per predicare agl'Infedeli, ma rispin
ti furono con grandi schiamazzi, e assai maltrattati con bat
titure. Di lá presentaronsi alla porta del Palazzo, dicendo,
ch'erano Ambasciadori, inviati al Re da parte di Gesù Cri
sto Re de Re: e dappoichè furono introdotti, dissero mol
te cose della Religion Cristiana, per obbligar il Re a convertir
si, ed a ricevere il santo Battesimo: ma perchè altre cose sog
giunsero contro Maometto e la sua Legge, sdegnossi di tal
maniera, che diede ordine di tagliar loro la testa. Nulla
dimeno ad istanza di suo figlio, che di loro si mosse a com
passione, si contentò di fargli rinchiudere in una prigione
situata nella parte superiore di una torre, donde comandò,
che fossero estratti e messi in una bassa prigione, perchè dall'
alto parlavano ancora di Gesù Cristo, e contra Maometto a
quei, che entravano nel Palazzo. Li fece poi ricondurre al
la sua presenza, e promise loro la sua grazia, se volevano
cangiar Religione : ma eglino così gli risposero: Piacesse a
Dio, o Principe , che voi voleste far grazia a voi stesso.
Trattateci pur , come vi piacerà. A voi sta il levarci la
vita ; ma noi siam sicuri , che la morte ci farà godere
un immortalità gloriosa. Il Re vedendo l'immobil loro co
stanza, per parere del suo Consiglio li mandò, siccome de
sideravano, a Marocco, accompagnati da Don Pedro Fernan
dez de Castro Gentiluomo Castigliano, e da alcuni altri Cri
stiani. -
L I E R o T E R z o 2o?
giosi di San Francesco di celebrarne l'Officio. Anno
Nell'istesso momento della lor morte, trovandosi la Prin I 22O.
cipessa Sancia di Portogallo in orazione, le apparvero con
una spada insanguinata in mano, e le dissero, che in gra
zia del martirio da lor sofferto se ne andavano al Cielo, do
ve interceduto avrebbero per lei di continuo presso Dio, il
quale voleva ricompensarle in tal guisa il bene, che loro a
veva fatto.
Quanto fu da essoloro predetto alla Regina Urraca cir
ca il tempo della sua morte, s'effettuò a puntino; e il suo
Confessore, Canonico Regolare di Santa Croce, uomo di gran
santità, ne fu avvertito per mezzo d'una vision maraviglio
sa. Non molto dopo collocati i corpi de gloriosi Martiri nel
la Chiesa di quel Monastero vide di notte tempo il Coro ri
pieno di Religiosi, che cantavano con una soavissima melo
dia. Restò egli sorpreso dallo stupore, non sapendo nè per
chè quivi si ritrovassero, nè per qual parte entrati vi fos
sero: laonde interrogatone un di essi così gli rispose: Noi
siam tutti Frati Minori : quelli, che voi vedete alla testa
di questo coro con tanto splendore, è Fra Francesco , che
voi avevate gran desiderio di vedere; e i cinque, che ri
splendono più degli altri, sono i Martiri di Marocco, i qua
li si onorano in questa Chiesa. Il Signore ci ha mandati
qua, affine di pregar per la Regina Urraca, che ora è mor
ta, ed è stata al nostrº Ordine molto affezionata : Egli ha
voluto, che tutto ciò voi vedeste, perocchè eravate di lei
Confessore. La visione disparve, e subito fu battuto alla por
ta del Confessore, per annunziargli la morte della Regina. Act. SS.
Si osservò ancora la vendetta sensibile, che Dio provar ibid.
fece al Re di Marocco, ed a suoi Sudditi. Perocchè il brac
cio destro, con cui quel Principe uccisi avea i Santi Marti
ri, e il lato destro della testa infino ai piedi del tutto ina
ridirono. Per tre anni non piovè in tutto il Paese; e vi mo
rì un'infinità di persone sotto i flagelli della fame e della pe
ste, cha durarono cinque anni; volendo il Signore proporzio
nare in tal guisa il tempo della punizione al numero de Martiri.
Tutte le maraviglie, che Dio degnossi d'operare in gra
zia loro, e il titolo di Martiri, con cui la Chiesa gli onora,
debbono bastare senza dubbio a convincere ogni Fedel Cri
stiano, illustrato dai lumi della sapienza, che vien dall'al
to, e a renderlo persuaso, che eglino non altrimenti s'espo
sero alla morte con tanto ardore contra il sentimento degli
altri Cristiani, che per un istinto particolare dello Spirito Sai -
2o8 V IT A D I S. FRANC E S C o .
Anno to. Ed è ben temeraria l'umana prudenza, se ardisce di bia
I 22 O. simare ciò, che vien approvato da Dio, e dalla sua Chiesa.
Ciò che Sarebbe troppo difficile esprimer la gioia, che Francesco
dice a pro provò nel suo cuore, allorquando intese, che cotesti suoi Fra
posito del ti erano stati martirizzati. A quelli, che seco si ritrovava
lor marti
i 10 o no, disse: Or sì che posso assicurarmi d' avere avuti cin
que veri Frati Minori; e mille benedizioni desiderò al Com
vento d'Alanquer, ove disposti si erano al martirio : il qua
le desiderio fu così efficace, che dappoi vi si sono veduti mol
ti santi Religiosi, e sempre ve ne è almeno uno di singolar
perfezione.
Fra Vitale, ch'era stato Superiore di quel valorosi Cam
pioni, fu rapito dalla nuova felice del lor trionfo; ma pian
se per non essere stato a parte della medesima sorte. Non è
giá, che la volontà gli mancasse ; perocchè da altro non fu
trattenuto, che dalla malattia , di cui morì dopo qualche
tempo in Saragozza.
Un Autore della Vita di San Domenico narra, che que
Ferdinad. sto gran Patriarca celebrando in Bologna il suo Capitolo Ge
de Castill
Histor.
nerale, fu trasportato da gioia, allorchè ebbe la nuova del
Prad. Lib. martirio di cinque Frati Minori; e considerolli non solo come
I. cap. 51. i primi frutti dell'albero di Francesco suo amico, ma ezian
apud Va dio come uno stimolo assai forte, ed efficace per eccitari suoi
di ug. ad Frati a ricercare ciò, che vi ha di più perfetto, che è ap
a th. I220.
tr. 53, unto il patire, e il morire per la Fede di Gesù Cristo. E
in realtà i Frati Predicatori approfittati si son molto bene di
un tal esempio, come raccogliesi chiaramente dal gran nume
ro di Martiri, con cui il sacro lor Ordine ha arricchita no
Il marti bilmente la Chiesa.
rio de' suoi Non senza special disposizione della Providenza divina le
Frati è mo
tivo della reliquie dei cinque Martiri Frati Minori furono collocate nel
vocazione la Chiesa de Canonici Regolari di Santa Croce in Coimbra ;
di S. An poichè il Signore le fece servir di mezzo per la vocazione di
tonio da
Padova.
Sant'Antonio da Padova, uno de più begli ornamenti del me
desimo Ordine.
Act, SS.
Jun, die Era Portoghese, d'una nobilissima Famiglia (1) di Lisbo
13. t. 2,
(1) Alcuni Autori citati dai Bollandisti, e dal Vadingo dicono, che
il Padre di Sant'Antonio da Padova era cognominato Buglione, e credo
no, che tal nome traesse dal Castello di Buglione, renduto sì celebre da
Godifredo Buglione, il quale fu Re di Gerusalemme. Poteva benissimo
esser originario di quel paese, e come persona molto qualificata ch'egli
era, venire da un ramo della Casa d'Ardenne, a cui apparteneva il Con
tado di Buglione, che divenne poscia Ducato. La Madre del Santo chia
ma vasi Tavera, di una Casa illustre di Portogallo. Act. SS. supra, pag.
706. Annot, Lit, B. Vadiºg. ad ann. 122o. n. 55.
L I B R o T E R z o. 2o9
na, nato nel I 195., a cui nel Battesimo era stato posto il Anno
nome di Fernando. Questi avendo nel primi suoi anni mena I 22 C.
ta una vita innocente e divota , temendo d'esser sedotto dal
mondo, e desiderando di consecrarsi a Dio perfettamente, all'
età di quindici anni fece risoluzione d'entrar nell'Ordine de'
Canonici Regolari nel Monastero di S. Vincenzo presso Li
sbona. Due anni dopo, per evitare le frequenti visite degli
amici, che disturbavano la sua quiete , domandò licenza al
Superiore di passare al Monasteto di Santa Croce di Coimbra
del medesimo Ordine; la quale fu da Lui ottenuta non senza
difficoltà per la stima, che facevasi della sua persona. Si
prevalse della tranquillità, che godeva, per applicarsi allo
studio delle sacre Lettere, e come se avesse avuto un pre
sentimento di ciò, che un giorno dovea fare, non istudiava
soltanto per santificare se stesso, e per insegnar ad altri il
modo di praticar la virtù, ma raccoglieva ancora dalle sa
cre Scritture, e da Santi Padri tutto ciò, che poteva servi
re a confermar le verità della Fede, e ad estirpar gli errori.
L' assiduità dello studio, la mirabile felicità di memoria , il
talento particolare, e i lumi, che ricevè dal Signore, lo fe
cero eruditissimo in poco tempo. -
(1) Act. SS. supra pag :o7. Annot. Lit. I., et Vading. ad ann. 122o.
n. 56. -
S 2.
»
(1) Il P. Vadingo dice, che gli Originali dei due Brevi diretti all'
Arcivescovo di Sens, e al Vescovo di Parigi, si conservano nell'Archi
vio del Gran Convento dell'Osservanza in Parigi. Ad ann 122o n.59.
L 1 B R o T E R z o 215
erano contrari: alcuni se gli mostravano renitenti, ed altri Anno
ne biasimavano la condotta. Altrettanto debbono aspettarsi I 23 I.
in ogni stato quei Superiori, che non rassomigliano al Som- vi alla
mo Sacerdote Eli; val a dire, che non lasciandosi predomi- visita d'
nare da un certo spirito d'indifferenza, nè da un troppo pe. alcuni
ricoloso amore della propria quiete, nè da un vano deside- Conventi .
rio di farsi amare, hanno tanta intrepidezza e tanto corag
gio, che basti per non tollerar il male, che debbono impedi
re; nè trascurano il bene, che sono in obbligo di conservare. 2, Reg.
- - - cap. 2. 22.
Afflitto il Vicario Generale per gli ostacoli, che trova- é 29 cap.
va, scrisse a Francesco, da cui ebbe questa risposta. 3 13.
cuni sudditi, e temendo, che nel zelo di lui non avesse luo
go qualche sorta d'indiscrezione, non pensava che a mode
rarlo, e raddolcirlo. Di fatto ogni persona costituita in qual:
che grado è assai inclinata naturalmente a sdegnarsi contro di
quelli, che oltraggiano la sua autorità, e su questo punto v'
è più bisogno di freno, che di stimolo. Artter a
Pietro Cataneo adempì con esattezza il suo ufizio a te Mo, ast
nor della Lettera del Santo Patriarca ; ma non durò lungo Martyrol.
F, a n O
-
(1) Ottavio Vescovo d'Assisi nel suo libro intitolato, Luini Serafici
di Porziuncola, riferisce, e rappresenta le cifre dell'Epitafio, che nota
no l'anno, e il giorno della morte di Pietro Cataneo, e prova, che il
Vadingo le ha mal ordinate. Eccone i propri suoi termini, alla pagina
4i. Non posso di meno di notare un grave fallo di Cronologia nell'An
malista Francescano Luca Vadingo, per altro accuratissimo, ed eruditis
simo. Egli pone la morte di Fra Pietro Cattani nel 1221. alli o di Mar
zo, e poi nel 1223 pone, che andò a Roma con S. Francesco. La cagion
dello sbaglio si è, perchè in fatti gli antichi monumenti lo dicono coin
2 18 V IT A D I S. FR A N cr sco
to, chiaramente si prova, che Pietro morì l'anno 1224. ai 2.
di Marzo. Ora poichè nel Capitolo Generale celebrato in quest'
anno i 22 1. alla Festa di Pentecoste, il giorno 3o. di Maggio,
fu nominato un altro Vicario Generale, il qual certamente
nel 1223. ritrovavasi ancora in tal'uffizio, come vedrassi;
dall'altra parte non essendovi alcun apparenza, che un uo
mo sì santo, qual era Pietro Cataneo, sia stato deposto da
San Francesco; oltrecchè niun Autore ne parla; bisogna ne
l
pagno di questa andata, per l'altra parte poi la pietra del monti niente
sito in Porziuncola, dove anch oggi si vede, ha l'inscrizione equivoca.
In qt la sta così : MCC XX IVli, d. Martii. L'ha cosi intesa i dingo:
MCCXXI e poi VI. Id. come a dire, Millesimo ducentesimo vigesimo pri
mo, sexto. I dus Martii; ma poi in realtà deve leggersi così, MCCXXIV.
e poi II d. cioè a dire, Miliesimo ducentesimo vigesimo quarto, secun
da die Martii .
Il P. Megrigny Cappuccino, di poi Vescovo di Grasse, la memoria
di cui è nella benedizione presso la Chiesa pel velo della sua fede con
tra i Novatori, e per tutte le sue virtù eminenti, attesta, che le cifre
dell'Epitafio sono state da Ottavio rappresentate con esatezza, secondo la
relazione del P. A sermet del Gran Convento dell'Osservanza, Dottor
di Sorbona, nella sua Storia critica, e anticritica dell'Indulgenza di Por
ziuncola, stampata in Lione l'anno 17 19. Monsignor Vescovo di Grasse,
passando per la (cioè pel Convento di Santa Maria degli Angeli presso
Assisi) al suo rito, m o dal Capitolo Generale, mi ha detto, che quest' E
pitafio era scritto, secondo che re fa fede il Vescovo d'Assisi nel suo
Libro intitolato Lami Serafici. Oltrecchè niuno potrà ragionevolmente
richiamar in dubbio la verità di un fatto confermato pubblicamente da
un Vescovo, che lo vede co propri occhj nella sua Diocesi, ove tutto
il mondo al par di esso lo può vedere.
Egli è cosa evidente, che le cifre dell'Epitafio in questa guisa,
MCCXX. IVII. d. Martii, sono state malamente distribuite dall'Operajo.
Il Vadingo le ha distribuite così: MCCXXI. VI. Id. Martii, e vuol che
significhino: Millesivo ducentesimo vigesimo primo, sexto Idus Martii.
Ma il Vescovo d'Assisi le distribuisce in tal guisa : MCCXXIV. II d.
Martii, che significa: Millesimo ducentesimo vigesimo quarto, seconda
die Martii. Probabilmente non vi sarà alcuno, che non aderisca al Ve
scovo, il sentimento del quale vien adottato dal P. Mattia Grouvvels
Recolletto professor di Teologia in Lovanio nella sua Storia critica dell'
Indulgenza di Porziuncula, composta in latino, e stampata in Anversa
l'anno 1726 presso Verdussen, della quale si parlerà nelle dichiarazio
ni sopra la medesima Indulgenza. Ma ció, che secondo l'Epitafio dee
“fissar la morte di Pietro Cataneo all' anno 1224., e non già al 122 I.,
si è il testimonio di Atti autentici, i quali provano, che nel 1223. egli
era vivente. L'istesso Vadingo gli ha veduti, e gli ha citati col nome
di Pietro Cataneo, all'anno 1223., di modo che con un anacronismo
stupendo ha rappresentato vivente nel 1223 quel medesimo, di cui a
veva espressamente riferita la morte, accompagnata da circostanze ma
ravigliose nel 122 1. Simili errori danno a divedere, che con tutto l'in
gegno, che si abbia, e con tutta l'esattezza, che si adoperi, alle volte
si prendono degli sbagli assai grossi, ma nel medesimo tempo disao
strano, che non si sono commessi a bella posta per ingannare.
L I B R o T E R z o 219
cessariamente conchiudere, ch' egli rinunziò volontariamente Anno
l'officio per umiltà, e per liberarsi da un carico, che gli uo I 22 I .
mini di Dio conoscono essere sempre mai troppo gravoso.
Francesco al ritorno che fece dalla sua visita, avendo ac Accetta
cettata la rinunzia del Vicario Generale, differì l'elezione del la rinun
zia del Vi
Successore infino al Capitolo, che si tenne alla Festa di Pen cario Ge
tecoste. Consultò il Signore intorno a quest'elezione; e il Si nerale ; e
gnore gli rivelò, che bisognava rimettere in officio Fra Elia. per ordine
Comunicò pertanto la cosa a suoi Compagni , e congregato di Dio ri
mette Fra
che fu il Capitolo, nominò Fra Elia per Vicario Generale. Elia nella
Dobbiamo persuaderci, che dopo d' averlo deposto per sua Carica
le sue rilassatezze, non l'avrebbe rimesso mai più nell'uffi
cio di Capo del suo Ordine, se non fosse stato certo, che Id
dio stesso glielo comandava Subito che i Santi conoscono la
volontá del Signore, non pensano ad altro, che ad ubbidire,
o ne sappiano, o non ne sappiano le ragioni. Così cent'anni
prima del P. S. Francesco Santo Stefano, terzo Abate de'Ci Manriq.
Ann. Ci
sterciensi, non lasciò d'inviare Arnaldo a Morimondo in qua sterc, ad
lità di primo Abate di quel Monastero; benchè per divina ri ann. I I I 5,
velazione conoscesse, che una tal dignità gli sarebbe stata pre c 3. n. 3.
giudiziale, e che non avrebbe finito bene: bastava, che Dio Essai de
l' Itist de
gli ordinasse, di costituirvelo in quel grado. Così nella Sacra l' Ordre de
Scrittura Eliseo per comandamento di Dio fatto ad Elia con Citeaux,
sacrò Azaele Re di Siria, che prevedeva dover fare gran ma t. 1. p. 2oo.
le al Popolo di Dio, per compassione di cui si mise a lagri 3 Reg. 16.
mare. Non dee l'umana prudenza condannare ne' Santi ciò, 15 e 16.
che eglino per motivi soprannaturali hanno fatto contro il lo 4.I 1. Reg. 8.
Q 12a
ro proprio giudizio, e la lor propria inclinazione. In que
sti casi straordinari bisogna soltanto adorar i consigli della
Sapienza Divina senza pretendere di penetrarvi addentro: con Tob. 3. 2.
fessar con Tobia, che tutte le vie del Signore non sono che
misericordia, verità, e giustizia ; e dir col Profeta Osea a
quei, che si perdono: La tua perdita vien da te. Os. 13. 3.
Francesco nel Capitolo sedette a piè d'Elia: e poichè le Celebra
Capitolo,
il
“S7 , " A.
D E L P A IO R E
SA, 3 A, C SCO,
4 - Se a N
L I B R O Q U A R T O
- º
Anno
D Opo il Capitolo Francesco consultando il suo proprio ze I 22 I.
lo, se n'andò, imalgrado la sua poca salute, a predicare la D,
º - - - sd i ra ...»
princi
penitenza nelle Città vicine ad Assisi, ove parlo fortemente pio al suo
del vizio e della virtù, delle pene e della beatitudine dell' Terz Or
altra vita. Gli abitanti di Camara (t) ne restarono sì com dine,
- - - - ro
det
della -
mossi, che ogni cosa lasciavano per seguirlo a truppe; mol-p, nitenza.
ti altri de Villaggi, e de'Borghi vicini loro si unirono, e tut
ti insieme pregarono questo gran Maestro d'insegnar loro il
modo d'approfittarsi delle istruzioni, che dava loro. Molti
mariti lasciar volevano le loro mogli per farsi Religiosi; e
molte femmine volevano ritirarsi nel Chiostri: ma il sant'Uo
mo non volendo nè rompere i matrimonj ben uniti, nè spo
polare il paese, li consigliò tutti a servire il Signore nelle
proprie lor case, e promise di dar loro una Regola, con
cui avrebbero potuto avanzarsi nella virtù, e vivere come
feligiosi, senza dover praticarne tutte le austerità.
ſ2) Il P. Helyot nella Storia degli Ordini Religiosi, tom. 7. cap. 29.
dice, che San Francesco avendo inteso per mezzo d'una rivelazione fat
ta a Santa Chiara, e a Fra Silvestro, che Dio lo avea chiamato per
procurar la salute dell'anime; venne con F, a Maseo, e Frat Angelo da
3ieti al Borgo di Camara, dove istituì il Terz'Ord ne. Ma questo è uno
sbaglio ben grande, fatto sotto la scorta di alcuni altri scrittori. Impe
1occhè allora, cioè l'anno 12 12., il Sarto se ne ardó a le vagi ai ed a
Canara non andó se non l'anno 122I., nel quale fu istituito il Terz'Or.
dine in Pcggi Bonzi. Tutto ciò vedesi chiaramente notato dal Vadingo
ne' suoi Annali, l'opinione di cui è stata seguita dall'Attore degli An
nali Latini del Terz'Ordine della Penitenza, stampata ir, l'arigi Iresso
Roberto Chevillion nel 1686. -
224 V IT A DI S. FR A Ne E se e
Anno Fu obbligato a fare il medesimo in varie Città di To
I 22 I. scana, massime in Firenze, dove ritrovò le medesime dispo
sizioni, e già erasi cominciato a fabbricare un Monastero per
le femmine, che al mondo volevano rinunziare. Frattanto,
che potesse loro prescrivere un tenore di vita, tutti gli adu
nò, e ne formò due Congregazioni, una per gli uomini, l'
altra per le donne, avendo ciascuna il suo Capo; le quali at
tendevano separatamente agl'esercizi di pietà, ed applicavan
si alle opere di misericordia con tal fervore, che un Autor
del Paese li paragona a que Cristiani, de'quali fa l'elogio
Tertulliano. Colle limosine, che si raccogglievano in queste
Marian. due Congregazioni, si fece fabbricar presso le mura della Cit
Flor.
Chron c
ta per gli ammalati, e per le persone avanzate in età un
2o Tertul. Ospedale, che ancor sussiste, dove esercitavasi perfettamente
Apologet. la caritá. S. Antonino; essendo Arcivescovo di Firenze, tra
c, 38. & 39. sferì queste divote Congregazioni nella Città, vicino alla Chie
sa di S. Martino per comodo dei poveri. Sicchè per la vici
nanza loro a questa Chiesa, e per le lor buone opere furo
no chiamati I buoni Uuomini di S. Martino, di poi fu da
to lor anche il nome della Penitenza di S. Fancesco, perchè
seguirono la Regola del Terz'Ordine della Penitenza insti
tuito dal Santo.
Questo zelante Predicatore essendo andato da Firenze a
Gagiano, vicino a Poggi Bonzi in Toscana; incontrò un Mer
cante suo conoscente, chiamato Luchesio, che era stato un
uomo avaro, e appassionato per la fazione (1) de'Guelfi; ma
che essendosi convertito già da alcuni mesi, menava una viº
ta assai Cristiana, faceva molte limosine, avea cura degli
ammalati negli Ospedali, alloggiava in casa sua i pellegrini,
e procurava d'insinuare a Bona-donna sua moglie i mede
simi sentimenti. Aveano già pregato Francesco d'insegnar lo
ro una strada di santificazione, che convenisse al loro stato:
laonde il sant'Uomo così disse loro: Ho pensato poc'anzi d'
instituir il Terz'Ordine, in cui le persone maritate potran
no servir Dio perfettamente, e credo, che la miglior cosa,
che possiate fare, sia l'entrar nel medesimo. Luchesio, e sua
(1) Alcuni hanno creduto, che la Regola del Terz'Ordine sia stata
composta da Niccolò IV., ma il P. Vadingo prova evidentemente, che
il P. S. Francesco ne è l'Autore, e San Bonaventura l'esprime a suffi
cienza nel quarto capitolo della sua Leggenda. Niccoló IV., che con
fermolla nel 1289., vi fece alcune mutazioni, che giudicò convenevoli,
come si è detto, e come dichiaró egli stesso nella sua Bolla Unigenitus
riferita da Antonio de Sillis, Lib. de Orig & Progress. Ter. Ord. tom. 2.
pag. 7. Vading in Reg. Tertiar, Argum. -
226 V IT A D I S. FR A N C E S c o .
Anno e proibisce, che non si ammettano (1) donne senza il consen
timento del lor mariti.
I 22 I.
La professione de Terziari è una promessa di osservar
tutti i comandamenti di Dio, e di soddisfar colle penitenze,
che saranno ingiunte dal visitatore, ai mancamenti commes
si, contro il prescritto dalla Regola . L'abito è tale, qual
fu dato a Luchesio e a sua moglie; di maniera che tuttavia
si può dispensare su questo punto, giusta la condizione del
le persone, e le costumanze de'luoghi. Gli esercizi divoti as
segnati dalla Regola ottimamente s'accordano coi doveri de
gli stati diversi del mondo. Si prescrivono digiuni ed asti
menze, ma con prudente riguardo agli ammalati, alle donne
incinte, ai viandanti, ed agli operai: e nella medesima Re
gola si dichiara, che tutte le osservanze non obbligano sotto
pena di peccato, e che in caso di trasgressione esigono so
lamente, che se ne riceva la penitenza, purchè non sieno co
mandate altrove o dalla Legge di Dio, o dalla Chiesa.
Del rimanente il P. S. Francesco raccomanda forte ai Fra
telli, ed alle Sorelle di evitar tutte le parole di giuramento,
gli spettacoli, i balli, le conversazioni profane, di fuggir le
liti, di conservar l'unione fraterna, d'aver cura particolare
degl'infermi dell'Ordine, di seppellire i morti, e di pregar
per essi. - -
(1) Non parlava dei testamenti scritti di propria mano dal Tesca
tote, poichè ritrovavasi in un paese di legge scritta, in cui simili te
stamenti non hanno luogo. In Francia sono riconosciuti per autentici,
come quelli, che sono meno sospetti di suggestione, e d'inganno, più
propri a manifestar con sicurezza la volontà dei Testotori.
(2) Per far , come conviene, un testamento, egli è d'uopo figurar
si lo stato, in cui ognun dee trovarsi alla morte, spogliarsi d'ogni pas
sione, e di tutte le prevenzioni, disporre delle proprie sostanze giusta
il dettame della coscienza, con giustizia e carità, dopo d'aver consul
tato Iddio, e un uomo dabbene, che sia istruito delle Leggi, e delle
Consuetudini, per evitar certi errori, che sono la cagione, per cui si an
nullano i testamenti: è pur cosa rara il vedere un testamento, che sia
veramente ben fatto . -
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