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di concerto con
il Ministro dell’Economia e delle Finanze
Adozione del modello nazionale di piano educativo individualizzato e delle correlate linee guida,
nonché modalità di assegnazione delle misure di sostegno agli alunni con disabilità,
ai sensi dell’articolo 7, comma 2-ter del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66.
VISTI gli articoli 3, 30, 31, 32, 33, 34, 76, 87 e 117 della Costituzione;
VISTO il decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66 recante «Norme per la promozione dell'inclusione
scolastica degli studenti con disabilità, a norma dell'articolo 1, commi 180 e 181, lettera c), della legge
13 luglio 2015, n. 107»;
VISTO in particolare, l’articolo 7, comma 2-ter del DLgs 13 aprile 2017, n. 66 concernente la
definizione delle modalità, anche tenuto conto dell'accertamento di cui all'articolo 4 della
legge 5 febbraio 1992, n. 104, per l'assegnazione delle misure di sostegno di cui
all’articolo 7 dello stesso DLgs 66/2017 e il modello di PEI, da adottare da parte delle
istituzioni scolastiche;
VISTO l’articolo 1 della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CRPD), ratificata
con legge n. 18/2009, il cui scopo è quello di promuovere, proteggere e assicurare il
pieno ed eguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da
parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto per la loro inerente dignità;
VISTO l’articolo 1, comma 2 della stessa Convenzione (CRPD) concernente la definizione di
persone con disabilità, ossia «quanti hanno minorazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali a
lungo termine che in interazione con varie barriere possono impedire la loro piena ed effettiva
partecipazione nella società su una base di eguaglianza con gli altri»;
VISTA la Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute (ICF)
dell'Organizzazione mondiale della sanità, approvata con risoluzione dell'Assemblea
mondiale della sanità il 22 maggio 2001;
VISTA la legge 5 ottobre 1990, n. 295, recante «Modifiche ed integrazioni all'articolo 3 del decreto-legge
30 maggio 1988, n. 173, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio 1988, n. 291, e successive
modificazioni, in materia di revisione delle categorie delle minorazioni e malattie invalidanti» ed in
particolare l'articolo 1;
VISTA la legge 5 febbraio 1992, n. 104, recante «Legge quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i
diritti delle persone handicappate»;
VISTO il decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, recante «Approvazione del testo unico delle
disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, e successive modificazioni»;
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VISTO il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 recante «Conferimento di funzioni e compiti
amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo
1997, n. 59», ed in particolare gli articoli 139 e seguenti;
VISTA la legge 10 marzo 2000, n. 62, recante «Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto
allo studio e all'istruzione»;
VISTA la legge 8 novembre 2000, n. 328, recante «Legge quadro per la realizzazione del sistema
integrato di interventi e servizi sociali»;
VISTA la legge 9 gennaio 2004, n. 4, recante: «Disposizioni per favorire l'accesso dei soggetti disabili agli
strumenti informatici»;
VISTO il decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, recante «Norme generali e livelli essenziali delle
prestazioni sul secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione»;
VISTO il decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, recante «Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di
termini», convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, ed in particolare
l'articolo 20;
VISTA la legge 8 ottobre 2010, n. 170, recante «Norme in materia di disturbi specifici di apprendimento
in ambito scolastico»;
VISTO il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante «Misure urgenti in materia di stabilizzazione
finanziaria e di competitività economica», convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio
2010, n. 122, ed in particolare l'articolo 10;
VISTO il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, recante «Disposizioni urgenti per la stabilizzazione
finanziaria» convertito con modificazioni dalla legge 15 luglio 2011, n. 111», ed in particolare
l'articolo 19;
VISTO il decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, recante «Misure urgenti in materia di istruzione,
università e ricerca» convertito con modificazioni dalla legge 8 novembre 2013, n. 128;
VISTA la legge 7 aprile 2014, n. 56, recante «Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle
unioni e fusioni di comuni»;
VISTA la legge 13 luglio 2015, n.107, recante «Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione
e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti», ed in particolare i commi 180 e 181,
lettera c);
VISTA la legge 22 giugno 2016, n. 112, recante: «Disposizioni in materia di assistenza in favore delle
persone con disabilità grave prive del sostegno familiare»;
VISTO il decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62 recante «Norme in materia di valutazione e
certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato, a norma dell'articolo 1, commi 180 e
181, lettera i), della legge 13 luglio 2015, n. 107»;
VISTO il decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, recante «Attuazione della
delega di cui all'articolo 1 della legge 22 luglio 1975, n. 382»;
VISTO il decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, concernente Regolamento
recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche;
VISTO il decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, recante «Norme per la
riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola, ai
sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni,
dalla legge 6 agosto 2008, n. 133»;
VISTO il decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 89, recante «Revisione
dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di
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istruzione ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con
modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133»;
VISTO il decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 87, che adotta il
«Regolamento recante norme concernenti il riordino degli istituti professionali, ai sensi dell'articolo 64,
comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto
2008, n. 133»;
VISTO il decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 88, di adozione del
Regolamento recante «Norme per il riordino degli istituti tecnici a norma dell'articolo 64, comma 4,
del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133»;
VISTO il decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89, che adotta il «Regolamento
recante revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei a norma dell'articolo 64,
comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto
2008, n. 133»;
VISTO il decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 10 settembre 2010, n. 249;
VISTO il decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 28 luglio 2016, n. 162;
SENTITO l’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica, riunitosi il 31 agosto 2020;
ACQUISITO il parere del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, approvato nella seduta
plenaria del 7 settembre 2020;
RITENUTO di accogliere le richieste formulate dal CSPI che non appaiono in contrasto con le
norme regolanti la procedura e che non limitano le prerogative dell’Amministrazione
nella definizione dei criteri generali e, in particolare, di accogliere quanto indicato nel
suddetto parere, con particolare riguardo a: considerazioni sugli organi collegiali;
definizione di GLI; superamento della definizione di atto amministrativo; espressione
del diritto di voto nel GLO; modalità di convocazione del GLO; redazione del verbale
delle riunioni; riferimento alla contitolarità per l’alunno con disabilità; declinazione
specifica di forme di comunicazione non verbali, artistiche e musicali; riferimento al
percorso didattico differenziato per i soli studenti della scuola secondaria di secondo
grado; riferimento specifico alle assenze continuative; precisazioni sul PEI provvisorio;
RITENUTO di non accogliere, in riferimento al richiamato parere del CSPI, l’indicazione che «il
nuovo modello di PEI sia vincolante solo dopo l’adeguamento dei Profili di
Funzionamento, secondo il modello ICF » in quanto il DLgs 66/2017 dispone,
all’articolo 5, che «entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del […] decreto, sono
definite le Linee guida da parte del Ministero della Salute», mentre all’articolo 7 è
specificato che «Con decreto del Ministro dell'istruzione, […], da adottare entro sessanta
giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, sono definite le
modalità […] e il modello di PEI», e pertanto il decreto di cui all’articolo 7, comma 2-ter
è, per disposizione di legge, antecedente alle Linee guida per il Profilo di funzionamento;
RITENUTO di non accogliere l’indicazione del CSPI secondo cui il «Decreto interministeriale del
ministero della Salute applicativo dell’articolo 5 del decreto legislativo 66/2017 novellato
[e l’] Accordo della Conferenza Unificata Stato-Regioni, come precisato dall’articolo 3
comma 5-bis del decreto legislativo 66/2017 novellato […] sono determinanti per la
stesura del PEI, nella nuova logica funzionale dell’approccio bio-psico-sociale, così
come indicato all’articolo 7 del decreto legislativo 66/2017 novellato», in quanto il
Profilo di Funzionamento, ai sensi dell’articolo 5 DLgs 66/2017, è «predisposto
secondo i criteri del modello bio-psico-sociale della Classificazione internazionale del
funzionamento, della disabilità e della salute (ICF) dell'Organizzazione mondiale della
sanità (OMS)» e tiene conto della “classificazione” e non già della prospettiva ICF;
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inoltre, per quanto concerne l’Accordo di cui all’articolo 3 comma 5-bis del decreto
legislativo 66/2017 novellato, non sono presenti anticipazioni rispetto a ciò che deve
essere disciplinato dallo stesso ma, ove necessario, vi è stato fatto esplicito rinvio;
RITENUTO di non accogliere l’indicazione del CSPI secondo cui «andrebbe comunque citato
l’articolo 5 del decreto legislativo 66/2017 novellato» in riferimento alle emanande Linee
guida del Ministero della Salute, in quanto la citazione compare all’articolo 21 del
presente decreto;
RITENUTO di non accogliere la modifica dell’articolo 4, comma 6, in quanto non è possibile stabilire
preventivamente il calendario delle riunioni del GLO, in ragione dell’oggetto e della
tempistica delle verifiche;
RITENUTO di non accogliere la proposta di modifica dell’articolo 10, comma 2, lettera d) in quanto
non coerente con la previsione di cui all’articolo 20, comma 5 del DLgs 62/2017;
RITENUTO di non accogliere la proposta di modifica relativa alla sostituzione, nei testi de qua,
dell’espressione “personalizzare” con “individualizzare”, in quanto l’accezione del
termine “individualizzazione”, pur collocando la propria radice storica nel contesto
normativo delineato dalla legge 104/1992, è stata affiancata e meglio definita dal
concetto di “personalizzazione” sin dalla legge 53/2003 e dal DLgs 59/2004, fino a
trovare una più compiuta collocazione scientifica nella letteratura pedagogica nazionale e
internazionale, oltreché una definizione regolativa all’interno del DM 5669 del 12 luglio
2011, ove è riportata un’analitica distinzione tra “individualizzazione” e
“personalizzazione”, di fatto coerenti con la proposta recata dal presente decreto;
RITENUTO di non accogliere la proposta di chiarimento in ordine alla redazione del PEI provvisorio
da parte della scuola di provenienza, in quanto apposita indicazione è contenuta nelle
Linee guida;
RITENUTO infine di non poter accogliere le richieste formulate dal CSPI, laddove incompatibili con
le prerogative dell’Amministrazione o in contrasto con la normativa vigente nonché
tutte le richieste confliggenti con le finalità esplicative che caratterizzano il presente
decreto;
ACQUISITO il concerto del Ministero dell’economia e delle finanze con nota prot. 20507 del 10
dicembre 2020;
DECRETANO
Articolo 1
Oggetto e definizioni
1. Il presente decreto adotta il modello nazionale di piano educativo individualizzato e le correlate
linee guida e stabilisce le modalità di assegnazione delle misure di sostegno agli alunni con
disabilità.
2. Al presente decreto sono allegati i seguenti documenti, che ne costituiscono parte integrante:
a. Modello di PEI per la scuola dell’infanzia – Allegato A1;
b. Modello di PEI per la scuola primaria – Allegato A2;
c. Modello di PEI per la scuola secondaria di I grado – Allegato A3;
d. Modello di PEI per la scuola secondaria di II grado – Allegato A4;
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e. Linee Guida concernenti la definizione delle modalità, anche tenuto conto
dell'accertamento di cui all'articolo 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, per
l'assegnazione delle misure di sostegno di cui all’articolo 7 del DLgs 66/2017 e il
modello di PEI, da adottare da parte delle istituzioni scolastiche – Allegato B;
f. Scheda per l’individuazione del debito di funzionamento – Allegato C;
g. Tabella per l’individuazione dei fabbisogni di risorse professionali per il sostegno e
l’assistenza – Allegato C1.
3. Ai fini del presente decreto sono adottate le seguenti definizioni:
a. alunni con disabilità: le bambine e i bambini della scuola dell'infanzia, le alunne e gli
alunni della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado, le studentesse e gli
studenti della scuola secondaria di secondo grado certificati ai sensi dell'articolo 3 della
legge 5 febbraio 1992, n. 104;
b. legge 104/1992: la legge 5 febbraio 1992, n. 104;
c. DLgs 66/2017: il decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66;
d. PEI: il Piano educativo individualizzato di cui all'articolo 12, comma 5 della legge
104/1992;
e. GIT: i gruppi per l'inclusione territoriale;
f. GLO: il gruppo di lavoro operativo per l’inclusione di cui all’articolo 9, comma 10 del
DLgs 66/2017;
g. GLI: il Gruppo di lavoro per l'inclusione, di cui all’articolo 9, comma 8 del DLgs
66/2017;
h. OMS: organizzazione mondiale della sanità;
i. ICF: international classification of functioning;
j. ASL: Azienda sanitaria locale;
k. UMV: Unità multidisciplinare di valutazione.
Articolo 2
Formulazione del Piano Educativo Individualizzato
1. Il PEI:
a. è elaborato e approvato dal GLO ai sensi del successivo articolo 3, comma 9;
b. tiene conto dell'accertamento della condizione di disabilità in età evolutiva ai fini
dell'inclusione scolastica, di cui all'articolo 12, comma 5, della legge 104/1992 e del
Profilo di Funzionamento, avendo particolare riguardo all'indicazione dei facilitatori e
delle barriere, secondo la prospettiva bio-psico-sociale alla base della classificazione ICF
dell'OMS;
c. attua le indicazioni di cui all’articolo 7 del DLgs 66/2017;
d. è redatto a partire dalla scuola dell'infanzia ed è aggiornato in presenza di nuove e
sopravvenute condizioni di funzionamento della persona;
e. è strumento di progettazione educativa e didattica e ha durata annuale con riferimento
agli obiettivi educativi e didattici, a strumenti e strategie da adottare al fine di realizzare
un ambiente di apprendimento che promuova lo sviluppo delle facoltà degli alunni con
disabilità e il soddisfacimento dei bisogni educativi individuati;
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f. nel passaggio tra i gradi di istruzione e in caso di trasferimento, è accompagnato
dall’interlocuzione tra i docenti dell’istituzione scolastica di provenienza e i docenti della
scuola di destinazione e, nel caso di trasferimento, è ridefinito sulla base delle diverse
condizioni contestuali e dell’ambiente di apprendimento dell’istituzione scolastica di
destinazione;
g. garantisce il rispetto e l’adempimento delle norme relative al diritto allo studio degli
alunni con disabilità ed esplicita le modalità di sostegno didattico, compresa la proposta
del numero di ore di sostegno alla classe, le modalità di verifica, i criteri di valutazione,
gli interventi di inclusione svolti dal personale docente nell'ambito della classe e in
progetti specifici, la valutazione in relazione alla programmazione individualizzata, nonché
gli interventi di assistenza igienica e di base, svolti dal personale ausiliario nell'ambito del
plesso scolastico e la proposta delle risorse professionali da destinare all'assistenza,
all'autonomia e alla comunicazione, secondo le modalità attuative e gli standard qualitativi
previsti dall'Accordo di cui all’articolo 3, comma 5-bis, del DLgs 66/2017.
Articolo 3
Composizione del Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione
1. Il GLO è composto dal team dei docenti contitolari o dal consiglio di classe e presieduto dal
dirigente scolastico o da un suo delegato. I docenti di sostegno, in quanto contitolari, fanno
parte del Consiglio di classe o del team dei docenti.
2. Partecipano al GLO i genitori dell’alunno con disabilità o chi ne esercita la responsabilità
genitoriale, le figure professionali specifiche, interne ed esterne all’istituzione scolastica, che
interagiscono con la classe e con l’alunno con disabilità nonché, ai fini del necessario supporto,
l’unità di valutazione multidisciplinare.
3. L'UMV dell'ASL di residenza dell'alunno o dell'ASL nel cui distretto si trova la scuola, partecipa
a pieno titolo ai lavori del GLO tramite un rappresentante designato dal Direttore sanitario della
stessa. Nel caso in cui l’ASL non coincida con quella di residenza dell’alunno, la nuova unità
multidisciplinare prende in carico l'alunno dal momento della visita medica nei suoi confronti,
acquisendo la copia del fascicolo sanitario dello stesso dall'ASL di residenza.
4. È assicurata la partecipazione attiva degli studenti e delle studentesse con accertata condizione
di disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica nel rispetto del principio di
autodeterminazione.
5. Si intende per figura professionale esterna alla scuola, che interagisce con la classe o con
l’alunno, l’assistente all’autonomia ed alla comunicazione ovvero un rappresentante del GIT
territoriale; quale figura professionale interna, ove esistente, lo psicopedagogista ovvero docenti
referenti per le attività di inclusione o docenti con incarico nel GLI per il supporto alla classe
nell'attuazione del PEI.
6. Il Dirigente scolastico può autorizzare, ove richiesto, la partecipazione di non più di un esperto
indicato dalla famiglia. La suddetta partecipazione ha valore consultivo e non decisionale.
7. Possono essere chiamati a partecipare alle riunioni del GLO anche altri specialisti che operano
in modo continuativo nella scuola con compiti medico, psico-pedagogici e di orientamento,
oltre che i collaboratori scolastici che coadiuvano nell’assistenza di base.
8. Il Dirigente scolastico, a inizio dell’anno scolastico, sulla base della documentazione presente
agli atti, definisce, con proprio decreto, la configurazione del GLO.
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9. Il GLO elabora e approva il PEI tenendo in massima considerazione ogni apporto fornito da
coloro che, in base al presente articolo, sono ammessi alla partecipazione ai suoi lavori,
motivando le decisioni adottate in particolare quando esse si discostano dalle proposte
formulate dai soggetti partecipanti.
10. Ai componenti del Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione non spetta alcun compenso,
indennità, gettone di presenza, rimborso spese e qualsivoglia altro emolumento.
Articolo 4
Funzionamento del Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione
1. Il GLO si riunisce entro il 30 di giugno per la redazione del PEI provvisorio di cui all’articolo
16 e – di norma - entro il 31 di ottobre per l’approvazione e la sottoscrizione del PEI definitivo.
2. Il PEI è soggetto a verifiche periodiche nel corso dell'anno scolastico al fine di accertare il
raggiungimento degli obiettivi e apportare eventuali modifiche ed integrazioni. Il GLO si
riunisce almeno una volta, da novembre ad aprile, per annotare le revisioni ed effettuare le
relative verifiche intermedie.
3. Il GLO si riunisce ogni anno, entro il 30 di giugno, per la verifica finale e per formulare le
proposte relative al fabbisogno di risorse professionali e per l’assistenza per l’anno successivo.
4. Il GLO è validamente costituito anche nel caso in cui non tutte le componenti abbiano espresso
la propria rappresentanza.
5. Le riunioni del GLO si svolgono, salvo motivata necessità, in orario scolastico, in ore non
coincidenti con l’orario di lezione.
6. Le riunioni del GLO possono svolgersi anche a distanza, in modalità telematica sincrona.
7. Il GLO, nella composizione di cui all’articolo3, comma 8 del presente Decreto è convocato dal
Dirigente scolastico o da suo delegato, con un congruo preavviso al fine di favorire la più ampia
partecipazione.
8. Nel corso di ciascuna riunione è redatto apposito verbale, firmato da chi la presiede e da un
segretario verbalizzante, di volta in volta individuato tra i presenti.
9. I membri del GLO hanno accesso al PEI discusso e approvato, nonché ai verbali.
10. I componenti del GLO di cui all'articolo3, comma 1 del presente Decreto, nell’ambito delle
procedure finalizzate all’individuazione del fabbisogno di risorse professionali per il sostegno
didattico e l’assistenza, possono accedere alla partizione del sistema SIDI – Anagrafe degli
alunni con disabilità, per consultare la documentazione necessaria.
11. Le procedure di accesso e di compilazione del PEI nonché di accesso per la consultazione della
documentazione di cui al comma 11, riguardante l’alunno con disabilità, sono attuate nel
rigoroso rispetto del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (RGPD, Regolamento
UE n. 2016/679).
Articolo 5
Raccordo del PEI con il Profilo di Funzionamento
1. Ai sensi dell’articolo 5, comma 4, lettera a) del DLgs 66/2017, il Profilo di Funzionamento è il
documento propedeutico e necessario alla redazione del PEI. Pertanto, è opportuno che il
GLO, oltre a prendere visione del Profilo di Funzionamento, ne fornisca una sintesi che metta
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in evidenza le informazioni relative alle dimensioni rispetto alle quali è necessaria un’analisi
puntuale, seguita dalla progettazione di interventi specifici.
2. Nel PEI sono riportati, attraverso una sintetica descrizione, gli elementi generali desunti dal
Profilo di Funzionamento.
3. Qualora, nella fase transitoria di attuazione delle norme, non fosse disponibile il Profilo di
funzionamento, le informazioni necessarie alla redazione del PEI sono desunte dalla Diagnosi
Funzionale e dal Profilo Dinamico Funzionale.
Articolo 6
Raccordo del PEI con il Progetto Individuale
1. Nel PEI sono esplicitate indicazioni relative al raccordo tra il PEI e il Progetto Individuale di
cui all’articolo 14 della legge 8 novembre 2000, n. 328, al fine di realizzare una progettazione
inclusiva che recepisca anche azioni esterne al contesto scolastico, coordinate dall’Ente locale,
rivolte allo sviluppo della persona e alla sua piena partecipazione alla vita sociale.
2. Nel caso in cui il Progetto Individuale sia stato già redatto, al momento della predisposizione del
PEI, è necessario riportare una sintesi dei contenuti e aggiungere informazioni sulle modalità di
coordinamento e interazione con il PEI, tenendo conto delle considerazioni della famiglia.
3. Nel caso in cui il Progetto Individuale sia stato richiesto e non ancora redatto, è opportuno
raccogliere indicazioni utili per la redazione del Progetto.
Articolo 7
Quadro informativo
1. Il modello di PEI prevede un “Quadro informativo” redatto a cura dei genitori o esercenti la
responsabilità genitoriale ovvero di altri componenti del GLO esterni all’istituzione scolastica,
relativo alla situazione familiare e alla descrizione dell’alunno con disabilità.
2. Nella scuola secondaria di secondo grado, uno specifico spazio è dedicato alla descrizione di sé
dello studente, attraverso interviste o colloqui.
Articolo 8
Attività di osservazione sistematica e progettazione degli interventi di sostegno didattico
1. Al fine di individuare i punti di forza sui quali costruire gli interventi educativi e didattici, la
progettazione è preceduta da attività di osservazione sistematica sull’alunno.
2. L’osservazione sistematica - compito affidato a tutti i docenti della sezione e della classe - e la
conseguente elaborazione degli interventi per l’alunno tengono conto e si articolano nelle
seguenti dimensioni:
a. la dimensione della relazione, della interazione e della socializzazione, che fa riferimento alla
sfera affettivo relazionale, considerando l’area del sé, il rapporto con gli altri, la
motivazione verso la relazione consapevole, anche con il gruppo dei pari, le interazioni
con gli adulti di riferimento nel contesto scolastico, la motivazione all’apprendimento;
b. la dimensione della comunicazione e del linguaggio, che fa riferimento alla competenza
linguistica, intesa come comprensione del linguaggio orale, alla produzione verbale e al
relativo uso comunicativo del linguaggio verbale o di linguaggi alternativi o integrativi,
comprese tutte le forme di comunicazione non verbale, artistica e musicale; considera
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anche la dimensione comunicazionale, intesa come modalità di interazione, presenza e
tipologia di contenuti prevalenti, utilizzo di mezzi privilegiati;
c. la dimensione dell’autonomia e dell’orientamento, che fa riferimento all’autonomia della
persona e all’autonomia sociale, alle dimensioni motorio-prassica (motricità globale,
motricità fine, prassie semplici e complesse) e sensoriale (funzionalità visiva, uditiva,
tattile);
d. la dimensione cognitiva, neuropsicologica e dell’apprendimento, che fa riferimento alle capacità
mnesiche, intellettive e all’organizzazione spazio-temporale; al livello di sviluppo raggiunto
in ordine alle strategie utilizzate per la risoluzione di compiti propri per la fascia d’età, agli
stili cognitivi, alla capacità di integrare competenze diverse per la risoluzione di compiti, alle
competenze di lettura, scrittura, calcolo, decodifica di testi o messaggi.
3. Per ciascuna delle dimensioni di cui al comma 2 sono da individuare:
a. obiettivi ed esiti attesi;
b. interventi didattici e metodologici, articolati in:
i. attività;
ii. strategie e strumenti.
Articolo 9
Ambiente di apprendimento inclusivo
1. Ai sensi dell’articolo 7, comma 2 del DLgs 66/2017, nella progettazione educativo-didattica si
pone particolare riguardo all’indicazione dei facilitatori e delle barriere, secondo la prospettiva
bio-psico-sociale alla base della classificazione ICF dell’OMS.
2. Al fine di realizzare quanto indicato all’articolo 7, comma 2 del DLgs 66/2017, sono condotte
dai docenti osservazioni nel contesto scolastico con indicazione delle barriere e dei facilitatori a
seguito dell’osservazione sistematica dell’alunno con disabilità e della classe, avendo cura, nella
scuola secondaria di secondo grado, di tener conto delle indicazioni fornite dallo studente.
3. A seguito dell’osservazione del contesto scolastico, sono conseguentemente indicati obiettivi
didattici, strumenti, strategie e modalità per realizzare un ambiente di apprendimento inclusivo,
anche sulla base degli interventi di corresponsabilità educativa intrapresi dall’intera comunità
scolastica per il soddisfacimento dei bisogni educativi individuati e di indicazioni dello studente
con disabilità. Particolare cura è rivolta allo sviluppo di “processi decisionali supportati”, ai sensi
della Convenzione ONU (CRPD).
Articolo 10
Curricolo dell’alunno
1. Al fine di un ampio coinvolgimento di tutta la componente docente, la progettazione didattica
deve tener conto di ulteriori interventi di inclusione attuati sul percorso curricolare della classe e
dell’alunno con disabilità, indicando modalità di sostegno didattico, obiettivi, strategie e
strumenti nelle diverse aree disciplinari o discipline, a partire dalla scuola primaria. Nella scuola
dell’infanzia tale attività di progettazione, con il concorso di tutti gli insegnanti della sezione,
riguarderà interventi educativi nei diversi campi di esperienza, con l’esplicitazione di strategie e
strumenti utilizzati.
2. Con riguardo alla progettazione disciplinare, è indicato:
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a. se l’alunno con disabilità segue la progettazione didattica della classe, nel qual caso si
applicano gli stessi criteri di valutazione;
b. se rispetto alla progettazione didattica della classe sono applicate personalizzazioni in
relazione agli obiettivi specifici di apprendimento e ai criteri di valutazione e, in tal caso,
se l’alunno con disabilità è valutato con verifiche identiche o equipollenti;
c. se l’alunno con disabilità segue un percorso didattico differenziato, essendo iscritto alla
scuola secondaria di secondo grado, con verifiche non equipollenti;
d. se l’alunno con disabilità è esonerato da alcune discipline di studio.
3. Nel PEI è indicato il tipo di percorso didattico seguito dallo studente, specificando se trattasi di:
a. percorso ordinario;
b. percorso personalizzato (con prove equipollenti);
c. percorso differenziato.
4. Nel PEI sono altresì indicati i criteri di valutazione del comportamento ed eventuali obiettivi
specifici, ossia se il comportamento è valutato in base agli stessi criteri adottati per la classe
ovvero se è valutato in base a criteri personalizzati, finalizzati al raggiungimento di specifici
obiettivi.
5. La valutazione degli apprendimenti è di esclusiva competenza dei docenti del consiglio di classe
nella scuola secondaria, ovvero del team dei docenti nella scuola dell’infanzia e primaria e si
svolge ai sensi della normativa vigente.
Articolo 11
Percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento
1. Il PEI definisce gli strumenti per l'effettivo svolgimento dei percorsi per le competenze
trasversali e per l'orientamento, assicurando la partecipazione dei soggetti coinvolti nel progetto
di inclusione. A tal fine, nel modello di PEI è dedicato un apposito spazio alla progettazione dei
suddetti percorsi, che dovrà prevedere la loro tipologia (aziendale, scolastico o altro), gli
obiettivi del progetto formativo e l’indicazione delle barriere e dei facilitatori nello specifico
contesto ove si realizza il percorso.
Articolo 12
Interventi necessari per garantire il diritto allo studio e la frequenza
1. Relativamente agli interventi di assistenza necessari per garantire il diritto allo studio di alunni
con disabilità, nel PEI sono indicati distintamente e specificamente gli interventi di Assistenza
di base (per azioni di mera assistenza materiale, non riconducibili ad interventi educativi) e gli
interventi di Assistenza specialistica per l’autonomia e/o la comunicazione (per azioni
riconducibili ad interventi educativi).
2. Per quanto concerne gli interventi di Assistenza specialistica per l’autonomia e/o la
comunicazione, sono specificamente indicate le necessità relative all’educazione e sviluppo
dell'autonomia (cura di sé, mensa e altro) nonché le necessità di assistenza per la comunicazione
agli alunni privi della vista, privi dell’udito e con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo.
Articolo 13
Organizzazione generale del progetto di inclusione e utilizzo delle risorse
10
1. Il PEI prevede un prospetto riepilogativo ove sia possibile desumere l’organizzazione generale
del progetto di inclusione e l’utilizzo delle risorse, con indicazione delle presenze,
rispettivamente: dell’alunno a scuola, delle risorse professionali impegnate nelle attività di
sostegno didattico, dell’assistente all’autonomia e/o alla comunicazione, nonché delle
collaboratrici o dei collaboratori scolastici impegnati nell’assistenza igienica di base
2. Nello stesso prospetto sono altresì indicate le seguenti specifiche:
a. se l’alunno è presente a scuola per l’intero orario o se si assenta in modo continuativo su richiesta
della famiglia o degli specialisti sanitari, in accordo con la scuola, indicando le motivazioni;
b. la presenza dell’insegnante per le attività di sostegno, specificando le ore settimanali;
c. le risorse destinate agli interventi di assistenza igienica e di base;
d. le risorse professionali destinate all’assistenza per l’autonomia e/o per la comunicazione;
e. eventuali altre risorse professionali presenti nella scuola o nella classe;
f. gli interventi previsti per consentire all’alunno di partecipare alle uscite didattiche, visite
guidate e viaggi di istruzione organizzati per la classe;
g. le strategie per la prevenzione e l’eventuale gestione di comportamenti problematici;
h. le attività o i progetti per l’inclusione rivolti alla classe;
i. le modalità di svolgimento del servizio di trasporto scolastico;
j. eventuali interventi e attività extrascolastiche attive, anche di tipo informale, con la specifica
degli obiettivi perseguiti e gli eventuali raccordi con il PEI.
Articolo 14
Certificazione delle competenze
1. Per quanto concerne la Certificazione delle competenze il PEI prevede una sezione dedicata a
note esplicative che rapportino il significato degli enunciati relativi alle Competenze di base e ai
livelli raggiunti da ciascun alunno con disabilità agli obiettivi specifici del PEI, anche in funzione
orientativa – nel secondo grado di istruzione – per il proseguimento degli studi di ordine
superiore ovvero per l'inserimento nel mondo del lavoro.
Articolo 15
Verifica finale e proposta di assegnazione delle risorse
1. In sede di verifica finale del PEI, si procede alla valutazione globale dei risultati raggiunti, tenuto
conto – nella scuola secondaria di secondo grado – del principio di autodeterminazione degli
studenti e delle studentesse. Contestualmente si procede all’aggiornamento delle condizioni di
contesto e progettazione per l’anno scolastico successivo.
2. Partendo dall'organizzazione delle attività di sostegno didattico e dalle osservazioni sistematiche
svolte, tenuto conto del Profilo di Funzionamento e del suo eventuale aggiornamento, oltre che dei
risultati raggiunti, nonché di eventuali difficoltà emerse durante l'anno, il GLO propone, nell’ambito
di quanto previsto dal presente decreto, il fabbisogno di ore di sostegno per l’anno scolastico
successivo, avendo cura di motivare adeguatamente la richiesta.
3. Ai sensi di quanto previsto all’articolo 7, comma 1, lettera d) del DLgs 66/2017, il GLO
procede a definire la proposta delle risorse da destinare agli interventi di assistenza igienica e di
base e delle risorse professionali da destinare all'assistenza, all'autonomia e alla comunicazione,
per l'anno successivo. In particolare, si indica il fabbisogno di risorse da destinare agli interventi
di assistenza igienica e di base e il fabbisogno di risorse professionali da destinare all'assistenza,
11
all'autonomia e alla comunicazione, nell’ambito di quanto previsto dall’Accordo di cui
all’articolo 3, comma 5-bis del DLgs 66/2017 da sancire in sede di Conferenza Unificata, per
l'anno scolastico successivo, specificando la tipologia di assistenza / figura professionale e il
numero delle ore ritenuto necessario, al fine di permettere al Dirigente scolastico di formulare la
richiesta complessiva d’Istituto delle misure di sostegno ulteriori rispetto a quelle didattiche, da
proporre e condividere con l’Ente Territoriale.
4. Sono previste eventuali esigenze correlate al trasporto dell’alunno con disabilità da e verso la scuola.
Articolo 16
PEI redatto in via provvisoria per l'anno scolastico successivo
1. Il PEI provvisorio è redatto entro il 30 giugno per gli alunni che hanno ricevuto certificazione
della condizione di disabilità ai fini dell’inclusione scolastica, allo scopo di definire le proposte di
sostegno didattico o di altri supporti necessari per sviluppare il progetto di inclusione relativo
all'anno scolastico successivo.
2. Il PEI provvisorio è redatto da un GLO, nominato seguendo le stesse procedure indicate
all’articolo 3. Rispetto alla componente docenti, in caso di nuova certificazione di un alunno già
iscritto e frequentante, sono membri di diritto i docenti del team o del consiglio di classe. Se si
tratta di nuova iscrizione e non è stata ancora assegnata una classe, il dirigente individua i
docenti che possono far parte del GLO.
3. Per la redazione del PEI provvisorio, è prescrittiva la compilazione delle seguenti sezioni del
modello di PEI allegato al presente decreto:
a. Intestazione e composizione del GLO;
b. Sezione 1 - Quadro informativo, con il supporto dei genitori;
c. Sezione 2 - Elementi generali desunti dal Profilo di Funzionamento;
d. Sezione 12 - PEI provvisorio per l'a. s. successivo;
e. Sezione 4 - Osservazioni sull’alunno per progettare gli interventi di sostegno didattico;
f. Sezione 6 - Osservazioni sul contesto: barriere e facilitatori.
4. Ai sensi di quanto previsto all’articolo 7, lettera d) del DLgs 66/2017, il PEI provvisorio riporta
la proposta del numero di ore di sostegno alla classe per l'anno successivo, nonché la proposta
delle risorse da destinare agli interventi di assistenza igienica e di base e delle risorse
professionali da destinare all'assistenza, all'autonomia e alla comunicazione, per l'anno
successivo, con modalità analoghe a quanto disposto al precedente articolo 15.
Articolo 17
Esame della documentazione
1. In caso di controversie sull’interpretazione dei contenuti della certificazione, il Dirigente
scolastico o chi presiede la seduta può chiedere al rappresentante dell’Unità di Valutazione
Multidisciplinare della ASL un’interpretazione del contenuto della stessa.
2. In caso di indicazioni di norme non corrispondenti alla tipologia di disabilità indicati nella
documentazione clinica, qualora non si raggiunga un accordo in seno al GLO, chi presiede la
riunione trasmette i documenti oggetto di discussione al Dirigente scolastico che provvede a
chiedere chiarimenti al Presidente della Commissione INPS del territorio ove è stato rilasciato.
3. In ogni caso, qualora un componente del GLO ravvisi eventuali incongruenze circa il contenuto
della certificazione, chi presiede la riunione trasmette la documentazione al Dirigente scolastico
12
che provvede a contattare il competente ufficio dell’INPS preposto al controllo delle
Commissioni di valutazione.
Articolo 18
Definizione delle modalità per l'assegnazione delle misure di sostegno
1. Il GLO, sulla base del Profilo di Funzionamento, individua le principali dimensioni interessate
dal bisogno di supporto per l’alunno e le condizioni di contesto facilitanti, con la segnalazione
del relativo “debito di funzionamento”, secondo quanto descritto nell’Allegato C, parte integrante
del presente decreto.
2. Nella definizione del fabbisogno di risorse professionali per il sostegno didattico, l’assistenza
all’autonomia e alla comunicazione, il GLO tiene conto delle “capacità” dell’alunno indicate nel
Profilo di Funzionamento, secondo il seguente schema:
Entità delle difficoltà nello
svolgimento delle attività comprese in Assente Lieve Media Elevata Molto elevata
ciascun dominio/dimensione tenendo
conto dei fattori ambientali implicati
3. Il GLO formula una proposta relativa al fabbisogno di risorse professionali per il sostegno e
l’assistenza, con il fine di attuare gli interventi educativo-didattici, di assistenza igienica e di base,
nonché di assistenza specialistica, nell’ambito dei range e dell’entità delle difficoltà indicati nella
Tabella di cui all’Allegato C1.
4. La verifica finale, di cui all’Articolo 15, con la proposta del numero di ore di sostegno e delle
risorse da destinare agli interventi di assistenza igienica e di base, nonché delle tipologie di figure
professionali da destinare all'assistenza, all'autonomia e/o alla comunicazione, per l'anno
scolastico successivo, è approvata dal GLO, acquisita e valutata dal Dirigente scolastico al fine di:
a. formulare la richiesta complessiva d’istituto delle misure di sostegno da trasmettere al
competente Ufficio Scolastico Regionale entro il 30 di giugno;
b. formulare la richiesta complessiva d’Istituto delle misure di sostegno ulteriori rispetto a
quelle didattiche, da proporre e condividere con l’Ente Territoriale.
5. Le risorse professionali da destinare all'assistenza, all'autonomia e alla comunicazione sono
attribuite dagli Enti preposti, tenuto conto del principio di accomodamento ragionevole e sulla
base delle richieste complessive formulate dai Dirigenti scolastici, secondo le modalità attuative e
gli standard qualitativi previsti nell'accordo di cui all'articolo 3, comma 5-bis del DLgs 66/2017.
Articolo 19
Modello di Piano Educativo Individualizzato
1. I modelli di cui all’articolo 1, comma 2 sono adottati dalle Istituzioni scolastiche per la
redazione del PEI da parte dei GLO.
2. I modelli di PEI sono resi disponibili in versione digitale da compilarsi in modalità telematica, con
accesso tramite sistema SIDI da parte delle Istituzioni scolastiche e dei componenti dei rispettivi
GLO, i quali sono registrati e abilitati ad accedere al sito con il rilascio di apposite credenziali.
Articolo 20
Linee guida
13
1. È adottato il documento recante «Linee Guida concernenti la definizione delle modalità, anche tenuto conto
dell'accertamento di cui all'articolo 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, per l'assegnazione delle misure di
sostegno di cui all’articolo 7 del DLgs 66/2017 e il modello di PEI, da adottare da parte delle istituzioni
scolastiche», di cui all’Allegato B, quale parte integrante del presente decreto.
Articolo 21
Norme transitorie
1. I modelli di PEI, di cui all’articolo 19, sono adottati, nelle more dell’emanazione delle Linee
Guida di cui all’articolo 5, comma 6, del DLgs 66/2017, al fine di consentire alle istituzioni
scolastiche di adeguare la progettazione educativo-didattica alle nuove norme sull’inclusione.
2. Al termine dell’anno scolastico 2020/2021, i modelli di PEI sono sottoposti a revisione e possono
essere integrati e/o modificati, sulla base delle indicazioni pervenute dalle istituzioni scolastiche.
3. I modelli di PEI sono sottoposti a verifica e aggiornati con cadenza almeno triennale.
4. Con l’entrata in vigore del presente decreto, cessano di produrre effetti le disposizioni
contenute nell’Ordinanza Ministeriale 21 maggio 2001, n.90.
5. Ai fini di cui ai commi 2 e 3 è costituito, senza ulteriori oneri per la finanza pubblica, con
decreto del Ministro dell’istruzione, un Comitato Tecnico con la partecipazione di
rappresentanti designati dal Ministro dell’economia e delle finanze.
14
Giuseppe Spadafora
Processi didattici
per una nuova scuola
democratica
.
Indice
Introduzione 7
Capitolo primo
La didattica come sintesi e applicazione
delle scienze dell’educazione 13
1. Verso una epistemologia della didattica 13
2. Il pluralismo delle “fonti” come matrice
epistemologica della didattica 22
3. La didattica come applicazione
delle scienze dell’educazione 30
4. Il processo didattico come sintesi applicativa
tra pedagogia e valutazione 36
Capitolo secondo
Processi didattici tra orientamento e recupero
delle diversità formative 47
1. La formazione come processo 47
2. La complessità del processo formativo 52
3. L’unicità della formazione della persona
tra particolare e universale 59
4. La didattica come gestione delle diversità
formative tra neuroscienze, comunicazione
digitale e questione dei diritti 68
5
Capitolo terzo
Processi didattici sistemici
per la scuola dell’autonomia 77
1. L’insegnante come trasmettitore di conoscenze
e il capo di istituto come controllore
della cultura e delle regole della scuola 78
2. Una nuova didattica dell’insegnante
e del capo di istituto 87
3. La didattica come problema sistemico
nella scuola dell’autonomia 98
Capitolo quarto
Processi didattici per una nuova scuola
democratica 113
1. La didattica per competenze.
La questione delle discipline 115
2. La progettazione per competenze 124
3. Processi didattici per una nuova scuola
democratica 135
Bibliografia 151
6
Introduzione
7
GIUSEPPE SPADAFORA
8
Processi didattici per una nuova scuola democratica
1
Il punto di partenza e di arrivo provvisorio della mia riflessione è stato
scandito dai due testi: G. Spadafora, L’identità negativa della pedagogia,
Unicopli, Milano 1992; Id., La pedagogia. Questioni epistemologiche, Ani-
cia, Roma 2015.
9
GIUSEPPE SPADAFORA
2
Cfr. U. Margiotta, La formazione dei talenti. Tutti i bambini sono un dono,
il talento non è un dono, FrancoAngeli, Milano 2018; R. Abravanel, L.
D’Agnese, La ricreazione è finita. Scegliere la scuola, trovare il lavoro,
Rizzoli, Milano 2015; G. Tognon, La democrazia del merito, Salerno, Roma
2016.
1
0
Processi didattici per una nuova scuola democratica
3
Cfr. G. Spadafora, L’educazione per la democrazia. Studi su John Dewey,
Anicia, Roma, 2015; T. Pezzano, Le radici dell’educazione. La teoria del-
l’esperienza in John Dewey, FrancoAngeli, Milano 2017.
1
1
Capitolo primo
La didattica come sintesi e applicazione
delle scienze dell’educazione
13
GIUSEPPE SPADAFORA
14
Processi didattici per una nuova scuola democratica
4
Cfr., a tal proposito, M. Baldacci, Trattato di pedagogia generale, Laterza,
Roma-Bari 2012; M. Contini, M. Fabbri (a cura di), Il futuro ricordato. Im-
pegno etico e progettualità educativa, ETS, Pisa 2014.
5
N. Blake, P. Smeyers, R. D. Smith, P. Standish, The Blackwell Guide to
the Philosophy of Education, Wiley Blackwell, Hoboken-New Jersey 2002.
Cfr., in particolare, P. H. Hirst, Educational Theory and its Foundation Dis-
ciplines, Routledge & Kegan Paul, London 1983.
15
GIUSEPPE SPADAFORA
6
L. von Bertalanffy, Teoria generale dei sistemi. Fondamenti, sviluppo, ap-
plicazioni, Mondadori, Milano 2004; S. De Giacinto, Educazione come si-
stema, La Scuola, Brescia 1977; W. Brezinka, Metateoria dell’educazione:
introduzione ai fondamenti della scienza dell’educazione, della filosofia del-
l’educazione e della pedagogia pratica, Armando editore, Roma 1980; F.
Cambi, Il congegno del discorso pedagogico. Metateoria, ermeneutica, mo-
dernità, Clueb, Bologna 1986; N. Luhmann, K. Schorr Eberhard, Il sistema
educativo. Problemi di riflessività, Armando editore, Roma 1999
16
Processi didattici per una nuova scuola democratica
7
Cfr. R. Laporta, La difficile scommessa, La Nuova Italia, Firenze 1971;
Id., L’assoluto pedagogico. Saggio sulla libertà in educazione, La Nuova
Italia, Firenze 1999; E. Colicchi, Dell’intenzione in educazione. Materiale
per una teoria dell’agire educativo, Loffredo, Napoli 2011.
17
GIUSEPPE SPADAFORA
8
Cfr. R. Massa, Le tecniche e i corpi. Verso una scienza dell’educazione,
Unicopli, Milano 2004. In questa prospettiva cfr. il recente G. Bonetta, L’in-
visibile educativo. Pedagogia, inconscio e fisica quantistica, Armando edi-
tore, Roma 2017.
18
Processi didattici per una nuova scuola democratica
9
Cfr. A. Granese, Il labirinto e la porta stretta. Saggio di pedagogia critica,
La Nuova Italia, Firenze 1993; Id, Istituzioni di pedagogia generale, Prin-
cipia educationis, CEDAM, Padova 2003.
10
F. Pinto Minerva, R. Gallelli, Pedagogia e post-umano. Ibridazioni iden-
titarie e frontiere del possibile, Carocci, Roma 2004.
19
GIUSEPPE SPADAFORA
20
Processi didattici per una nuova scuola democratica
21
GIUSEPPE SPADAFORA
22
Processi didattici per una nuova scuola democratica
11
Cfr. J. Dewey, Democrazia e educazione, a cura di G. Spadafora, Anicia
Roma 2018.
12
J. Dewey, The Sources of a Science of Education (1929), in The Later
Works 1925-1953, vol. 5, 1929-1930, SIUP, Carbondale and Edwardsville
1984; trad. it., Le fonti di una scienza dell’educazione, a cura di M. Tioli Ga-
brieli e L. Borelli, La Nuova Italia, Firenze 19672; J. Dewey, Le fonti di una
scienza dell’educazione, a cura di A. Cosentino, Fridericiana, Napoli 2017.
23
GIUSEPPE SPADAFORA
13
Cfr. T. Pezzano, Le radici dell’educazione. La teoria dell’esperienza in
John Dewey, cit.
24
Processi didattici per una nuova scuola democratica
14
J. Dewey, Le fonti di una scienza dell’educazione, cit., p. 2.
15
Ivi, pp. 3-6.
16
Ivi, p. 7.
25
GIUSEPPE SPADAFORA
26
Processi didattici per una nuova scuola democratica
17
Ivi, p. 14.
27
GIUSEPPE SPADAFORA
18
Ivi, p. 21.
18
Processi didattici per una nuova scuola democratica
19
Ivi, p. 22.
29
GIUSEPPE SPADAFORA
20
Ivi, p. 31. Corsivo nel testo.
20
Processi didattici per una nuova scuola democratica
21
Ivi, pp. 44-46.
31
GIUSEPPE SPADAFORA
22
Processi didattici per una nuova scuola democratica
22
Ivi, p. 54.
33
GIUSEPPE SPADAFORA
23
Ivi, p. 59.
24
Ivi, pp. 60-61.
24
Processi didattici per una nuova scuola democratica
25
Ivi, p. 62.
26
Ivi, p. 63. Corsivo nel testo.
35
GIUSEPPE SPADAFORA
36
Processi didattici per una nuova scuola democratica
27
F. De Bartolomeis, La pedagogia come scienza, La Nuova Italia, Firenze
1976, p. 9 (I ed. 1953).
37
GIUSEPPE SPADAFORA
38
Processi didattici per una nuova scuola democratica
28
A. Visalberghi, Problemi della ricerca pedagogica, La Nuova Italia, Fi-
renze 1964, pp. 21-22.
29
Ivi, p. 15. Cfr. L. A. Hickman, G. Spadafora, John Dewey’s Educational
Philosophy in International Perspective. A New Democracy for the Twenty-
First Century, SIUP, Carbondale 2009.
39
GIUSEPPE SPADAFORA
40
Processi didattici per una nuova scuola democratica
30
Cfr. A. Visalberghi, con la collaborazione di R. Maragliano, B. Vertecchi,
Pedagogia e scienze dell’educazione, Mondadori, Milano 1978, e M. De-
besse, G. Mialaret, Trattato delle scienze pedagogiche, Armando editore,
Roma 1971. In effetti, in entrambe i testi, ci troviamo di fronte al tentativo
di costruire la pedagogia dinanzi alle scienze dell’educazione. In realtà si
tratta di un tentativo non chiaro, in quanto nella definizione visalberghiana
il paradigma delle scienze dell’educazione si sviluppa attraverso l’applica-
zione sperimentale della pedagogia ai processi di insegnamento-apprendi-
mento. Nell’impostazione francofona, con un chiaro riferimento a Piaget,
anziché Dewey, ci si trova dinanzi ad una definizione di scienza pedagogica
forse troppo onnicomprensiva e poco chiara nella distinzione con le altre
scienze. Cfr., inoltre, G. Mialaret (a cura di), Introduzione alle scienze del-
l’educazione, Laterza, Roma-Bari 1987.
41
GIUSEPPE SPADAFORA
42
Processi didattici per una nuova scuola democratica
31
Cfr. J. Mezirow, Apprendimento e trasformazione. Il significato dell’espe-
rienza e il valore della riflessione nell’apprendimento degli adulti, Raffaello
Cortina, Milano 2003. L. Fabbri, A. Romano, Metodi per l’apprendimento
trasformativo. Casi, modelli, teorie, Carocci, Roma 2018.
43
GIUSEPPE SPADAFORA
32
Oltre ai classici H. Gardner, Educazione e sviluppo della mente. Intelli-
genze multiple e apprendimento, Erickson, Trento 2005 e D. Goleman, In-
telligenza emotiva, Bur, Milano 2011; cfr. M. Altet, É. Charlier, L. Paquay,
P. Perrenoud (a cura di), Formare gli insegnanti professionisti. Quali stra-
tegie? Quali competenze?, Armando editore, Roma 2006.
44
Processi didattici per una nuova scuola democratica
45
Capitolo terzo
Processi didattici sistemici
per la scuola dell’autonomia
Per comprendere la dimensione organica del processo
didattico per la progettazione e costruzione di una nuova
scuola democratica, soprattutto alla luce del rapporto pe-
dagogia-didattica-valutazione, è opportuno analizzare il
rapporto tra l’insegnante e il capo di istituto nella scuola, per
dimostrare attraverso un’analisi condotta per para- digmi
culturali, come il processo didattico nella sua ap-
plicazione alla realtà del sistema scolastico contempora-
neo si determini come una espressione di processi
didattici sistemici.
Volendo affrontare un discorso pedagogico sulle possi-
bilità di un ripensamento della scuola democratica ho rite-
nuto opportuno collocare nella specificità del sistema sco-
lastico italiano l’analisi complessiva del rapporto
governance-didattica-cultura. Questa scelta potrebbe essere
riduttiva, in quanto non riferibile ad un modello di scuola
che possa estendersi ad una dimensione più ampia, se non
universale. In effetti, ho ritenuto necessaria una specifica
contestualizzazione nell’ambito del sistema scolastico ita-
77
GIUSEPPE SPADAFORA
78
Processi didattici per una nuova scuola democratica
79
GIUSEPPE SPADAFORA
80
Processi didattici per una nuova scuola democratica
53
I testi gentiliani in cui è presente la struttura della relazione educativa mae-
stro-allievi sono diversi. Vorrei citarli secondo le prime edizioni per mostrare
come il problema filosofico-pedagogico didattico era definito nel pensiero
del filosofo siciliano già nel primo quindicennio del secolo: G. Gentile, L’in-
segnamento della filosofia ne’ licei, Sandron, Palermo 1900; Scuola e filo-
sofia, Sandron, Palermo 1908; Sommario di pedagogia come scienza
filosofica, I: Pedagogia generale, II: Didattica, Laterza, Bari 1913, 1914.
81
GIUSEPPE SPADAFORA
82
Processi didattici per una nuova scuola democratica
83
GIUSEPPE SPADAFORA
84
Processi didattici per una nuova scuola democratica
54
Cfr. E. Damiano, La mediazione didattica. Per una teoria dell’insegna-
mento, FrancoAngeli, Milano 2013; A. Calvani, Come fare una lezione ef-
ficace, Carocci, Roma 2014.
55
G. Da Empoli, La guerra del talento. Meritocrazia e mobilità nella nuova
economia, Marsilio, Venezia 2000; R. Abravanel, Meritocrazia. Quattro pro-
poste concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro paese più ricco
e più giusto, Garzanti, Milano 2008.
85
GIUSEPPE SPADAFORA
56
Cfr. M. Foucault, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, Einaudi,
Torino 1993. Il testo, ovviamente riferito non al contesto scolastico, riporta
alla degenerazione del tema del controllo punitivo della persona e, quindi,
anche dello studente in classe. Il merito dell’analisi foucaultiana è quello di
dimostrare che questo tema, estremamente complesso, non può essere solo
definito da un semplice schema stimolo-risposta, premio-punizione.
86
Processi didattici per una nuova scuola democratica
87
GIUSEPPE SPADAFORA
88
Processi didattici per una nuova scuola democratica
57
Cfr. C. De Luca, G. Spadafora, Per una pedagogia dei diritti, cit.
89
GIUSEPPE SPADAFORA
58
Cfr. Don Milani, AA.VV., Lettera a una professoressa edizione speciale
40 anni dopo, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 2007.
90
Processi didattici per una nuova scuola democratica
59
Cfr. T. M. Duffy, T. M. Jonassen, Constructivism and the Technology of
Instruction, A Conversation, Erlbaum, Hillsdale, N. J, 1992; A. Carletti, A.
Varani (a cura di), Didattica costruttivista. Dalle teorie alla pratica in classe,
Erickson, Trento 2005.
60
Cfr. R. B. Westbrook, John Dewey e la democrazia americana, tr. it e a
cura di T. Pezzano, Armando editore, Roma 2011 (ed. or.: John Dewey and
American Democracy, 1991).
91
GIUSEPPE SPADAFORA
92
Processi didattici per una nuova scuola democratica
61
Cfr. J. Mezirow, E. W. Taylor, Transformative Learning in Practice: In-
sights from Community, Workplace, and Higher Education, Jossey-Bass,
Hoboken New Jersey 2009.
93
GIUSEPPE SPADAFORA
94
Processi didattici per una nuova scuola democratica
95
GIUSEPPE SPADAFORA
62
D. R. Schwandt, M. J. Marquardt, Organizational Learning, Boca Raton,
St. Lucie 2000; P. Smeyers, M. Depaepe, Educational Research: Discourses
of Change and Changes of Discourse, Springer-Verlag, Berlin 2016.
96
Processi didattici per una nuova scuola democratica
97
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98
Processi didattici per una nuova scuola democratica
99
GIUSEPPE SPADAFORA
64
D. A. Schön, Formare il professionista riflessivo. Per una nuova prospet-
tiva della formazione e dell’apprendimento nelle professioni, FrancoAngeli,
Milano 2016.
65
Cfr. R. Trinchero, Costruire, valutare, certificare competenze. Proposte
di attività per la scuola, FrancoAngeli, Milano 2016.
100
Processi didattici per una nuova scuola democratica
66
Ph. Perrenoud, Quando la scuola ritiene di preparare alla vita. Sviluppare
competenze o insegnare diversi saperi, Anicia, Roma 2017.
101
GIUSEPPE SPADAFORA
67
P. Mulè (a cura di), Il dirigente per le scuole. Manager e leader educativo,
PensaMultimedia, Lecce 2015; V. Tenore, A. Squillaci, Il procedimento di-
sciplinare nell’amministrazione scolastica per il personale amministrativo,
docente, dirigente, universitario, ATA, alunni, Anicia, Roma 2015.
102
Processi didattici per una nuova scuola democratica
103
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68
Cfr. D.P.R. n. 275/’99, artt. 4,5 e 6 e, per un inquadramento complessivo,
cfr. P. Boccia, Oltre la «buona scuola». I decreti attuativi della legge n.
107/2015, Anicia, Roma 2018.
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SPADAFORA
CAP. 1
L. 18 marzo 1968 n.444 Art.3 (scuola materna statale) per i bambini dai 3 ai 6 anni affetti da disturbi
dell’intelligenza o del carattere o del comportamento o portatori di menomazioni fisiche o sensoriali, lo Stato
istituisce sezioni speciali presso le scuole materne statali e, per i casi più gravi, scuole materne speciali
118/71 riconosceva agli allievi in situazione di disabilità il diritto all’educazione in classe comune, escludendo
però i soggetti affetti da grave deficienze intellettive o da menomazione fisiche di tale gravità da impedire e/o
rendere difficoltoso l’apprendimento e l’inserimento nelle classi normali.
Legge 517/77: ha reso obbligatoria la presenza di alunni in situazione di disabilità nella scuola comune con
la conseguente abolizione delle classi differenziali e delle scuole speciali.
L.104/1992 per l’assistenza, l’integrazione e i diritti delle persone con disabilità (dimensione sociale). Un
ruolo sempre più attivo veniva attribuito alle famiglie nella formulazione del PDF e del PEI, inoltre, la legge
ha introdotto il principio della programmazione coordinata tra i servizi scolastici, sanitari, socio-assistenziali,
culturali, ricreativi e sportivi. Un ulteriore elemento importante dell’evoluzione della normativa riguarda la
formazione degli insegnanti specializzati per il sostegno.
Art. 1. Finalità 1. La Repubblica: a) garantisce il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di
autonomia della persona handicappata e ne promuove la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel
lavoro e nella società; b) previene e rimuove le condizioni invalidanti che impediscono lo sviluppo della
persona umana, il raggiungimento della massima autonomia possibile e la partecipazione della persona
handicappata alla vita della collettività, nonché' la realizzazione dei diritti civili, politici e patrimoniali; c)
persegue il recupero \funzionale e sociale della persona affetta da minorazioni fisiche, psichiche e sensoriali
e assicura i servizi e le prestazioni per la prevenzione, la cura e la riabilitazione delle minorazioni, nonche' la
tutela giuridica ed economica della persona handicappata; d) predispone interventi volti a superare stati di
emarginazione e di esclusione sociale della persona handicappata.
Art. 2. Principi generali 1. La presente legge detta i principi dell'ordinamento in materia di diritti, integrazione
sociale e assistenza della persona handicappata. Essa costituisce inoltre riforma economico-sociale della
Repubblica, ai sensi dell'articolo 4 dello Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige, approvato con legge
costituzionale 26 febbraio 1948, n. 5.
Art. 3. Soggetti aventi diritto 1. È persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica, psichica o
sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione
lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione. 2. La persona
handicappata ha diritto alle prestazioni stabilite in suo favore in relazione alla natura e alla consistenza della
minorazione, alla capacità complessiva individuale residua e alla efficacia delle terapie riabilitative. 3. Qualora
la minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l'autonomia personale, correlata all’età, in modo da rendere
necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di
relazione, la situazione assume connotazione di gravità. Le situazioni riconosciute di gravità determinano
priorità nei programmi e negli interventi dei servizi pubblici. 4. La presente legge si applica anche agli stranieri
e agli apolidi, residenti, domiciliati o aventi stabile dimora nel territorio nazionale. Le relative prestazioni sono
corrisposte nei limiti ed alle condizioni previste dalla vigente legislazione o da accordi internazionali.
Art. 4. Accertamento dell'handicap 1. Gli accertamenti relativi alla minorazione, alle difficoltà, alla necessità
dell'intervento assistenziale permanente e alla capacità complessiva individuale residua, di cui all'articolo 3,
sono effettuati dalle unità sanitarie locali mediante le commissioni mediche di cui all'articolo 1 della legge 15
ottobre 1990, n. 295, che sono integrate da un operatore sociale e da un esperto nei casi da esaminare, in
servizio presso le unità sanitarie locali. (2) (16) (19) ((1-bis). Nel caso in cui gli accertamenti di cui al comma
1 riguardino persone in età evolutiva, le commissioni mediche di cui alla legge 15 ottobre 1990, n. 295, sono
composte da un medico legale, che assume le funzioni di presidente, e da due medici, di cui uno specialista in
pediatria o in neuropsichiatria infantile e l'altro specialista nella patologia che connota la condizione di salute
del soggetto. Tali commissioni sono integrate da un assistente specialistico o da un operatore sociale, o da uno
psicologo in servizio presso strutture pubbliche, di cui al comma 1, individuati dall'ente locale o dall'INPS
quando l'accertamento sia svolto dal medesimo Istituto ai sensi dell'articolo 18, comma 22, del decreto-legge
6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, nonché', negli altri casi,
da un medico INPS come previsto dall'articolo 19, comma 11, della stessa legge 15 luglio 2011, n. 111, fermo
restando quanto previsto dall'articolo 1, commi 3 e 4, della citata legge n. 295 del 1990.)
Art. 5. Principi generali per i diritti della persona handicappata 1. La rimozione delle cause invalidanti, la
promozione dell'autonomia e la realizzazione dell'integrazione sociale sono perseguite attraverso i seguenti
obiettivi: a) sviluppare la ricerca scientifica, genetica, biomedica, psicopedagogica, sociale e tecnologica
anche mediante programmi finalizzati concordati con istituzioni pubbliche e private, in particolare con le sedi
universitarie, con il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), con i servizi sanitari e sociali, considerando la
persona handicappata e la sua famiglia, se coinvolti, soggetti partecipi e consapevoli della ricerca; b) assicurare
la prevenzione, la diagnosi e la terapia prenatale e precoce delle minorazioni e la ricerca sistematica delle loro
cause; c) garantire l'intervento tempestivo dei servizi terapeutici e riabilitativi, che assicuri il recupero
consentito dalle conoscenze scientifiche e dalle tecniche attualmente disponibili, il mantenimento della
persona handicappata nell'ambiente familiare e sociale, la sua integrazione e partecipazione alla vita sociale;
d) assicurare alla famiglia della persona handicappata un'informazione di carattere sanitario e sociale per
facilitare la comprensione dell'evento, anche in relazione alle possibilità di recupero e di integrazione della
persona handicappata nella società; e) assicurare nella scelta e nell'attuazione degli interventi socio- sanitari
la collaborazione della famiglia, della comunità e della persona handicappata, attivandone le potenziali
capacità; f) assicurare la prevenzione primaria e secondaria in tutte le fasi di maturazione e di sviluppo del
bambino e del soggetto minore per evitare o constatare tempestivamente l'insorgenza della minorazione o per
ridurre e superare i danni della minorazione sopraggiunta; g) attuare il decentramento territoriale dei servizi e
degli interventi rivolti alla prevenzione, al sostegno e al recupero della persona handicappata, assicurando il
coordinamento e l'integrazione con gli altri servizi territoriali sulla base degli accordi di programma di cui
all'articolo 27 della legge 8 giugno 1990, n. 142; h) garantire alla persona handicappata e alla famiglia
adeguato sostegno psicologico e psicopedagogico, servizi di aiuto personale o familiare, strumenti e sussidi
tecnici, prevedendo, nei casi strettamente necessari e per il periodo indispensabile, interventi economici
integrativi per il raggiungimento degli obiettivi di cui al presente articolo; i) promuovere, anche attraverso
l'apporto di enti e di associazioni, iniziative permanenti di informazione e di partecipazione della popolazione,
per la prevenzione e per la cura degli handicap, la riabilitazione e l'inserimento sociale di chi ne e' colpito; l)
garantire il diritto alla scelta dei servizi ritenuti più idonei anche al di fuori della circoscrizione territoriale; m)
promuovere il superamento di ogni forma di emarginazione e di esclusione sociale anche mediante
l'attivazione dei servizi previsti dalla presente legge.
Carta di Lussemburgo del 1996 è un documento programmatico per le politiche europee, finalizzato a
costruire le condizioni per promuovere una scuola davvero per tutti e per ciascuno.
L.59/1997 le scuole acquisiscono autonomia in termini giuridici, finanziari, amministrativi didattici, di ricerca,
di sperimentazione e organizzazione. TITOLO III: “Norme comuni” Art. 10. “L'obbligo scolastico sancito
dalle vigenti disposizioni si adempie, per i fanciulli sordomuti, nelle apposite scuole speciali o nelle classi
ordinarie delle pubbliche scuole, elementari e medie, nelle quali siano assicurati la necessaria integrazione
specialistica e i servizi di sostegno secondo le rispettive competenze dello Stato e degli enti locali preposti, in
attuazione di un programma che deve essere predisposto dal consiglio scolastico distrettuale. Sono abrogati
l'articolo 175 del testo unico 5 febbraio 1928 n 577 e l'articolo 407, del regio decreto 26 aprile 1928 n. 1297,
nonché tutte le altre disposizioni in contrasto con l'attuazione del presente articolo. Sono estese, in quanto
applicabili, ai fanciulli sordomuti le norme sulla frequenza scolastica previste dagli articoli 28 e 29 della legge
20 marzo 1971, n. 118”.
DPR 275/1999 scuola dell’autonomia, all’interno del paradigma della scuola dell’autonomia troviamo la
riflessione di una scuola dell’inclusione. Nel decreto applicativo della legge sull’autonomia sono richiamati i
principi della legge 104/92: individualizzazione degli interventi didattici, flessibilità degli orari, ecc.
Convenzione 2006 (ONU). ratificata il 2009 in Italia che rappresenta uno spartiacque fondamentale perché
parla di UDL, di accomodamento ragionevole, e dice che ogni persona con disabilità ha diritti da far valere.
Problema posto dalla Direttiva ministeriale 2012 BES e il Decreto Legislativo 66/2017, novellato dal Decreto
Legislativo 96/2019.
Le Nazioni Unite hanno emanato la Convenzione sui diritti delle persone disabili che rappresenta sicuramente
la risoluzione più forte e importante per sancire il diritto alla piena inclusione in ogni contesto delle persone
con disabilità. La Convenzione vuole promuovere e garantire alle persone con disabilità il pieno e reale
godimento dei diritti in ogni ambito della vita: nella salute, nell’istruzione, nel lavoro, nella società e nella
politica. Articolo 1 Scopo. Scopo della presente Convenzione è promuovere, proteggere e assicurare il pieno
ed eguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con
disabilità, e promuovere il rispetto per la loro inerente dignità. 2. Le persone con disabilità includono quanti
hanno minorazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali a lungo termine che in interazione con varie
barriere possono impedire la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su una base di eguaglianza
con gli altri. Articolo 2 Definizioni Ai fini della presente Convenzione: “Comunicazione” comprende lingue,
visualizzazioni di testi, Braille, comunicazione tattile, stampa a grandi caratteri, le fonti multimediali
accessibili così come scritti, audio, linguaggio semplice, il lettore umano, le modalità, i mezzi ed i formati
comunicativi alternativi e accrescitivi, comprese le tecnologie accessibili della comunicazione e
dell’informazione; “Il linguaggio” comprende le lingue parlate ed il linguaggio dei segni, come pure altre
forme di espressione non verbale; “Discriminazione sulla base della disabilità” indica qualsivoglia distinzione,
esclusione o restrizione sulla base della disabilità che abbia lo scopo o l’effetto di pregiudicare o annullare il
riconoscimento, il godimento e l’esercizio, su base di eguaglianza con gli altri, di tutti i diritti umani e delle
libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale, civile o in qualsiasi altro campo. Essa
include ogni forma di discriminazione, compreso il rifiuto di un accomodamento ragionevole;
“Accomodamento ragionevole” indica le modifiche e gli adattamenti necessari ed appropriati che non
impongano un carico sproporzionato o eccessivo, ove ve ne sia necessità in casi particolari, per assicurare alle
persone con disabilità il godimento e l’esercizio, su base di eguaglianza con gli altri, di tutti i diritti umani e
libertà fondamentali; “Progettazione universale” indica la progettazione (e realizzazione) di prodotti, ambienti,
programmi e servizi utilizzabili da tutte le persone, nella misura più estesa possibile, senza il bisogno di
adattamenti o di progettazioni specializzate. “Progettazione universale” non esclude dispositivi di ausilio per
particolari gruppi di persone con disabilità ove siano necessari.
Articolo 3 Principi generali I principi della presente Convenzione sono: (a) Il rispetto per la dignità
intrinseca, l’autonomia individuale - compresa la libertà di compiere le proprie scelte - e l’indipendenza delle
persone; (b) La non-discriminazione; (c) La piena ed effettiva partecipazione e inclusione all’interno della
società; (d) Il rispetto per la differenza e l’accettazione delle persone con disabilità come parte della diversità
umana e dell’umanità stessa; (e) La parità di opportunità; (f) L’accessibilità; (g) La parità tra uomini e donne;
(h) Il rispetto per lo sviluppo delle capacità dei bambini con disabilità e il rispetto per il diritto dei bambini
con disabilità a preservare la propria identità.
on la L.170/2010 viene esplicitato che gli studenti con DSA hanno diritto a fruire di appositi provvedimenti
dispensativi e compensativi di una didattica individualizzata e personalizzata che tenga conto delle peculiarità
degli allievi e di adeguare forme di verifica e di valutazione.
Indicazioni del 2012 decreto attuativo legge 170/2010 specifica come per strumenti compensativi debbano
intendersi dei dispositivi didattici e tecnologici in grado di sostituire o facilitare la prestazione richiesta
nell’abilità deficitaria.
La Direttiva Ministeriale 27/12/2012 e la C.M. n.8 del 6 marzo 2013 nell’area dei BES, oltre alla
sottocategoria degli allievi con disabilità, vengono compresi due ampie condizioni di difficoltà scolastiche
conseguenti a cause diverse: I disturbi evolutivi specifici (DSA , deficit del linguaggio, coordinazione motoria,
disprassia, disfunzioni non verbali, disturbo da deficit di attenzione con iperattività, funzionamento intellettivo
limite) e lo svantaggio socio-culturale e linguistico.
La L.107/2015 istituisce il ptof a sostituzione del POF.
Il POF comprende il curricolo didattico, include le questioni di organizzazione interna, di uso delle risorse, di
relazioni con il territorio.
Atto di indirizzo (scuola dell’autonomia): l’atto di indirizzo del dirigente scolastico è stato istituito dalla
legge 107/2015. Art.1 comma 14 come documento base per la formulazione del PTOF. Il piano è elaborato
dal collegio dei docenti sulla base degli in dirizzi per le attività della scuola e delle scelte di gestione e di
amministrazione definiti dal dir. Scol.
D. Lgs. 66/2017 novellata con D.Lgs. 96/2019 prevede che, successivamente all’accertamento della
condizione di disabilità, venga redatto un Profilo di Funzionamento secondo i criteri del modello bio-
psicosociale dell’ICF adottata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o ONU????) ai fini della
formulazione del Progetto Individuale, nonché per la predisposizione del PEI. Il decreto riguarda l’inclusione
scolastica che si realizza attraverso strategie educative e didattiche finalizzate allo sviluppo delle potenzialità
di ciascuno. Si specifica che l’ambito di applicazione è riferito agli allievi con disabilità certificata ai sensi
della L.104, al fine di promuovere e garantire il diritto all’educazione, all’istruzione e alla formazione. La
novità già evidenziata nella Convenzione sulla Disabilità: il PEI su base ICF, nell’economia normativa del
problema, cosa da come stimolo alla scuola inclusiva? Parla del funzionamento umano, ogni azione del
soggetto con disabilità si caratterizza per una dimensione del funzionamento umano. Ciò significa che per
poter sviluppare le potenzialità bisogna considerare il soggetto nel suo contesto, quindi innanzitutto nella
classe, nella famiglia in cui vivo, nella situazione in cui mi esprimo. Rapporto tra una capacità ed una
performance, i facilitatori e le barriere mi fanno capire che posso sviluppare una mia potenzialità, aiuta la mia
possibilità di esprimere la potenzialità. Se l’inclusione se considero il Pei su base ICF come l’espressione del
rapporto che esiste tra la potenzialità dell’individuo all’interno del contesto in cui si sviluppa dovrei capire
meglio qual è la possibile potenzialità del disabile. Il Pei su base ICF aumenta la possibilità di inclusione.
Dlgs 96/2019 disposizione integrative e correttive al decreto legislativo 13 Aprile 2017 N.66 recante norme
per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, a norma dell’art.1 comma180/181,
lettera C della legge 13 Luglio del 2015
Art. 3 comma 2: è evidenziato già il tema dell’inclusione. è compito della repubblica rimuovere gli ostacoli
di ordine sociale ed economico, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il
pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica,
economica e sociale del paese. La Repubblica deve rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo
della persona, e questo è un po’ il significato della scuola democratica. La scuola democratica deve aiutare
tutti, valorizzando il talento dei più bravi, ma anche sviluppando il potenziale di tutti.
Art. 26 del CCNL 2006/2009: Funzione docente La funzione docente realizza il processo di
insegnamento/apprendimento volto a promuovere lo sviluppo degli alunni sulla base delle finalità e degli
obiettivi previsti dagli ordinamenti scolastici definiti per i vari ordini e gradi dell'istruzione. 2. La funzione
docente si fonda sull'autonomia culturale e professionale dei docenti; essa si esplica nelle attività individuali
e collegiali e nella partecipazione alle attività di aggiornamento e formazione in servizio. 3. In attuazione
dell'autonomia scolastica i docenti, nelle attività collegiali, attraverso processi di confronto e d'intesa ritenuti
piU utili e idonei, elaborano, attuano e verificano, per gli aspetti pedagogico - didattici, il piano dell'offerta
formativa, adattandone l'articolazione alle differenziate esigenze degli alunni e tenendo conto del contesto
socio - economico di riferimento, anche al fine del raggiungimento di condivisi obiettivi qualitativi di
apprendimento in ciascuna classe e nelle diverse discipline. Dei relativi risultati saranno informate le famiglie
con le modalità decise dal collegio dei docenti.
La funzione docente si fonda sull’autonomia culturale professionale dei docenti, e si esplica nelle attività
individuali e collegiali e nella partecipazione di corsi di aggiornamento e formazione. orario di lavoro flessibile
Art. 27 del CCNL 2006/2009: Profilo professionale docente
L’insegnante deve garantire il successo formativo e deve avere 4 competenze:
-Competenza disciplinare (Pedagogia didattica speciale, conoscenza della disabilità di cui si occupa)
-Competenza metodologica-didattica (gestione del gruppo, educazione all’emozione, educazione prosociale,
peer tutoring, cooperative learning)
-Competenza psicopedagogica (sistemi (ad esempio ABA), comprendere le reazioni psicologiche, empatia
(come si ci decentra per poter cogliere la complessità dei comportamenti dello studente).
-Competenza organizzativa-relazionale (il docente di sostegno deve legarsi al curricolo dell’inclusione
programmando congiuntamente). Decreto 96/2019 l’aspetto che caratterizza il discorso centrale è la
dimensione organizzativo relazionale: sia nel profilo di funzionamento, sia nel Pei, sia nella connessione
organizza che ci deve esse tra il pei e il progetto individuale è importante la dimensione organizzativo
relazionale. Organizzativa perché l’insegnante di sostegno deve legarsi al progetto curricolare (contitolare con
gli altri docenti), bisogna fare un curricolo per l’inclusione, non deve fare un curricolo diverso. Relazionale
perché deve avere rapporti con la famiglia, rete familiare. Le famiglie vanno studiate nella relazione che hanno
con la disabilità, è un aspetto che va curato e capito fino in fondo.
Art 26/27: profilo dei docenti, 4 competenze: 1) conoscenza: pedagogia e didattica; 2) competenze
metodologiche; 3) competenze personali; competenze sociali e manageriali (competenze disciplinare,
psicopedagogiche, metodologiche-didattiche, organizzative). Un altro aspetto fondamentale è il rapporto con
la famiglia dei bambini con disabilità.
Articolo 2 della Costituzione. “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come
singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri
inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”
L’insegnante ha una dimensione professionale individuale e collegiale (art.33 primo comma),
L’insegnante deve garantire il successo formativo dello studente, limitando la dispersione e l’abbandono, e
dovrebbe sviluppare il proprio progetto di vita fondamentale per chiarire il tema dell’insegnante, che deve
definire il profilo del futuro cittadino.
● PERSONALIZZAZIONE: intervento persona per persona, per fare emergere il talento e le potenzialità.
Quali sono i limiti dell’ICF? Dovrebbe sviluppare meglio la dimensione dell’individualità e il contesto
,curricolo dell’inclusione. Facilitatore- barriera Capacità-performance
CAP. 4
Cos’è l’approccio UDL? l’espressione Universal Design for Learning (UDL) cioè progetto universale di
insegnamento, io posso dare un insegnamento per tutti che può essere appreso in modo diverso da ognuno.
Dov’è il luogo dell’inclusione tra il più bravo e il bambino con disabilità? Obiettivo comune, cercare punti di
contatto (il più bravo studia le cose nello specifico, il soggetto con disabilità i concetti più importanti),
approccio metacognitivo (capire che ci sono modi diversi di intendere la realtà).
Indica una modalità di progettazione e di gestione della pratica educativa volta ad incontrare le diverse
modalità di apprendimento e le diverse condizioni che possono presentarsi nei diversi contesti (principalmente
scolastici)”. L’orientamento UDL offre un supporto prezioso per promuovere un’organizzazione della
didattica aperta e flessibile, capace di considerare le caratteristiche diversificate degli allievi e di perseguire
per tutti e per ciascuno il successo formativo con il quale si definisce l’esito di un processo virtuoso di
insegnamento-apprendimento. Si può parlare di successo formativo di un allievo se egli è riuscito a valorizzare
in pieno le proprie potenzialità; se ha espresso il meglio di sé stesso. L’UDL deriva dal trasferimento dei
principi della programmazione universale ai temi educativi. L’obiettivo dell’Universal Design è stato riferito
allo studio della conformazione degli edifici e dei prodotti, comprese quelle con esigenze particolari e con
specifiche situazioni di disabilità.
Secondo Ronald Mace l’Universal Design è la progettazione di prodotti e ambienti utilizzabili da tutti, nella
maggior estensione possibile, senza necessità di adattamenti o ausili speciali. (Quindi può essere inteso come
spazio architettonico per sviluppare le potenzialità del disabile). Si fonda su 7 principi: equità, flessibilità,
semplicità, percettibilità, evitamento o tolleranza all’errore, contenimento dello sforzo fisico, misure e spazi
sufficienti. Principi cardine dell’UDL: – utilizzare molteplici modalità di presentazione e di rappresentazione
delle informazioni (differenti modalità comunicative); – utilizzare un linguaggio semplice (strutture
grammaticali semplici) e promuovere la comprensione incrociata attraverso i diversi linguaggi; – promuovere
in ogni alunno la capacità di trasformare le informazioni accessibili in conoscenza utilizzabile, la capacità di
processare le informazioni, integrare le nuove informazioni, ristrutturare il campo della conoscenza.
Lo scopo del DESIGN FOR ALL è quello di facilitare per tutti le pari opportunità di partecipazione in ogni
aspetto della società. Per realizzare lo scopo, l’ambiente costruito, gli oggetti quotidiani, i servizi, la cultura e
le informazioni.
CAP. 5
CAP. 7
Cosa può dare il bambino disabile al più bravo della classe?
Il bambino più bravo svilupperà il pensiero creativo e cognitivo (meta cognizione) e soprattutto la sua
intelligenza emotiva (Goleman).
Ruolo dell’insegnante
L’insegnamento all’interno dell’area di sviluppo potenziale comporta per l’insegnante l’assunzione di tre
elementi metodologici chiave:
-l’educatore deve mediare e aiutare l’apprendimento del bambino
-il ruolo dell’educatore deve essere flessibile
- l’educatore deve concentrarsi sulla quantità di sostegno necessaria.
CAP.10
Il Peer Tutoring è una strategia che consiste nel coinvolgimento di allievi in funzione di tutor, per favorire
l’apprendimento di compagni i quali in questo modo vengono ad assumere il ruolo di tutees. Consiste nel
coinvolgimento di allievi in funzione di tutor, per favorire l’apprendimento di compagni, i quali, in questo
modo, vengono ad assumere il ruolo di tutees. Possiamo parlare di applicazione della strategia di peer tutoring
quando il passaggio di competenze tra tutor e tutees avviene all’interno di un piano didattico ben strutturato,
che prevede obiettivi, tempi, modi, ruoli e adeguati materiali. Volto ad attivare un passaggio "spontaneo" di
conoscenze, esperienze, emozioni da alcuni membri di un gruppo ad altri membri di pari status. dìDeriva dal
metodo di Casternbel(?) del mutuo insegnamento usato nelle scuole anglosassoni (molto in Australia). Il tema
della solidarietà e competizione. La solidarietà è un aspetto fondamentale che il tutor e il tutee devono
determinare perché l’aiuto che chi ha più potenzialità può dare la disabile è un aspetto fondamentale della
metodologia del gruppo, nella gestione del gruppo noi dobbiamo pensare che una caratteristica fondamentale
può essere quella di farsi affiancare nel lavoro di progettazione del miglioramento della disabilità da un
compagno che possa sostenere le dimensioni della relazionalità.
Il Cooperative Learning è una strategia che si fonda su 5 principi (interdipendenza positiva, responsabilità
individuale e di gruppo, uso di competenze sociali e valutazione del lavoro di gruppo) e prevede di far lavorare
gli studenti in gruppi eterogenei di 4/5 allievi, su compiti comuni e assegnando a ciascuno uno specifico ruolo.
Si fonda su due caratteri fondamentali dell’apprendimento. La prima è il riconoscimento che nel momento in
cui gli allievi collaborano e cooperano, questo determina un effetto sinergico in grado di produrre risultati
superiori alla somma degli sforzi individuali e delle capacità messe in causa dai singoli. La seconda
caratteristica si riferisce al riconoscimento di come gran parte della conoscenza sia costruita socialmente,
attraverso il contatto e l’interazione con l’ambiente di vita. fondato da Dewey di cui ci sono molte varianti ma
il concetto fondamentale è se noi nella didattica individualizzata riusciamo a rendere partecipe la classe per
modificare la progettazione curricolare per dare dei suggerimenti, la competizione può avere un elemento
importante, competitività sana. La democrazia è una forma naturale di vita. Se noi creiamo un sistema di
cooperazione la nostra professione ha un significato forte.
Accomodamento Ragionevole. La Legge 68/99, modificata dal Decreto Legislativo 151/2015, introduce
l’accomodamento ragionevole come una delle misure a cui destinare gli interventi del Fondo regionale. “Al
fine di garantire il rispetto del principio della parità di trattamento delle persone con disabilità, i datori di
lavoro pubblici e privati sono tenuti ad adottare accomodamenti ragionevoli, come definiti dalla Convenzione
delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, nei luoghi di lavoro, per garantire alle persone con
disabilità la piena eguaglianza con gli altri lavoratori. (…)”.
L’insegnante di sostegno deve favorire i punti di raccordo, accanto alla didattica individualizzata c’è la
didattica personalizzata. Un primo momento di didattica individualizzata che si sviluppa collegialmente, e una
di didattica personalizzata, il docente una volta che la progettazione curricolare è stata definita è costretto a
cercare di capire le possibilità di sviluppo, il talento di ogni studente. Il docente di sostegno è un docente che
deve lavorare molto sulla didattica personalizzata, come può realizzare la performance in base alle sue
capacità, non solo attraverso i facilitatori ma anche attraverso interventi metacognitivi, attraverso la didattica
personalizzata può trovare i punti di raccordo. L’importante è che le potenzialità che facciamo venire fuori
trovino un punto relazionale che possono aiutare sia il più bravo che il soggetto con disabilità. La didattica
personalizzata aiuta a costruire la didattica individualizzata, è dalla didattica personalizzata che si trovano i
punti di raccordo con il curricolo della classe, le competenze non sono solo cognitive ma anche di carattere
metacognitivo ed emozionale. Anche attraverso strade diverse dobbiamo pensare alla relazione che si crea nel
gruppo.
SPADAFORA (possibili argomenti)
- L’atteggiamento scientifico dell’insegnante:
La necessità di riflettere sulla scientificità dell’educazione è focus dell’opera di
John Dewey “ The Sources of a Science of Education” . Si può affermare che
l'intervento deweyano sulla scientificità dell’educazione si colloca all’interno
dello sforzo complessivo del pensatore di comprendere il significato
dell’atteggiamento scientifico di ogni individuo di fronte ai problemi sociali da
risolvere attraverso la Scienza, ma allo stesso tempo di porre la questione del
rapporto tra la pedagogia e le altre scienze.
Nel caso di pratiche educative è difficile convertire una scoperta scientifica in
una immediata “regola di pratica scolastica” ma è solo attraverso la pratica
scolastica che l’insegnante può cambiare i suoi convincimenti in base alle
conoscenze scientifiche acquisite.
Il concetto di Scienza, a cui Dewey fa riferimento, è quello di un “sistema
coerente” che deve unire nell’attività pratica gli aspetti separati della realtà.
Le leggi scientifiche risultano efficaci per chi le applica, se e quando si ottiene
un miglioramento dei risultati dopo l’applicazione di tali leggi a situazioni
specifiche.
Nel caso dell’uso delle leggi scientifiche per risolvere problematiche educative, a
causa della complessità dei fenomeni e delle variabili prese in considerazione,
Dewey mette in rilievo l’importanza dell’azione pratica dell’insegnante per
migliorare i risultati educativi, in quanto “il valore della istruzione definito
rispetto alle situazioni educative consiste nel suo effetto sulla formazione delle
attitudini personali di osservare e di giudicare”.
L’insegnante quindi, tramite l’atteggiamento scientifico, applica le fonti
scientifiche dando loro un senso nelle questioni scolastiche e nella capacità di
risolvere i problemi dell’apprendimento di ogni studente.
La conseguenza dell’atteggiamento scientifico dell’insegnante è quella di creare
una scuola ed un curricolo inclusivo, in cui l‘educatore metta in campo
competenze disciplinari, psico-pedagogiche, metodologico-didattiche e di ricerca
organizzativa e relazionale. Anche Visalberghi, infatti, ritiene che “il campo dei
fenomeni educativi è vario e articolato”.
Dewey definisce l’insegnante un “investigator”, cioè un ricercatore che deve
analizzare, orientare e recuperare i processi di apprendimento di ogni singolo
alunno nella sua singolarità e irripetibilità.
- Governance e Didattica
Il tema della didattica, attraverso le figure determinanti dell’insegnante e del
Capo d’Istituto, può essere considerato significativo per comprendere i processi
didattici sistemici che intrecciano le questioni operative e quelle pratiche e
testimoniano una dimensione universale del problema da applicare al modello di
scuola contemporanea.
Le trasformazioni della scuola democratica che si sviluppano cronologicamente
dalla legge sull’autonomia del 1997 fino alla “Buona Scuola” del 2015 e ai suoi
decreti attuativi, si basano sull’idea che l’insegnante deve caratterizzarsi come
un progettista della formazione unica e irripetibile di ogni studente, nonché
ricercatore esperto nella didattica delle competenze e nella valutazione
autentica, che cerca di costruire un equilibrio tra la governance e la didattica
grazie alla collegialità tra il dirigente scolastico e gli altri insegnanti per definire
una nuova dimensione della scuola democratica.
L’insegnante, nella sua attività culturale, didattica e di ricerca, deve mirare a
raggiungere un equilibrio tra la didattica e la disciplina intesa come saperi
applicati alle dimensioni scolastiche. La didattica, però deve essere legata alla
comprensione del processo di valutazione di ogni studente. A sua volta, il
processo di valutazione e, in particolare, quello di “valutazione autentica”, deve
essere collegato ai contenuti disciplinari e alla didattica in modo tale da
costruire quel circuito virtuoso che è alla base del profilo culturale
dell’insegnante.
L’azione del dirigente scolastico, per lo meno a livello di ipotesi culturale e di
linee operative di indirizzo, si muove con più chiarezza all’interno di un equilibrio
tra governance e didattica tutto da costruire e definire. La governance, intesa
come gestione di una collegialità degli insegnanti che devono progettare la
formazione di ogni studente trasformandola in competenze, può costituire una
pratica nell’ambito di un “apprendimento organizzativo”, legato sia ai processi
della gestione della scuola, sia ad una didattica da progettare e definire nella
cornice delle linee di indirizzo fornite dal Collegio dei Docenti e approvate dal
Consiglio di Istituto.
Non si può parlare di didattica al singolare, ma di processi didattici sistemici, in
quanto nell’azione didattica si sviluppano azioni pratico-formative e organizzative
dei soggetti istituzionali, in particolare gli insegnanti e il dirigente scolastico che
lavorano nella scuola. Proprio per questo, i processi didattici determinano una
specifica forma di “ibridazione” con la governance della scuola e, cioè, con
l’insieme di norme e di regole procedurali che devono essere tenute in
considerazione per organizzare e realizzare i processi didattici del sistema
scolastico.
E’ importante ricordare che per realizzare l’inclusione e costruire una scuola
inclusiva è necessario un raccordo tra dirigente scolastico, insegnante di
sostegno, insegnanti curriculari e famiglie, pertanto governance e didattica
rappresentano due facce della stessa medaglia.
- Insegnante come progettista della formazione
A partire dagli anni ‘70 la professionalità dell’insegnante viene fondata
sull’applicazione della didattica e delle scienze dell’educazione ad ogni singola
situazione di apprendimento. E’ per questo che dovendosi preoccupare
dell’insegnamento di ogni studente, l’insegnante deve “costruire” e adattare i
contenuti in base alle caratteristiche di ciascun allievo.
La classe diventa “laboratorio” di una scuola democratica solo se l’insegnante
cura e orienta le potenzialità di apprendimento e di formazione che ogni
studente può esprimere. È evidente che in una simile e progressiva
trasformazione della figura dell’insegnante, questi ha bisogno della didattica per
poter costruire una scuola democratica di ciascuno e di tutti.
L’insegnante deve necessariamente interrogarsi in modo riflessivo e profondo
sulla sua attività, all’interno anche di un processo di monitoraggio che la scuola
può avviare in un percorso di autovalutazione complessiva, per limitare qualsiasi
forma di esercizio di potere improprio sullo studente e, quindi, per favorire
tutte le possibili forme di empatia positiva all’interno della relazione educativa.
Questa forma di auto-riflessione deve aprirsi all’alterità dello studente in modo
appropriato e deve considerare la sua formazione nella complessità e
imprevedibilità. L’insegnante autoriflessivo-progettista della formazione delle
specificità e originalità di ogni studente, quindi, dovrebbe favorire l’inclusione
educativa e il progetto di vita di ognuno.
Ponendosi con un atteggiamento scientifico in cui vengono sfruttati l’intuito e la
creatività, l’insegnante deve progettare un curricolo inclusivo (ed in questo
senso l’impiego di Unità di Apprendimento risulta fondamentale) per plasmarsi in
base alla specificità di ogni singolo alunno in modo da scoprire le potenzialità di
ciascuno.
Il processo formativo dello studente è influenzato da vari aspetti, tra cui quello
della crescita, della vita interiore, dell’imprevedibilità del processo stesso. In
questo senso, l’insegnante diventa un progettista della formazione e non più un
semplice trasmettitore di conoscenza ponendosi con fare creativo e
trasformando l’azione adattiva in azione attiva.
Se la scuola gentiliana era basata su un modello di tipo selettivo in cui il compito
dell’insegnante era quello di trasmettere e accertare le conoscenze degli allievi,
oggi, a distanza di anni, con la riforma della Buona Scuola si è cercato di
costruire un ambiente di apprendimento che mira a sviluppare le competenze di
tutti gli alunni, anche quelli con disabilità. Questo perché all’indomani del
secondo conflitto mondiale si sono sviluppate tre culture, una cattolica, una
marxista (Gramsci parlava di obbligatorietà dello studio) e una laica ovvero
quella della scuola democratica di Dewey.
La selezione, quindi, non può appartenere alla scuola dell’obbligo, ma l’istruzione
deve offrire pari opportunità a tutti. Solo in una scuola aperta a tutti è possibile
costruire una realtà inclusiva, progettista e formativa.
- Il funzionamento umano
Il concetto di funzionamento umano risale ad Aristotele e si è sviluppato nel
tempo fino ad arrivare al c
apability approach di Martha Nussbaum. Per
Aristotele il funzionamento umano si concretizza nella felicità, per la Nussbaum
si tratta di tendere ad una società in cui ogni persona è meritevole di rispetto e
deve essere messa nelle condizioni di vivere realmente in modo umano.
Un vero punto di svolta è dato quindi dall’ ICF.
L’ICF (International Classification of Fuctioning, Disability and Health) serve a
classificare non le persone ma le caratteristiche del loro “funzionamento”
all’interno di un contesto, nelle loro condizioni di vita individuali ed in relazione
all’ambiente. Con l’ICF il funzionamento umano viene visto in un’ottica
multidimensionale e multiprospettica (bio-psico-sociale).
Per l’ICF, infatti, il termine funzionamento è
un termine generale che riguarda le
funzioni e strutture corporee, la capacità di svolgere un compito o un’azione
(attività) e la capacità di coinvolgersi (partecipazione).
Il termine f
unzionamento umano arriva quindi ad assumere un’accezione
estremamente positiva e si può applicare quando un individuo, in un ambiente
privo di barriere e ricco di facilitatori, riesce ad essere partecipe superando la
presenza di menomazioni nelle funzioni e strutture corporee. Il significato della
disabilità opera una rivoluzione culturale, un cambiamento di paradigma che
determina il passaggio dal modello medico a quello biopsicosociale. In questo
modo l’ICF esprime una visione nuova che coincide con quella della “Convenzione
ONU sui diritti delle persone con disabilità” del 2006. A mutare è, inoltre, il
concetto di salute, visto ora come uno “stato di completo benessere fisico,
mentale e sociale”.
E’ quindi necessaria una trasformazione sociale, culturale, pedagogica e
curriculare della vita a scuola in termini di rimozione degli ostacoli
all’apprendimento e di introduzione ed implementazione dei facilitatori con
particolare riferimento a favore degli allievi con disabilità o con altri bisogni
educativi speciali. Il legame culturale esistente tra funzionamento, capabilities e
inclusione scolastica e sociale infatti, sollecita sempre più la scuola ad impiegare
una personalizzazione della didattica nell’ambito di una visione globale dell’allievo
e delle sue potenzialità di apprendimento.
- Il profilo di funzionamento
Il profilo di funzionamento comprende la diagnosi funzionale e il profilo dinamico
funzionale ed è redatto dall’Unità di Valutazione Multidisciplinare nell’ambito del
SSN composta da uno specialista in neuropsichiatria infantile (o uno specialista
esperto nella patologia che connota lo stato di salute del minore) e almeno due
figure diverse tra le seguenti: psicologi dell’età evolutiva, assistenti sociali,
pedagogisti, professionisti nell’area della riabilitazione.
E’ il documento propedeutico per la stesura del Piano Educativo Individualizzato
e del Progetto Individuale e definisce anche le competenze professionali e la
tipologia delle misure di sostegno e delle risorse strutturali utili per l’inclusione
scolastica. Il PdF viene redatto con la collaborazione della famiglia, con la
partecipazione del Dirigente Scolastico o di un docente specializzato sul
sostegno e di altre figure professionali.
Il sistema dell’inclusione in Italia ha accolto l’ICF dal punto di vista
dell’innovazione culturale assumendo i significati di funzionamento umano,
disabilità, barriere e facilitatori. Nel D. Lgs. 96/2019 si afferma che il Profilo va
redatto dopo l’accertamento della condizione di disabilità in età evolutiva ai fini
dell’inclusione scolastica e secondo i criteri dell’ICF. In questa prospettiva
innovativa, il modello bio-psico-sociale sembra essere uno strumento operativo in
grado di permettere una lettura multidimensionale del funzionamento umano:
tale lettura necessita di un lavoro congiunto all’interno di un’équipe
“multi-competente” che possa disporre di strumenti condivisi e comuni.
Anche nel Profilo, i fattori ambientali andrebbero individuati e descritti in
termini qualitativi e quantitativi, fornendo informazioni su quali e quante
barriere sono presenti nell’ambiente e su come influenzano i processi di
inclusione, definendo pertanto come queste vanno rimodulate per favorire la
partecipazione di ogni studente. L’ICF, inoltre, descrive anche i facilitatori che
possono essere relazionali, didattici, strumentali e che permettono il
raggiungimento dell’autonomia, della socializzazione, della relazione.
- Le categorie dell’ICF
Fin dalla prima stesura (2001), l’ICF fornisce con un linguaggio universale la
descrizione di salute e degli stati ad essa correlati. La sua struttura permette di
raccogliere informazioni sulla persona suddividendole in domini.
L’ICF è organizzato in due parti: la prima è formata dalle categorie b, s e d, la
seconda dalla categoria e e dai fattori personali che però ad oggi non sono stati
classificati dall’OMS.
Le funzioni corporee sono le funzioni fisiologiche del corpo, incluse quelle
psicologiche. Le strutture corporee sono le parti anatomiche, come organi, arti e
altri componenti. Attività rappresenta l’esecuzione di un compito o di un’azione a
livello individuale. La partecipazione è il coinvolgimento dell’individuo in una
situazione di vita, quindi si riferisce all’aspetto sociale. I fattori ambientali
sono un insieme di caratteristiche del mondo fisico, sociale e degli atteggiamenti
che possono ripercuotersi sulle prestazioni in un determinato contesto.
Tutte queste classificazioni si distinguono in sottoclassificazioni dato che a
livello di ogni capitolo ci sono categorie e livelli.
Le lettere “b”, “s”, “d” ed “e” sono seguite da un codice numerico che comincia
con il numero del capitolo seguito da altri numeri che individuano ciascuna
categoria.
Esempio:
Dato che l’ICF è una classificazione che riguarda tutte le persone (quindi non
solo quelle con disabilità), ogni codice richiede l’uso di qualificatori che vanno da
0 a 4.
L’ICF non richiede di indicare le cause della menomazione o della disabilità ma
solo di specificare gli effetti: si parla, pertanto, di “attività” e “partecipazione
sociale” in modo da avere una visione completa.
I qualificatori di attività e partecipazione sono due: il primo numero indica la
performance (quello che una persona fa all’interno di un contesto sociale
quotidianamente); il secondo riguarda la capacità (ovvero l’abilità intrinseca di un
individuo di eseguire un’azione o un compito, misurata in un ambiente uniforme o
standard). I valori anche in questo caso vanno da 0 a 4.
Per quanto riguarda i fattori ambientali si fa riferimento ai qualificatori detti
facilitatori e barriere che esercitano un’influenza positiva o negativa
dell’ambiente sulla persona. I primi sono fattori che includono un ambiente fisico
accessibile, ausili, tecnologie di assistenza ma anche atteggiamenti positivi,
servizi, politiche sociali che vogliono migliorare il coinvolgimento di tutte le
persone. Le barriere invece sono quelle che ostacolano quel coinvolgimento.
E’ evidente quindi che il f
unzionamento e la disabilità rappresentano l’esito di una
complessa interazione tra la salute dell’individuo e i fattori ambientali, in una
visione d’insieme dinamica. Per i facilitatori si utilizza un + prima del numero.
- Il PEI su base ICF
Il PEI è un documento in cui vengono descritti tutti gli interventi predisposti per
l’alunno con disabilità, con il fine di realizzare il diritto all’educazione e
all’istruzione (art. 12, legge 104/1992). Gli interventi riguardano gli aspetti
didattico-educativi, riabilitativi, di socializzazione e di inclusione posti in essere
per promuovere la piena realizzazione dell’alunno. Viene elaborato ed approvato
dal GLO (Gruppo di Lavoro Operativo) e coinvolge tutta la comunità scolastica. E’
redatto congiuntamente dal consiglio di classe, i genitori, l’Unità di Valutazione
Multidisciplinare, le figure professionali specifiche interne ed esterne alla
scuola. Prende parte in alcuni casi anche l’alunno stesso, secondo il principio di
autodeterminazione. Dopo un periodo di osservazione e di analisi della situazione
di partenza, il PEI viene redatto entro il mese di ottobre e si aggiorna in caso di
nuove condizioni di funzionamento della persona e nei passaggi di grado di
istruzione. Per elaborare un PEI efficace bisogna comprendere cosa l’alunno sa
fare, non sa fare e quali sono le sue potenzialità.
Dopo la consultazione del Profilo di Funzionamento (o della diagnosi funzionale e
del profilo dinamico funzionale), il PEI si costruisce in base alla conoscenza
dell’alunno, alle analisi delle risorse, alla scelta di obiettivi, contenuti, metodi,
materiali e tempi e alle modalità e strumenti per le verifiche.
Nel PEI vanno quindi esplicitati sia gli obiettivi educativi, trasversali a tutte le
discipline, che gli obiettivi didattici specifici per ogni disciplina che si traducono
in conoscenze, competenze ed abilità. La programmazione potrà essere per
obiettivi minimi o differenziata. Gli obiettivi vanno definiti a lungo, medio e
breve termine. Gli interventi educativi e didattici vengono tracciati su percorsi
volti a dare sicurezza e creare condizioni affinché l’alunno acquisisca stima e
fiducia in sé, nonché sviluppi un buon grado di autonomia ed integrazione sociale.
La sezione numero 1 del PEI riguarda il quadro informativo e fornisce indicazioni
sulla situazione familiare e la descrizione dell’alunno.
Si passa poi agli elementi generali desunti dal profilo di funzionamento, per
progettare obiettivi specifici. Nella sezione 3 è possibile esplicitare indicazioni
relative al raccordo tra il PEI e il Progetto Individuale, se quest’ultimo è stato
redatto. La sezione 4 riguarda l’osservazione dell’alunno per progettare gli
interventi educativi e didattici, sulla base delle quattro dimensioni individuate
dal D. Lgs. 66/2017 che sono quelle della s ocializzazione e
d interazione, della
comunicazione e
del linguaggio, dell’autonomia e
dell’orientamento e quella
cognitiva, neuropsicologica, e dell’apprendimento.
Nella sezione 5 si passa agli interventi sull’alunno indicando obiettivi, sostegni
didattici e metodologici, strategie e strumenti nonché verifica degli obiettivi.
La sezione 6 è dedicata alle osservazioni sul contesto al fine di distinguervi
barriere e facilitatori (ICF): in questo modo è possibile adattare la didattica
secondo le esigenze di ciascuno all’interno di un contesto classe vario. Sempre
nella sezione 6 è presente una sottosezione che riguarda la revisione per
riportare eventuali modifiche a seguito di una verifica intermedia del PEI.
Nella sezione 7 si definiscono gli interventi che si intendono attivare per
realizzare un efficace ambiente di apprendimento inclusivo e anche in questo
caso è prevista un’eventuale revisione nonché la verifica conclusiva degli esiti.
La sezione 8 riguarda gli interventi sul percorso curriculare, considerando tutte
le diverse componenti del processo (contenuti, metodi, attori, tempi, luoghi):
vanno indicati gli interventi attivati per tutte le discipline, in che modo viene
utilizzata la risorsa del sostegno, le personalizzazioni delle verifiche, gli
obiettivi per ciascun insegnamento. Nella scuola Secondaria di Secondo Grado, si
pone la questione sulla validità del titolo di studio: se si segue una
programmazione differenziata, infatti, non si otterrà il diploma ma un attestato
dei crediti formativi. Il passaggio da una programmazione differenziata a una
valida per il conseguimento del titolo è comunque possibile se il Consiglio di
Classe lo decide.
Nella sezione 9 si richiede di descrivere come vengono organizzate le risorse
assegnate o disponibili (insegnante di sostegno, assistenti alla persona, assistenti
per la comunicazione, uscite didattiche, attività o progetti rivolti alla classe).
La sezione 10 riguarda la certificazione delle competenze, la 11 viene redatta
durante l’ultima riunione del GLO e raccoglie indicazioni relative alla verifica
finale del PEI dell’anno in corso e agli interventi previsti per l’anno scolastico
successivo (proposta ore di sostegno, interventi di assistenza, problemi emersi e
potenzialità).
L’ultima sezione, la 12, è quella del PEI provvisorio e riporta gli interventi
necessari per garantire il diritto allo studio e la frequenza per l’anno scolastico
successivo.
TABELLA RIASSUNTIVA PEI IN BASE ALLE LINEE GUIDA MINISTERIALI
ACCESSIBILITA’: nella prospettiva del “funzionamento umano” questo concetto, diventa la chiave
di lettura, dell’intero processo di inclusione. L’esercizio del diritto di accessibilità è sancito dalal
convenzione ONU in quanto consente di vivere in maniera indipendente e di partecipare
pienamente a tutti gli aspetti della vita. La convenzione ONU dedica al concetto di accessibilità
tutto “l’articolo 9”, sottolineando che: gli stati Parti devono prendere misure appropriate per
assicurare alle persone con disabilità, su base di euguaglianza con gli altri, l’accesso all’ambiente
fisco, ai trasporti, all’informazione, servizi offerti al pubblico ecc.
Tali punti di vista sono utili per re-interpretare il concetto di “funzionamento umano”.
Per Aristotele (384-322 a.C) il funzionamento umano si concretizza nella “felicità” cui deve
tendere qualsiasi persona. Consiste nella perfezione individuale di attuare le proprie capacità, il cui
culmine si raggiunge, in particolar modo, nell’esercizio dell’attività razionale. Egli coniuga
l’espressione “Eudaimonia” per identificare la realizzazione completa di sé: resa con l’immagine di
una vita fiorente, che fiorisce in tutte le sue potenzialità per il raggiungimento di una piena
“forma umana” che è ciò che contraddistingue l’uomo e che si concretizza nella “razionalità”.
Questa fioritura umana è il “bene supremo” rappresentato dall’attività della persona (le azioni, gli
sforzi, le intenzioni) e dalla “partecipazione” attraverso la quale svolge tale attività (lo scopo, la
motivazione verso l’attività).
Il termine disabilità nell’ICF indica invece, gli aspetti negativi dell’interazione tra un individuo
(con una specifica condizione di salute) e l’ambiente. È quindi un termine generale riferibile a
menomazioni, limitazioni dell’attività o restrizioni della partecipazione.
Nell’ICF quindi, il significato della disabilità opera una vera e propria rivoluzione culturale, un
cambiamento di paradigma che determina il passaggio dal modello medico della disabilità al più
ampio modello bio-psico-sociale.
Infatti e proprio l’evoluzione del concetto di disabilità vista nelle sue molteplici dimensioni che
porterà la WHO a superare la classificazione ICDH e a specificare nell’ICF la necessità di
considerare le limitazioni significative delle funzioni e strutture corporee, dell’attività e della
partecipazione; non in modo separato bensì in stretta interazione con i fattori presenti
nell’ambiente.
L’ICF esprime un’evoluzione del concetto di disabilità che coincide con quella citata dalla
convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, secondo la quale:
“La disabilità è il risultato dell’interazione tra persone con minorazioni e barriere attitudinali ed
ambientali, che impedisce la loro piena ed efficace partecipazione nella società su una base di
parità con gli altri.
Un famoso precursore, nel rivendicare un sistema di educazione per tutti, anche per quelli
ritenuti ineducabili è Seguin. Egli era infatti un acceso sostenitore della possibilità di valorizzare le
potenzialità residue dei bambini con disabilità e sosteneva che dedurre un’incapacità da
un’impossibilità è un ragionamento sbagliato. Da Seguin in poi si avvia un lungo percorso di
cambiamento che arriverà ad affrontare i bisogni della persona con disabilità attraverso un
progetto educativo in grado di produrre un’adeguata organizzazione dell’ambienteè quindi
mediante un sistema di mediatori ed organizzatori, che permettono alla persona stessa, la
possibilità di svilupparsi al suo massimo grado.
Malattia
Tale sequenza rende evidente come tutte le operazioni di diagnosi devono essere contestuali a
una forte attenzione alle menomazioni, alle disabilità e agli handicap ovvero alle conseguenze
personali e sociali che possono ricoprire un ruolo rilevante nel determinare le condizioni di vita
della persona. L’ICIDH, in definitiva, NON E’ STATA MAI APPROVATA COME STRUMENTO
UFFICIALE DELLA WHO e nel tempo ne sono state evidenziate le contraddizioni: situando in
posizione intermedia tra il modello sociale e quello medico, ha reso il termine handicap un
La decima revisione dell’ICIDH avviata dall’OMS nel 1993 ha superato questa visione, con
la stesura di una nuova classificazione internazionale: L’ICF in cui il problema della salute e della
disabilità vengono affrontati secondo una nuova impostazione concettuale e come 2 aspetti
interrelati dello stesso fenomeno.
L’ICF si configura come una sintesi tra i due modelli della disabilità, sia dal punto di vista
metodologico che concettuale. Si presenta come un modello universale ed inclusivo che riguarda
il “funzionamento umano” di tutti, tutte le età e in tutto il mondo; considera la molteplicità delle
interazioni tra le persone e il loro specifico contesto di vita.
Si passa da un modello sequenziale ad uno RETICOLARE e SITEMICO in qui per la 1° volta viene
effettuata una CATALOGAZIONE dei fattori AMBIENTALI, in cui la disabilità assume il valore di una
condizione di salute in un ambiente sfavorevole.
Anche da un punto di vista linguistico, non vengono più utilizzati termini come menomazione o
handicap (ritenuti lesivi per la dignità della persona a causa di una loro connotazione negativa) ma
termini più corretti e condivisibili. Si tratta così, di una sollecitazione, ad accompagnare la persona
con disabilità, in un processo di autodeterminazione: in qui essa stessa si pone, quale soggetto
attivo, che prende posizione di fronte alla realtà e che esprime i suoi desideri, aspettative,
intenzioni personali e ambientali. E questo lo si può fare solo se società e scuola raggiungono
questo scopo, attraverso l’ascolto, la conoscenza della storia individuale e il dialogo con la persona
con disabilità.
I concetti contenuti nell’ICF (2001) sono stati poi aggiornati nella 2° versione (2007) ICF-CY
“Children and Youth”: che ha permesso un’analisi puntuale riferita allo stato di salute dei bambini
e degli adolescenti. Dopo di che, abbiamo la versione unificata dell’ICF del 2017.
I qualificatori gli stati di salute e gli stati ad essa correlati di un individuo, possono essere
rilevati e registrati, selezionando il codice o i codici di categoria appropriati, completato dai
qualificatori ovvero dei codici numerici che specificano l’estensione o la gravità del
L’ ICF oltre alle barriere, focalizza l’attenzione sui fattori ambientali che agiscono da facilitatori
(relazionali, strutturali, di comunicazione ecc.) e che, solo un impegno collettivo, può contribuire a
consolidare e crearne di nuovi da utilizzare nell’ambito della “zona di sviluppo prossimale”
dell’allievo zona entro cui promuovere esperienze di apprendimento e di partecipazione tali da
poter accrescere l’autonomia, la socializzazione, relazione e comunicazione.
Di seguito, si ragiona sulle risorse professionali e culturali che consentono alla scuola di “lavorare
bene” in vista dell’elaborazione del Profilo di funzionamento. Un profilo di funzionamento su base
ICF e il correlato piano educativo individualizzato (PEI) sono importanti quanto la partecipazione
autorevole e qualificata della scuola; indubbiamente fondamentale, in quanto contribuisce alla
valutazione complessiva delle potenzialità dell’allievo considerate nell’interazione con
l’ambiente scolastico. Questa intesa di cose promuove la crescita della persona riducendo gli
effetti della disabilità, mediante la rimozione delle barriere, materiali e immateriali, presenti
nell’ambiente circostante ed innalzando la qualità di vita con l’impiego di opportuni facilitatori.
È fondamentale, inoltre che, il docente specializzato, deve avere una conoscenza adeguata dell’ICF
acquisita attraverso apposita formazione, che gli consentirà di assumere il ruolo nell’unità di
valutazione. Nel momento in cui, l’unità di valutazione acquisisce le info provenienti da tutti i
diversi ambienti di vita dell’allievo può procedere all’elaborazione del Profilo di
funzionamento da cui deriva il PEI: progettato in relazione ai potenziali dell’allievo e alle
priorità educative, didattiche, organizzative in grado di trasformarli in abilità e competenze.
A tale scopo, concorre anche il Gruppo di Lavoro per l’Inclusione (GLI) in cui sono presenti sia il
dirigente scolastico che lo presiede sia i docenti di sostegno i quali collaborano nell’effettuare
l’analisi delle criticità e dei punti di forza degli interventi per l’inclusione scolastica. Loro rilevano i
bisogni educativi speciali presenti nella scuola; raccogliere e documentare gli interventi didattico-
educativi; fornire consulenza e supporto ai colleghi sulle strategie/metodologie di gestione delle
classi; rilevare, monitorare e valutare il livello di inclusività della scuola e elaborano una proposta
di Piano per l’inclusione riferito a tutti gli allievi con bisogni educativi speciali (piano che dovrà
Quali sono le azioni della scuola? Sono 3 le azioni principali che il dirigente scolastico o
docente specializzato:
1. Azione propedeutica: Promuovere la conoscenza, la diffusione e la condivisone dell’ICF a
scuola: è fondamentale far conoscere il modello bio-psico-sociale dell’ICF sul piano
culturale, ai fini dell’inclusione degli allievi con disabilità, attraverso organizzati momenti di
formazione rivolti ai docenti della propria istituzione scolastica. Tale modello sarà dunque,
presentato attraverso la sua struttura generale, la sua articolazione in Parti e Capitoli, e la
conoscenza delle categorie Alfanumeriche di interesse della scuola.
2. Azione propedeutica: Impiegare Code e strumenti di osservazione su base ICF: individuare
le categorie alfanumeriche di interesse della scuola, insieme agli insegnanti, per costruire
appositi Code set su base ICF composti dalle categorie selezionate in quanto ritenute utili
per osservare e valutare aspetti dell’allievo sia dal punto di vista di caratteristiche
individuali che dall’interazione di queste ultime con i fattori ambientali presenti nella classe
e nella scuola. Il Code set è una sorta di elenco di registrazione dell’insieme delle abilità
e delle potenzialità dell’allievo in interazione con l’ambiente, correlate alle categorie ICF in
esso presenti. Questo elenco nasce in quanto l’ICF è una categoria troppo ampia (1400
categorie alfanumeriche) mentre attraverso il code set si possono direttamente individuare
le categorie d’interesse della scuola; in questo modo si stimolerà negli insegnanti la
procedura di osservazione sistematica grazie al code set ICF costruiti mediante le
categorie selezionate: A) attività B) partecipazione C) fattori ambientali. Dai code set
Dai code set singoli al code set unico che riepiloga le categorie di “Attività e
Partecipazione” gli schemi fino ad ora presentati (1-7) hanno lo scopo di rendere comprensibile
la modalità di costruzione dei code set ICF di “attività e partecipazione” in relazione alle singole
dimensioni e ai correlati assi di sviluppo di sviluppo del PDF. Tuttavia, è più utile avere una visione
unitaria del materiale presentato quindi di un elenco unitario, ovvero di un “code set unico”: in
cui trovare raggruppate tutte le categorie ICF prese in considerazione nei singoli code set.
VANTAGGIO= avere a disposizione le categorie ICF di interesse della scuola con una immediata,
complessiva e chiara visione di queste stesse e non c’è il rischio di una ripetizione delle stesse
Dai code set ICF alle check-list di osservazione costruiti i code set, la procedura
prosegue con la declinazione di ciascuna categoria ICF in descrittori/domande, che gli insegnanti
possono modificare o integrare, per arrivare a comporre le check list di osservazione. Le check
list costruite (come si vedrà di seguito) consentiranno agli insegnanti di registrare (in base al
parametro della frequenza) le rilevazioni effettuate. Tale parametro è posto in corrispondenza ai
qualificatori ICF propri della scala di misura da 0 a 4. I valori dei qualificatori mettono in evidenza,
nelle check list, il livello di performance dell’allievo osservabile nell’ambiente scolastico. La
sequenza della procedura, fin qui descritta, è rappresentata nella seguente tabella 1. TAB PAG 109
È importante capire che, non sono i singoli descrittori/ domande riferite a ciascuna categoria a
determinare il livello di performance ma la loro sintesi significativa dalla quale scaturirà la
qualificazione della categoria stessa. L’importanza di tale lavoro (tutte informazioni sull’allievo
fornite dalla scuola) si riflette sulla successiva costruzione del PEI che è volto a promuovere
l’apprendimento e la partecipazione di ciascun allievo, nel rispetto dei suoi bisogni, delle sue
caratteristiche in interazione con l’ambiente. Il PEI in tal modo conferisce senso alla presenza
dell’allievo con disabilità nella sua classe. A tutto ciò, si aggiunge il coinvolgimento della famiglia,
nella raccolta delle informazioni. Di seguito si presenta un esempio di tabella, che gli insegnanti
possono utilizzare. La compilazione collegiale delle tabelle costituirà il materiale utile per il
docente specializzato nel sostegno didattico che parteciperà ai lavori dell’unità di valutazione
multidisciplinare per l’elaborazione del Profilo di funzionamento, di ciascun allievo con disabilità
nella scuola. In sede di unità di valutazione verrà fatta una sintesi dei descrittori delle categorie
“attività e partecipazione” per la loro qualificazione da 0 a 4. Questo materiale verrà poi, integrato
dalle informazioni relative all’ambiente scolastico. PAG 110 (riportare solo 1 esempio di tabella e
basta).
La costruzione dei code set ICF: le categorie dei “Fattori Ambientali” si propone
un’esemplificazione della procedura di costruzione dei code-set che daranno luogo alle check-list
di osservazione sulla quale registrare, l’impatto determinato dai fattori ambientali, sulla
partecipazione e sull’apprendimento dell’allievo. Per procedere alla costruzione dei code-set, a
scuola si decide in primis quali sono gli ambiti da osservare (si propongono i seguenti):
Didattico: tiene conto dei mediatori di apprendimento e delle strategie didattiche
impiegati in classe (strumenti tecnologici, giochi, gestione dei gruppi, strategie
metacognitive ecc.)
Comunicativo-relazionale: attivazione di processi comunicativo-relazionali e affettivi in
classe (es. atteggiamenti degli insegnanti, compagni di classe, operatori sanitari ecc.)
Socio-organizzativo: comprende invece, i servizi disponibili a scuola (es. orari degli
insegnanti; quantità di ore di sostegno; le attività promosse dalla scuola ai fini inclusivi)
Strutturale: elementi fisici dell’aula e della scuola (es. livello sono, accessibilità degli spazi).
Per ciascun ambito, sono state selezionate le categorie ICF utili alla costruzione del code-set
(SCHEMA PAG 123).
Check-list di osservazione dell’interazione allievo-ambiente domande/descrittori vanno a
comporre check-list specifiche per l’osservazione dei fattori ambientali che caratterizzano gli
ambienti sopra descritti (didattico, strutturale ecc.) e sul modo con cui tali fattori incidono sulla
manifestazione delle potenzialità di ciascun allievo con disabilità. Anche in queste check-list, i
descrittori/domande di osservazione declinano le categorie finalizzate ad individuare, in questo
caso, i facilitatori e le barriere presenti nell’ambiente scolastico. Quello che emerge, è l’importanza
che gli insegnanti devono saper attribuire ai fattori ambientali (di cui fanno parte) per sviluppare
decisioni didattiche consapevoli per la realizzazione del PEI.
Soddisfare i bisogni delle persone con problemi di funzionamento umano è comunque una
responsabilità sociale: quindi l’attenzione ai fattori ambientali va estesa nella prospettiva della
“pianificazione universale”: promossa dalla convenzione sui Diritti delle persone con disabilità
richiede agli stati di progettare i loro prodotti, ambienti, programmi e servizi in modo da essere
utilizzabili da tutte le persone. L’ICF fornisce un modello per integrare le info sui fattori ambientali;
il funzionamento complessivo di una popolazione e info su sottopopolazioni specifiche con
determinati tipi di malattie o menomazioni. È utile per stimare il divario tra la situazione attuale e
quella desiderata.
Per quanto riguarda l’importanza di ciò che si osserva (ovvero il livello d’impatto del singolo
fattore ambientale- che sia barriera o facilitatore) sull’allievo l’ICF propone una scala di misura
composta da “qualificatori” ovvero gradazione di valori che va da 0 a 4: tab pag 125 impo.
L’importanza dei “Fattori Personali” ai fini della redazione del Profilo di Funzionamento
vanno considerati anche i fattori personali (nell’ ICF sono rappresentati da: fattori contestuali=
fattori ambientali + fattori personali). Ma per la loro variabilità, unicità e irripetibilità non sono
stati classificati con categorie e codici. Per orientare gli insegnanti, si potrà proporre un elenco di
fattori personali (tab pag 135). La tabella è composta da 2 colonne dove a sinistra sono indicati i
dati generali dell’allievo da descrivere nella colonna di destra.
Alcuni concetti base progettare un PEI individualizzando la didattica per l’allievo con
disabilità significa: assumere le decisioni didattiche alla base della scelta delle strategie e delle
tecniche più efficaci per il raggiungimento degli obiettivi e dei traguardi fondamentali del
curricolo attraverso forme multiple di adattamento delle stesse. Lo scopo è di far raggiungere
all’allievo, i propri traguardi formativi, secondo le personali capacità e potenzialità (in un percorso
individualizzato, quindi ognuno diverso dall’altro).
Differenza tra i 2 principi della didattica:
- Personalizzazione si fa riferimento alle strategie didattiche che possono favorire lo sviluppo
delle potenzialità individuali, attraverso obiettivi di apprendimento definiti per un determinato
allievo. Dunque, fa sì he ciascun allievo sviluppi il proprio talento, inteso appunto come
potenziale personale; in questo caso l’obiettivo è diverso per ciascun allievo.
- Individualizzazione si fa riferimento alla differenziazione delle strategie di insegnamento per
raggiungere gli obiettivi comuni alla classe. Dunque, fa sì che determinati traguardi, siano
raggiunti, da tutti gli allievi. In questo caso si garantisce a ciascuno il raggiungimento degli
stessi obiettivi del percorso formativo con differenti tempi, ritmi e modalità operative.
Questi 2 principi della didattica sono alla base del PEI da coniugare ai Principi (presentati nella
convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità), quali:
- Accomodamento ragionevole l’art. 2 indica le modifiche e gli adattamenti necessari per
assicurare, alle persone con disabilità, il godimento e l’esercizio, su base di eguaglianza con gli
altri, di tutti i diritti umani e libertà fondamentali
- Progettazione universale costituisce di fatto una proposta culturale e sociale per tutte le
persone: disporre prodotti, ambienti, programmi e servizi rispondenti alle loro singole
esigenze.
Questi principi si sviluppano nell’Universal Design For Learning che ha sviluppato il “Design For
All” con lo scopo di facilitare per tutti le pari opportunità di partecipazione in ogni aspetto della
società. È importante inoltre, realizzare ambienti di apprendimento innovativi: ossia ambiente e
66/2017 e 96/2019) prima del decreto legislativo 66/2017, con le successive disposizioni
correttive del D.Lgs. 96/2019 per elaborare il PEI utilizzavano le info provenienti dalla diagnosi
funzionale e dal profilo dinamico funzionale dell’alunno. A seguito del 2° decreto, il PEI tiene conto
della certificazione di disabilità e del Profilo di funzionamento su base ICF che ricomprende sia la
diagnosi funzionale che il profilo dinamico funzionale. In termini di concretezza e di applicazione
didattica, il PEI:
- Individua gli obiettivi educativi e didattici, strumenti, strategie e modalità per realizzare un
ambiente di apprendimento nelle dimensioni della relazione, socializzazione e interazione,
orientamento, comunicazione e autonomie; per il soddisfacimento dei bisogni educativi
individuati.
- Chiarisce le modalità di sostegno didattico, compresa la proposta del numero di ore di
sostegno alla classe, le modalità di verifica, i criteri di valutazione, gli interventi di inclusione
svolti dai docenti e i progetti specifici, come: valutazione in relazione alla programmazione
individualizzata; interventi di assistenza igienica svolti dal personale ausiliario nell’ambito del
plesso scolastico.
- Definisce gli strumenti per l’effettivo svolgimento dei percorsi per le competenze trasversali e
per l’orientamento, assicurando la partecipazione dei soggetti coinvolti nel progetto di
inclusione.
- Indica le modalità di coordinamento degli interventi e la loro interazione con il Progetto
individuale.
- È redatto in via provvisoria entro giugno e in via definitiva, di norma, non oltre il mese di
ottobre.
- È redatto a partire dalla scuola dell’infanzia ed è sempre possibile un aggiornato, nel caso in cui
la persona ha nuove condizioni di funzionamento. Nel passaggio tra i gradi, gli insegnanti si
tengono in contatto e interloquiscono.
- È soggetto a verifiche periodiche nel corso dell’anno scolastico al fine di accertare il
raggiungimento degli obiettivi e apportare eventuali modifiche ed integrazioni.
È importante che il PEI non sia frutto del lavoro solitario dell’insegnante di sostegno, come
purtroppo accade spesso, in quanto può trasformarsi in uno strumento, se pur tecnicamente ben
fatto, di isolamento piuttosto che d’integrazione. Alla base di un processo di inclusione efficace, vi
è un PEI non solo ben fatto, ma soprattutto condiviso e collegato al curricolo di classe: in grado di
prevedere metodologie e didattiche alternative e flessibili e soddisfare sia i bisogni formativi
dell’allievo con disabilità sia quelli del gruppo di appartenenza (è importante che si attivano
apprendimenti insieme agli altri: solo in questo caso parliamo di inclusione/integrazione). È
indispensabile quindi che la programmazione delle attività sia realizzata da tutti i docenti
curricolari, i quali insieme all’insegnante per le attività di sostegno, definiscono gli obiettivi di
apprendimento per gli alunni con disabilità in correlazione con quelli previsti per l’intera classe.
Ultima fase esige un ripensamento sulle ragioni che hanno determinato, in particolare,
eventuali risultati negativi o insoddisfacenti. Ciò è possibile sintetizzarlo nello schema n. 4 (pag
173). Ci deve essere coerenza tra le azioni didattiche intraprese e le caratteristiche specifiche degli
allievi e spostare il focus dell’attenzione sulle caratteristiche dei fattori ambientali da modificare
per incidere favorevolmente sul successo formativo di ciascuno. In questo modo è possibile
individuare, sulla base dell’osservazione dei fattori ambientali le specifiche misure di sostegno
(didattiche, relazionali ecc.) da pianificare e adottare (con lo scopo di rimuovere le barriere e
introdurre i facilitatori dell’attività e della partecipazione).
La relazione semantica tra categorie ICF dei fattori ambientali e indicatori del
Nuovo INDEX si vuole illustrare la relazione di significato tra le 2 parti , categorie ICF e
indicatori Nuovo Index, che compongono lo strumento da costruire e da proporre agli allievi.
Entrambi i 2 strumenti promuovono la stessa visione culturale e scientifica, che è alla base dei
processi inclusivi nei diversi ambienti, compreso quello scolastico. Rispondo entrambi ai principi
di accessibilità, autodeterminazione e responsabilità proprie della collettività. Il MIUR, a tal
proposito sollecita la scuola ad avvalersi dell’approccio fondato sul modello ICF dell’OMS (e dei
relativi concetti di barriere e facilitatori) e ad adottare strumenti come l’Index per l’inclusione in
quanto possono facilitare ed accompagnare gli insegnanti e tutte le componenti della comunità
scolastica nella realizzazione di azioni strategiche per l’inclusione.
Da qui si origina la proposta progettuale sia dei code-set ICF/check-list di osservazione ad uso
degli insegnanti e sia dello strumento ICF-Nuovo Index ad uso degli allievi.
Nello schema che segue, possono essere colte le fasi del ragionamento adottato per arrivare poi
allo strumento vero e proprio (pag. 203). Nella colonna di sinistra: le categorie ICF; nella colonna
centrale: riscritte in un linguaggio comprensibile agli allievi le c. ICF; nella 3° colonna: gli indicatori
del Nuovo Index posti in corrispondenza con le categorie ICF. Si tratta in sostanza, di progettare
l’impiego di strumenti compensativi per ridurre gli eventuali ostacoli di varia natura
(metodologica, strumentale ecc.) che si possono incontrare. Diventano importanti, dunque, le
tecnologie utilizzate per la comunicazione in quanto rendono l’ambiente scolastico, se utilizzate,
più accessibile agli allievi con disabilità (dunque più inclusivo). Quindi è importante tendere alla
rimozione degli ostacoli all’apprendimento e alla partecipazione, per far si che si creino, il più
possibile, condizioni favorevoli all’interazione allievo-ambiente, comprensive degli edifici scolastici
e della loro struttura e organizzazione. Quindi è importante conoscere il punto di vista degli allievi
e degli insegnanti su questi aspetti, accresce la possibilità di ridurre gli ostacoli esistenti (esempio
spazi, architettonici ecc.) e nello stesso tempo, consente di trovare le opportune risorse a sostegno
dell’apprendimento e partecipazione, prevedendo eventuali modifiche. È importante fortificare
relazioni basate sulla reciproca fiducia e sostenere gli allievi con disabilità, nell’ambientamento,
mostrando accoglienza e interesse verso l’altro, collaborazione e aiuto tutto ciò per costruire
relazioni efficaci in un’ottica inclusiva.
Dalla rilevazione dei facilitatori o barriere alla qualità dell’inclusività della scuola
i fattori ambientali, quindi, condizionano positivamente (facilitatori) o negativamente (barriere)
l’apprendimento e la partecipazione alla vita scolastica, di conseguenza risulta che la rilevazione
dei fattori ambientali, condotta in modo sistematico, risulta determinante per monitorare e
valutare il reale livello di inclusività della scuola. Infatti, l’inclusione, è un processo che comporta la
progressiva scoperta e rimozione dei limiti all’apprendimento e alla partecipazione con lo scopo di
ridurre gli ostacoli e soprattutto individuarli (non per additare, ma per cercare la soluzione a ciò
che è sbagliato) attraverso la collaborazione. Tale processo confluisce nel Piano per L’inclusione a
cura del GLI in cui vengono definite le modalità per l’utilizzo coordinato delle risorse, compreso le
misure di sostegno sulla base dei singoli PEI di ogni bambino/a e nel rispetto del Principio di
accomodamento ragionevole per il superamento delle barriere e individuazione dei facilitatori
del contesto di riferimento e ovviamente progettare interventi di miglioramento della qualità
dell’inclusione scolastica.