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INTERNET ADVERTISING
Google AdWords e gli Ads di Facebook, LinkedIn,
Twitter e Bing
L’autore
Andrea Venturi lavora da circa vent’anni nel marketing all’interno di
aziende e agenzie; svolge attività di consulenza, formazione e selezione
del personale su tematiche legate al Web marketing e ai new media con
particolare attenzione al mondo della pubblicità online. Laureato in
Economia e Commercio, è appassionato del mondo Google e possiede
3
tutte le Certificazioni Google AdWords e Analytics; è inoltre partner
accreditato Bing Ads di Microsoft. Lavora quotidianamente su campagne
pubblicitarie Facebook, LinkedIn e Twitter.
4
INTERNET ADVERTISING
Google AdWords e gli Ads
di Facebook, LinkedIn, Twitter e Bing
scritto da
Andrea Venturi
prefazione di
Davide Boscacci
5
Internet advertising | Google AdWords e gli Ads di Facebook, LinkedIn, Twitter e Bing
Collana:
ISBN: 978-88-6895-290-7
6
Via G. Spadolini, 7
20141 Milano (MI)
Tel. 02 881841
www.edizionilswr.it
7
Sommario
Ringraziamenti
Prefazione
Introduzione
CAPITOLO 1 - Analizzare il business online
La domanda potenziale per il nostro mercato
La stagionalità della domanda
La localizzazione geografica della domanda
Le opportunità di business all’estero
La concorrenza
La nostra audience potenziale
Il customer journey
8
Gli elenchi di remarketing
Il remarketing dinamico
I segmenti di pubblico simili
Chi segue i nostri concorrenti potrebbe diventare nostro cliente
Glossario
9
Ringraziamenti
10
Prefazione
11
meccanismi e le potenzialità dei molteplici canali che il web ci offre.
Padroneggiare l’alfabeto in primis, per creare messaggi complessi poi.
Eppure un’altra cosa altrettanto fondamentale imparammo in quegli anni:
comunicare online è la cosa più simile alla comunicazione a cui siamo più
abituati, quella interpersonale. L’interattività è per definizione relazione
tra soggetti e per quanto gli schermi oggi possano nascondere i volti, i
bisogni che regolano i nostri comportamenti rimangono immutati.
Comunicare in modo efficace sui mezzi digitali significa chiedere
permesso, presentarsi, osservare, offrire il proprio punto di vista, ascoltare
quello degli altri, informare e informarsi, essere presenti, ammettere le
proprie imperfezioni. A volte anche chiedere scusa. Con garbo, ironia,
intelligenza e generosità. Senza supponenza, invasività, volgarità,
stupidità.
Non netiquette, ma un complesso e doloroso shift che ponga al centro di
ogni strategia di marketing non più la marca ma la relazione. Non sarebbe
decisamente più piacevole?
Davide Boscacci
Group Creative Director
Head of Digital and Brand Activation
Leo Burnett Italia
12
Introduzione
13
raggiungere il pubblico giusto al momento giusto, nel modo giusto e con
la spesa giusta; ma soprattutto nasce dall’esperienza con i clienti,
dall’ascolto delle loro esigenze e delle loro perplessità. Infine, nasce
dall’incontro con gli operatori del settore e dallo scambio di opinioni agli
eventi, ai seminari, nelle community online dove emergono le best
practice, le opportunità e le criticità del mercato pubblicitario online.
Oggi il cliente finale, nel suo percorso verso la conversione, il cosiddetto
consumer journey, viene in contatto con l’azienda più volte e in modi
diversi: sito web, motori di ricerca, blog, newsletter, email, social
network, app. Dell’influenza del web si è accorto anche chi lavora
principalmente con i punti vendita: c’è sempre meno gente in negozio, ma
quando ci arriva ha le idee chiare, perché si è informata online, e spesso
acquista di più.
La conseguenza di questa crescente complessità comporta che chi deve
predisporre strategie digitali non possa più lavorare solo verticalmente
scegliendo di perseguire il suo obiettivo di business usando un’unica
soluzione, che sia, principalmente, Google Adwords o Facebook Ads, che
nel 2015 hanno comunque raccolto il 76% di tutta la spesa pubblicitaria
mondiale online.
Lavorare con uno solo di questi strumenti non garantisce (e lo farà sempre
meno in futuro) che si sia in grado di intercettare il proprio pubblico in
modo continuo ed efficace; molto meglio scegliere allora di farsi guidare
dall’obiettivo di business tra le diverse piattaforme e lasciare che ognuna
di esse contribuisca a informare il cliente, a ingaggiarlo e a condurlo
sempre più avanti nel processo di conversione.
Nel panorama dell’editoria italiana sono già presenti manuali egregi in
grado di trattare in maniera approfondita i singoli strumenti; tuttavia ne
mancava uno che partisse dalle singole esigenze e arrivasse alle soluzioni
che le piattaforme propongono, mettendole a confronto tra loro per trovare
ciò che c’è di comune ed evidenziarne le particolarità.
Il taglio di questo manuale è per questo motivo trasversale; vuole infatti
rispondere alle domande che un consulente, un’azienda,
un’organizzazione si trovano ad affrontare nel loro percorso lavorativo:
come realizzare un’analisi online, come trovare nuovi clienti, come
affrontare le nuove sfide per il mobile, quale strategia utilizzare per
accompagnare la presenza a una fiera ecc.
Il testo mostra e confronta tra loro le diverse piattaforme evidenziandone
14
complementarietà, similarità, peculiarità, vantaggi e svantaggi, possibili
evoluzioni e concreti utilizzi; stimola a valutare, ove possibile per budget,
formazione e tempo a disposizione, di utilizzarne più d’una
contemporaneamente.
Non è quindi un manuale dedicato ai professionisti del settore che
affrontano queste tematiche quotidianamente, ma a una platea variegata
che comprende piccole e medie aziende, imprenditori, operatori di
marketing e comunicazione, liberi professionisti, organizzazioni, studenti
e consulenti di marketing, e a chiunque desideri promuovere un prodotto,
un evento o un servizio online.
Al termine di ogni capitolo troverete testimonianze di professionisti del
web, amici con cui ho il piacere di lavorare costantemente e che hanno
raccolto il mio invito a dare un contributo per spiegare dal loro punto di
vista come il mondo dell’online si stia evolvendo, in termini di nuove
piattaforme, vincoli legislativi, esperienze professionali e nuove
opportunità.
Buona lettura!
15
Capitolo 1
Analizzare il business online
16
corpose e dettagliate come quelle a cui facevo riferimento prima, ma sono
in grado di fornire un’idea di massima a chi deve decidere.
In questo capitolo partiamo da un caso simile a uno reale, ipotizziamo di
essere un’azienda che opera nel mercato italiano dei software gestionali
per piccole e medie imprese.
I responsabili di quest’azienda, che hanno sempre lavorato con
soddisfazione attraverso strumenti di marketing e comunicazione offline,
desiderano approcciarsi anche all’online per cercare di sviluppare una
strategia coordinata, più completa e per comprendere quali tipologie di
strumenti possono utilizzare online.
Quali risultati otterremmo utilizzando questi strumenti?
Potremmo per esempio conoscere:
• la domanda potenziale per il nostro mercato;
• la stagionalità della domanda;
• la localizzazione geografica della domanda;
• l’opportunità di business all’estero;
• la concorrenza;
• la nostra audience potenziale;
• il customer journey.
Motore di
https://www.google.it/
ricerca1
Strumento di
pianificazione
https://adwords.google.com/
delle parole
chiave
17
Global Market https://translate.google.com/globalmarketfinder
Finder
Bing Webmaster
http://www.bing.com/toolbox/webmaster
Tool
Facebook https://www.facebook.com/
LinkedIn https://www.linkedin.com/
SEMrush https://it.semrush.com/
TweetReach https://tweetreach.com/
18
Figura 1.1 - Un esempio di motore di ricerca.
19
Figura 1.2 - Lo Strumento di pianificazione delle parole chiave.
20
chiave.
Questo è un dato medio, che come vedremo in alcuni casi può risultare
molto fuorviante, ma che rappresenta un punto di partenza molto utile per
l’analisi.
Anche la terza versione, chiamata Moltiplica gli elenchi delle parole
chiave per ottenere nuove parole chiave, è uno strumento interessante
che consente, inserendo singole parole chiave, di produrne di nuove che
nascono dal loro abbinamento. È molto utile quando abbiamo due gruppi
di parole chiave, per le quali vogliamo esplorare le diverse combinazioni e
conoscerne i volumi.
Per il calcolo della stima del volume di ricerca possiamo utilizzare tutte e
tre le versioni dello Strumento di pianificazione delle parole chiave.
Approfondiamo di seguito solo la prima, la più completa. Per una corretta
analisi vanno innanzitutto impostati i seguenti campi:
• la lingua (il suggerimento è di utilizzare, per il nostro mercato,
l’inglese oltre all’italiano);
21
• la località (in questo esempio l’Italia, il nostro mercato);
• l’ambito, relativo solo a Google o anche ai suoi partner di ricerca
(per esempio Google Maps ecc.);
• un elenco di parole chiave da escludere a priori dalla ricerca2 (per
esempio termini come gratis, gratuito o free se ci rivolgiamo
solamente a utenti interessati a un acquisto).
È inoltre possibile inserire una serie di filtri per estrarre solo i termini con
un numero minimo di ricerche mensili, con offerte consigliate, con una
quota minima di ricerche o con un livello di concorrenza definito: alto,
medio o basso.
22
Infine, si può anche decidere di selezionare per l’analisi un intervallo di
date più ampio oppure confrontare i volumi di ricerca per due intervalli di
tempo diversi.
Come vedete, lo strumento consente una certa flessibilità; selezionati
questi fattori, si può dare il via alla ricerca. Una volta iniziata l’indagine,
per ogni parola chiave sarà disponibile:
• la media delle ricerche mensili, cioè il numero medio di volte in
cui è stata effettuata una ricerca della parola chiave;
• il livello di competizione3 presente sulla parola chiave (alta,
media, bassa);
• l’offerta consigliata per la singola parola chiave in base a quanto
pagano gli inserzionisti già attivi;
• la quota impressioni annuncio, che è una metrica presente su
campagne già attivate ed è calcolata dal rapporto tra il numero di
impressioni ricevute e il numero totale di ricerche corrispondenti
esattamente alla parola chiave, effettuate per la località e la rete
target nel mese precedente. È una metrica che consente di
determinare le potenziali probabilità che una parola chiave generi
impressioni e clic.
23
Figura 1.5 - Il volume di ricerca per la parola chiave software gestionali.
24
Figura 1.6 - La piattaforma di ricerca delle parole chiave su Bing.
25
consente già di fare delle prime valutazioni.
La seconda indicazione fornita dagli strumenti di analisi sopra citati è
relativa al grado di concorrenza, in questo caso alto, e ci aiuta a
comprendere meglio la situazione competitiva del settore. Qualora ci
trovassimo in un fase di ideazione di un nuovo prodotto o di lancio di un
prodotto su di un mercato per noi inesplorato, questi dati ci fornirebbero
delle prime indicazioni, semplici ma concrete e importanti.
Procedendo con l’analisi prendiamo coscienza che il volume medio
mensile delle ricerche è un numero che non ci consente da solo di
comprendere anche le dinamiche del settore, per le quali devono essere
considerate anche le eventuali fluttuazioni nel corso dell’anno e degli
anni.
L’andamento delle ricerche potrebbe infatti non essere sempre costante:
esistono prodotti che presentano delle variazioni importanti nei mesi; casi
estremi sono gli alberi di Natale e i gelati, molto ricercati in determinate
stagioni e affatto presenti nelle altre.
Tuttavia, se facessimo un’analisi dei volumi di ricerca di queste parole
chiave, otterremmo anche per esse un valore medio, sottostimato rispetto
ai periodi di punta (gli alberi di Natale a dicembre e i gelati nel periodo
estivo) e sovrastimato per gli altri.
Tornando al nostro esempio, nel settore dei software gestionali ci
aspettiamo, come ci si aspetta in un normale ambito business to business,
una minima fluttuazione nel volume delle ricerche, con picchi legati alla
ripresa delle attività lavorative, nei primi mesi dell’anno o alla fine
dell’estate.
Per verificare se questa tendenza è confermata dai numeri, possiamo
utilizzare due strumenti, illustrati nel paragrafo successivo.
26
Già qui vediamo avvalorata la nostra ipotesi: possiamo notare un
andamento più alto nei mesi di gennaio, febbraio e marzo, seguito da una
diminuzione e poi ancora da una ripresa a settembre e a ottobre. In Figura
1.7 possiamo vedere non solo gli andamenti, ma anche i volumi di
ricerche per ogni singolo mese.
27
Figura 1.8 - La stagionalità sui 12 mesi per la parola chiave software gestionali secondo
Google Trends.
28
Figura 1.9 - La stagionalità pluriennale per la parola chiave software gestionali secondo
Google Trends.
29
Figura 1.10 - La stagionalità pluriennale per più parole chiave secondo Google Trends.
30
Figura 1.11 i risultati per una ricerca con la parola chiave erp5 per
sottoregione, in Figura 1.12 per città. Anche in questo caso ci troviamo
con un valore massimo di 100 e valori a esso proporzionali.
Figura 1.11 - L’interesse regionale per la parola chiave erp secondo Google Trends.
Figura 1.12 - L’interesse per città per la parola chiave erp secondo Google Trends.
31
Figura 1.13 - Lo Strumento di pianificazione delle parole chiave per la localizzazione
geografica.
32
dimensioni della domanda, il livello di concorrenza e il costo di
acquisizione di un nuovo cliente. Nel nostro caso, selezionando la
localizzazione (Italia), la lingua (italiano) e inserendo le parole chiave e le
aree territoriali (Africa, Americhe, Asia, Europa, Unione Europea,
Mercati Emergenti, G20, Medio Oriente), il sistema estrae un elenco di
nazioni ordinate in base a un fattore di Opportunità, correlato dal volume
mensile delle ricerche locali (quindi dal volume della domanda)6,
dall’offerta media e dal grado di concorrenza.
Il punteggio di Opportunità è in relazione con tutti i fattori che lo
compongono: per esempio, se due mercati hanno lo stesso volume di
ricerca, quello con l’offerta più bassa o la minore concorrenza avrà un
migliore posizionamento nella classifica. Viceversa, due nazioni con la
stessa offerta, vedranno premiato con un miglior posizionamento il
mercato con una concorrenza più bassa o un volume di ricerca più alto.
Tra l’altro, al fine di incentivare gli investimenti, Google mette a
disposizione delle aziende più piccole e meno strutturate ulteriori
strumenti che agevolano la creazione di siti web in lingua attraverso
servizi di traduzione dei testi7 e archivi statistici utili per disporre di
un’analisi8 sempre più approfondita.
Nel nostro caso, provando con il termine software gestionali non
otteniamo risultati particolarmente interessanti e significativi;
probabilmente è un termine utilizzato esclusivamente nel nostro Paese.
Proviamo allora a utilizzarne uno simile, la parola chiave erp; impostando
lo strumento per un’analisi sulla lingua italiana e per il paese Italia, ecco
cosa appare con il filtro Europa.
33
Figura 1.14 - Google Global Market Finder.
La concorrenza
Il primo passo per approfondire cosa fanno i concorrenti è continuare con
una ricerca su Google utilizzando il termine software gestionali.
Dall’indagine veniamo a sapere che sono stati indicizzati e archiviati
almeno 978.000 risultati con questa parola chiave, una buona indicazione
sulla ricchezza di informazioni online sull’argomento. Quindi è un tema
che gode di una buona presenza online.
34
Figura 1.15 - Google e la parola chiave software gestionali.
35
ecc.
Cliccando sull’annuncio saremo condotti alla pagina di atterraggio, dove
potremo verificare quali sono i temi affrontati, le proposte pubblicitarie e
gli obiettivi che stanno perseguendo (branding, lead generation, vendita
ecc.).
Quest’analisi ci fornisce indicazioni interessanti sulla presenza (o
l’assenza) di aziende nostre concorrenti che investono online, sulla
presenza di nuovi prodotti, promozioni, politiche commerciali, obiettivi di
queste aziende, quali sono le più attive e quali messaggi stanno
utilizzando.
36
Per chi voglia svolgere un’analisi sulle parole chiave c’è anche lo
strumento denominato Keyword Difficulty che consente agli utenti di
stimare la difficoltà per raggiungere le posizioni dei competitor
nell’ambito della ricerca organica utilizzando una keyword specifica, con
un range che va dall’1 al 100%.
37
Figura 1.17 - Tweetreach.
38
tracciamento come Google Analytics, possiamo recuperare molte
informazioni interessanti relative al nostro pubblico.
Non mi dilungo su tutte le informazioni messe a disposizione da Google
Analytics per comprendere le visite degli utenti, le sessioni ecc.; in questa
sede mi interessa soffermarmi solo su quelle relative all’audience.
Le possiamo trovare sotto la voce Pubblico, nella colonna di sinistra:
• Dati demografici (età e sesso);
• Interessi (categorie d’affinità, segmenti in market);
• Dati geografici (lingua e località);
• Mobile (un elenco di dispositivi utilizzati per visitare il sito).
Figura 1.18 - L’attivazione dei Rapporti sui dati demografici e sugli interessi all’interno
di Google Analytics.
39
Tutte queste informazioni sono molto utili perché ci consentono di
comprendere qual è la nostra audience e confrontare questa mappatura con
quella che abbiamo già e che proviene dai nostri dati di vendita, dai
database dei clienti a nostra disposizione, da eventuali analisi di mercato.
Le informazioni più interessanti non sono solo quelle relative a genere, età
e localizzazione geografica del target ma soprattutto quelle relative agli
interessi del target, molto utili per impostare campagne pubblicitarie su
Google AdWords, Facebook Ads, LinkedIn Ads e Twitter Ads.
Facebook Insights
Facebook Insights ci consente di comprendere e analizzare particolari
audience di nostro interesse, come l’audience della pagina aziendale per
verificare se il pubblico dei fan è lo stesso che visita il sito (per esempio
tramite i dati provenienti da Google Analytics) o che ci aspettiamo in base
ai nostri dati aziendali. In caso contrario potrebbe essere uno spunto di
riflessione per capire perché ne differisce (forse il pubblico che segue i
nostri contenuti sul social network non è lo stesso che visita il nostro
catalogo prodotti sul sito, forse le nostre campagne pubblicitarie non
40
attirano sul sito le stesse persone che seguono i nostri contenuti sui social
network). Potrebbe esserci spazio per cambiare la strategia di
comunicazione o quella pubblicitaria.
Facebook Insights ci consente anche di fare l’analisi dell’audience
partendo da un elenco di indirizzi email di clienti online, offline o solo
potenziali (dovranno essere iscritti a Facebook con lo stesso indirizzo
email) oppure di visitatori del sito web attraverso un codice di
tracciamento simile a quello di Google Analytics.
Per la gestione di Facebook, è consigliato l’utilizzo di un Business
Manager, uno strumento che la piattaforma mette a disposizione delle
aziende per condividere e controllare l’accesso agli account pubblicitari,
alle Pagine e alle altre risorse12.
All’interno del Business Manager13, nel menu delle risorse, possiamo
disporre di uno strumento molto utile di analisi del pubblico target: sotto
la voce Pianificazione trovate Insights sul pubblico.
A questo punto possiamo scegliere tra:
• Tutti su Facebook (qui è possibile costruire dei pubblici ad hoc,
scegliendo tra i diversi fattori di targeting);
• Persone connesse alla tua pagina (nel caso avessimo una pagina
aziendale con i fan);
• Pubblico personalizzato.
41
Figura 1.20 - Facebook.
42
modo e così velocemente.
Questi dati, per esempio, saranno molto utili per l’impostazione di
campagne pubblicitarie non solo su Facebook ma anche su Instagram,
Twitter, sulla Rete Display di Google ecc.
Mi soffermo su un punto interessante per capire la predisposizione del
pubblico selezionato; nel menu Attività, sotto la Frequenza attività,
possiamo trovare la voce Inserzioni cliccate, che ci dice se il segmento di
pubblico identificato è “sensibile” agli annunci pubblicitari.
LinkedIn
LinkedIn mette a disposizione una serie di metriche14 molto interessanti
relative al profilo professionale delle persone che hanno interagito con i
contenuti della pagina e ne sono diventate follower.
Tutte queste informazioni, come quelle di Facebook Insights, sono utili
per comprendere se sono proprio loro gli utenti a cui desiderate rivolgervi
con la vostra comunicazione sulle pagine aziendali e con la vostra
pubblicità. Tutto ciò per poi eventualmente valutare come modificare il
piano editoriale pianificato e gli annunci a pagamento.
In particolare la sezione Followers è molto interessante a questo scopo; è
suddivisa in 4 aree e fornisce informazioni sul numero totale di utenti di
LinkedIn che seguono la pagina, la provenienza organica (organico) o da
annunci a pagamento (acquisiti), i loro dati demografici, le tendenze e i
confronti competitivi tra la pagina aziendale e quella di altri player.
Molto interessante è poi la sezione relativa alle informazioni
43
demografiche dove è possibile vedere la composizione dei follower
secondo il livello di anzianità, il tipo di settore, la dimensione aziendale,
la funzione e lo status (lavoratore o disoccupato).
44
Figura 1.23 - Display Planner.
Il customer journey
Il percorso di acquisto è chiamato customer journey e con il passare del
tempo sta diventando sempre più complesso: gli utenti sono sempre più
evoluti ed esperti, i canali e gli strumenti a disposizione aumentano, così
come i punti di contatto tra aziende e potenziali clienti.
Il customer journey inizia nel momento del primo contatto tra il cliente e
l’azienda e termina con l’acquisto (in caso di riuscita positiva). Mappare il
percorso di acquisto del cliente è molto utile in fase progettuale per
scegliere gli strumenti e i canali più utili e affidare a ognuno un compito
per avvicinare il cliente all’obiettivo di conversione perseguito.
Google Analytics consente di comprendere quali sono i principali
strumenti online (e se ben settati anche alcuni offline) attraverso i quali gli
utenti arrivano alle vostre pagine o che portano più acquisti.
All’interno del menu Conversioni, nella piattaforma di monitoraggio di
Google Analytics, selezionando la voce Conversioni Multicanale e poi
Panoramica e Principali Percorsi di Conversione, è possibile recuperare
informazioni su quali sono:
• i principali strumenti che portano visite al sito e generano
conversioni (acquisti, download ecc.);
• i percorsi che gli utenti fanno, spesso arrivando sul sito con canali
diversi e in periodi successivi;
• gli strumenti che lavorano in modo complementare tra loro per
generare visite e conversioni.
45
Nella Figura 1.24 è possibile verificare quali sono i canali che producono
più conversioni e quali lavorano tra loro in modo complementare.
Possiamo verificare per esempio come in questo business gli utenti che
provengono dalla ricerca a pagamento siano un pubblico completamente
differente da quelli che hanno utilizzato la ricerca organica.
46
Figura 1.25 - I percorsi di conversione.
L’analisi dei principali percorsi può essere molto utile per capire quali
canali portano maggiori conversioni e di conseguenza come ripartire il
budget da investire.
Può essere interessante a questo punto anche comprendere come si
comportano i singoli canali, per capire se rivestono un ruolo importante
nei percorsi di conversione e se operano efficacemente e in modo
complementare assieme a quali altri strumenti.
Come si vede nella Figura 1.26, se inseriamo per esempio il termine social
network nel riquadro di ricerca, possiamo estrarre tutte le combinazioni
che coinvolgono i social network.
47
Figura 1.26 - Quanto è importante il singolo canale.
48
Figura 1.27 - Customer journey.
49
Figura 1.28 - La posizione del canale nel processo di acquisto.
Conclusioni
In conclusione, alcuni player internazionali come Google, Facebook e
Bing, grazie alle enormi risorse e alle informazioni a disposizione, hanno
sviluppato alcuni strumenti molto interessanti che forniscono in modo
spesso gratuito.
Questi strumenti consentono di fare un’analisi della domanda, delle
opportunità che potrebbero presentarsi, del nostro posizionamento, delle
caratteristiche del target, di quello che stanno facendo i principali
50
concorrenti. Il mio consiglio è di provare a utilizzarli per comprendere
meglio le potenzialità che ci sono online per la nostra azienda.
Realizzata un’analisi di questo genere, il passo successivo è costruire un
piano di web marketing in grado di perseguire gli obiettivi.
In questo piano trovano posto strumenti come la SEO, la SEA su parole
chiave generiche e/o di brand, l’email marketing, la pubblicità display, i
social media ecc.
Ogni strumento ha un ruolo e un peso diversi all’interno del percorso di
acquisto del cliente. E ognuno, interagendo con il cliente, collabora a
influenzarlo, avvicinandolo o meno alla decisione d’acquisto.
Testimonianza
Intervista rilasciata all’autore da Giulio Gagliano16, CEO di
MagicsLab
51
sofisticati software (molti homemade) che ci permettono di analizzare
il comportamento dell’utente all’interno del sito, i punti di maggiore
interesse, preferendo un feedback reale piuttosto che una serie di
numeriche che si possono riscontrare nel padre dei tools d’analisi
(Google Analytics).
Cerchiamo di avere dei dati quanto più oggettivi possibili piuttosto che
andare a “tentativi”, e sulla base di quelli strutturiamo l’intero piano di
sviluppo del business.
1 Nel mercato italiano altri motori di ricerca utilizzati sono Bing di Microsoft
(https://www.bing.com) e Yahoo! (https://it.yahoo.com/?p=it).
2 Per maggiori informazioni https://support.google.com/adwords/answer/105671?
hl=it.
52
Per maggiori dettagli https://support.google.com/adwords/answer/3022575?
3 ctx=tltp.
4 Per un confronto sull’utilizzo dei motori di ricerca in Italia, visitare
http://gs.statcounter.com/#all-search_engine-IT-monthly-201510-201610. Google è
al 95,22%, Bing al 2,84% e Yahoo! a 1,48%.
5 Il termine software gestionale non ha abbastanza ricerche.
6 Il numero medio di query a corrispondenza esatta nei 12 mesi.
7 https://translate.google.com/manager/website/?hl=en e
https://translate.google.com/toolkit/docupload.
8 http://www.google.com/publicdata/directory#.
9 https://it.semrush.com.
10 Ci sono altri strumenti simili a questo ma che per il momento sono limitati
geograficamente a nazioni di lingua inglese, per esempio https://www.ispionage.com
per US, UK e CA e http://www.spyfu.com/ per UK e US.
11 https://tweetreach.com.
12 https://www.facebook.com/business/help/600757573354939 e
https://www.facebook.com/business/help/1539837386293870.
13 Presente all’indirizzo https://business.facebook.com.
14 https://www.linkedin.com/help/linkedin/answer/26032/analytics-tab-for-company-
pages?lang=it.
15 https://www.thinkwithgoogle.com/tools/customer-journey-to-online-purchase.html.
16 Giulio Gagliano inizia la sua carriera nell’ambito delle nuove tecnologie offerte da
Telecom Italia. Lavora poi per Groupon quando era ancora una startup. Fonda la
sua prima startup nella sua città natale, Catania, con la quale propone un modello
di business nel mondo della coupinistica inserendo l’innovazione del Real Time
Coupon tramite app. Ceduta la startup, lavora a Londra per Amazon e Uber.
Tornato in Italia, inizia la collaborazione con Google per un progetto per
supportare le startup italiane nella gestione dei loro budget pubblicitari con Google
AdWords. Fonda infine MagicsLab, un suo progetto di consulenza alle aziende per
un buon posizionamento sul mercato e per la ricerca di investitori.
53
Capitolo 2
Proteggere il brand online
54
dirottata in altri mercati a un prezzo spesso più basso, facendo
concorrenza ai prodotti venduti direttamente dall’azienda.
• La vendita di prodotti originali su canali autorizzati ma che
vendono anche prodotti concorrenti. Questi rivenditori si
servono per esempio del brand nei motori di ricerca per sottrarre
traffico di qualità ai canali ufficiali dirottandolo su portali dove
prodotti concorrenti potrebbero distrarre delle vendite.
Di seguito alcune delle pratiche seguite sul web per ottenere vantaggi
dall’utilizzo di brand conosciuti:
• i cosiddetti fenomeni del cybersquatting1 o del typosquatting,
che consistono nella creazione non autorizzata di siti con indirizzi
web contenenti marchi registrati;
• la messa in atto di attività di Black Hat SEO per migliorare il
posizionamento di siti fraudolenti volti a intercettare traffico di
visitatori inconsapevoli;
• l’uso non autorizzato del brand nei social network o nei siti web
ecc. (argomento che qui non tratteremo limitandoci ai fenomeni
collegati ai motori di ricerca).
55
(Fonte: www.studiosamo.it/seo/black-hat-seo/)
56
di nuove risorse per investire in soluzioni tecnologiche che agevolino il
monitoraggio continuo e costante di web e social media e consentano
un’individuazione tempestiva di eventuali problematiche e abusi.
Gli abusi spesso non sono isolati: può accadere infatti che i siti illeciti
siano collegati tra loro in un network di siti e ciò agevola la loro
identificazione da parte di chi si occupa di controlli perché, trovatone uno,
scoperto il modello, attraverso la verifica dei registri Whois4, l’esame
degli indirizzi IP e lo scambio dei link reciproci, è più facile individuare
anche gli altri.
Il monitoraggio deve mettere in grado le aziende di rispondere
efficacemente e in breve tempo, anche attraverso azioni di contestazione
legale, quando le prime minacce al brand si materializzano.
Altre attività che possono essere messe in atto per contrastare eventuali
abusi sono:
• la collaborazione con le concessionarie pubblicitarie, le
piattaforme di affiliazione e gli editori, per identificare e rimuovere
le inserzioni che dirottano il traffico su siti pirata o illeciti;
• la registrazione e la verifica degli account dei brand nei più
importanti canali di social media in tutti i Paesi in cui si
intrattengono rapporti commerciali;
• un’attività continua di monitoraggio delle conversazioni online
riguardanti il brand nell’universo web e dei social network.
57
Figura 2.1 - L’importanza della search.
58
Bing per parole chiave fortemente legate all’azienda o ai prodotti, può
comportare la perdita di utenti (traffico, vendite) potenzialmente
interessati.
Succede anche che gli utenti utilizzino il motore di ricerca come fosse un
browser: digitano l’indirizzo completo del sito web direttamente nella
barra di ricerca, venendo in questo modo indirizzati alla pagina di Google
o alla pagina di Bing dove trovano annunci organici e pubblicitari.
Questo significa che anche chi conosce il portale dell’azienda e ha deciso
di visitarlo, a volte, senza volerlo, potrebbe essere indirizzato sul motore
di ricerca, dove ci possono essere annunci di aziende concorrenti che
possono rimettere in discussione scelte già definite.
Diventa perciò anche in questi casi fondamentale avere un buon
posizionamento, con annunci organici e/o a pagamento. Riepilogando,
l’assenza o un cattivo posizionamento nei motori di ricerca possono
portare vantaggio a:
• soggetti che operano del tutto illegalmente cercando di vendere
merce contraffatta, una situazione spesso più frequente in mercati
lontani e considerati minori, e quindi meno presidiati;
• concorrenti che sfruttano il brand per intercettare i visitatori e
condurli al loro sito;
• altri canali di vendita autorizzati. In termini economici, lo stesso
prodotto venduto su un canale indiretto piuttosto che su uno diretto
aziendale fa perdere una parte del profitto (per remunerare il
retailer) e spesso anche il contatto diretto con il cliente finale. Non
solo: l’atterraggio su un portale generalista può comportare il
rischio che l’utente, di fronte a un ampio portafoglio di soluzioni
diverse, messe in competizione tra loro sulla stessa pagina, decida
di acquistare il prodotto di un concorrente anche se era motivato ad
acquistare il nostro.
59
esempio ai seguenti settori:
• abbigliamento, in particolare nel fashion, dove c’è una forte
presenza di rivenditori online;
• turistico, dove si distinguono le OTA5 (Online Travel Agencies);
• editoria, assicurazioni, design, dove sono presenti portali di
comparazione di prodotti e servizi.
60
Figura 2.2 - Prada su Google AdWords.
In questo caso l’azienda può aver ritenuto poco importante essere presente
su Bing con una campagna pubblicitaria dedicata oppure ha pensato fosse
sufficiente il posizionamento organico per presidiare il canale. Infine, può
aver pianificato un budget insufficiente, non riuscendo in questo modo a
61
essere presente sempre, durante tutta la giornata e per tutte le ricerche
degli utenti.
Anche se il numero di utenti che utilizzano Bing è di gran lunga inferiore
rispetto al numero di coloro che utilizzano Google, questo non esclude che
ci possa essere un pubblico interessato e potenziali vendite possano
passare anche attraverso il motore di ricerca di Microsoft.
Il consiglio perciò è di tenere monitorati i posizionamenti su tutti i motori
di ricerca attivi a livello nazionale ed eventualmente attivare campagne
pubblicitarie in grado di ampliare la copertura e la protezione
complessiva del brand online.
62
e probabilmente ormai vicini alla conclusione del processo di acquisto,
che hanno già deciso dove andare e che sono alla ricerca del prezzo o
delle condizioni migliori prima di acquistare.
Le OTA perciò, attraverso l’attività pubblicitaria nei motori di ricerca, da
una parte sottraggono ottimo traffico qualificato destinato al sito ufficiale
agli operatori turistici con cui lavorano, dall’altra rivendono agli utenti
finali i servizi delle strutture loro clienti riuscendo a farsi pagare buone
commissioni.
Le conseguenze della perdita di traffico per gli operatori finali (hotel ecc.)
sono: meno vendite, profitti più bassi e spesso un contatto con il cliente
solo al momento dell’arrivo nella struttura turistica. A questo proposito mi
è capitato di leggere il blog8 di un agriturismo che ha deciso di non
avvalersi più delle OTA per la sua struttura. Le sue motivazioni sono più
di una, ma una di queste in particolare calza a pennello con quanto sopra
riportato: «ci sono portali che passano alle strutture, in caso di
prenotazione, solo nome e cognome e date di arrivo e partenza, così se per
caso una struttura volesse offrire aiuto a un cliente che magari è in ritardo
perché non trova la strada non avrebbe alcuna possibilità di contattare il
cliente, perché tutti i dati li ha il portale e non li condivide con la
struttura».
A questo si deve aggiungere una lievitazione dei costi di marketing
digitale legati al brand in quei casi in cui l’operatore non accetti tale
competizione e voglia proteggere posizionamento e profitti intervenendo
direttamente con campagne di search advertising.
Ovviamente le conseguenze delle attività sui motori di ricerca delle OTA
sono diverse a seconda delle dimensioni delle strutture: i grandi operatori
turistici (le grandi catene alberghiere ecc.), grazie al loro forte potere di
acquisto, possono definire delle convenienti regole d’ingaggio, mentre i
piccoli operatori, che dispongono di meno potere contrattuale, non
possono permettersi grossi interventi e possono limitarsi a decidere se
aderire o meno ai programmi di affiliazione, mettendo a disposizione delle
OTA solo una parte dei loro servizi.
A ogni modo, le OTA sono comunque ottimi partner sia di Google sia
degli operatori turistici. Il motore di ricerca trae da quest’attività enormi
benefici economici e gli operatori turistici tollerano quest’attività perché
si servono delle OTA per vendere i loro servizi.
63
Le norme di tutela del brand nei motori di ricerca
Torniamo al tema generale della brand protection senza riferimenti
specifici ai singoli settori.
Google AdWords e Bing Ads hanno regolamentazioni molto simili per la
protezione dei brand degli inserzionisti.
Google AdWords
Google ha una regolamentazione molto severa e dettagliata riguardo la sua
piattaforma di advertising AdWords. Per ciò che riguarda la tutela dei
brand, Google ha infatti scelto di:
1. tutelare i brand negli annunci di testo;
2. rendere liberamente utilizzabili da chiunque le parole chiave di
brand;
3. non intervenire negli indirizzi URL9 che sono visualizzati negli
annunci.
64
piattaforme tecnologiche per far fronte agli utilizzi fraudolenti che alcuni
utenti possono fare di AdWords: tutti questi operatori operano per
bloccare accounts, siti e annunci che possano condurre a malware o
promuovere merci false o contraffatte.
Google pubblica annualmente un report12 per mettere in evidenza l’attività
che lo staff di Google svolge a protezione dei brand; nel 2015 sono stati
disapprovati oltre 780 milioni di annunci, un numero in crescita anno
dopo anno.
In relazione agli annunci e ai siti di contraffattori sono stati sospesi più di
10.000 siti e 18.000 accounts per aver tentato di vendere merci
contraffatte (un esempio spesso riportato è quello relativo alla vendita di
orologi di design falsi). Solo per fare altri esempi, uno dei settori spesso
preso di mira è stato quello farmaceutico, così come molte sono state le
truffe su prodotti per la perdita di peso, il phishing e il download di
software indesiderati.
Bing Ads
Anche Bing Ads si è dotato di una normativa che opera per la tutela dei
brand sugli annunci di testo e, a differenza di Google, anche per la
violazione del brand a livello di parola chiave13.
Gli inserzionisti non possono utilizzare nel contenuto degli annunci né
basare le offerte sulle parole chiave con qualsiasi termine il cui uso violi
un marchio di terzi.
Bing Ads consente l’utilizzo dei brand nel testo degli annunci nei seguenti
casi:
• nel sito web sono fornite informazioni su beni o servizi (per
esempio recensioni sui prodotti) rappresentati dal brand e l’offerta
principale non è costituita dalla vendita di alcun prodotto o
servizio che si pone in concorrenza con i beni o i servizi
rappresentati dal marchio;
• l’inserzionista utilizza termini comuni, riportati sul dizionario, e
l’offerta principale non è costituita dalla vendita di alcun prodotto
o servizio che si pone in concorrenza con i beni o i servizi
rappresentati dal marchio;
• l’inserzionista è un rivenditore che, attraverso i propri siti web,
vende beni o servizi autentici distribuiti utilizzando il marchio;
65
• la pubblicità è comparativa, quando supportata da ricerche
indipendenti.
66
Figura 2.5 - Esempio Bing Ads. (Fonte: http://ads.bingads.microsoft.com/it-it/norme-
proprieta-intellettuale)
67
Se la parola chiave utilizzata e attivata nella campagna è scarpe da
calcio allora l’annuncio apparirà nel motore di ricerca con un titolo di
questo tipo:
Acquista scarpe da calcio
Se invece la parola chiave utilizzata non è scarpe da calcio ma scarpe
da calcio Adidas allora, considerato che lo spazio massimo del titolo è
di 30 caratteri e in questo caso si comporrebbe un titolo di 32 caratteri,
nel titolo apparirà la parola chiave inserita di default tra le parentesi
graffe e quindi l’annuncio diventerà:
Acquista scarpe
L’utilizzo di un annuncio con Keyword Insertion e di una parola
chiave riferita al brand potrebbe consentire di ovviare ad alcune norme
restrittive.
68
Ci sono differenze tra annunci sponsorizzati e
naturali?
Anche se comunemente si pensa che gli utenti siano di solito più
invogliati a cliccare sull’annuncio organico del sito piuttosto che sulla
pubblicità e che quindi prediligano il posizionamento naturale a quello
promozionale di Google AdWords o Bing Ads, alcune analisi ci dicono
che non è sempre così.
Chi utilizza i motori di ricerca non sempre conosce la differenza tra
annunci sponsorizzati e posizionamento naturale. È quello che sostiene
una recente indagine i cui risultati sono stati presentati dal portale Search
Engine Watch14: in media il 55% degli utilizzatori dei motori di ricerca
non sa quali annunci sono a pagamento e quali sono frutto di un
posizionamento organico.
69
layout degli annunci non ha aiutato gli utenti: all’inizio gli annunci a
pagamento avevano uno sfondo di colore diverso che li metteva in risalto
rispetto a quelli organici, oggi c’è solo un’etichetta verde, simile
all’indirizzo web della pagina di atterraggio.
70
riportato.
Potete verificarlo direttamente con il vostro sito collegandolo allo
strumento Search Console di Google15.
71
1,2) e con un CTR del 39,24%. Questo significa che per ogni 100
ricerche, solo 39 utenti cliccano sull’annuncio organico dell’azienda, gli
altri 61 preferiscono annunci sponsorizzati o annunci organici di altri siti
presenti nella stessa pagina o in quelle successive.
72
2015, il 58% delle ricerche proveniva da dispositivi mobile rispetto al
42% provenienti da computer desktop. E la tendenza è in continua
crescita.
73
che puntare sulla parola chiave;
• una campagna di Google AdWords ha il vantaggio di potersi
collegare a un periodo specifico (per esempio con annunci legati
al Natale) e di puntare su inviti all’azione studiati ad hoc per
promozioni, sconti o offerte;
• la campagna può essere aggiornata velocemente; creare e
proporre nuovi annunci a pagamento è questione di qualche
minuto, mentre modificare i testi del sito e i diversi metatag
richiede più tempo. Inoltre, cambiare continuamente testi e
metatag rischia di penalizzare il posizionamento della pagina del
sito nella SERP.
74
ottenendo grande visibilità e spostando verso il basso la concorrenza e gli
annunci naturali.
Pensiamo in particolare ai sitelink18, che possono essere presenti sia nei
posizionamenti naturali sia in quelli a pagamento di Google AdWords.
I sitelink sono i link visualizzati sotto alcuni risultati di ricerca di Google
e servono ad agevolare la navigazione degli utenti all’interno del sito per
consentire di risparmiare tempo e trovare rapidamente le informazioni
cercate.
Nel posizionamento naturale, è Google ad analizzare il sito e a generare
automaticamente i sitelink attraverso i suoi sistemi e non permette di
scegliere quali inserire.
In Figura 2.10 un esempio di sitelink.
75
renderla inaccessibile al crawler del motore di ricerca.
Per esempio, nel caso di LovBy, è poco interessante avere un sitelink che
conduca alla pagina dei cookies, quindi, utilizzando la Search Console,
nel menu Indice Google, alla voce Rimozione URL, è possibile rimuoverlo
temporaneamente (Figura 2.11).
76
Figura 2.12 - Boglioli su Google AdWords.
77
Figura 2.13 - Ferragamo su Google AdWords.
78
rete di Ricerca ad hoc con le seguenti caratteristiche.
1. Parole chiave:
• scegliere le principali parole chiave legate al brand19;
• individuare una serie di termini generici legati al prodotto, al
servizio o all’azienda e anteporvi il brand (per esempio individuato
il termine Prodotto, la parola chiave sarà Brand Prodotto);
• utilizzare diverse corrispondenze di ogni parola chiave per una
migliore gestione e ottimizzazione della campagna
(corrispondenza esatta [Brand Prodotto], frase “Brand Prodotto” e
generica modificata + Brand + Prodotto) in modo da gestire con
offerte diverse un ampio gruppo di parole chiave.
2. Annunci:
• costruire negli annunci formule che possano fornire maggiore
autorevolezza rispetto ai concorrenti come “Sito Ufficiale”, “Store
Ufficiale” ecc.;
• assicurarsi che le pagine di destinazione riguardino la
combinazione parola chiave/annuncio e soprattutto siano
funzionanti e non incorrano in errori 404;
• utilizzare le estensioni per gli annunci (sitelink, callout, numero di
telefono e località) che consentono di ampliare lo spazio del
proprio annuncio nel motore di ricerca, in particolare nei
dispositivi mobile come lo smartphone dove spesso lo spazio è
ridotto, spingendo quindi verso il basso l’annuncio del
concorrente.
3. Strategia di offerta
Infine, mi soffermo su una particolare strategia di offerta più generale e
non solo legata a campagne di brand, che non tutti conoscono ma che mi
sembra molto utile in questo contesto.
Se una campagna AdWords è già attiva e dispone di uno storico
79
sufficiente, è interessante verificare quali altri siti (concorrenti o meno)
hanno impostato un’offerta per le stesse parole chiave e sono quindi in
competizione con noi sulle stesse parole chiave.
Per far questo, consiglio di dare un’occhiata al Rapporto Informativo
sulle Aste20 che consente di individuare i principali competitor sulle
parole chiave utilizzate. Nel rapporto va fatta attenzione in particolare ai
dati riferiti alla Quota Impressioni, alla Posizione Media e alla
Percentuale di Sovrapposizione.
Individuato sul motore di ricerca il concorrente più temibile che utilizza le
nostre stesse parole chiave, possiamo provare a fare delle ricerche su
Google o Bing per verificare la sua presenza con parole chiave riferite al
nostro brand; in caso positivo possiamo decidere di controbattere
facendoci aiutare da Google selezionando una strategia di offerta ad hoc.
Questa strategia è chiamata Quota superamento target e definisce le
offerte prendendo come riferimento il sito del concorrente in modo da
poterlo superare nei risultati a pagamento. In altre parole, con questo tipo
di strategia flessibile Google AdWords mette in condizione di prendere a
riferimento l’offerta del concorrente in modo da superarla e collocarsi più
in alto di lei nei posizionamenti.
80
alla rete di ricerca, dove è possibile individuare con certezza il sito web
del concorrente da superare nei risultati a pagamento.
Una volta selezionato il sito del concorrente, Google AdWords imposta le
offerte, le aumenta o le riduce automaticamente per raggiungere
l’obiettivo prefissato e per consentire ai nostri annunci di superare quelli
della concorrenza nel ranking della SERP.
Va tenuto presente che questa strategia consente solo di avere un ranking
migliore rispetto a quello degli annunci del concorrente. Non comporta
un miglioramento globale del ranking dell’annuncio né fa partecipare ad
aste cui generalmente l’inserzionista non partecipa, tantomeno incrementa
le offerte per parole chiave in campagne con budget limitato.
Inoltre, nel caso in cui il budget non fosse sufficiente per tutte le ricerche
degli utenti, l’applicazione di tale strategia potrebbe non consentire il
raggiungimento dell’obiettivo preposto.
Se due concorrenti utilizzano entrambi la strategia di offerta Quota
superamento target, si avrà un aumento dell’offerta per ognuno dei
concorrenti fino a quando uno dei due non raggiungerà il limite massimo
di offerta. Quello che avrà impostato, per la medesima parola chiave, la
migliore combinazione tra offerta più alta e il punteggio di qualità
maggiore si aggiudicherà il ranking più elevato nell’annuncio.
La strategia Quota superamento target deve essere selezionata tra le
Strategie di offerta all’interno della Libreria condivisa. Per prima cosa è
buona norma inserire il Nome della nuova strategia in modo da poterla
selezionare in un secondo momento quando si vorrà creare una campagna.
81
Figura 2.15 - Aste sui motori.
Conclusioni
La brand protection è oggi un tema di grande attualità, considerando
l’ampiezza delle problematiche che si possono presentare online per le
aziende: solo per fare qualche esempio, il moltiplicarsi dei domini da
presidiare, i fenomeni di cybersquatting e typosquatting, il tema del
brandjacking di tanti operatori (per esempio le OTA nel turismo), il tema
della brand reputation, la presenza crescente dei canali social da presidiare
ecc.
82
In particolare, se prendiamo in considerazione i motori di ricerca – che
sono oggi uno degli strumenti più utilizzati dagli utenti e in grado di
veicolare grandi volumi di traffico su siti ufficiali, autorizzati o meno, o
illeciti – non basta più suggerire un’attività di posizionamento organico: il
cambiamento delle SERP (i quattro annunci sopra al posizionamento
naturale), la diffusione degli smartphone e dei loro schermi più piccoli, la
crescente ampiezza degli annunci promozionali (dove ci sono sempre più
estensioni associate a un annuncio: sitelink, callout, chiamata, località
ecc.) tolgono spazio alle prime posizioni di tipo naturale.
È sempre più importante attivare campagne pubblicitarie di brand
protection su search advertising (sia su Google AdWords sia su Bing Ads)
in modo da aumentare la protezione del brand e il relativo presidio sui
principali posizionamenti sui motori di ricerca e attirare più prenotazioni e
acquisti sui propri canali di vendita diretti, online e offline.
In Figura 2.16 un esempio di un e-commerce che ha operato inizialmente
senza campagne SEA (Google AdWords) per poi, l’anno successivo,
attivarne una, anche in presenza di ottimi posizionamenti SEO.
83
Notiamo che la campagna AdWords attivata opera principalmente su
parole chiave legate al brand e che l’azienda era comunque presente in
una buona posizione sulle stesse parole chiave.
I risultati nei due periodi di tempo sono stati molto diversi: con una
campagna SEA di brand protection è stata registrata una crescita del
51,2% di fatturato dal canale e-commerce, del 44% se togliamo dai
fatturati l’investimento per la campagna. Si tratta probabilmente di un
fatturato sottratto ai partner commerciali che invece già utilizzavano
campagne pubblicitarie SEA e si posizionavano nel motore di ricerca
prima dell’azienda.
Questo esempio ovviamente non dimostra che una campagna SEA sia
sempre la soluzione ottimale per una corretta attività di web marketing,
ma certo collabora a sostenere che il posizionamento organico da solo non
è sempre sufficiente a ottimizzare i risultati di web marketing.
Un’attività di brand protection SEA consente di risparmiare sulle
commissioni, generare maggiore fatturato e fidelizzare i clienti finali al
brand.
In conclusione, attivare una campagna di brand protection significa attuare
una strategia di visibilità per il proprio brand21 sui motori di ricerca
omnicomprensiva, investendo in attività di SEO, SEA Google AdWords e
SEA Bing Ads.
Testimonianza
Intervista rilasciata all’autore dal Dott. Alessandro Ferino22,
Direttore Marketing di Italian Hospitality Collection
84
Una strategia di brand protection è importante anche per dei leader di
settore quali voi siete?
Certamente, anzi, da un certo punto di vista, più che per altri; infatti i
nostri hotel sono molto conosciuti nel mercato italiano e dunque
entriamo in diretta concorrenza con le OTA e con i competitor che
possono utilizzare le nostre keyword come propria leva commerciale
per l’online.
Inoltre, il prospect moderno è spesso di fretta e ha bisogno di risposte
veloci alle proprie ricerche e quindi essere tra i primi risultati della
SERP è sempre un fattore premiante.
L’uso della brand protection sui motori di ricerca è per voi una
strategia continuativa o periodica?
Senza alcun dubbio la brand protection è per noi un impegno continuo;
infatti la competizione è davvero feroce e le dinamiche dell’online
sono così votate alla rapidità dell’innovazione che per essere player
attivi su questo canale è indispensabile gestirlo proattivamente 365
giorni all’anno.
85
commerciale dell’azienda.
86
I dettagli sulle politiche di Google per maggiori informazioni sono reperibili qui:
11 https://support.google.com/adwordspolicy/answer/6118?hl=it e
https://support.google.com/adwordspolicy/answer/2562124?hl=it.
12 https://googleblog.blogspot.it/2016/01/better-ads-report.html.
13 ads.bingads.microsoft.com/it-it/norme-proprieta-intellettuale.
14 searchenginewatch.com/2016/08/11/55-dont-recognise-paid-ads-in-google-serps-
stats. Questa survey ne confermava una precedente svolta nel Regno Unito da
Ofcom nel mese di febbraio, che parlava del 50,6%,
https://searchenginewatch.com/2016/04/27/do-50-of-adults-really-not-recognise-
ads-in-search-results/.
15 https://www.google.com/webmasters/tools/home?hl=it.
16 https://support.google.com/webmasters/answer/6155685?authuser=1.
17 In realtà è la posizione media del risultato mostrato più in alto. Per esempio, se per
una stessa ricerca nella SERP sono stati mostrati tre risultati nelle posizioni 1, 2 e 3,
in questo rapporto viene indicata la prima posizione.
18 https://support.google.com/webmasters/answer/47334.
19 È possibile farlo utilizzando lo Strumento di pianificazione delle parole chiave
fornito da Google gratuitamente, prendendo spunto da eventuali campagne attive,
dando un’occhiata ai dati sulle visite presenti sugli strumenti di Web Analytics
agganciati al sito, utilizzando la funzione di completamento automatico nel motore
di ricerca (il Google Suggest) -
https://support.google.com/websearch/answer/106230?hl=it.
20 https://support.google.com/adwords/answer/142918.
21 https://searchenginewatch.com/2016/05/16/brand-slackers-organic-search-is-not-
always-about-non-brand-keywords.
22 Laureatosi cum laude in Scienze Politiche all’Università di Cagliari e conseguito
l’American International MBA presso la Fox School of Business and Management -
Temple University, Alessandro Ferino ha maturato una lunga esperienza nei settori
new tecnology, travel & hospitality, ricoprendo ruoli di direzione nel campo del
sales & marketing. Approda a Italian Hospitality Collection in qualità di Direttore
Marketing dal Forte Village in Sardegna presso cui ha svolto per 4 anni il ruolo di
Responsabile Marketing per l’esecuzione del Digital Marketing Plan: OTA, online
advertising, SEO, DB management, CRM. I suoi skill sono pertanto le strategie
digitali, con focus sui canali online, mobile e social network.
87
Capitolo 3
Utilizzare i database a disposizione
88
comunicazione rivolta a un cliente fidelizzato sarà infatti diversa da quella
rivolta a uno appena acquisito o a un potenziale contatto: per ognuno
potremo costruire comunicazioni, offerte o promozioni diverse, capaci di
incuriosirlo e stimolarlo alla conversione.
89
Email e sms marketing
Come utilizzare i dati di contatto degli utenti?
Le aziende possono utilizzare gli indirizzi email e i numeri di telefono dei
loro contatti per comunicare con loro principalmente in due modi:
1. attraverso una comunicazione individuale (email spedite
attraverso i normali sistemi di posta, contatti trattati attraverso
servizi di telemarketing o il teleselling);
2. attraverso invii massivi a più soggetti, con piattaforme che
consentono di gestire in modo efficace le comunicazioni; parliamo
per esempio di:
- newsletter periodiche (settimanali, mensili, occasionali) per
informare sulle novità aziendali, su servizi, prodotti, eventi ecc.
- DEM (Direct Email Marketing) studiate per una particolare
iniziativa, per una promozione, per il lancio di un prodotto, per
una vendita o un’eventuale iscrizione ecc.
90
Esistono diversi studi e analisi che indagano sui vantaggi di utilizzare
strumenti di email marketing.
Uno studio di Radicati Group3 sostiene che nel 2019 il numero delle
persone che utilizzeranno la email supererà i 2,9 miliardi. La crescente
diffusione dei dispositivi mobile ha contribuito a far accrescere questo
fenomeno4, grazie al quale ormai si possono leggere le email ovunque: al
lavoro, in viaggio, a tavola, a letto.
Ma le email non sono solo lette, producono effettivamente ottimi risultati:
nel 2015, secondo un’analisi di Custora, sono state il principale driver alle
vendite (oltre il 25% del totale, seguito dalle ricerche organiche) negli
Stati Uniti durante il Black Friday.
Grazie soprattutto alle email che contengono uno sconto o un coupon
omaggio, per Excelerate5 il 70% dei consumatori usa le email per
acquistare, ma ciò che è ancora più importante è che solitamente i clienti
spendono di più (il 138% in più della media) quando usano una
promozione ricevuta via email6.
Le persone amano gli sconti, e amano riceverli e utilizzarli quando
arrivano da aziende di cui hanno fiducia.
In definitiva, per Gigaom Research7, chi opera nel marketing considera le
email come la tattica numero uno per costruire notorietà e fiducia, educare
i consumatori, spingerli all’acquisto, all’acquisizione, alla fidelizzazione.
91
gli utenti e raggiungerli con campagne di advertising.
E soprattutto i numeri di telefono sono oggi molto più efficaci, perché di
solito gli utenti ne hanno solo uno personale (al massimo due) e lo usano
giornalmente. Mentre possono avere numerose email e non è detto che le
controllino con continuità.
Google, invece, non è ancora in grado di utilizzare i numeri di telefono
anche se già dispone dei numeri di chi utilizza il suo servizio di posta
elettronica Gmail; un’altra piattaforma che sembra si stia lanciando in
questa direzione è LinkedIn, molto attiva per recuperare i numeri di
telefono dai propri utenti; in Figura 3.1 potete vedere la richiesta di
aggiungere il numero telefonico da parte di Twitter motivata dalla
possibilità di innalzare la sicurezza per gli utenti.
92
Attraverso questi canali, gli operatori che si occupano dell’organizzazione
di viaggi e vacanze, in prossimità dei normali periodi di prenotazione,
potranno far pervenire messaggi per stimolare i clienti a conoscere le
offerte e concludere un acquisto non solo nella loro casella di posta.
Google, Facebook e Twitter sono piattaforme che utilizzano algoritmi in
grado di identificare gli utenti abbinando le email o i numeri di telefono a
quelli utilizzati dagli utenti nella creazione dei loro profili personali sui
social network (Facebook e Twitter) o sulla posta elettronica (Gmail di
Google).
Per consentire tale abbinamento basta caricare un elenco di indirizzi email
e numeri di telefono in file .csv o .txt, o mediante un semplice
copia/incolla.
Gli indirizzi di posta elettronica e i numeri telefonici potranno essere
crittografati prima di caricarli sulle diverse piattaforme, affinché non siano
visibili né utilizzabili da nessuno. Sono disponibili online dei servizi
gratuiti di crittografia8.
93
Figura 3.2 - Campagna SEMrush in email.
94
l’ha aperta o non l’ha letta) e che quindi non è stato potenzialmente
esposto al messaggio pubblicitario.
• Raggiungere gli utenti più affezionati, creando un unico
gruppo composto dai clienti presenti nei programmi fedeltà o
quelli che hanno fatto un acquisto in passato sia online sia offline.
Sono clienti con i quali si è già stabilito un rapporto, quelli che
potrebbero ripeterlo o magari diventare ambasciatori del brand sul
mercato favorendo l’acquisizione di nuovi clienti attraverso il
passaparola fisico o social.
• Intercettare gli utenti su percorsi cross-device. Con le modalità
tradizionali di monitoraggio è possibile “seguire” gli utenti solo sul
browser in cui è presente il cookie, quindi nemmeno sullo stesso
computer se si usano browser diversi, tantomeno su dispositivi
differenti quali desktop, tablet o smartphone. Attraverso questa
modalità di remarketing è possibile invece seguire l’utente su
qualunque dispositivo e ovunque sia, nel momento in cui è
loggato al social network o a un account Google (a seconda della
piattaforma di advertising in cui sono stati caricati gli elenchi
email).
• Fare test A/B in modo semplice ed efficace suddividendo gli
indirizzi di posta elettronica o i numeri di telefono in due gruppi e
creando elenchi distinti, su cui testare campagne o solo annunci
diversi. Non è certamente un metodo canonico e non è nemmeno
del tutto sicuro che il campione oggetto dei test sia identico, perché
per esempio una delle due liste potrebbe contenere utenti più
recenti, ma potrebbe comunque essere interessante provare a
testarne le differenze.
• Raggiungere gli utenti con messaggi diversi in relazione al
momento nel quale hanno comunicato l’indirizzo email o il
numero di telefono (modulo fisico di iscrizione alla newsletter,
adesione al programma fedeltà, partecipazione a un contest,
acquisto ecc.).
• Coniugare offline e online. Fino a ieri era possibile, attraverso i
cookies e i sistemi di tracciamento9, consentire la visualizzazione
degli annunci solo a chi avesse visitato un negozio online o un
determinato sito; non era possibile, purtroppo, tracciare online chi
aveva avuto un contatto con l’azienda al di fuori dell’ambito web,
95
per esempio un negozio fisico o uno stand fieristico. Oggi invece,
utilizzando gli indirizzi di posta elettronica e i numeri di telefono,
è possibile intercettare online anche chi ha avuto contatti solo
offline. Il nuovo scenario che si apre è perciò quello di riuscire a
raggiungere anche clienti e potenziali che non hanno mai visitato il
sito web o un’eventuale applicazione dell’azienda, rendendo
possibile:
- incoraggiarli a visitare il portale web o l’applicazione per
rimanere aggiornati su nuovi prodotti, su servizi e su eventuali
promozioni;
- provare a coinvolgerli online stimolandoli a far parte delle
community e a diventare degli ambasciatori del brand online e
offline;
- raggiungerli con messaggi comuni a tutti gli acquirenti,
sommando insieme chi ha acquistato su sito e chi ha acquistato
nel negozio fisico.
96
Le piattaforme che usano email e numeri
telefonici
Google AdWords
La funzionalità di Google AdWords si chiama Customer Match10 ed è
utilizzabile su tre tra i più potenti strumenti di web marketing oggi
disponibili:
• la rete di ricerca di Google;
• YouTube;
• Gmail11.
97
aver senso incoraggiare al riacquisto o proporre prodotti correlati (per
esempio un obiettivo speciale per chi ha appena acquistato una reflex).
Nel caso di liste di utenti che non hanno ancora acquistato, l’invito
all’azione potrebbe essere rivolto al primo acquisto o a provare un
determinato prodotto o servizio ecc.
Testare annunci diversi per capire come reagisce la propria audience è un
must imprescindibile.
A questo punto dovrà essere selezionata la voce Email dei clienti, a cui
seguirà l’apertura di una nuova pagina chiamata Nuova mailing list di
clienti per la quale andrà prima di tutto scelto un Nome, affinché risulti
facile e immediato distinguerla dalle altre.
La voce seguente, Carica indirizzi email dei clienti, è già preimpostata.
Possiamo anche selezionare la voce Combinazione personalizzata per
98
creare elenchi risultanti dalla combinazione di più liste: per esempio è
possibile creare una lista personalizzata che combini tutti gli utenti meno
quelli che hanno già effettuato un acquisto sul portale di e-commerce.
Le liste saranno caricate mediante protocollo SSL e ogni singolo file non
dovrà pesare più di 17 MB (indicativamente si potranno caricare al
99
massimo circa 500.000 indirizzi).
Una volta caricato l’elenco di indirizzi email, ciascuna stringa presente in
elenco – nel caso questo sia stato sottoposto a hashing – o ciascun
indirizzo email – se non è stato eseguito l’hashing – viene confrontato con
la stringa o l’indirizzo email presente all’interno del database degli
account Google.
Se è rilevata una corrispondenza con le email o le stringhe, viene
identificato l’account Google corrispondente e di conseguenza l’utente (in
forma anonima) viene aggiunto al pubblico di Customer Match.
Una volta completato il caricamento del file, prima di procedere è
necessario confermare che i dati siano stati raccolti e condivisi in linea
con le norme di Google. È anche presente un link che rimanda alla policy
della piattaforma15 per eventuali approfondimenti.
È possibile, inoltre, impostare il numero di giorni in cui il cookie associato
all’utente può rimanere nell’elenco di remarketing, ovvero determinare
fino a quando sarà possibile raggiungere l’utente con i nostri annunci.
Con le impostazioni predefinite, tali cookie durano 30 giorni ma possono
essere impostati per durare un massimo di 180. Il consiglio è di scegliere
una durata temporale correlata al periodo in cui l’annuncio risulti
pertinente all’utenza, soprattutto se facciamo riferimento a una
promozione o a un servizio limitati nel tempo.
A questo punto selezioniamo il bottone Carica e Salva elenco per
completare il caricamento degli indirizzi; apparirà un messaggio di
conferma oppure di segnalazione di eventuali problematiche.
100
Figura 3.6 - Caricamento indirizzi effettuato.
101
Una volta creata una campagna, il segmento di pubblico, composto
dall’elenco delle email, va associato a un Gruppo di Annunci.
Facebook Ads
Facebook mette a disposizione degli inserzionisti numerose modalità per
targetizzare i propri annunci, dai metodi più immediati e utilizzati come
età, genere, luogo geografico e lingua a quelli più complessi che
riguardano gli interessi degli iscritti (informazioni che la piattaforma
recupera dai comportamenti e dalle interazioni online degli utenti – “mi
piace”, condivisioni e commenti – con le pagine pubbliche visitate o con i
propri amici).
Inoltre, Facebook dà la possibilità di creare ulteriori segmenti di pubblico,
detti personalizzati, attraverso il caricamento delle liste di remarketing
comprensive di utenti che hanno visitato le pagine del sito, hanno eseguito
un’azione specifica in un’applicazione o in un gioco, piuttosto che
caricando un elenco di indirizzi email o di numeri telefonici; ID utente
Facebook ecc.
Le email sono particolarmente interessanti perché possono provenire da
attività che l’inserzionista può aver condotto sia offline che online; cercare
perciò di fare un abbinamento tra utenti e clienti provenienti da “mondi”
diversi può essere interessante e utile per la strategia di marketing.
Il pubblico personalizzato può contenere anche solo 20 persone e può
essere creato selezionando la voce Pubblico all’interno del Menu Risorse.
102
Figura 3.9 - Creare un elenco di clienti su Facebook Ads.
Nei primi due casi, i record vanno impostati su righe diverse o separati tra
loro da una virgola e poi caricati.
Facebook provvederà a cercare di abbinare i dati caricati con quelli a sua
disposizione per identificare gli utenti comuni17.
Prendendo per esempio gli indirizzi email degli utenti, Facebook
103
controllerà che l’email caricata sia la stessa di quella con cui gli utenti si
sono registrati: solo così sarà in grado di identificarli e raggiungerli con le
proprie campagne pubblicitarie.
Chiaramente sarà in grado di farlo solo se l’utente, al momento
dell’iscrizione alla piattaforma, ha utilizzato lo stesso indirizzo email o lo
stesso numero di telefono.
Il pubblico personalizzato può essere ulteriormente ristretto privilegiando
alcune dimensioni demografiche o alcune delle categorie di interessi che
Facebook consente di profilare, piuttosto che combinandolo con altri
segmenti di pubblico personalizzato per renderlo ancora più mirato. È
consigliabile non esagerare nella targetizzazione e nella combinazione di
differenti segmenti per non restringere troppo le dimensioni del pubblico
scelto.
Il pubblico personalizzato può essere usato anche per escluderne i
componenti all’interno di una campagna pubblicitaria con target più
ampio. Per esempio, se è stata promossa una campagna per acquisire
nuovi clienti, è possibile escludere tutti gli utenti di cui già si possiede
l’indirizzo email e/o il numero di telefono.
Il pubblico personalizzato può essere sempre aggiornato, aggiungendo o
rimuovendo nuovi utenti: bisogna andare nella scheda Pubblico all’interno
della Gestione inserzioni e selezionare il pubblico da modificare; è
possibile anche caricare un nuovo file contenente solo gli utenti da
aggiungere o da rimuovere.
Twitter Ads
Anche Twitter Ads, la piattaforma di advertising di Twitter, dispone di
strumenti per l’identificazione del pubblico di destinazione mediante
l’importazione di elenchi di indirizzi di posta elettronica (ma non solo
email, come vedremo successivamente), con le stesse finalità descritte per
Google AdWords e Facebook.
Questo significa che anche su Twitter, caricando le liste di indirizzi email,
è possibile raggiungere gruppi di clienti esistenti o potenziali con
messaggi pubblicitari personalizzati, e interagire con loro. Allo stesso
modo è possibile escludere questi gruppi di utenti piuttosto che
individuare, attraverso l’algoritmo di Twitter, utenti con caratteristiche
simili per ampliare la portata della campagna.
104
In Twitter gli elenchi di indirizzi email caricati e abbinati a utenti già
attivi sul social network vanno a creare segmenti di pubblico
personalizzato. Questi segmenti saranno composti da utenti iscritti su
Twitter e identificati non solo con gli indirizzi email e i numeri di
smartphone, ma anche con gli ID dei dispositivi mobile e gli ID di Twitter
(nomi utente o ID utente). Oltre ovviamente a quelli basati sulle visite al
sito web tracciate mediante un cookie.
Questi sono tutti strumenti di remarketing che consentono, individuati gli
utenti di Twitter, di renderli target delle nostre campagne18.
Twitter consente l’utilizzo di segmenti di pubblico personalizzato per tutte
le tipologie di campagne; tuttavia il mio consiglio è di utilizzarli
soprattutto per campagne con i seguenti due obiettivi.
• Incremento dei follower. In questo caso il nostro fine è quello di
intercettare utenti che non fanno ancora parte dell’attuale
community, ma che sono tuttavia conosciuti attraverso email o
numero di telefono. La campagna costruita su segmenti di pubblico
personalizzato consentirà di “agganciarli” per invitarli a diventare
follower e quindi essere sempre informati sulle nostre novità e
attività aziendali.
• Clic o conversioni. Gli utenti offline potrebbero essere invitati ad
acquistare online o quantomeno a visitare il nostro sito web.
105
Figura 3.10 - Creare un elenco di clienti su Twitter Ads.
Ciascun file può contenere un unico tipo di dati, come l’ID dispositivo, le
email ecc. In particolare, per gli indirizzi email, Twitter richiede l’utilizzo
di lettere minuscole e di rimuovere gli spazi iniziali e finali; ecco
l’esempio corretto: prova@twitter.com.
Per i numeri di telefono, è necessario includere il prefisso del Paese (senza
zeri iniziali, per esempio per l’Italia si deve scrivere 39 invece che 0039) e
il prefisso di zona; bisogna ricordarsi inoltre di non utilizzare caratteri
alfanumerici come il + o il –. Un esempio corretto è 39339339339.
I formati supportati per l’importazione delle liste sono .csv e .txt; la
dimensione massima del file è 5 GB. Le voci della lista possono essere
separate da virgole o essere disposte ognuna su una riga, terminanti con
LF (\n) o CRLF (\r\n).
106
Le informazioni presenti nel file dati importato sono crittografate prima di
essere inviate a Twitter, il quale si impegna a non divulgare né
condividere con altri i dati importati e sensibili.
Twitter consiglia di avere a disposizione all’interno del segmento di
pubblico, dopo il processo di caricamento, almeno 1.000 utenti per
garantire l’efficacia della campagna. Se le dimensioni del segmento di
pubblico sono inferiori, la campagna girerà tra la stessa utenza più volte e
non consentirà di proteggere appieno la privacy dei singoli utenti,
rischiando di diventare spam.
Spam
Il termine spam, noto nella tecnologia informatica come “posta
107
spazzatura”, “messaggio indesiderato”, “junk” o “bulk mail”, a
evidenziare l’antipatia per tale forma di molestia digitale, trae origine
da uno sketch comico del Monty Python’s Flying Circus, ambientato
in un locale in cui ogni piatto proposto dalla cameriera conteneva un
ingrediente definito spam, non gradito dal cliente di turno che tuttavia
non riusciva a evitare la sua presenza.
Spam corrispondeva a un marchio di carne in scatola prodotto da
un’azienda americana ed era l’unico cibo nutriente disponibile in
Inghilterra durante la Seconda guerra mondiale. Il termine, pertanto,
ha finito per indicare qualcosa di inevitabilmente onnipresente.
Conclusioni
In conclusione, le piattaforme Google, Facebook e Twitter ci permettono
di seguire online clienti e prospect attraverso vari strumenti di
remarketing.
In genere vanno creati dei segmenti di pubblico personalizzato caricando i
dati in formato .csv, .txt o con un semplice copia/incolla. I dati possono
essere o meno criptati e sono modificabili nel tempo, aggiungendo o
rimuovendo indirizzi email o altre informazioni che cambiano a seconda
delle piattaforme (numeri di telefono, ID Facebook o Twitter ecc.). Anche
per questi strumenti valgono le normative che regolamentano l’utilizzo
delle email.
Si deve perciò prestare grande attenzione a non utilizzare indirizzi email e
numeri di telefono:
• di chi ha deciso di non ricevere più email e quindi ha chiesto di
cancellare la propria iscrizione;
• provenienti da database acquistati e non recuperati in modo
108
spontaneo e trasparente;
• provenienti da attività di scraping, ovvero copiati con tanta
pazienza dalle sezioni Contatti dei siti web, ma senza ricevere
alcuna autorizzazione;
• che sono stati recuperati costruendo in modo artigianale le email
aziendali come (nome.cognome@dominio.it ecc.);
• che sono stati scaricati in massa dai contatti di LinkedIn ecc.
109
Figura 3.12 - Confronto tra le tre piattaforme (Facebook, Google, Twitter).
Testimonianza
Intervento dell’Avv. Marco Maglio21
110
accedere al servizio.
111
Se non esegui l’azione correttiva richiesta entro i termini indicati,
potrebbe esserti revocata l’autorizzazione all’utilizzo della funzione
Customer Match oppure potrebbe esserti sospeso l’accesso ai tuoi
account Google AdWords. In caso di violazioni gravi o ripetute,
Google può sospendere il tuo account immediatamente e senza
preavviso.
112
per inviare comunicazioni promozionali automatizzate o per altre
attività di marketing virale o mirato.
Non è necessario il consenso per inviare email o sms con offerte
promozionali ad amici a titolo personale (il cosiddetto passaparola).
3. Il social spam
II cosiddetto social spam consiste in un insieme di attività mediante le
quali i messaggi sono comunicati attraverso le reti sociali online. Ciò
si inquadra nel problema dell’indiscriminato e spesso inconsapevole
impiego dei propri dati personali da parte degli utenti nell’ambito dei
social network, tanto più rispetto a profili di tipo “aperto”. Questo
impiego si presta alla commercializzazione o ad altri trattamenti dei
dati personali a fini di profilazione e marketing da parte di società
terze che siano partner commerciali delle società che gestiscono tali
siti oppure che approfittino della disponibilità di fatto di tali dati in
Internet. Inoltre, essendo i social network reti sociali tra persone reali,
lo spam in questo caso può mirare a catturare l’elenco dei contatti
dell’utente mirato per aumentare la portata virale del messaggio.
È importante tenere presente che, in base alla normativa vigente,
l’agevole rintracciabilità di dati personali in Internet non autorizza al
loro utilizzo per inviare comunicazioni promozionali automatizzate
senza il consenso dei destinatari. Inoltre, i messaggi promozionali
inviati agli utenti dei social network (come Facebook), in privato come
pubblicamente sulla loro bacheca virtuale, sono sottoposti alle norme
vigenti, quindi senza il consenso preventivo dell’interessato sono
vietati. La medesima disciplina è applicabile ai messaggi promozionali
inviati utilizzando strumenti o servizi come Skype, WhatsApp e
Messenger, tenuto conto che tali strumenti talora comportano la
113
condivisione indifferenziata di tutti i dati personali presenti negli
smartphone e nei tablet (quali rubrica, contatti, sms, dati della
navigazione Internet) o l’accesso della società che li fornisce alla lista
dei contatti o alla rubrica presente sul telefono mobile dell’utente per
reperire e/o conservare tali dati personali.
Il rischio di ricevere spam, e in particolare il cosiddetto spam mirato,
basato sulla profilazione degli utenti, si potrebbe aggravare in
considerazione della tendenza dei gestori delle piattaforme
tecnologiche a policy privacy sempre più semplificate che, unificando
i profili sui diversi servizi resi dalle medesime piattaforme, consentono
di pervenire a una conoscenza sempre più approfondita degli utenti, a
cui indirizzare messaggi diversificati sulla base dei gusti rilevabili su
molteplici applicazioni. Se da una parte questa nuova pratica può
agevolare il rapporto commerciale tra produttore e consumatore,
riducendo per il primo i costi di marketing e per il secondo i costi di
ricerca del prodotto, dall’altra tuttavia può causare all’interessato che
viene profilato a dispetto della sua volontà, oltre alla ricezione dello
spam, anche la compressione della sua libertà di fruizione dei servizi
della società dell’informazione. Le norme applicate correttamente
comportano importanti conseguenze in alcune ipotesi frequenti.
a. Una prima ipotesi è quella in cui l’utente riceva, in privato, in
bacheca o nel suo indirizzo di posta elettronica collegato al suo profilo
social, un determinato messaggio promozionale relativo a uno
specifico prodotto o servizio da un’impresa che abbia tratto i dati
personali del destinatario dal profilo del social network al quale è
iscritto.
b. Una seconda ipotesi è quella in cui l’utente sia diventato fan della
pagina di una determinata impresa o società oppure si sia iscritto a un
gruppo di follower di un determinato marchio, personaggio, prodotto o
servizio (decidendo così di seguirne le relative vicende, novità o
commenti) e successivamente riceva messaggi pubblicitari concernenti
i suddetti elementi.
Nel primo caso, il trattamento sarà da considerarsi illecito, a meno che
il mittente non dimostri di aver acquisito dall’interessato un consenso
preventivo, specifico, libero e documentato ai sensi dell’art. 130,
commi 1 e 2, del Codice22.
Nel secondo caso, l’invio di comunicazione promozionale riguardante
114
un determinato marchio, prodotto o servizio effettuato dall’impresa a
cui fa riferimento la relativa pagina può considerarsi lecito se dal
contesto o dalle modalità di funzionamento del social network, anche
sulla base delle informazioni fornite, può evincersi in modo
inequivocabile che l’interessato abbia in tal modo voluto manifestare
anche la volontà di fornire il proprio consenso alla ricezione di
messaggi promozionali da parte di quella determinata impresa. Se
invece l’interessato si cancella dal gruppo, oppure smette di seguire
quel marchio o quel personaggio, o comunque si oppone a eventuali
ulteriori comunicazioni promozionali, il successivo invio di messaggi
promozionali sarà illecito, con le relative conseguenze sanzionatorie.
Ciò, ferma restando la possibilità (talora fornita dai social network ai
loro utenti) di bloccare l’invio di messaggi da parte di un determinato
contatto o di segnalare quest’ultimo come spammer.
c. Nell’ipotesi dei contatti (i cosiddetti Amici) dell’utente, dei quali
spesso nei social network o nelle comunità degli iscritti ai servizi di
cui sopra sono visualizzabili numeri di telefono o indirizzi di posta
elettronica, l’impresa o società che intenda inviare legittimamente
messaggi promozionali dovrà aver previamente acquisito, per ciascun
contatto o amico, un consenso specifico per l’attività promozionale.
4. Il marketing virale
In genere, per marketing virale ci si riferisce ai suggerimenti o alle
raccomandazioni di un determinato prodotto o servizio da parte di
utenti di Internet. Per agevolare la diffusione del messaggio, il
soggetto promotore offre un incentivo o un bonus o un bene
economico ai destinatari delle comunicazioni che a loro volta, in
cambio, si offrono di inoltrare o comunque far conoscere a terzi (talora
con email o sms). Tale attività, quando viene svolta con modalità
automatizzate e per finalità di marketing, può essere considerata
spamming se non rispetta principi e norme e, in particolare, se non
viene fornito il consenso da parte degli interessanti sulla base di
un’informativa specifica.
5. Le sanzioni
Le persone che ricevono messaggi non sollecitati possono presentare
segnalazioni, reclami o ricorsi al Garante e comunque esercitare tutti i
115
diritti previsti dalla normativa la cui violazione comporta possibili
sanzioni contro chi invia messaggi indesiderati (nei casi più gravi
possono arrivare fino a circa 500.000 euro).
In definitiva si può dire che il mondo digitale, pur offrendo molti spazi
di libertà e di possibilità di contatto con potenziali clienti, non è privo
di regole: chi si muove in questo contesto deve rispettare i diritti degli
utenti e le tutele previste dalla normativa. In particolare l’utente della
rete, indipendentemente dal fatto che acceda in rete via smartphone o
pc, deve sempre essere adeguatamente informato ed essere messo nella
condizione di esprimere il consenso sui trattamenti dei propri dati
personali per marketing, profilazione o per altre finalità (come la
comunicazione a terzi dei dati raccolti e l’uso per finalità commerciali
dei dati generati dalla navigazione). Ovviamente ogni strumento ha le
sue peculiarità e il suo linguaggio, e occorre tenerne conto nella
definizione delle modalità con cui gestire gli aspetti legali della
comunicazione.
116
In realtà Gmail (o GSP, Google Sponsored Promotion) è considerata parte della
12 GDN.
13 http://hash.online-convert.com/sha256-generator,
https://www.adwordsrobot.com/en/tools/adwords-customer-match-sha2-converter.
14 Per esempio, la versione sottoposta a hashing dell’indirizzo email
example@gmail.com è
264e53d93759bde067fd01ef2698f98d1253c730d12f021116f02eebcfa9ace6.
15 Se non si procede a confermare la conformità alle norme, al momento del
caricamento appare un testo in rosso che invita nuovamente a selezionare la casella
per dichiarare che si accetta di rispettare le norme Google. Senza questa selezione il
processo di caricamento non prosegue.
16 Mailchimp è un servizio di email marketing, disponibile a questo indirizzo:
http://mailchimp.com/.
17 Facebook evidenzia, al momento dell’importazione, che i contatti aggiunti non
saranno informati di questo processo e che nessuno li contatterà senza il consenso
espresso dell’inserzionista.
18 http://www.wordstream.com/blog/ws/2015/07/21/paid-social-media.
19 Lo strumento per il caricamento e la gestione dei segmenti di pubblico è denominato
Audience Manager.
20 http://www.ppchero.com/adwords-customer-match-advertising-to-your-email-
database/ e http://www.wordstream.com/blog/ws/2015/07/21/paid-social-media.
21 Marco Maglio, avvocato, è fondatore di Lucerna Iuris, Network Giuridico
Internazionale formato da studi legali specializzati in diritto del marketing e della
comunicazione. Presiede il Giurì per l’Autodisciplina del direct marketing e del
commercio elettronico e l’Osservatorio Italiano Privacy. È un componente del Legal
Affairs & Ethics Committee di FEDMA (Federazione Europea del Direct Marketing)
in rappresentanza dell’Italia.
22 Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196. Codice in materia di protezione dei dati
personali; il testo integrale è disponibile all’indirizzo:
http://www.garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-
display/export/1311248.
117
Capitolo 4
Trovare nuovi clienti
Il remarketing
Il remarketing aiuta le aziende a raggiungere nuovamente quegli utenti
che hanno visitato il sito web, utilizzato un’app, visualizzato un video (per
esempio su YouTube), fornito l’indirizzo email o il numero di telefono.
Solitamente l’obiettivo è quello di raggiungerli di nuovo per invitarli a
completare una conversione1.
Una conversione nel senso più generale del termine può essere un
acquisto online, una chiamata dal cellulare al punto vendita, il
riempimento di un modulo per lo scaricamento di un software, per una
richiesta di informazioni o l’iscrizione a un servizio.
Anche l’aumento delle visite al sito, l’incremento della notorietà del brand
e il coinvolgimento degli utenti possono essere obiettivi di un’attività di
web marketing, ma il goal primario, in conclusione, rimane sempre una
conversione.
Per semplicità, in questo capitolo useremo un acquisto come esempio di
conversione.
Tornando al remarketing, potremmo utilizzarlo, per esempio, per riportare
sul sito di e-commerce i clienti che hanno inserito articoli nel carrello ma
che non hanno concluso l’acquisto oppure per supportare nella chiusura di
una vendita gli acquirenti indecisi che sono abituati a confrontare
ripetutamente i prodotti.
Anche se la definizione legata a una conversione mancata è la più
utilizzata, il remarketing è uno strumento potente che può essere utilizzato
anche con chi è già nostro cliente online o offline e al quale vogliamo
118
proporre nuovi acquisti o nuovi prodotti correlati al primo; è quindi utile
per offrire promozioni speciali o nuove opportunità agli utenti più fedeli.
Prendiamo il caso di un sito di e-commerce che vende macchine
fotografiche: in questo caso potrebbe essere interessante utilizzare il
remarketing per raggiungere coloro che hanno già acquistato sul sito una
reflex e proporre loro di ordinare obiettivi, filtri oppure altri accessori.
Perché il remarketing
Un’analisi di Bing, secondo la quale il 96%2 degli utenti abbandona il sito
di e-commerce alla prima visita senza acquistare, ci conferma l’utilità del
remarketing per riportare gli utenti sul sito e incentivare gli acquisti.
Il visitatore, oggi più che mai, ha bisogno di visionare e confrontare più
prodotti e prezzi prima di decidere, venendo a contatto numerose volte
con le proposte dell’azienda e dei suoi concorrenti. Il processo di acquisto
perciò si allunga e può durare anche più giorni, a seconda dell’importanza
e del valore del bene da acquistare.
Secondo il Consumer Barometer3, solo il 37% degli utenti decide un
acquisto velocemente (il 19% dopo alcuni momenti e il 18% nel giro di
poche ore), il 15% ha bisogno di qualche giorno, il 16% di settimane,
l’11% di qualche mese e il 4% di tanti mesi (Figura 4.2).
119
Figura 4.2 - L’indagine sul tempo impiegato dall’utente prima di decidersi all’acquisto
condotta da Consumer Barometer.
Durante questo processo di ricerca, l’utente entra in contatto con più siti,
più prodotti e più offerte; e può succedere che il sito e i prodotti della
prima azienda, seppure interessanti, siano dimenticati, anche solo perché
non ci si ricorda l’indirizzo del sito web o il nome del brand.
Mentre una normale attività di marketing e comunicazione pubblicitaria
ha il fine di condurre il potenziale cliente a conoscere il sito dell’impresa,
la sua app, il prodotto o il servizio, il remarketing è studiato per
incoraggiare i potenziali clienti, mentre navigano online, a tornare sul sito
web aziendale o sulla app per completare un acquisto, mostrando loro un
messaggio o un’offerta interessanti.
Il remarketing si basa quindi sulle precedenti azioni dei visitatori e
funziona attraverso differenti modalità di tracciamento, tra cui quello più
120
utilizzato riguarda l’inserimento di una porzione di codice nel sito web4 e
consente, attraverso un cookie rilasciato nel browser dell’utente, di
tracciare il visitatore nel momento in cui naviga nel sito. Lo stesso cookie
consente così di “inseguire” il visitatore su siti web, applicazioni, social
media, permettendo di proporgli annunci per stimolarlo a tornare sul sito.
Tutti gli utenti che hanno visitato il sito sono inseriti in liste che prendono
il nome di elenchi di remarketing.
I cookie
I cookie sono piccoli file, semplici blocchi di dati, memorizzati nel
computer da siti web durante la navigazione. Sono ritenuti
erroneamente dei programmi, ma in realtà non sono capaci da soli di
compiere alcuna azione sul computer né possono essere spyware o
virus. Sono utilizzati sui PC, ma anche sugli smartphone e sui tablet, e
consentono di tracciare la navigazione dell’utente e comprendere le
sue abitudini, memorizzare dati utili alla sessione di navigazione,
agevolare l’autenticazione tramite i login, ottimizzare l’esperienza di
navigazione da parte dell’utente, associare dati memorizzati dal server
(come il contenuto del carrello di un e-commerce), migliorare le
prestazioni dei siti web; si rivelano inoltre molto utili per raccogliere
dati per fini statistici o pubblicitari. L’uso dei cookie è disciplinato
negli ordinamenti giuridici di numerosi Paesi, tra cui l’Italia, perché il
loro utilizzo ha profonde implicazioni sulla riservatezza di chi naviga
nel web.
121
lungo il percorso di acquisto;
• individuare le persone giuste e raggiungerle con il messaggio più
appropriato, non più generico ma personalizzato;
• offrire all’utente un servizio in linea con i suoi reali interessi.
Il pubblico simile
Google AdWords, Facebook e Twitter sono piattaforme di advertising che
attraverso algoritmi riescono ad analizzare un segmento di pubblico in
termini sociodemografici, geografici e comportamentali e sono in grado
di conseguenza di identificare nuovi bacini di utenti simili ai primi.
I visitatori del sito, chi ha guardato i video sul nostro canale YouTube, chi
ha lasciato la sua email per un acquisto online o offline sono esempi di
pubblico che possono consentire di individuare nuovi segmenti simili ai
primi.
I segmenti simili potrebbero anche essere utenti che non hanno mai avuto
un contatto con l’azienda: non hanno mai visitato il sito web o
l’applicazione, non si sono iscritti a programmi fedeltà né alla newsletter
aziendale, non hanno mai fatto acquisti online né lasciato i dati a seguito
di un acquisto offline, ma semplicemente sono in linea con il target
aziendale per caratteristiche sociodemografiche o interessi e potrebbero
diventare clienti.
Le stesse piattaforme di advertising sono in grado, dopo aver selezionato
questi nuovi segmenti di pubblico simili, di raggiungerli con annunci
pubblicitari ad hoc.
Anche LinkedIn, che come vedremo non consente di disporre di elenchi di
remarketing, è una piattaforma che permette di lavorare su pubblici simili
122
e può consentire l’espansione del pubblico di destinazione delle campagne
all’interno del processo di definizione dell’audience.
123
Figura 4.3 - La Libreria condivisa di Google AdWords.
124
• con tag, come quelli costruiti sui codici di conversione di Google
AdWords o i normali codici di tracciamento di Google Analytics;
• per combinazione, con mix di altri elenchi per il remarketing;
• come segmento di pubblico simile, con elenchi che condividono
caratteristiche con i visitatori del sito;
• con customer match, caricando elenchi di indirizzi email.
125
Figura 4.4 - Elenchi di remarketing.
126
consentano di identificare e selezionare in modo univoco solo quella
determinata tipologia di visitatori: per esempio, volendo intercettare
coloro che hanno visitato la pagina del prodotto A per proporre loro una
promozione, basterà utilizzare una regola che consenta di selezionare tutti
i visitatori della pagina identificata con l’URL che contiene nel suo
indirizzo “prodotto A” e così via. Ulteriori indicazioni sono presenti sulla
piattaforma (Figura 4.6).
127
ancora clienti.
128
• utenti di versioni specifiche della app, magari non una delle ultime,
per stimolare a eseguire l’aggiornamento o a vedere e utilizzare le
nuove funzioni;
• una procedura di caricamento di ID/IDFA pubblicitari9;
• una combinazione personalizzata di più fattori sopraindicati.
129
gli utenti che posseggono un cookie raccolto negli ultimi 30 giorni.
Possiamo poi scegliere di impostare l’insieme degli utenti come un
segmento aperto o chiuso, che significa poter aggiungere o meno nuovi
utenti a quelli attualmente compresi.
La campagna su questo segmento di pubblico, e quindi la pubblicazione
dei relativi annunci, inizierà solo quando il segmento conterrà almeno 100
utenti. Numeri più piccoli potrebbero consentire l’identificazione degli
utenti e quindi mettere in pericolo il loro diritto alla privacy.
130
informazioni preziose e dettagliate sugli utenti.
In questo modo è possibile raggiungere con precisione i clienti giusti
identificati grazie alle informazioni sulle loro visite al sito web. Possiamo,
per esempio, isolare i gruppi di visitatori che si soffermano a visualizzare
pagine specifiche di un prodotto o che inseriscono articoli nel loro carrello
senza completare l’acquisto.
Ma non solo: Google Analytics è in grado di tracciare l’età, il genere, gli
interessi, la localizzazione geografica, la tipologia di dispositivo
utilizzato, la durata di una visita, il numero di pagine visualizzate, il
completamento di particolari obiettivi ecc.
Google Analytics dispone di elenchi per il remarketing predefiniti, ma ciò
che è più interessante è la possibilità di definire dei segmenti di pubblico
personalizzati alle nostre esigenze: potremmo per esempio creare un
segmento di pubblico che comprenda tutti gli utenti che sono rimasti sul
sito più di 10 minuti e hanno visto almeno 5 pagine, perché magari
riteniamo, in base alla nostra esperienza o ai dati, questo lasso di tempo
indicativo e in grado di identificare utenti molto vicini alla conversione.
Una volta identificato o costruito tale pubblico di destinazione, sarà
possibile pianificare campagne pubblicitarie sulle Reti di Google
AdWords.
Per accedere alla sezione di Google Analytics che consente l’eventuale
creazione di nuovi segmenti di pubblico e l’importazione in Google
AdWords, si visita la scheda Amministrazione11 nel menu in alto al centro.
Poi, nella scheda al centro chiamata Proprietà, si scende fino alla voce
Definizioni dei segmenti di pubblico e poi Segmenti di pubblico.
131
Figura 4.10 - Segmenti di pubblico da Google Analytics.
132
Figura 4.11 - Nuovo segmento di pubblico da Google Analytics.
133
Figura 4.12 - Generatore di segmenti di pubblico.
134
Figura 4.13 - Elenchi intelligenti.
135
• visite sul sito web;
• attività nelle app;
• interazioni su Facebook.
136
contiene particolari termini”);
• persone che non hanno fatto visita alle pagine per un certo periodo;
• una combinazione personalizzata.
137
Figura 4.15 - Istruzioni per creare un segmento di pubblico di visitatori di
un’applicazione.
138
Figura 4.16 - Pubblico personalizzato su Twitter.
139
Figura 4.17 - Esclusioni dell’audience.
Il remarketing dinamico
Il remarketing dinamico è una tipologia di remarketing molto potente,
solitamente utilizzata per le attività di e-commerce perché consente di
associare la visita di un utente non solo a una pagina del sito web, ma
anche ai prodotti o ai servizi in vendita presenti nella pagina.
Agganciato l’utente, il remarketing dinamico è in grado di seguirlo mentre
è su Internet e visita siti web o social network (a seconda della
piattaforma), mostrandogli annunci personalizzati con i prodotti e i servizi
che ha in precedenza visualizzato nel sito.
L’obiettivo del remarketing dinamico è di far tornare i visitatori sul sito
visitato per completare ciò che hanno iniziato, di solito una visita
finalizzata a un acquisto.
In Figura 4.18 (non è detto che la piattaforma che l’ha generata sia Google
AdWords, in questo settore sono operativi altri strumenti molto
performanti come Criteo) è possibile vedere alcuni annunci personalizzati
con prodotti e informazioni: chi vede questi annunci ha in precedenza
visitato quel portale di e-commerce, era potenzialmente interessato al loro
acquisto e ora, dopo essere stato tracciato da dei cookies, viene “seguito”
dalla piattaforma di remarketing.
140
Figura 4.18 - Remarketing dinamico sul web.
141
Le diverse piattaforme che propongono il remarketing dinamico mettono a
disposizione dei modelli di costruzione del feed e degli esempi per aiutare
nella costruzione dei dati15.
Di solito il feed viene creato in formato .csv, .tsv, .txt, .xml, .gz, .zip, .bz2
per poi essere caricato sulla piattaforma.
Un esempio di feed molto utilizzato è quello di Google, caricato
all’interno del Google Merchant Center, la piattaforma Google che
consente la pubblicazione dei dati nella Rete Shopping del motore di
ricerca. In questo caso la pubblicazione del feed può avvenire anche con
altri sistemi diversi dai file nei formati sopracitati, per esempio i Google
Docs e le API di Google.
Google AdWords
142
In Google AdWords, il remarketing dinamico può essere utilizzato nelle
campagne Solo Rete Display in cui sono state attivate tutte le funzioni o
dove è selezionato l’obiettivo di marketing Acquista sul sito web.
Il tag va recuperato nella sezione Segmenti di pubblico della Libreria
condivisa.
Se si utilizza Google Analytics, al posto del codice di remarketing di
Google AdWords, è possibile utilizzare il codice di monitoraggio già
presente sul sito. Un’alternativa è utilizzare Google Tag Manager, uno
strumento molto interessante che funziona come un “contenitore di tag”
che agevola il lavoro di inserimento e aggiornamento dei codici, rendendo
indipendenti dal webmaster.
Google AdWords prevede due tipologie di feed a seconda del tipo di
attività.
1. Per chi lavora nelle Vendite al dettaglio, il feed va costruito e
caricato, tenendolo aggiornato periodicamente, sul Google
Merchant Center16. Questo feed sarà utile sia per la sezione
Shopping del motore di ricerca che per il remarketing dinamico.
2. Negli altri casi (attività nel campo dell’Istruzione, Voli, Hotel e
affitti, Offerte di lavoro, Offerte locali, Settore immobiliare,
Viaggi o Altro come opzione personalizzata), il feed va caricato
nella sezione dei Dati aziendali della Libreria condivisa.
143
Google AdWords mette a disposizione per ogni singola attività un
modello personalizzato di feed da prendere come esempio per la
compilazione.
Creato il feed, costruiti e caricati i tag di monitoraggio, non resta che
personalizzare il layout degli annunci dinamici, illustrati. Questi annunci
estraggono i singoli prodotti dal feed e contengono le immagini (in realtà
gli indirizzi web delle immagini dei prodotti17) e una serie di informazioni
come la descrizione, il prezzo, l’eventuale sconto, la disponibilità ecc. È
possibile scegliere lo sfondo per questi annunci illustrati, il formato del
carattere, un testo standard da inserire.
Facebook Ads
Il remarketing dinamico su Facebook ha diverse similarità con quello
presente su Google AdWords: anche qui la piattaforma richiede
l’inserimento di un codice di monitoraggio e la costruzione e il
caricamento sulla piattaforma di un file catalogo prodotti, comprensivo di
varie informazioni.
1. L’inserimento di un codice di monitoraggio (qui chiamato pixel)
su tutte le pagine del sito. Grazie al pixel di Facebook è possibile
tracciare i visitatori (e le visite) e capire quali prodotti hanno visto,
quali hanno aggiunto al carrello e quali hanno acquistato. È
possibile fare tutto questo personalizzando il pixel standard fornito
dalla piattaforma con ulteriori righe di codice, per esempio:
- View Content, per conoscere i prodotti che sono stati
visualizzati sull’e-commerce;
- Add to cart, per tracciare i prodotti che sono stati aggiunti al
carrello (di solito per capire quelli che non sono stati acquistati
sebbene siano stati identificati come d’interesse);
- Purchase, per monitorare quali articoli sono stati realmente
acquistati.
Queste righe di codice consentono di capire se la pagina di
prodotto (quindi il prodotto) è stata visualizzata, se il prodotto è
stato inserito a carrello e/o se è stato acquistato. Dopo aver
correttamente configurato il pixel, potrebbero essere necessarie
fino a 24 ore per la visualizzazione dei dati associati.
Come per Google, anche qui il pixel va valorizzato.
144
2. Il caricamento di un catalogo prodotti. Dopo aver scelto un
nome, una valuta, una tipologia di caricamento dei prodotti tra
ricorrente e programmato piuttosto che singolo, è possibile
aggiungere un elenco dei prodotti nei formati supportati che
includono .csv, .tsv e .rss/atom xml (Figura 4.21).
145
Le inserzioni possono contenere anche alcune informazioni dinamiche da
mostrare (oltre all’immagine selezionata automaticamente), il titolo, il
prezzo o la descrizione.
Una grande particolarità del social network è che le inserzioni dinamiche
possono trarre giovamento dal cross-device retargeting, una funzione
che supera il concetto di dispositivo e segue l’account/utente Facebook su
desktop, tablet e mobile, seguendo la registrazione dell’utente al social
network. Nel momento in cui la piattaforma ha identificato l’utente e lo ha
associato a un iscritto a Facebook, allora potrà proporre i suoi messaggi a
ogni accesso su ogni dispositivo utilizzato. Sarà così possibile, per un
utente, visualizzare gli annunci dinamici sul desktop dopo aver visitato il
sito di e-commerce su smartphone e viceversa.
146
Perciò se cambia l’audience sul sito a seguito di una promozione o per
qualsiasi altro motivo, si modificheranno i relativi elenchi di remarketing
e, automaticamente, anche i segmenti simili subiranno delle variazioni,
perché questi nuovi utenti dovranno essere in linea con quelli dell’elenco
originale.
Allo stesso tempo, se un utente compreso in un segmento di pubblico
simile, raggiunto da un annuncio, atterra sul sito, sarà automaticamente
inserito nel relativo elenco di remarketing ed escluso dal pubblico simile.
147
La pubblicità basata sugli interessi si riferisce all’utente e in questi casi
gli annunci sono mostrati agli utenti in base alla fascia demografica di
appartenenza, ai loro interessi, ai siti in cui hanno navigato.
Infine, come già anticipato, con la pubblicità basata sul remarketing è
possibile seguire gli utenti in base alle precedenti visite sul sito o
sull’applicazione.
Gli elenchi per il remarketing legati agli indirizzi email non sono per il
momento utilizzabili sulla Rete Display ma solo sulla Rete di Ricerca, su
YouTube e sulla GSP.
Nel momento in cui si costruisce una campagna sulla Rete Display di
Google e successivamente alla scelta contemporanea di uno o più
metodi di targeting sopra definiti, Google consente, partendo da questi,
di ampliare ulteriormente l’audience.
È possibile infatti rimanere all’interno del targeting predefinito oppure
lasciare la possibilità a Google di trovare in modo autonomo nuovi
segmenti di pubblico. In questo caso dobbiamo selezionare l’opzione
Lascia che sia AdWords a trovare automaticamente nuovi clienti e
possiamo far sì che Google possa ampliare l’audience in modo:
• moderato/conservativo;
• aggressivo.
148
per acquisizione, posizionamenti potenzialmente diversi da quelli
attualmente utilizzati dalla campagna. Selezionando questa opzione si
decide di lasciare a Google più libertà di agire e individuare nuovi
segmenti di utenti.
149
anche più gruppi; per ognuno di essi il social network evidenzia quanti
sono i componenti presenti nel gruppo potenzialmente raggiungibili.
Il pubblico di origine e quello simile rimangono collegati tra loro, pertanto
un eventuale aggiornamento del pubblico di origine (l’inserimento di
nuovi utenti o l’eventuale rimozione) comporterà automaticamente, in un
tempo compreso tra 3 e 7 giorni, anche un aggiornamento in quello simile.
150
vengono scelti i diversi formati di annuncio, attivare anche la funzione
Audience Network.
Con questa funzione Facebook consente di mostrare gli annunci non solo
sul social network, ma anche su altre applicazioni mobili e su siti web per
cellulari di terzi che sono al di fuori della piattaforma ma che sono stati
comunque selezionati, approvati e verificati da Facebook, in modo da
rispettarne la stessa qualità.
Il vantaggio è che, con gli stessi annunci e in linea con l’audience
impostata, possiamo raggiungere un altro pubblico; lo svantaggio è che
essere presenti su siti web e applicazioni non è come essere presenti sul
social network più popolare al mondo.
Per quello che riguarda l’Audience Network, sono disponibili formati
mobile nativi, formati interstitial e banner per dispositivi mobile.
Allo stesso modo è possibile ampliare la portata della campagna, non solo
sull’Audience Network, ma anche su Instagram e, considerato che anche
WhatsApp fa parte dell’universo Facebook, chissà che tra poco non
accada anche per questo.
151
Figura 4.24 - Formati per Audience Network.
152
Figura 4.25 - Anteprima di un annuncio Instagram.
153
utenti simili partendo dal comportamento, dalla posizione geografica,
dalle caratteristiche demografiche e dagli schemi di interazione.
L’espansione della copertura va attivata e disattivata selezionando la
casella Espandi il pubblico.
Possiamo utilizzare l’espansione di pubblico assieme ai segmenti di
pubblico individuato, ma possiamo anche utilizzarla da sola, ottenendo un
pubblico costituito solo da utenti simili al segmento originale.
È una modalità di targeting utile se desideriamo intercettare un pubblico
nuovo partendo da quello che già abbiamo, raggiungendo utenti Twitter
simili ai nostri clienti, ma senza sprecare visualizzazioni o spendere il
nostro budget su clienti già acquisiti.
Twitter consente infine di avere accesso alla piattaforma Twitter
Audience Platform21, studiata per aiutare gli inserzionisti a connettersi
con il loro pubblico al di fuori di Twitter, su migliaia di app mobile e tanti
altri strumenti. Questa modalità di espansione del pubblico è disponibile
solo per alcune tipologie di campagne.
LinkedIn Ads
LinkedIn non utilizza al momento strumenti di remarketing, almeno non
nelle campagne self service; tuttavia, a valle della definizione
dell’audience per le sue campagne pubblicitarie, mette a disposizione
un’ulteriore funzione per raggiungere più audience, la cosiddetta funzione
di Espansione pubblico.
Questa permette di aumentare la portata della campagna mostrandola ad
audience con caratteristiche simili a quelle del pubblico target.
Tutte le campagne hanno abilitata di default la funzione di espansione del
pubblico: se non dovesse essere interessante per l’inserzionista, può essere
deselezionata; in questo modo la campagna lavorerà solo sull’audience
preimpostata all’interno del social network.
154
Figura 4.27 - Espansione del pubblico su LinkedIn.
155
Figura 4.28 - Un esempio di audience stimata da LinkedIn.
156
Facebook
Facebook mette a disposizione degli inserzionisti diverse modalità per
selezionare l’audience: una di queste è la profilazione per interessi.
Selezionati il genere, l’età, la lingua, la localizzazione geografica, gli
interessi consentono di identificare gli utenti che hanno messo “mi
piace” in pagine collegate al concorrente.
Considerando che siamo un operatore telefonico, per raggiungere gli
utenti e mostrare le nostre offerte con la nostra campagna pubblicitaria
dobbiamo selezionare Vodafone come interesse del nostro target.
Allo stesso tempo potremmo anche identificare coloro che, nella loro
pagina Facebook, hanno evidenziato Vodafone come datore di lavoro;
quindi potrebbe essere interessante, se siamo un’azienda che sta facendo
ricerca e selezione del personale, mostrare i nostri annunci a chi lavora dal
nostro concorrente.
Twitter
Anche Twitter22 ha alcune modalità di selezione dell’audience che
possono rivelarsi molto valide allo scopo. A mio parere sono due quelle
più utili e interessanti: targeting per parole chiave e targeting per
nomeutente23.
157
Nella selezione del targeting per parole chiave, è possibile raggiungere
gli utenti di Twitter in base alle parole chiave presenti nelle loro ricerche,
negli ultimi tweet e nei tweet con cui hanno interagito di recente. Questa
modalità di selezione dell’audience consente di raggiungere persone per le
quali il messaggio potrà essere molto pertinente.
La seconda modalità utile per la selezione dell’audience è il targeting in
base al nomeutente, che consente di far pervenire la nostra campagna
pubblicitaria agli utenti che seguono o sono follower, nel nostro caso, di
Vodafone. In questa selezione è possibile scegliere di raggiungere anche i
propri follower e gli utenti simili a loro.
Twitter fornisce in tempo reale, sulla destra, una stima del pubblico
raggiungibile, così che possiamo sapere se servono aggiustamenti alla
nostra segmentazione per raggiungere un numero utile di destinatari.
Solo per questo caso c’è un’ulteriore possibilità di target che è quella per
dispositivo: possiamo infatti intercettare gli utenti che utilizzano la
connessione dell’operatore telefonico, quindi reali clienti di Vodafone.
Esistono situazioni simili anche in Google AdWords e Facebook ma,
ripeto, è il caso particolare che si adatta molto bene al nostro esempio e
158
non sempre ha senso utilizzare questa opzione.
159
Figura 4.32 - Scaricare l’elenco dei follower di un account.
Google AdWords
Le modalità di utilizzare i concorrenti per trovare nuovi utenti
potenzialmente interessati ai nostri prodotti o servizi sono due.
La prima è utilizzare la Rete Display di Google AdWords e costruire dei
segmenti di pubblico personalizzati. Creata una nuova campagna su Rete
Display, all’interno della categoria interessi e remarketing si deve
scegliere un segmento di pubblico di affinità.
A questo punto Google fornisce già un elenco di interessi che possono
essere selezionati, ma consente anche di definirne uno personalizzato, a
nostra scelta.
È molto semplice creare un nuovo segmento di pubblico di affinità
personalizzato: dopo aver scelto un nome e una descrizione che aiuti a
tenere a mente lo scopo del nuovo segmento, si inserisce una lista di
160
interessi e siti web che abbiano contenuti che interessano il nostro
pubblico.
161
Figura 4.34 - Segmento di pubblico di affinità personalizzato.
162
che tra i criteri di profilazione dell’audience, oltre ai filtri geografici e/o di
lingua e demografici, è possibile selezionare l’audience tramite le
parole chiave presenti all’interno dell’account Gmail dell’utente.
Quindi una buona pratica, se vogliamo intercettare gli utenti che parlano
nelle loro email di Vodafone oppure che sono iscritti alla sua newsletter e
la ricevono nella casella di posta elettronica, è utilizzare la parola chiave
Vodafone.
C’è anche chi suggerisce di utilizzare altre parole chiave collegate a una
newsletter dei nostri concorrenti: indirizzo, partita iva ecc.
Conclusioni
In questo capitolo abbiamo preso in esame una serie di strumenti per
acquisire nuovi clienti.
Tra questi, il remarketing in particolare è lo strumento più conosciuto e
utilizzato: non solo è presente all’interno delle piattaforme come Google
AdWords, Big Ads, Facebook Ads e Twitter Ads, ma è anche in strumenti
meno noti al grande pubblico eppure molto performanti, anche se
richiedono budget non sempre accessibili a tutti (per esempio Criteo o
altre piattaforme di performance marketing).
Il remarketing richiede l’inserimento di un codice di tracciamento e
identificazione della visita dell’utente (per Google AdWords potrebbe
essere sufficiente anche solo quello di Google Analytics, il più diffuso nel
mercato del web analytics).
Spesso si parla di remarketing e retargeting alla stessa maniera, ma si
tratta di concetti che pur essendo simili sono in realtà diversi27.
Per remarketing di solito si intende il processo per coinvolgere
nuovamente i clienti tramite l’email marketing o l’email automation, come
avviene per esempio nel caso di piattaforme e-commerce che inviano
163
email di follow up a utenti che abbandonano il carrello, cercando di
riattivarli.
Per retargeting si intende invece la possibilità di fare visualizzare annunci
pubblicitari a un utente che ha precedentemente visitato una pagina del
sito o compiuto una determinata azione di conversione.
Nonostante questa definizione, lo stesso Google usa il termine
remarketing per indicare quello che a tutti gli effetti è un retargeting.
Un particolare tipo di remarketing è quello dinamico, solitamente
utilizzato per le attività di e-commerce perché consente di associare la
visita di un utente non solo a una pagina del sito web, ma anche ai prodotti
o ai servizi presenti nella pagina. Agganciato l’utente, il remarketing
dinamico può seguirlo mentre è sul web o nei social network,
mostrandogli annunci personalizzati con i prodotti e i servizi che ha in
precedenza visualizzato nel sito.
Un secondo strumento interessante per trovare nuovi clienti è costituito
dai segmenti di pubblico simili.
Le diverse piattaforme di advertising (Google AdWords, Facebook,
Twitter e LinkedIn), attraverso i loro algoritmi, sono in grado di
analizzare un particolare segmento di pubblico interessato al brand
(visitatori del sito, clienti ecc.) in termini sociodemografici, geografici e
comportamentali per poi identificare nuovi bacini di utenti, simili ai primi
e con le stesse caratteristiche.
Quello che è veramente interessante è che gli utenti che rientrano nei
segmenti di pubblico identificati come simili possono anche non avere
mai avuto un contatto con l’azienda, visitato il sito web o l’applicazione,
essersi iscritti a programmi fedeltà o alla newsletter aziendale, fatto
acquisti online o lasciato i dati a seguito di un acquisto offline. Ma, per il
fatto di avere delle caratteristiche di similarità con quelli che conoscono
l’azienda, potrebbero essere interessati e potrebbero diventarne clienti.
Infine, abbiamo presentato una strategia per trovare nuovi clienti che
nasce dalla premessa che gli utenti che sono interessati ai nostri
concorrenti e sono utilizzatori dei loro prodotti e servizi potrebbero anche
diventare nostri potenziali clienti. Attraverso Google AdWords, Facebook
e Twitter possiamo intercettare gli utenti che seguono i nostri concorrenti
sui canali social o che sono iscritti alla loro newsletter.
164
Testimonianza
Intervista rilasciata all’autore da Fabrizio Rametto28, Presidente
LovBy
165
diventando così ambasciatori del loro brand.
Il vero influencer non è quindi il vip nell’eccezionalità di un spot
televisivo o radiofonico, che ha a disposizione un tempo estremamente
limitato e molte volte non ha nemmeno provato il prodotto/servizio
pubblicizzato, ma è colui che ha effettivamente comprato il
prodotto/servizio, ne è pienamente soddisfatto e ne parla con i suoi
amici: è il brand lover, che diventa testimonial della validità di un
prodotto nella quotidianità.
166
considerazione o rischiano di essere addirittura bloccate.
167
Valley. Big company che creano valore aggiunto solo per se stesse e
verso le quali i consumatori non possono che subire passivamente la
predominanza incontrastata.
Progetti come LovBy mettono invece i consumatori al centro della
comunicazione e li fanno diventare parte attiva del processo.
Ci attende un futuro incredibile, dove gli scenari potrebbero cambiare
da un mese a un altro grazie alla portata delle innovazioni e a nuove
dinamiche sociali: Internet delle cose, commons collaborativi, la
microproduzione digitalizzata, energia gratuita, i MOOC e l’istruzione
a costo marginale zero, l’evolversi del consumatore in prosumer, la
smart economy, il passaggio dal possesso all’accesso, le criptovalute,
l’imprenditoria sociale, la sharing economy, viaggi nello spazio ecc.
LovBy è stata progettata per raccogliere le nuove sfide. È più di una
piattaforma di comunicazione, è una action platform che non fa
chiacchierare il consumatore, lo fa agire.
Condividere il guadagno tra tutti i soggetti che partecipano a un
processo economico è il driver che guiderà le logiche del prossimo
futuro. LovBy è pronta.
168
Le sigle corrispondono a IDFA (IDentifier for ADvertising) per dispositivi iOS e
9
AAID (Google Advertising ID); per Android è possibile trovare maggiori
informazioni all’indirizzo: https://support.google.com/adxbuyer/answer/3221407?
hl=it.
10 L’indirizzo è il seguente: https://www.google.com/intl/it_it/analytics/.
11 Questo processo è visibile a chi è amministratore dell’account.
12 Il referer (o HTTP referer) è l’URL di un elemento che conduce al nostro. Se per
esempio dal sito del Corriere della Sera arriva sul nostro sito una visita, in questo
caso il referer (la fonte della visita) è www.corriere.it.
13 https://www.facebook.com/business/a/online-sales/conversion-tracking.
14 https://business.twitter.com/it/solutions/online-conversion-tracking.
15 Google AdWords mette a disposizione il modello del feed in formato .csv.
16 https://support.google.com/merchants/answer/188493?hl=it.
17 Le immagini sono caricate sul server e associate a un indirizzo web.
18 https://www.facebook.com/ads/manage/powereditor.
19 https://support.google.com/adwords/answer/190596?authuser=0.
20 Facebook ai primi di settembre ha introdotto una nuova funzione nello strumento
Pubblico simile che permette di raggiungere clienti simili a quelli che si hanno già,
ma che si trovano in altri Paesi. Questo è il link:
https://m.facebook.com/business/news/going-global-with-facebook.
21 https://blog.twitter.com/it/2015/estendi-la-reach-delle-tue-campagne-al-di-l-di-
twitter-con-twitter-audience-platform.
22 http://www.ppchero.com/6-strategies-for-targeting-followers-with-twitter-ads.
23 Il targeting per interessi differisce da quello che abbiamo visto in Facebook: non
troviamo infatti il termine Vodafone ma categorie di prodotti come Cellulari e
Cellulare.
24 http://www.birdsonganalytics.com/export-twitter-followers-2015.
25 http://www.wordstream.com/blog/ws/2016/02/01/gmail-ads.
26 https://support.google.com/adwordspolicy/answer/6210602?hl=it.
27 http://www.webmarketing.academy/google-adwords/remarketing-e-
retargeting/#remarketing-vs-retargeting-una-definizione-e-significato.
28 Fabrizio Rametto è imprenditore dal 1990. In 10 anni fonda 4 aziende con 4
tipologie di business diverse: dall’antiquariato, al brokeraggio assicurativo, alla
formazione professionale, alla internet company. Nel 2001 nasce Tcommunication,
per «spingersi dove nessuna campagna pubblicitaria ha mai osato», un’agenzia che
grazie alla fiducia di clienti nazionali e internazionali ha realizzato progetti sempre
più complessi e impattanti. Nel 2015, assieme ad altri partner, crea LovBy.
169
Capitolo 5
Promuovere online la presenza in
fiera
170
propri mezzi tradizionali (la pubblicazione di news sul sito web aziendale,
una notizia postata sul blog, un post sui social network) ma senza sapere
fino in fondo quante persone li hanno letti e se hanno avuto una reale
utilità in termini di notorietà e visite.
Si può, infine, decidere di pianificare un’attività di promozione outdoor
localizzata vicino al luogo in cui si svolge l’evento, come affissioni o
pubblicità sui mezzi pubblici.
Il suggerimento è di affiancare a tutte queste attività anche campagne
pubblicitarie online studiate ad hoc.
171
una campagna sui social network professionali come LinkedIn,
5.
che consentono di captare il target profilato attraverso annunci di
diverso tipo.
1. L’atterraggio
L’atterraggio può essere composto da una o più pagine (in questo caso
prende il nome di minisito) ed è meglio sia costruito appositamente per
sponsorizzare l’evento e la partecipazione.
La pagina di atterraggio (d’ora in avanti la chiameremo così anche se
formata da più pagine) è infatti preferibile sia separata dal sito principale,
in un ambiente a sé dove non ci sono link verso l’esterno (verso i canali
social e/o lo stesso sito istituzionale) in modo di tenere focalizzato il
visitatore su quello che vogliamo dirgli, evitare che si distragga rispetto
all’obiettivo di contatto che ci siamo posti e dunque esca dalla pagina
troppo presto.
La pagina di atterraggio deve contenere informazioni inerenti all’azienda,
ai prodotti, alla partecipazione alla fiera, alle novità, allo stand ecc. e deve
essere costruita per incuriosire il visitatore, stimolarlo a una visita allo
spazio espositivo o a una telefonata all’azienda, alla compilazione di un
form di contatto, alla richiesta di un appuntamento.
Il messaggio promozionale non deve essere troppo generico, ma mirato
alla clientela, in modo che l’azienda possa ricevere un afflusso di visite
qualificate, cioè clienti e non semplici curiosi.
172
Figura 5.1 - Le modalità di contatto presenti in una pagina di atterraggio.
173
dei contatti completati risulti basso; diverse analisi hanno dimostrato che
l’aumento della lunghezza del form è inversamente proporzionale al
numero dei contatti ricevuti.
Quindi suggerisco di richiedere nel modulo di compilazione solo: nome,
cognome, azienda, indirizzo di posta elettronica e numero di telefono.
Se servono maggiori informazioni, le domande potranno essere fatte in
seguito, magari nel momento del primo contatto telefonico.
Di solito si tende a fornire una specie di incentivo nel momento in cui si
chiede al visitatore di fornire i propri dati personali; diventa quasi un do ut
des: tu mi dai il tuo indirizzo email e io in cambio ti fornisco qualcosa
dello stesso valore. Questi incentivi possono essere per esempio:
• un report interessante da scaricare;
• la partecipazione a un webinar gratuito;
• un ebook o un piccolo manuale con notizie curiose e interessanti;
• un biglietto in omaggio per accedere alla manifestazione;
• la possibilità di programmare un appuntamento in via esclusiva;
• un gadget in regalo per chi si presenta allo stand;
• una brochure sull’azienda da scaricare o ricevere via posta ecc.
Tracciare le email
Tracciare chi recupera una email da un sito web o da una pagina di
atterraggio è semplice, basta creare una email ad hoc riferita a quella
promozione e che viva solo su quella pagina consentendoci di valutare
l’efficacia delle campagne associate a essa.
Se non possiamo costruire una email ad hoc, possiamo utilizzare due
ulteriori modalità di tracciamento. La prima è la possibilità di
174
monitorare il clic sulla email presente sul sito attraverso il
tracciamento degli Eventi di Google Analytics; la seconda modalità è
scrivere l’indirizzo email con un codice ad hoc che contenga l’oggetto,
come questo: <a href=”mailto:info@miosito.com?subject=Richiesta
contatto da sito miosito.com”>info@miosito.it</a>
Cliccando il link presente nella pagina, si aprirà il client di posta
dell’utente con un oggetto preimpostato (rispetto all’esempio sarà
Richiesta contatto da sito miosito.com) per cui saremo in grado di
tracciare almeno una parte delle comunicazioni che arrivano dalla
pagina di destinazione.
Tutto quello che compare all’interno della pagina (titoli, testi descrittivi,
URL, metatag, immagini, video) va studiato e costruito ad hoc, affinché
collabori a condurre il visitatore a comprendere chi è l’azienda e quali
sono i suoi prodotti, e lo stimoli a lasciare i suoi dati.
Il visitatore va in un certo senso preso per mano e accompagnato passo
dopo passo nella pagina fino al form e agli altri recapiti.
Nella pagina di atterraggio vanno inseriti i codici di monitoraggio, che
fanno riferimento a Google Analytics innanzitutto, ma anche ai diversi
strumenti che saranno implementati per le campagne che successivamente
analizzeremo, come quelli relativi a Google AdWords, Bing Ads,
Facebook Ads e Twitter Ads.
Utilizzare un contenitore come Google Tag Manager potrebbe aiutare a
semplificare il processo di attivazione e gestione dei codici di
monitoraggio senza dipendere ogni volta da uno sviluppatore per
l’inserimento dei codici nelle pagine.
I codici di monitoraggio dovranno essere inseriti anche nella pagina di
ringraziamento visualizzabile una volta compilato il form.
Ci consentiranno di tracciare le conversioni e le visite degli utenti in modo
da permetterci l’utilizzo di strumenti di remarketing su motori di ricerca,
siti web e social network.
175
Google Tag Manager2 è uno strumento di Google che consente di
gestire in modo molto efficace i codici di tracciamento (i cosiddetti
tag: come Google Analytics, i codici di remarketing e quelli di
conversione di Google AdWords, Facebook, Twitter, Bing e molti
altri) che sono di solito utilizzati per monitorare le visite e le
conversioni.
Il Google Tag Manager è un unico codice che viene inserito all’interno
delle pagine web del sito e che consente di gestire i codici di
tracciamento in modo semplice, veloce ed efficace. Tra i diversi
vantaggi vi è la gestione centralizzata dei codici e la relativa facilità di
modifica/aggiunta/eliminazione degli stessi senza aver bisogno ogni
volta dell’intervento sul sito del webmaster o di un tecnico.
Google Tag Manager dispone inoltre di un’interfaccia utente semplice
e intuitiva e permette una maggiore velocità di caricamento del sito
grazie all’utilizzo dello script asincrono che evita rallentamenti che
l’inserimento di molteplici codici all’interno delle pagine possono
causare nella navigazione.
La pagina deve essere strutturata con titoli e testi; i titoli sono le parti che
il visitatore vede subito al momento dell’atterraggio, devono perciò essere
in grado di agganciare la sua attenzione, contestualizzare i temi trattati,
essere in linea con gli annunci pubblicitari e stimolare il visitatore a
proseguire con la lettura e la scoperta dei contenuti.
I testi non devono essere troppo tecnici; inoltre, è sempre preferibile che
siano suddivisi in paragrafi preceduti da un titolo e che siano scanditi da
elenchi puntati o numerati che semplifichino la lettura, riassumano e
mettano in evidenza cosa è veramente importante (quali sono i vantaggi
dall’utilizzo di un determinato prodotto/servizio, i punti di forza
dell’offerta e del brand, i plus rispetto alla concorrenza). Infine, è
consigliabile l’utilizzo di numeri in quanto rimangono impressi più che le
parole. Per esempio, se il prezzo è un vantaggio competitivo è bene
evidenziarlo, se invece non lo è, si ha l’occasione per evidenziare il
motivo per cui viene percepito come troppo alto, anticipando eventuali
domande che può porsi il visitatore.
La pagina potrebbe anche iniziare ad affrontare le obiezioni che
solitamente sono poste all’azienda, ai suoi prodotti o servizi, alla politica
176
commerciale o di distribuzione, alla qualità, all’assistenza ecc.
È sempre preferibile che il testo più importante sia evidenziato in
grassetto così magari il visitatore può decidere di saltare parti per lui
meno interessanti o già note. Meglio non usare, o comunque limitare, le
sottolineature, in quanto, in un testo web, possono essere interpretate
come link e infastidire il lettore che potrebbe provare a cliccare
inutilmente. È importante inoltre inserire l’indirizzo della fiera,
comprensivo di mappa e localizzazione dello spazio espositivo, tutte
informazioni utili per chi vuole visitare lo stand e raggiungerlo più
facilmente.
I metatag (title e description) devono essere preparati con parole chiave
riferite al brand e alla manifestazione: aiuteranno sia il posizionamento
SEO delle pagine sia ad aumentare la qualità delle campagne di search
advertising nei motori di ricerca (Google AdWords e Bing Ads),
collaborando a influenzare il punteggio di qualità di Google AdWords.
Title e description
I metatag sono uno strumento a disposizione dei webmaster per fornire
ai motori di ricerca informazioni sui siti. Sono aggiunti nella sezione
<head> della pagina HTML.
In questo caso facciamo riferimento solo al title e alla description3.
Il title è solitamente indicato come un metatag, anche se tecnicamente
non lo è; va utilizzato in combinazione con la description ed è in
genere visualizzato come titolo nei risultati di ricerca.
La description è invece un metatag vero e proprio e ha lo scopo di
fornire allo spider del motore di ricerca una breve descrizione dei
contenuti della pagina, enfatizzando gli argomenti che più di altri
possono attirare l’attenzione del lettore; non dovrebbe mai superare le
due righe di testo (150-160 caratteri).
C’è chi sostiene che title e description abbiano perso gran parte della
valenza ai fini del posizionamento, tuttavia rimangono utili per
rafforzare il tema della pagina e come strumento di usabilità nei
confronti degli utenti.
177
Il punteggio di qualità di AdWords
Il sistema di asta di Google, a differenza di quello d’arte in cui vince
sempre l’offerta più alta, tiene conto, oltre che dell’offerta, anche di
altri fattori in grado di valutare la pertinenza della campagna rispetto
alla ricerca dell’utente.
L’obiettivo di Google è infatti dare risposte pertinenti agli utenti e
tende a premiare la qualità e non solo l’offerta dell’inserzionista.
L’indicatore principale della qualità della parola chiave è il punteggio
di qualità, che va da 1 a 10 ed è una stima appunto della qualità degli
annunci e delle pagine di destinazione attivate da quella parola chiave.
Un punteggio elevato indica che AdWords ritiene che il nostro
annuncio e la nostra pagina di destinazione siano pertinenti e utili per
un utente che visualizza il nostro annuncio. Al contrario, un punteggio
di qualità basso indica che la parola chiave ha una bassa pertinenza
con gli annunci e la pagina di destinazione.
Tra i diversi fattori che influenzano il punteggio di qualità troviamo la
percentuale di clic prevista rispetto alle visualizzazioni dell’annuncio,
la pertinenza degli annunci rispetto alla ricerca e la qualità della
pagina di destinazione.
178
I video sono strumenti molto interessanti ed efficaci perché consentono di
rendere viva e dinamica la pagina, e anticipano al visitatore l’eventuale
dimostrazione pratica di un prodotto che potrebbe essere visibile dal vivo
in fiera.
I video devono essere accompagnati da colonne sonore (ponendo
attenzione alle licenze di utilizzo) che, anche in questo caso, completino le
immagini senza disturbarle.
Sulla durata che dovrebbe avere il video ci sono pareri discordanti: chi
consiglia di non farlo eccessivamente lungo, chi sostiene che il tempo
ideale è compreso tra i 30 secondi e il minuto, chi si spinge fino a 3
minuti. Ovviamente dipende dal video, da cosa si mostra e dalla capacità
di tenere viva l’attenzione dell’utente; ogni caso fa storia a sé.
Inoltre, è bene tenere presente che molti utenti potrebbero decidere di
visualizzarlo da mobile, in condizioni di connessione instabile, e dunque
potrebbero decidere di non visualizzarlo interamente per timore di
consumare troppo traffico dati.
Infine, recentemente alcune piattaforme come Facebook hanno introdotto
la possibilità di lanciare un evento in diretta: potrebbe essere un’idea
per realizzare un video da mostrare subito ai fan della pagina aziendale su
Facebook, per poi salvarlo e caricarlo su YouTube, Vimeo e sul sito
aziendale. L’occasione potrebbe essere l’inizio della manifestazione: gli
utenti che nei giorni successivi visitano la pagina di atterraggio potrebbero
già vedere le novità e decidersi a partecipare e a visitare lo stand.
Contemporaneamente ai video, twittare in diretta su un evento potrebbe
consentire di influenzare altri utenti e di entrare in contatto con persone
interessate; tutto per poi promuovere rapidamente i tweet su un evento ed
estendere la copertura per trovare altri follower interessati.
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sprecando energie e risorse.
Una delle modalità più efficaci è mettersi in condizione di intercettare
l’utente nel momento in cui manifesta un’esigenza e cerca informazioni o
prodotti per soddisfare le proprie necessità (l’imprenditore che ricerca
informazioni sulla fiera, sulle date di apertura, sugli espositori presenti,
oppure sui macchinari o sui prodotti che ha intenzione di acquistare).
Uno strumento utile per individuare un potenziale cliente mentre sta
cercando di soddisfare la sua esigenza attraverso la ricerca di informazioni
è ovviamente il motore di ricerca, con campagne di search advertising
SEA che operano su Google AdWords e Bing Ads.
La costruzione e la gestione di una campagna sui motori di ricerca non
può essere spiegata in queste poche pagine, esistono molte pubblicazioni e
migliaia di pagine in rete. Mi limito quindi a evidenziare qualche punto
importante da tenere presente se si vuole costruire una campagna legata a
un evento.
Il primo passo per costruire un’efficace campagna pubblicitaria sui motori
di ricerca è partire dalla scelta delle parole chiave giuste, che possono
essere: il brand, la manifestazione, il prodotto o il servizio venduto. Sono
principalmente le parole chiave legate alla manifestazione e al brand
aziendale a essere quelle più performanti.
La struttura della campagna dovrà tenere conto di queste diverse tipologie
di parole chiave, distinguendole e raggruppandole sotto campagne o
gruppi di annunci differenti.
Esistono diversi strumenti che possono aiutare a trovare le parole chiave
utili per impostare la campagna. Il più semplice e alla portata di tutti è
Google Suggest5: inserendo la parola chiave all’interno della barra di
ricerca di Google, il motore fornisce una serie di suggerimenti e previsioni
di ricerca che potrebbero essere simili a quanto digitato.
180
I suggerimenti rispecchiano l’attività di ricerca degli utenti, la frequenza
con cui sono state cercate certe parole e i contenuti delle pagine web.
Le parole chiave possono essere selezionate utilizzando lo Strumento di
pianificazione delle parole chiave che Google AdWords mette a
disposizione degli utenti e che è in grado di suggerire quelle più ricercate,
ma anche quelle con meno concorrenza e offerte più basse.
Google Trends è un altro strumento in grado di consigliare parole chiave;
per esempio, in relazione alla parola chiave cersaie, ci segnala le ricerche
correlate più cercate e in crescita.
181
Figura 5.4 - Google Trends degli ultimi 5 anni per la parola chiave Cersaie.
182
Verifica con strumenti come Semrush quali sono le parole chiave
• utilizzate dai tuoi concorrenti nelle loro campagne AdWords (e
quelle in cui sono posizionati organicamente).
183
penalizzare il punteggio di qualità dell’annuncio). Di solito si
utilizza la corrispondenza generica per catturare tutti quei termini
di ricerca a cui non si è pensato o che sono così specifici da essere
chiamati query a coda lunga. Essendo parole chiave molto
specifiche, sono spesso molto redditizie perché chi le cerca ha le
idee più chiare. Si dedica invece la corrispondenza esatta ai termini
principali che generano valore e volume di traffico.
Gli annunci
Per quanto riguarda gli annunci, essi devono essere costruiti facendo
sempre riferimento alla manifestazione e con inviti all’azione uguali a
quelli presenti sulla pagina di atterraggio: l’utente che clicca l’annuncio
deve trovare le stesse informazioni e le stesse richieste sulla pagina in
modo da non rimanere spiazzato.
Se consideriamo di raggruppare le parole chiave in funzione della fase del
processo di conversione in cui si trova il cliente, gli annunci potrebbero
essere costruiti di conseguenza.
Per esempio, le parole molto generiche sono probabilmente quelle
184
selezionate da chi è all’inizio della ricerca e deve ancora farsi un’idea e
capire. In questa fase potrebbe avere senso sperimentare annunci con un
invito all’azione più generico e volto a stimolare l’interesse e la visita sul
sito.
Per chi invece è più avanti nel processo di ricerca, si è già fatto un’idea e
sta cercando parole chiave più specifiche (per esempio contenenti il brand
o a coda lunga ecc.), allora gli annunci potrebbero essere costruiti per
avere un invito all’azione più stringente (contattaci, acquista ecc.).
In particolare, gli annunci che si attivano a partire da parole chiave di
brand dovranno essere costruiti per l’occasione e non dovranno essere i
normali e istituzionali annunci che l’azienda utilizza genericamente
durante tutto l’anno (anche in questi perciò dovrà essere presente il
riferimento alla partecipazione in fiera).
L’attività di ottimizzazione
La fase di ottimizzazione della campagna dovrà tenere conto anche dei
termini di ricerca per le corrispondenze inverse, ovvero le parole
chiave che non sono in linea con le possibili ricerche del target e che
vanno isolate sia in fase iniziale di impostazione della campagna sia,
appunto, in fase di ottimizzazione.
Quest’attività vuole evitare che la campagna sia selezionata per parole
chiave non pertinenti (esempi tipici di parole chiave a corrispondenza
inversa spesso utilizzati sono gratis, gratuito, free, ma va fatta una
valutazione in relazione all’azienda, alla manifestazione, ai prodotti e ai
servizi venduti ecc.); consente quindi di ridurre i costi evitando clic di
utenti che non diventeranno clienti perché non effettivamente interessati.
3. Le campagne di remarketing
Impostato il sistema di monitoraggio delle visite (ricordandosi sempre di
aggiornare le informazioni e le procedure di comunicazione al visitatore
nel rispetto della regolamentazione sui cookies) è possibile tracciare chi
ha visitato la nostra pagina di atterraggio ma non ha eseguito la
conversione (per esempio non ha compilato il form).
È anche possibile tracciare chi clicca sul link della email costruendo degli
eventi e definendo degli obiettivi con Google Analytics, per poi importare
questi utenti come conversioni su Google AdWords6.
185
Google consente anche di tracciare come conversione la chiamata
telefonica, sia da annunci sia per chi prende il numero dal sito web.
La campagna di remarketing nel suo complesso consente di seguire i
visitatori della pagina di atterraggio e invitarli a tornare sulla pagina per
completare la conversione; l’utente può non aver completato il form di
richiesta del contatto perché inizialmente non del tutto interessato oppure
perché disturbato o perché interrotto a causa di una connessione instabile
del dispositivo ecc.
La campagna di remarketing collabora anche a favorire la notorietà
dell’azienda lavorando sulla frequenza di comunicazione. Il messaggio
può essere visto più volte dallo stesso utente: per evitare che sia
“sommerso” di messaggi che potrebbero diventare controproducenti è
sempre consigliato inserire un limite alle visualizzazioni giornaliere,
settimanali o mensili degli annunci che un singolo utente può vedere.
La campagna di remarketing è applicabile sia a livello di gruppo di
annunci sia a livello di campagna. In questo modo la quota limite consente
di circoscrivere il numero di volte in cui gli annunci vengono proposti allo
stesso utente.
186
aumentando così la nostra possibilità di intercettare l’utente, la notorietà
della nostra azienda e la possibilità di conseguire una conversione.
Le aziende possono creare elenchi di remarketing utilizzando le liste di
indirizzi email o di numeri telefonici (clienti, potenziali clienti ecc.) a loro
disposizione su piattaforme come Google AdWords, Facebook e Twitter.
187
Le impostazioni di località
Google AdWords
Google AdWords consente di definire la località target per gli annunci
delle sue campagne attraverso differenti criteri; uno di questi è il targeting
per raggio, che permette di selezionare una località e un raggio
chilometrico (o in miglia) attorno a questa.
Il raggio deve essere compreso tra 1 e 800 km; Google consente di
visualizzare le località che rientrano nell’area selezionata e permette di
selezionarle una a una aggiungendole o escludendole. Google fornisce la
copertura per le singole aree e non per il raggio.
Va detto che non sempre Google è in grado di identificare con precisione
la località: la connessione mobile attraverso le celle telefoniche, gli IP
dinamici e quelli legati ad aziende internazionali che spesso utilizzano IP
esteri non aiutano il motore di ricerca nella localizzazione puntuale, ma in
via approssimativa lo strumento è efficace.
Facebook Ads
Anche Facebook Ads ha uno strumento di localizzazione geografica che
188
consente di intercettare gli utenti in base alla località geografica; il raggio
in questo caso è minore rispetto a quello di Google AdWords, arrivando a
un massimo di 80 km rispetto alla località indicata. Tuttavia Facebook,
rispetto a Google, consente di visualizzare in tempo reale il potenziale
target (ricavato in concerto con dati riferiti all’età, agli interessi, al sesso
ecc.), un dato molto utile per chi desidera organizzare una campagna
perché consente di fare delle prove e aggiustare il tiro. Infine, anche
Facebook consente di inserire più località contemporaneamente.
Twitter Ads
Lo strumento di localizzazione geografica di Twitter consente di
selezionare la posizione che si vuole impostare come target partendo dalle
opzioni disponibili che includono: Mondo, Paese, Stato/Provincia/Zona
geografica o Area metropolitana.
189
Figura 5.9 - Targeting di Twitter.
Bing Ads
Anche Bing Ads ha un sistema di definizione della località geografica
standard e una ricerca avanzata che consente di essere ancora più precisi
nella definizione del target utilizzando dei criteri in base all’area e al
raggio.
Il primo consente di cercare città, aree metropolitane, province e
paesi/aree geografiche, nonché aprire una mappa ed esaminarne su di essa
i risultati della ricerca.
Invece, la selezione dei destinatari per raggio permette la definizione di
una località e, partendo da questa, permette di selezionare di conseguenza
l’audience della nostra comunicazione all’interno di un raggio attorno alla
località.
190
Figura 5.10 - Targeting di Bing.
191
ulteriori punti di forza e avere una descrizione delle tipologie di annuncio
a disposizione degli inserzionisti.
Infine, ricordo che in Italia LinkedIn è in grado di raggiungere oltre 10
milioni di utenti.
Conclusioni
Molte aziende oggi partecipano a manifestazioni fieristiche in ambito
business.
Per sfruttare appieno le potenzialità di questi eventi è consigliabile che le
aziende programmino campagne di comunicazioni online, con obiettivi
che possono essere legati all’aumento della notorietà, alla costruzione di
un database di contatti e all’aumento delle visite presso lo spazio
espositivo.
Queste campagne di comunicazione online partono dalla costruzione di
una pagina di atterraggio che consenta di ricevere il contatto di un
potenziale cliente attraverso un form, un numero di telefono, una email e,
per le aziende più organizzate, anche una chat.
Vanno poi realizzate campagne su Google o Bing che mirino a intercettare
coloro che stanno ricercando informazioni sui prodotti, sull’azienda e
sulla manifestazione fieristica.
Le campagne di remarketing su Google AdWords e sui social network
sono studiate per stimolare il pubblico che ha già visitato il sito web a
tornare per lasciare il contatto.
Infine, predisporre campagne localizzate nell’area geografica della
manifestazione e nei giorni dell’evento consente di associare l’azienda
alla manifestazione e incentivare le visite allo stand.
Testimonianza
Intervista rilasciata all’autore da Luca Targa7, CEO di Inside
Comunicazione
192
di settore?
Nonostante la digitalizzazione oramai complessiva del mondo del
marketing, ma non solo, le aziende continuano a partecipare
attivamente alle fiere perché ne riconoscono l’importanza. Una fiera,
infatti, è un mezzo di comunicazione assolutamente efficace per
un’azienda che intende sviluppare in modo completo il proprio
business.
Ogni azienda sa che si tratta di un’occasione di alta visibilità, che
facilita il contatto personale e lo scambio con i propri clienti o
potenziali tali. Tuttavia, la grande opportunità non è partecipare, ma
come partecipare.
193
esprima accoglienza e sia attraente e facilmente riconoscibile.
Due o tre mesi prima della fiera, invece, è opportuno contattare tutti i
clienti e potenziali tali con attività di email marketing, Search Engine
Advertising e direct-marketing, predisponendo un piccolo gadget per
tutti coloro che accoglieranno l’invito a partecipare.
Durante la fiera, infine, non devono assolutamente mancare biglietti da
visita, brochure, cataloghi aggiornati e tutta la modulistica aziendale.
Ma non solo!
È importante presentare le novità in maniera innovativa e differente,
magari con materiale video o cartaceo appositamente creato.
194
raggiungere un numero impensabile di utenti realmente interessati.
195
1 Anche nel business to consumer, ma in maniera minore.
2 https://tagmanager.google.com/.
3 https://support.google.com/webmasters/answer/79812?hl=it.
4 Alt delle immagini è un attributo del tag <IMG> in grado di fornire
un’informazione testuale alternativa quando un’immagine non è caricata
correttamente. Se usato nel modo giusto è utile sia per gli utenti sia per i motori di
ricerca che sono in grado di leggere tale attributo e verso il quale fanno spesso
riferimento per identificare il contenuto di un’immagine. Il suggerimento è di usare
una descrizione efficace evitando di riempirli di parole chiave ripetute per
ingannare i motori. L’attributo title delle immagini serve a fornire alcune
informazioni aggiuntive con le stesse regole che dovrebbero essere utilizzate per il
titolo di una pagina web; deve essere rilevante, breve e capace di catturare
l’attenzione (in alcuni browser è anche visibile passando sopra l’immagine con il
mouse). Si consiglia di utilizzarli in modo fortemente correlato al contenuto
dell’immagine e al tema trattato nella pagina, ma è opportuno non inserire lo stesso
testo in entrambi.
5 In italiano è definito completamento automatico -
https://support.google.com/websearch/answer/106230?hl=it.
6 Questa modalità basata sugli eventi non è sempre affidabile: l’utente potrebbe
averci cliccato ma poi non aver inviato veramente l’email. Ho già specificato in
precedenza un paio di alternative di tracciamento.
7 Luca Targa è CEO di Inside, agenzia di comunicazione, web marketing e digital
strategies operante in tutta Italia. Dopo una lunga esperienza, prima come
imprenditore nella D.O. e poi come direttore marketing in importanti catene del
settore GDO (Colmark, Sma, Rinascente, Acqua&Sapone), Luca Targa rileva Inside
(all’epoca ancora Inside btb e dal 2016 Inside) nel 1999 e ne amplia in breve tempo
l’organico (30 professionisti) e il parco clienti, conducendola al raggiungimento di
60 premi in soli 12 anni di iscrizioni ai diversi concorsi nazionali. Luca Targa è
consulente di comunicazione aziendale, docente presso Centoform e relatore in vari
convegni. Nominato Pubblicitario dell’anno tra i soci TP nel 2008, nel 2015 ha
ricevuto il premio alla carriera Hall of Fame presso l’Università IULM di Milano e
il Riconoscimento Speciale da parte della Camera di Commercio di Ferrara, per
essersi distinto come imprenditore e aver contribuito in maniera importante al
progresso economico e sociale della città e della provincia ferrarese. Nel 2016 ha
ricevuto un nuovo premio alla carriera e ai 30 anni di Inside, La Stella D’oro
Mediastars. Nel 2009 e nel 2014 Inside è stata inoltre premiata come miglior
impresa eccellente e miglior impresa di valore dalle associazioni di categoria. Da
abile comunicatore, nel 2011 ha pubblicato il suo primo libro Le virtù della mosca
bianca, legato alle sue esperienze nel mondo della comunicazione. Nel gennaio 2016
ha pubblicato la monografia Feel Inside – 30 years of emotions in words and images
dedicata ai primi 30 anni di attività, mentre, a fine anno, uscirà il suo secondo libro,
Comunico consapevolmente.
196
Capitolo 6
Sfruttare il social professionale
197
LinkedIn è uno strumento evoluto che ci permette di promuovere la nostra
azienda attraverso una serie di strumenti, quali:
• le pagine aziendali (o Company Pages) e le pagine vetrina
(Showcase Pages);
• i gruppi;
• gli annunci di testo;
• gli aggiornamenti sponsorizzati;
• i messaggi InMail sponsorizzati.
198
L’obiettivo di creare le pagine vetrina è di dedicarle e focalizzarle su
specifiche linee di business o di prodotto, singoli prodotti o servizi,
audience.
Nelle pagine vetrina possono essere postati contenuti differenti e messaggi
mirati, studiati ad hoc per coinvolgere e sviluppare una relazione con una
parte del pubblico target aziendale; come conseguenza ogni pagina vetrina
può avere un seguito differente di follower.
Il suggerimento è creare una pagina dedicata per ciascun aspetto del
business, differenziando il messaggio in modo da coinvolgere audience
diverse; in questo modo i diversi utenti iscritti a LinkedIn potranno
seguire gli aspetti del business a cui sono più interessati.
199
Figura 6.3 - Advertising self service.
200
Le potenzialità legate alla selezione e all’individuazione del target sono
tra i principali punti di forza di ogni piattaforma per la creazione di una
campagna pubblicitaria.
LinkedIn in particolare, grazie all’enorme quantità di informazioni
presenti nel suo database, è in grado di effettuare una profilazione
accurata di un gran numero di utenti.
In Italia si contano oltre 9 milioni di utenti (dati aggiornati a dicembre
2016) che hanno volontariamente deciso di iscriversi a LinkedIn (e di
costruire il loro profilo inserendo molteplici informazioni).
Personali
• Genere (sesso) ed età.
• Localizzazione geografica.
Lavorativi
• Titolo lavorativo.
• Funzione lavorativa.
• Anzianità di lavoro.
Azienda
• Nome della società (attuale datore di lavoro dal profilo utente).
201
• Settore aziendale.
• Dimensione aziendale.
Scolastici
• Scuole frequentate.
• Titolo di studio.
• Materie di studio.
Attività social
• Presenza in particolari gruppi (massimo 100 gruppi attivi).
202
che ci siamo preposti.
Di solito si usano contemporaneamente diversi criteri di targeting; in
questo modo si selezionano utenti che hanno in comune tutti i criteri
scelti: per esempio, un target localizzato in una serie di regioni
(Lombardia, Piemonte, Liguria ecc.), una funzione lavorativa (vendite) e
un’anzianità di lavoro (livello base, senior, manager), per un totale di oltre
230.000 utenti potenzialmente raggiungibili perché possiedono tutti questi
requisiti.
203
infatti la nota: «…seleziona non più di 20 criteri di targeting per mirare
ai membri della tua audience…».
D’altra parte, però, se si utilizzano pochi criteri, si rischia di intercettare
solo un target generico e di comprendere troppi utenti.
In entrambi i casi la campagna potrebbe non consentire di raggiungere gli
obiettivi.
In base alla mia esperienza, il numero di 20 criteri consigliato da LinkedIn
è ancora troppo elevato per il mercato italiano; io tendo a utilizzarne al
massimo 5 o 6, tenendo conto che una campagna di annunci di testo
diventa efficace con un target compreso tra i 60.000 e i 600.000
membri, mentre per gli aggiornamenti sponsorizzati il suggerimento è di
averne almeno 300.000.
È bene evidenziare, inoltre, che la non completezza dei dati inseriti dagli
utenti può comportare delle incongruenze nel momento della profilazione
del target.
Ecco un esempio che dimostra come possiamo perderci alcuni utenti se
204
facciamo troppo affidamento sui criteri. Selezionando l’audience italiana
abbiamo oltre 9.700.000 iscritti6; se sommiamo l’audience maschile (oltre
4.800.000) a quella femminile (oltre 4.500.000) notiamo che i conti non
tornano: il totale è, infatti, di oltre 9.300.000 utenti. LinkedIn ha dunque
ancora circa 400.000 utenti (circa il 4%) che non è in grado di associare
ad alcun genere e che possono essere raggiunti solo se si seleziona il
genere Tutti, senza entrare nel dettaglio maschile e femminile.
La scelta dell’audience, come vedremo in seguito, ha conseguenze anche
sull’intervallo di offerta suggerito dal sistema all’inserzionista.
205
Figura 6.9 - Espansione pubblico abilitata.
206
aziendale o in quelle vetrina, e poi sponsorizzati. Quindi sono
legati principalmente a obiettivi di branding, engagement, aumento
del numero dei follower e della visibilità della comunicazione
aziendale su LinkedIn (i post);
• gli annunci di testo sono focalizzati su obiettivi di lead
generation (con pagine di destinazione fuori da LinkedIn, per
esempio verso un sito web, un minisito o una landing page), e solo
secondariamente sono utilizzati per condurre a pagine aziendali o a
pagine vetrina all’interno di LinkedIn con obiettivi di branding o di
aumento del numero dei follower;
• i messaggi InMail sponsorizzati sono una nuova modalità di
advertising che LinkedIn mette a disposizione per comunicare in
modo diretto con i potenziali clienti.
207
ma che potrebbe essersi perso il post pubblicato.
208
descrizioni possono contenere fino a 250 caratteri ciascuno;
• non è al momento possibile caricare un video a meno di
embeddarlo come un link, i risultati però non sono sempre ottimali.
209
visualizzabili solo su dispositivi desktop, in quanto per il momento nella
app di LinkedIn non esiste una banda laterale che ne permetta la
visualizzazione.
Tali annunci sono organizzati con un’icona, un titolo e un testo. La
presenza dell’icona aiuta la visualizzazione dell’annuncio all’interno di
pagine ricche di immagini.
210
Figura 6.14 - Crea una campagna di annunci di testo.
L’ultimo punto è una novità recente, almeno per il mercato italiano: prima
non era possibile utilizzare alcun sistema di monitoraggio e questo
penalizzava lo strumento in quanto non agevolava un’efficace
ottimizzazione e non consentiva di comprendere i reali risultati che una
campagna su LinkedIn era in grado di generare.
211
per stimolare al download di un contenuto, piuttosto che per veicolare una
comunicazione volta ad aumentare la notorietà del brand.
I messaggi InMail Sponsorizzati hanno una serie di caratteristiche
distintive molto interessanti, non solo rispetto alle altre modalità di
comunicazione pubblicitaria all’interno di LinkedIn, ma anche dell’intero
panorama advertising online.
Il messaggio è personalizzabile non solo nel testo ricevuto grazie a
elementi testuali e illustrati presenti (nome e cognome del destinatario,
un’immagine, un invito all’azione e un link a una pagina esterna), ma
anche nel mittente (possiamo selezionare altre persone del nostro team
come mittenti: collegamenti di 1° livello, credibili per il target e dotati di
un Profilo con una foto).
È perciò possibile fare una campagna promozionale utilizzando diversi
mittenti, a seconda del ruolo o del profilo del destinatario o del messaggio
utilizzato; per esempio un Direttore Operativo più facilmente presterà
attenzione a un pari grado piuttosto che a un profilo junior. La scelta del
destinatario potrebbe perciò essere molto importante per rendere la
campagna più efficace.
Questa tipologia di advertising è interessante anche nel costo, in assoluto e
in relazione agli altri di LinkedIn: un CPS (o Cost per Send), che è una
remunerazione alla piattaforma per l’invio di ciascuna comunicazione.
Fatte delle prove, questo costo è molto interessante considerando che
possiamo raggiungere un target diretto con una spesa attorno ai 50
centesimi per ogni InMail inviata a utenti quando sono attivi online e sulla
piattaforma.
Si deve tenere presente una serie di suggerimenti affinché il messaggio sia
più efficace, come costruire un messaggio breve, in considerazione
principalmente dell’utilizzo mobile, che sia personalizzato ad hoc per il
destinatario e non troppo promozionale. Possono inoltre essere utili
l’inserimento di un invito all’azione, un link per promuovere contenuti di
approfondimento e un’immagine nella parte destra della InMail che
consente di fare branding e rafforzare tutto il messaggio.
La comunicazione si compone delle seguenti parti.
• Un oggetto: LinkedIn suggerisce che sia conciso, rilevante e
discorsivo e che contenga parole chiave come Grazie, Invito
esclusivo, Collegati, Opportunità e Unisciti a noi/me. Di solito
l’oggetto in una comunicazione via email è fondamentale ed è in
212
grado di incidere in modo importante sul tasso di apertura delle
email. In questo caso lo strumento è nuovo e la curiosità del
destinatario è ancora importante.
• Un riepilogo: va a completare l’anteprima del messaggio di posta
ed è un campo opzionale il cui contenuto non sarà visibile se
l’InMail è aperta con un dispositivo mobile. Oggi il desktop è
ancora importante quindi vale sempre la pena inserirlo.
• Il testo del messaggio: è possibile formattarlo attraverso un
piccolo editor personalizzandolo con il Nome e/o il Cognome del
destinatario, inserendo grassetti, sottolineature, elenchi numerati,
link ecc. Al termine del messaggio, è sempre consigliabile inserire
una chiusura, i saluti con la firma e i riferimenti del mittente.
• Un disclaimer: LinkedIn permette di inserire in calce al messaggio
un testo per spiegare chi è il mittente e perché il destinatario riceve
questo messaggio. Inoltre LinkedIn inserisce in automatico anche
un testo che spiega che cosa è una Sponsored InMail dando al
destinatario la possibilità di cancellarsi da quel servizio.
• Un URL: deve fungere da pagina di destinazione.
• Un invito all’azione: deve essere chiaro e in grado di favorire i
clic e le conversioni. LinkedIn suggerisce di provare CTA
collaudati come Prova, Registrati, Prenota, Iscriviti.
• Un’immagine: è facoltativa; nel caso può essere fornita nei
formati .png, .jpg e .jpeg con una dimensione massima di 300x250
pixel.
Tracciare le conversioni
Attraverso il monitoraggio delle conversioni11 alle campagne è facile
monitorare cosa accade dopo che un utente ha cliccato su un annuncio: è
possibile vedere se i clic generano visite sul sito web, download, lead o
iscrizioni.
Il primo passo è scegliere il dominio su cui monitorare le conversioni: va
scelto un dominio di alto livello (per esempio www.miosito.it), perché
questo consente di tenere traccia anche di eventuali sottodomini.
Successivamente sarà inserita la pagina di destinazione verso la quale la
campagna indirizzerà gli utenti.
213
Va poi installato il tag di monitoraggio a ogni pagina del sito web; fatto
questo è possibile creare una prima conversione scegliendo il nome, il
“tipo” in base a quello che si vuole misurare e un valore da dare a ogni
azione in modo da poter misurare il ROI (indice di redditività del capitale
investito o ritorno sugli investimenti) della campagna12.
Successivamente si deve inserire il dominio del sito web, lo stesso usato
all’inizio in fase di impostazione del monitoraggio, e l’URL completo
della pagina di destinazione13.
214
Figura 6.16 - Riepilogo delle conversioni.
Scegliere l’audience
Al termine della creazione degli annunci, si procede con la scelta
dell’audience, vista e analizzata in precedenza per gli aggiornamenti
sponsorizzati. La scelta delle tipologie di offerta, la definizione del budget
e l’intervallo di tempo sono gli stessi degli aggiornamenti sponsorizzati.
Gli annunci di testo possono anche essere utilizzati per condurre
potenziali follower sulla pagina aziendale o su quella vetrina, quindi con
obiettivi di branding e/o aumento dei follower.
Una volta scelta la pagina di atterraggio, si costruiscono gli annunci di
215
testo, che richiedono:
• un’icona che sia coerente con l’offerta, con la pagina di
destinazione e con l’immagine aziendale. A volte si può usare il
brand, un prodotto, una persona che lo sta utilizzando ecc. Le
dimensioni dell’icona sono 50x50 pixel e, in alcuni casi, le
aziende ritengono che la migliore strategia sia usare il proprio
brand, soprattutto se conosciuto, rispetto a immagini generiche;
• un titolo (massimo 25 caratteri), coerente con il testo che segue e
con l’icona, che può essere evidenziato sotto forma di domanda,
affermazione o esclamazione;
• un testo (massimo 75 caratteri), che deve necessariamente
contenere una call to action (un invito all’azione) che anticipi
all’utente cosa troverà successivamente al clic, per esempio
Scarica la demo, Acquista, Registrati al webinar.
216
ma altresì simili, provando più icone, titoli e testi, magari anche con
differenti call to action.
LinkedIn suggerisce di utilizzare insieme almeno 2 o 3 varianti in modo
da poterne confrontare i risultati.
Il mio suggerimento è di utilizzarne anche qualcuno in più; LinkedIn
permette di creare semplicemente e in poco tempo fino a 15 versioni
diverse e di metterle in concorrenza tra loro, per verificare concretamente
quali siano più in linea con il target e quali siano più efficaci rispetto
all’obiettivo perseguito con la campagna pubblicitaria.
Non è necessario ricaricare ogni volta l’annuncio, è sufficiente copiare il
primo, effettuare le modifiche desiderate (icona, titolo e testo) e salvarlo
con un titolo differente, in modo da tracciarlo separatamente.
Per migliorare la qualità degli annunci è consigliabile:
• usare immagini di qualità e originali (per aziende molto conosciute
spesso sono utilizzati i brand);
• aumentare l’engagement cercando di stimolare il clic attraverso
offerte e/o promozioni imperdibili;
• inserire citazioni e numeri (statistiche) per generare curiosità e
attenzione.
217
di destinazione e deciso se condurlo su LinkedIn o all’esterno; rimangono
da decidere la data di inizio e di fine della campagna20, il budget totale
da investire e quello massimo giornaliero21, e la strategia di offerta o il
tipo di offerta.
218
prestabilito per ogni 1.000 volte che l’annuncio pubblicitario è
visualizzato, indipendentemente dal numero di clic che riceve;
• costo per invio (CPS), come descritto nelle pagine relative alle
InMail sponsorizzate.
219
una diminuzione del CPC massimo suggerito. L’algoritmo probabilmente
valuta che con un target più alto ci siano maggiori probabilità di avere un
clic, quindi l’offerta necessaria è più bassa.
Tabella 6.2 - Confronto tra gli aggiornamenti sponsorizzati, gli annunci di testo e le
InMail sponsorizzate.
220
In sintesi, gli aggiornamenti sponsorizzati, rispetto agli annunci di testo,
hanno immagini più grandi, più testo e un migliore posizionamento nella
pagina (sono nella bacheca, quindi sono visibili anche su mobile). Nel
testo è possibile inserire anche un link verso un sito esterno.
Sono post veri e propri, quindi, rispetto agli annunci di testo, e hanno il
vantaggio di promuovere azioni sociali ma allo stesso tempo hanno anche
il rischio di ricevere commenti negativi o comunque non del tutto
valorizzanti per il brand e che, ovviamente, andranno gestiti.
Gli annunci di testo, invece, sono pubblicità “pura” e l’azienda può
decidere che non vuole coinvolgere la propria pagina aziendale nella
campagna, mantenendola pertanto pulita da feedback non valorizzanti.
Le InMail sponsorizzate sono comunicazioni dirette e personali che
consentono di raggiungere un target specifico in modo efficiacie.
Non sempre è necessario scegliere tra i diversi strumenti: possono essere
utilizzati tutti contemporaneamente per raggiungere obiettivi diversi.
222
L’attività di ottimizzazione può essere effettuata tramite una serie di
modalità differenti; è possibile:
1. ottimizzare gli annunci; individuati gli annunci con i migliori
risultati in termini delle metriche sopra esposte, si deve procedere
con:
- la disattivazione di quelli meno performanti;
- l’aggiunta di annunci con nuove varianti, come nuove icone,
nuovi titoli, testi e call to action;
2. ottimizzare l’audience (Figura 6.18); è possibile, relativamente
alla campagna nel suo complesso e non per i singoli annunci,
verificare anche i dati relativi alla profilazione; sarà poi
possibile, a fronte di questi dati, delimitare l’audience agli utenti
con migliori risultati, all’interno delle campagne attive ma, meglio
ancora, per non alterare lo storico, impostando nuove campagne e
mettendo in pausa le precedenti;
3. passare da un sistema CPC a un sistema CPM; se la campagna
fa registrare un CTR buono (audience molto ben profilata e
annunci performanti) e più clic ogni 1.000 visualizzazioni,
potrebbe essere interessante passare da un sistema CPC a uno
CPM, dove si acquistano, e di conseguenza si pagano, le
visualizzazioni e non i clic;
4. utilizzare una valuta diversa; il sistema di LinkedIn non è in
grado di seguire in tempo reale i tassi di cambio, quindi utilizzare
monete diverse può portare dei vantaggi interessanti. La scelta
della valuta viene fatta, come detto in precedenza, a livello della
creazione dell’account pubblicitario e non è modificabile
nell’account utilizzato.
223
Figura 6.18 - Cruscotto audience.
Conclusioni
Come abbiamo visto, LinkedIn è molto interessante per raggiungere
utenti in ambito professionale. Il suo punto di forza è indubbiamente la
disponibilità di un ricco database, profilato con un ampio numero di
variabili. Questa profondità di profilazione consente di utilizzare criteri di
selezione molto raffinati e di intercettare segmenti di utenti molto
precisi.
LinkedIn, al momento, è una piattaforma in grado di performare
soprattutto su mercati business to business.
Sebbene ogni utente di LinkedIn sia anche una persona, quindi un
potenziale consumatore di prodotti business to consumer, ci sono
certamente soluzioni più adatte per questo mercato. Succede comunque di
intercettare anche soluzioni di advertising legate al mercato business to
consumer, come nel caso di DriveNow (Figura 6.19).
224
Figura 6.19 - Esempio di business to consumer.
225
quindi sono meno visibili. Le InMail sponsorizzate sono un nuovo
strumento potenzialmente molto interessante, da testare e approfondire.
La piattaforma di creazione, gestione e ottimizzazione delle campagne
oggi consente il tracciamento delle conversioni (anche se suggerisco
sempre di implementare un sistema di web analytics, anche gratuito,
come Google Analytics).
Altre soluzioni di marketing sono oggi riservate ad aziende con maggiori
risorse e solo con l’ausilio di personale LinkedIn; sono soluzioni
potenzialmente interessanti, come le Display Ads che sostituiscono gli
annunci testuali con banner negli spazi a lato della bacheca.
Non sono invece ancora disponibili soluzioni di retargeting per seguire
l’utente, un ulteriore limite rispetto ad altre piattaforme social che hanno
già implementato questa modalità. O meglio, non sono disponibili
soluzioni di retargeting messe a disposizione direttamente da LinkedIn.
LinkedIn sperimenta e implementa costantemente nuove modalità di
profilazione e di contatto con gli utenti, per esempio i numeri di telefono.
Avremo a breve la possibilità di utilizzare campagne di advertising SMS?
Testimonianza
Intervista rilasciata all’autore da Adib Mouchanan23, Partner
Manager di HubSpot
226
azienda! Allo stesso modo anche io utilizzo LinkedIn per conoscere
meglio le personalità professionali con le quali entro in contatto.
Quali sono gli strumenti di LinkedIn che utilizzi nel tuo lavoro?
Li elenco brevemente.
• Pulse: fondamentale per leggere, scrivere e commentare gli articoli
e gli approfondimenti su tematiche business e non – anche se
ritengo che le riflessioni più personali andrebbero pubblicate su
altri social.
• Sales Navigator: per utilizzare e scoprire le potenzialità
commerciali delle persone con cui vengo a contatto. Allo stesso
tempo posso considerarmi fortunato perché in questo lavoro sono
aiutato da colleghi molto preparati che si occupano di inbound
marketing e lead generation e lo sanno fare molto bene.
• Groups: è un ottimo strumento che permette di seguire e
partecipare a discussioni su tematiche legate a settori verticali.
• Slideshare: per il momento non lo ho ancora utilizzato per
condividere miei documenti, ma mi è utile per gli approfondimenti
e per verificare le informazioni.
227
Hai dei suggerimenti per le aziende o i consulenti che si approcciano
al social network LinkedIn su come utilizzarlo in modo profittevole
per la loro attività?
Non mi piace dare suggerimenti se non ho chiaro il contesto e se non
ho parlato approfonditamente con una persona. C’è però una domanda
fondamentale che chiunque dovrebbe porsi, ed è: “Perché?”. C’è poi
una seconda domanda: “Ma veramente perché?”. A questo punto, se
sei in grado di definire degli obiettivi chiari e condivisi (ricordati che
devono essere SMART... chiedi a Google cosa sono gli Obiettivi
SMART) allora utilizza LinkedIn per far crescere la tua attività!
1 Ci sono altre piattaforme professionali simili a LinkedIn. Xing, per esempio, è molto
diffusa nelle nazioni di lingua tedesca; questo è l’indirizzo a cui trovarla:
https://www.xing.com/it. Esistono poi alcune piattaforme che hanno sviluppato
alcune funzioni dedicate all’ambito professionale; è il caso, per esempio, di
Facebook for Work, https://work.fb.com/.
2 http://blog.hubspot.com/blog/tabid/6307/bid/10437/Study-LinkedIn-Is-More-
Effective-for-B2B-Companies.aspx.
3 https://www.linkedin.com/help/linkedin/answer/37594.
4 Gli Insight sono i dati qualitativi e quantitativi legati alla pagina aziendale, molto
utili per comprendere il numero dei visitatori, gli articoli più letti, il trend nel
numero dei follower, i commenti, le condivisioni ecc.
5 Non vedendo remunerazioni per gli annunci pubblicati, LinkedIn darebbe priorità
ad altre campagne più performanti.
6 Dati aggiornati al 30 agosto 2016.
7 https://www.linkedin.com/help/linkedin/answer/12462/panoramica-sugli-
aggiornamenti-dell-azienda?lang=it.
8 http://www.slideshare.net/LImarketingsolutions/15-tips-for-compelling-company-
updates/4.
9 Qui, a differenza di Google AdWords, il tablet non è associato al desktop ma al
dispositivo mobile: il motivo è legato alla presenza sul mobile della app che vale per
smartphone e tablet.
10 https://business.linkedin.com/marketing-solutions/products/ppc-advertising.
11 https://www.linkedin.com/help/linkedin/answer/67515.
12 Di solito gli inserzionisti scelgono il “valore” della conversione in base all’importo
che sono disposti a pagare per un lead o un tipo simile di conversione.
13 Ci sono due opzioni a disposizione: Esatto e Inizia con; nel primo caso va inserito
l’URL esattamente come appare al visitatore della pagina, nel secondo caso
LinkedIn registra una conversione quando qualcuno che ha cliccato l’annuncio
228
arriva su una pagina che inizia con la stringa di caratteri inserita.
14 Qui sono disponibili ulteriori informazioni:
https://www.linkedin.com/help/linkedin/answer/67515.
15 https://www.linkedin.com/help/linkedin/answer/68600.
16 https://support.google.com/analytics/answer/1033863.
17 https://support.google.com/analytics/answer/1033867.
18 https://help.linkedin.com/app/answers/detail/a_id/4447/~/linkedin-search-relevance-
--people-search.
19 https://help.linkedin.com/app/answers/detail/a_id/50991/ft/eng.
20 Si può decidere di fare iniziare la campagna immediatamente o più avanti e si può
decidere una data di chiusura oppure di proseguire a tempo indeterminato. La
campagna diviene attiva dalla mezzanotte della data di inizio fino a quella di fine.
21 https://help.linkedin.com/app/answers/detail/a_id/1390.
22 Tutte le offerte sono nella valuta predefinita.
23 Nato e cresciuto in Italia da papà siriano e mamma italiana, bocconiano atipico,
espatriato in Irlanda con la famiglia, Adib Mouchanan vanta un’esperienza
professionale decennale con forti competenze in ambito New Business, Sales e
Account Management. Attualmente è Partner Manager in HubSpot, nel ruolo di
responsabile della fase di start up del mercato italiano.
229
Capitolo 7
Utilizzare il telefono nella strategia
230
• richiedere informazioni o gestire un contatto mentre ha le mani
occupate, quindi in quei casi in cui è più complesso compilare un
form o consultare uno schermo (per esempio mentre è alla guida
ecc.).
231
Figura 7.1 - Le probabilità di utilizzo di click to call.
232
Figura 7.2 - Click to call: cosa cambia nei diversi settori.
233
di premere un pulsante e fare partire subito la chiamata all’azienda;
2. tracciare le telefonate ricevute, organizzando un sistema di
monitoraggio, ossia capire da quale piattaforma (Google
AdWords, Facebook Ads ecc.) e da quale campagna, parola
chiave, annuncio, dispositivo, città provengono. Questa analisi
permette di valutare i risultati e i costi sostenuti per consentire
un’efficace attività di ottimizzazione delle campagne.
Una strategia di marketing di questo tipo è molto utile, per esempio, per le
aziende che operano nel mercato business to business dove il prodotto o il
servizio commercializzato necessita di maggiori informazioni e, quindi,
dell’intervento di un operatore che supporti nella consulenza e nella
vendita.
Nondimeno, anche nel mercato business to consumer ci sono alcuni
prodotti o servizi, nuovi o innovativi, complessi o costosi, che necessitano
di aiuto per agevolare la vendita.
È il caso per esempio delle aziende che operano localmente, come
ristoranti o alberghi, dove il contatto telefonico può agevolare la
prenotazione o la richiesta di disponibilità, piuttosto che aziende che
operano in e-commerce, dove l’utente potrebbe avere bisogno di
assistenza per concludere con successo l’acquisto.
235
Figura 7.3 - Lo spazio occupato nella pagina dagli annunci con estensioni attive.
236
Le estensioni di chiamata
Le estensioni di chiamata consentono di aggiungere un numero di
telefono agli annunci.
Su alcuni dispositivi mobile – quelli che Google definisce di fascia alta –
il motore di ricerca inserisce, oltre al numero di telefono, anche un
pulsante Chiama per far partire la chiamata con un semplice clic
direttamente dagli annunci della rete di ricerca6 (Figura 7.4).
237
Google richiede all’inserzionista di dimostrare che i numeri telefonici
inseriti siano suoi. Vanno perciò aggiunti gli stessi numeri su almeno una
pagina del sito web; Google provvederà al controllo attraverso chiamate di
prova7 per verificare che i numeri di telefono siano realmente esistenti e di
proprietà dell’inserzionista. Quest’ultimo, inoltre, deve dimostrare di
essere il proprietario del sito web visualizzato nell’annuncio.
Nel momento in cui si crea l’estensione di chiamata e si inserisce il
numero di telefono, Google richiede di specificare la nazione (del numero,
serve per il prefisso), le modalità di monitoraggio utilizzate e anche di
comunicare se si privilegia che il numero sia visualizzato su dispositivo
cellulare.
Specificare la preferenza per i telefoni cellulari (Dispositivo preferito -
Cellulare in Figura 7.5) non significa che il numero non sarà visibile sui
computer desktop e sui tablet, ma che il sistema li privilegia e renderà
meno probabile che l’estensione di chiamata sia pubblicata sui computer
desktop, portatili e tablet.
238
Figura 7.5 - La piattaforma di caricamento.
239
15% di clic in più rispetto a quelli senza estensione (dati interni Microsoft,
2014.)8.
Le estensioni di località
Una seconda tipologia di estensione utilizzabile è l’estensione di località9,
in grado di mostrare informazioni utili a chi sta facendo delle ricerche.
Le estensioni di località non contengono solo il numero di telefono, ma
anche una serie di altre informazioni come l’indirizzo, l’orario di
apertura (incluso l’orario festivo) ecc. (Figura 7.6).
240
visualizzare Bing Maps o Yahoo Maps su pc, tablet o smartphone. Su
smartphone sarà possibile ottenere indicazioni dettagliate.
Con le estensioni di località di Bing Ads è possibile visualizzare fino a
due indirizzi.
Secondo Bing, l’aggiunta di estensioni località alle campagne
pubblicitarie è in grado di favorire l’aumento della percentuale di clic del
7-10% (dati interni Microsoft, luglio 2015.)11.
241
In genere, i siti o i portali web possono ospitare annunci sia illustrati sia
testuali; e anche il numero di telefono può essere inserito all’interno di
questi banner pubblicitari.
Relativamente ai siti web della Rete Display di Google, vale la stessa
regola di quelli presenti nei motori di ricerca: gli annunci testuali possono
avere il numero di telefono solo nelle estensioni di chiamata13.
Scegliere di pubblicare annunci illustrati con un numero di telefono è
inusuale, perché questi sono di solito studiati per condurre l’utente,
attraverso un clic, a un sito o a una pagina di atterraggio dove sono
presenti le modalità di contatto, tra cui il numero di telefono da chiamare.
D’altra parte, in una strategia che punta ad agevolare il contatto telefonico
tra azienda e utente, può essere sensato “spingere” il numero di telefono
con ogni mezzo: l’idea è di provare a saltare la pagina di atterraggio e
incentivare il cliente a mettersi subito in contatto con l’azienda usando il
numero di telefono pubblicato negli annunci.
In Figura 7.8 è presentato l’esempio di una campagna per Amref14, con il
numero di telefono negli annunci.
243
passo è individuarlo tra quelli proposti15:
• creare awareness;
• influenzare la considerazione;
• incentivare le azioni.
In particolare, per l’argomento qui trattato, possiamo trovare
all’interno dell’obiettivo Incentivare le azioni, anche la voce Chiama
la tua attività. In questo modo Google AdWords è in grado di
agevolare l’inserzionista a creare una campagna nel modo più
efficiente ed efficace per gli obiettivi posti. L’utilizzo di annunci
illustrati che contengono il numero di telefono è sicuramente in linea
con questo obiettivo.
244
Figura 7.10 - Banner di Amref su LinkedIn.
245
È ancora possibile procedere alla verifica del testo18 prima della sua
pubblicazione: se questo strumento prima indicava il limite di
accettabilità, oggi suggerisce la quantità di testo da ridurre in modo che la
copertura dell’inserzione non sia minore a causa della quantità di testo
eccessiva presente nell’immagine.
246
Una volta selezionato questo invito all’azione, Facebook lo ricorda tramite
un pop up che invita a rimuovere il posizionamento, cioè a escludere la
sezione Notizie dei computer.
Selezionato l’invito all’azione Chiama ora e rimosso il posizionamento
Notizie dei computer, la piattaforma richiede di aggiungere un numero di
telefono e consente anche di visualizzare l’anteprima dell’inserzione
direttamente da dispositivo mobile.
Sarà quindi possibile per il cliente che visualizza questo annuncio cliccare
e contattare immediatamente al telefono l’azienda inserzionista.
Perché utilizzare il numero negli annunci illustrati sul web e sui social
network
Veicolare un numero di telefono sugli annunci illustrati ha una serie di
vantaggi e svantaggi.
I vantaggi sono i seguenti.
• Ampia copertura del target. Il numero di telefono aziendale ha
una grande visibilità perché i banner pubblicitari, grazie al numero
elevato di portali in grado di ospitarli e ai tanti formati a
disposizione, possono avere una larga diffusione e permettono
247
certamente di raggiungere un pubblico numeroso.
• Targetizzazione accurata. Oggi è possibile intercettare la propria
audience in modo molto preciso; sono tante le modalità di
targeting da usare per mostrare efficacemente il proprio annuncio a
un target definito. Per esempio la Rete Display di Google è in
questo senso molto performante e fornisce la possibilità di
selezionare direttamente uno o più siti web, e identificarli a
seconda degli argomenti o delle parole chiave presenti nelle pagine
(il cosiddetto targeting contestuale); è anche in grado di profilare
gli utenti19 a seconda delle visite al sito (attraverso gli strumenti di
remarketing) e degli interessi.
248
incaricando chi riceve la telefonata di segnare quando l’ha ricevuta
e di capire dall’interlocutore dove ha visto il numero, con tutti i
“ma” e i “se” associati. Solo così sarà possibile provare a utilizzare
questi dati in fase di consuntivazione e utilizzarli per valutare
l’efficacia e i risultati della campagna.
249
Figura 7.13 - La procedura per creare nuove conversioni su Google AdWords.
250
Selezionata una delle tre voci, si procede con la fase di impostazione,
attraverso la richiesta di ulteriori dettagli, tra cui il più interessante
riguarda la durata della telefonata. Google richiede di specificare la
durata minima della telefonata per poterla effettivamente considerare una
conversione, questo per evitare di conteggiare quei casi in cui qualcuno
potrebbe cliccare sull’annuncio per errore e poi chiudere la telefonata
dopo pochi secondi.
Definire la durata della chiamata è molto utile, per esempio, per le aziende
che hanno un risponditore automatico e che richiedono diverse selezioni
prima di mettere in collegamento l’utente con l’azienda.
Attraverso questi tracciamenti è possibile monitorare i seguenti tipi di
conversioni di chiamata.
• Chiamate dagli annunci: monitora le chiamate effettuate dagli
annunci di sola chiamata o dalle estensioni di chiamata presenti
negli annunci, quindi da dispositivo mobile.
• Chiamate a un numero di inoltro di Google sul sito web:
monitora le chiamate effettuate quando qualcuno fa clic
sull’annuncio e poi chiama un numero di telefono presente sul sito
web.
• Clic su un numero sul sito web per dispositivi mobile: effettua il
monitoraggio delle chiamate effettuate quando un utente visita il
sito web per dispositivi mobile dopo avere fatto clic su uno degli
annunci AdWords e poi, arrivato sul sito web per dispositivi
mobile, fa clic su un numero di telefono, attraverso un pulsante o
un link. In questo caso si possono monitorare solo i clic, non le
chiamate effettive, per l’assenza del numero di inoltro e la
presenza del solo tag.
251
I clic non sono evidentemente reali conversioni (per esempio non si può
tenere conto delle durate minime delle telefonate come consente invece di
fare il numero di inoltro ecc.), per di più non consentono sempre di
tracciare tutti i dati relativi alla campagna e quindi permettere un’efficace
ottimizzazione; tuttavia, in alcuni casi sono l’unico dato disponibile per
comprendere l’andamento della campagna.
Per vedere questi clic bisogna andare sulla piattaforma AdWords,
selezionare la Campagna, la voce Segmenta e il Tipo di clic: sarà quindi
possibile quantificare quante persone hanno cliccato sul numero di
telefono degli annunci.
Per gli annunci click to call è sufficiente verificare i clic che hanno
ricevuto: ricordiamo, infatti, che queste tipologie di annunci non sono
indirizzate a un sito web ma possono solo far partire una telefonata.
Quindi un clic equivale a una telefonata o, meglio, a un tentativo di
telefonata, non essendo possibile sapere se sia andata o meno a buon fine.
252
Inserire e tracciare i clic nelle estensioni e negli annunci di chiamata
consente solo di monitorare i clic e non le reali conversioni; è importante
quindi inserire anche il codice nel sito web che consente di attivare il
funzionamento dei numeri di inoltro di Google20.
253
vedere anche conversioni come Chiamate dagli annunci (quindi la
chiamata che parte direttamente cliccando un annuncio da un dispositivo
mobile) e Telefonate da Sito (l’utente ha letto il numero di telefono nel
sito web e poi ha effettuato la chiamata).
254
fare una verifica delle chiamate confrontandole con i dati posseduti dagli
operatori.
Risulta interessante anche la tipologia di chiamata: con Click-to-call per
cellulari ci si riferisce alle chiamate attivate dai clic su un numero di
telefono in un annuncio visualizzato su un dispositivo mobile, mentre con
Chiamate manuali ci si riferisce alle chiamate indirizzate ai numeri
visualizzati su dispositivi non in grado di effettuare chiamate telefoniche,
come tablet o computer desktop.
Per visualizzare questa reportistica, attiva solo se si è attivato un numero
di inoltro, si deve selezionare sulla piattaforma di Google AdWords la
scheda Dimensioni per poi scegliere Visualizza dettagli chiamata.
Questi dati potranno essere molto utili non solo per capire come sta
andando la campagna, ma anche per avere indicazioni sui giorni della
settimana e sulle ore del giorno in cui si ricevono più telefonate (e, se
consideriamo come parametro la durata, anche le più produttive).
In particolare, è possibile visualizzare nella colonna Stato, quali sono state
le chiamate Mancate e valutare in quali giorni e in quali orari non si è
riusciti a raccogliere le chiamate.
255
renderlo cliccabile; si rimanda al box Testimonianza del presente capitolo
nel quale sarà illustrata la procedura.
Conclusioni
Come abbiamo visto, gli smartphone sono prodotti sempre più evoluti che,
oltre a consentire un utilizzo importante di Internet e di varie applicazioni,
sono utilizzati principalmente per telefonare e inviare messaggi.
In particolare, l’uso combinato di motori di ricerca, social network e
portali web con una chiamata telefonica può diventare per le aziende un
mix molto importante per entrare in contatto con i clienti e favorire le
vendite.
Tutto questo all’interno di un sistema pubblicitario dove i dispositivi
mobile stanno crescendo e prendendo fette di mercato sempre più ampie, a
discapito dei desktop. Rispetto ai secondi, i primi possono infatti essere
utilizzati in ogni momento della giornata e ovunque, quindi hanno
maggiori occasioni di utilizzo.
Alcune piattaforme come Google AdWords, Bing Ads e Facebook Ads
hanno sviluppato strumenti in grado di favorire la visibilità del numero di
telefono, la possibilità di fare telefonate da smartphone con un solo clic e
di facilitare il tracciamento delle chiamate e, quindi, abbinare alle
conversioni non solo le campagne, ma anche le parole chiave, gli annunci
ecc.
È possibile utilizzare anche annunci illustrati su siti web e canali social,
ma sono soluzioni che al momento consentono solo la visibilità del
numero di telefono, perdendo l’opportunità della chiamata immediata e il
tracciamento che favorisce l’ottimizzazione della campagna.
Infine, nella testimonianza che segue, ecco alcune indicazioni su come
implementare istruzioni html5 sul sito web per consentire all’utente
provvisto di dispositivo mobile di fare una telefonata all’azienda con un
semplice clic.
Testimonianza
256
Intervento di Simone Bianchi22, direttore IT di T Communication
257
mentre rendere il secondo più leggibile inserendo spazi o punti che
rendano il numero più facilmente memorizzabile.
Riportare il numero in questo secondo spazio è, in realtà, facoltativo in
quanto il collegamento che rende il numero cliccabile è gestito
esclusivamente dalla formattazione del link href; è anche utile
“vestire” questa rappresentazione visiva.
Una pratica efficace può essere quella di aggiungere prima del numero
un’icona con la tradizionale cornetta per ricordarci che si tratta proprio
di un numero telefonico.
È anche possibile, all’occorrenza, inserire delle pause nella digitazione
in modo da rendere possibile la chiamata agli interni; inserendo il
carattere “p” si richiede la pausa di un secondo, con il carattere “w” si
richiede l’attesa del segnale di linea. Ecco di seguito un esempio:
Contatta direttamente l’amministrazione al <a
href=”tel:+3902999888p66”>02 999 888 int. 66</a>
Benché ormai superato è anche possibile specificare un numero come
fax; per farlo è sufficiente sostituire il prefisso tel: con fax:
Inviaci un fax al <a href=”fax:+39029998885”>02 999 8885</a>
Aggiungere i microdati
Con la pratica appena descritta abbiamo reso gli smartphone più
diffusi in grado di riconoscere il numero di telefono tra i contenuti di
una pagina web. In questo modoogni utente è in grado di avviare una
chiamata con un semplice tap sul collegamento che può essere reso più
visibile anche mediante semplici accorgimenti grafici come
sottolineature, icone o altro.
Un ulteriore consiglio per avere una maggiore visibilità è quello di
arricchire i collegamenti in modo che anche i motori di ricerca
possano comprendere la loro reale natura:
<div itemscope itemtype=”http://schema.org/Restaurant”>
<h1 itemprop=”name”>La bella Milano</h1>
Prenota subito: <span itemprop=”telephone”><a href=”tel:+
3902999888”>02 999 888</a></span>
</div>
In questo esempio abbiamo “etichettato” il numero di telefono
specificando che si tratta di un ristorante. Sebbene l’insegna “La bella
258
Milano” non contenga la parola “ristorante” abbiamo fatto capire ai
sistemi di indicizzazione di che tipo di locale si tratta.
Questa pratica, sebbene molto premiata dai motori di ricerca, non è
totalmente consolidata: per questo motivo la sua adozione fornirà al
contenuto una maggiore attenzione da parte dei sistemi di
indicizzazione che lo prediligeranno rispetto ai contesti nei quali non è
utilizzata.
È possibile trovare della documentazione corredata di esempi molto
significativi presso schema.org.
1 https://www.thinkwithgoogle.com/research-studies/click-to-call.html.
2 Una completa strategia integrata potrebbe prevedere che il numero di telefono sia
ben visibile oltre che online anche su materiale di comunicazione offline (cataloghi,
brochure, volantini, affissioni, carta stampata ecc.).
3 Google AdWords ha norme molto restrittive per la costruzione degli annunci
pubblicitari, ecco un elenco:
https://support.google.com/adwordspolicy/answer/6008942?hl=it e
https://support.google.com/adwordspolicy/answer/6021546?hl=it.
4 Esiste anche un’eccezione a queste regola: se il nome dell’azienda è un numero di
telefono effettivo (per esempio “1-800-ESEMPIOFREE”) è possibile richiedere una
verifica; Google esaminerà le informazioni per verificare se approvare o meno
l’annuncio.
5 Non sempre le estensioni all’annuncio sono visualizzate; AdWords mostra le
estensioni sulla base della posizione dell’annuncio nella pagina dei risultati di
ricerca di Google (alcune sono pubblicate solo in quelli che appaiono sopra i
risultati di ricerca), del ranking dell’annuncio, un fattore che combina offerta,
qualità dell’annuncio e della pagina di destinazione.
6 Le estensioni di chiamata sono utilizzabili anche in alcune campagne sulla Rete
Display e solo sui telefoni cellulari di fascia alta (non su desktop, laptop o tablet).
Non sono disponibili su “Solo Rete Display - Remarketing” o “Solo Rete Display”
con obiettivo di marketing “Installa app per dispositivi mobile” o “Interagisci con
l’app per dispositivi mobile”.
7 Le chiamate di prova sono realizzate per confermare la validità, l’accuratezza e la
pertinenza del numero di telefono; possono anche essere registrate. In alternativa,
per vedere confermato il numero, è sufficiente riportare lo stesso numero di telefono
all’interno della pagina di atterraggio o del sito web.
8 http://advertise.bingads.microsoft.com/it-it/estensioni-chiamata.
9 L’estensione di località è disponibile non solo sulla Rete di ricerca ma, nel caso di
Google, anche sui siti partner della Rete di ricerca di Google (se attivi l’opzione di
pubblicazione), quindi anche su Google Maps ecc.
259
https://support.google.com/adwords/answer/2404182?hl=it.
10 https://www.google.com/business. Le informazioni caricate su Google My Business
possono essere visualizzate nella Ricerca Google, Maps e Google+.
11 http://advertise.bingads.microsoft.com/it-it/estensioni-localita.
12 Le campagne di sola chiamata non sono ancora disponibili per la Rete Display.
13 Tali estensioni rimangono sempre limitate, per esempio le estensioni di chiamata
nelle campagne attive non supportano sulla Rete Display i numeri di inoltro o le
chiamate come conversioni.
14 Amref è un’associazione onlus con l’obiettivo di intercettare un mercato business
per iniziative di fund-raising legate al Natale.
15 https://support.google.com/adwords/answer/6175956?hl=it&authuser=1.
16 Anche per l’Audience Network, il network di spazi associato a Facebook che ne
pubblica le inserzioni.
17 https://www.facebook.com/business/help/fblite/980593475366490.
18 https://www.facebook.com/ads/tools/text_overlay.
19 https://www.google.com/settings/u/0/ads/authenticated?hl=it.
20 Nella pagina in cui è presente il numero di telefono e dove è anche stato incollato il
tag per il monitoraggio delle conversioni va aggiunto uno snippet di codice
JavaScript che sostituisce il numero di telefono con uno di inoltro di Google.
21 In realtà Google non utilizza un singolo numero ma destina numeri diversi per ogni
campagna, gruppo di annunci, annuncio e parola chiave attraverso un processo che
è invisibile all’utente.
22 Nato a Milano, Simone Bianchi si interessa presto all’information technology a tutto
tondo, soprattutto scrivendo codici e sperimentando di persona. Studia e si laurea
all’Università Statale di Milano. Oggi è IT Director presso il gruppo T
Communication. Ha contribuito alla progettazione e al rilascio di numerose
soluzioni tecnologiche e di piattaforme, ultima delle quali LovBy.com. Da qualche
anno ha iniziato a occuparsi dello sviluppo di sistemi di tracciamento e di
ottimizzazione dei contenuti web sia in termini di adattività sia in termini di
visibilità.
260
Capitolo 8
Le opportunità del mobile
261
Figura 8.1 - Utilizzo dei dispositivi mobile in Italia.
262
Figura 8.2 - Trend utenti unici nel giorno medio.
Nello stesso report Audiweb3, risultano nel complesso 34,8 milioni gli
italiani che dichiarano di accedere a Internet da cellulari o smartphone (il
72,6% della popolazione ha tra gli 11 e i 74 anni), 14,4 milioni da tablet
(il 30%) e 35,2 milioni da un computer da casa (il 73,4%).
263
9% almeno quattro e l’8% ne ha 5 o più.
264
Figura 8.5 - Il tempo trascorso online nel giorno medio.
Il successo del mobile a scapito del desktop è ormai una realtà anche nella
spesa pubblicitaria complessiva.
Secondo le stime di Zenith5, media agency del gruppo Publicis, nei
prossimi anni la spesa pubblicitaria online destinata al desktop diminuirà a
ritmi sempre più rapidi, contraendosi dal 2015 al 2018 di circa 10,7
miliardi di dollari (da 98,9 a 88). Nello stesso periodo di tempo, la spesa
pubblicitaria su mobile crescerà di 81,3 miliardi, diventando la
destinazione primaria degli investimenti in digital e arrivando a coprire
nel 2018 il 60% di tutto l’internet advertising.
Il grosso della spesa in digital advertising andrà sempre più
concentrandosi nei prossimi anni verso pochi importanti player: già nel
2015 Google e Facebook, i principali protagonisti del mercato, avevano
raccolto insieme circa il 76% di tutta la spesa pubblicitaria online6 a
livello mondiale.
265
piani tariffari personalizzabili sulle esigenze degli utenti, di
connessioni potenti e con una maggiore copertura territoriale;
• la crescente ampiezza di funzionalità rispetto agli altri dispositivi
connessi al web;
• la possibilità di poterne usufruire 24 ore su 24, 7 giorni su 7,
ovunque si trovino le persone (a casa, al lavoro, sui mezzi di
trasporto ecc.).
266
Figura 8.6 - Funzionalità smartphone vs desktop.
Anche a casa questi strumenti figurano infatti tra quelli più utilizzati
benché competano con altri dotati di schermi più grandi7, tra cui le smart
tv; queste ultime si stanno diffondendo rapidamente e sono un fenomeno
in continua crescita, poiché grazie a esse è possibile scaricare applicazioni
e navigare sul web anche attraverso l’utilizzo di console come Playstation
e Nintendo, sempre più evolute.
267
meglio questo canale per raggiungere il pubblico e quali opportunità o
minacce potrebbero presentarsi per il business.
Le aziende sono quindi impegnate a comprendere le logiche e le
modalità di fruizione, le esigenze degli utenti che utilizzano questi
dispositivi, ma soprattutto le circostanze specifiche (il giorno, l’ora, la
situazione, la località e anche la prossimità rispetto a qualche luogo ecc.)
in cui ne prediligono l’uso rispetto agli altri strumenti.
Sono le circostanze specifiche che consentono di distinguere meglio lo
smartphone rispetto agli altri dispositivi; le possiamo definire, in una
parola, il contesto in cui l’utente si muove8.
Ogni diverso contesto è in realtà legato a un differente utilizzo del
dispositivo, a un’esigenza particolare dell’utente.
Per fare qualche esempio, un contesto potrebbe essere quello
caratterizzato dal pendolare che la mattina sui mezzi pubblici utilizza lo
smartphone per cercare informazioni per le sue vacanze: fa delle ricerche,
guarda i siti degli operatori, legge le recensioni, valuta le alternative,
scrollando velocemente i contenuti sullo schermo di piccole dimensioni,
magari utilizzando un’app.
Un diverso contesto legato alla ricerca di informazioni per le vacanze è
quello serale in cui, a casa, la stessa persona, magari in compagnia della
famiglia, riguarda con maggiore attenzione i siti che hanno superato il
vaglio mattutino, confronta i prezzi, richiede le offerte, acquista i
pacchetti, prenota, ma questa volta utilizzando un computer desktop con
uno schermo grande, magari un portatile.
Perciò, una campagna pubblicitaria al mattino, su un dispositivo mobile
potrebbe concentrarsi sulla possibilità di fare branding, agganciare
l’utente, incuriosirlo, stimolarlo a visitare il sito o a cercare magari un
primo contatto.
La sera, una differente campagna potrebbe essere focalizzata su chi
utilizza dispositivi come computer desktop: con messaggi, anche
attraverso il remarketing, miranti alla conversione, alla richiesta di
preventivo o al contatto telefonico, o con annunci che mettono in evidenza
la scadenza di una promozione, la scarsità dei prodotti o dei servizi ancora
disponibili, il numero di quanti hanno recentemente acquistato ecc.
Le Figure 8.7-8.9 presentano alcuni esempi tratti da Booking.com e da
Expedia – tra i siti con maggiore esperienza di vendita online – che
evidenziano alcune tecniche per stimolare l’utente a prenotare
268
immediatamente una camera d’hotel: per esempio, sottolineando che i
prezzi non sono mai stati così bassi ed evidenziando il numero delle
prenotazioni concluse in giornata, il numero di camere rimaste, se la
prenotazione è appena sfumata (con il suggerimento di provare in date
differenti) o il numero di utenti che stanno cercando lo stesso prodotto in
quello stesso momento.
269
weekend, mentre le richieste di cibo d’asporto la sera dei giorni
infrasettimanali dopo le 21.
Date queste informazioni, potrebbe decidere di pubblicizzare nel
pomeriggio del sabato o della domenica il suo menu, gli orari di
apertura/chiusura, il numero di telefono, l’indirizzo e le indicazioni
stradali, le recensioni ricevute, per intercettare chi è sul desktop di casa,
mentre sta decidendo come passare la serata.
Al contrario potrebbe decidere, per le serate infrasettimanali, oltre un
certo orario, di pubblicare una diversa campagna pubblicitaria che
proponga il menu d’asporto, eventuali promozioni, il costo e i tempi della
consegna a domicilio, perché sa che quello è il momento per intercettare,
sempre sullo stesso motore di ricerca, chi sta tornando a casa dal lavoro e
ha in mano uno smartphone.
Per riassumere, il contesto è rappresentato dal luogo in cui l’utente si
trova, dal dispositivo che sta utilizzando, dal tempo che ha a disposizione,
dal momento della giornata, dal giorno della settimana ecc. Collabora,
inoltre, a generare tipologie di azioni di conversione originali per il
dispositivo mobile; un cliente, con lo smartphone, potrebbe infatti volere:
• cercare l’indirizzo o la strada da percorrere per il punto vendita di
un particolare prodotto;
• cercare il numero di telefono dell’azienda per chiamarla
immediatamente;
• effettuare il download di un’app ecc.
270
tipiche che possono essere così riassunte:
• fenomeno del multiscreen, per il quale non è più sufficiente
guardare uno schermo alla volta, ormai l’attenzione è rivolta in
contemporanea a più dispositivi, nel caso di due prende il nome di
second screen;
• fenomeno dello showrooming, che ha cambiato le abitudini di
acquisto in quanto la disponibilità di informazioni spinge
continuamente l’utente a confrontare prodotti online e offline,
anche mentre è in un punto vendita;
• fenomeno delle app, che utilizzano le funzionalità degli
smartphone e sono in grado di fornire all’utente nuovi servizi
innovativi.
271
Figura 8.10 - Analisi di The New Multi-Screen World.
272
Un secondo caso frequente è l’utilizzo di tablet e/o smartphone mentre, la
sera, si sta guardando la televisione sul divano: oggi esistono
trasmissioni televisive che hanno studiato questo fenomeno e lo usano per
incentivare gli utenti alla partecipazione in diretta.
Twitter è in particolare uno strumento che si è ritagliato uno spazio
interessante in questo ambito: le redazioni delle principali trasmissioni
televisive (in particolare quelle sportive, ma anche quelle di
intrattenimento, i reality, i programmi musicali) sono molto attive oggi
nello stimolare gli utenti a partecipare e intervenire in diretta utilizzando
un hashtag che diviene il punto di contatto e i social che diventano luoghi
di condivisione e comunicazione.
L’utente, da consumatore (consumer) della trasmissione televisiva,
diventa in questo modo protagonista, produttore e suggeritore di
approfondimenti (prosumer = produttore e consumatore) della
trasmissione stessa. Ed essendo protagonista è invogliato ad assistere alla
trasmissione e magari a innescare un passaparola con le persone che
conosce nella sua quotidianità e online.
Ovviamente questo è un fenomeno più diffuso su alcuni segmenti di
pubblico più giovani e più avvezzi all’utilizzo delle tecnologie digitali.
Un esempio tra tanti è la trasmissione televisiva serale di Rai 2, la
Domenica Sportiva9, che invita i telespettatori a partecipare alla
trasmissione attraverso i social network con la possibilità di porre quesiti
agli allenatori che partecipano in diretta. È sufficiente twittare una
domanda o un commento utilizzando l’hashtag #scusimister e si ha
l’opportunità di essere protagonisti in diretta della trasmissione.
273
Figura 8.12 - #scusimister.
274
Twitter perché «è il luogo dove si commentano gli avvenimenti in
diretta» e grazie ai suoi 320 milioni di abbonati sparsi sul pianeta è in
grado di raggiungere «i fan di football in tutto il mondo». Con questo
accordo la lega professionistica potrà raggiungere un numero crescente
di tifosi (soprattutto giovani) che non hanno una televisione o che
hanno rinunciato alle (ormai) tradizionali connessioni via cavo e
satellitari per guardare tutto quello che vogliono (informazione, sport,
cinema, reality ecc.) su Internet grazie a smartphone, tablet e computer
di ogni genere.
Per Jack Dorsey, il CEO di Twitter, questo accordo è il futuro del
binomio sport-rete e consente a Twitter di entrare nel mondo dello
sport professionistico americano dalla porta principale e
probabilmente di attrarre nuovi utenti.
275
Figura 8.13 - Second Screen al cinema.
276
Figura 8.14 - Second Screen a casa.
277
Figura 8.15 - Price checker.
278
come si legge nelle note del servizio, «la consegna in 1 giorno lavorativo è
disponibile per la maggior parte dei CAP in Italia». Per le altre zone
normalmente gli ordini impiegano 2 o 3 giorni per giungere a
destinazione, salvo casi eccezionali.
Questi servizi si stanno diffondendo con grande rapidità e le società che li
organizzano sono player molto temibili per i punti vendita, i quali stanno
cercando di attivare delle contromosse17.
Tra le contromosse più interessanti ve ne sono alcune prese dal mercato
americano dove il fenomeno dello showrooming è presente da diversi
anni: alcuni punti vendita di grandi dimensioni stanno implementando
l’utilizzo di barcode specifici proprietari e differenziati per i loro spazi
commerciali, altri stanno inibendo l’utilizzo del Wi-Fi all’interno dei loro
negozi, altri ancora stanno utilizzando sensori che segnalano se un cliente
sta accedendo con il suo smartphone a siti come Amazon in modo che
possano offrirgli una promozione in tempo reale.
Alcune grandi aziende americane di vendita al dettaglio (per esempio Best
Buy e Target) utilizzano strategie adattive dei prezzi tenendoli
continuamente monitorati e aggiornandoli in funzione dei principali
concorrenti presenti in rete.
Un famoso autore americano, Jay Baer, nel suo libro18 cita le parole di
Steve Deckert19, secondo il quale situazioni come queste si verificano
quando «il prodotto è ormai percepito come una commodity, dove se ne
valuta solo il prezzo e lo store è diventato una sorta di vending machine e
non un luogo dove l’offerta viene valorizzata».
Secondo Jay Baer diventano perciò importanti, in questi casi, la cortesia,
la disponibilità del venditore, la vicinanza del negozio fisico, senza
penalizzare lo showrooming.
Oppure la possibilità di utilizzare la tecnologia (mobile) a proprio
vantaggio; lo stesso autore riporta l’esempio della catena di negozi di
bellezza Sephora che negli Stati Uniti, per evitare queste problematiche,
ha sviluppato un’applicazione per iPad, disponibile solo all’interno dei
suoi negozi fisici, che fornisce per ogni prodotto dettagli aggiuntivi che
non sono disponibili con un semplice barcode20: in questo modo riesce a
far apprezzare al meglio i suoi prodotti e stimola l’acquisto immediato nel
punto vendita.
279
Il fenomeno delle app
Sulle applicazioni c’è tanto da dire, anche se sono un fenomeno ormai
molto conosciuto.
Ce ne sono sia per smartphone e tablet ma anche per desktop. In
particolare, le app su dispositivi mobile consentono di raggiungere gli
utenti ovunque si trovino, qualsiasi cosa stiano facendo, sia online che
offline, per esempio direttamente nei punti vendita, per incrementare le
transazioni e-commerce e fidelizzare l’utente ai servizi aziendali.
Esiste tanta letteratura sulle app, almeno rispetto ai due casi precedenti,
quindi non mi dilungherò troppo rimanendo sui concetti generali di una
strategia.
Le app (o applicazioni) sono modi esclusivi a disposizione delle aziende
per interagire con i clienti; questi strumenti hanno il vantaggio, rispetto
per esempio a un sito web (anche se ottimizzato per il mobile), di
utilizzare le funzionalità proprietarie dello smartphone. Funzionalità che
diventano sempre più avanzate man mano che la tecnologia dei telefonini
evolve: la possibilità di scattare foto o video, interagire con un microfono
o attraverso il Bluetooth con altri dispositivi, il GPS per consentire la
localizzazione ecc.
In Figura 8.16 sono presentati i dati tratti da Consumer Barometer sui
principali utilizzi dello smartphone; è possibile constatare che molte di
queste azioni sono svolgibili principalmente tramite un’applicazione
costruita ad hoc per lo smartphone.
280
Figura 8.16 - Principali utilizzi dello smartphone.
281
pubblicitaria.
Firebase23 è una piattaforma che Google ha acquisito, implementato e
messo a disposizione di aziende e sviluppatori: si occupa di tutto il back-
end delle applicazioni e consente di sviluppare rapidamente app di qualità,
di creare una base di utenti coinvolti e di guadagnare di più.
La piattaforma comprende numerose funzioni perfettamente integrate,
utilizzabili per l’elaborazione dei dati, le statistiche relative all’utilizzo, gli
strumenti per la crescita e la monetizzazione delle app.
282
Figura 8.17 - Il carrello della pagina di vendita di biglietti di ATM.
283
business stesso e dove il sito web nasce solo di conseguenza.
Costruita e lanciata un’app, la prima fase di una strategia focalizzata sulla
promozione di un’applicazione è ovviamente quella di creare una solida
base di utenti utilizzando sia i canali organici sia quelli a pagamento.
La seconda fase è promuoverla per aumentare il coinvolgimento degli
utenti e la frequenza con cui la riaprono e la riutilizzano.
Come sa bene chi già opera su questo mercato, una campagna focalizzata
sull’invito a scaricare l’app non basta, dato che la maggior parte delle app
viene abbandonata appena dopo il download, cancellata in breve tempo o
dimenticata sul telefonino senza essere più utilizzata.
Per incentivare quindi l’utilizzo e l’interazione tra l’utente e l’app, i clienti
vanno attirati nuovamente sull’app che hanno già scaricato promuovendo
l’incremento dell’utilizzo.
Le piattaforme di web advertising più note, come Google Adwords e
Facebook Ads, hanno reso disponibili strumenti pubblicitari in grado di
lavorare su entrambe le fasi, sia quella di promozione del download sia
quella per favorire il successivo ritorno sull’app scaricata e il
coinvolgimento degli utenti.
Google Adwords, in particolare, offre un’ampia varietà di formati e
posizioni con cui è possibile raggiungere l’utente di app in tutti i momenti
in cui è più predisposto:
• la ricerca organica nella rete di ricerca e su Google Play Store;
• la rete pubblicitaria sul motore di ricerca, i siti web, la piattaforma
video YouTube e gli account di posta Gmail.
284
Figura 8.18 - Campagna per app universale di Google AdWords.
285
Figura 8.19 - Campagne app per la Rete Display di Google.
286
Andrà aggiunto un testo e un invito all’azione inequivocabile; Facebook
suggerisce INSTALL_MOBILE_APP per le installazioni e Gioca o Usa
l’applicazione per le interazioni.
287
Figura 8.21 - La scelta delle app su Twitter Ads.
288
Figura 8.22 - Categorie delle app.
289
posizionamento dell’utente in una mappa e di calcolare la distanza rispetto
ad altri punti geografici (per esempio rispetto ai punti vendita). Allo stesso
tempo ci sono anche dei rischi, non legati alla tecnologia ma alle
tentazioni che genera. Il più grande è legato al tentativo di copiare o
almeno adattare una strategia di marketing online che ha dato buoni
risultati sui computer desktop anche ai dispositivi mobile.
Era possibile osservare questa strategia di adattamento agli albori del
mercato online, quando si tendeva a trasportare i messaggi pubblicitari
costruiti offline, per la stampa, al web o ad adattare gli spot televisivi ai
canali video come YouTube, con pessimi risultati.
Questo non significa che non sia consigliato mantenere un filo logico di
comunicazione tra i diversi media, ma solo che ogni messaggio va
adattato al canale utilizzato per trasmetterlo.
Gli utenti desiderano una fruizione personalizzata in base al dispositivo
che utilizzano, ma desiderano anche che l’esperienza che vivono su quel
dispositivo sia completa.
Il consiglio è perciò di progettare un sito ad hoc per dispositivi mobile
piuttosto che trasferire semplicemente i contenuti del sito desktop
adattandoli allo schermo più piccolo degli smartphone.
Va fatto un passo indietro per riconsiderare l’intera esperienza
dell’utente su un dispositivo mobile, pensando alle dimensioni del
dispositivo e alle esigenze particolari in cui lo utilizzerà, il contesto.
L’esperienza di navigazione tipica su un computer desktop è spesso
quella di chi sta comodamente seduto davanti a uno schermo di grandi
dimensioni (rispetto a uno smartphone, perché anche qui i casi sono tanti e
diversi), ha a disposizione un trackpad o un mouse e spesso una tastiera
completa per digitare complesse ricerche o compilare lunghi moduli.
L’utente ha anche la possibilità di scrollare la pagina, la quale, quindi, può
essere molto lunga.
Invece chi sta esplorando contenuti da uno smartphone molto
probabilmente si trova in movimento, spesso su un mezzo di trasporto, ha
davanti uno schermo di 4-6 pollici, con condizioni di luce instabili e non
sempre prevedibili, con una sola mano libera per navigare tra le pagine e
molto meno spazio per l’inserimento di testo.
In questa situazione possiamo interpretare al meglio come, per esempio,
anche i motori di ricerca (ma non solo loro) stiano cercando di fare
proprie le funzionalità dello smartphone consentendo la ricerca vocale
290
rispetto a un’esperienza di digitazione.
La gamma di assistenti virtuali sta iniziando a diventare importante: Siri
di Apple, Cortana26, Google Voice Search, Viv27, Amazon Alexa28 e ora
Home page di Google.
Le implicazioni sono importanti, sia in ambito SEO che SEA, se
consideriamo che le ricerche su Google da mobile sono in continua
crescita e di queste una frazione sempre più importante viene fatta proprio
a voce. Google ha recentemente29 dichiarato che il 20% delle domande
sulla sua Mobile app e su dispositivi Android sono vocali.
Conversational Search
All’evento SMX West30 del mese di marzo 2016, Behshad Behzadi,
Principal Engineer di Google a Zurigo ha annunciato che Google sta
lavorando per migliorare la funzione di ricerca vocale (Conversational
Search). L’obiettivo non è solo quello di incrementare l’utilizzo del
motore di ricerca, ma anche di favorire l’individuazione e l’acquisto di
prodotti con la voce senza digitare parole o senza cliccare alcun
pulsante.
Per esempio, la frase potrebbe essere: Google, mi trovi un disco rigido
esterno a stato solido da 1 TB? Il motore di ricerca mostrerà allora i
risultati sullo schermo. L’acquirente potrebbe proseguire dicendo: Ok.
Voglio acquistare quello da BestBuy. Seguirà una ricevuta del
fornitore con le informazioni di consegna.
Tutto questo è un processo ottimale da un mobile che dispone delle
funzionalità audio e microfono integrate, e consentirebbe di superare
eventuali difficoltà legate alle dimensioni dello schermo e alla
digitazione dei termini in fase di ricerca e acquisto del prodotto.
L’articolo di Search Engine Land citato in precedenza sostiene come
Amazon Alexa, per esempio, permetta agli utenti di ordinare una pizza
da Domino o un noleggio su Uber; Google ha annunciato di aver già
integrato una serie di servizi transazionali di terze parti nella sua
homepage, tra cui Uber, Pandora, OpenTable, Spotify, WhatsApp e
Ticketmaster.
291
Quindi un’esperienza ottimizzata per i dispositivi mobile su un sito web è
caratterizzata da una navigazione estremamente facilitata, menu
immediati, immagini che si caricano molto velocemente e un testo
semplificato.
Molti siti per dispositivi mobile decidono di ridurre o eliminare del tutto la
necessità di digitare testi e numeri o di scorrere la pagina, e decidono di
presentare aree selezionabili con il tocco, che tengono conto della
mancanza di precisione associata all’utilizzo di un touch screen su uno
smartphone.
292
una conversione attraverso la canalizzazione di acquisto sono quattro:
1. cross-device (un consumatore esegue una ricerca e fa clic su un
dispositivo ma effettua la conversione su un altro, spesso passando
da un dispositivo mobile al computer desktop);
2. chiamate (un consumatore esegue una ricerca e fa clic su un
dispositivo ma effettua la conversione telefonando all’attività
commerciale);
3. negozio (un consumatore esegue una ricerca e fa clic su un
dispositivo ma si reca in negozio per effettuare l’acquisto);
4. in-app (un consumatore esegue una ricerca e fa clic su un
dispositivo ma apre o scarica l’app effettuando la conversione
all’interno dell’app).
293
Sono tutte modalità in grado di dare ampio risalto all’immagine aziendale
e di favorire il ricordo nell’utente.
Vendere online
Il mobile è certamente uno strumento molto efficace nella promozione dei
prodotti online, anche se non è al momento il canale di vendita
privilegiato perché allo schermo ridotto, che non consente sempre di
godere appieno di immagini e descrizioni di prodotti, si aggiungono le
difficoltà nella compilazione del form di registrazione con le tastiere
piccole e un numero di passaggi (indirizzo di spedizione, fatturazione
ecc.) che spesso le aziende non riescono a ottimizzare, demotivando il
potenziale utente.
Molte aziende hanno lavorato per semplificare il numero dei passaggi
durante la fase di pagamento: prima fra tutte Amazon32, poi Apple33 e
Paypal34, che puntano su processi che mirano a lavorare con un solo clic
di acquisto.
In questo modo, invece di immettere ogni volta manualmente le
informazioni di fatturazione e spedizione per un acquisto, un utente può
effettuare l’acquisto con un username e/o un indirizzo email e una
password a cui è associata una carta di credito predefinita. Non solo negli
acquisti, ma anche nel semplice passaggio di denaro.
Snapcash
Snapchat, una delle app più interessanti e innovative oggi esistenti, ha
sviluppato un sistema di trasmissione di denaro via chat, che prende il
nome di Snapcash e consente di utilizzare la carta di credito per pagare
beni o semplicemente inviare denaro a un altro utente Snapchat. Negli
Stati Uniti questa funzionalità è a disposizione di tutti gli snapchatters
con più di 18 anni dotati di una carta di credito.
È sufficiente inserire i dati della carta di credito nelle Impostazioni; le
informazioni sono memorizzate in modo sicuro da un’applicazione
chiamata Square35. Nel momento in cui si vuole trasmettere del denaro
a un contatto è sufficiente digitare il simbolo del dollaro con un
294
importo (come $ 11,50): appare un pulsante verde che, una volta
cliccato, permette di addebitare l’importo dalla carta di credito
registrata a quella del destinatario.
Incentivare le chiamate
Lo smartphone consente ai consumatori di mettersi in contatto con
facilità, in tempo reale e ovunque si trovino, con un’altra persona o
un’azienda per chiedere aiuto, risolvere un problema, trovare la giusta
risposta a una domanda o per svolgere un’attività, come per esempio
l’acquisto di un prodotto o un servizio.
Gli utenti si affidano al cellulare perché è il modo più veloce e spesso più
efficiente per svolgere una determinata attività.
Una strategia efficace è quella di mettere a disposizione un numero di
telefono che consenta, anche solo in determinate ore o giorni, di stabilire il
contatto tra l’utente e l’azienda. Nel capitolo dedicato ci sono alcune
indicazioni sullo sviluppo di una strategia mirata al contatto telefonico.
295
informative online, dove si preparano; e se visitano meno i punti vendita
locali è bene ricordare che quando lo fanno sono più pronti all’acquisto,
acquistano di più e più velocemente.
Le visite hanno finalità ben precise perché i consumatori hanno già
interagito con i prodotti venduti o con il negozio nel loro percorso online.
I punti vendita devono perciò essere pronti a raccogliere queste sfide e ad
accogliere un utente più informato e preparato fornendogli un servizio
migliore e più accurato.
Google AdWords e Facebook Ads mettono a disposizione strumenti
pubblicitari per orientare il pubblico verso i punti vendita locali.
Con Google AdWords è possibile fare una campagna localizzata
geograficamente e impostata sui dispositivi mobile; certamente molto
interessanti in questo senso sono le estensioni di località.
Facebook Ads ha creato un obiettivo ad hoc chiamato Notorietà in zona
per consentire di promuovere l’azienda rivolgendosi alle persone nelle
vicinanze. Il primo passo di questa campagna è l’inserimento di: indirizzo,
distanza massima che descrive un’area circolare intorno all’indirizzo
stesso, età e genere dell’audience.
Facebook comunica la copertura potenziale della campagna, e su queste
basi si può valutare se la campagna ha un’audience in linea con gli
obiettivi preposti.
296
Figura 8.23 - Facebook Ads, Notorietà in zona.
Costruire un’app
Una volta creato un sito per dispositivi mobile, il passo successivo è
iniziare a utilizzare un’app che rafforzi le relazioni con gli utenti.
Va costruita un’app ben fatta, e va promossa in modo strategico attraverso
una serie di strumenti oggi a disposizione per fare in modo di aumentare
la frequenza di coinvolgimento.
Come già detto in precedenza, le app possono attingere dalle tante
funzionalità del telefonino e diventare molto utili per gli utenti,
fidelizzandoli al brand.
Conclusioni
L’utilizzo di dispositivi mobile è oggi in crescita, i nuovi modelli di
dispositivi sono sempre più economici, i piani tariffari più flessibili e in
grado di assecondare le esigenze degli utenti, le connessioni potenti vanno
297
di pari passo alle quantità di dati scambiate, vi è una maggiore copertura
territoriale e maggiori funzionalità: questi sono tutti fattori che stanno
facendo crescere la diffusione nell’utilizzo di smartphone e tablet a livello
mondiale.
I dispositivi hanno il grande vantaggio di poter essere utilizzati 24 ore su
24, 7 giorni su 7, ovunque si trovino le persone (a casa, al lavoro, sui
mezzi di trasporto ecc.).
Secondo Consumer Barometer, gli smartphone e i cellulari sono gli
strumenti oggi più usati in Italia rispetto a desktop, tablet, eReader ecc.
Ci sono tre fenomeni interessanti che si stanno manifestando. Il primo è
quello del multiscreen, grazie al quale un numero crescente di persone
trascorre giornate intere davanti a più schermi contemporaneamente, in
una sorta di multitasking, dove ogni schermo consente di seguire una
diversa attività.
Un secondo fenomeno è quello dello showrooming (la sfida della
trasparenza dei prezzi), dove gli utenti utilizzano i propri smartphone per
guardare prezzi e recensioni di prodotti da acquistare mentre sono in
negozio e li provano. Spesso decidono di non acquistarli nel punto vendita
ma online, facendoseli spedire direttamente a casa in breve tempo.
Infine, vi è il fenomeno delle applicazioni che consentono di raggiungere
gli utenti ovunque si trovino e qualsiasi cosa stiano facendo; possono
favorire l’esperienza offline anche nei punti vendita, incrementare le
transazioni e-commerce e fidelizzare l’utente ai servizi aziendali.
Il suggerimento è di sviluppare prima un sito web mobile (ottimizzato per
il mobile) e solo in seguito un’applicazione capace di interagire con i
clienti più fidelizzati fornendo nuove opportunità di interazione e nuovi
servizi.
Google AdWords, Facebook Ads e Twitter Ads hanno implementato
soluzioni di advertising su misura per promuovere le applicazioni,
ottimizzare il download a pagamento delle app e il successivo
coinvolgimento degli utenti, e per indirizzare gli utenti verso i negozi
fisici.
Testimonianza
298
Intervista rilasciata all’autore da Alessandro Orlando37, Agency
Account Strategist
299
Quindi è necessario non solo essere presenti, ma anche cercare in ogni
modo di non rimanere fermi ad aspettare che il business arrivi da solo.
Ormai le nuove generazioni nascono digitali: la user experience deve
migliorare per poter fidelizzare i propri clienti e acquisirne di nuovi.
300
poco altro, ora quasi tutti i ristoranti si stanno adeguando aderendo a questi servizi.
18 Youtility di Jay Baer, Portfolio Penguin, 2013.
19 Steve Deckert è l’e-commerce manager dell’azienda americana Sweet Tooth.
20 Kelly Meghan, “Makeup Retailer Sephora launch iPad program (exclusive)”,
Venture Beat, 13 March 2012.
21 https://firebase.google.com/.
22 https://firebase.google.com/docs/analytics/.
23 Ogni sviluppatore può ovviamente crearsi il proprio servizio di back-end
personalizzato ma, dato che Firebase è già pronta all’uso e funzionale, in molti
preferiscono utilizzarla.
24 Questo è il link per saperne di più sulla Card app:
https://dev.twitter.com/cards/types/app.
25 Questo tema è già stato trattato nel capitolo precedente.
26 http://windows.microsoft.com/it-it/windows-10/getstarted-what-is-cortana.
27 http://viv.ai/.
28 https://developer.amazon.com/alexa.
29 http://searchengineland.com/google-reveals-20-percent-queries-voice-queries-
249917?utm_campaign=socialflow&utm_source=twitter&utm_medium=social.
30 http://searchengineland.com/google-would-like-you-to-buy-products-using-voice-
search-243716?
utm_campaign=socialflow&utm_source=twitter&utm_medium=social.
31 https://www.thinkwithgoogle.com/collections/full-value-of-mobile.html.
32 https://www.amazon.it/gp/help/customer/display.html?nodeId=201453950.
33 https://support.apple.com/kb/TA27390?viewlocale=it_IT&locale=it_IT.
34 http://www.macitynet.it/paypal-lancia-il-suo-pagamento-immediato-one-touch-
anche-sul-web/.
35 Una società di pagamenti mobili cofondata nel 2009 da Jack Dorsey, uno dei
manager di Twitter.
36 C’è una catena di negozi a Milano che si è specializzato nella vendita di rose, non di
fiori in generale, ma solo di rose. È un esempio, tra centinaia, di come un punto
vendita specializzato possa distinguersi nel mercato.
37 Cresciuto in un mondo prettamente commerciale, Alessandro Orlando è esperto di
strategie di vendita. Ha operato in diversi ambiti, dalla vendita di appartamenti in
Messico per la società di famiglia alla vendita di carboncini per motori elettrici in
una piccola azienda italiana. Da qualche anno è immerso nel mondo digital e in
particolar modo in Google AdWords, realtà che ritiene stimolante e nella quale non
è contemplato rimanere fermi. Nello specifico, è un Account Strategist che analizza,
costruisce e ottimizza campagne AdWords.
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Glossario
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ecc.).
DEM (Direct Email Marketing): è un’attività di comunicazione
pubblicitaria (diretta) che utilizza la posta elettronica. È uno strumento
che può essere molto efficace per comunicare verso target specifici.
Email marketing: è una tipologia di marketing che usa la posta
elettronica come mezzo per comunicare messaggi, per lo più commerciali,
al pubblico.
Gmail: è un servizio webmail gratuito di proprietà di Google che unisce
le migliori funzioni della posta elettronica tradizionale alla tecnologia di
ricerca del motore di ricerca di Mountain View.
Google Tag Manager: è uno strumento di Google che consente di gestire
in modo molto efficace i codici di tracciamento (i cosiddetti “tag”: come
Google Analytics, i codici di remarketing e quelli di conversione di
Google AdWords, ma anche Facebook, Twitter, Bing, LinkedIn e molti
altri) che sono di solito utilizzati per monitorare le visite e le conversioni a
un sito web.
GSP (Google Sponsored Promotion): le promozioni sponsorizzate di
Google sono annunci pubblicitari che gli utenti di Gmail visualizzano
all’interno della loro casella di posta Gmail, nell’apposito spazio in alto (o
tab) riservato alle promozioni e alle offerte.
Impression o visualizzazioni: rappresentano il numero di volte che una
pagina web, un banner o un annuncio testuale viene visualizzato dagli
utenti internet. La maggior parte delle campagne pubblicitarie sul web
sono pagate in base alle impression avute dai banner o dalle pagine dei
siti, cioè in base a quante volte quell’annuncio o quella pagina è stata
visualizzata dagli utenti, senza però tener conto di quanti utenti abbiano
poi cliccato realmente. Questa tipologia di remunerazione è definita a
CPM (Costo Per Mille impression).
Landing Page / Pagina di atterraggio: è una pagina web specificamente
strutturata che il visitatore raggiunge (o appunto dove il visitatore atterra)
dopo aver cliccato un link o una pubblicità.
Metatag: sono particolari tag HTML attraverso i quali è possibile
specificare informazioni (anzi, meta-informazioni) relative al genere e al
tipo di pagina web. Sono inserite nell’head della pagina web.
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PMI: sono piccole e medie imprese, aziende le cui dimensioni rientrano
entro certi limiti occupazionali e finanziari prefissati.
Prosumer: è un termine mutuato dall’inglese ed è formato dalla parola
producer e dalla parola consumer; si riferisce a un “utente” con un ruolo
più attivo nelle fasi di creazione, produzione, distribuzione e consumo di
un prodotto.
Referer: rappresenta la fonte dalla quale un utente è arrivato su una
pagina. Il referer è parte integrante di una request HTTP inviata dal
browser al web server.
Remarketing: è una forma di pubblicità online che si rivolge agli utenti
sulla base delle loro precedenti azioni su Internet, in particolare in
situazioni in cui tali azioni non si sono tradotte in vendite o conversioni.
Mentre una normale attività di marketing ha il fine di condurre il
potenziale cliente a conoscere il sito dell’impresa, la sua app, il prodotto o
il servizio, il remarketing aiuta a mantenere il marchio visibile agli utenti
dopo che hanno lasciato il sito web; è studiato per incoraggiarli, mentre
navigano online, a tornare sul sito web o sulla app per completare un
acquisto, mostrando loro un messaggio o un’offerta interessanti.
ROI (Return On Investment): è uno dei principali indici di redditività
del capitale investito. È un indice di bilancio che indica la redditività e
l’efficienza economica della gestione caratteristica aziendale.
SEA (Search Engine Advertising): è detto anche “keyword advertising”
e rappresenta la campagna pubblicitaria sui motori di ricerca (i relativi
annunci sono detti “a pagamento” rispetto a quelli naturali o organici
frutto di un’attività SEO).
Search Console Google: è un servizio gratuito di Google molto utile per
monitorare e gestire la presenza del sito web nella SERP del motore di
ricerca. Utilizzando Google Search Console è possibile ricevere molte
informazioni sul proprio sito. Anche gli altri motori di ricerca dispongono
di questo tipo di servizi, per esempio quello di Bing prende il nome di
Webmaster Tool.
SEO (Search Engine Optimization): è quell’insieme di strategie e
pratiche volte ad aumentare la visibilità e la posizione di un sito internet
nelle classifiche dei motori di ricerca (il posizionamento che ne deriva è
detto organico o naturale).
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SMS (Short Message Service): è un acronimo comunemente usato per
indicare un breve messaggio di testo inviato da un telefono cellulare a un
altro.
Tasso di conversione: è un parametro calcolato dal rapporto tra il numero
delle conversioni e il numero dei clic sull’annuncio. È indicato con un
valore percentuale.
Web analytics: è un sistema di tracciamento o monitoraggio che consente
il tracciamento degli utenti e delle loro visite a un sito web (Google
Analytics è la più conosciuta piattaforma di web analytics).
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