VITA
Nasce a Genova nel 1896. Già da ragazzo è molto sensibile e tendente all'introspezione.
La conquista dell'autonomia poetica matura con la lettura dei contemporanei: da Pascoli a
D'Annunzio, da Gozzano a Saba.
Poco prima della partenza per il fronte scrive "Meriggiare pallido e assorto", che segna la
nascita ufficiale della sua poetica.
Dopo la 1 Guerra Mondiale pubblica la sua prima raccolta poetica sotto il titolo "Ossi di
Seppia" (1925), opera che avrà un grande successo, e firma poi il Manifesto degli
intellettuali antifascisti dichiarandosi quindi contrario alla dittatura. In questi anni
comincia a conoscere ed apprezzare anche la scrittura di un altro importante autore
italiano che non tutti tenevano in considerazione, cioè Italo Svevo, che proprio Eugenio
Montale, aiutò a far conoscere agli intellettuali e agli editori del suo tempo.
Nel 1939 pubblica una nuova raccolta "Le Occasioni", e conosce Drusilla Tanzi che sarà
sua moglie e il grande amore della sua vita.
Nel 1975 riceve il Nobel per la Letteratura.
Muore il 12 settembre 1981 a Milano e per lui verranno celebrati i funerali di Stato.
Pensiero e Poetica
Eugenio Montale è insieme un poeta e un critico, è molto attento cioè a guardare, giudicare e
interpretare le opere di autori affermati o giovani emergenti per capire il loro valore ed esaltarlo.
Questo significa che è molto sensibile a quello che accade nel mondo culturale a lui
contemporaneo e recepisce tutto ciò che si avvicina alle sue idee poetiche e che trova utile
riutilizzare.
La poesia e il linguaggio poetico sono ormai in decadenza, questo perché il linguaggio in generale
non è più aulico sublime come quello dei tempi passati e inoltre ci sono troppi poeti e troppi
componimenti in giro.
La poesia allora deve parlare proprio di questo: serve a dichiarare che la Poesia sta morendo. Per
quanto riguarda il linguaggio, Montale sviluppa quella che viene chiamata dagli studiosi "la
poetica dell'oggetto".
Questo è un sistema di scrivere che viene ripreso dal poeta e scrittore inglese Thomas S. Eliot che
aveva teorizzato la poetica del "correlativo oggettivo": si tratta di avvicinare oggetti e figure che
fra loro hanno delle analogie e che, letti uno accanto all'altro, suscitano direttamente un'emozione
senza bisogno di aggiungere altro. Usare uno stratagemma del genere fa in modo che il linguaggio
poetico risulti molto diretto e schietto eppure tanto carico di significati.
Rassegnazione e negatività caratterizzano la poesia di Montale; la vita appare piva di un senso
profondo e c'è una grande disillusione verso la realtà
Opere
"Ossi di Seppia" (1925) edito da Piero Gobetti. Sul titolo della raccolta sono state formulate
varie ipotesi;
quella più accreditata, è che gli "ossi di seppia", in virtù della loro origine (sono residui calcarei di
molluschi che il mare deposita sulla spiaggia), alludano a una conduzione di vita impoverita,
ridotta all'aridità e all'inconsistenze: La terra per Montale, rappresenta una sorta di esilio
psicologico. Un'altra teoria è che il titolo sia metafora del lavoro del poeta, che cosi come il mare
leviga gli ossi di seppia, il poeta leviga la sua poesia per giungere all'essenziale.
Gli Ossi sono divisi in quattro sezioni: "Movimenti", "Ossi di seppia", "Mediterraneo" e "Meriggi
d'ombre". Questa raccolta rappresenta un Montale ancora molto attaccato alla Liguria, sua terra
natale.
Tra i temi fondamentali della raccolta si ha la condizione di "osso di seppia" del poeta, che a causa
dell'impoverimento della vita non può più attingere al sublime, e deve ripiegare su realtà minime e
marginali e legato a questo, c'è il tema dell'arsura e dell'aridità, presente nella descrizione del
paesaggio ligure e l'allegoria del muro, simbolo dell'impedimento dell'uomo di attingere alla
pienezza vitale. Altri temi presenti in Montale sono l'eterno ritorno (Montale vede il continuo
ritorno del tempo su se stesso come una prigione per l'uomo) e "l'immolo andare" (cioè che l'uomo
si illude di muoversi, ma in realtà è immobile).