VITA
Nascita: Sorrento, 1544
Studia presso i gesuiti di Napoli fino al 1554, quando raggiunge il padre a Roma.
Lunga serie di viaggi: si trasferisce, o per studio o per seguire il padre, a Venezia, Padova e
Bologna, dove ha modo di conoscere vari membri delle nobiltà e delle corti italiane.
1565 chiamato alla corte di Ferrara: prima come cortigiano di Luigi d’Este e dal 1572 del duca
Alfonso d’Este. Compiti di rappresentanza (perlopiù culturali)
1573 compone l’AMINTA
1575 termina la composizione della GERUSALEMME LIBERATA. Tuttavia ossessionato dall’idea di
aver scritto un poema non allineato alla controriforma e teme di essere colpevole di eresia al
punto da sottoporre l’opera al giudizio di revisori che ne criticano il contenuto.
Temendo di essere caduto in errore nel 1577 si autoaccusa come eretico al tribunale
dell’inquisizione che però lo giudica innocente.
Si allontana da Ferrara per farvi ritorno nel 1579 quando aggredisce il duca durante il suo
matrimonio. Di fronte a ciò il duca fa rinchiudere tasso in un ospedale per pazzi, in cui rimane fino
al 1586 quando viene mandato a Mantova dai Gonzaga.
Periodo florido per la produzione letteraria, composte numerose RIME e la maggior parte dei
DIALOGHI. In questo periodo viene anche pubblicata, a sua insaputa, la Gerusalemme liberata,
cosa che gli provoca grande disagio perché la considerava ancora in fase di revisione.
Abbandona Mantova solo un anno dopo per trascorrere gli ultimi anni della sua vita a Napoli e poi
a Roma. Qui compie un profondo lavoro di revisione del suo poema che pubblica in versione
definitiva nel 93 con il titolo di Gerusalemme conquistata.
Morte: Roma, 1595
POETICA
La LETTERATURA per tasso è tutto, è un modo di offrirsi interamente al pubblico, dal rapporto col
quale egli cerca successo e gloria. Il luogo deputato a questo riconoscimento sociale veniva
individuato nella corte. Il fatto che i suoi ideali di corte non sono individuabili perfettamente nella
realtà della corte lo pone nell’insoddisfazione e nel desiderio di fuga.
La sua FIGURA PATERNA per lui è un modello di cortigiano e scrittore. Con la sua opera si propone
di diventare ciò che il padre non ha potuto essere fino in fondo, ma deriva un senso di colpa
poiché ripetere l’esperienza paterna e come porsi in concorrenza con lui. Per questa ragione
l’atteggiamento di tasso verso l’AUTORITÀ è ambiguo: in esso si scorge sempre qualcosa di
paterno ma non riesce a uniformarvisi interamente.
OPERE:
- Prime rime pubblicate nel 67 in una raccolta di liriche d’amore. Più tardi si preoccupò di
raggrupparle tutte in volumi di rime e prose, stampati a partire dall’81 e poi diviso in 3 parti
negli anni 90, ne furono pubblicate però solamente 2
- L’AMINTA, tradizione della favola pastorale, scritto nel 1573, sintesi tra dimensione
pastorale mondo cortigiano: l’immagine poetica tradizionale dei pastori si trasforma in uno
specchio della vita di corte. Da un lato viene rappresentato la vita semplice e i sentimenti
spontanei che simboleggiano l’evasione dal mondo delle corti, dall’altro gli aspetti più
frivoli della vita cortigiana.
Tirsi, personaggio immagine dell’autore, incline a una disincantata saggezza, stanco degli
splendori della vita di corte, turbato da una sotterranea insoddisfazione.
Dafne, immagine della dama di corte, esperta di questioni amorose, attraversata dal
disincanto dovuto alla coscienza del consumarsi di ogni bellezza materiale.
La favola rappresenta l’amore del pastore Aminta per la ninfa Silvia: secondo uno schema
tradizionale, la ninfa fugge l’amore e preferisce la caccia. Dafne cerca di convincerla ad
accettare l’amore del pastore, mentre Tirsi aiuta Aminta a vincere la sua timidezza. Quasi
tutte le scene vengono narrate da dialoghi tra i vari personaggi. La vicenda sfiora e respinge
la tragedia, nel gioco convenzionale delle morti apparenti degli amanti.
- GERUSALEMME LIBERATA, Primo abbozzo nel 1559 col titolo di Gerusalemme, prima
stesura del poema nel 75, in ottave, 20 canti. Lavoro accurato di correzioni e
rimaneggiamenti. Pubblicata poi senza il suo consenso nell’81.
La definitiva Gerusalemme conquistata, dedicata a Cinzio Aldobrandini, in 24 canti, apparve
a Roma nel 93 e a Pavia nel 94.
L’idea di un poema eroico che ha come tema la prima crociata occupa tutta la vita di Tasso.
Il testo della Liberata, stampato ad insaputa dell’autore nel 1581 e diventa subito oggetto di
approvazione o di critiche da parte degli intellettuali italiani che in quel momento discutono sul
tema della lingua italiana. Tasso dà forma ad un racconto plurale in cui i due schieramenti sono
completamente separati: da un lato i crociati sostenuti dall’intervento divino, dall’altra i pagani
sostenuti dalle forze infernali.
Goffredo, capitano dell’esercito, è assillato da dubbi su come tenere unita l’armata
cristiana; Rinaldo ripropone più di tutti i tratti tipici dell’eroe cavalleresco, come la forza fisica e la
gioventù; Tancredi, invece, è una figura malinconica e tormentata dall’amore infelice per la
pagana Clorinda.
TRAMA
La Gerusalemme liberata racconta le vicende dell'ultimo anno della prima Crociata del 1096-1099,
che portò all'assedio e alla conquista del Santo Sepolcro, anche se Tasso modificò in parte la realtà
storica immaginando che i Crociati fossero presenti in Terrasanta da sei anni: all'inizio del poema
l'arcangelo Gabriele si manifesta a Goffredo di Buglione comunicandogli la decisione divina di
assegnare a lui il comando delle operazioni militari, cosa che il guerriero accetta diventando il
"capitano" dell'impresa che alla fine risulterà vittoriosa. Le forze infernali tentano, senza successo,
di ostacolare l'assedio spargendo discordie nel campo cristiano e distogliendo i Crociati dal loro
dovere con lusinghe di vario tipo (specialmente amorose), anche se alla fine Goffredo saprà
riportare i suoi "compagni erranti" sulla retta via e assicurare il buon esito della guerra con la
vittoria finale
La trama del poema riproduce in parte lo schema della tragedia classica, secondo il
modello aristotelico tratto dalla Poetica, e i venti canti possono essere raggruppati in cinque parti
corrispondenti agli atti di una tragedia greca. Le vicende presentano infatti un centro drammatico,
rappresentato dall'assedio alla città di Gerusalemme, rispetto al quale si dipanano alcuni filoni
narrativi che fanno deviare gli sforzi degli assedianti dal loro dovere, finché l'intervento divino fa
nuovamente convergere gli sforzi nell'assalto finale determinando la caduta della città e
la vittoria dei Crociati; la tecnica usata è dunque quella della peripezia, tipica della tragedia
classica. Ovviamente i modelli seguiti da Tasso sono quelli dell'epica classica e in
particolare Iliade ed Eneide, quest'ultima imitata soprattutto nel porre al centro del poema
un eroe protagonista.