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SOMMARIO 4111
92 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
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EDITORIALE
3 DIALOGARE NELLA LAICITÀ?
La Civiltà Cattolica
Due eventi hanno riacceso il dibattito sulla laicità in Italia negli ultimi tempi: da una parte, la
discussione in Parlamento sul disegno di legge Zan; dall’altra, la raccolta firme per avanzare la
richiesta di referendum sul fine vita. Si sono levate voci a favore e voci contrarie e abbiamo assi-
stito a prese di posizione di bandiera; altre volte si sono manifestate opinioni sincere che faticano
a trovare spazi di incontro, perché dietro si nascondono barriere ideologiche o fondamentaliste. I
temi sull’etica e sulla vita diventano uno dei crinali su cui misurare il significato odierno di laicità.
In una società pluralista serve valorizzare la dimensione critica della laicità, promuovendo spazi di
dialogo alla ricerca di una continua approssimazione alla verità.
CONVERSAZIONI
10 «LA LIBERTÀ CI FA PAURA»
Conversazione di papa Francesco con i gesuiti slovacchi
Antonio Spadaro S.I.
Nel corso del viaggio apostolico a Budapest e in Slovacchia (12-15 settembre 2021), papa Fran-
cesco ha incontrato a Bratislava un gruppo di 53 gesuiti slovacchi. Come di consueto in queste
occasioni, il Pontefice non ha rivolto loro un discorso, ma si è prestato a rispondere alle domande
dei suoi confratelli in un clima di familiarità. Francesco, dopo aver dato una breve risposta sulla
sua salute, si è soffermato, tra l’altro, sul tema della paura della libertà nella Chiesa, ha suggerito
quattro tipi di vicinanza da coltivare nell’attività pastorale, ha condiviso il suo personale modo di
affrontare sospetti e «attacchi», ha invitato a fare attenzione alle astrazioni delle ideologie.
ARTICOLI
17 CHE COS’È IL CAMMINO SINODALE?
IL PENSIERO DI PAPA FRANCESCO
Santiago Madrigal S.I.
Per papa Francesco, «sinodalità» è una parola chiave, «il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa
del terzo millennio». Queste pagine si propongono di ripercorrere il «cammino sinodale» di Fran-
cesco, presentando i diversi aspetti della sua maniera di intendere la sinodalità a partire dai suoi
discorsi, dai suoi documenti e dai momenti cruciali del suo pontificato. Tra questi occupano un
posto eccezionale, accanto all’esortazione Evangelii gaudium, il suo discorso del 17 ottobre 2015 e la
costituzione apostolica Episcopalis communio (2018). L’Autore è professore di Teologia sistematica
alla Pontificia Università Comillas di Madrid e membro della Commissione Teologica del Sinodo.
NELLA COLLANA «ACCÈNTI» LE PAGINE DELLA CIVILTÀ CATTOLICA
CHE AIUTANO A CAPIRE IL PRESENTE
17
AFGHANISTAN
Il mondo continua a sperimentare il paradosso della scarsità nell’abbondanza, della fame nell’ab-
bondanza, dell’indigenza nell’abbondanza. Il più delle volte la cultura dello scarto ostacola il
flusso dei beni necessari dai ricchi ai poveri, una realtà messa fortemente in risalto dalla parabola
del ricco e del povero (cfr Lc 16,19-31). Ma, attraverso il miracolo della moltiplicazione dei pani
per la moltitudine, Gesù propone un quadro di riferimento imperniato sulla cultura della con-
servazione. L’Autore è Direttore degli Affari accademici presso l’Università Cattolica del Malawi.
FOCUS
43 IRAN, RUSSIA E CINA
Può diventare realtà un «nuovo impero mongolo»?
Vladimir Pachkov S.I.
Proprio 800 anni fa nasceva l’Impero dei mongoli, che dominò l’intera Eurasia, dal Pacifico al Mar
Mediterraneo. Esso era costituito da tre parti diverse, ma interconnesse: la dinastia Yuan in Cina, l’Or-
da d’Oro nella regione dell’attuale Russia, e il Khanato di Persia. Dopo le sanguinose conquiste venne
l’era delle grandi rotte commerciali e degli scambi culturali. Questa storia sembra ripetersi ora con
l’Eurasia. Con l’emergere della Cina, si sta creando una nuova realtà in questa vasta area, in cui vengo-
no abbattuti i vecchi confini imperiali, ma anche quelli ideologici e religiosi. I partner più importanti
di tale progetto sono la Russia, l’Unione economica eurasiatica delle ex Repubbliche dell’Urss e l’Iran.
Il 34° viaggio apostolico di papa Francesco si è svolto dal 12 al 15 settembre a Budapest, per la Mes-
sa conclusiva del 52° Congresso eucaristico internazionale, e in Slovacchia. Con questo viaggio si
conferma l’attenzione del Papa per i Paesi medio-piccoli e il suo sguardo attento che punta a Est.
Come pure si conferma il forte interesse per il futuro dell’Europa. Da notare che sia a Budapest sia
in Slovacchia il Pontefice ha incontrato i rappresentati del Consiglio ecumenico delle Chiese e quelli
della Comunità ebraica. Questi incontri ecumenici hanno dato un respiro profondo di fraternità, che
si è unito alla natura spirituale di questo viaggio, iniziato all’insegna dell’Eucaristia e conclusosi al
Santuario di Šaštín con un forte accento mariano. Francesco lo aveva anticipato all’ Angelus del 5 set-
tembre, affermando: «Saranno giorni segnati dall’adorazione e dalla preghiera nel cuore dell’Europa».
SOMMARIO 4111
PROFILO
71 I 150 ANNI DE «L’ORIGINE DELL’UOMO E LA SELEZIONE
SESSUALE» DI CHARLES DARWIN
Johan Verschueren S.I.
Quando, nel 1871, Charles Darwin pubblicò L’ origine dell’uomo e la selezione sessuale erano pas-
sati 33 anni da quando egli si era reso conto che anche la specie umana sottostava alle stesse leggi
dell’evoluzione per mezzo della selezione naturale e sessuale. L’articolo esamina i motivi per cui
Darwin ha aspettato tanti anni per pubblicare le sue teorie, descrivendo il quadro generale della
recezione della sua teoria dell’evoluzione e dell’origine dell’uomo in Europa, e in particolare in
Italia. Da questo studio emerge l’immagine di un uomo integro e prudente che si affidava sola-
mente al rigore scientifico, mantenendosi lontano dai dibattiti sociali, politici e religiosi che il suo
pensiero stava suscitando. L’Autore è il Delegato del Preposito generale della Compagnia di Gesù
per le Case internazionali dei gesuiti a Roma.
NOTE E COMMENTI
88 IL MARTIRIO DI P. OLIVIER MAIRE
Giancarlo Pani S.I.
Il 9 agosto 2021 è stato ucciso in Vandea p. Olivier Maire per mano di un ruandese richieden-
te asilo, che il religioso ospitava nella sua casa. Un nuovo anello si è aggiunto così a una catena
di assassinii che insanguinano la Chiesa cattolica, in particolare in Francia. Il sacerdote era
provinciale dei monfortani. L’omicidio non ha radici terroristiche né rivendicazioni islami-
che, ma è il gesto di un uomo psichicamente fragile e forse squilibrato mentale: egli era noto
alla polizia per aver appiccato il fuoco alla cattedrale di Nantes, dove era sacrestano. Per questo
omicidio è stata del tutto fuori luogo la strumentalizzazione politica della destra francese.
92 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
QUADERNI
4111 4116
DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE:
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PROPR I ETÀ L ET T E R A R I A
DIALOGARE NELLA LAICITÀ?
I temi sull’etica e sulla vita diventano uno dei crinali su cui mi-
surare il significato odierno di laicità e affrontare le sue ambiguità,
perché aprono una frattura sul principio di separazione dei poteri
tra Stato e Chiesa. Tale principio è uno dei tratti distintivi della
laicità. Ha conosciuto un lungo percorso e nel tempo ha assunto
significati con sfumature differenti. Una delle sue tappe principali
è stato il trattato di Westfalia, e uno dei suoi punti di approdo suc-
cessivi è l’autonomia tra le istituzioni ecclesiali e politiche. Oggi,
nei dibattiti politici, quando si invoca la laicità, spesso si rivendica
EDITORIALE
per rispondere alle nuove sfide della storia: «All’origine della laicità nata
dal Rinascimento sta la problematizzazione che interroga il mondo, la
natura, la vita, l’uomo, Dio. […] La nostra laicità dell’inizio del seco-
lo ha potuto credere che la scienza, la ragione, il progresso avrebbero
portato le soluzioni a tutti questi interrogativi. Oggi non bisogna più
problematizzare solo l’uomo, la natura, il mondo, Dio, ma si devono
problematizzare anche il progresso, la scienza, la tecnica, la ragione. La
nuova laicità deve problematizzare la scienza, rivelandone le profonde
ambivalenze; deve problematizzare la ragione, opponendo la razionali-
tà aperta alla razionalità chiusa; deve problematizzare il progresso, che
dipende non da una necessità storica, ma dalla volontà cosciente degli
umani. Così una laicità rigenerata creerebbe forse le condizioni di un
nuovo Rinascimento» (E. Morin, La testa ben fatta. Riforma dell’inse-
7
gnamento e riforma del pensiero, Milano, Raffaello Cortina, 1999, 108).
Così il fine vita o il processo di conoscenza di sé diventano una
cartina al tornasole per verificare lo stato di maturazione della lai-
cità in Italia, perché toccano insieme grandi temi e la vita delle
persone. Da un lato, essi mostrano i progressi delle tecniche scienti-
fiche e delle cure mediche che aumentano la possibilità di assistere le
persone malate e rendono sempre più difficile determinare i limiti
tra percorso terapeutico e accanimento e cure palliative; dall’altro, i
percorsi di acquisizione di conoscenza di sé, di socializzazione e di
individualizzazione sono sempre più articolati e mettono in discus-
sione i modelli di ordine di genere, così come le organizzazioni so-
ciali li hanno storicamente costruiti, e interrogano il rapporto delle
persone con il proprio corpo in modi non scontati.
Dentro queste periferie esistenziali il dialogo dovrebbe esse-
re uno spazio all’interno del quale poter accogliere la pluralità e
le differenze e iniziare a costruire itinerari comuni possibili. In
questi casi, forse, non sono le leggi precise e specifiche a essere le
più utili, perché esse tracciano confini definiti, delimitano e cir-
coscrivono le azioni.
Uno dei presenti esordisce dicendo: «Io sono due anni più giovane di
lei», e il Papa risponde alla battuta: «… ma non sembra! Tu ti trucchi!».
E gli altri ridono. Prosegue: «Nel 1968 sono entrato nella Compagnia
di Gesù da profugo. Sono stato membro della Provincia svizzera per 48
anni, e ora da 5 anni sono qui. Ho vissuto in Chiese molto diverse. Oggi
vedo che molti vogliono tornare indietro o cercano certezze nel passato.
Sotto il comunismo ho sperimentato la creatività pastorale. Alcuni addi-
rittura dicevano che non si poteva formare un gesuita durante il comu-
nismo, ma altri invece lo hanno fatto e noi siamo qui. Quale visione di
Chiesa possiamo seguire?».
Tu hai detto una parola molto importante, che individua la
sofferenza della Chiesa in questo momento: la tentazione di tor-
nare indietro. Stiamo soffrendo questo oggi nella Chiesa: l’ideo-
logia del tornare indietro. È una ideologia che colonizza le menti.
È una forma di colonizzazione ideologica. Non è un problema
davvero universale, ma piuttosto specifico delle Chiese di alcu-
ni Paesi. La vita ci fa paura. Ripeto una cosa che ho detto già al
gruppo ecumenico che ho incontrato qui prima di voi: la libertà
ci fa paura. In un mondo che è così condizionato dalle dipendenze
CONVERSAZIONE DI PAPA FRANCESCO CON I GESUITI SLOVACCHI
Uno dei presenti ricorda che il Papa parla spesso delle colonizzazio-
ni ideologiche che sono diaboliche. Fa riferimento, tra le altre, a quella
del «gender».
L’ideologia ha sempre il fascino diabolico, come dici tu, per-
ché non è incarnata. In questo momento viviamo una civiltà del-
le ideologie, questo è vero. Dobbiamo smascherarle alle radici. La
ideologia del «gender» di cui tu parli è pericolosa, sì. Così come
io la intendo, lo è perché è astratta rispetto alla vita concreta di
una persona, come se una persona potesse decidere astrattamente a
14
piacimento se e quando essere uomo o donna. L’astrazione per me
è sempre un problema. Questo non ha nulla a che fare con la que-
stione omosessuale, però. Se c’è una coppia omosessuale, noi possia-
mo fare pastorale con loro, andare avanti nell’incontro con Cristo.
Quando parlo dell’ideologia, parlo dell’idea, dell’astrazione per cui
tutto è possibile, non della vita concreta delle persone e della loro
situazione reale.
Sì, ci sono anche chierici che fanno commenti cattivi sul mio
conto. A me, a volte, viene a mancare la pazienza, specialmente
quando emettono giudizi senza entrare in un vero dialogo. Lì non
posso far nulla. Io comunque vado avanti senza entrare nel loro
mondo di idee e fantasie. Non voglio entrarci e per questo prefe-
risco predicare, predicare… Alcuni mi accusavano di non parlare
della santità. Dicono che parlo sempre del sociale e che sono un
comunista. Eppure ho scritto una Esortazione apostolica intera sulla
santità, la Gaudete et exsultate.
Adesso spero che con la decisione di fermare l’automatismo del
rito antico si possa tornare alle vere intenzioni di Benedetto XVI e
di Giovanni Paolo II. La mia decisione è il frutto di una consulta-
zione con tutti i vescovi del mondo fatta l’anno scorso. Da adesso
15
in poi chi vuole celebrare con il vetus ordo deve chiedere permesso
a Roma come si fa col biritualismo. Ma ci sono giovani che dopo
un mese di ordinazione vanno dal vescovo a chiederlo. Questo è un
fenomeno che indica che si va indietro.
Un cardinale mi ha detto che sono andati da lui due preti ap-
pena ordinati chiedendo di studiare il latino per celebrare bene.
Lui, che ha senso dello humor, ha risposto: «Ma in diocesi ci sono
tanti ispanici! Studiate lo spagnolo per poter predicare. Poi quan-
do avrete studiato lo spagnolo, tornate da me e vi dirò quanti viet
namiti ci sono in diocesi, e vi chiederò di studiare il vietnamita.
Poi, quando avrete imparato il vietnamita, vi darò il permesso di
studiare anche il latino». Così li ha fatti «atterrare», li ha fatti tor-
nare sulla terra. Io vado avanti, non perché voglia fare la rivoluzio-
ne. Faccio quello che sento di dover fare. Ci vuole molta pazienza,
preghiera e molta carità.
***
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ARTICOLI
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IL CAMMINO SINODALE SECONDO PAPA FRANCESCO
preparazione del Grande Giubileo del 2000 tramite «la serie di Si-
nodi, iniziata dopo il Concilio Vaticano II: Sinodi generali e Sinodi
continentali, regionali, nazionali e diocesani». Così egli si esprime-
va nella lettera apostolica Tertio millennio adveniente (TMA) (1994),
mettendo in luce che «il tema di fondo è quello dell’evangelizzazio-
ne», le cui basi erano state poste dall’Esortazione apostolica Evangelii
nuntiandi di Paolo VI (cfr TMA 21). In quello stesso anno, in una
celebre intervista, aveva parlato di «metodo sinodale»8. Queste espe-
rienze sinodali, nella loro varietà e diversa ampiezza (assemblee or-
dinarie, straordinarie, speciali, continentali e diocesane), aprirono la
via alla visione della Chiesa in chiave sinodale. Pertanto, sulla soglia
del terzo millennio la sinodalità si era trasformata «in una categoria
chiave, nel punto di arrivo dell’ecclesiologia postconciliare»9.
21
Proseguendo sulla stessa linea, Benedetto XVI convocò tre assem-
blee. Le prime due furono, nel 2005, L’ Eucaristia fonte e culmine della
vita e della missione della Chiesa e, nel 2008, La Parola di Dio nella vita e
nella missione della Chiesa. La terza si svolse nell’ottobre 2012, dedicata
a La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana.
Dopo le storiche dimissioni del Papa tedesco, avvenute nel feb
(1987); La formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali (1991); La vita consacrata
e la sua missione nella Chiesa e nel mondo (1994); Il vescovo servitore del Vangelo di
Gesù Cristo per la speranza del mondo (2001). Accanto alle assemblee generali vanno
ricordate quelle speciali di carattere continentale: Libano (1995), America (1997),
Asia (1998), Oceania (1998), Europa (1999) ecc. Cfr D. Vitali, «Sinodalidad. De
“Apostolica sollicitudo” a “Episcopalis communio”», in R. Luciani - M. T. Compte
(edd.) En camino hacia una Iglesia sinodal, cit., 33 s.
8. Giovanni Paolo II - V. Messori, Varcare la soglia della speranza, Milano,
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IL CAMMINO SINODALE SECONDO PAPA FRANCESCO
13. Cfr D. Vitali, «Un Popolo in cammino verso Dio». La sinodalità in Evangelii
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15. Cfr S. Pié-Ninot, «La eclesiología del papa Francisco», in Revista Cata-
Dio. la definizione che uso spesso, ed poi quella della Lumen gentium al numero
È è
12. L’appartenenza a un popolo ha un forte valore teologico: Dio nella storia della
salvezza ha salvato un popolo. Non c’ identità piena senza appartenenza a un popo-
è
lo. […] Il popolo soggetto. E la Chiesa è il popolo di Dio in cammino nella storia,
è
con gioie e dolori. Sentire cum Ecclesia dunque per me è essere in questo popolo.
E l’insieme dei fedeli è infallibile nel credere, e manifesta questa sua infallibilitas in
credendo mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo che cammina.
Ecco, questo io intendo oggi come il “sentire con la Chiesa” di cui parla sant’Igna-
zio» (A. Spadaro, Intervista a papa Francesco, cit., 459).
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ARTICOLI
17. Cfr M. Czerny, «Hacia una Iglesia sinodal», in Razón y fe, n. 283, 2021,
161-174; 168-172.
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IL CAMMINO SINODALE SECONDO PAPA FRANCESCO
Sinodo dei Vescovi al servizio di una Chiesa sinodale, Città del Vaticano, Libr. Ed.
Vaticana, 2016.
20. Francesco, Commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sino-
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ARTICOLI
21. Ivi.
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IL CAMMINO SINODALE SECONDO PAPA FRANCESCO
Note sull’origine e sull’utilizzazione del principio tra Medioevo e prima età moder-
na», in Ius Canonicum 53 (2013) 101-127.
23. «Al Popolo di Dio compete il momento profetico, ai pastori riuniti in as-
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ARTICOLI
24. Cfr O. Rush, «Inverting the Pyramid: The “Sensus fidelium” in a Synodal
Church», in Theological Studies 78 (2017/2) 299-325.
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IL CAMMINO SINODALE SECONDO PAPA FRANCESCO
Il Papa ha fissato per tutta la Chiesa una prossima meta, che pos-
siamo esprimere con i celebri versi di Antonio Machado: Caminan-
te, no hay camino, se hace camino al andar («Viandante, il cammino
non c’è, lo si fa camminando»). È la spinta della sinodalità, che viene
da molto lontano. Alcune parole di Francesco ci indicano ancora la
rotta e il compito, il passato più recente e la speranza per il futuro:
«Il Concilio Vaticano II ha segnato un importante passo nella presa
33
di coscienza che la Chiesa ha sia di se stessa sia della sua missione
nel mondo contemporaneo. Questo cammino, iniziato più di cin-
quant’anni fa, continua a spronarci nella sua ricezione e sviluppo, e
non è ancora giunto a termine, soprattutto rispetto alla sinodalità
che si deve operare ai diversi livelli della vita ecclesiale (parrocchia,
diocesi, nell’ordine nazionale, nella Chiesa universale, come pure
nelle diverse congregazioni e comunità)»27.
Concludiamo con una sottolineatura del duplice obiettivo della
sinodalità: da una parte, sulla linea missionaria tracciata dall’Evan-
gelii gaudium, «l’obiettivo di questi processi partecipativi non sarà
principalmente l’organizzazione ecclesiale, bensì il sogno missio-
nario di arrivare a tutti» (EG 31); dall’altra, sulla linea della dia-
conia sociale rilanciata nelle encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti,
la sinodalità aspira a costruire un popolo, una comunità fraterna e
missionaria al servizio del bene comune della società e della cura
della casa comune.
Introduzione
La società consumistica
13. Cfr D. Lapin, Business secrets from the Bible, New Jersey, Wiley, 2014.
14. Francesco, Udienza generale, 5 giugno 2013.
15. W. W. Wessel, «Mark», in F. E. Gaebelein et al. (edd.), The expositor’s
Bible commentary, vol. 8, Michigan, Zondervan Publishing House, 1984, 674.
ARTICOLI
Conclusione
blicato nel 2001, e sebbene nel 2013 il suo autore scrivesse che
mancava solo un anno alla realizzazione delle sue previsioni, an-
cora oggi questi analisti continuano a essere considerati «esperti
in affari cinesi»3.
Tutto è possibile. Non sappiamo ciò che ci riserva il futuro.
Qui però vogliamo mostrare come già ora questo spostamento del
potere stia divenendo realtà. La «svolta verso l’Oriente» iraniana
ne è un esempio. Per «Oriente» qui non si intende una catego-
ria geografica, bensì una categoria ideale, come un’alternativa al-
l’«Occidente» ideale. Già il presidente Rafsanjani (1989-97) voleva
migliorare le relazioni con la Cina e la Russia. Poi, sotto Ahmadi-
nejad (2005-13), è seguita la politica dello «Sguardo a Est», sebbe-
ne apparentemente in contraddizione con lo slogan «Né Oriente
44
né Occidente, ma Repubblica Islamica!»4. Nel 2018 il capo della
rivoluzione, Ali Khamenei, ha dichiarato che l’Oriente costitui-
va la priorità in politica estera, e ha chiamato questa visione «lo
sguardo a Est: l’alleanza con la Russia e la Cina»5.
Molti elementi indicano che tale «svolta» potrà avere anche
conseguenze concrete, in quanto ci sono pure i presupposti di
politica estera ed economici. La Russia, ossia il nucleo dell’area
eurasiatica, a differenza di 20 anni fa, oggi ha preferito una pro-
pria «svolta verso l’Oriente»: una scelta dovuta a varie ragioni,
non ultima il quasi totale annullamento delle relazioni con l’Eu-
ropa e con gli Usa. L’Iran viene integrato nell’area commerciale
eurasiatica: l’area di libero commercio è già in funzione, ma ora
ci sono voci addirittura di un’adesione completa. Tuttavia, anche
l’integrazione dell’Iran con l’Unione economica eurasiatica (Uee),
attualmente in fase di realizzazione, avrebbe solo un significato
regionale insignificante, se non rappresentasse una tendenza del
Paese a staccarsi dall’Occidente e a legarsi alla Cina.
14. Cfr V. Pachkov, «La Russia tra l’Europa e l’Asia. Verso Oriente alla ricerca
di se stessa?», in Civ. Catt. 2017 III 276-284.
15. Cfr A. Sadrzadeh, «Khameneis Blick nach Osten» («Lo sguardo di
Khamenei verso l’Oriente»), in Iran Journal (https://iranjournal.org/allgemein/
iran-china-russland), 14 gennaio 2021.
16. Cfr Н. Смагин. «Торговля Ирана и ЕАЭС и перспективы ее развития»
(«Il commercio tra l’Iran e l’Unione Euroasiatica e le sue prospettive»), in РСМД
(https://russiancouncil.ru/analytics-and-comments/analytics/torgovlya-irana-s-
eaes-i-perspektivy-ee-razvitiya), 17 marzo 2021.
FOCUS
17. Cfr «Iran Exports, Imports, and Trade Partners», in OEC (https://oec.
world/en/profile/country/irn).
18. Cfr D. Moss, «How Much of Chinas GDP Was Made in America?», in
Bloomberg Opinion (https://tinyurl.com/2tnsva7h), 16 aprile 2021.
UN «NUOVO IMPERO MONGOLO»?
Dal momento che i rapporti tra Cina e Iran sono stati già og-
getto di grande attenzione da parte dei mass media, qui vogliamo
concentrarci su alcuni aspetti meno noti della svolta iraniana verso
l’Oriente, ossia sui suoi rapporti con la Russia e con l’Unione eco-
nomica euroasiatica (Uee)22 .
49
Le relazioni tra la Russia e l’Iran23 sono sempre state, per usare
un eufemismo, mutevoli. Le guerre del XIX secolo, la spartizio-
ne, operata dalla Gran Bretagna, dell’Iran in sfere di influenza e
l’occupazione della parte settentrionale del Paese durante la Se-
conda guerra mondiale, tutti questi eventi hanno lasciato strasci-
chi nell’Iran attuale. Ma non è tutto: fino a poco tempo fa negli
iraniani c’era il sospetto che la Russia, seguendo l’esempio degli
europei, potesse abbandonare il loro Paese in qualsiasi momento,
per non danneggiare le proprie relazioni con gli Usa, o in vista di
migliorarle. In effetti, nella storia recente la Russia ha sacrificato
le proprie relazioni con l’Iran nella speranza di migliori relazio-
ni con gli Usa, soprattutto per quanto riguarda le forniture di
armi. Nel 2010, per non compromettere il «reset» con gli Usa,
ha rinunciato alla vendita degli S-300, sebbene fosse stato già
Il «corridoio Nord-Sud»
30. Cfr P. Goble, «“Canal War”. Breaking Out in Greater Caspian Region»,
in Eurasia Daily Monitor (https://tinyurl.com/yyhrmsv4), 29 aprile 2021.
31. Cfr «ЕАЭС» и Израиль обсуждают создание зоны свободной
торговли» («Uee e Israele dialogano riguardo alla zona del libero scambio»), in
rg.ru (https://tinyurl.com/vfakbvnw).
32. Cfr Е. Цоц, «Иран вступает в ЕАЭС. Какую выгоду получит Россия?»
(«L’Iran aderisce all’Uee. Quali vantaggi ne avrà la Russia?»), in Regnum (https://
regnum.ru/news/polit/3197862.html), 22 febbraio 2021.
UN «NUOVO IMPERO MONGOLO»?
34. Il Processo di Astana è un processo di pace per la guerra civile siriana mes-
sa in atto, a partire dal 2016, dalle diplomazie di Russia, Turchia e Iran.
35. Cfr A. Zamirirad, «Irans “Blick nach Osten”», in Berlin, Deutsches
Institut für Internationale Politik und Sicherheit, 2020.
36. Cfr А. Шустов, «Иран и Китай хотят перекроить геополитическую
карту Центральной Азии» («L’Iran e la Cina vogliono trasformare la carta
geopolitica dell’Asia centrale»), in Евразия Эксперт (https://tinyurl.com/7paf6vya),
23 gennaio 2017.
«IL CENTRO DELLA CHIESA?
NON È LA CHIESA!»
Papa Francesco a Budapest e in Slovacchia
Antonio Spadaro S.I.
56
Al termine, il Papa si è congedato e si è recato nella Sala Ri-
nascimentale, dove ha avuto luogo l’incontro con circa 35 vescovi
locali1. Qui Francesco ha tenuto un discorso incisivo, ricco di spunti
sul modo in cui la Chiesa deve essere presente all’interno della socie-
tà ungherese e su quale messaggio deve testimoniare all’interno del
tessuto sociopolitico della Nazione. In primo luogo, il Pontefice ha
chiesto ai presuli di «custodire il passato», ma insieme di «guardare
al futuro». Occorre, infatti, «custodire le nostre radici religiose e la
storia da cui proveniamo, senza però restare con lo sguardo rivol-
to indietro: guardare avanti e trovare nuove vie per annunciare il
Vangelo». Lo stesso ministero episcopale «non serve a ripetere una
notizia del passato, ma è voce profetica». La prospettiva della Chiesa
non deve essere quella di custodire ceneri, ma di aprirsi alle sfide del
futuro in modo evangelico. Del resto, «dietro un vestito di tradizioni
religiose si possono nascondere tanti lati oscuri». Occorre vigilare.
Francesco poi ha dato alcune indicazioni per portare avanti questa
speciale missione. La prima è quella di essere annunciatori del Van-
gelo senza cedere alla tentazione «di chiuderci nella difesa delle isti-
tuzioni e delle strutture», le quali hanno senso solamente «se servono
[…] a risvegliare nelle persone la sete di Dio e a portare loro l’acqua
2. I corsivi all’interno delle citazioni dei discorsi del Papa sono sempre nostri.
VITA DELLA CHIESA
6. Oggi conta 515 sacerdoti – di cui 32 sono religiosi –, 103 religiose, 208.690
fedeli, 66 seminaristi, 276 parrocchie, 23 scuole e istituzioni ecclesiastiche.
IL VIAGGIO APOSTOLICO DI PAPA FRANCESCO A BUDAPEST E IN SLOVACCHIA
pri sbagli. Proprio lì, dove si pensa che Dio non possa esserci, Dio
è giunto». Da qui un appello a salvaguardare la croce anche dalle
sue strumentalizzazioni: «Non riduciamo la croce a un oggetto di
devozione, tanto meno a un simbolo politico, a un segno di rilevanza
religiosa e sociale». Chi ha la croce «nel cuore e non soltanto al collo
non vede nessuno come nemico, ma tutti come fratelli e sorelle per
cui Gesù ha dato la vita».
Alla fine della liturgia il Pontefice si è recato alla casa di Eser-
cizi spirituali dei gesuiti di Prešov. Qui ha salutato brevemente, ma
con grande cordialità, il personale della casa (impegnato a preparare
l’accoglienza dei vescovi presenti) e poi la piccola comunità dei ge-
suiti. Quindi è andato nel Seminario maggiore San Carlo Borro-
meo dell’arcidiocesi di Košice – che è la seconda città del Paese –,
67
situato nel cuore della città. L’edificio ospita la Facoltà di Teologia
dell’Università cattolica Ružomberok. Qui il Papa ha consumato il
pasto privatamente.
Alle 15,45 si è recato a Luník IX, uno dei 22 distretti della cit-
tà di Košice, dove c’è la più alta densità di popolazione Rom in
Slovacchia. La costruzione del quartiere fu iniziata alla fine degli
anni Settanta. Oggi la zona è abitata da 4.300 Rom. I problemi
alle infrastrutture sono notevoli. Il 1° luglio 2008 i salesiani hanno
deciso di avviare lì una loro missione; e il 30 novembre 2010 è stata
consacrata la chiesa del Cristo Risorto. Il luogo di culto rientra nel
Centro pastorale salesiano del quartiere. Modello di integrazione,
assistenza ed evangelizzazione della comunità Rom, il Centro è
composto da un’abitazione per i sacerdoti, una palestra, uno spazio
per gli incontri dei gruppi e, appunto, la chiesa.
L’incontro con la comunità Rom ha avuto luogo nel piazzale
antistante il Centro salesiano. Esso si colloca in continuità con l’in-
contro che nel 2019 il Papa ebbe in Romania, sempre con la comu-
nità Rom, e nel quale espresse tutto il dolore per le diffamazioni di
cui questa comunità era stata oggetto.
Francesco è stato accolto da canti festosi e dal saluto della gente
radunata davanti al palco e affacciata dalle finestre dei palazzi fati-
scenti. Dopo alcune testimonianze, ha tenuto un discorso di saluto,
affermando all’inizio che «nessuno nella Chiesa deve sentirsi fuori
posto o messo da parte». Sempre si è di casa nella Chiesa. Francesco
VITA DELLA CHIESA
Al Santuario di Šaštín
70
***
Darwin in Italia
1. Cfr Ch. Darwin, The Descent of Man, and the Selection in Relation to Sex,
London, John Murray, 1871 (in it. L’ origine dell’uomo e la selezione sessuale, Roma,
Newton Compton, 2017, che utilizziamo per le citazioni del testo di Darwin).
2. Cfr Id., On the Origin of Species, by Means of Natural Selection, London,
John Murray, 1859 (in it. L’ origine delle specie, Torino, Bollati Boringhieri, 2011, che
utilizziamo per le citazioni del testo di Darwin).
8. Ivi, 105.
9. Il testo fu pubblicato a Londra nel 1798, con varie edizioni ampliate, mo-
dificate fino al 1826.
I 150 ANNI DE «L’ORIGINE DELL’UOMO» DI DARWIN
cessità di un Creatore. Per lui, queste teorie erano inutili e non ri-
guardavano il dibattito scientifico al tempo delle sue pubblicazio-
ni. Nel 1859, infatti, egli voleva soltanto convincere la comunità
scientifica sulla legge della selezione naturale: un passo che stava
preparando da più di 20 anni.
Nel suo primo libro, questo argomento viene ben sviluppato,
e illustrato con innumerevoli esempi tratti dalle sue instancabi-
li osservazioni. Abbiamo già visto come Darwin nel 1838 fosse
convinto che l’uomo potesse essere il prodotto dell’evoluzione na-
turale; eppure nel suo libro del 1859 egli non sviluppa questa idea:
si rende conto della delicatezza della materia e teme che esplicitare
le conseguenze antropologiche dell’argomentazione potrebbe di-
strarre la sua audience dalla vera scoperta del meccanismo dell’evo-
77
luzione. Non era dunque quello il momento giusto per affrontare
la grande questione dell’origine dell’uomo.
Darwin si limita quindi a suggerire l’argomento – dalla sua
Autobiografia apprendiamo che questa era stata una sua scelta con-
sapevole – qua e là nel primo libro17: «Benché nell’Origine delle
specie non abbia mai discusso la derivazione di alcuna specie par-
ticolare, tuttavia, a evitare che mi si potesse accusare di aver voluto
nascondere il mio pensiero, ho ritenuto opportuno aggiungere
che con quest’opera “è probabile che sarà fatta luce sull’origine
dell’uomo e sulla storia”. Sarebbe stato inutile e dannoso al succes-
so del libro far sfoggio delle mie opinioni sull’origine dell’uomo
senza darne alcuna prova»18.
Ci sarebbero voluti altri 12 anni per raccogliere e sistemare
gli argomenti, frutto di osservazioni, con i quali poter costruire
e fondare le sue interpretazioni sull’origine dell’uomo. In questo
Darwin si rivela, anche per noi oggi, un vero scienziato, che non
ha paura di utilizzare pienamente le risorse e il tempo per un la-
voro propriamente scientifico, capace di offrire risultati sicuri. Le
17. Ivi, 501: «Cosa può esservi di più singolare del fatto, che la mano dell’uomo,
formata per afferrare, quella della talpa per scavare, la zampa del cavallo, la natatoia
del delfino, e l’ala del pipistrello, siano costruite sullo stesso modello, e comprendano
ossa simili, nelle stesse posizioni relative?» (Il corsivo è nostro).
18. Id., Autobiografia (1809-1882), cit., 112. Darwin riprende questa sua frase
dalla penultima pagina de L’ origine delle specie.
PROFILO
21. Id., L’ origine dell’uomo e la selezione sessuale, cit., 454; cfr anche 849.
PROFILO
24. Ivi, 6. Cfr B. Palomba, «Le due contrarietà della teorica dell’uomo-scim-
mia», in Civ. Catt. 1871 IV 21-35.
I 150 ANNI DE «L’ORIGINE DELL’UOMO» DI DARWIN
25. Cfr J. Hesketh, «The First Darwinian: Alfred Russel Wallace and the
Meaning of Darwinism», in Journal of Victorian Culture 25 (2020/2) 171–184. He-
sketh chiarisce che il concetto era accettato nel 1889 dalla comunità scientifica, ma
in origine aveva un significato filosofico e scientifico limitato, rispetto a quello che
acquistò in seguito nell’ambito culturale, cioè quello di una credenza. Sono neces-
sarie ulteriori ricerche per chiarire la questione.
PROFILO
3. Cfr G. Pani, «La morte di p. Jacques Hamel», in Civ. Catt. 2016 III 433-435. Nel
2019 si è chiusa la fase diocesana del processo di beatificazione del sacerdote. Cfr P. Viana,
«Rouen. Padre Hamel beato, le carte ora a Roma», in Avvenire.it, 9 marzo 2019.
4. Cfr M. Corradi, «L’attacco a Nizza. A Notre Dame la mite preghiera di due
come noi», in Avvenire, 30 ottobre 2020.
5. Cfr G. Pani, «Non chiamateci “preti di strada”. Un ricordo di don Roberto Mal-
gesini», in Civ. Catt. 2020 IV 181-187.
6. Cfr E. Rosaspina, «Prete ucciso in Francia: l’omicida nel 2020 incendiò la cat-
tedrale di Nantes ed era sotto controllo giudiziario», in Corriere della Sera, 10 agosto 2021.
NOTE E COMMENTI
ORESTE TOLONE
“Quickborn”, che puntava a “un nuovo modo di stare nella Chiesa e nello Sta-
to”» (p. 113). Praeceptor Germaniae, Guardini è «uno dei più grandi europei,
homo universalis» (p. 118).
L’amore di Guardini per Dante è testimoniato anche dalla dedica che
egli fece di uno dei suoi lavori più significativi al padre: «Alla memoria di
mio padre dalle cui labbra / fanciullo i primi versi di Dante colsi». Questo
amore per Dante nasce quando Guardini frequenta il ginnasio a Magonza,
e continua in tutta la sua vita.
Tolone si sofferma sui capitoli più interessanti degli Studi danteschi. Con
«Paesaggio dell’eternità» (un ritratto di Dante intenso, ricco di sfumature) si
entra nel mondo del sommo poeta, nella sua fantasia, nella sua spiritualità, nel
suo cristianesimo. E si apprende la lezione di Guardini filosofo, che da Dante
filosofo attinge vigore. Il teologo tedesco è tutto concentrato sul discorso di
Dante: sulla sua teologia poetica, sullo stile, sulla lingua. Per lui, Dante va
considerato, «oltre che per la sua impareggiabile grandezza di poeta, anche
93
per l’originalità del pensiero, che si rivela essenzialmente nell’immane archi-
tettura dell’opera» (p. 8).
Francesco Pistoia
VITTORIO CAPUZZA
costretto a letto, conclude la sua lunga vita nello scolasticato del Gesù a
Roma, amato e rispettato dai più giovani confratelli.
Non coerceri a maximo, contineri tamen a minimo divinum est: i gesuiti
hanno considerato queste parole adatte a descrivere la grandezza degli ideali
ignaziani realizzati nella piccolezza dell’ordinario. In un certo senso esse de-
scrivono bene anche la vita di p. Lorenzo Rocci.
Federico Lombardi
PAOLO D’ANGELO
cora più evidente se si pensa a colui che ha fatto delle emozioni una profes-
sione: egli deve provare ciò che rappresenta? Evidentemente no. «Difficile
immaginare un artista figurativo disgustato mentre assembla elementi che
susciteranno disgusto, o uno scrittore arrabbiato mentre racconta una storia
che magari ci farà arrabbiare (ma non con lui; eventualmente con i respon-
sabili della storia)» (p. 182). La presa di distanza in questi casi è ancora più
importante per la riuscita dell’opera: «Il musicista comporrà fughe o sinfo-
nie, con uno schema compositivo preesistente, relativamente fisso, e spesso di
grande complessità tecnica» (p. 183).
La distanza diviene ancora più palese quando, come nel caso di un
film, si richiede la collaborazione di molte persone. Proprio la conoscen-
za di queste tecniche consente all’attore di comunicare precise emozio-
ni al suo pubblico, al contrario di chi, coinvolto dall’emozione, si trova
impossibilitato a esprimerla. Questo non significa che l’attore sia privo
di emozioni, tuttavia egli le vive in modi differenti: «In primo luogo,
96
la scena è […] un “luogo magico”; la reazione del pubblico agisce come
moltiplicatore dell’esperienza emozionale dell’attore; infine, la tensione
emotiva che precede l’andata in scena può trasformarsi in emozioni di
tipo diverso» (p. 194).
È fondamentale distinguere emozioni reali da emozioni rappresentate per
tutelarsi dal loro potere tirannico-manipolatorio, illudendosi di condividere
una situazione solo perché si provano delle emozioni. È il rischio del virtuale.
L’A. riferisce come esempio la realizzazione Carne y arena del regista Iñárritu,
allestita alla Fondazione Prada di Milano nel 2017. I partecipanti, dotati di
cuffie e visori, rivivono la situazione del rifugiato (onde del mare, fucili delle
guardie, rumori di elicotteri ecc.) e così possono rendersi conto di «cosa si
prova a essere un migrante» (p. 7). Ma essi hanno davvero vissuto tale espe-
rienza? La morte di una persona cara, amputazioni, percosse, lo stigma, tutto
questo può essere simulato da una rappresentazione? Per l’A., risulta ipocrita e
irritante «pensare che la vera sofferenza di una persona che ha lasciato la pro-
pria casa, che non si sa se riuscirà mai ad arrivare dove vorrebbe […], consista
nel freddo sotto i piedi o nella luce negli occhi» (p. 9).
Mantenere la differenza tra emozioni vissute ed emozioni comunicate è
fondamentale per la comprensione e la pietà che, come notava già Aristotele,
richiede «compartecipazione, ma non esclude la percezione della differenza
tra sé e l’oggetto della pietà» (p. 211). L’incomprensione di ciò rende Carne y
arena – e i suoi derivati – non una forma di condivisione, ma una mancanza
di rispetto, offensiva per chi soffre.
Betty Varghese
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
CARLO GALLI
Dopo aver portato a termine la «non piccola fatica» di dare forma unita-
ria, con questo volume, a una serie di saggi pubblicati negli ultimi vent’an-
ni, nell’Introduzione Carlo Galli ne anticipa le tesi portanti e la struttura
fondamentale. In un’ulteriore sintesi, si può notare come l’A. si soffermi su
due grandi temi, che sono poi quelli indicati nel titolo e nel sottotitolo del
libro. Il primo è eminentemente filosofico e, anzi, inerisce all’essenza stessa
della filosofia. Questa, per l’A., consiste nell’«esercizio della critica», ma con
la decisiva precisazione che la critica deve scontare un’«opacità originaria»,
così che nasce l’«esigenza di chiarire quali siano le forme della critica, quale
sia la loro struttura e la loro finalità» (p. 7). L’approfondimento di questa tesi
97
conduce Galli – questo è il secondo tema – a riscontrare un’analoga «opacità»
nella struttura della politica e del pensiero che la indaga, la quale orienta a
pensare la politica nella prospettiva di un «realismo critico» consistente nel
mostrare le relazioni, gli eventi e i processi che costituiscono la trama effet-
tiva del reale.
Un tale «esercizio genealogico» non intende essere un’«adesione
all’immanenza», né, ancor meno, un «abbandono all’effimero». Il suo sco-
po, invece, è quello di «fare emergere sia la mediazione di tutte le presunte
immediatezze» – e in questo l’A. si differenzia da una tesi tipica del Post-
moderno –, sia «l’immediatezza della mediazione stessa», prendendo egli
questa volta le distanze da una tesi tipica del Moderno. Più precisamente,
rispetto al disegno moderno, il realismo critico rivela «l’origine particola-
re dei discorsi ordinativi e legittimanti», insomma mostra come invalida
la tesi che al fondo delle cose vi sia la «ragione» come loro fondamento (cfr
p. 8). In tal modo l’A. ci conduce nel territorio, per noi oggi abituale, del
«pensiero negativo», il quale però non dev’essere confuso con l’irraziona-
lismo, dal momento che non si contrappone alla ragione, ma ne mostra le
«contraddizioni originarie» (p. 130).
Questo nucleo teoretico costituisce l’assunto fondamentale del volume
ed è approfondito nel primo capitolo, quello che dà il titolo al volume,
e nell’ultimo, intitolato significativamente «Opere del Nulla», come a ri-
badire l’assenza del fondamento. Il lettore che volesse approfondire ulte-
riormente, potrebbe leggere la prima parte di un’opera precedente dell’A.,
intitolata Genealogia della politica. Carl Schmitt e la crisi del pensiero po-
litico (il Mulino, 1996). Nelle pagine 3-175 di tale volume, infatti, Galli
affrontava tematicamente il problema della mediazione, ossia il tema di
un fondamento o meno dell’esperienza (o della «vita»), svolgendolo sto-
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
Leonardo Messinese
avanzate del Vecchio Continente, oltre il Canada e gli Stati Uniti d’America,
attraverso un’analisi diacronica di 30 anni, che spazia dalla metà degli anni
Ottanta del secolo scorso al 2016.
I contributi sono ordinati in tre parti. Si inizia con l’illustrazione di un
primo approccio al tema della crescita e della disuguaglianza delle democra-
zie avanzate, a cui fanno seguito diversi saggi su temi specifici che caratteriz-
zano lo sviluppo socioeconomico dei Paesi analizzati. La seconda parte offre
un approfondimento storico comparatistico degli aspetti già illustrati nella
prima. La terza parte, infine, contiene una lettura, in chiave sociopolitica,
dei modelli di capitalismo, attraverso una disamina degli assetti istituzionali e
delle politiche adottate nei Paesi inclusi nel perimetro dell’indagine.
Non potendo, per ragioni di spazio, offrire un’analisi dettagliata di cia-
scuno dei 14 contributi presentati, ci limiteremo a fare alcune considerazioni
d’insieme. La ricerca nasce dalla constatazione che nei Paesi più sviluppati,
dopo gli anni Settanta del secolo scorso, al crescere della globalizzazione non
99
ha corrisposto una crescita di tipo inclusivo, ma si è avuta un’accentuazione
delle disuguaglianze pregresse. Fatta questa premessa, risulta condivisibile
l’individuazione dei quattro principali modelli di sviluppo capitalistico nei
18 Paesi considerati: il capitalismo a crescita non inclusiva; quello a crescita
inclusiva, con le due varianti di una crescita inclusiva egualitaria e di una
dualistica; e il capitalismo a bassa crescita non inclusiva.
Ciascuno di questi modelli descritti nel contributo iniziale del volume
viene analizzato dettagliatamente in quelli successivi, toccando gli aspetti
della struttura produttiva, dell’occupazione, della governance delle imprese,
delle relazioni industriali, delle politiche del lavoro, dei modelli di welfare
adottati, delle politiche per l’istruzione e per l’innovazione, nonché gli assetti
istituzionali complessivi e le caratteristiche peculiari dei governi e dei partiti
in essi presenti.
Ecco perché l’approfondimento storico-comparatistico della seconda parte
del volume su ciascuno di questi profili e l’arricchimento con le ulteriori rifles-
sioni legate all’incrocio con gli aspetti sociopolitici contenuti nella terza parte
del volume offrono al lettore una quantità di considerazioni decisamente utili
a orientarsi nella geoeconomia e nella geopolitica del mondo contemporaneo.
In riferimento, poi, agli effetti devastanti della pandemia da Covid-19, si
esaminano i Piani nazionali di ripresa e resilienza dei singoli Paesi dell’Unio-
ne Europea, che, se opportunamente orientati e coordinati, si possono rive-
lare una formidabile occasione non soltanto di rilancio economico, ma anche
e soprattutto di minore divaricazione delle disuguaglianze finora riscontrate.
La prospettiva di una «Casa Europa» che possa proporsi a modello di un capi-
talismo caratterizzato da minori divergenze nei tassi di crescita, minori disugua-
glianze tra le diverse classi sociali all’interno di ciascuno degli Stati membri dell’Ue
e da un maggior grado di inclusione, nell’ottica di una società aperta e accogliente,
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
è da considerarsi, dunque, come uno dei logici sbocchi del percorso intellettuale
delineato dal volume. E questa sarebbe anche la migliore risposta concreta, in posi-
tivo, da parte degli Stati dell’Ue, all’interrogativo contenuto nel sottotitolo del libro.
Filippo Cucuccio
legge n. LXXI del 2008)» (p. 145). Vengono poi trattati il diritto e la procedura
penale, analizzando l’evoluzione che essi hanno avuto nel corso del tempo.
In particolare, l’A. osserva che «con i Pontificati di Benedetto XVI e soprattutto
di Francesco si è messo in moto un processo di rinnovamento del corpus delle nor-
me penali vaticane che, pur mantenendo i codici mutuati dall’ordinamento italiano,
ha però prodotto un vigoroso ammodernamento dell’intero sistema» (p. 167).
L’edizione è aggiornata ai recenti interventi legislativi, tra cui la legge
sull’ordinamento giudiziario dello Stato della Città del Vaticano, del 16 marzo
2020, n. CCCLI.
Le lezioni terminano con uno sguardo d’insieme sulle relazioni tra la Città del
Vaticano e l’Italia, di cui si parla in due Appendici al testo. Continuità, autonomia
e relazioni diplomatiche trovano spazio in questo dialogo che, come osserva l’A.,
«non può mai arrestarsi» (p. 264). L’opera si presenta innovativa e originale, in
quanto offre un’interessante panoramica del diritto vaticano, realtà unica al mondo
per le importanti finalità che è chiamata a realizzare per il bene della collettività.
101
Gianluca Giorgio
I MMAGINARIO E RESILIENZA.
LA SCUOLA DOPO IL VIRUS
Brescia, Morcelliana, 2021, 224, € 16,00.
Questo libro, scritto da Antonella Fucecchi e Antonio Nanni, che per de-
cenni hanno collaborato con il movimento e la rivista CEM Mondialità, esplora il
tema dell’immaginario in chiave educativa, alla luce dei cambiamenti che la no-
stra società sta vivendo, in particolar modo in seguito all’epidemia da Covid-19.
L’espressione «immaginario educativo» sta a indicare la prospettiva uma-
nistica e personalistica dell’educazione, interessando in primo luogo le aree
della scuola, della pedagogia e della formazione. Da qui il bisogno di so-
gnare un futuro migliore per le nuove generazioni, valorizzando la capacità
dell’uomo di reagire di fronte all’imprevedibilità del destino, scommettendo
«sulla possibilità che l’immaginario educativo trovi un nuovo punto di equili-
brio centrato sulla resilienza, evitando sia le fughe in avanti nei sogni utopici
sganciati dalla realtà, sia le nostalgie retrotopiche che si perdono nel passato,
sia infine le previsioni apocalittiche e catastrofiche della distopia» (p. 23).
La valenza educativa dell’immaginario è evidente a tal punto che nu-
merosi sono i dispositivi pedagogici di esso utilizzati sia nella letteratura per
l’infanzia, sia nel gioco, sia nei vecchi che nei nuovi media. «Educare» (da
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
e-ducere, «tirar fuori») vuol dire infatti liberare la persona, e quindi l’educa-
zione non potrà mai fare a meno dell’immaginazione, capace di spalancare
orizzonti inediti. «L’equivoco di fondo è che l’immaginario venga reificato,
cioè pensato come una cosa, una realtà a sé stante, separata dalla vita e avulsa
dalla cultura, dalla società e dalla storia» (p. 59).
Gli AA. affrontano poi un excursus, indagando ogni epoca storica – el-
lenistica, medievale, illuministica, contemporanea – caratterizzata da un im-
maginario proprio e specifico, affermando che «oggi non solo le scienze, ma
perfino il marketing, lo sport, il turismo e la moda si interessano dell’imma-
ginario, a conferma che non è estraneo al suo perimetro niente di ciò che
appartiene all’esperienza umana» (p. 60).
In alcuni momenti, come nel periodo del ventennio fascista, abbiamo
assistito a un uso strumentale dell’immaginario e alla messa in atto di un pro-
gramma di controllo e di manipolazione di massa. Secondo Emily Beseghi,
esisterebbe «una sorta di “alleanza” tra letteratura per l’infanzia e pedagogia
102
dell’immaginario. L’una e l’altra, infatti, possiedono una evidente “carica li-
beratoria” nei confronti di tutto ciò che tende a ingabbiare, come i regimi
e le dittature, da cui non a caso vengono puntualmente ostacolate» (p. 150).
Una dissertazione significativa riguarda le 10 parole-chiave, fondamentali
nell’esistenza e nel pensiero dell’uomo, che rappresentano l’alfabeto della no-
stalgia: «civiltà», «patria», «famiglia», «comunità», «tradizione» coinvolgono la
sfera della società e della convivenza, mentre «mito», «destino», «anima», «Dio»,
«ritorno» esplorano una dimensione correlata più direttamente con l’immagi-
nario. Oggi, nel tempo della fragilità diffusa e dell’incertezza, un contributo
significativo per un immaginario educativo più equilibrato e resiliente, atten-
to alla cura degli altri, può venire, oltre che dalla letteratura per l’infanzia e
dall’alfabetizzazione emozionale da coltivare in famiglia e nella scuola, anche
dai media digitali, in particolare dallo storytelling, pensato per i ragazzi nativi
digitali, perché «mette armonicamente insieme video, immagini, suoni, audio
per costruire storie e narrazioni» (p. 168).
Un insegnamento importante che la pandemia, con tutti i suoi effetti
collaterali, ci ha trasmesso è stato proprio la presa di coscienza della nostra
vulnerabilità, e quindi il bisogno di riscoprire i valori, gli stati d’animo e
l’alfabeto delle emozioni, per risvegliare un immaginario della speranza, della
rinascita e della fiducia per tutti. A tal fine è necessaria una prospettiva che
apra il cammino alla resilienza, risorsa educativa, culturale e anche politica da
intendersi come «capacità di assorbire l’urto di un trauma imparando a curare
la ferita per non restare catturati nel dolore e nella sofferenza» (p. 179).
Benedetta Grendene
OPERE PERVENUTE
AGIOGRAFIA PASTORALE
GOUJON P., Counsels of the Holy Spirit: ACETI E., Educare alla fede oggi, Cinisello
A Reading of Saint Ignatius’s Letters, Dublino, Balsamo (Mi), San Paolo, 2021, 144,
Messenger, 2021, 136, € 14,95. € 10,00.
ROSINI F., San Giuseppe. Accogliere, custodire e
nutrire, Cinisello Balsamo (Mi), San Paolo, 2021, 160,
€ 14,00. PSICOLOGIA
San Lorenzo da Brindisi. Doctor apostolicus. CHIESA C., Sognare con i bambini.
Nell’Europa tra Cinque e Seicento. Atti del Convegno Ascoltando i bisogni di questo tempo, Cinisello
Internazionale di Studi (Venezia, 17-19 ottobre Balsamo (Mi), San Paolo, 2021, 256,
2019) (G. INGEGNERI), Valsugana, Edizioni San € 22,00.
Leopoldo, 2021, 562, € 45,00. MARTELLO M., Costruire relazioni
intelligenti. A relazionarsi si impara… ma nessuno
ARTE lo insegna!, ivi, 2021, 256, € 22,00.
NOTA. Non è possibile dar conto delle molte opere che ci pervengono. Ne diamo intanto un annuncio
sommario, che non comporta alcun giudizio, e ci riserviamo di tornarvi sopra secondo le possibilità e lo
spazio disponibile.
BEATUS POPULUS, CUIUS DOMINUS DEUS EIUS
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