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di
filosofia
quadrimestrale di informazione, bilancio ed esercizio della filosofia
n° 36, anno XII, 2020 (C12): strumenti (peer review)
PEMSCHEDE ESSENZIALI (212-213)
212. Eugen Fink, Textentwiirfe zur Phdinomenologie 1930-1932, hg. v. Guy
van Kerckhoven, in: Eugen Fink Gesamtausgabe, Alber, Freiburg/Miinchen
2019.
(a) Eugen Fink (Konstanz 1905 — Freiburg i. B. 1975) fu allievo e colla-
boratore scientifico di Edmund Husserl per circa un decennio, da quando nel
1928 l’anziano fondatore della fenomenologia aveva assunto il titolo di pro-
fessore emerito e lasciato la prima cattedra di filosofia dell’Universita di
Friburgo all’ex allievo Martin Heidegger. Nel 1929 Fink discute a Friburgo
con Husserl (relatore) ¢ Heidegger (correlatore) la tesi di dottorato sul tema
dell’analisi degli atti di presentificazione e di coscienza d’immagine. Negli
anni dal 1928 al 1932 — quando é gia assistente di Husserl — Fink segue
anche i corsi di lezione di Heidegger. Negli stessi anni Fink collabora con
Husserl in una serie di progetti di lavoro, nello spirito di quello che si pud
definire un autentico symphilosophein fra maestro e allievo. Fin dall’inizio
del semestre invernale 1928-29 viene incaricato da Husserl di rielaborare i
suoi manoscritti di Bernau sul tempo (risalenti al 1917-1918) ai fini di una
loro pubblicazione (e cid fu all’origine anche dei tentativi finkiani di un libro
sul tempo, che non vide mai la luce). Ma il momento saliente di questa
collaborazione consistette soprattutto nella vicenda che vide entrambi impe-
gnati nel tentativo di una riscrittura delle husserliane Meditazioni cartesiane
in vista di un’opera sistematica della fenomenologia. Dopo la morte del
maestro (1938), Fink emigra nel marzo del 1939 a Lovanio in Belgio, dove
grazie al contributo suo e di Ludwig Landgrebe, ma soprattutto all’ iniziativa
del padre francescano Herman Leo Van Breda, era stato trasferito dalla Ger-
mania nazista ¢ posto in salvo ’imponente lascito dei manoscritti husser-
liani. Insieme con Landgrebe imposta la trascrizione di questi manoscritti
di lavoro. Dopo I’invasione tedesca del Belgio nel maggio del *40, e dopo
diverse altre traversie, Fink é costretto a rientrare in Germania e ad arruolarsi
nella Wehrmacht, dove svolge compiti di servizio come soldato semplice nei
wpressi di Friburgo fino alla fine della guerra. E all’Universita di Friburgo
che Fink consegue nel 1946 ’abilitazione, presentando come dissertazione
il testo inedito di quella Sesta meditazione cartesiana che aveva steso nel
1932, nel momento pili intenso della sua collaborazione con Husserl, e pud
iniziare la sua attivita di docente, ottenendo due anni dopo il titolo di profes-
sore ordinario per filosofia e scienza dell’educazione. Dalla prima fase, pitt
strettamente fenomenologica, della ricerca finkiana occorre distinguere una
seconda fase, che coincide con il periodo che va dall’inizio dell’insegna-
mento universitario di Fink fino alla sua morte nel 1975. In questa seconda
fase egli pone al centro della sua ricerca il tema della relazione uomo-mondo
attraverso un’ originale compenetrazione di motivi ontologici, cosmologici ¢
antropologici.
(b) La fase propriamente fenomenologica di Fink coincide con una sta-
gione di ripensamento e di bilancio critico della fenomenologia di Husserl.
Negli anni tra il 1929 e il 1932 Husserl oscillava tra due compiti distinti: da
un lato il progetto di una rielaborazione del testo delle Meditazioni carte-
siane, che lo rendesse funzionale a una presentazione complessiva della fi-
losofia fenomenologica, ben al di la della versione pubblicata in francese ne!
1931; dall’altro il progetto della stesura di un sistema della filosofia feno-
menologica. Entrambi i progetti vennero presi in consegna da Fink, il quale
procedette a una revisione delle cinque Meditazioni cartesiane pubblicate in
Francia e alla stesura di una nuova Sesta meditazione, che doveva porre le
premesse per un completamento “sistematico” della fenomenologia stessa,
concepito nella forma di una “Dottrina trascendentale del metodo” (in espli-
cito rinvio alla partizione interna della Critica della ragion pura di Kant in
“Dottrina trascendentale degli elementi” e “Dottrina trascendentale del me-
todo”).
A distinguere la riscrittura finkiana delle Meditazioni é anzitutto la ten-
denza a effettuare una “de-cartesianizzazione” del procedimento della ridu-
zione fenomenologica, superando l’apparente primato al suo interno d’un io
auto-sufficiente e presente a se stesso, che il fenomenologo scoprirebbe la-
sciando semplicemente dietro di s¢ ogni riferimento al mondo. Per Fink é
viceversa importante mostrare come la riduzione abbia la sua situazione
mondana di partenza, che costituisce un momento inaggirabile della ridu-
zione stessa: non é possibile congedarsi “in un colpo solo” dalla tesi gene-
rale dell’atteggiamento naturale e aggirare la questione della pre-datita del
mondo. Diversamente che nel testo della I* Meditazione di Husserl — che
procede dall’idea di una scienza autentica per attingere I’ evidenza apodittica
dellio trascendentale, dopo aver “messo tra parentesi” il mondo oggettivo
nella riflessione di Fink viene a stabilirsi una sorta di “circolari Ta pre
datita del mondo (come mondo che include anche me nella mia esistenzaumana) e riduzione —¢ cid avra un peso rilevante nel preparare quel concetto
del mondo-della-vita che sara poi al centro della Crisis di Husserl giustifi-
chera un superamento della “via cartesiana” alla epoch@-riduzione. E evi-
dente una certa propensione di Fink a tener conto delle obiezioni di Heideg-
ger alla fenomenologia trascendentale e ad assumere |’analitica esistenziale
di Essere e tempo come un’ elaborazione del punto di partenza della filosofia,
che prepara il problema vero e proprio della riduzione fenomenologica —
riduzione che, nelle riflessioni di Fink, assume via via il connotato dello
“stupore” filosofico (del thaumazein greco), per cui si ridesta in noi quella
problematicita che nel nostro rapporto abituale con il mondo restava sopita,
nascosta sotto la cortina dell’ovvieta. Ma é evidente anche che Fink non
rinuncia al carattere trascendentale della fenomenologia, interpretandone
piuttosto la domanda di fondo come domanda sull’“origine del mondo”. In
questo senso la riduzione non conduce “fuori” del mondo, cioe in una sfera
da esso separata e distinta: il trascendere il mondo, che avviene con la ridu-
zione fenomenologica come schiudimento della soggettivita trascendentale,
al tempo stesso un trattenere il mondo nell’“assoluto” in senso fenomeno-
logico. Questo assoluto fenomenologico va inteso per Fink — nel progetto
timasto inedito di una VI" Meditazione cartesiana non soltanto come unita
comprensiva di mondo e origine del mondo, ma, nel senso piii pregnante,
come l’unita complessiva in cui si articola la vita trascendentale: come unita
di vita costituente e di-vita fenomenologizzante, ovvero come vita costi-
tuente che, nel processo del fenomenologizzare — nell’attivita pura teoriz-
zante ¢ nell’autoriflessione proprie dello spettatore trascendentale “non par-
tecipe” alla costituzione mondana ~, giunge alla coscienza di sé
Sullo sfondo del disegno teorico finkiano si intravede la ripresa di distinte
concettualizzazioni filosofiche: una di tipo dialettico (la formulazione del
movimento intrinseco alla vita trascendentale come un pervenire-a-se-
stessa, come un passare dall’ essere-in-sé e dall’essere-fuori-di-sé all’ essere-
per-sé), che comporta una inusuale inserzione nella fenomenologia di motivi
idealistici di matrice hegeliana; una di tipo criticistico, per la quale l’idea di
un “sistema” della fenomenologia si progetta secondo un*“analogia struttu-
rale” con il disegno della Critica della ragion pura di Kant; una infine di
tipo ontologico, che nasce dalla volonta di confrontarsi con l’ontologia fon-
damentale di Heidegger. Sotto quest’ultimo profilo Fink esplicita un signi-
ficato ontologico sotteso alla riduzione fenomenologica, in quanto rifles-
sione che svela la differenza d’essere tra il soggetto trascendentale e il
mondo, ¢ imposta la questione del rapporto, nell”ambito trascendentale, fra
Vio costituente e l’io fenomenologizzante nei termini di una separazione
dell’essere trascendentale in due sfere eterogenee. Fink pone inoltre il pro-blema di una “riduzione tematica dell’idea dell’essere” (p. 282), la cui ese-
cuzione prepara il passaggio ad una sfera di problemi che convergono nel
concetto di una “filosofia meontica dello spirito assoluto”.
(c) Ledizione nella Gesamtausgabe finkiana dei progetti (elaborati da
Fink agli inizi degli anni Trenta) di un sistema della filosofia fenomenolo-
gica, di una riscrittura delle husserliane Meditazioni cartesiane e di una
nuova Sesta meditazione, é stata realizzata da Guy van Kerckhoven, il quale
aveva gia curato la pubblicazione dei medesimi testi nel 1988, apparsa in
due tomi nel vol. II di “Husserliana-Dokumente” (Kluwer Academic Publi-
shers, Dordrecht/Boston/London; il primo tomo vedeva la compartecipa-
zione di Hans Ebeling e Jann Holl nella curatela).. Fino a quella data, occorre
sottolineare, il manoscritto della V7" Meditazione era rimasto inedito, cono-
scendo solo una circolazione limitata tra pochi lettori (sebbene fra questi vi
fossero fenomenologi francesi del calibro di Gaston Berger e Maurice Mer-
leau-Ponty). E dunque stato merito prevalente di Guy van Kerckhoven aver
reso possibile la conoscenza di quest’ opera fondamentale della fenomenolo-
gia, sia attraverso la sua edizione del 1988 (ora disponibile anche in italiano
nell’edizione c/ di A. Marini apparsa nel 2009 presso V’editore F. Angeli),
sia attraverso l’ampio studio su Mondanizzazione e individuazione. La posta
in gioco nella Sesta Meditazione cartesiana di Husserl e Fink (pubblicato in
prima edizione in italiano nel 1998 presso “il Melangolo”, Genova, grazie
alla competente traduzione dal francese di Massimo Mezzanzanica). Seb-
bene la Sesta Meditazione sia opera scritta essenzialmente da Fink, essa na-
sceva — come i progetti che la precedono — da un dialogo serrato con Husserl,
il quale non aveva mancato in pid passaggi di esprimere a margine ¢ in nota
non solo le sue considerazioni in vista di miglioramenti, ma anche di ester-
nare delle vere e proprie riserve critiche nei confronti delle proposte teoriche
del suo allievo. Rispetto al volume pubblicato in “Husserliana”, l’edizione
qui presentata riporta solamente — come ci chiarisce il curatore nel suo Na-
chwort — gli Assistenzentwarfe di Fink nella forma chiusa di un “contributo
fenomenologico a sé, autonomo ¢ originale” (p. 368), tale da giustificarne la
pubblicazione nella serie della Opere complete di Eugen Fink. Cid indub-
biamente priva questi testi del costante contrappunto costituito dalle integra-
zioni e dalle riflessioni a margine di Husserl, le quali contribuivano a evi-
denziare (nell’edizione precedente) la peculiare natura del symphilosophein
fra maestro e allievo; nondimeno la scelta editoriale ora effettuata contri-
buisce — proprio per la sequenza compatta dei testi raccolti nel vol. 2 della
Gesamtausgabe finkiana — a evidenziare il potenziale di un’auto-critica della
fenomenologia, ovvero il tentativo di approfondire e radicalizzare l’indagine
fenomenologica fino all’estremo di un suo ribaltamento in senso specula-
tivo, tale da commisurarsi con gli orizzonti dell’idealismo tedesco, come ¢tipico della prima ricerca finkiana, E noto che questa ricerca andra ampia-
mente distanziandosi, dopo la guerra, dagli insegnamenti di Husserl, e cid
giustifica il riserbo che Fink mantenne sempre sul testo della Sesta medita-
zione, che pure gli era valsa l’abilitazione alla docenza universitaria nell’im-
mediato dopoguerra. Ma diamo qui la parola al curatore: “Nei suoi ultimi
anni di vita, segnati dall’ombra della malattia, Eugen Fink nutri occasional-
mente "idea di sottrarre definitivamente, come aveva fatto per il ‘libro sul
tempo’, anche il “Progetto di una VI Meditazione’. Il fatto che egli non
seppe decidersi alla fin fine per questo & in relazione certamente alla circo-
stanza per cui il dattiloscritto originale della VF" Meditazione portava le
tracce della lettura ¢ del pensiero del maestro venerato, la cui opera di tutta
una vita era rimasta per lui allo stesso modo un ‘frammento” (p. 368s.)
(Riccardo Lazzari)
213. Errol E, Harris, Salvezza dalla disperazione. Rivalutazione della filo-
sofia di Spinoza, tt. it. ¢/ di G. Rinaldi, Milano 1991, p. 336 (ed. or. Salvation
from Dispair. A Reappraisal of Spinoza’s Philosophy, L Aja 1973)
(a) Errol Eustace Harris (1908-2009) é nato a Kimberley, nel Sudaftica,
da una famiglia di origini inglesi. Ha studiato filosofia alla Rhodes Univer-
sity (Sudaftica), a Oxford e a Johannesburg. In quest’ultima universita ¢
diventato professore nel 1953. Dopo avere pubblicato la sua prima opera
filosofica di rilevo, Nature, Mind and Modern Science (1954), venne chia-
mato alla Yale University e al Connecticut College, negli Stati Uniti, dove
successivamente divenne professore incaricato di filosofia. A partire dal
1962 insegné all’Universita del Kansas e dal 1966 alla Northwestern Uni-
versity (Evanston, Illinois), dove rimase fino al pensionamento, nel 1976.
Presidente della Metaphysical Society of America ¢ della Hegel Society of
America, é uno dei maggiori esponenti della tradizione di pensiero dell’idea-
lismo anglosassone. Tra le sue opere ricordiamo: The Foundations of Met-
aphysics in Science (1965), Hypothesis and Perception. The Roots of Sci-
entific Method (1970), An Interpretation of the Logic of Hegel (1983). For-
mal, Transcendental and Dialectical Thinking. Logic and Reality (1987);
The Reality of Time (1988), Cosmos and Anthropos. A Philosophical Inter-
pretation of the Anthropic Cosmological Principle (1991); Cosmos and
Theos. Ethical and Theological Implications of the Anthropic Cosmological
Principle (1992), The Spirit of Hegel (1993), One World or None. Pre-
scription for Survival (1993); The Substance of Spinoza (1995); The Resti-
tution of Metaphysics (2000), Reflections on the Problem of Consciousness
(2006).