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Ammasso aperto
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Tutte le stelle di un ammasso aperto hanno all'incirca la stessa età e la stessa composizione chimica,
perciò ogni eventuale differenza tra di loro è dovuta unicamente alla loro massa[5] (si veda la voce su
evoluzione stellare per maggiori dettagli). La maggior parte degli ammassi aperti sono dominati dalle
loro stelle massicce di classe O e B, che sono molto luminose ma di vita breve.[6] Analizzando la luce
proveniente da un ammasso aperto è possibile stimare la sua età, misurando il rapporto tra le
abbondanze di stelle blu, gialle e rosse. Una grande abbondanza di stelle blu indica che l'ammasso
aperto è molto giovane. L'uniformità delle stelle di un ammasso lo rende un buon banco di prova per i
modelli di evoluzione stellare, perché nel fare confronti tra due stelle la maggior parte dei parametri
variabili è adesso fissa. Il modello in questo modo risulta infatti più semplice.[2]
Le stelle che compongono un ammasso aperto sono inizialmente molto vicine e si muovono con la
stessa velocità attorno al centro della Galassia. Dopo un tempo dell'ordine del mezzo miliardo di anni,
un normale ammasso aperto tende ad essere disturbato da fattori esterni; le sue stelle iniziano a
muoversi con velocità leggermente differenti e l'ammasso inizia a sfaldarsi. L'ammasso diventa quindi
più simile ad una corrente di stelle, le quali non sono abbastanza vicine per essere considerate un
ammasso, sebbene siano tutte legate tra di loro e posseggano lo stesso moto proprio.[7]
Indice
Osservazione
Storia delle osservazioni
Formazione
https://it.wikipedia.org/wiki/Ammasso_aperto 1/15
12/25/21, 8:14 PM Ammasso aperto - Wikipedia
Morfologia e classificazione
Problema della distinzione degli ammassi aperti
Distribuzione
Composizione stellare
Età
Evoluzione
Studi sull'evoluzione stellare
Gli ammassi aperti e la scala delle distanze astronomiche
Note
Bibliografia
Libri
Pubblicazioni scientifiche
Carte celesti
Voci correlate
Voci generali
Voci specifiche
Altri progetti
Collegamenti esterni
Osservazione
Gli ammassi aperti si osservano in massima parte in quelle aree di
cielo dove corre la scia luminosa della Via Lattea, in particolare in
quei tratti in cui questa non appare oscurata da polvere
interstellare; diverse centinaia di ammassi sono osservabili
direttamente, ad occhio nudo o con l'ausilio di strumenti, mentre
una parte può essere osservata soltanto tramite telescopi ad
infrarosso, a causa della forte estinzione ad opera della densa
polvere interstellare.[5]
Un semplice binocolo consente di moltiplicare il numero degli ammassi aperti osservabili, oltre che di
risolvere quelli già visibili ad occhio nudo; un telescopio amatoriale può offrire degli scorci eccezionali
degli ammassi più concentrati, come M37 nell'Auriga o NGC 3532 nella Carena.[8]
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Curiosamente, gli ammassi più luminosi non si osservano in direzione del centro galattico come
potrebbe sembrare logico, ma nella direzione opposta, ed in particolare fra le costellazioni dell'Auriga,
del Toro, Orione, Poppa, Vele e Carena; ciò è dovuto soprattutto alla presenza in quest'area di cielo del
Braccio di Orione, ossia quello alla cui periferia interna si trova il nostro Sistema Solare, pertanto gli
ammassi in quest'area di cielo sono di gran lunga più vicini di quelli del braccio più interno del nostro,
quello del Sagittario, visibile fra il Centauro e l'omonima costellazione.[9] Le località ideali per
l'osservazione degli ammassi aperti più brillanti ricadono nell'emisfero australe, in particolare nella
fascia tropicale, in modo da poter osservare la gran parte della volta celeste,[10] poiché la gran parte
degli ammassi aperti si trova nel ramo australe della Via Lattea.
Mentre gli ammassi aperti e globulari formano due gruppi ben distinti, esistono degli ammassi di
stelle che possono sembrare a metà via fra un ammasso globulare molto poco concentrato e un
ammasso aperto molto ricco. Alcuni astronomi credono che i due tipi di ammassi si formino tramite lo
stesso processo di base, con la differenza che le condizioni che consentono la formazione degli
ammassi globulari particolarmente ricchi con centinaia di migliaia di stelle non prevalgono più nella
nostra Galassia.[13]
Formazione
Gran parte delle stelle si formano inizialmente come sistemi multipli,[14] poiché solo una nube di gas di
diverse masse solari può diventare sufficientemente densa da collassare sotto la sua stessa gravità;
tuttavia, una nebulosa di questo genere non può collassare in una stella singola.[15]
La formazione di un ammasso aperto inizia col collasso di una parte di una nube molecolare gigante,
una nube fredda e densa di gas contenente diverse migliaia di volte la massa del Sole; una nube può
collassare e formare così un ammasso aperto a causa di diversi fattori, fra i quali le onde d'urto
derivanti dall'esplosione di una vicina supernova. Una volta che la nube inizia a collassare, la
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Un altro modo di vedere la formazione degli ammassi aperti considera una loro rapida formazione a
seguito della contrazione della nube molecolare, a cui segue una fase non superiore ai tre milioni di
anni, in cui le stelle più calde espellono a grande velocità le nubi di gas ionizzato. Dato che solo il 30-
40% del gas della nube collassa per formare le stelle, il processo di espulsione del gas residuo fa in
modo che l'ammasso perda molte o tutte le sue componenti stellari potenziali.[17] Tutti gli ammassi
perdono una notevole quantità di massa durante la loro prima giovinezza e molti si disgregano prima
ancora di essersi formati del tutto. Le stelle giovani rilasciate dal loro ammasso natale diventano così
parte della popolazione galattica diffusa, ossia delle stelle prive di legami gravitazionali, che si
confondono fra le altre stelle della galassia. Poiché la gran parte delle stelle, se non tutte, quando si
formano fanno parte di un ammasso, gli ammassi stessi vengono considerati come gli elementi
fondamentali delle galassie; i violenti fenomeni di espulsione di gas che modellano e disgregano molti
ammassi aperti alla loro nascita lasciano la loro impronta nella morfologia e nelle dinamiche
strutturali delle galassie.[18]
Spesso accade che due o più ammassi apparentemente distinti si siano formati nella stessa nube
molecolare: nella Grande Nube di Magellano, una galassia satellite della nostra, ad esempio, sia
Hodge 301 che R136 si sono formati dai gas della Nebulosa Tarantola, mentre nella nostra Galassia,
ripercorrendo indietro nel tempo i movimenti nello spazio delle Iadi e del Presepe, due grandi
ammassi aperti relativamente vicini a noi, si scopre che essi si sono formati dalla stessa nube, circa
600 milioni di anni fa.[19]
Talvolta, due ammassi aperti formatisi nello stesso periodo possono formare ammassi doppi;
l'esempio più noto nella nostra Via Lattea è quello dell'Ammasso Doppio di Perseo, formato da h
Persei e da χ Persei, ma sono noti un'altra decina di ammassi doppi.[20] Moltissimi sono noti pure nella
Piccola Nube di Magellano e nella stessa Grande Nube, sebbene sia spesso più facile riconoscerli come
realmente tali in galassie esterne, dato che la prospettiva può far sembrare due ammassi della nostra
galassia vicini quando invece non lo sono.
Morfologia e classificazione
Gli ammassi aperti variano da esempi di insiemi di poche stelle poco concentrate fino a larghi
agglomerati contenenti migliaia di stelle; di solito consistono in un nucleo più denso, circondato da
una "corona" diffusa di stelle meno vicine fra loro. Il nucleo misura di solito 3-4 anni luce di diametro,
mentre la corona può estendersi fino a 20 anni luce dal centro dell'ammasso. Una tipica densità di
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stelle nelle regioni centrali è di circa 1,5 per anno luce cubico (per
confronto, la densità di stelle nella regione galattica in cui si trova
il Sole è di circa 0,003 stelle per anno luce cubico).[21]
Ad esempio, lo schema di Trumpler per l'ammasso delle Pleiadi è I3rn (ammasso fortemente
concentrato, con una grande escursione di luminosità fra le sue componenti, riccamente popolato e
con nebulosità presente), mentre le vicine Iadi sono classificate come II3m (ammasso debolmente
disperso e con meno componenti).
Un problema che può sorgere nell'identificazione degli ammassi aperti è la reale esistenza degli stessi:
può infatti capitare che alcune stelle, viste dalla Terra, si mostrino condensate in una piccola area di
cielo, sembrando così effettivamente vicine fra loro; tuttavia, potrebbe anche trattarsi di un effetto
prospettico, per cui stelle che in realtà sono lontane fra loro sembrano vicine solo perché si trovano
sulla stessa linea di vista.[23] Altri ammassi, al contrario, possono essere composti da pochissime stelle
che, a causa della loro vicinanza a noi o della loro dispersione, non sono proprio evidenti
all'osservazione, e le sue componenti appaiono sparse su un campo stellare molto ampio, come nel
caso di Cr 173, che conta alcune decine di stelle sparse su un campo stellare già di per sé molto ricco, o
come nel caso limite di Platais 8, che conta appena 8 componenti sparse su circa 16º di volta
celeste.[24] Con l'evoluzione e il miglioramento della tecnologia per la costruzione di strumenti di
precisione, è stato possibile eseguire delle analisi di diversi addensamenti di stelle tramite lo studio
della metallicità, della parallasse e del moto proprio delle singole stelle componenti, allo scopo di
determinare se le caratteristiche di moto e di composizione degli astri analizzati sono compatibili.[23]
Nel 2002 è stato completato un lavoro di catalogazione meticolosa, frutto di un complesso studio,
volto a determinare i parametri di tutti gli ammassi aperti noti all'interno della nostra Galassia e ad
eliminare gli oggetti in precedenza considerati ammassi aperti e in seguito riconosciuti solo come
allineamenti casuali di stelle non legate fra loro da alcuna relazione. I dati utilizzati sono quelli forniti
dal satellite Hipparcos, partendo da ricerche condotte in precedenza, come il catalogo WEBDA[25] e le
opere dell'European Southern Observatory; il risultato di ciò è un catalogo astronomico che nella sua
versione originale contava ben 1537 ammassi aperti, completi di parametri come coordinate,
diametro, numero di componenti, età, distanza e tanti altri dati. Questo catalogo viene costantemente
tenuto aggiornato con le nuove scoperte ed è associato a una lista di oggetti scartati perché
riconosciuti come asterismi o duplicati di altri oggetti.[26]
Distribuzione
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Nella Via Lattea, la distribuzione degli ammassi dipende dall'età: quelli più vecchi si trovano infatti
alle distanze maggiori dal centro galattico; ciò accade perché le forze mareali sono più forti verso le
regioni centrali della galassia, aumentando così il tasso di disgregazione degli ammassi, senza contare
che la gran quantità di nubi molecolari giganti persistenti costituisce un elemento fortemente
disgregante. Pertanto, gli ammassi aperti formatisi nelle regioni interne tendono a disgregarsi in
un'età meno avanzata di quelli formatisi nelle aree più periferiche.[32]
Composizione stellare
Poiché gli ammassi aperti tendono a disperdersi prima che la gran
parte delle loro componenti terminino il loro ciclo vitale, la luce
irradiata dalle stelle degli ammassi proviene da calde e giovani
stelle blu; queste sono le più massicce e possiedono un ciclo vitale
di poche decine di milioni di anni. Gli ammassi più vecchi
contengono invece molte stelle gialle.[33]
Una volta esaurita la riserva di idrogeno tramite la fusione nucleare, le stelle di massa media e piccola
perdono i loro strati esterni formando nebulose planetarie ed evolvendo in nane bianche. Sebbene
molti ammassi aperti si disperdano prima che la gran parte delle stelle membri raggiungano lo stadio
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di nana bianca, il numero di nane bianche è in genere molto più basso di quanto ci si potrebbe
aspettare, considerando l'età degli ammassi e la massa iniziale prevista delle stelle. Una possibile
spiegazione di ciò è che come le giganti rosse espellono i loro strati esterni per formare una nebulosa
planetaria, una leggera asimmetria nella perdita di materiale potrebbe dare alla stella una spinta di
alcuni chilometri al secondo, abbastanza per espellerla dall'ammasso.[34]
Età
L'età della gran parte degli ammassi aperti è compresa fra 1 milione e 10 milioni di anni; molti
possiedono un'età inferiore ai 50 milioni di anni, mentre la durata media degli ammassi aperti è di
350 milioni di anni. Gli ammassi aperti più vecchi conosciuti nella Via Lattea sono NGC 6791, nella
costellazione della Lira, e Berkeley 17, nell'Auriga, con'un'età stimata attorno ai 7 miliardi di anni.[35]
Il calcolo dell'età di un ammasso aperto è più semplice di quello di una singola stella, poiché si
possono confrontare risultati di diversi astri con la medesima età; questa può essere calcolata tramite
l'osservazione della luminosità delle stelle più massicce dell'ammasso stesso che ancora si trovano
sulla sequenza principale. infatti le stelle di grande massa consumano più velocemente la loro riserva
di idrogeno e dunque tendono ad evolversi molto rapidamente; un ammasso che contiene molte stelle
blu luminose ha un'età molto piccola, dell'ordine di pochi milioni di anni, mentre uno che appare
dominato da stelle rosse è indice di un'età avanzata.[35]
L'età degli ammassi può essere determinata anche tramite lo studio della sua velocità radiale e dalla
massa totale delle stelle componenti. Gli ammassi molto vecchi, per altro molto rari, tendono a
disperdersi, per cui non ve ne sono in gran numero. Fra gli ammassi osservabili agevolmente più
giovani in assoluto noti nella nostra Galassia vi è NGC 2362, nella costellazione del Cane Maggiore: la
sua età sarebbe di 1-2 milioni di anni e le sue stelle sono appena entrate nella fase di sequenza
principale.[35]
Evoluzione
Molti ammassi aperti sono instabili, con una massa
sufficientemente piccola da far sì che la velocità di fuga del sistema
sia più bassa della velocità media delle stelle che lo formano;
questi ammassi tendono a disperdersi rapidamente, entro pochi
milioni di anni. In molti casi, l'espulsione del gas da cui l'ammasso
si è formato ad opera della pressione di radiazione delle giovani
stelle calde riduce la massa dell'ammasso a sufficienza da
permettere una veloce disgregazione dello stesso.[36]
Gli ammassi che invece hanno una massa sufficiente per restare
integri possono restare tali anche per diverse decine di milioni di
anni dopo che i residui nebulosi sono stati spazzati via, sebbene
alla lunga tenderanno a disperdersi anch'essi a causa di fattori di
NGC 604, nella Galassia del
destabilizzazione sia interni che esterni. Cause interne possono
Triangolo, è un ammasso aperto
essere ricercate negli incontri ravvicinati fra le stelle membri:
particolarmente massiccio,
circondato da una regione HII.
durante l'incontro ravvicinato fra due stelle, la velocità di una delle
due può aumentare oltre la velocità di fuga dell'ammasso,
causandone l'espulsione dal sistema. Alla lunga questo processo
porterà alla progressiva dissoluzione dell'ammasso.[7]
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Esternamente, mediamente ogni mezzo miliardo di anni, un ammasso aperto tende ad essere
disturbato da fattori esterni, come il transito nei pressi o attraverso una nube molecolare gigante. Le
forze gravitazionali di marea generate da questi incontri tendono a destabilizzare e a disgregare
l'ammasso; può capitare così che questo diventi una corrente stellare, le cui stelle non sono
sufficientemente vicine per essere considerate un ammasso, pur restando tutte legate da un moto che
punta nella stessa direzione e a velocità simili. La scala temporale in cui un ammasso si disgrega
dipende dalla sua densità stellare iniziale: gli ammassi più densi persistono più a lungo. La vita media
di un ammasso, ossia l'età in cui la metà delle componenti degli ammassi si sono allontanate, varia fra
i 150 e gli 800 milioni di anni, a seconda della densità iniziale.[7]
Dopo che un ammasso non è più legato gravitazionalmente, molte delle sue componenti stellari si
saranno già separate, muovendosi in una direzione comune; l'ammasso si sarà trasformato in una
associazione stellare. Molte delle stelle più luminose del Grande Carro sono membri di un antico
ammasso aperto che ora si è disperso, assumendo l'aspetto e le caratteristiche di un'associazione
stellare, ora nota come Associazione dell'Orsa Maggiore.[37] Alla fine, la leggera differenza fra le
velocità relative delle stelle le porterà a disperdersi nella galassia. Un ammasso più grande è noto
invece come "corrente stellare".[38][39]
L'ammasso da cui ebbe origine il Sole, formatosi cinque miliardi di anni fa, è ormai completamente
dissolto e le sue stelle sono disperse nel disco della galassia, senza possibilità di poterle distinguere
dalla popolazione galattica generale.
Lo studio dell'abbondanza del litio e del berillio nelle stelle degli ammassi può fornire delle indicazioni
importanti riguardo all'evoluzione delle stelle e alla loro struttura interna. Mentre nel nucleo
l'idrogeno non può fondere in elio finché non si raggiunge una temperatura di circa 10 milioni di
kelvin, il litio e il berillio vengono distrutti a temperature di 2,5 milioni di K e 3,5 milioni di K
rispettivamente. Ciò significa che la loro abbondanza dipende fortemente dal livello di
rimescolamento a cui è sottoposto il plasma all'interno della stella. Studiando la loro abbondanza
negli ammassi aperti, alcune variabili come l'età e la composizione chimica sono risolte.[41]
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Gli studi hanno mostrato che l'abbondanza di questi elementi leggeri è molto inferiore di quanto i
modelli di evoluzione stellare predicano. Sebbene la ragione di questa carenza non sia ben compresa,
vi è la possibilità che i moti convettivi all'interno delle stelle possano estendersi in regioni dove il
trasporto radiativo è normalmente il modo di trasporto dominante dell'energia.[41]
Il secondo metodo diretto è quello chiamato metodo degli ammassi in movimento; si basa sul fatto che
le stelle di un ammasso possiedono un moto proprio comune attraverso lo spazio. Le misure del moto
proprio dei membri di un ammasso e la determinazione del loro moto apparente nel cielo rivela il loro
punto di fuga; la velocità radiale degli stessi può essere determinata tramite la misurazione dell'effetto
Doppler del loro spettro elettromagnetico, e una volta note velocità, moto proprio e distanza angolare
dall'ammasso al punto di fuga, tramite la trigonometria si può ottenere la distanza dell'ammasso. La
misura della distanza delle Iadi è l'esempio più noto dell'applicazione di questo metodo, che ha fornito
un valore di 46,3 parsec.[45]
Una volta stabilite le distanze degli ammassi più vicini, queste prime tecniche possono essere estese
per calcolare la scala delle distanze di ammassi più lontani. Incrociando la sequenza principale sul
diagramma HR per un ammasso ad una distanza nota con quella di un altro ammasso più lontano, si
può stimare la distanza di quest'ultimo ammasso. Gli ammassi aperti più vicini sono le Iadi, mentre
l'associazione stellare dell'Orsa Maggiore si trova alla metà della distanza delle prime; l'ammasso
aperto più distante noto nella nostra Galassia è Berkeley 29, posto a circa 15.000 parsec da noi.[46] Gli
ammassi aperti sono individuabili con facilità pure in molte galassie del Gruppo Locale.
Una conoscenza accurata della distanza degli ammassi aperti è fondamentale anche per calibrare la
relazione di periodo di luminosità delle stelle variabili come le Cefeidi o le variabili RR Lyrae,
utilizzate come candele standard; queste stelle luminose possono essere individuate a grandi distanze
e sono utilizzate per determinare le scale di distanza delle galassie del Gruppo Locale.[47]
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Note
1. P. Battinelli, R. Capuzzo Dolcetta, Formation and evolutionary properties of the Galactic open
cluster system, in Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, vol. 249, 1991, pp. 76–83.
2. Open Clusters, su peripatus.gen.nz. URL consultato il 2 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 18 febbraio
2005).
3. ^ Payne-Gaposchkin, C., Stars and clusters, Cambridge, Mass., Harvard University Press, 1979.
4. ^ Un esempio eloquente è quello di NGC 2244, nella Nebulosa Rosetta. Vedi anche Johnson,
Harold L., The Galactic Cluster, NGC 2244, in Astrophysical Journal, vol. 136, novembre 1962,
p. 1135, DOI:10.1086/147466. URL consultato il 10 gennaio 2009.
5. Open Star Clusters, su seds.org. URL consultato il 2 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre
2008).
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American Astronomical Society Meeting, 2003, p. 203.
7. de La Fuente M.R., Dynamical Evolution of Open Star Clusters, in Publications of the Astronomical
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8. ^ Open Satr Clusters: Information and Observations, su nightskyinfo.com. URL consultato il 2 gennaio
2009.
9. ^ L'ammasso delle Pleiadi, delle Pleiadi del Sud, IC 2391, le Iadi e l'Ammasso del Presepe (gli
ammassi più luminosi del cielo) si osservano tutti entro 90° dall'anticentro galattico; in direzione del
centro galattico, gli ammassi appaiono più deboli, con l'eccezione di M7 nello Scorpione.
10. ^ La vicinanza all'equatore consente di poter osservare quasi tutta la volta celeste nel corso
dell'anno: un osservatore posto all'equatore ad esempio può osservare i poli celesti sempre rasenti
l'orizzonte, mentre tutto il cielo appare "ruotare" esattamente da est ad ovest; un osservatore che
si trova a 10°N vede il polo nord celeste a 10° sopra l'orizzonte e una fascia di 10° di raggio
attorno ad esso circumpolare, mentre i 10° attorno al polo sud celeste sono sempre invisibili.
Dall'emisfero sud il discorso è il medesimo, ma coi poli invertiti. Maggiore è la distanza
dall'equatore, maggiore è l'area di cielo che resta sempre invisibile.
11. ^ le Pleiadi erano note col nome di "Sette sorelle", poiché circa 7 delle sue componenti più brillanti
sono osservabili senza difficoltà senza strumenti; Arato di Soli nel 260 a.C., nel suo poema
"Phenomena", descrive invece l'ammasso del Presepe come una "Piccola nube", in quanto le sue
stelle non sono osservabili ad occhio nudo.
12. ^ Michell J., An Inquiry into the probable Parallax, and Magnitude, of the Fixed Stars, from the
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16. ^ Le stelle più massicce sono anche quelle che hanno la vita più breve, dato che esauriscono la
scorta di idrogeno molto più rapidamente delle stelle di massa inferiore; così queste sono le prime
ad evolvere verso lo stadio di supergigante rossa ed esplodere come supernovae.
17. ^ Kroupa P., Aarseth S.J., Hurley J., The formation of a bound star cluster: from the Orion nebula
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27. ^ La grande quantità di nebulose oscure ci impedisce di osservare un elevato numero di aree della
nostra Galassia; inoltre, la zona di evitamento fa da schermo alla parte opposta della Via Lattea.
28. ^ Dias W.S., Alessi B.S., Moitinho A., Lépine J.R.D., New catalogue of optically visible open
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33. ^ Ammassi giovani come le Pleiadi, le Pleiadi del Sud, IC 2391 e la Cintura di Orione sono
dominate dalle stelle blu e azzurre, molto più luminose e dominanti rispetto alle ben più numerose
stelle gialle di massa inferiore; come le stelle blu finiscono il loro ciclo vitale, più breve di quello
delle stelle più piccole (vedi la voce Evoluzione stellare) le restanti componenti dell'ammasso
saranno le stelle di massa inferiore, fenomeno osservabile negli ammassi stellari più vecchi, come
M67 e NGC 188.
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Voci correlate
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