Il violinista
Copyright © 2013 by Liz J. Sten
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Prima edizione - Febbraio 2013
Edizione Ebook Free
Il Violinista Liz J. Sten
PROLOGO
Non poteva fare a meno di ripensare a come era stata la sua vita
fino a quel momento, a quel senso di amarezza e perdita che lo aveva
accompagnato costantemente durante il corso degli anni. Aveva davanti
agli occhi una visione distinta del padre chino sulla forgia, la fronte
imperlata di sudore, che continuava a ripetergli che un giorno la bottega da
fabbro sarebbe stata sua, che avrebbe avuto il compito di provvedere alla
famiglia, di lavorare sodo in modo di poter lasciare l’attività ai suoi figli.
Il fatto che a lui non interessasse per niente lavorare il ferro non aveva
nessuna importanza per l’uomo. Il fatto che desiderasse diventare un
musicista, poi, era qualcosa che non poteva accettare. La musica non
portava soldi, la musica non era un lavoro, la musica non garantiva nessun
futuro.
Quando ripensava alla prima volta in cui aveva confidato al padre,
con infinita timidezza e timore, che sognava di diventare un violinista,
proprio come quell’uomo di cui tutti parlavano, quello che aveva suonato
al Her Majesty's Theatre, era come se potesse sentire ancora le lacrime
bruciargli gli occhi.
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CAPITOLO I
(otto anni prima)
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il cuore in mille pezzi. La sua vita gli sembrava già misera. Quando il
parroco lo trovò seduto sui gradini della chiesa, con il capo chino e i pugni
serrati, non avrebbe mai immaginato che potesse esserci ancora speranza
per lui di sfuggire al destino che il padre gli aveva imposto.
“Cosa c’è che non va, Andrew?” gli chiese l’anziano sacerdote e il
ragazzino si lasciò andare tra le sue braccia.
“Non trovi che sia sciocco da parte tua disperarti così?” iniziò a
dire l’uomo dopo aver ascoltato la sua storia. “Brami una vita di cui non
sai assolutamente nulla e, da quello che so, non sai neanche come si tiene
in mano un violino. Come credi che funzioni? Che solo perché pensi sia
quello che vuoi, tu possa riuscirci? Devi studiare, applicarti, ogni giorno e
con grande costanza. Anche così, però, non è detto che tu possa riuscirci.
Quella del musicista non è una vita facile, Andrew.”
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CAPITOLO II
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“È una cosa diversa,” disse l’uomo, non del tutto convinto. “Ci sarà
molta gente, Andrew. Qualcuno potrebbe riconoscerti e riferire la cosa a
tuo padre. Cosa farai allora?”
Il giovane si alzò, già fermamente deciso sul da farsi. “Ci andrò,”
fu l’unica cosa che disse prima di uscire di corsa dalla canonica, iniziando
a correre lungo la strada che lo separava da casa. Sentiva uno strano
formicolio percorrergli il corpo, ma era una sensazione piacevole,
qualcosa che avrebbe ricordato per sempre.
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CAPITOLO III
“Un violinista che si limita a eseguire brani di altri non avrà mai la
fama, anche se è un eccellente esecutore. Devi creare qualcosa che la
gente ricorderà per sempre, Andrew, se vuoi che il tuo nome ti
sopravviva.”
Così il giovane aveva messo tutto se stesso nel tentare di scrivere
una composizione di buona fattura, dalla quale potesse emergere il suo
amore per la musica. Il risultato, però, non lo soddisfaceva pienamente.
Ogni volta che il signor Cox gli chiedeva di poter ascoltare i suoi
progressi, accampava qualche scusa per riuscire ad avere del tempo in più
per lavorarci. Aveva quasi iniziato a credere che quella del compositore
non fosse proprio la sua strada. Avrebbe dovuto scendere a patti con il
fatto che la sua sarebbe stata una carriera come tante altre. Avrebbe
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sarebbe reso ridicolo davanti al duca e ai suoi ospiti. Del resto, cos’altro
poteva fare? Avrebbe dovuto tentare la sorte.
Trascorse i giorni che lo separavano dalla sua esibizione in uno
stato di totale agitazione, di frenesia, con un constante senso d’incapacità
derivato dall’impossibilità di portare a termine il suo compito. Avrebbe
deluso tutti, si sarebbe messo in ridicolo e, probabilmente, il duca avrebbe
deciso che si era sbagliato sul suo conto, che tutto quello che gli aveva
donato era stato uno spreco. Avrebbe di nuovo perso tutto.
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CAPITOLO IV
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“Sei già stata in Francia. Sì, ci sono venuta un paio di anni fa,
sempre con mio padre. Lui viaggia molto e io lo seguo il più delle volte.
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Non credere però, è molto noioso. Lui passa il tempo con i suoi amici
musicisti e a me tocca stare ad ascoltare le idiozie dei loro figli. È una
fortuna che abbia deciso di farti venire con noi. Non sai quanto ho dovuto
insistere per…”
“Lo fai sembrare una cosa brutta. Gli ho solo fatto presente che hai
la mia età e che sarebbe stato un bene per me avere qualcuno con cui
affrontare il viaggio…”
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Quella sera era l’ultima che avrebbero passato a bordo della nave;
il giorno dopo sarebbero sbarcati a Calais e sarebbero stati ospiti per
alcuni giorni di un amico di Emmanuel Butler. Andrew era seduto accanto
a lui a tavola, ma il suo sguardo era rivolto ad Annie che si sforzava di
sorridere. Dal suo sguardo, però, era più che evidente che fosse triste e lui
sapeva perfettamente di essere la causa di quella tristezza. Non avrebbe
mai potuto immaginare che le sue parole potessero ferirla in quel modo,
proprio lei che non faceva altro che stuzzicarlo in continuazione.
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Annie si fermò e lo guardò diritto negli occhi. “Vuoi dirmi che non
pensi davvero che io sia viziata?”
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dare un senso alla sua prima composizione, quella che solo poco tempo
prima gli era costata una così grande umiliazione e, l’ultima sera della loro
permanenza a Calais, l’interpretò. Al termine i due musicisti gli fecero
molti complimenti e a lui sembrò di aver finalmente imboccato la strada
giusta per il successo.
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CAPITOLO V
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“Mi sono arenato, come al solito. Il signor Ferretti dice che non so
ancora cosa sia l’amore e che devo accantonarla per il momento,
dedicandomi a qualcosa di più allegro.”
Andrew sentì che stava arrossendo e non poté fare nulla per
evitarlo. “Preferirei non rivelarlo.”
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“Sei sempre così gentile con me. Comunque, no, non è nessuna
oca, come le chiami tu. Faccio fatica a sopportare te, figuriamoci una di
loro.” Annie gli colpì un braccio e accelerò il passo e lui si trovò a
inseguirla, come capitava tutte le volte che diceva qualcosa che la faceva
arrabbiare.
“Non temete,” disse quello “il tuo segreto è al sicuro con me.”
La sera della festa, Annie appariva più bella del solito. Il suo viso
era raggiante e mostrava fiera il nuovo vestito che il padre le aveva
comprato per l’occasione. Andrew cercava di ostentare tranquillità e
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dal suo violino, poteva vederlo spandersi per la sala, poteva provare la
sensazione che toccasse ogni persona presente. Ma l’unica persona a cui
Andrew voleva toccare il cuore era Annie.
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CAPITOLO VI
Dal suo arrivo sulla penisola, aveva visitato molte città. Prima
Venezia, con i suoi canali e il Caffè Florian dove aveva incontrato molti
scrittori e artisti. Poi Firenze, con le sue opere artistiche di grande
bellezza. Poi ancora giù, fino a Roma, dove era rimasto affascinato dalla
maestosità del Colosseo e infine Napoli. Qui aveva preso il suo posto
nell’orchestra di Francesco Ferretti come violinista. Aveva fatto molta
esperienza, migliorando anche le sue capacità interpretative. Aveva
continuato a scrivere composizioni originali, riscuotendo sempre un
discreto successo.
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sempre stata. Lui le corse incontro e lei si gettò tra le sue braccia,
lasciandosi andare al suo tocco.
Andrew si perse nei suoi occhi e la baciò con tutta la passione che
aveva serbato nel suo cuore.
FINE
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Liz J. Sten, schiva e riservata, vive in montagna, nonostante odi il
freddo e la neve. Deve il suo pseudonimo al grande amore per la scrittrice
Jane Austen. Le sarebbe piaciuto molto poter vivere nel periodo in cui
prendono vita i suoi racconti, ma è costretta a scontrarsi con la triste realtà.
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