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Schemi storia

3. Dottrine politiche ed economiche


Montesquieu era un deciso avversario dell’assolutismo. Teorizzava che lo stato dovesse attuare la
separazione dei 3 poteri: legislativo, giudiziario ed esecutivo. Questi tre poteri dovevano
controllarsi a vicenda, per evitare la rinascita dell’assolutismo (il potere arresta il potere).
Il filosofo Rousseau teorizzava che la proprietà privata, nel corso della storia, avesse rovinato il
rapporto tra gli umani, rendendoli disuguali. Egli proponeva uno stato democratico e
repubblicano, fondato sulla sovranità del popolo. La democrazia era diretta, ovvero i cittadini
votavano direttamente le leggi, senza bisogno di un parlamento.
Nel secolo dei lumi l’economia diventa una disciplina autonoma. Quesnay, massimo esponente
della fisiocrazia, provò a trattare l’argomento. Riteneva che solo l’agricoltura fosse produttiva: la
fisiocrazia voleva far dominare la natura. Ed è proprio per questo motivo che i fisiocratici
ritenevano l’intervento dello stato nell’economia inutile. Da queste basi, nacque il liberismo di
Adam Smith, un filosofo scozzese. Teorizzò la legge della concorrenza e riteneva che la ricchezza
andasse cercata nel lavoro, a differenza di quanto pensavano i fisiocratici. Smith gettò le basi
anche per la rivoluzione industriale, per questo è ritenuto il padre dell’economia politica.

4. L’Illuminismo in Italia
Nella seconda metà del ‘700 l’illuminismo arrivò anche in Italia e specialmente in Lombardia,
soggetta al dominio asburgico. I più importanti illuministi italiani furono: i fratelli Pietro e
Alessandro Verri, che fondarono l’accademia dei Pugni e “Il caffè”, un giornale portavoce delle
idee illuministe. Nel sud, invece, Ferdinando Galiani e Antonio Genovesi criticarono l’arretratezza
del Regno di Napoli.
L’illuminista italiano più importante, però, fu Cesare Beccaria, autore di “Dei delitti e delle pene”, il
libro che andava contro la tortura e la pena di morte. La tortura è ritenuta ingiusta, visto che chi la
subisce non può essere dichiarato colpevole, finché il giudice non dà la sentenza. La pena di morte,
invece, è criticata perché nessuno ha il diritto di uccidere, nonostante il colpevole l’avesse già
fatto. Beccaria riteneva che la legge doveva essere uguale per tutti e inventa la laicizzazione del
diritto penale, che non veniva più considerato un peccato religioso ma un danno sociale.

5. Il dispotismo illuminato
In Europa, nella seconda metà del settecento, iniziò un peridio di riforme. Interessò la maggior
parte dei territori europei e i sovrani degli stati furono definiti re-filosofi, per la partecipazione
all’illuminismo. Partendo dalle teorie dei filosofi, essi volevano rafforzare il potere dello stato a
discapito di quello della chiesa e dei nobili.
Gli obiettivi delle riforme erano: la riorganizzazione dell’apparato burocratico, con l’istituzione del
catasto, l’aumento delle entrate fiscali (anche a nobili e clero) e il giurisdizionalismo, ovvero
estendere la giurisdizione anche sulla chiesa e ottenere il controllo sulla cultura e sull’istruzione.
Queste riforme costrinsero ad espellere i gesuiti da molti paesi (erano contrari) e nel 1773 papa
Clemente XIV soppresse l’ordine. In Francia e Spagna, però, queste riforme ottennero risultati
scarsi grazie all’opposizione di nobili e chiesa. Nel 1774 il ministro francese Robert-Jacques Turgot
emanò una serie di riforme rivoluzionarie, ma anche in questo caso non ebbero successo e Luigi
XVI fu costretto a licenziarlo, facendo fallire le riforme proprio nel paese originario della primavera
dei lumi.
In Russia Caterina II proseguì la politica di accentramento del potere e di occidentalizzazione del
paese. Nel 1767 formò una commissione consultiva (c’era anche Beccaria) con l’obiettivo di creare
un nuovo codice di leggi, che comprendeva: la libertà di stampa, la condanna della servitù e della
tortura e la diffusione dell’istruzione. Nonostante le idee estremamente rivoluzionarie, il progetto
fu fermato dallo strapotere della nobiltà, che fece addirittura cambiare idea alla zarina. Nel 1772-
1775 scoppiò una rivolta contadina contro la nobiltà e Caterina fu costretta a fermarla, emanando,
nel 1785, la Carta della nobiltà, con la quale riaffermava i privilegi nobiliari.
La riforma nell’impero asburgico iniziò con Maria Teresa e fu finito dal figlio Giuseppe II.
L’obiettivo principale era l’accentramento del potere. Le diete persero potere, l’imposta sul
reddito fu estesa a nobili e clero, fu istituito il catasto e fu resa pubblica e obbligatoria la scuola
elementare. Nel 1773 i beni confiscati dei gesuiti vennero usati per finanziare l’istruzione.
Giuseppe secondo continuò la riforma in maniera radicale: rese gli ecclesiastici servitori dello
stato, istituì seminari per la formazione degli ecclesiastici e con la Patente di tolleranza riconobbe i
diritti alle minoranze religiose (Ebrei). Tra il 1781 e il 1785 eliminò la servitù della gleba, le corvées
e le decime e nel 1786 emanò il codice civile e penale, uguale per tutti, senza distinzione di ceto.
Vennero pure abolite la tortura e la pena di morte. Tutta la popolazione si ribellò a questi
provvedimenti tanto che, nel 1790, alla morte di Giuseppe salì al trono il fratello che ripristinò i
privilegi fiscali.
La Prussia, sotto il governo di Federico II il grande, continuò il progetto di centralizzazione dello
stato. Federico era un estimatore dell’illuminismo e in ambito culturale promosse le arti e le
scienze, rendendo la scuola elementare obbligatoria. L’Accademia delle Scienze di Berlino divenne
una delle accademie più importanti in Europa sotto il suo controllo. Promosse anche la tolleranza
religiosa e riformò il sistema giudiziario, con l’introduzione del codice civile. Emanato nel 1794,
prevedeva l’abolizione della tortura e limitava l’uso della pena di morte.
In Italia le aree più influenzate furono Lombardia e Toscana, sotto gli Asburgo e Napoli, sotto i
Borboni. Anche nel regno di Sardegna i Savoia attuarono riforme interessanti, visto che
anticipavano il dispotismo illuminato. Vittorio Amedeo II e Carlo Emanuele III (suo successore) si
ispiravano al modello francese e prussiano. La Lombardia trovò la rinascita economica: fu
introdotto il catasto e vennero abolite la censura e l’inquisizione. In Toscana, sotto Pietro
Leopoldo, furono attuate le stesse riforme. Nel 1786 vennero estese le imposte fondiarie anche a
nobili e chiesa. Nello stesso anno venne emanato il Codice Leopoldino, ispirato alle idee di
Beccaria. A Napoli le riforme ebbero luogo sotto il regno di Carelo III di Borbone, cercando
principalmente di eliminare i privilegi ecclesiastici. L’economia, invece, era troppo indietro per
poter rinascere.

1. Il Nord America nel Settecento


I primi coloni arrivarono nel nuovo mondo all’inizio del 600, 1 milione di indigeni si stanziò negli
Stati Uniti e 500.000 in Canada, si organizzarono in tribù molto diverse tra loro su diversi piani e
avevamo un’organizzazione diversa da quella dell’America Latina.
Tra il 6-7 cento il Nord America venne colonizzato da francesi, spagnoli e inglesi.
I primi coloni erano europei scappati dalle prescrizioni religiose e politiche come i padri Pellegrini
che sbarcarono in Massachusetts con la mayflower (1620) e successivamente si aggiunsero anche
gli avventurieri (debitori, mercanti, contadini).
Nel tempo queste colonie si svilupparono originando comunità con forme di governo e attività
economiche differenti rispetto a quelle delle colonie spagnole.
Le colonie della corona inglese erano governate da governatori che venivano affiancati da un
consiglio che era composto dalle persone più influenti della colonia è da un’assemblea che votava
le leggi finanziarie e che successivamente diventerà un’istituzione autonoma della colonia.
Inizialmente gli europei tennero un rapporto di amicizia con la popolazione locale ma
successivamente vennero cacciati e emarginati per la necessità di nuove terre.
Durante il 700 nelle colonie britanniche arrivarono immigrati da tutta Europa, si creo così una
società multietnica che favori lo sviluppo delle attività economiche, commerciali, artigianali e
agricole.
Queste colonie non erano soggette a sistemi dell’antico regime ma si basavano sull’operosità e
l’ingegnosità.
L’economia delle colline si divideva in:
-colonie del nord: agricoltura cerealicola, piccole proprietà, allevamento di bestiame e pesca,
attività legate al legno.
-colonie del sud: coltivazione intensiva di tabacco in terre di coloni bianchi che sfruttavano schiavi
neri.
Dalle colonie nacquero grandi città come Boston, New York e Philadelphia.

2. La guerra di indipendenza
Man Mano che le attività economiche delle colonie crescevano i coloni volevano essere trattati
come gli inglesi in Inghilterra mentre la Gran Bretagna voleva sfruttare le colonie a proprio
vantaggio imponendo il commercio solo con l’Inghilterra e imponendo tasse. Allora iniziarono i
primi scontri tra la classe dirigente delle colonie e la madrepatria, si formarono varie
organizzazioni contro il governo britannico e iniziò il boicottaggio delle merci inglesi. Successiva
dopo la guerra dei 7 anni il governo impose misure ancora più severe tassando lo zucchero e i
giornali e rafforzò il potere sulle colonie ma quest’ultimo non ci stavano e si ribellarono.
i contrasti con gli inglesi si fecero sempre più frequenti e nel 1773 il decreto che concedeva alla
compagnia delle indie il monopolio della vendita del tè nelle colonie fece esplodere la tensione.
A Boston alcuni coloni presero d’assalto 3 navi inglesi e buttarono nel mare il carico di tè.
Nel 1774 si tenne il primo congresso continentale a Filadelfia in cui i rappresentanti delle colonie
stabilirono di proseguire la loro lotta per l’autonomia.
I tentativi di conciliazione non servirono a nulla perché la repressione inglese aumentò.
Il secondo congresso continentale decise la formazione di un esercito autonomo e di procedere
alla resistenza armata, a capo dell’esercito fu posto George Washington.
Il 4 luglio 1776 il congresso votò la dichiarazione di indipendenza, affermava che i giovani
dovevano fondersi sul consenso del popolo e che gli uomini hanno uguali diritti.
I lealisti espressero la loro lealtà verso l madrepatria inglese, mentre gli indipendentisti erano
pronti allo scontro.
Iniziò la guerra ma l’esercito era numericamente inferiore a quello inglese ed era costituito da
volontari poco addestrati.
Nel 1777 i ribelli americani ricevettero aiuti dalla Francia, e gli inglese subirono la prima sconfitta a
Saratoga. Benjamin Franklin, uno degli artefici della dichiarazione d’indipendenza, fu inviato a
Parigi a sostenere la causa americana.
Nel 1778 la Francia riconobbe l’indipendenza delle colonie ed entrò direttamente nel conflitto
contro la Gran Bretagna alleata con la Spagna e l’Olanda. Nel 1781 gli inglesi vennero sconfitti nella
penisola di Yorktown. Le trattative di pace si conclusero con il trattato di Versailles sottoscritto da
tutte le potenze partecipanti
- la Francia vide le sue finanze esaurite
- la gran Bretagna non perde il primato del commercio e come potenza coloniale, nonostante la
sconfitta
- la Spagna ricevette la florida
- le 13 colonie ottennero l’indipendenza
3. Gli USA, uno Stato federale
Il nuovo stato doveva essere una federazione o una confederazione (unione di stati indipendenti)?
Nel primo progetto si scelse una costituzione federale che non andò oltre un semplice patto di
amicizia e alleanza.
L’ordinanza del nord-ovest stabilì le zone che sarebbero entrate a far parte dell’unione come nuovi
stati e con pari dignità dei 13 stati originari.
A Filadelfia in una convenzione nel 1787 si giunse finalmente alla definizione della costituzione
degli stati uniti d’America.
La costituzione approvò il nuovo stato repubblicano e federale che assegna agli ordini centrali i
poteri.
Ogni stato della federazione ha un proprio parlamento ma riconosce la superiorità del potere
centrale. Il fondamento della costituzione è la divisione dei poteri:
- il potere esecutivo fu affidato al presidente eletto ogni 4 anni
- il potere legislativo venne assegnato al congresso
- il potere giudiziario fu dato alla corte suprema costituita da giudici a vita

Furono ammessi al suffragio i maschi maggiorenni che avessero delle proprietà o un certo livello di
ricchezza, i neri e i pellerossa furono esclusi dal diritto di voto; venne quindi tradito il principio di
uguaglianza dichiarato nella dichiarazione di indipendenza.
La rivoluzione americana può essere considerata il primo esempio di decolonizzazione e un
modello da imitare.

1. La crisi dell’Antico regime in Francia


Alla fine del settecento l’economia francese era ancora essenzialmente agricola: circa il 30% delle
terre era di proprietà dell’aristocrazia, quasi il 10% era nelle mani del clero. I nobili imponevano ai
contadini pesanti oneri feudali (corvées).
Il problema più grave che la Francia dovette affrontare fu la crisi finanziaria dello stato a causa
delle spese militari e per il mantenimento della corte. La situazione era tanto grave che il ministro
delle finanze Jacques Necker arrivò a falsificare il rendiconto finanziario; occorreva quindi
estendere la tassazione anche alla nobiltà e al clero. La nobiltà fece pressione sul re Luigi XVI
affinché convocasse gli Stati Generali che non venivano convocati dal 1614, il re acconsentì.
La rivoluzione coinvolse tutti gli strati della società francese: dalla nobiltà alla borghesia, dal clero
ai contadini, dall’esercito ai sanculotti (rivoluzionari che non indossavano il tipico indumento
maschile dell’epoca).
Cause della rivoluzione:
- Cause finanziarie -> crescita del debito pubblico -> fallimento dei tentativi di riforma
- Cause economiche -> crisi dell’agricoltura e del settore manifatturiero -> aumento dei
prezzi e disoccupazione
- Cause sociali -> incompatibilità dell’organizzazione della società di Antico regime ->
malcontento della borghesia, priva di diritti politici nonostante il suo peso economico
- Cause politiche -> debolezza della monarchia -> opposizione di tutti e tre gli ordini sociali

2. Dagli Stati Generali all’Assemblea Costituente (1789-90)


il re chiese ai suoi sudditi di esprimere le loro esigenze nei cahiers de doleances (quaderni di
lamentele), per fornire agli stati generali un materiale informativo sui problemi della nazione. Le
richieste più frequenti che emersero riguardavano l’abolizione dei diritti signorili, l’elaborazione di
una costituzione e l’uguaglianza fiscale e ci furono 3 rivoluzioni parallele.
Gli stati generali furono convocati da luigi XVI il 5 maggio 1789, la prima questione che si diverte
affrontare fu il sistema di votazione, gli aristocratici volevano che si votasse “per ordine” ovvero
che ciascun ordine esprimesse un solo voto; il terzo stato invece chiedeva che si votasse “per
testa”.
Il re alimentò ulteriormente l’agitazione con effetti provocatori:
- la prima fu quella di organizzare le riunioni a Versailles ovvero dove si svolgeva la vita sfarzosa
della corte
- la seconda fu la coreografia dell’assemblea che sottolineò le differenze tra gli ordini: il terzo stato
fu obbligato a indossare un modesto e austero abito nero, mentre i nobili e al clero fu consentito
di vestirsi con abiti sontuosi

Di fronte al rifiuto di votare per testa il terzo stato si proclamò unico vero rappresentante della
nazione e si definì assemblea nazionale.
Luigi XIV reagì facendo chiudere la sala in cui si riunivano gli stati generali ma i rappresentanti del
terzo stato penetrarono nella sala destinata al gioco della pallacorda e giurarono di non sciogliersi
finché non fosse stata promulgata una costituzione (il giuramento della pallacorda), il re riconobbe
l’assemblea è invitò i rappresentanti del clero e della nobiltà a parteciparvi. Il nuovo organismo
prese il nome di assemblea nazionale costituente.
Luigi XVI fece affluire a Versailles alcuni reparti militari. Il popolo parigino, temendo che il re
preparasse un colpo di mano contro l’assemblea, il 14 luglio 1789 assalì e distrusse la Bastiglia
(carcere politico). Venne organizzata una milizia volontaria, la guardia nazionale comandata da
Fayette.
L’episodio di Parigi si diffuse nel paese, i contadini si ribellarono e assalirono i castelli dei signori
per bruciargli le carte che ne sancivano i privilegi. Tali rivolte furono accompagnate da un’ondata
di panico collettivo che gli storici hanno chiamato “grande paura”.
Il 4 agosto 1789 venne decisa l’abolizione delle corvées e degli altri obblighi feudali dei contadini,
dietro pagamento di un riscatto. Molti contadini non avevano però la possibilità economica di
pagarlo per cui protrassero le agitazioni ancora per 3 anni fino a quando i privilegi feudali non
vennero aboliti. L’assemblea costituente divise il territorio nazionale in 83 dipartimenti.
L’atto più famoso dell’assemblea costituente fu l’approvazione della dichiarazione dei diritti
dell’uomo e del cittadino il 26 agosto 1789, si tratta di un testo breve (17 articoli) in cui vennero
proclamati gli inviolabili diritti naturali di ogni uomo: la vita, la libertà e l’uguaglianza.
nell’ottobre 1789 un corteo guidato da donne si recò a Versailles, i manifestanti pretendevano dal
re che si traferisse a Parigi, al palazzo delle Tuileries dove sarebbe stato più facile controllarlo. Luigi
XVI fu proclamato re dei francesi per sottolineare la natura costituzionali.
Uno dei problemi più pressanti per la Francia era il deficit del bilancio statale, l’assemblea
costituente intervenne in questo settore decidendo la requisizione dei beni del clero.
Per rinsanguare la classe dello stato si decise di vendere ai cittadini le terre degli edifici incamerati,
in realtà i francesi potevano acquistare gli assegnati, cioè una sorta di buoni del tesoro in cui il
valore era garantito da quello dei beni requisiti alla chiesa. La popolazione era riluttante a
impegnare il proprio denaro nell’acquisto degli assegnati, la conseguenza fu l’aumento
dell’inflazione e del carovita.
L’assemblea costituente intervenne anche nell’ambito dei rapporti tra lo stato e la chiesa, fu
promulgata la costituzione civile del
clero. Il cattolicesimo cessava di essere religione di stato ma restava l’unica religione autorizzata a
celebrare pubblicamente le proprie feste e cerimonie, però il clero diventava un organo dello stato
e perdeva la sua autonomia.
Ci furono fratture all’intento della Francia rivoluzionaria: quella tra il clero costituzionale, che giurò
fedeltà alla costituzione e il clero refrattario che rimase obbediente al papa.

3. La costituzione del 1791


Dopo la presa della Bastiglia i nobili iniziarono le fughe e le emigrazioni verso l’estero, il tentativo
di fuga più significativo fu quello del re Luigi XVI che, travestito da servo, cercò di abbandonare la
Francia ma fu riconosciuto a Varrennes e ricondotto a Parigi.
Le funzioni rivoluzionarie si erano organizzate in club (raggruppamenti politici), quello più
importante fu quello dei giacobini, la cui giuda fu assunta da Robespierre, che volevano la
repubblica ma non tutti i componenti erano d’accordo, perciò dai giacobini si staccarono i foglianti,
guidati da Fayette, che volevano una monarchia costituzionale.
Il club più radicale era quello dei cordiglieri, guidato da Danton, che oltre a chiedere la repubblica
volevano aumenti salariali e garanzia occupazionali per gli operai.
La Costituzione del 1791:
- fu ripreso il principio della separazione dei poteri: il potere legislativo all’Assemblea elettiva
e il potere esecutivo al re
- per poter accedere al diritto di voto occorreva avere un reddito minimo, la società fu divisa
in 3 parti:
1. cittadini passivi -> esclusi dal voto perché privi di ricchezze
2. cittadini attivi -> potevano votare ma non essere eletti
3. cittadini eleggibili -> potevano votare ed essere eletti
- venne nominata un’autorità competente a dichiarare guerra ed era l’Assemblea a decidere
sulla guerra e sulla pace
- nei dipartimenti e nei comuni vennero sostituiti i vecchi e corrotti intendenti con consigli e
sindaci
Una volta approvata la Costituzione, l’Assemblea Costituente si sciolse per lasciare il posto a un
nuovo organismo, l’Assemblea Legislativa.

4. La Francia in guerra (1792)


A causa delle rivendicazioni dei contadini, l’Assemblea si vide costretta a decretare la
nazionalizzazione dei beni dei nobili emigrati e ad abolire i diritti feudali ancora in vigore.
Un altro grave problema riguardava la politica estera. La Francia si sentiva minacciata da una
congiura internazionale e all’interno dell’Assemblea coloro che volevano la guerra erano la
maggioranza.
I girondini difendevano gli interessi commerciali delle città della costa ed erano favorevoli alla
guerra perché convinti che avrebbe stimolato la produzione manifatturiera e i commerci, i
moderati pensavano che una vittoria militare avrebbe consolidato il governo, luigi XVI voleva la
guerra nella speranza che la Francia fosse sconfitta e che gli Stati assolutistici ripristinassero
l’Antico regime. Solo i giacobini si resero conto che la Francia non era in grado di sostenere un
conflitto con le grandi potenza me erano in minoranza quindi l’Assemblea Legislativa approvò la
dichiarazione di guerra all’Austria e alla Prussia. L’esercito francese subì disastrose sconfitte,
inoltre si diceva che la regina Maria Antonietta avesse fornito i piani di guerra ai nemici.
A questo punto i sanculotti il 20 giugno 1792 invasero le Tuileries e costrinsero Luigi XVI a bere alla
salute della rivoluzione.
I rivoluzionari chiedevano esplicitamente la deposizione del re e la convocazione di una
Convenzione, un’assemblea per formulare una nuova Costituzione.
5. La Convenzione (1792-95)
La convenzione era composta da:
- girondini, favorevoli a soluzioni moderate
- montagnardi, cioè il gruppo dei giacobini e dei cordiglieri
- pianura, detta la Palude, un gruppo di centro che non aveva un preciso orientamento
politico
i girondini dominavano la Convenzione.
La battaglia di Valmy fu un episodio molto importante perché fu la prima vittoria dell’esercito
francese dall’inizio della guerra e perché riuscì ad arrestare l’avanzata prussiana e a dare respiro
alla difesa della patria.
La vittoria contribuì all’abolizione della monarchia e alla proclamazione della repubblica.
La Convenzione votò pressoché all’unanimità la condanna a morte di Luigi XVI che venne
ghigliottinato e la regina Maria Antonietta subì la stessa sorte nove mesi dopo.
Molti sovrani stranieri incominciarono a temere per la sorte del loro trono, sorse così la prima
coalizzazione, un’alleanza antifrancese alla quale aderirono, oltre all’Inghilterra, la Prussia,
l’Austria, la Russia, la Spagna, il Regno di Sardegna, il Granducato di Toscana, lo Stato della Chiesa
e il Regno di Napoli.
La coalizzazione risultò vittoriosa e riuscì a togliere alla Francia le terre di recente annessione.
Anche la situazione interna riservava vari problemi alla Convenzione: la crisi economica e la
ribellione della Vendea, i contadini erano delusi dagli scarsi progressi economici e sociali della
rivoluzione. Ai contadini si unirono alla pretesa anche i nobili e il clero.
La guerra, la crisi economica e la Vandea misero in difficoltà i girondini, parallelamente maturò
l’affermazione dei giacobini.

6. Il Terrore (1793-94)
Nel 1793, per giudicare i sospetti, venne istituito un Tribunale Rivoluzionario e venne anche fissato
il prezzo massimo per i cereali e la farina. Con queste misure la Convenzione cercava l’alleanza del
movimento popolare.
I girondini videro nelle misure adottate un attentato economico e alla libertà, inoltre grifarono alla
dittatura. La loro posizione però era sempre più debole.
I sanculotti si rivoltano e la Convenzione venne circondata dalla folla che vuole arrestare trenta
deputati girondini e da questo momento la Convenzione viene dominata da loro.
Alla metà di giugno 1793 la Convenzione approva la Costituzione che conteneva delle
novità: la forma di governo era la repubblica che veniva dichiarata una e indivisibile, per le elezioni
viene istituito il suffragio universale maschile quindi tutti hanno il diritto di voto e infine il potere
legislativo veniva affidato a un’assemblea eletta dai cittadini. Questa costituzione rappresento la
forma più avanzata di democrazia ma non entrò mai in vigore perché i giacobini giudicarono
opportuno rinviare le elezioni e creare un organismo di governo dotato di pieni poteri in campo
militare, politico ed economico. Fu così istituito i Comitato di salute pubblica.
Marat, direttore di un giornale, venne assassinato da una giovane monarchica. L’episodio suscitò
un’intesa emozione. Questo assassinio fu un’ulteriore spinta a adottare misure pesantissime dei
confronti dei nemici della rivoluzione.
Crebbe allora il ruolo di Robespierre, con questa situazione di emergenza adottò misure restrittive
mei confronti dei suoi oppositori. In Francia inizio il periodo del Terrore a causa della
determinazione e la durezza con cui il dissenso controrivoluzionario fu eliminato.
Venne approvata la “legge sui sospetti” che permetteva al Comitato l’assoluta libertà di
repressione verso nemici o presunti tali.
Per esempio a Parigi ci furono 2600 vittime come la regina Maria Antonietta.
Il Tribunale Rivoluzionario inizialmente osservò con scrupolo le forme e le leggi ma
successivamente usò procedere sommarie.
Nel mentre in Francia continuava la guerra contro la prima coalizione. la dittatura giacobina
decretò la lega di massa per dare vita a un esercito popolare. Infine venne consentito ai borghesi
l’accesso alle altre cariche militari che prima erano riservate all’aristocrazia.
Un aspetto importante del periodo del Terrore fu la politica di scristianizzazione che venne attuata
in modo sistematico. Le chiese furono chiuse al culto cristiano e utilizzate per una nuova religione
ispirata alla dea Ragione. Vennero distrutti i simboli del cristianesimo, come la raffigurazione di
santi e campane, venne adottato un nuovo calendario repubblicano dove non comparivano i nomi
dei santi.
La politica di scristianizzazione creò divisioni tra gli stessi capi rivoluzionari e Robespierre non la
condivideva, infatti cerco di limitarla.
Al posto del culto della dea Ragione egli cercò di promuovere il culto dell’Essere Supremo. Questa
politica però non ebbe molto successo fra la popolazione che rimaneva legata alla propria
tradizione religiosa.
La dittatura giacobina suscitò opposizioni all’interno delle forze rivoluzionarie. Le iniziative del
Comitato sembravano troppi radicali alla fazione degli “indulgenti” guidati da Danton e troppo
moderate all’estrema sinistra degli “arrabbiati” di Hébert. La linea adottata da Robespierre fu
ancora quella della repressione, inoltre inasprì la politica del Terrore colpendo gli oppositori di
entrambe le parti. In poco tempo vennero ghigliottinate migliaia di persone (come Hébert e
Danton).
La vittoria militare di Fleurus, in cui i Francesi sconfissero le truppe coalizzate, rafforzò
paradossalmente gli oppositori di Robespierre: la vittoria dimostrava infatti che la Francia non
correva più pericoli immediati, quindi non era più necessario il rigido controllo del Terrore. Alcuni
membri della Convenzione e del Comitato accusarono Robespierre di avere ambizioni da tiranno e
si organizzarono per estrometterlo dal potere: il 9 termidoro (fine luglio 1794) Robespierre venne
ghigliottinato insieme ad altri suoi collaboratori.
Dopo il fallimento della monarchia costituzionale e della repubblica, toccava ora ai termidoriani
provare a “chiudere la rivoluzione” cercando di condurre la Francia a un nuovo ordine.

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