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UN’ANARCHIA ORDINATA
I
La figura di Evans-Pritchard si delinea all’interno della tradizione antropologica inglese.
Egli fu discepolo di Malinowski e Radcliffe-Brown, da cui successivamente prese le
distanze distinguendosi per la sua autonomia di pensiero.
Egli nasce all’inizio del Novecento ed ebbe diverse cattedre di antropologia sociale ad
Oxford e nel resto del mondo. Prestò anche servizio militare in Africa, potendo studiare
la popolazione musulmana dei Senussi.
Dichiarò di avere un forte debito d’insegnamento verso Seligman, in quanto
antropologo che prediligeva lo studio sul campo e che aveva rotto con la tradizione di
ricerca letteraria da tavolino.
Il metodo di Malinowski si basa sull’osservazione partecipante e presuppone la
conoscenza della lingua: allo stesso modo Evans-Pritchard si impadronì sempre della
lingua delle popolazioni che studiò.
Egli studiò gli Zande (Sudan meridionale) ed i Nuer (Sudan meridionale, in particolare
nelle regioni percorse dal Nilo; principalmente pastori).
Accentrò sempre le sue analisi su un argomento specifico e limitato.
Degli Zande studiò le conoscenze magiche, così come Malinowski si concentrò sul tema
della magia trobriandese. Questo libro diventerà un classico nella letteratura
antropologica sulla magia. La sua prospettiva non fu semplicemente funzionale ma
fortemente interpretativa, cercando di porsi dal punto di vista degli Zande e
comprendere la loro visione della realtà. Si pose anche il problema della traduzione
dalla loro lingua a quella inglese, distinguendo tra stregoneria (mangu, forza psichica
maligna emanata da un oggetto presente all’interno della persona, che può essere
trovato solo post-mortem tramite autopsia) e fattucchieria (ngua, magia cattiva non dal
carattere psichico che nasce da manipolazioni). La magia, per gli Zande, è il male e la
paura nei confronti di essa è estremamente diffusa.
A proposito dei Nuer, invece, scrisse una trilogia che tratta della loro organizzazione
politica, delle loro parentele e della religione.
LA RICERCA E L’ANALISI SECONDO PRITCHARD:
Attribuisce alla ricerca sul campo un’importanza determinante
Importanza di studiare più popolazioni (critiche Malinowski = si concentrò solo suli
trobriandesi)
Necessità di una preparazione teorica previa alla ricerca (parlarne correttamente la
lingua, avere una preparazione di base che ti permetta di comprendere, capire ed
inquadrare correttamente ciò che si osserva dalla popolazione)
Non crede nella ricerca di gruppo (mancanza di collaborazione efficacie, non
omogeneità…)
Valutare in maniera critica le fonti delle documentazioni etnografiche prima di
servirsene per studi comparativi
ricerca diretta, importanza lingua, vaglio ponderato informazioni indirette (cioè
provenienti da altri osservatori, ricercatori)
LA NATURA DELL’ANTROPOLOGIA SECONDO PRITCHARD:
(Dall’altro libro: Un allievo di Radcliffe-Brown fu Evans Pritchard. Egli mise in discussione
l’idea che l’antropologia fosse una scienza naturale della società alla ricerca di leggi,
pervenendo ad una concezione dell’antropologia più vicina alle scienze storiche)
I primi antropologi avevano adottato una visione positivistica dell’antropologia, che
aveva portato loro a considerare le attività culturali dell’uomo come fenomeni fisici
naturali; secondo questa prospettiva, era possibile trovare leggi fisiche generali della
cultura.
Radcliffe-Brown e Malinowski si inserirono nel discorso; loro intesero la cultura come un
sistema globale, un organismo entro il quale ogni aspetto è collegato all’altro come gli
elementi fisici lo sono tra di loro in natura. Anche loro, dunque, sostennero la ricerca di
leggi generali nelle culture del mondo, il che poneva necessariamente l’antropologia
sociale nel novero delle scienze naturali.
Anche se inizialmente e pur lungo tempo Evans-Pritchard rimase allineato alle posizioni
del maestro Radcliffe-Brown, che intanto divenne la dottrina indiscussa della scuola
anglofona, intorno agli anni Cinquanta si schierò in una posizione opposta alla sua.
Evans-Pritchard non vedeva l’antropologia sociale come una “scienza naturale” ma come
una “scienza umanistica”, avvicinandosi ad un approccio storiografico. Sostiene che
l’antropologia non studia leggi scientifiche ma il suo lavoro è di interpretare la cultura.
Egli contrappone alla spiegazione naturalistica o organica (cioè quella che vedeva una
cultura come un organismo vivente) un’interpretazione storica o morale, sottolineando
quanto, invece, poteva risultare utile l’applicazione del metodo storico. Questa rottura
fece scalpore nell’antropologia sociale britannica.
È difficile tracciare una linea di confine tra la biologia dell’uomo e la sua cultura, tra
“natura” e “cultura”. La posizione morale e quella naturale non devono necessariamente
contraddirsi, ma resta difficile capire dove avvenga il loro incontro. Ciò che è certo è che
Evans-Pritchard contribuì a ristabilire un rapporto equilibrato tra i due, visto che il
funzionalismo di Radcliffe-Brown e Malinowski aveva assunto il valore di ideologia rigida
e dogmatica.
LA MONOGRAFIA SUI NUER
La descrizione di Pritchard sui Nuer non si distacca mai dalla realtà vissuta, ma non per
questo appare come una semplice descrizione; lo scritto tenta di penetrare nei valori e
nelle logiche de Nuer e di valutare con attenzione l’efficacia strutturale di ogni
istituzione. Pritchard non si limita a descrivere ma vuole comprendere l’organizzazione
politica dei Nuer.
L’argomento centrale sono l’organizzazione politica e le sue forme istituzionali tra i Nuer.
Essi fanno parte di un tipo di società acefala, cioè che non prevede la presenza di un
capo. Pritchard cercherà il principio strutturare che dà senso al loro sistema politico e lo
definirà “anarchia ordinata”.
Importante sarà il concetto di segmentazione: la società nuer ha, infatti, una natura
segmentaria.
La prima delle istituzioni studiate sarà l’organizzazione territoriale, la quale è
segmentaria. Ogni segmento contrasta con i segmenti simili, ma allo stesso tempo si
identifica con loro allo scopo di formare, dalla loro unione, un segmento maggiore, che
sarà a sua volta in contrasto con altri segmenti dello stesso livello. Unendo tutti i
segmenti, si ottiene la tribù, l’unità territoriale massima. I nuer sono in contrato con altri
popoli, come i Dinka.
La seconda delle istituzioni studiate sarà quella della parentela, in particolare quella del
clan e del lignaggio.
Il clan è un gruppo di parentela che riconosce un capostipite unico ma mitico.
I lignaggi sono le singole unità, all’interno dei clan, con capostipiti storici. Ogni
segmento-lignaggio riconosce una profondità genealogica varia (da minima a
messima) ed ogni segmento è in opposizione con un segmento dello stesso
livello.