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Ercole è figlio di Zeus e 

Alcmena. Lo stratagemma usato dal dio per giacere con la donna è stato quello di
assumere le fattezze del marito di Alcmena, Anfitrione, fingendo di essere appena tornato dalla guerra che
l'uomo era andato a combattere.
La (giusta) gelosia di Era, la moglie di Zeus alimentò il suo odio nei confronti di Ercole, cosa che divenne
fattore scatenante di molte delle avventure e tragedie vissute in seguito dall'eroe. Egli, però, diede sempre
grande prova di sé, fin da quando, all'età di soli otto mesi, strangolò senza sforzo due serpenti inviati dalla
dea a ucciderlo in culla. L'indovino Tiresia, chiamato da Anfitrione dopo questa impresa, vaticinò che
l'infante avrebbe in futuro sconfitto innumerevoli mostri.
Nonostante sapesse che il piccolo non era suo figlio, Anfitrione non si risparmiò nel prendersene cura e lo
affidò ai migliori maestri e tutori.
La sua prima vittima non fu però un mostro bensì il suo insegnante di musica, Lino, figlio di Apollo. Reo di
aver corretto gli errori del pargolo, il cantore venne colpito con una lira restandone ucciso, e ad Anfitrione
non rimase che spedire il suo figlio adottivo sui monti, a prendersi cura del bestiame, dove rimase fino ai
diciotto anni.
Qui Ercole ricevette la visita di due ninfe, Piacere e Virtù, che gli diedero un'opportunità concessa a pochi:
quella di scegliere se avere una vita facile e piacevole o una dura ma gloriosa.
L'eroe scelse la seconda.
Dopo la sua scelta, Ercole prese a vagare per il mondo cercando di fare del bene all'umanità.
Questo lo portò a compiere le sue prime imprese, come lo scontro con il brigante Temero, che amava
uccidere i viandanti sfidandoli a una lotta a testate, e che scoprì con (giocoforza breve) disappunto che il
cranio di Ercole era troppo duro per il suo, tanto da frantumarglielo.
Ritornato in Grecia, Eracle visse alcuni anni felici con la moglie Megara, dalla cui unione nacquero ben otto
figli. Durante un periodo di assenza dell'eroe, però, Megara venne violentata da Lico. Quando Ercole lo
scoprì, in preda alla furia uccise Lico. Poi, spinto da Era che alimentò la sua collera e instillò in lui la follia,
massacrò anche Megara e i figli che aveva avuto da lei.
Tornato lucido, si dice grazie a una botta in testa datagli da Atena con una pietra(!), egli fu inorridito da
quanto aveva compiuto e nella disperazione meditò perfino il suicidio, ma venne dissuaso da suo
cugino Teseo, che lo portò ad Atene per un rito di purificazione che lo avrebbe mondato del peccato.
Nonostante ciò, Ercole desiderava ancora l'espiazione, per questo si recò presso l'Oracolo di Delfi sperando
di trovare un modo per fare ammenda dell'orribile peccato di cui si era macchiato, e ignaro del fatto che
l'Oracolo stesso fosse manipolato da Era. Il responso fu che avrebbe dovuto mettersi per dieci anni al
servizio di Euristeo e accettare qualunque compito gli fosse stato assegnato dal re. In cambio, oltre al
perdono, avrebbe ricevuto l'immortalità.
Euristeo assegnò a Ercole dieci compiti da svolgere, che lo avrebbero portato in luoghi cari a Era e vicini
all'aldilà, per compiere imprese ritenute impossibili. Questo poiché il vero scopo delle prove era tentare di
portare l'eroe alla morte piuttosto che renderlo immortale.
Al termine delle dieci fatiche, tuttavia, altre due vennero aggiunte, in quanto Euristeo si rifiutò di considerare
svolte due di esse: l'uccisione dell'Idra di Lerna, poiché per sconfiggerla Ercole si era fatto aiutare da suo
nipote Iolao, figlio di Ificlo, e la pulitura delle stalle di Augia, in quanto l'eroe aveva accettato, anche se non
ricevuto, un compenso.

1. uccidere l'invulnerabile leone di Nemea e portare la sua pelle come trofeo;


2. uccidere l'immortale Idra di Lerna;
3. catturare la cerva di Cerinea;
4. catturare il cinghiale di Erimanto;
5. ripulire in un giorno le stalle di Augia;
6. disperdere gli uccelli del lago Stinfalo;
7. catturare il toro di Creta;
8. rubare le cavalle di Diomede;
9. impossessarsi della cintura di Ippolita, regina delle Amazzoni;
10. rubare i buoi di Gerione;
11. rubare i pomi d'oro del giardino delle Esperidi senza sapere dove andare;
12. portare vivo Cerbero, il cane a tre teste guardiano degli Inferi, a Micene.

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