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Il Monte Verità e altre vette

MARINO FRESCHI

H ermann Hesse ave-


va trent’anni ed era
inquieto. Il matrimonio
vari, indimenticabili personaggi, primo fra tutti
il giovane ingegnere di Amburgo – è lo Zauber-
berg, la montagna incantata, magica, la quale,
scricchiolava; il sogno di se non l’archetipo, è senz’altro la raffigurazio-
vivere in un casolare lon- ne mitica più intensa di tutte le vette del primo
tano dalla città (all’inizio Novecento tedesco: “Dopo sette anni di tuber-
senza acqua corrente e colosario, per Hans Castorp non sarebbe stato
senza elettricità) era ar- difficile essere riformato, scampare alla guerra
duo da realizzare con tre figli piccoli. Il successo e restarsene a dimorare sulla montagna incan-
era arrivato a sorpresa con il primo romanzo, tata”. Ma la montagna – questo è il punto – non
Peter Camenzind, nel 1904. Diventato una celebri- era più incantata. Certo, grazie alle sue qualità
tà, soprattutto tra i giovani (e sarà sempre così), magiche, essa aveva potuto offrire l’ambiente
Hesse era irresistibilmente attratto da nuovi adatto per l’esistenza del giovane ingegnere;
esperimenti e da un desiderio di fuga. Ed eccolo un’esistenza solo in apparenza parassitaria, ma
che si trasferisce a Monte Verità (n realtà si chia- in realtà (e più in profondità) ben diversa, per-
ma Monte Monescia), in Ticino, sopra Ascona. ché passibile di elevazione, attraversando gli sta-
Nel 1900 uno strano gruppo di cinque perso- di di un’evoluzione ermetica e alchemica, cioè
ne, tra cui i finanziatori Ida Hofmann e Henri di un processo di trasformazione e di misterio-
Oedenkoven, nonché il “guru” Gustav Gräser, so raffinamento dei propri elementi costitutivi.
aveva qui inaugurato un sanatorio sui generis1, La montagna aveva potuto così rappresentare il
chiamandolo Monte Verità, nome poi conserva- luogo di scampo, beninteso carico di ambiguità,
to. Più che una casa di cura questo era il centro dai ritmi e dalle consuetudini d’una vita bor-
di un movimento di profondo rinnovamento: si ghese intimamente avvertita come monotona
partiva dal corpo, con una stretta dieta vegeta- e piatta. Ma il tuono la “spacca”, distruggendo-
riana, niente caffè, alcol, tabacco, niente sale! ne l’incantesimo, per sostituirlo con gli orrori,
Ci si curava con il sole, la luce, l’aria, la medita- ma anche con le nuove suggestioni della “sagra
zione, l’arte e la teosofia. Solo la natura salvava. mondiale della morte”, con la sua dolce-amara
Erano idee allora diffuse. Anche il riservatissimo promessa di rivivere en masse quell’elemento
Kafka frequentava case di cura di questo tipo e il eroico-primitivo la cui nostalgia già si manifesta-
raffinato Thomas Mann ambientò La Montagna va, per Mann, nelle imprese alpinistiche, nelle
incantata a Davos, in un sanatorio, il “Berghof”, spedizioni polari, nella caccia alle belve.
che fungeva pure da grande albergo. Già dalla Castorp decide quindi di tornare in “pianu-
pubblicazione di La morte a Venezia si sa quanto ra, ma questo ritorno non è un ritorno alla vita
Mann amasse i grand hotel. Ma questa volta il si- borghese” 2, fu un andare incontro al destino
lenzioso protagonista del romanzo – insieme ai suo e del popolo tedesco nel vortice cruento e

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spietato della Grande Guerra. Il romanzo man- per salire a Valmont; si era infatti rifugiato in
niano venne ammirato, ma nel contempo mol- un’austera torre nel vallese, dove morì prema-
to contestato, anche a causa della famosa svolta turamente il 29 dicembre 1929. Tutti in Svizze-
dell’autore che da esponente di spicco dello ra, dove era giunto anche Rudolf Steiner con la
schieramento antidemocratico, da “monarchi- sua scuola di saggezza e l’euritmia, una danza
co del cuore”, nel 1922 aderì alla repubblica di che avrebbe interagito con lo spirito. E anche
Weimar, almeno con la ragione. Il celebre di- sul Monte Verità si danzava con insegnanti ecce-
scorso Della repubblica tedesca di Mann fu aspra- zionali: Rudolf Laban, Isadora Duncan e Mary
mente criticato dagli ambienti intellettuali della Wigman. Caso mai al sole, liberi e, perché no,
rivoluzione conservatrice, che ne intesero chia- nudi. Abbiamo una foto di Hesse che si arram-
ramente il messaggio di sostanziale, definitivo, pica sulle rocce, nudo. Ma il nostro del tutto
irreversibile congedo dalle precedenti posizioni convinto non era; ironizza sul “sionismo vege-
conservatrici. Friedrich Georg Jünger, il fratel- tariano”, cerca di prendere il meglio dell’espe-
lo del più noto Ernst, si scagliò in aperta e vio- rienza: “Avevo quasi smarrito l’indispensabile
lenta polemica contro lo Zauberberg: “Ah, poter fede istintiva nella libertà della volontà e qui ora
vivere presto quel giorno, quando una squadra guarisco lentamente e assai piacevolmente per
di uomini giovani e audaci marcerà contro la uno stato originario sanculottista”. Tuttavia que-
montagna incantata, con scuri da taglialegna sta esperienza estrema fu dura, come raccontò
dal lungo manico e dall’ampio taglio, per fare nelle annotazioni In den Felsen: “In tutto restai
tutto a pezzi. Forse dopo la ricoprirà davvero la sette giorni senza mangiare. In questo tempo la
neve benevola, che cade verticalmente dai cieli mia pelle si squamò e si rinnovò; mi abituai a
di ghiaccio sulle montagne di ghiaccio, mentre essere nudo, a stare sdraiato sul duro, al calore
i foschi vapori e i tubercoli delle anime si di- del sole e al vento gelido notturno. Mentre cre-
sperdono al vento” 3. devo di morire, divenni robusto e tenace […].
Battaglie incandescenti sulle vette della let- Trascorrevo le notti ora nella capanna ora vici-
teratura tedesca. Conviene tornare a una saggia no all’acqua. Spesso mi addormentavo per ore
e profonda riflessione del principale filosofo finché la sete non mi svegliava. Sovente giacevo
italiano, anzi napoletano, della storia, Fulvio per ore quasi incosciente, vedevo il succedersi
Tessitore: “Credo sempre di più che questa at- della luce e delle ombre e percepivo i rumori
tenzione diffusa per la ‘montagna’ (davvero della natura inselvatichita senza badarci e sen-
‘montagna incantata’) sia una scelta a rifugio za rendermi conto di ciò che vedevo e udivo.
ben espressiva del mondo (culturale, sociale, Talvolta mi pareva come se dovessi irrigidirmi,
politico ecc.) precedente il primo conflitto gettare radici e regredire allo stadio vegetale
mondiale, che si sentiva finito, anche se stan- o minerale”. Ma la solitudine, nelle “capanne
camente si trascina fino al secondo, quando di aria e luce” (appositamente costruite), gli
della conclusione di un’epoca, segnata dal pri- cominciò a pesare, come pure la rottura tra i
mo conflitto, si deve prendere atto ormai sen- fondatori-finanziatori e Gräser 4, denominato
za […] pietà. E si torna […] in pianura, che i “il padre dei movimenti alternativi”, che ri-
problemi, vecchi e nuovi, non li fa vedere da schiò di compromettere l’intero esperimento,
lontano o fingere di vederli da lontano. Anche convincendo Hesse ad abbandonare Monte
nella eccezionale comprensione di ciò Thomas Verità. Ciò costituì un evento cruciale nella
Mann è davvero l’eccezionale esploratore e de- maturazione spirituale dello scrittore, che non
scrittore”. trovò la pace in cima al monte e scese. Non fu
Chi scende e chi sale sulle elvetiche monta- l’unico ad abbandonare le vette. In Toscana, in
gne. Mentre Mann congedava il suo romanzo, quegli stessi anni, su un altro monte si era iso-
Rilke abbandonava Monaco e le peregrinazioni lato Giovanni Papini. Lo racconta in Un uomo

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finito, il suo libro più commovente: “Il tempo Ma tornai….
incalzava, la giovinezza sfuggiva; l’impegno, il Tornai. Non posso pensare a quel ritorno.
più solenne impegno di tutta la vita, era preso. Non posso dire quel che fu nella mia vita. Una
Bisognava assolutamente scoprire il segreto: do- vampa infernale di vergogna mi brucia il viso.
vevo in tutti i modi impadronirmene o sparire. […] Non fu un ritorno ma una fuga, una disfat-
Vivevo in ansia perpetua; sfigurato; stralunato; ta, una fine. Sentii che il meglio della mia vita
trasognato. Una febbre continua mi eccitava; il era vissuto; che la mia parte del mondo termi-
cervello si rifiutava di lavorar più oltre […] La nava lì. […] Non finiva un periodo, finiva una
mia testa era tutto un dolore martellante e per- persona. Non si chiudeva un’esperienza ma si
petuo; svenni più volte; perdetti spesso il senso spegneva un’anima” 5.
della direzione, del significato delle cose, delle L’autobiografia di Papini è del 1913; nel
parole. Gli amici si spaventarono: li respinsi a 1912 lo scrittore fiorentino aveva conosciuto
male parole. Vidi la morte dappresso; cercai la Giovanni Amendola e insieme avevano fondato
solitudine; ognuno mi sembrava nemico. Decisi la rivista teosofica L’anima. Il panorama esoteri-
di partire, senza dir nulla ad anima viva. Lassù co italiano, fiorentino in particolare, era assai
fra le montagne, più vicino al cielo, lontano dal variegato e animato dalla presenza di Arturo
cicaleccio e dal trambusto della città, più facil- Reghini, che aveva collaborato anche al Leonar-
mente avrei vinto il mistero. La mia debolezza do di Papini6. La testimonianza del fiorentino è
cresceva e diveniva inquietante; incubi atroci mi uno dei documenti più intensi di quell’atmosfe-
assediarono tutte le notti; la pazzia già stava in ra spirituale di ricerca, spesso dolorosa, minac-
agguato pronta a ghermirmi; tutto era scolorito ciosa, di un significato spirituale al di là di ogni
attorno a me, attorno alla mia mente affannosa- intellettualismo, come confermano i suicidi di
mente brancolante – dolorosamente tesa verso Otto Weininger nel 1903, simile a quello di Car-
l’impossibile. lo Michelstaedter nel 1910, entrambi all’età di
Partii, solo, per l’ultimo tentativo col mio ventitré anni.
pazzo sogno nel cuore. Sarei disceso di nuovo I soggiorni sulle vette lasciavano tracce. Per
dalla montagna vittorioso e tremendo come un Hesse si presentarono anni e anni di sofferenze
Dio o non sarei più tornato. e di smarrimenti. La moglie venne ricoverata in

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una casa di cura per gravi disturbi psichici. I figli sveglio mistico, mediato dall’amore sessuale, in
dispersi. Lui, ramingo, abbandona Berna, torna uno scenario montano, lontano da ogni civiliz-
di nuovo in Ticino, non più su Monte Verità, zazione, primitivo, vero e dunque vivo. Al di là
ma a Montagnola e lì si ritrova e scrive Klingsor, di ogni pentimento, senso del peccato, il giova-
Siddhartha, Il lupo della steppa – il più terribile ro- ne nell’eros realizza il mistero della vita e della
manzo della sua vita – e infine Il gioco delle perle verità: “‘Com’è possibile che un morto continui
di vetro. Nel finale il protagonista risale sul suo a vivere’, si chiedeva mentre osservava dalla fi-
Monte Verità e s’immola per il suo allievo. Dun- nestra gli abitanti di Soana […] ‘Come soppor-
que la verità per Hesse non è nella solitudine tano la loro pietosa esistenza, dal momento che
ma nella comunità, nel dialogo con l’altro. non conoscono ciò che io ho goduto e ciò di cui
Intanto il Monte Verità venne abbandonato ora devo privarmi?’. Francesco si esaltò sempre
per decenni, ma qualcosa rimase: negli Anni di più. […] In verità non era più padrone del-
’30 alle sue pendici, ad Ascona, si svolsero i la propria vita. Un potentissimo incantesimo lo
convegni Eranos7, animati da Carl Gustav Jung: aveva reso vittima, completamente inerte e, sen-
incontri tra Oriente e Occidente, in nome di za Agata, completamente esanime, di Eros, del
un’unica, ancorché distinta, ricerca dell’anima dio che è più antico e potente di Zeus e di tutte
e dello spirito, frequentati dai grandi pensato- le altre divinità. Egli aveva letto le opere degli
ri del secolo, tra cui Leo Baeck, Martin Buber, antichi, ma aveva sottovalutato con un sorriso
Louis Massignon, Raffaele Pettazzoni, Ernesto di sufficienza questo genere di sortilegi e quel
Buonaiuti, Charles Puech, Mircea Eliade, Erwin dio. Ora sentiva chiaramente che doveva crede-
Schrödinger, Wolfgang Pauli, Erich Neumann, re persino alla punta della freccia o alla profon-
Gerschom Scholem, Gerardus van der Leeuw, da ferita attraverso la quale, secondo gli antichi,
Henry Corbin, Hugo Rahner, Giuseppe Tucci. quello avvelenava il sangue delle sue vittime.
Non distante da Ascona e dal Monte Verità Questa ferita bruciava, lo rodeva, avvampava e
si trova il paesino ticinese di Soana con il Monte lo divorava consumandolo. Sentiva dolori terri-
Generoso. Proprio in questo scenario è ambien- bili e lancinanti, finché al crepuscolo, urlando
tato il romanzo Der Ketzer aus Soana, L’eretico di dentro di sé dalla gioia, si rimise in cammino
Soana di Gerhart Hauptmann, cui nel 1912 era verso la stessa isoletta, verso quel mondo che
stato conferito il Nobel per la Letteratura. Il rac- aveva visto il suo congiungimento con l’amata e
conto, pubblicato nel 1918 ma ideato già tra il dove si erano dati l’appuntamento per un nuo-
1911 e il 1914, narra una singolare vicenda che vo incontro”8.
avrebbe potuto aver luogo anche su Monte Veri- La fuga dal mondo delle consuetudini verso
tà: si tratta delle vicissitudini di un giovane par- quello della libertà corrisponde all’entrata in
roco, don Francesco Vela, colto e raffinato in- un altro universo, più autentico, perché natura-
tellettuale oltre che sacerdote esemplare nella le, pervaso dalla vita vera, anche se emarginata
fede, nella devozione e nella dottrina. Conside- sulle vette più impervie, appartata, inselvati-
rato dai parrocchiani un santo, scala un monte chita, capace tuttavia di sprigionare ancora la
per avvicinare una famiglia di pastori che vive- primigenia forza dell’Eros, vissuto e compreso
vano appartati, emarginati, evitati da tutti, fuori come possente energia originaria, creatrice del
da ogni regola, legge e devozione. Ma, come ca- cosmo e dell’umanità. La scelta del sacerdote è
pita, era andato per suonare e venne suonato. una decisione che riplasma dalle fondamenta
Nel suo caso s’innamora, con ardente, travol- l’esistenza, la mentalità e la sensibilità del giova-
gente, immediata passione di una giovanissima ne, conferendogli una nuova sapienza, autenti-
pastorella, Agata, e così scopre la forza sconvol- ca e onnipotente, in una prospettiva che trasfor-
gente di Eros, il primo, il più antico, il più vero ma la sua storia in un romanzo di formazione,
di tutti i numi. In lui avviene un autentico ri- in un’originale iniziazione erotica che necessita

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di tutto il coraggio, la determinatezza, l’eroismo Heinse e nelle Elegie Romane di Goethe modelli
antiborghese e la delicatezza del protagonista. poetici. La mescolanza tra religiosità, erotismo
Nel racconto affiorano i valori primordiali del dionisiaco e misticismo sorregge il racconto
sesso e della terra, quella incontaminata delle conferendogli quel singolare alone intrigan-
vette, dove ancora volano le aquile e che parla te, contraddittorio, che traversa anche la vita
all’uomo che ha scelto di vivere secondo natu- dell’autore. Percorso da questi contrasti Haupt-
ra sull’Alpe e che impara ad ascoltare e a com- mann, che da giovane era stato il massimo rap-
prendere il messaggio nuovo il quale è nel con- presentante del naturalismo tedesco, si allonta-
tempo il più arcaico, quello vero. La trama del nò dagli aspetti materialistici di questa poetica
romanzo di Hauptmann – ideata durante una per aderire a una sensibilità radicata in una
sua permanenza a Rovio, in Ticino – prende le religiosità della terra e delle energie cosmiche,
mosse da contatti avuti con la gente del luogo, che percepiva nelle forze telluriche dell’eros e
in particolare col curato e il sindaco. L’autore della natura quando – come in montagna – essa
si riallaccia a tendenze culturali diffuse tra gli era ancora incontaminata. Nel 1946, al fune-
intellettuali e artisti tedeschi del tempo. Sono rale, il figlio Ivo rievocò le ultime volontà del
visioni ispirate a quel “naturismo” provocatoria- padre sottolineandone la svolta mistica “france-
mente praticato sul vicino Monte Verità e a una scana”: “Secondo il suo desiderio giace in una
concezione erotico-panteista tendente a rag- bara fatta di assi di abete, vestito con una tonaca
giungere, col sesso, il divino, anzi a sperimen- monastica, che gli fu regalata quarant’anni fa
tare l’eros quale rivelazione, in contrasto con la da un francescano a Soana. Spesso, prima del-
dogmatica cristiana. la sua morte, l’indossava per famigliarizzarcisi.
Se spiritualità doveva essere, allora si preferiva Un pugno di terra natale, un piccolo Nuovo Te-
quella teosofica, quella mistico-sessuale dell’Or- stamento, che possedeva fin dall’infanzia, il suo
dine Templare d’Oriente di Theodor Reuß 9 o poema Il Grande Sogno e le Laudi di San France-
la nuova Geisteswiessenschaft di Steiner, oppure sco d’Assisi sono con lui nella bara”10. Probabil-
un’apertura che prefigurava la new age. Il ro- mente il nome del giovane “eretico” Francesco
manzo giustificava una forma di eresia neopa- potrebbe avere a che fare con questo incontro.
gana che servì a dare il titolo al libro. Lo scrit- Del resto san Francesco è un santo molto amato
tore venne informato anche delle superstizioni dagli spiritualisti, estranei a ogni confessione,
popolari a quel tempo ancora vive in paese. di Monte Verità. Per Rudolf Steiner è uno dei
Infatti, proprio ai piedi della cascata della So- grandi iniziati, mentre Hesse nel 1904 dedicò
vaglia, c’era un enorme masso di dolomia, chia- una breve biografia al Santo di Assisi poco pri-
mato “al tavulin di strii” (il tavolo delle streghe) ma della pubblicazione di Peter Camenzind e la fi-
dove, secondo la leggenda, le streghe, insie- gura del mistico umbro – su cui tornò nel 1905
me col demonio, celebravano il sabba. Non è e nel 1919 – già anticipa protagonisti hessiani,
quindi un caso che l’autore ponesse nel luogo da Siddhartha a Josef Knecht.
dell’incontro dei due giovani un capanno, qua- Queste suggestioni mistiche traversano le
si come un’alternativa alla chiesa, per definire tendenze intellettuali e artistiche dell’epoca,
questa abiura (una sorta di “messa nera” o rito prodromi di una rivolta all’ancora imperante
dionisiaco), questa forma di satanismo per altro positivismo ottocentesco con una sensibilità ver-
collegata al filone neoromantico, naturista e de- so antichi simboli epifanici di elezione ed eleva-
cadente delineatosi alla fine dell’Ottocento. zione della spiritualità occidentale, già presenti
Il racconto costituiva inoltre un ulteriore con- nel Vangelo: “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo
tributo all’immaginario tedesco dell’Italia e del e Giovanni suo fratello e li condusse in dispar-
suo popolo, ancora aperto alla voce della natu- te, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti
ra e dell’eros, che aveva avuto nell’Ardinghello di a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue

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vesti divennero candide come la luce. Ed ecco, Il fondatore Henry Oedenkoven costruì con
apparvero loro Mosè ed Elia, che conversarono Ida Hofmann Casa Anatta (“concetto buddhi-
con lui” (Matteo, 17:1-8). sta del non sé”) come residenza e luogo di rap-
In un’epoca di imprevedibili aperture ad presentanza in stile teosofico, con angoli arro-
avventure intellettuali e artistiche e di crisi pro- tondati ovunque, doppi muri in legno, porte
fonde e diffuse, con una umanità stremata e scorrevoli, soffitti a volta ed enormi finestre con
disorientata dalla guerra, dai rivolgimenti epo- vista sul paesaggio come suprema opera d’arte,
cali in atto, nonché dalla povertà, dalla miseria, un ampio tetto piatto e una terrazza per bagni
dalle epidemie sempre più ferali, la letteratura di sole, che molto piacquero a Hesse, come
si muoveva alla ricerca di nuove soluzioni, pro- pure al “Lebensreformer” Friedrich Höppener,
grammi, “utopie concrete”, come annunciava il alias Fidus, celebre per le raffigurazioni incen-
saggio, sempre del 1918, di Ernst Bloch. Nel caso trate sul sole e sul nudo. Con la sua parola d’or-
di Hauptmann – ma anche degli ospiti di Mon- dine Nackt, frei, gesund – il grande slogan della
te Verità – queste tensioni erano orientate verso FKK, della Freikörperkultur – Fidus era uno degli
una nostalgia arcaica, verso un’età dell’oro ata- esponenti più rappresentativi della Lebensreform,
vica, una Gegenbewegung, un contro-movimento di coloro che affermavano come l’unica realtà
della modernità, simbolicamente raffigurato irriducibile a qualsiasi critica e che trascendeva
dall’Angelus Novus di Paul Klee del 1920, col il nichilismo fosse la fisicità e che la spirituali-
volto rivolto all’indietro, verso un passato che tà dovesse essere libera e mediata da queste
era ancora possibile rivivere. Per Hauptmann si esperienze estreme13. Questa libera religiosità,
trattava della scoperta della libertà naturalisti- ancorché con modalità differenti, è il filo rosso
ca, la liberazione dalla rigorosa etica luterana e che unisce i vari atteggiamenti e le varie scel-
pietista. Lui, come Hesse, ammirava la grande e te di questi artisti, intellettuali, spiriti liberi e
sorprendente esperienza libertaria praticata sul libertini, mistici e anarchici, comunisti utopi-
Monte Verità, dominio ancora incontrastato di ci, yogi e buddhisti occidentali, che si ritrova-
tutti gli alternativi: teosofi, neotemplari, natu- vano nel comune orizzonte della critica alla
risti, vegetariani, crudisti e nudisti, apostoli del civiltà, della Kulturkritik, quella che proveniva
libero amore, anarchici come Erich Mühsam dal romanticismo, ispirata dal possente pen-
(che dapprima definì l’esperimento “la repub- siero di Nietzsche. Alla scoperta dell’eros, alla
blica dei senza patria” per poi scontrarsi dura- sua comprensione e accettazione aveva inoltre
mente coi fondatori11) e rivoluzionari come il contribuito in maniera determinante la giova-
principe Kropotkin, leader carismatico degli ne scienza della psicoanalisi: Die Traumdeutung,
anarchici, ma anche dirigenti socialdemocrati- L’interpretazione dei sogni di Freud è del 1900,
ci come Bebel e Kautsky o come l’intellettuale lo stesso anno della nascita dell’esperimento
sionista Martin Buber, celebre per le sue con- a Monte Verità. E in Occidente il clima dell’e-
ferenze sul taoismo, nonché il visionario Otto poca era segnato da queste ricerche e tensioni,
Gross che vi progettò una “Scuola per la libera- in letteratura con D.H. Lawrence, nonché dai
zione dell’umanità” 12. Dal Monte Verità si de- toni ridondanti e crepuscolari di d’Annunzio.
lineò una svolta radicale dell’architettura, con Il Monte Verità era uno dei poli culturalmen-
costruzioni all’avanguardia che influenzarono te più affascinanti dove la psicoanalisi – specie
maestri come Gropius, Albers, Bayer, Breuer, nella sua interpretazione junghiana – si tradu-
Feiniger, Schlemmer, Schawinksy e Moholy- ceva in prassi liberatoria, tra mille contrasti e
Nagy, tutti in visita ad Ascona e al Monte Verità, rotture ma anche tra innumerevoli intuizioni
luogo straordinario di avanguardia, dal Dada di e realizzazioni, talvolta sorprendenti, come la
Hugo Ball e Hans Arp alle realizzazioni Jugend- nuova danza e i nuovi spettacoli e culti solari.
stil e del Bauhaus. In questi ultimi decenni si assiste a un autentico

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revival con ricerche, studi, rivisitazioni, ripropo- 3. Ibidem, p. 312.
ste, come se il genius loci fosse di nuovo attivo. 4. Su Gusto Gräser cfr. Müller, H., Der Dichter und
sein Guru. Hermann Hesse – Gusto Gräser, eine Freun-
Così confermano i periodici incontri a cura del-
dschaft, Gisela Lotz Verlag, Schelklingen 1978; vedi
la Società Teosofica e il festival “Eventi Letterari anche il mio Hermann Hesse, Il Mulino, Bologna 2016,
Monte Verità”, che ogni anno propone un tema pp. 122 e 133-135.
legato all’utopia. Cfr. anche Renzi, L., “Doktor Knölges Ende e Der
Talvolta torna qualche superstite di quella Weltverbesserer. Sul rapporto di Hermann Hesse con
straordinaria stagione spirituale come Ilse Gro- Monte Verità e la ‘Lebensreform’ e sulla sua traspo-
sizione letteraria”. In Atti XXIV Simposio internazionale
pius che, nel 1978, di nuovo ad Ascona e sul di studi italo-tedeschi, Accademia di Studi Italo-Tedeschi
Monte Verità, riscopre quella singolare ‘verità’ di Merano, Merano, 2004.
del monte che è: “il luogo dove la nostra fronte 5. Papini, G., Un uomo finito (1913), in Id, Opere.
sfiora il cielo...”. Dal “Leonardo” al Futurismo, a cura di Luigi Baldacci,
“Ogni vetta è una cima di Verità”, ha scritto Mondadori, I Meridiani, Milano 1981, pp. 301-305.
6. Cfr. De Luca, N.M., Arturo Reghini. Un intellettua-
Paolo Cognetti in Le otto montagne : “La monta-
le tra massoneria e fascismo, Atanor, Roma 2003.
gna non è solo nevi e dirupi, creste, torrenti, 7. Cfr. Vitolo, A., “Un’agape per Psyche: C.G. Jung
laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere e Ascona”, in AA. VV., Tra ribellione e conservazione.
la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio, tem- Monte Verità e la cultura tedesca, cit., pp. 191-199.
po e misura. Qualunque cosa sia il destino, abi- Vedi anche la monografia che si confronta con te-
ta nelle montagne che abbiamo sopra le teste”. matiche analoghe: Schiffermüller, I., Traumtexte: Zur
Literatur und Kultur nach 1900, Köningshausen & Neu-
Di Goethe – che fu tre volte in Svizzera, ma mann, Würzburg 2020.
non ad Ascona – si può ricordare in conclusio- 8. Hauptmann, G., L’eretico di Soana, tr. di Laura
ne la breve lirica incisa nel 1780 di ritorno dalla Balbiani, Sugarco, Milano 2003, p. 125.
Svizzera sulla parete di una capanna in cima al 9. Cfr. Gianluca Paolucci, “Alle origini di Monte
Kickelhahn: “Su tutte le vette / regna la calma, Verità: Goethe, du Prel, Hartmann”, in AA. VV., Tra
ribellione e conservazione. Monte Verità e la cultura tedesca,
/ tra le cime degli alberi / non avverti / spirare
pp. 55-68.
un alito; / nel bosco gli uccellini stanno silen- 10. Cfr. Freschi M., 1918. Tramonti Tedeschi, Bonan-
ziosi. / Aspetta un poco! Presto / anche tu avrai no, Acireale-Roma 2018, pp.66-69.
riposo”14. 11. Cfr. Mühsam, E., Ascona. Eine Broschüre (1905)
Si racconta che nel 1831 Goethe tornò sul- e Guhl, K., Berlin 1982, che contiene una resa dei
la vetta del Kickelhahn, nel giorno del suo 81° conti coi ‘fondatori’. La replica non si fece attende-
re: Hofmann-Oedenkoven, I., Monte Verità. Wahrheit
compleanno, pochi mesi prima di morire; nella ohne Dichtung, Karl Rohm, Lorch, 1906; cfr. anche
capanna l’incisione, dopo più di mezzo secolo, Bachmann, J., Mühsam, Anarchist in Anführungsstri-
era ancora leggibile. Il poeta si commosse. chen, Edition Moderne, Zürich, 2018.
12. Cfr. Russo, M., Otto Gross. Psiche, eros, utopia,
Note: Editori Riuniti, Roma 2011.
1. Cfr. Schwab, A., “Der Monte Verità als Laborato-
13. Cfr. Carstensen T., Schmid M., (a cura di), Die
rium der Gegenwart”, in AA. VV., Tra ribellione e conserva-
Literatur der Lebensreform. Kulturkritik und Aufbruchstim-
zione. Monte Verità e la cultura tedesca, a cura di Gabriele
mung um 1900, Transscript, Bielefeld 2016.
Guerra, Istituto Italiano di Studi Germanici, Roma
14. Über allen Gipfeln / Ist Ruh’, / In allen Wipfeln /
2019, pp. 27-40.
Spürst Du / Kaum einen Hauch; / Die Vögelein schweigen
Significativi sono i contributi di Guerra:
im Walde. / Warte nur! Balde / Ruhest du auch.
l’“Introduzione”, pp.7-11, nonché il suo saggio “Per
un’avanguardia acrobatica: Hugo Ball a Monte Veri-
tà”, pp. 69-80. Marino Freschi, professore emerito del
Si rimanda, inoltre, all’ampia biografia citata da Dipartimento di Lingue, Letteratura e Cultura
Guerra, come pure agli altri contributi del volume.
2. Conte, D., Viandante nel Novecento. Thomas Mann Straniera dell’Università degli Studi di Roma 3
e la storia, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2019, è anche saggista e autore di apprezzati articoli
pp. 213-214. pubblicati in quotidiani nazionali.

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