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Home » Da Cantor a Galileo: come definire gli insiemi infiniti

Da Cantor a Galileo: come definire gli insiemi


infiniti
Se è vero che l'affermazione "il tutto è maggiore della parte" non è più valida, quando parliamo di insiemi
infiniti, a chi dobbiamo questa scoperta? Il primo fu Galileo Galilei che iniziò a studiare gli insiemi, ma è
grazie a Cantor che possiamo davvero inizare a parlare di Infinito e di come misurarlo.

MATEMATICA · SCIENZA E SCIENZIATI

9 DICEMBRE 2021

Intuitivamente siamo portati a pensare che ogni insieme debba essere più numeroso di un
suo sottoinsieme proprio. Tale convinzione è sicuramente vera nel caso degli insiemi finiti.
Quando, tuttavia, si considerano gli insiemi infiniti, le cose mutano e l’affermazione secondo
cui “il tutto è maggiore della parte” non è più valida. Il primo ad accorgersene fu Galileo.
Le prime scoperte sugli insiemi infiniti

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Nel suo trattato “Discorsi e dimostrazioni matematiche attorno a due nuove scienze”, egli
riconobbe la possibilità di stabilire una corrispondenza biunivoca tra i numeri naturali e i loro
quadrati. In altre parole, l’insieme di tutti i quadrati perfetti {0, 1, 4, 9, 16,…} è strettamente
contenuto nell’insieme N dei numeri naturali. Ma se prendiamo un numero naturale n e lo
accoppiamo con il suo quadrato n2, vediamo che nessun elemento dei due insiemi resta da
solo; di conseguenza i due insiemi devono avere la medesima cardinalità.
Galileo considerò paradossale questa situazione, pervenendo alla conclusione che non fosse
opportuno confrontare insiemi infiniti. Nel 1872, Dedekind superò questa posizione,
utilizzando proprio questo paradosso scoperto da Galileo per definire gli insiemi infiniti: un
insieme è infinito se e solo se può essere messo in corrispondenza biunivoca con un suo
sottoinsieme proprio. Cantor, amico di Dedekind, si spinse oltre.

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Insiemi infiniti: a nuova visione di Cantor


Dopo aver definito “equipotenti” due insiemi i cui elementi possono essere messi in
corrispondenza biunivoca, chiamò “potenza del numerabile” quella di tutti gli insiemi
equipotenti all’insieme N dei numeri naturali. Nel 1874 giunse alla scoperta sensazionale che
l’insieme Q dei numeri razionali è numerabile. Per vedere come si può costruire una
corrispondenza biunivoca tra Q ed N, consideriamo i numeri razionali disposti secondo la
matrice in figura.
Tutti i numeri della prima colonna hanno numeratore 1, quelli della seconda hanno
numeratore -1, e così via, mentre quelli della prima riga hanno denominatore 1, quelli della
seconda riga denominatore 2, e così via. Ora, seguendo il percorso indicato nella matrice
dalle frecce, otteniamo la corrispondenza desiderata: il numero razionale 0 è associato al
numero naturale 0, il numero razionale 1 al numero naturale 1, 1/2 a 2, -1 a 3, 2 a 4, -1/2 a
5, 1/3 a 6, 1/4 a 7, -1/3 a 8, -2 a 9, e così via.

Come si vede, si salta ogni frazione già comparsa (per esempio, 2/2=3/3=…=1) e il percorso
a frecce sulla matrice ci indica il primo numero razionale da associare, il secondo, il terzo e
così via: ad ogni numero naturale possiamo così associare uno e un solo numero razionale e,
cosa più sorprendente, a ogni numero razionale è associato uno e un solo numero naturale,
cioè la corrispondenza è biunivoca. Cantor provò, inoltre, che esistono insiemi che non hanno
la potenza del numerabile. È il caso dell’insieme R dei numeri reali che possiede una
potenza superiore a quella del numerabile, che chiamò “potenza del continuo”. La potenza
del numerabile era soltanto il bebè della famiglia di infiniti di Cantor.

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Una spiegazione semplificata


Immaginate una folla che entra in una grande sala da concerto o in un cinema. Per
rispondere alla domanda se ci siano tanti spettatori quante sedie, potremmo certo usare il
metodo noioso di contare tutti gli spettatori e tutte le sedie, e poi confrontare i risultati
finali. Ma potremmo molto più semplicemente chiedere a tutti di sedersi e poi guardare: se
ogni spettatore ha una sedia e ogni sedia è occupata da uno spettatore, la risposta è “sì”,
perché il processo di sedersi ha dimostrato una perfetta corrispondenza “uno a uno”.

Un cameriere che ha un insieme di forchette e uno di coltelli si aggirerà per la sala


mettendo un coltello accanto ad ogni forchetta: se, alla fine, nessuna posata resterà
spaiata, vorrà dire che i due insiemi erano della stessa dimensione, cioè equinumerosi.
George Cantor sfruttò questa semplice idea nella seguente definizione: “Due insiemi M e N
sono equivalenti se è possibile metterli, con una qualche legge, in una relazione tale che a ogni
elemento di ciascuno di essi corrisponda uno e un solo elemento dell’altro”.

Spesso i matematici oggi dicono che in questo caso gli insiemi M e N hanno la stessa
“potenza” o la stessa “cardinalità”. L’importanza di questa definizione sta nel fatto che non
richiede in alcun modo che M e N siano finiti: al contrario, si applica altrettanto bene al caso
in cui gli insiemi contengano infiniti elementi. Ed erano proprio gli insiemi infiniti che a
Cantor interessavano principalmente. Così facendo, Cantor si stava muovendo in un
territorio proibito: spingendosi su sentieri davvero impervi, circondato dall’incomprensione e
dal sarcasmo di gran parte del mondo matematico dell’epoca, decise coraggiosamente di
confrontarsi con l’infinito in un faccia a faccia senza precedenti.

VINCENZO GIORDANO
Nato nel 1971 e residente a Bari, è professore a contratto presso il Politecnico di Bari e professore di
ruolo di Matematica presso il Liceo Scientifico Statale “E. Fermi” di Bari.

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Home » John von Neumann e il “problema della mosca”

John von Neumann e il “problema della mosca”


Tale problema della mosca fu posto al matematico e fisico ungherese John von Neumann (1903-1957) da
uno dei suoi colleghi. Ma quanti modi ci sono per risolvere questo quesito? Il genio tra i geni non aveva
pensato nemmeno per un attimo ad un altro modo di risolvere il problema, si era "limitato" a calcolare
istantaneamente la somma della serie.

CURIOSITÀ E CONSIGLI · MATEMATICA · SCIENZA E SCIENZIATI

9 DICEMBRE 2021
“Due treni A e B distano tra loro 100 km e, ad un certo istante, si muovono uno verso l’altro
entrambi con una velocità di 50 km/h. Una mosca, posta sul vetro anteriore del treno A, si
dirige con una velocità di 75 km/h verso il treno B. Quando lo raggiunge inverte la direzione
e, conservando la medesima velocità, si dirige verso il treno A. La cosa si ripete ogni volta
che la mosca, viaggiando ad una velocità superiore a quella dei due treni, incontra uno di
essi. Quanti chilometri percorre la mosca prima di finire schiacciata nella collisione dei due
treni?” Questo problema è stato sottoposto a John von Neumann.

La risposta

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Con un po’ di semplici calcoli si trova che la mosca tocca il treno B dopo 4/5 h, percorrendo
60 km; quindi incontra il treno A dopo 4/25 h, percorrendo 12 km e così via. Ad ogni cambio
di direzione percorre un tratto lungo 1/5 del precedente in un tempo pari a 1/5 del precedente.
Dunque, la distanza d percorsa dalla mosca nel suo “infinito” tragitto a zig zag tra i due
treni è data da:

d = 60+12+12/5+12/25+… = 60 (1+1/5+1/25+1/125+…)

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Tra parentesi compare la serie geometrica di ragione 1/5 che, come è noto, converge a 1/(1-
1/5)=5/4, per cui d=75 km.

Un altro approccio e la risposta di John von Neumann


Un metodo alternativo, decisamente più rapido (oltre che più semplice), consiste
nell’osservare che i due treni, viaggiando alla medesima velocità, si “incontrano” (o meglio
schiantano) a metà del loro percorso totale, in corrispondenza del chilometro 50. In base alla
loro velocità, la collisione avviene esattamente dopo un’ora: in tale intervallo di tempo, la
mosca, che si muove a 75 km/h, percorre esattamente 75 km.

Si tratta di un ragionamento elementare, alla portata di chiunque ma che pochi riescono a


cogliere. Tale problema della mosca fu posto al matematico e fisico ungherese John von
Neumann (1903-1957) da uno dei suoi colleghi. “75 km”, rispose subito von Neumann. Il suo
collega esplose: “Ecco, vedi, non ci sei cascato. Hai capito e risposto subito perché sei
dotato di mente acuta, sei molto intelligente, ma la maggioranza delle persone si mette a
calcolare la somma della serie”. E von Neumann ribatté preoccupato: “E che cosa credi che
abbia fatto?”
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Il genio tra i geni non aveva pensato nemmeno per un attimo ad un altro modo di risolvere il
problema, si era “limitato” a calcolare istantaneamente la somma della serie, a mente,
poggiandosi sulle sue prodigiose capacità di calcolo. Semplice e rapido… a patto di chiamarsi
von Neumann. Uno che a 6 anni intratteneva gli ospiti di casa ripetendo a memoria intere
pagine di un elenco telefonico che gli erano state mostrate solo alcuni minuti prima; uno
che alla stessa età scambiava battute in greco antico con il padre e svolgeva mentalmente
(e correttamente) divisioni tra due numeri di otto cifre; uno che a 10 anni aveva letto
un’intera enciclopedia storica e sapeva dialogare in sei lingue; uno che a 22 anni si laureava
in ingegneria chimica (a Zurigo) e matematica (a Budapest).
Uno che da bambino in bagno si portava spesso due libri, per timore di finirne uno e non
avere di che leggere per il tempo restante. Uno che avrebbe lasciato un segno indelebile nei
campi più disparati, dalla logica all’analisi funzionale, dalla teoria dei gruppi alla topologia,
dalla meccanica quantistica alla teoria dei giochi, dall’informatica alla teoria degli automi
cellulari.

Architettura di John von Neumann


Se siete riusciti a leggere questo interminabile articolo, molto probabilmente lo avrete fatto
avendo sotto mano un computer. Ora, trascurando le marche e i dettagli poco significativi,
andate al nocciolo essenziale, all’architettura di base del calcolatore. Quest’ultima prevede
due tipi diversi di memorie, ROM e RAM; una unità centrale di calcolo (CPU) dotata di una
specifica unità logico-algebrica (ALU), e le porte di accesso e uscita (input e output).
Immaginate chi l’ha progettata per primo? Vi dice nulla il fatto che si chiami “architettura di
von Neumann“?

La cosa straordinaria è che fu proprio la progettazione della struttura dei calcolatori a


spingere von Neumann successivamente verso l’idea di un “automa cellulare”, un sistema in
grado di autoreplicarsi, idea che si rivelò clamorosamente simile ai meccanismi di
replicazione del DNA, scoperti solo diversi anni più tardi da Watson e Crick.

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VINCENZO GIORDANO
Nato nel 1971 e residente a Bari, è professore a contratto presso il Politecnico di Bari e professore di
ruolo di Matematica presso il Liceo Scientifico Statale “E. Fermi” di Bari.

Home » Quante sono state le persone vissute sulla Terra?


Quante sono state le persone vissute sulla Terra?
Sono 117 miliardi le persone vissute sul nostro pianeta negli ultimi 200 mila anni, quattordici volte la
popolazione odierna.

BIOLOGIA

7 Dicembre 20217 DICEMBRE 2021

Ci sono 7837 milioni di persone che attualmente vivono sul nostro pianeta, ma quanti sono
stati gli uomini e le donne che hanno camminato per la nostra Terra dal 200000 a.C, data
indicativa dell’apparizione dei primi Sapiens, fino ad oggi?

Secondo i dati riportati dal PRB (Population Reference Bureau), organizzazione non
governativa di Washington DC, aggiornati al 18 maggio 2021, la stima degli Homo Sapiens
vissuti sulla Terra si aggirerebbe intorno ai 117 miliardi.

Grafico riportato dal PRB nell’Agosto 2021 in un analisi della popolazione mondiale e uno
studio dell’indice di fertilità

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Ma come viene calcolato il numero di persone vissute sulla
Terra? Da dove si parte?
Tale dato è stato calcolato grazie al lavoro del demografo Poston Jr. presso l’università A&M
del Texas. Poston, a differenza dei suoi colleghi, fa partire le sue analisi dal 190000 a.C e non
dal 50000 a.C e ciò gli permette di ottenere dati di molto più dettagliati. Calcolare il numero
di individui che hanno popolato la Terra è quindi un processo molto delicato a metà tra scienza
e arte, questo perché per il 99% dell’esistenza umana non esistono dati demografici certi.

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Il lavoro condotto dal Dr. Poston Jr. è però solo una continuo di quello che nel 1995 era
stato iniziato da Toshiko Kaneda e Carl Haub. I due demografi avevo inizialmente attuato un
approccio minimalista partendo con solo due persone nel 50000 a.C. Da essi, utilizzando i
tassi di crescita e i differenti parametri di riferimento per la popolazione, si è stimato il
numero di nati fino ad allora di circa 106 miliardi individui.

I dati che quindi vengono raccolti e poi riportati dal Population Reference Bureau (PRB) si
basano principalmente su tre fattori: il numero di nascite (moltiplicato per un fattore 1000),
il tempo che gli esseri umani hanno vissuto sulla Terra ed infine la grandezza media delle
popolazioni nelle differenti epoche.

La crescita demografica, per la maggior parte della storia, ha avuto una incremento molto
graduale con evidenti rallentamenti dovuti in gran parte a malattie ed epidemie, come la Peste
Nera la quale portò ad oltre 100 milioni di morti nell’Impero Bizantino, ma anche dovuti a
guerre o disastri naturali.

Questo valore demografico ha avuto tuttavia un leggero incremento nell’epoca moderna


grazie al progresso scientifico, farmaceutico e biotecnologico il quale non ha permesso però
di evitare che paesi industrializzati come Italia, Giappone, Ucraina ed Ungheria
presentassero un tasso di crescita negativo, mentre paesi in via di sviluppo presentavano un
tasso di crescita positivo; questo ad indicare che nonostante il progresso nei differenti
campi molto spesso nei paesi con uno sviluppo maggiore il numero di persone anziane
supera di gran lunga il numero di nascite.

Dati riassuntivi tratti dall’ultimo studio condotto dal PRB, 17 Agosto 2021, Washington DC

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Cosa ci prospetta quindi il futuro?


La popolazione mondiale è destinata ad aumentare almeno fino al 2050, infatti nonostante
un generale declino della riproduzione, la Terra si arricchisce ancora oggi di 80-100 milioni
di nuovi nati l’anno.
Con questo tasso di crescita nel 2050 la popolazione potrebbe raggiungere valori tra i 7
miliardi e i 10 miliardi di persone. La proiezione media si attesta a circa 9 miliardi, dovuta a un
calo entro il 2100 del tasso di fertilità fino al raggiungimento di una situazione di stallo a 10
miliardi nel 2200. Di questo passo, il numero dei vivi non supererà mai il numero dei morti.

A cura di Alessia Taurino.

REDAZIONE

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FONTI VERIFICATE

PRB – World Population Data Sheet


PRB – How Many People Have Ever Lived on Earth?
BBC – Do the dead outnumber the living?
Focus – Quanti uomini hanno abitato la Terra?

Home » Perché non si possono portare liquidi in aereo?

Perché non si possono portare liquidi in aereo?


Ti sei mai chiesto perché non puoi portare i liquidi in aereo? O perché i flaconi devono essere al massimo di
100 ml? Regole e organizzazioni ci tutelano ogni giorno per far sì che il nostro viaggio sia il più sicuro
possibile. Ecco per te alcune semplici regole da seguire per la tua prossima avventura!

CHIMICA · CURIOSITÀ E CONSIGLI · VIAGGI

7 DICEMBRE 2021

Ti è mai capitato di arrivare in aeroporto e stare ore interminabili al controllo bagagli? Ti sei
mai chiesto perché sia così importante avere i liquidi ben chiusi in un sacchetto trasparente
o il perché questi non possano superare una determinata capienza? In realtà non esistono
vere e proprie leggi che regolamentano tutto questo ma diverse organizzazioni e norme
civili si preoccupano di rimanere vigili riguardo i controlli negli aeroporti affinché non
vengano portate sugli aerei sostanze chimiche nocive o esplosivi nascosti. Perché non si
possono portare liquidi in aereo?
Ha senso certo che oggetti come forbici o cavatappi, per esempio, non possano essere
introdotti in valigia perché contundenti, ma cosa c’è di così pericoloso in una bottiglia d’acqua
o nel nostro profumo preferito? Perché si parla tanto delle norme sui liquidi in aereo? Vediamo
di svelare qualche piccolo trucchetto per il tuo prossimo viaggio.

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Perché non si possono portare liquidi in aereo? Tutta


questione di sicurezza
È una questione di sicurezza: di questi tempi non sono pochi gli esempi di creazione di
esplosivi con bottiglie d’acqua o persino con tubetti di dentifricio. Dal famoso attacco alle
Torri Gemelle, nel lontano 11 settembre 2001, le compagnie si preoccupano di controllare
scrupolosamente qualsiasi cosa venga introdotta all’interno degli aerei.
Non sono pochi i casi nei quali materiali esplosivi e sostanze chimiche sono state disciolte in
acqua o come profumi, sostanze altamente infiammabili e quindi pericolose per la sicurezza
a bordo. Per questo motivo sono state adottate le regole su “Liquidi, Aerosol e Gel (o LAG)”:
molti sostengono, però, che non sia la soluzione migliore. Di fatto non esiste nemmeno un
documento nazionale che attesti questi standard sulla sicurezza nel settore dell’aviazione. Per
questo sono state create organizzazioni che si preoccupano di tutelare la sicurezza del
passeggero a bordo e nel contempo controllano la manutenzione aerea nella sua accezione
più generale.

Non si tratta solo di regolamentare determinati comportamenti ma entra in scena anche la


scienza, e soprattutto, la chimica. Quindi, Perché non si possono portare liquidi in aereo?
Per colpa di alcune sostanze! Non parliamo di sostanze come la nitroglicerina (difficile da
trasportare e facilmente rilevabile), ma di quei materiali creati ad hoc e che potremmo
chiamare “esplosivi binari“. Hanno ricevuto tale denominazione in quanto composti da due
fasi: una liquida, che deve essere disciolta in acqua e con una potenza detonante
devastante, l’altra in polvere, quindi facile da nascondere nella cipria o nell’ombretto.

Gli esplosivi binari sono di per sé un prodotto recente e per questo non riconoscibili al metal
detector. Sono state create inoltre delle composizioni “fai da te”, le più note sono due: la
TATP (Triacetone Triperoxide) e la ANFO (Ammonium Nitrate and Fuel Oil). Il principale
problema al quale si deve far fronte è l’estrema potenza che questi composti possono avere,
proprio per questo servono organizzazioni che si prendano la responsabilità di verificare
attentamente ogni controllo di sicurezza.

L’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile (ICAO) regola tutto ciò che riguarda i voli:
dalla progettazione degli aerei fino alle regole di trasporto. L’ICAO emette lunghi documenti
con norme che tutti i paesi membri devono rispettare e alcune raccomandazioni da seguire,
inviando anche revisori per verificare che i paesi partner rispettino le norme. Ma gli
aeroporti e le compagnie aeree possono anche avere regole proprie.

Ad esempio, nel 2016, molte compagnie hanno vietato di volare con il Samsung Galaxy Note 7,
dispositivo coinvolto in alcuni incidenti dovuti a un difetto nella saldatura della batteria.
Questa richiesta è stata fatta senza attendere un divieto ufficiale da parte delle autorità. Ma
la lista di cose che possono e non possono essere portate nel bagaglio da imbarcare e in
quello a mano sono le stesse in ogni luogo, ecco una lista delle cose che sarebbe bene non
dimenticare.

Alcune cose da tenere a mente per il prossimo viaggio

All’interno del bagaglio a mano non si possono trasportare liquidi, gel e aerosol in
contenitori che superino i 100 ml di capienza. Quindi non è possibile portarsi un intero
shampoo, bensì diviso in flaconi più piccoli. Questi contenitori da massimo 100 ml devono
essere inseriti in un unico sacchetto di plastica trasparente e sigillabile. Il sacchetto non deve
superare i 20×20 cm e deve anche potersi chiudere: tutte queste regole si applicano ad ogni
passeggero e ad ogni tipo di liquido. Non solo bevande, dentifricio, crema solare,
deodorante o gel, anche mascara e lucidalabbra, tutti articoli che devono rispettare le
regole.
Ci sono alcune eccezioni a questa regola rigorosa dei liquidi: per quanto riguarda il cibo per
bambini si può portare la quantità di cui ha bisogno l’infante (fino a due anni) durante il
volo. Inoltre, se si utilizzano farmaci è necessario fornire la ricetta del medico che indica la
quantità totale cui si ha bisogno durante il volo. In caso contrario, purtroppo, alcune
compagnie aeree potrebbero chiederti di lasciarle nel bagaglio da imbarcare. Per qualsiasi
perplessità sarebbe opportuno controllare il sito web della sicurezza aeroportuale o anche
quello dell’ICAO.

Cosa succede se hai dei liquidi che non rispettano le regole?

Prima di tutto se ti hanno trovato degli articoli vietati in borsa prima del check-in puoi darli
a chi ti ha accompagnato all’aeroporto o metterli in auto, se l’hai lasciata nel parcheggio.
Naturalmente si parla di oggetti che non possono andare nemmeno nel bagaglio da
imbarcare.

Un’altra opzione potrebbe essere quella di consegnare questi oggetti direttamente


all’aeroporto, se hai già fatto il check-in e vengono trovati dopo. Potrai sempre recarti al
banco di registrazione e compilare i documenti che attestino che ti vengono sequestrati
determinati prodotti, in questo modo potrai recuperarli al tuo ritorno. Ma è sempre meglio
evitare tutti questi problemi e sapere prima cosa si può portare e che cosa no.

Dopotutto gli aeroporti sono abbastanza stressanti e di certo non è di buon auspicio
cominciare un viaggio con file infinite ai controlli, solo per un liquido che non potevi non
lasciare a casa. In questo articolo abbiamo fatto chiarezza su alcune informazioni
solitamente poco note ai passeggeri ma che speriamo possano aiutarti per la tua prossima
avventura. Non ci resta quindi che augurarti buon viaggio!

LISA CASADIO

FONTI VERIFICATE

MGPF – Perché non si possono portare liquidi in volo? Gli esplosivi binari.
Il Lato Positivo – Perché Non si Possono Portare Liquidi in Aereo

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