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ILDEGARDA DI BINGEN

“ombra della luce vivente”

Centro di Vita La vite e i tralci,


Albareto di Ziano Piacentino
1 luglio 2012
"Io, misera creatura e più che misera perché
porto il nome di donna, fin dall'infanzia vidi
cose grandi e mirabili, che la mia lingua è
impotente a pronunciare, se non fosse che mi
istruisce lo Spirito Divino e mi insegna come
debbo narrarle ...
Conosco infatti il significato interiore del testo
del Salterio, del Vangelo e degli altri libri, che
mi sono mostrati in questa visione, che sento
tangibilmente come qualcosa che brucia
l'anima mia come una fiamma e che mi insegna
il senso profondo di questi scritti. E tuttavia non
mi insegna a riconoscere le parole e a tradurle
nella mia lingua, poiché non ho mai imparato il
latino. Nella mia lettura, comprendo soltanto il
testo nel suo insieme, senza analizzarlo, perché
sono una creatura umana priva di istruzione,
non ho avuto alcuna scuola che mi insegnasse
le cose che si possono apprendere dall'esterno;
ma ho ricevuto i miei insegnamenti all'interno,
nella mia anima, ed é di qui che ti parlo.
Ildegarda
“Sono una piuma abbandonata al vento della fiducia di Dio”
“ Fin dalla prima infanzia, prima che le ossa, i nervi e le vene fossero
divenuti forti, ho sempre avuto questa visione nella mia anima e
anche oggi che ho più di settant’anni. In questa visione, quando Dio
lo vuole, la mia anima si innalza in alto nella volta celeste e nel
profondo del cielo mutevole e si diffonde tra popoli diversi benché
lontano da me, in luoghi e terre remoti. E poiché li vedo così dentro la
mia anima, io li osservo in armonia col movimento delle nuvole e di
altre cose create. Io non li sento con gli occhi esterni del mio corpo, né
li percepisco attraverso i pensieri del mio cuore o una combinazione
dei miei cinque sensi, ma solamente dentro la mia anima, mentre i
miei occhi esteriori rimangono aperti. Così non soffro mai di perdita di
conoscenza e di sensi durante le mie visioni, ma le vedo ben sveglia,
giorno e notte. E sono senza tregua oppressa da qualche malattia e
spesso in uno spasmo di dolore così intenso che minaccia di
uccidermi; ma Dio mi ha sostenuta fino ad adesso.

La luce che vedo non è nello spazio ma è molto, molto più chiara di
una nuvola che riflette il sole. Non posso misurarne né il peso né la
lunghezza né la larghezza; io la chiamo “l’ombra della Luce vivente”.
E così come il sole, la luna e le stelle si vedono nell’acqua, così scritti,
sermoni, virtù e alcune azioni umane prendono forma davanti a me e
brillano all’interno di quella luce… Inoltre, io non riesco a riconoscere
la forma di quella luce più di quel che non riesca a fissare
direttamente la sfera solare. Talvolta, ma non spesso, io vedo
all’interno di quella un’altra luce, che chiamo “la Luce vivente”. E non
posso descrivere quando e come la vedo, ma mentre la vedo ogni
pena e angoscia mi abbandona, tanto che mi sento come una
fanciulla innocente e non come una povera vecchietta (lettera a
Gilberto di Gembloux)
Alzey (Assia Renana) 1098
17 settembre 1179 Bingen
 entrata in un monastero
benedettino all'età di otto anni,
ne divenne superiora nel 1136;
 nel 1150 fondò un monastero
a Rupertsberg presso Bingen.
 scrittrice
 musicista
 cosmologa
 teologa
 guaritrice
 filosofa
 poetessa,
 consigliera politica
 profetessa
Santa e dottore della Chiesa
 La sua memoria liturgica cade 17 settembre ,
giorno della sua morte (dies natalis). Tale giorno,
secondo la tradizione, sarebbe stato "predetto"
dalla santa a seguito di una delle sue ultime
visioni.

 Ildegarda fu seppellita nel Monastero di


Rupersterbeg, dove le fu elevato un ricco
mausoleo. Quando però nel1632, durante la
Guerra dei trent’anni, il monastero fu distrutto e
bruciato dagli Svedesi, i monaci benedettini
portarono con via con loro le reliquie nella
cappella del priorato diEibingen, dove ancora
oggi si trovano.

 Papa giovanni Paolo II, in una lettera per


l'ottocentesimo anniversario della sua morte
(1979), salutò in Ildegarda la «profetessa della
Germania», la donna «...che non esitò a uscire dal
convento per incontrare, intrepida interlocutrice,
vescovi, autorità civili, e lo stesso imperatore
Federico Barbarossa .E al «genio» di Ildegarda
farà ancora cenno nell'enciclica sulla dignità
femminile Mulieris Dignitatem.

 Il 10 maggio2012 papa Benedetto XVI ne ha


esteso il culto liturgico alla Chiesa Universale.
 Il 27 maggio 2012 ha annunciato che il 7 ottobre
2012 , la proclamerà Dottore della Chiesa
universale
Monaca benedettina
“Già all’età di tre anni vidi una luce così grande che
la mia anima ne fu sgomenta, ma a causa della mia
tenera età, non ero capace di esprimere quanto
provavo. Da quando a otto anni avevo lasciato i
miei per essere offerta alla vita spirituale fino a
quindici anni, ero solita a raccontare con semplicità
quanto vedevo nella mia visione, sicché chi mi
ascoltava se ne stupiva, chiedendosi da dove e da
chi io conoscessi quanto dicevo. E io stessa me ne
meravigliavo, perché mentre nell’anima mia avevo
la visione di tante cose, continuavo a vedere anche
quanto mi stava intorno”.

- Ildegarda ,ultima di dieci fratelli, bimba dalla salute


cagionevole, intelligentissima, e dotata sin dalla più
tenera età di un dono mistico straordinario.
- I genitori sentivano la responsabilità per questa loro
figliola e, secondo quanto leggiamo nella Vita, forse
proprio per questo motivo, l’offrirono a Dio,
affidandola all’età di 8 anni ad una monaca del
monastero di Disibondenberg :Jutta
Abbadessa dopo la morte di Jutta
 A 42 anni: “Manifesta le meraviglie che
apprendi..Oh tu fragile creatura…parla e scrivi ciò
che vedi e senti”
 Supera le sue resistenze, ritrova le forze fisiche e
da quel momento iniziò a comunicare le visioni
che l’avevano accompagnata fin dalla più tenera
età e cominciò a scrivere il suo primo lavoro,
Lo SCIVIAS (Conosci le vie)

 La sua fama si diffondeva in tutta l’Europa, ebbe


contatti con il papa Eugenio II,San Bernardo, con
l’imperatore Federico Barbarossa
Fonda un nuovo monastero
vicino Bingen, sulla
collina di Rupertsberg
 Molte nobili ragazze bussano alla sua
porta e Ildegarda, a 38 anni, fonda un
nuovo monastero, dove la comunità
vive con gioia e concordia suscitando
ammirazione ovunque:
"La madre circonda le figlie con tale amore,
e le figlie si sottomettono alla madre con
tale reverenza, che si stenta a distinguere
se siano le figlie o la madre a riportare la
vittoria. Praticano con zelo letture e canti
e le si può vedere intente a scrivere libri,
a tessere paramenti sacri o dedite ad altri
lavori manuali".
 Dopo 10 anni fonda un altro monastero
sulla riva opposta del Reno, ad Eibingen
 In questo periodo scrive la sua seconda
opera: LIBER DIVINORUM OPERUM (il
Libro delle opere divine)
Ormai avanti negli anni: missionaria
lontana dal suo monastero
 Ildegarda non mancò di portare la sua  La predica che tenne il giorno
parola, fatto straordinario per una di Pentecoste a Treviri è
donna, lontano dal suo convento, giunta fino a noi::
compiendo quattro grandi viaggi di "Io povera creatura, a cui
predicazione nelle principali città mancano salute, vigore, forza
dell'Europa centrale. e istruzione, ho udito nella luce
 Il primo iniziò alla fine degli anni '50 e la misteriosa del vero volto le
condusse lungo il fiume Meno. seguenti parole per il clero di
Il secondo si svolse nel 1160; dapprima Treviri: i doctores e magistri
Ildegarda predicò a Treviri, poi risalì il non vogliono più dar fiato alla
corso della Mosella fin dopo Lothringen, tromba della giustizia, perciò
l'ultima tappa fu Metz. Tra il 1161 e il 1163 è scomparsa in loro l'aurora
discese il Reno e visitò le città di delle opere buone: se non
Boppard, Andernach, Sieburg, Colonia e espiate i vostri peccati, dai
Werden. Il quarto viaggio fu intrapreso nemici verrà alla città un
verso il 1170 ed ebbe per meta la Svevia; castigo di fuoco".
là predicò a Maulbronn, Hirsau e
Zwiefalten.
Forte, indomita, coraggiosa
 Negli ultimi anni non le mancarono
altre sofferenze e contrasti anche
col clero locale e ciò logorò ancor
più il suo debole fisico.
 Le monache la sentivano spesso
sospirare: "Vorrei essere liberata e
stare vicino a Cristo“

 Una notte la luce risplendette di


nuovo in lei e le annunciò il giorno in
cui sarebbe stata liberata dal peso
del corpo. Tranquillamente
Ildegarda si preparò alla morte, che
sopravvenne nel giorno che le era
stato predetto, il 17 settembre
1179, dopo che tutte le monache da
lei radunate ebbero intonato, per un
suo ultimo desiderio, canti nuziali.
OPERE
 La cosiddetta "trilogia profetica" di Ildegarda è costituita da:
 Scivias, terminato nel 1151
 Liber vitae meritorum, iniziato nel 1158
 Liber divinorum operum, terminato nel 1174

Gli scritti naturalistici di Ildegarda sono riuniti nel
 Liber subtilitatum diversarum naturarum creaturarum, che nella
tradizione manoscritta fu poi smembrato in due parti:
 a) Physica o Liber simplicis medicinae
 b) Causae et curae o Liber compositae medicinae

Le altre opere sono:
 Ordo virtutum (1152),
 Symphonia harmoniae celestium revelationum, databile al (1151-1158),
che contiene le liriche musicate da Ildegarda;
 Epistolae
 Vita Sancti Disibodi
 Vita Sancti Reperti
 Expositio Evangeliorum
 Explanatio Simboli S. Athanasii
 Explanatio Regulae Sancti Benedicti
 Lingua Ignota, Litterae ignotae
SCIVIAS:Conosci le vie del Signore

 Scritto fra il 1141 ed il 1151, in 35 visioni


c'è la storia della salvezza incominciando
dalla creazione dell'uomo e dal suo primo
peccato, per arrivare fino all'ultimo giorno.
 La prima parte tratta dell'opera creatrice di
Dio Padre, la seconda dei sacramenti, la
terza della vita interiore dell'uomo, la sua
intima lotta e le virtù quali mezzi per salire a
Dio.
 Con i tratti caratteristici della sensibilità
femminile, Ildegarda, proprio nella sezione
centrale della sua opera, sviluppa il tema
del matrimonio mistico tra Dio e l’umanità
realizzato nell’Incarnazione. Sull’albero
della Croce si compiono le nozze del Figlio
di Dio con la Chiesa, sua sposa, ricolma di
grazie e resa capace di donare a Dio nuovi
figli, nell’amore dello Spirito Santo (Papa
benedetto XVI)

LIBER VITAE MERITORUM : Libro dei
meriti della vita
 Scritto fra il 1158 e il 1163, nella forma di un
dialogo fra vizi e virtù, e tratta del grande
tema della ricerca dell'armonia fra la legge
di Dio e la volontà dell'uomo.
 viene descritta un’unica e poderosa visione
di Dio che vivifica il cosmo con la sua forza e
con la sua luce. Ildegarda sottolinea la
profonda relazione tra l’uomo e Dio e ci
ricorda che tutta la creazione, di cui l’uomo
è il vertice, riceve vita dalla Trinità. Lo
scritto è incentrato sulla relazione tra virtù
e vizi, per cui l’essere umano deve
affrontare quotidianamente la sfida dei vizi,
che lo allontanano nel cammino verso Dio e
le virtù, che lo favoriscono. L’invito è ad
allontanarsi dal male per glorificare Dio e
per entrare, dopo un’esistenza virtuosa,
nella vita "tutta di gioia".
 Ildegarda esamina trentacinque virtù
e trentacinque vizi e descrive la
sorte degli uomini beati e
quella di coloro che hanno sciupato la loro
vita.
LIBER DVINORUM OPERUM: Il libro
delle opere divine
 Scritto fra il 1161 e il 1173.
 Ildegarda in dieci visioni descrive la Creazione nel
suo stretto rapporto con Dio, riprendendo
l'immagine dell'uomo in una struttura complessa
di rapporti fra microcosmo e macrocosmo.
 Ildegarda sostiene che l'interazione e l'armonia
nella molteplicità del cosmo sono garantite
fintanto che l'uomo obbedisce al suo creatore.
 L'uomo può uscire dall'ordine, può violarlo, ma il
male porta con sé il castigo.
 Di quest'opera ci è rimasta un'antica copia,
riccamente illustrata, conservata presso la
Biblioteca Statale di Lucca.
 Nella seconda opera, considerata da molti il suo capolavoro,
descrive ancora la creazione nel suo rapporto con Dio e la
centralità dell’uomo, manifestando un forte cristocentrismo
di sapore biblico-patristico. La Santa, che presenta cinque
visioni ispirate dal Prologo del Vangelo di San Giovanni,
riporta le parole che il Figlio rivolge al Padre: "Tutta l’opera
che tu hai voluto e che mi hai affidato, io l’ho portata a
buon fine, ed ecco che io sono in te, e tu in me, e che noi
siamo una cosa sola" (Pars III, Visio X: PL 197, 1025a).
PHYSICA e CAUSAE ET CURAE
 si possono perciò collocare fra il 1151 ed il 1158.

Phisica: è un'opera ponderosa che prende in esame i rimedi terapeutici e


le applicazioni alla medicina che possono scaturire da tutti i regni della
natura: da quello animale, a quello vegetale e a quello minerale.
Il libro contiene più di duemila ricette tratte da ogni ambito naturale,
alcune delle quali conservano un certo interesse persino per la medicina
e l'erboristeria dei nostri tempi. Non a caso tale opera verrà adottata
come testo di medicina nella rinomata università di Montpellier.
Cause et curae : tratta di argomenti di anatomia, fisiologia, patologia e
terapia, è un codice composto da 93 fogli scritti in modo elegante e con
capilettera riccamente miniati.
L'opera contiene una descrizione, eseguita con mirabile competenza per
quell'epoca, delle malattie del midollo, della malaria, della dissenteria,
delle ulcere, degli itteri, delle cefalee, dell'amenorrea, dell'enuresi e
delle emorroidi. Un'attenzione particolare è riservata alla descrizione
delle funzioni del cervello e degli organi di senso.
Una descrizione attenta, franca e serena è dedicata ai problemi della
sessualità. Non manca una lucida analisi dell'influenza delle condizioni
psichiche sulla salute e su alcune malattie.
SYMPHONIA HARMONIAE CAELESTIUM REVELATIONUM
Ordo virtutum
 Le sue 77 composizioni, inni, antifone, sequenze e canzoni
(lieder) sono da lei raggruppate sotto il titolo Sinfonia
dell'armonia delle rivelazioni celest(Sinfonia dell’armonia delle
rivelazioni celesti), che venivano gioiosamente eseguiti nei suoi
monasteri, diffondendo un’atmosfera di serenità, e che sono
giunti anche a noi. Per lei, la creazione intera è una sinfonia dello
Spirito Santo, che è in se stesso gioia e giubilo.
 i; furono probabilmente in gran parte scritte negli anni '50 e
completate dopo la scrittura del Liber divinorum operum.
 A queste composizioni va aggiunto La schiera delle virtù
un'opera destinata ad una specie di sacra rappresentazione in
musica.
 La produzione musicale di Ildegarda ci è giunta attraverso due
differenti codici, conservati uno in Belgio ed uno in Germania.
 Di grande importanza è anche tutta la corrispondenza di
Ildegarda; le più di 300 lettere che ci sono pervenute sono
indirizzate a personalità dell'intero occidente, papi, imperatori e
re, vescovi, abati e badesse, sacerdoti e monaci ed anche laici.
Infine si può menzionare un'opera strana e curiosa, costituita da
diversi scritti crittografici, composti in una "lingua inventata", che
ci sono pervenuti, ma non sono stati tuttora decifrati.
Lingua ignota

 Ildegarda fu l'autrice di una delle prime lingue artificiali di


cui si abbiano notizie, la "lingua sconosciuta", da lei
utilizzata probabilmente per fini mistici.
 Questo linguaggio sconosciuto è composto da circa mille
parole ricavate da un insieme di lettere che corrispondono a
quelle dell'alfabeto e sono dette litterae ignotae.
 Sono sopravvissuti solo due manoscritti, entrambi risalenti al
1200, il Codice di Wiesbaden e un manoscritto di Berlino
 Molti pensano che potrebbe essere stato un linguaggio
segreto usato tra le monache per ricordare sempre il
mondo sconosciuto e meraviglioso del futuro, oppure un
ritorno al paradiso ormai perduto.
“…malata di pusillanimità
di cuore e ripetutamente
paralizzata dalla paura,
talvolta risuono
come un debole squillo
di tromba della luce vivente.
Mi aiuti Iddio
a perseverare al suo servizio."
La visione unitaria del mondo
nel Medioevo
 “Homo quemadmodum omnia” San Gregorio Magno
(VII secolo). L’uomo racchiude in sé tutti gli ordini
della natura :minerale, animale, spiriuale e più
profondamente i 4 elementi dell’universo: aria,
acqua, fuoco, terra)
 Concezione dell’universo di Tolomeo. La terra sferica
al centro,i sette pianeti fissi sui sette cieli attorno alla
terra, lo stellatum su cui poggiavano tutte le stelle
 All’origine di tutto il Primum mobile (il motore
immobile) invisibile di Aristotile
 La Mappa mundi non era una realtà geografica, ma
simbolica, una visione di sintesi rappresentata nelle
chiese e nei conventi.
 Parallelismo tra macrocosmo e microcosmo: (XI sec.)
la scuola di Chatres che aveva come programma lo
sviluppo della teologia cristiana sulla base della
filosofia di Platone
Dio è il Creatore:“Ogni essere vivente
sulla terra ha in me la sua origine”
Io, vita di fuoco, fiammeggio sulla bellezza dei campi,
 Tutto viene da Dio risplendo nelle acque e ardo nel sole, nella luna e nelle
 Tutto ritorna a Dio stelle, e con l'aereo vento suscito tutte le cose,
 Tutto è bene vivificandole con la vita invisibile, che tutte le sostiene.
Perché l'aria vive nella vegetazione e nei fiori, le acque
 Ogni creatura è immagine di quel bene dal
quale essa proviene scorrono come se vivessero, e il sole vive nella sua luce, e
la luna, quando è quasi scomparsa, è riaccesa dalla luce
 L’unico vero essere è Dio
del sole come per vivere di nuovo, e le stelle risplendono
 Dio è Vita nel suo splendore come esseri viventi. …….
 Il Dio Vivente è presente nel mondo e
operante E come il soffio dell'anima tiene insieme con fermezza il
corpo, affinché non muoia, così i venti più forti animano
 Tutto è parola di Dio
quelli a loro sottomessi, affinché essi possano svolgere
 “Tutto, infatti, tutto ciò che esiste nell’ordine debitamente il loro compito.
di Dio, risponde con tutto”
 La natura è nelle mani di Dio, è una Ed io, forza di fuoco, sono nascosta in essi, essi da me
creazione che vive e cresce secondo le sue avvampano, come il respiro continuo dell'uomo, o come
leggi ed è in unisono con il cosmo: una cosa nel fuoco la fiamma che guizza. Tutte queste cose sono
sta sempre in rapporto con l’altra. vive nella loro essenza, non possono morire, perché io
 La terra, con quanto in essa nasce e cresce, sono la vita. E sono anche la razionalità, col vento della
glorifica la potenza di Dio, in quanto è anche parola che risuona, da cui ogni creatura è stata fatta, ed
materia affidata da Dio all’uomo, il quale è la
materia dell’incarnazione del Verbo. in tutte ho immesso il mio soffio, affinché nessuna nel
proprio genere sia mortale, perché io sono la vita.
 Quindi, si parte dalla terra per arrivare
all’uomo, dall’uomo, per arrivare al Verbo di Liber divinorum operum
Dio.
Raffigurazione simbolica della
Trinità

"Vidi una luce chiarissima ed in essa una figura umana


color zaffiro, che rifletteva tutta quanta
il soavissimo splendore della luce fiammeggiante“ (Scivias)
Il cosmo
in forma
di uovo

"Per mezzo di questa grande figura


a forma di uovo, che è l'universo,
vengono resi visibili gli invisibili
segreti dell'eterno“

(Scivias)
Cristo è il centro del mondo

 La creazione ha come fine l’incarnazione del verbo e la resurrezione dell’uomo


Cristo è diventato uomo per santificare e salvare ogni creatura
La creazione del mondo porta il sigillo della Trinità
Il Figlio è l’immagine del Padre e Dio nel Figlio creò la sua opera: il cosmo
Cristo e l’uomo in Cristo sono il fine del mondo
"L'uomo è il recinto delle meraviglie di Dio"
L’uomo è come uno specchio
dell’universo,deve dialogare con le creature
del mondo, deve conoscerle e comprenderle
non solo in se stesse,ma anche come segno,
simbolo e messaggio.
Ogni cosa creata è parola di Dio, quindi un
suo messaggio

Homo constitutus : costituito da Dio


Homo destitutus: decaduto
Homo restitutus : ritorno all’originale
dell’opera di Dio

L’uomo è “opus operis Dei”: opera “O uomo, guarda l’uomo: egli contiene in sé il
dell’operare di Dio, ma nello stesso tempo è cielo e le altre creature; è una forma e in lui
l’operaio di Dio, il suo collaboratore

tutte le cose sono implicite”.

TU, O DIO, CHE HAI CREATO OGNI COSA “L’uomo splendore di bellezza e di luce”... Poiché
IN MODO MERAVIGLIOSO, HAI ANCHE da sempre, fin dall'eternità, era chiaro che
INCORONATO L’UOMO CON LA CORONA Dio voleva veder creata la sua opera
DORATA E PURPUREA DELLA RAGIONE personale, l'uomo, e quando ebbe realizzato
E CON L’ABITO PIÙ DIGNITOSO DELLA SUA tale opera, a lei consegnò tutte le creature,
FIGURA SENSIBILE E COSÌ LO HAI POSTO, affinché, servendosi di loro, anche l'uomo
PER COSÌ DIRE, AL DI SOPRA DI TUTTE LE compisse le proprie opere, così come a sua
CREATURE.” (SCIVIAS) volta Dio stesso aveva creato la sua opera,
appunto l'uomo.“
 La ricchezza più grande dell’uomo è la fede: “’Non abbiamo
mai visto Dio’ dicono alcuni, ma Dio si rivela nella grandezza, nell’armonia
del creato. Non si vede forse Dio nell’avvicendarsi del giorno e della notte?
Non si vede nel seme gettato nel solco ed irrigato dalla pioggia, sicché
germini? Perché non cercare Dio nelle Scritture? Dio che è il Creatore. Dio si
vede con la faccia della fede e si abbraccia con la carità”.
“Alza il dito e tocca le nubi! Ma non è possibile; così pure è impossibile
raggiungere quello che all’uomo non è dato di conoscere. Non si arriva a Dio
con il solo desiderio; ci vuole il serio impegno della vita, senza pretendere di
disporre di lui secondo i propri interessi, ma con il fermo proposito di
servirlo”.
Il maggior ostacolo alla fede è : l’oblivio cordis,
( l’oblio del cuore), il cuore che non si rivolge più a Dio,
per guardare solo alle creature, come se esse potessero
dare tutto quello di cui l’uomo ha bisogno.
Il corpo dell’uomo è
il luogo della gloria
di Dio
 Il corpo è lo strumento dell’anima perché
tutto quello che conosciamo lo conosciamo
attraverso i sensi del corpo
 L’anima creata da Dio è immessa, invisibile nel
corpo, dimora in esso e lo vivifica

 Il corpo è “tabernacolo, tenda, veste dell’anima”

 “L’unità anima-corpo, una sola opera (= unum


opus), corrisponde allo stato originario, allorché
l’uomo aveva un corpo luminoso e risplendente
nella sua pienezza di vita. Anima, corpo e spirito
erano allora una cosa sola. Ora ci sono dei Il simbolo fondamentale d’Ildegarda per l’unità
movimenti opposti dell’anima e del corpo: in del corpo con l’anima è la crescita e la figura
principio, secondo Dio, c’era la perfetta armonia. dell’albero:
La nostra opera, l’opera delle persone viventi,
è quella di ricreare in noi l’armonia”. “Ciò che è la linfa nell’albero, lo è l’anima nel corpo
ed essa sviluppa le sue forze spirituali come l’albero
 L’’uomo, attraverso il corpo, è collegato a tutto sviluppa i rami e le foglie. L’intelletto è come il verde
l’universo. dei rami e delle foglie, la volontà, come i suoi fiori,
l’animo, come i frutti appena formati, la ragione,
 Il corpo ci fa partecipi del mondo e attraverso i
sensi fornisce allo spirito la conoscenza. come quelli pienamente maturi, i sensi si possono
assomigliare al suo estendersi in altezza e
larghezza“
L’uomo, la vita, il cosmo sono
strettamente legati
 L’uomo ha in sé l’universo ed egli stesso è un universo in miniatura
 Nel creato vi sono cinque elementi: l’aria, l’etere, il fuoco, l’acqua e la terra
che si trovano in tutto ciò che esiste.
 Questi elementi hanno quattro qualità: il caldo, il freddo, il secco e l’umido
che ne caratterizzano l’azione e l’effetto sugli esseri viventi.
 Ma al di sopra di tutto, il creato è permeato dall’energia verdeggiante
(viriditas), il soffio vitale che è presente in diversi gradi e intensità in tutto
ciò che esiste.
 La VIRIDITAS ha un ruolo importante nel raggiungimento dell’equilibrio e
del benessere psicofisico: quando la viriditas si esaurisce l’organismo si
ammala
 Sarà necessario recuperare questa energia assumendola, per esempio, con
una pianta che ne sia particolarmente ricca.

Quanto è mirabile la prescienzia che il Cuore Divino rivela in ogni creatura.


Così quando Dio guarda il volto dell’Uomo che ha formato
vede la totalità della sua opera in essa racchiusa.
O quanta è mirabile l’ispirazione che in questo modo ha portato l’uomo alla vita.
(De Causae et curae)
LA VIRIDITAS La viriditas e la storia della salvezza

"All'inizio tutte le creature verdeggiarono, nel mezzo i fiori


 Oltre a designare il colore della Natura, fiorirono, poi la forza vitale (viriditas) diminuì ...
ildegarda la associa soprattutto alla sua
energia, alla forza vitale (vis, vir in latino) In principio, cioè prima del diluvio, la forza vitale della terra fu
immessa in tutta la creazione dal soffio tanto grande che essa produceva frutti senza il lavoro umano, e
divino. allora gli esseri umani non avevano disciplina nella vita quotidiana
né devozione verso Dio, e si occupavano soltanto delle cose
 Tale forza si esprime non solo nel verde terrene e dei loro piaceri.
della vegetazione ma è riconoscibile a
tutti i livelli, fisici e spirituali del creato, Dopo il diluvio, cioè nel tempo di mezzo, nell'epoca fra il diluvio e
comunque si manifesti. la venuta del Figlio di Dio, i fiori fiorirono rinnovando il loro succo e
germinando con tutti i semi in modo diverso da prima, perché la
 Essa è presente anche nell’anima terra era cotta dall'umidità delle acque e dal calore del sole.
dell’uomo, poiché è il principio della vita
e del movimento. E come i fiori e i frutti si moltiplicavano più di prima, così la
 Viriditas riassume quindi la nozione sapienza umana accesa dallo Spirito santo progredì finché non
universale di salute, di prosperità e di giunse la stella nuova che mostrava il Re dei re; la sapienza era
bellezza che latini chiamavano integritas accesa dal fuoco dello Spirito santo, per cui il Verbo di Dio si
(integrità), i greci holon (il tutto) gli ebrei incarnò nell'utero della Vergine, cosa che indicava la stella, nella
quale lo Spirito mostrò alle genti ciò che aveva compiuto nell'utero
shalom (pace)
della Vergine; lo splendore della fiamma dello Spirito santo è il
 Complessivamente, nella mente di suono del Verbo, che ha creato tutte le cose.
Ildegarda, Viriditas è sinonimo di
guarigione, di forza e di Vita. Lo Spirito santo fecondò l'utero della Vergine, e venne in lingue di
fuoco sopra i discepoli del Figlio di Dio e fece molti miracoli fra i
 È un simbolo della totalità cui l’individuo loro seguaci. Per questo quell'epoca che progrediva di virtù in virtù
tende senza tregua, attraverso le varie è stato chiamato tempo virile, e così durò per moltissimi anni e se
prove della sua esistenza, superando le ne curavano assai. Ma in seguito la viriditas perse la sua forza e si
tante piccole morti necessarie per trasformò in debolezza femminile. “
apprezzare il Dono della Vita. Liber divinorum operum
O viriditas nobilissima,
che hai radici nel sole,
e in candida serenità riluci nella ruota
che nessuna altezza terrena contiene,
tu sei circondata dall’amplesso dei divini misteri.
Risplendi come la rossa aurora
e ardi come la fiamma del sole”

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