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22/12/21, 16:20 Il dialetto nei romanzi di Andrea Camilleri

Il dialetto nei romanzi di Andrea Camilleri


Nei lavori di critica letteraria italiana, il dialetto


come una varieta` usata assieme a altre varieta`
linguistiche (italiano
letterario, neostandard, pastiche, ecc.) nella stessa opera non ha finora
ricevuto
l'interesse che si merita (si veda la Premessa in Anceschi 1996).

Abbondano, e` vero, lavori critici che esaminano autori


singoli e il loro rapporto artistico con il dialetto.
E` altrettanto vero
che gli studiosi di dialettologia italiana non hanno ancora portato il
loro sguardo
all'uso letterario del dialetto in concomitanza con altre
varieta` della lingua.

Sembra allora che il dialetto, usato in letteratura insieme


ad altre varieta` linguistiche, sia un'orfana
accademica. In questa relazione
si vuole costruire il ponte tra la critica letteraria e la dialettologia
esaminando e distruggendo alcuni luoghi comuni ripetuti che banalizzano
l'uso del dialetto sfruttato
soprattutto nella produzione letteraria prosastica
contemporanea. Per raggiungere questo scopo, e per
tenere il discorso concreto,
verra` analizzato l'uso del dialetto siciliano nei romanzi polizieschi
di
Andrea Camilleri.

Prima di analizzare la convivenza del dialetto con l'italiano


in questi romanzi e` d'obbligo menzionare
che le fonti attendibili che
si occupano di questo scrittore sono poche. La mancanza di analisi
disinteressate
la dice molto di piu` sulla cultura imperante italiana che non sull'autore,
sempre che non
siamo incappati qui in una sorta di errore di deformazione
prospettica (le parole sono di Telmon
1993:100) che si teme comune per
chi guarda l'uso dell'italiano, e dunque l'Italia intera dal di fuori.
Ci
porterebbe lontano dal nostro scopo e sarebbe troppo lungo in questa
sede occuparsi del caso Camilleri
(o, come si preferisce chiamarlo nel
sito della Mondadori il fenomeno Camilleri), un esempio di uno
scrittore
che gode di svariatissime centinaia di migliaia lettori (stimato ora a
due milioni: Malatesta),
snobbato (o quasi) allo stesso momento dall'egemonia
imperante dei critici letterari di grido. La visione
elitaria degli operatori
culturali italiani regna suprema nel considerare chiunque venda molte copie
dei
propri lavori un autore solo popolare, di poca profondita` contenutistica
e di poca innovativita`
dell'espressione. Scrive Roberto Cotroneo:<<
...i motivi del successo di Camilleri non vanno ricercati
nel suo valore
letterario - spesso troppo altalenante e troppo di genere per dare una
valutazione - ma nel
suo non essere letterato, nel suo modo di rassicurare
il pubblico: con libri brevi, che della letteratura
prendono il meno possibile,
e della vita il piu` possibile...>>.

A parte di non dimostrare un giudizio sereno, Cotroneo


probabilmente non ha letto attentamente i
romanzi gialli, la cui vita e`
dovuta anche a svariatissime citazioni di e da altri libri, sicuramente
non
facili, per esempio quelli di Jorge Luis Borges e Faulkner.

C'entra qui anche il fatto che i critici letterari italiani


(un esempio lampante: Maria Corti) vogliono a
ogni costo distanziarsi da
chi si ostina a rimanere nell'ambito di un solo genere letterario, consacrato
dal
tempo, senza fare del romanzo un miscuglio di generi (Giovanardi 1998).
Altre prospettive elitiste si
lasciano scappare i commenti che fanno equivalere
la popolarita` a una moda e si consolano dicendo
"Tanto tra poco passa
e comprare non significa leggere". Comunque, basta menzionare qui il fatto
che i
lettori, appassionati sia dei contenuti che dello stile di Camilleri,
lo seguono ormai da piu` di cinque
anni. Inoltre, a febbraio nel 1997,
e` stato creato un sito Internet, con il titolo moderno ma poco consone
alla passione che lega i membri del Camilleri's fans club (http//:www.vigata.org).
La nascita e l'ottimo
contenuto di questo sito si meriterebbero una trattazione
molto piu` ampia e a parte.

Non e` che tutti i giudizi siano negativi: a citare lo


stesso Camilleri, sia Carlo Bo che Angelo Guglielmi
lo difendono (Malatesta
1999). Manacorda elenca alcuni scrittori siciliani, tra cui anche Camilleri,
premettendo alla lista la costatazione che questi autori citati hanno continuato
a lasciare un segno
particolarissimo; Manacorda non entra nei particolari
e non li descrive tutti (solo Bufalino, Bonaviri e
Consolo; Manacorda 1996:
930).
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Andrea Camilleri (nato a Porto Empedocle, Agrigento, nel
1925), una lunga carriera di sceneggiatore e
regista di teatro, nonche`
autore teatrale e televisivo alle spalle, nel 1978 esordisce con il primo
romanzo, Il corso delle cose (scritto nel lontano 1967); e` nel 1980 che
la Garzanti e poi la Sellerio
pubblicano Un filo di fumo. Ma e` dal 1994,
dall'uscita del romanzo La forma dell'acqua, che Camilleri
riscuote il
successo dei moltissimi lettori. Due sono i filoni della produzione narrativa
del nostro: i
romanzi polizieschi e i romanzi storici, anche se spesso
il contenuto degli uni e degli altri si
sovrappone. I romanzi polizieschi
hanno come protagonista Salvo Montalbano (a cui e` dedicato un sito
internet
: http://www.geocities.com/Athens/Agora/1803/), un simpaticissimo e umanissimo
commissario di polizia di Vigata, una cittadina immaginaria della Sicilia
attuale. Ghiotto di specialita`
isolane, fedele, fino a Un mese, alla fidanzata
genovese Livia Burlando, bravissimo nel risolvere casi di
omicidi mafiosi
e non, rispettoso e ammirevole di certe persone anziane, sensorialmente
sinestetico
[associa odore a colore], Montalbano viene presentato anche
con le sue debolezze umane, quali per es.,
la sua dipendenza psicologica
dalla situazione meteorologica, i modi bruschi e anche burberi nei
riguardi
dei suoi dipendenti, l'impazienza per certe maniere delle persone anziane.
Ma Montalbano non
e` solo il personaggio centrale per lo svolgimento delle
azioni, e` anche il personaggio pivotale per
quanto riguarda l'espressione
linguistica, in quanto e` capace di destreggiarsi tra coloro che parlano
in
dialetto solo (come fa, per es., con Adelina, la sua donna di servizio),
o in dialetto e in italiano (per es.,
con Tano 'u grecu), o in una lingua
maccheronica (con Catarella) fino a coloro che cercano di
esprimersi in
un italiano senza indizi di provenienza.

Che Camilleri faccia molta attenzione agli usi del dialetto


o delle altre varieta` di lingua e` comprovato
dal fatto che nei romanzi
vengono espressi giudizi su diverse varieta` linguistiche, per es., Catarella
chiama il suo linguaggio maccheronico taliano (Il cane di terracotta, p.
25); il questore dice che la
lingua di Montalbano e` un italiano bastardo
(Il cane di terracotta, p. 54), Livia non vuole che
Montalbano parli in
siciliano (Il cane 227).

Le varieta` linguistiche usate da Camilleri sono almeno


cinque, ognuna con una funzione precisa:

1. Dialetto siciliano locale

Il dialetto siciliano locale che ricalca quello di Porto


Empedocle, usato

A. nel discorso diretto di vari personaggi, per es.,


donne del popolo (nel cane di terracotta:
Adelina; Mariannina, la sorella
di Gege`), i mafiosi (ne Il cane di terracotta: Gege` 173; Tano 'u
grecu;
o altri malviventi Giugiu`), dai coniugi siciliani, per es.:

i. Perche non ti sei fatta viva in questi giorni? Ca pirchi`!


Ca pirchi` a la signurina non ci
piaci di vidirimi casa casa quannu ce`
iddra. (Il cane di terracotta, p. 234).

ii. Madunuzza beddra! Pazzo nisci`! Losso du coddru si ruppe!


(Il cane di terracotta, p.
235).

iii. Vedi se sono astutati tutti e due, accussi` ce ne andiamo.


(Il cane di terracotta, p. 174).
iv. Peju de li delinquenti! Peju de li assassini ci hanno trattato
quei figli di lorda buttana! E
chi si credono dessiri? Strunzi!...Cosi
di pazzi! Cosi di pazzi!. (Il cane di terracotta, p.
49)

v. v. Ciccino, ma cu e` a chistura?. (Il cane, 112)

A. nelle formule magiche, proverbi:


Rapriti pipiti e chiuditi popiti (Il cane, p. 92)

Futtiri addritta e caminari na rina / portanu l'omu a


la ruvina (Il cane, 143)

B. elenchi sinonimici (che, a proposito, ricordano quelle


del maestro di questa trovata stilistica, il
napoletano Giambattista Basile),
per es.:

vignarole, attuppateddri, vavaluci, scataddrizzi, crastuna


(Il cane 129)

nirbusi, sconoscenti, sciarreri (Il cane 138)


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arrinanzato, parvenu, semianalfabeta, mezza calzetta (Il
cane 152)

aggrugnato, trubbolo (Il cane 158)

una sisiata, una pigliata pi fissa, un tiatro (Il cane


173)

E` stato detto che il dialetto e` un'alternativa all'italiano


per chi si accinge alla produzione letteraria
(Corti in Beccaria 1975:
117).

Potrebbe darsi che questa affermazione appartenesse a


chi scrive solo in dialetto. Non e` invece per
niente vera per chi usa
il dialetto come una delle tante varieta`. E` emblematico l'esempio di
Gadda, il
cui Pasticciaccio non avrebbe sicuramente quell'impatto stilistico
e contenutistico che ha senza
l'apporto dialettale. Il dialetto, come lo
intendono e usano i romanzieri moderni e contemporanei, non e`
un'alternativa
all'italiano, se non altro per le circostanze sociolinguistiche reali di
un'Italia sempre meno
diglottica.

2. Varieta` mista

Il dialetto siciliano che e` intimamente integrato nel


discorso in italiano:

A. quando l'autore esprime gli stati d'animo o le azioni del


commissario Montalbano, per es.:
i. [Montalbano] Dei morti se ne fotteva altamente, poteva
dormirci 'nzemmula, fingere
di spartirci il pane o di giocarci a tressette
e briscola, non gli facevano nessuna
impressione, ma quelli che stavano
per morire invece gli provocavano la sudarella, le
mani principiavano a
tremargli, si sentiva agghiacciare tutto, un pirtuso gli si scavava
dintra
lo stomaco. (Il cane di terracotta, p. 75)

ii. Se ne stava li`, come affatato, a talia`re la scena,


scantato che un suo minimo gesto
potesse svegliare dal sogno che stava
vivendo (Il cane, p. 121)

iii. Riattacco` e esplose in un nitrito, altissimo,


di gioia. Subito, nella cucina, si senti`
un rumore di vetri infranti:
per lo spavento, ad Adelina doveva essere caduto qualcosa
di mano. Piglio`
la rincorsa, sato` dalla veranda sulla rena, fece un primo
cazzicatummolo,
poi una ruota, un secondo capitombolo, una seconda ruota. Il terzo
cazzicatummolo
non gli arrinisci` e crollo` senza sciato sulla sabbia.

Adelina si precipito` verso di lui dalla veranda facendo


voci...

(Il cane di terracotta, p. 235; v. anche 224, 240)

Il modo d'integrazione non e` certamente quello che si sente


oggi in Sicilia, in altre parole Camilleri
non fa usare ai personaggi italiano
regionale di Sicilia (Leone). L'italianizzazione avviene chiaramente
usando
morfemi italiani attaccati alle basi siciliane, ma queste basi sono quelle
che l'autore sceglie, non
quelle che uno si aspetterebbe in un discorso
mistilingue.

Spesso, il termine dialettale non e` adattato all'italiano


se si tratta di sostantivi femminili:

sabbia vagnata 174

rumorata 174

ca`mmara 9

rena sabbia 122

Nei sostantivi maschili, la -u finale del siciliano diventa


-o:

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il paro e il disparo 15; cinco 15

a meno che si tratti di nomignoli:

Tano u grecu 19

I termini dialettali si riferiscono alle pietanze regionali


siciliane, per es.:

mostazzolo di vino cotto 18

pasta fredda con pomodoro, vasalico` e passaluna,


olive
nere 41

pasta ncasciata 120

tinnirume 150

petrafe`rnula 155

Modi di dire o espressioni:

(sospetto di ) sconcica, di presa in giro 19

magari io 20

gli saltava il firticchio 25 [Vocabolario siciliano:


acchianarici
u

furticchiu: andare in bestia]

capace che... 28

cinquantino

portargli adenzia 30 dargli adenzia 41

attaccare turilla 45, 86

pigliato dai turchi 69

rompere i cabasisi 99

notte funnuta 101

avere gana di Il cane 137

alla sanfaso` 137

si tiro` il paro e lo sparo 46

si fece papale papale 251

non era cosa 17

schina 35

magari 41

vasanno` 62

che fu 112

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sintassi:

Io una tomba sono. 47

una poco di interrogativi 125

B. nel discorso diretto di vari personaggi (mafiosi, rappresentanti


delle forze dell'ordine):

i. Eh no, duttureddru, non e` la stessa cosa, mi meraviglio


di lei che sapi leggiri e scriviri, le
parole non sono uguali. Io mi faccio
arrestare, non mi costituisco. Si pigliassi la giacchetta che
ne parliamo
dintra, io intanto rapro la porta. (Il cane di terracotta, p. 20)

ii. (Lei non ci crede che io sono malato?.) Ci credo.


Ma la minchiata che lei vuole farmi
ammuccare e` che per essere curato
lei ha necessita` di farsi arrestare.... (Il cane di terracotta, p.
22)

 
E` indiscutibile che la base linguistica di tutti i romanzi
di Camilleri e` l'italiano. L'innesto del
ramoscello siciliano su questo
tronco italiano avviene come il risultato di un'operazione dall'alto, e`
un
processo colto, come l'ha definito Lo Piparo (Di Caro, 1997): Camilleri
[in confronto a Verga] compie
un'operazione di tipo lessicale, non di sintassi.
Nei suoi romanzi ci sono dei termini dialettali ma
l'impianto resta italiano.

Diciamo che Camilleri parte dall'italiano per arrivare


al siciliano....Il siciliano e` ormai una scelta colta:
sono le persone
colte che oggi parlano il siciliano, gli incolti, parlano un brutto italiano.

L' innesto del siciliano sul tronco italiano e` stato


chiamato pastiche (Mondadori [che e` uno dei suoi
editori] sul sito libri
on line: <<Il pastiche linguistico di Camilleri e` ineccepibile dal
punto di vista
ritmico e sonoro e si e` dimostrato amabile anche presso
il vasto pubblico>>.)

<<una lingua mescidata, e sprofondata talvolta nel


ventre del dialetto>> (Onofri 1995:239)

Molto spesso non piace ne` l'innesto, ne` il tipo di italiano:


Guarini (1999):

<<In questa scrittura ce` del metodo. Trattasi come`


noto, di un correttissimo italiano basico che
Camilleri, per certe sue
insondabili ragioni, ritiene doveroso insaporire conficcandovi qui e la`
qualche
vocabolo siciliano. Ignoto e` il principio che governa lo sparpagliamento
di questi termini sulla
superficie della pagina.>>

Cotroneo:<<Storie che scrive usando il dialetto,


ma che non e` un linguaggio rivoluzionario,
reinventato, non e` il lombardo
di Gadda, non e` neppure il siciliano denso e sofisticato di Vincenzo
Consolo>>.

Camilleri fa di tutto per indicare al lettore accorto


il significato dei termini siciliani che non sono
facilmente comprensibili
(anche se in un'intervista ritiene che il suo e un linguaggio misto, italiano
e
dialetto siciliano, non facilmente comprensibile [Malatesta, 1999]) :
ex., Il cane 68, Il cane 93
attraverso la domanda del questore, cosa sono
le farlacche, il lettore ottiene la risposta 152, 155, 171,
188.

Questo atteggiamento di Camilleri, per niente sofisticato,


facilita lo scorrere della lettura
immensamente. Nel giudizio di Cotroneo,
Camilleri scrive in una lingua che si fa leggere.

3. L'uso del dialetto paragonato


all'uso dell'italiano

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L'uso del dialetto non potrebbe essere spiegato se non
viene messo in paragone con i brani pochi, e
brevi, in italiano. Questi
brani trattano generalmente

A. temi di attualita` e commenti socialmente rilevanti dell'autore.


 
Due novembre, festa dei morti.

Festa ormai persa, cancellata dalla banalita` dei doni


sotto lalbero di Natale, cosi` come
facilmente adesso si cancellava la
memoria dei morti. Gli unici, a non scordarseli, i morti, anzi
a tenacemente
tenerne acceso il ricordo, restavano i mafiosi, ma i doni che inviavano
in loro
memoria non erano certo trenini di latta o frutti di martorana.
(Il cane di terracotta, p. 41). Altri
esempi p. 42.

In un'intervista concessa ai membri del Camilleri's fans


club, alla domanda: Perche` usa
l'italiano nei brani che riguardano i commenti
sulla vita moderna?, lo scrittore ha risposto in
questo modo: <<Ci
ho pensato a lungo, all'atto della scrittura, e sono pervenuto a questa
scelta
motivata: in questo modo, nessuno dei miei lettori si sarebbe dovuto
sottoporre a un minimo
sforzo per capire>>(
http://www.vigata.org/intervista/intervista.shtml)

B. descrizione dei programmi delle trasmissioni televisive


 
i. In televisione cerano un dibattito sulla mafia, uno
sulla politica estera italiana, un terzo sulla
situazione economica, una
tavola rotonda sulle condizioni del manicomio di Montelusa, .... (Il
cane
di terracotta, p. 154)

C. presentazione di alcuni personaggi la cui funzione fondamentale


nello svolgimento delle azioni
non vuole essere apertamente svelata dall'inizio,
per es.,

i. Il preside Burgio era andato in pensione da una decina


d'anni, ma tutti in paese continuavano
a chiamarlo cosi` perche` per oltre
un trentennio era stato preside della scuola d'avviamento
commerciale di
Vigata. (Il cane di terracotta, p. 105)

4. Il dialetto di Catarella

C'e` anche un personaggio che si esprime in una lingua


che si puo` definire come maccheronica, un
miscuglio di italiano burocratico
e formale, italiano popolare, e dialetto. Questo tipo di lingua crea
incomprensioni
e situazioni altamente comiche. Il personaggio e` Catarella, assunto nel
Commissariato
perche lontano parente di un ex-onnipotente onorevole. I
passi valgono la pena di essere citati per
intero; eccone un esempio:

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<<Un giorno a Montalbano Catarella si era presentato


con la faccia di circostanzia.

Dottori, lei putacaso mi saprebbi fare la nominata di


un medico di quelli che sono specialisti?.

Specialista di cosa, Catare`?.

Di malattia venerea.

Montalbano aveva spalancato la bocca per lo stupore.

Tu?! Una malattia venerea? E quando te la pigliasti?.

Io m'arricordo che questa malattia mi venne quando ero


ancora nico, non avevo manco sei o sette anni.

Ma che minchia mi vai contando, Catare`? Sei sicuro si


tratta di una malattia venerea?

Sicurissimo, dottori. Va e viene, va e viene. Venerea.>>

(Il cane di terracotta, p. 25-26)

vedi anche p. 57

Il cane, 94

Il cane 131

Il cane 140-141, 178

5. Altri dialetti

L'uso di dialetti diversi dal siciliano (Il cane - milanese


107, La mossa del cavallo - il genovese) sono
stati spiegati dallo scrittore
stesso, specialmente per quanto riguarda il genovese del romanzo La mossa
del cavallo: il dialetto cosi diverso dal siciliano fa capire la difficolta`
del personaggio (nato in Sicilia,
ma vissuto a Genova) di capire il mondo
siciliano.

6. Anglicismi

Ci sono pochi anglicismi (freezer, Il cane di terracotta,


p. 108), il che fa pensare che l'italiano di
Camilleri sia quello che i
linguisti chiamano neostandard e dell'uso medio (Berruto 1987) che si
avvicina
al parlato (che, secondo le recenti statistiche, contiene pochissimi anglicismi
(De Mauro 1993
:151)

In conclusione, il dialetto nei romanzi di Andrea Camilleri


svolge un ruolo di sostegno alle diversissime
funzioni che l'autore cerca
di far assumere a tutte le varieta` linguistiche che si trovano nei suoi
lavori.
L'uso del dialetto in Camilleri ha svariate funzioni: prima di
tutto, c'e` la necessita di identificare piu`
concretamente i luoghi delle
azioni, perche` Camilleri non parla di avvenimenti generali, universali,
ma
di eventi calati nei luoghi e tempi specifici, sebbene immaginari. Questa
funzione di presa maggiore
sulla realta` e` ben nota e sfruttata da moltissimi
scrittori moderni e contemporanei (Paccagnella 1993).
L'altra funzione
e` quella di far sentire ai lettori certe circostanze comiche, umoristiche,
che spesso
sfociano nell'ironia. La tragedialita` dei siciliani, cosi chiamata
da Camilleri stesso questa caratteristica
dei siciliani di costruirci,
di indossare maschere sempre diverse, di fare teatro (Camilleri, intervista
con
Raffaella Campo) e` chiaramente possibile anche grazie alla variazione
linguistica, ai vari repertori di
cui godono molti personaggi. L'intento
di Camilleri lo porta a dilettare e divertire il lettore ma
soprattutto
a suscitare la riflessione, a denunciare una realta` storica come quella
siciliana piena di
sofferenze e ingiustizie (intervista con Raffaella Campo).
Il dialetto viene usato anche nelle circostanze
altamente drammatiche (per
es., la discussione tra Montalbano e la sorella di Gege`).

Secondo Collura (1998), per Camilleri <<il dialetto


siciliano e` di tipo folkloristico, e percio` di una
"rassicurante" Sicilia
come la immaginiamo o la vorrebbero milanesi e trevigiani>>. Questa opinione
non credo possa sussistere se vagliata con l'occhio attento al testo. Si,
e` vero che a parlare solo in
siciliano sono i personaggi di un ceto sociale
basso e appartenenti a gruppi mafiosi, ma allora e`
un'immagine molto piatta
della Sicilia quella che propone Collura per milanesi e trevigiani.

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E` questo un altro indizio di una stereotipizzazione che
e` dura a morire?

Infine, quale e` il ponte che si potrebbe costruire per


collegare la critica letteraria e la dialettologia?
Fino a quando i critici
letterari sosterranno che il dialetto e` un alternativa folkloristica all'italiano,
i
dialetti saranno relegati all'esistenza macchiettistica, secondaria,
all'italiano. Se invece il dialetto e`
visto come una varieta` con la stessa
dignita` e le stesse possibilita` stilistiche dell'italiano, la storia
linguistica italiana e la dialettologia si potranno finalmente dare la
mano. Uno dei meriti di Camilleri, a
nostro avviso, e` l'inizio di una
possibile vicendevole collaborazione.

Lavori citati:

Anceschi, Giuseppe. La verita` sfacciata. Appunti per una


storia dei rapporti fra lingua e
dialetti. Firenze: Olschki, 1996.

Beccaria, Gian Luigi. Letteratura e dialetto. Bologna: Zanichelli,


1975.

Berruto, Gaetano. Sociolinguistica dell'italiano contemporaneo.


Firenze: La Nuova Italia
Scientifica. 1987.

Camilleri's Fans Club http://www.vigata.org

Collura, Matteo. Via col blues palermitano. Corriere della


sera 01.11.1998.

Cotroneo, Roberto. Caro Camilleri, stia attento al suo pubblico.


wysiwyg://15/http://es[ressoedit.kataweb.it/online/link/link_271998.html

De Mauro, Tullio. Dialettalismi ed esotismi in Lessico di


frequenza dell'italiano parlato, T. De
Mauro, F. Mancini, M. Vedovelli,
M. Voghera. Roma; Etaslibri, 1993: 148-151.

Di Caro, Mario. Ma il suo siciliano e` una scelta colta.


la Repubblica 22.11.1997.

Giovanardi, Stefano. 1998. Camilleri? Se vi piace il genere...


Panorama N.48 - Anno XLIV - 3
Dicembre. 131-132.

Guarini, Ruggero. La scrittura di Camilleri? Sotto le spezie,


solo italiano basico. Panorama 20-
05-1999.

Il Fenomeno Camilleri. http://www.momdadori.com/libri/cover/camileri/v01.html

Leone, Alfonso. Litaliano regionale in Sicilia. Bologna:


Il Mulino, 1982.

Malatesta, Stefano. Camilleri tra i cannibali. la Repubblica


venerdi` 17 settembre 1999.

Manacorda, Giuliano. 1996. Storia della letteratura contemporanea.


Roma: Riuniti.

Onofri, Massimo. Tutti a cena da Don Mariano. Milano: Bompiani,


1995.

Paccagnella, Ivano. Uso letterario dei dialetti in Storia


della lingua italiana a cura di L. Serianni
e Pietro Trifone, vol I. Torino:
Einaudi, 1993: 495-539.

sito Montalbano. http://www.geocities.com/Athens/Agora/1803/

Telmon, Tullio. 1993. Varieta` regionali in "Introduzione


all'italiano contemporaneo". La
variazione gli usi, curato da Alberto A.Sobrero.
Bari: Laterza, 93-149.

Vocabolario siciliano. Palermo: Centro di studi filologici


e linguistici siciliani, 1977-1990.

 
Jana Vizmuller-Zocco

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