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Linguis ca generale

La fonologia
la fone ca studia come sono fa sicamente i suoni di cui le lingue si servono come una delle facce
cos tu ve dei segni linguis ci e la fone ca sfru a le conoscenze sui 3 parametri di versi di iniziazione,
fonazione e ar colazione x classi care ques suoni cioè x classi care tu i suoni linguis ci che un essere
umano possa produrre ricorrendo all’apparato fono ar colatorio. C’è un’altra parte della linguis ca che ha
come obie vo cercare di capire come le diverse lingue a par re dalla totalità dei suoni possibili x l’apparato
fonatorio umano ne selezionino solo alcuni a ribuendo loro un valore par colare cioè quello di poter
essere impiega x costruire unità di prima ar colazione, e quindi sfru abili x produrre delle parole. Questa
parte della disciplina (fonologia) si occupa di descrivere e comprendere come ciascuna lingua selezioni ed
organizzi dalla totalità dei suoni possibili quelli spendibili x comunicare usando segni linguis ci. Da questo
punto di vista esiste una grande di erenza tra la fone ca e la fonologia, mentre la fone ca i occupa di suoni
dal punto di vista concreto, materiale e sico (foni), la fonologia si interessa dei valori astra e
arbitrariamente seleziona e a ribui da ciascuna lingua ad alcuni di ques foni, foni che prendono il nome
di fonemi, cioè foni che siano dota di un valore dis n vo, opposi vo della capacità cioè di perme ere di
contrastare due elemen che siano sicamente di eren oppure al contrario di tra are come se fossero
iden ci elemen che sono sicamente tra di loro di eren . Quindi il fonema (punto 2b) può essere
considerato come qualcosa di astra o rispe o a famiglie, gruppi, insieme di suoni che dal punto di vista
della osservazione della sica sarebbero tra loro diversi, ma dal punto di vista della linguis ca possono
essere ritenu equivalen . Per esempio, se prendiamo una parola come ra o possiamo pronunciarla
ricorrendo due consonan iniziali che siano tra loro diverse dal punto di vista ar colatorio, per esempio
ricorrendo a una plurivibrante dentale o a una plurivibrante ovulare; per cui noi possiamo dire qualcosa
come ra o o come ra o (r moscia) e sebbene dal punto di vista sico ci sia una di erenza tra le due, dal
punto di vista dei segni della comunicazione i due suoni sono tra a tra di loro equivalen . Ciò è dovuto dal
fa o che alcuni elemen concre della comunicazione umana non vengano indica in virtù delle loro
cara eris che siche, bensì di valori astra a ribui dai parlan del sistema linguis co.
Punto 3: osservazione che la fonologia ci perme e di fare, a ermare che ciascuna lingua de nisce in
maniera arbitraria quali siano i fonemi da impiegare, da ado are, rispe o alla totalità del migliaio di foni
che si ri ene che gli umani possano produrre e percepire tra loro di eren . ! guardare tabella punto 3
Punto 5: esito confronto tra inventario fonologico tra 2 lingue molto simili, gene camente imparentate cioè
dell’essere discenden dal la no volgare e di cui entrambe sono una dire a evoluzione. Ovvero francese e
italiano. Diverso numero di fonemi, francese: 36 fonemi, non ha a ricate ma serie completa di frica ve
palatali, tra cui sorde e sonore, non c’è laterale palatale e vibrante in luogo diverso, francese ha una serie di
vocali anteriori arrotondate e non e vocali nasali. ! Me tabella punto 5
Come si fa ad iden care quali rispe o ai suoni nelle lingue del mondo in una speci ca lingua siano ciò che
abbiamo chiamato fonema? ! per farlo bisogna ricorrere al conce o di coppia minima e si deve
comprendere come si possano iden care delle coppie minime! punto 6: le coppie minime possono
essere de nite e riconosciute delle coppie di parole, che appartengano ad una stessa lingua e che siano tra
loro uguali in tu o tranne che per la presenza di un suono diverso che si sos tuisce nelle due parole con
l’altro in una stessa iden ca posizione. Tabella punto 6a: cos’hanno in comune? Il fa o di essere entrambe
parole dell’italiano, sono entrambe cara erizzate dal possedere 4 foni e di di erire l’una con l’altra solo in
conseguenza di un fono. In conseguenza di questa di erenza le 2 parole diven no il mezzo di espressione di
signi ca diversi e rimandino quindi a referen di eren . Il fa o che ques 2 foni perme ano di
contrapporre il signi cato delle 2 parole fa sì che abbiano oltre a una di erenza concreta e sica abbiano un
valore astra o di erente all’interno del sistema linguis co dell’italiano. Per cui d e n perme ono di
contrastare tra loro parole cioè di essere impiegate per ostruire delle coppie minime, cos che si rende
segnalando che gli elemen oltre a essere dei foni sono anche dei fonemi.
tt
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6b: copia minima sin-sing, il passare da una nale nasale dentale a una nasale velare comporta un
cambiamento del signi cato, siccome sta consonante in posizione nale è l’unica cosa che cambia si può
dire che hanno un valore opposi vo e oltre a dei foni sono dei fonemi.
6c: pronunciare due signi can di eren nel primo consonante nasale velare, secondo nasale dentale
(minu 1:23:50) pur avendo modi cato l’ar colazione, dal punto di vista del signi cato non si è data alcuna
di erenza, queste in italiano non hanno valore opposi vo, non c’è nessuna conseguenza sul piano del
signi cato e quindi ques due non de niscono due fonemi dis n .
Punto 7: i simboli dell’alfabeto fone co possono essere impiega per riferirsi a due pi di trascrizione
diversa ovvero alla resa scri oria di due fenomeni di eren , da un lato quello della trascrizione del livello
fone co (de a trascrizione stre a) in cui si riporta tu o quello che viene ar colato così per come esso
venga ar colato, dall’altra parte il livello della trascrizione fonologica in cui si riportano i suoni non in
ragione del come vengano prodo o ar cola , bensì in ragione del loro avere un valore dis n vo, un
potere opposi vo tra gli elemen e questa di erenza si ripercuote nelle convenzioni trascri orie che
vogliono:
• Trascrizione fone ca: vuole la parentesi quadra
• Fonologica: barre oblique.
Punto 8: queste coppie minime possono a volte includere delle intere serie, cioè possono coinvolgere
un’intera classe di foni che quindi assumono un valore dis n vo, cioè diventano dei fonemi.

Come capire se è una coppia minima e se gli elemen oltre a dei foni sono dei fonemi? ! si prendono
due parole della stessa lingua aven signi ca diversi dopo di che si deve veri care che le 2 parole
contengano lo stesso numero di foni, e che ques foni siano tu uguali ad eccezione che per un
elemento, che deve cambiare a parità di posizione e che deve appartenere alla stessa classe di foni
quindi o una vocale o una consonante. Se iden chiamo una parola che ha tu ques requisi allora il
fono che di erisce tra una parola e un’altra allora cos tuisce un fonema.

Cosa succede ai foni dis n che non sono fonemi? A cosa servono? Punto 10! conce o di allofono:
variante formale di uno stesso fonema cara erizzata dal non avere alcun valore dis n vo, da non poter
essere impiegata per de nire signi ca di eren . Gli allofoni sono foni che possono essere alterna tra
loro senza che si generi alcuna di erenza di signi cato e è possibile riconoscere almeno due grandi
classi:

• Allofoni come varian libere di un fonema! suoni che compaiono nelle stesse posizioni e si
possono scambiare tra di loro senza alcuna di erenza nel signi cato di una parola. De varian
libere perché la scelta dell’uno o dell’altro è legata a decisioni più o meno consapevoli, da parte
di un singolo parlante che può optare in virtù di fa ori extra linguis ci per l’una o l’altra
variante. ! punto 12 a: i parlan possono decidere di rendere il fonema della plurivibrante
ricorrendo tanto all’allofono dentale plurivibrante quanto all’allofono dentale monovibrante sia
all’allofono plurivibrante ovulare (raro) (1.42:15).
• Allofoni come varian combinatorie dello stesso fonema: suoni di una lingua simili dal punto di
vista udi vo e/o ar colatorio che non ricorrono mai nelle stesse posizioni. Cioè che abbiano
una distribuzione complementare a quelli che sono i suoni che precedono o seguono l’allofono,
chiamato l’intorno fone co di un suono, proprio perché a determinare quale tra le possibili
varian di uno stesso fonema debba essere u lizzata è l’intorno fone co, è di po prevedibile. È
la situazione linguis ca a determinare quale elemento scegliere. Le restrizioni alle alterna ve
son di natura fonologica, ciascuna lingua decide quali siano i suoni preceden o anteceden
che determinino quale alterna va impiegare. Ovvero, non è semplicemente un processo di
economia ar colatoria che induce a selezionare un certo suono al posto di un altro, ma ciascun
sistema linguis co de nisce le regole per queste combinazioni possibili, punto 14 esempio: in
ff
ti
fi
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ti
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italiano il fonema della consonante nasale dentale può essere reso fone camente ricorrendo a
3 allofoni di eren : consonante nasale dentale, nasale labio dentale, nasale velare e che a
de nire quale tra le 3 alterna ve debba essere selezionata non è l’arbitrio del parlante ma la
regola fonologica dell’italiano che vuole che si selezioni l’allofono nasale dentale ogni volta che
il fonema della nasale dentale sia seguito o da una vocale o da un’altra cons dentale o che si
trovi in posizione nale di parola; la resa fone ca dell’allofono della consonante nasale dentale
sia cos tuita da una nasale labiodentale quando il fonema seguente sia rappresentata da una
consonante di po labio dentale. Laddove a seguire sia un’altra consonante nasale velare si dia
l’allofono nasale, cioè che vi sia una sorta di regola della omoorganicità in ragione della quale il
luogo di ar colazione della nasale si conforma al luogo di ar colazione dell’elemento che la
segua. Me ere tabella 14

Punto 15: riferimen all’inglese americano, si danno 3 allofoni del fonema consonan co
occlusivo dentale sordo, varian condizionate non solo dall’intorno fone co ma anche da
condizioni di livello un po’più alto. Il fonema dell’occlusiva dentale sorda è resa con l’allofono
della occlusiva alveolare sorda aspirata, che si dà solo quando il fonema si trovi in posizione
iniziale di una sillaba tonica come nella parola ten. Invece dal punto di vista della resa fone ca
lo stesso fonema astra o si rende so o forma di occlusiva alveolare sorda solo quando la
posizione sia quella iniziale di una sillaba tonica come nella parola ten in cui il fonema alveolare
è in posizione iniziale di una sillaba che con ene una vocale accentata. Dal punto di vista della
resa fone ca lo stesso fonema astra o si rende so o forma di occlusiva alveolare sorda nel
momento in cui la posizione sia quella non iniziale di sillaba come in s ck. Da ul mo l’allofono
da selezionare per l’occlusiva alveolare sorda è una consonante monovibrante alveolare sonora
quando l’elemento fonologico si trovi a rispondere a 2 condizioni:
- L’essere in una posizione intervocalica
- L’essere la vocale che precede tonica.
La conseguenza di quello che abbiamo visto è che nell’inglese americano si danno delle forme
fone camente di eren di quella che sia una stessa base lessicale, come nella opposizione tra
la realizzazione fone ca di erente di quello che sia un iden co fonema soggiacente nella parola
Italy e nel traducente italian (punto 16).
Fenomeni sovrasegmentali/prosodici
Il termine sovrasegmentali fa riferimento al fa o che nora ci siamo occupa di come i singoli fonemi si
organizzino in maniera dis n va gli uni rispe o agli al oggi ci occuperemo di come gruppi di segmen si
organizzino gli uni con gli altri da un lato per essere pronunciabili dall’atro contribuire alla trasmissione di
signi ca . La parte della fonologia che si occupa di vedere come gruppi di segmen siano organizza
prende il nome di fonologia sovrasegmentale o prosodia, all’interno della prosodia il primo fenomeno
rilevante è la sillaba: tecnicamente può essere de nita come la minima combinazione di fonemi che
funzionino come unità pronunciabile e che quindi possa essere considerata come una sorta di ma one
preconfezionato che contribuisce alla costruzione della forma fonica delle parole ovvero alla loro pronuncia.
L’importanza della sillaba emerge da un’osservazione: tu e le lingue hanno le sillabe, un numero
eleva ssimo di fenomeni diacronici risulta essere o condizionato o legato alla sillaba.
In italiano e nella maggior parte delle lingue la sillaba è sempre cos tuita dal raggrupparsi di un numero di
fonemi a orno a un fonema par colare che è la vocale, vocale cara erizzata dall’essere un suono
par colarmente intenso, ovvero i correla acus ci della sua produzione lo rendono par colarmente
saliente dal punto di vista perce vo, cioè ne fanno un ogge o che nel usso del parlato è in grado di essere
colto dagli ascoltatori e anche ben dis nto da altri suoni come quelli consonan ci. La vocale cos tuisce
l’argomento indispensabile di ciascuna sillaba, tant’è che le viene a ribuito il nome di nucleo o apice
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sillabico, quindi ciascuna sillaba è formata sempre da almeno una vocale e da non più di una vocale, ogni
volta che troviamo una vera vocale avremo una sillaba. dall’altra parte la sillaba più piccola sarà quella
cara erizzata dall’essere cos tuita da una e una sola vocale. Tu avia siccome per mo vi di natura psico-
acus ca avere una lingua fa a di sole vocali renderebbe di cile la comunicazione nelle lingue è presente il
ricorso delle consonan , l’alternarsi di vocali e consonan determina episodi di discon nuità perce va che
rendono più facile cogliere le sequenze di vocali e consonan . Dal punto di vista dell’analisi l’eventuale
consonante o consonan che precedono il nucleo della sillaba de niscono l’a acco o la testa della sillaba e
questo può contenere un numero anche superiore a una di consonan , dall’altra parte le consonan che
seguano la sillaba prendono il nome di coda della sillaba. L’insieme di ques due elemen prende il nome di
rima, termine che non va confuso con la rima della metrica. I conce di rima, a acco e cosa sono
importan ssimi in linguis ca perché indipendentemente dalla loro concreta cos tuzione.
Rima: si danno 2 possibilità, quella dell’avere una rima con coda o senza, le rime senza coda prendono il
nome di sillabe aperte, invece le rime con coda prendono il nome di sillabe chiuse.
Il fa o che le sillabe siano stru urate al loro interno emerge dalla rilevazione che all’interno delle lingue del
mondo si danno numerose condizioni de e restrizioni fonota che, che fan si che in ciascuna lingua ci siano
stru ure sillabiche più frequen di altre e che ci siano stru ure sillabiche vietate e questo
indipendentemente dal fa o che le medesime stru ure siano rintracciabili in altre lingue. Quindi ciascuna
lingua in maniera arbitraria de nisce un numero in nito ristre o di pi sillabici per lei cara eris ci,
principali e possibili e al contrario ne esclude degli altri. (punto 20) più della metà delle sillabe italiane ha
l’ordine cv, meno del 15% cvc. C e ne sono altri cara erizza da un lato da numero di occorrenza molto
basso, dall’altro cara erizza dall’avere un numero di restrizioni fonota che molto maggiori che le sillabe
cv o cvc. Sillabe ccv o cccv, quindi sillabe con nesso consonan co complesso in a acco, scopriamo che le
consonan combinabili sono de nite, in ques nessi se c’è una consonante nasale o laterale dopo queste
possono esserci solo semivocali e non consonan . Punto 21 inserisci
In altre lingue anche genealogicamente imparentate si possono avere stru ure sillabiche di eren e
complesse, l’inglese rende disponibili code e a acchi complessi e rende possibili sillabe e a acchi diversi
molto complesse, quindi amme e la pronuncia di parole cos tuite a 7-8 fonemi diversi abbiano solo una
vocale: strange. Dal punto di vista della fonologia ha 3 consonan in a acco e tre in coda e u nucleo con una
vocale. Questo ci perme e di osservare come ogni lingua de nisca le stru ure consonan che ammissibili.
Il giapponese prevede delle costruzioni molto più semplici perché la sillaba acce abile è di po consonante
vocalico e se la sillaba prevede una coda questa è cara erizzata dall’essere una consonante nasale la cui
natura è condizionata dalla consonante iniziale della sillaba seguente.
In arabo si può vedere che le sillabe più frequen sono di po consonante vocale, o consonante vocale
consonante, la cosa interessante da osservare è che in questa lingua si danno molto spesso dei fenomeni di
risillabi cazione, cioè ogni qual volta per e e o della applicazione di una qualche regola o morfologica o
sinta ca, si diano delle sequenze di consonan e vocali che porterebbero de nire stru ure sillabiche di
preferite o addiri ura vietate, in arabo è possibile inserire delle vocali che assolvano non alla funzione
morfologica o sinta ca di inserire elemen dota di un signi cato bensì di compensare e risolvere quelle
che siano potenziali violazioni della stru ura sillabica preferita. A tes monianza del fa o che la forma del
signi cante, le condiziona, facendo venire meno una forma di tendenziale stabilità tra signi cante e
signi cato all’interno del singolo segno linguis co. È un po’ come se si dessero delle allofonie sillabiche
condizionate dalla violazione della stru ura sillabica preferenziale o obbligata.
Per il cinese queste piani cazioni del parlato porterebbero a prevedere pologie di sillabe che porterebbero
ad avere una stru ura sillabica massimale cara erizzata dal punto 23, ovvero al massimo una sequenza che
preveda un a acco di una consonante, seguito da una semivocale, poi da una vocale e poi da una coda
cara erizzata da una semivocale prossima al nucleo e in posizione distale una consonante, Una nasale
dentale o velare. Secondo degli ordini prevedibili che fa sì che se per esempio una parola con una coda
complessa allora in maniera quasi obbligata anche l’a acco della sillaba sarà di po complesso e vorrà una
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consonante e poi una semivocale. In qualche modo me endo in evidenza come al crescere della
complessità di una sillaba cresca anche la specularità del suo a acco.
L’accento: per noi l’accento (27) è quello prosodico, che non va confuso con quello gra co che è quella
rela va a una di erenza scri oria, che nella scri ura può essere sfru ata o per riferire di di erenze
mbriche delle vocali e tantomeno quello con cui spesso nel parlato ci si riferisce all’insieme di variabili
della pronuncia di cer suoni che si ritrovano raggruppa e cara erizzano certe comunità di parlan .
L’accento di cui parliamo è un tra o fone co che abbia delle ricadute fonologiche, cioè possa essere
u lizzato con funzione dis n va, esa amente come se fosse un qualche fonema aggiun vo che perme e di
contrastare tra loro parole con signi ca di eren o che perme e di segnalare i con ni di una parola.
Questo accento è cara erizzato DA UNA modulazione della intensità di pronuncia di una sillaba rispe o ad
un’altra sillaba o più precisamente da una vocale nucleare di una sillaba a una vocale nucleare di un’altra,
così da perme ere di dis nguere tra di loro sillabe toniche e atone. Questa di erenza può essere realizzata
ricorrendo a 2 strategie divere tra loro: o aumentando l’intensità della pronuncia rispe o alla vocale tonica,
oppure modi cando non l’intensità della pronuncia bensì l’intensità della vibrazione delle corde vocali in
corrispondenza della vocale, rendendo più prominen dei suoni vicini, fenomeno che prende il nome di
accento musicale. Ricorrendo all’accento e modi cando la distribuzione dell’accento all’interno di parole
cara erizzate dall’avere una o più sillabe si possono operare 2 sistemi accentuali di po diverso, da un lato
quelle delle lingue de e ad accento libero in cui la posizione dell’accento all’interno di una parola laddove si
diano più possibilità, non è codi cata da quella che sia la gramma ca della lingua ma codi cata e speci cata
nel lessico della singola parola, tant’è che l’accento assolve a un funzione dis n va, cioè perme e di
dis nguere parole che altrimen dal punto di vista segmentale sarebbero iden che o molto simili, come
nell’esempio di una sequenza di fonemi come al punto 27a e semplicemente modi cando la sillaba tonica,
possiamo modi care il signi cato della parola, tant’è che possiamo avere che accentando la prima sillaba o
la seconda cambia totalmente il signi cato della parola, quindi è come e l’accento fosse un fonema che
cambia totalmente il signi cato e che proprio in conseguenza di ciò, proprio in conseguenza ad avere una
funzione dis n va, in lingue come l’italiano l’accento in trascrizione dovrà essere segnato sia se la
trascrizione sia fone ca che fonologica. Ci sono poi lingue in cui l’accento non è mobile o libero bensì
occupa una certa trascrizione all’interno di una parola o di un gruppo di parole, in queste lingue la posizione
dell’accento non è speci cata dalla singola parola ma de nita dalla gramma ca della lingua e rimane
invariata per tu e le parole del sistema linguis co, in queste lingue l’accento non ha funzione dis n va e
quindi deve essere segnato solo in trascrizione fone ca, proprio perché non ha funzione dis n va l’accento
assolve a una funzione demarca va e ci perme e di capire i con ni tra una serie di parole tra di esse coese.
In lingue come il francese l’accento cade o sull’ul ma sillaba di una parola o sull’ul ma sillaba dell’ul ma
parola di una serie di parole tra di esse coese come in belle amie. Invece in ungherese l’accento cade
sempre sulla prima lingua, indipendentemente dal fa o che per e e o dell’aggiunta di altre componen
fonologiche la parola aumen di sillabe e quindi anche se la parola diventa più lunga, l’accento cade sempre
sulla prima sillaba. Uguale in polacco dove cade sempre sulla penul ma sillaba. In queste lingue l’accendo
avendo funzione demarca vo va segnato solo in trascrizione fone ca.
Quando in italiano vogliamo iden care delle sillabe fonologiche ci sono 2 regole:
• Ogni volta in cui abbiamo una consonante lunga allora divideremo questa in 2 par così che la
prima parte della con lunga diven la coda della sillaba precedente, e la seconda diven l’a acco
della sillaba antecedente.
• Quando abbiamo una sequenza di consonan noi dividiamo la sequenza in modo tale che riusciamo
a creare delle sillabe i cui ci sia un a acco cos tuito da più consonan che si trovino almeno in una
parola anche in posizione iniziale di parola.
Lunghezza: termine che fa riferimento a quella che sia la estensione temporale rela va con cui cer suoni
che prendono il nome di lunghi, siano prodo rispe o ad altri suoni de brevi ma che non sarebbe
legi mo chiamarli brevi perché cos tuiscono la normalità per i foni di quella lingua. Quindi possiamo dire
ti
ti
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tti
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tt
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tt
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ti
che ogni fono o fonema può essere considerato come breve o lungo cioè durare nel tempo più o meno
rispe o alla lunghezza normale dei suoni che si trovano nell’intorno fone co o fonologico; in qualche modo
quindi la lunghezza è una nozione di po rela vo, viene o risulta dal confronto della durata della pronuncia
degli elemen nella parlata e non gli si può a ribuire un valore assoluto, bensì in rapporto alla lunghezza
degli altri. Esa amente come l’accento alle volte può assumere un valore dis n vo e diventare una variabile
fonologica oltre che fone ca, mentre altre volte rimane una faccenda fone ca o allofonica. Punto 25! -
vocali lunghezza non dis n va, non cambia il signi cato della parola. (1.19) infa si può dire che in italiano
la lunghezza delle vocali ha uno stato esclusivamente allofonico, le vocali dell’italiano presentano un
allofono lungo nei casi in cui queste vocali rispondano a 3 condizioni, nel caso siano il nucleo di sillabe
cara erizzate dall’essere
- Toniche

- Libere! aperte, non concludersi con coda consonan ca


- Non essere vocali posizionate in posizione nale di parola
Consonan : situazione si oppone, in italiano la lunghezza delle consonan è fonologica, è dis n va. C’è la
possibilità di iden care delle coppie minime, quindi parole uguali in tu o tranne che per un elemento che
assumano signi ca di eren e la cosa vale in italiano per una serie di 15 consonan che vogliono che si dia
una di erenza di signi cato in virtù del fa o che un certo fonema venga pronunciato quindi diven un fono
lungo oppure pronunciato come breve. In conseguenza di ciò (punto 26a) la trascrizione tanto fone ca
quanto fonologica delle consonan vuole l’indicazione della eventuale lunghezza cosa che facciamo o
raddoppiando il simbolo dell’alfabeto o inserendo i due pun a quello che ha l’elemento fone co o
fonologico allungato. Per altro va osservato come la lunghezza consonan ca non sia dis n va per un certo
gruppo di fonemi consonan ci: ts,z,sc,gn,gl (minuto 1.27.38) che sono sempre e solo lunghi in posizione
intervocalica o per z che è sempre e solo breve in posizione intervocalica e per questa ragione non è
necessario segnalarlo anche nella trascrizione fonologica perché gli elemen sono o sempre lunghi o
sempre brevi.
Tono e intonazione cara erizza dal condividere la strategia di realizzazione del fenomeno ma non dal
condividere ne il bersaglio ne le nalità per cui questa venga impiegata. ! la componente fone ca del tono
è cos tuita dal presentarsi o dl poter far vibrare le corde vocali con frequenze di eren o di una singola
sillaba oppure di pronuncia di un’intera frase. Quando la vibrazione delle corde vocali riguarda degli
elemen segmentamene tra loro iden ci e quando il livello di applicazione di questa di erenza di vibrazione
delle corde vocali riguardi una sillaba ola rima di quella sillaba e quando questa di erenza di vibrazione
assolva o prenda un ruolo rela vo nella pronuncia delle componen della rima in una certa sillaba allora si
parla di tono, cioè della possibilità data in molte lingue che prendono il nome di lingue tonali, dal
dis nguere il signi cato di certe parole, non in virtù dei segmen che li cos tuiscono ci troviamo di fronte a
un tono. Lingue diverse prevedono toni diversi sia in quanto a numero di opposizioni di toni rilevabili, sia in
virtù dell’andamento di toni che diventano tra loro posi vi. In generale il tono alto costante è un tono in cui
non vi sia un cambiamento della vibrazione delle corde vocali; un andamento alto ascendente è quello che
vuole che nel corso della pronuncia della parola vuole che la vibrazione nella pronuncia delle vocali cresca;
Un andamento semi basso-basso-mediano vuole che l’andamento salga e scenda; quello alto-discendente
vuole che l’andamento salga solamente. (pun 28 a e b).

Intonazione! COPIARE PRIMA PARTE PUNTO 29. si applica alla totalità delle sillabe contenute in un
enunciato quindi rela ve a una frase o a una totalità di un gruppo ritmico che venga pronunciato senza CHE
CI SIA PAUSA NELL’EMISSIONE DEL FLUSSO D’ARIA EGRESSIVO. Questo fenomeno riguarda una
concatenazione di sillabe e a di erenza dei toni presenta una variabilità elevata e di cilmente riconducibile
a classi discrete, ma comporta un approccio all’analisi del fenomeno di natura con nua in cui si a ua un
campionamento punto a punto della frequenza e si facciano analisi con nue su andamen quanto meno
possibile discre zza . ! In italiano possiamo iden care 3 pi di intonazione che si associano o ai valori di
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enuncia o diverse funzioni di enuncia . Laddove abbiamo enuncia di po dichiara vo si da un
andamento discendente dell’intonazione: “piove, rendo l’ombrello”, La vibrazione delle corde vocali è
tendenzialmente calante dall’inizio alla ne della frase. Al contrario laddove si diano domande l’intonazione
è di po ascendente “piove, non prendi l’ombrello?”. Nel caso in cui si diano enuncia sospensivi, quindi
aper e non conclusi, l’andamento del tono è tendenzialmente pia o ovvero, costante “guarda un po’, piove
e grandina anche”. La cosa interessante è che nel caso degli enuncia al punto 29 ci troviamo di fronte a
elemen che sono segmentalmente iden ci, quindi presentano la stessa sequenza di foni e allofoni ma sono
prosodicamente di eren tra di loro e in conseguenza di ciò assumono signi ca o funzioni linguis che
diverse e codi cate in maniera speci ca all’interno dei singoli codici linguis ci, il che di nuovo porta a
ri e ere sul fa o che pur partendo da una stessa dotazione bilogica in termini di apparato fono
ar colatorio e udi vo perce vo e una stessa dotazione cogni va sopra u o a quella che si la facoltà di
linguaggio presumibile, i parlan di lingue di eren tra ano in maniera di erente la sostanza del
signi cante delle diverse lingue, cioè a par re da quella che è la gamma di operazioni potenzialmente
fa bili stante il materiale fone co o fonologico reso disponibile si selezionano come strategie o strumen ,
delle procedure anche molto diverse fra loro.
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