Sei sulla pagina 1di 9

DIAMANTI

I diamanti sono minerali che si formano in condizioni di alta


pressione e temperatura. Sono costituiti solamente da carbonio
(come la grafite delle matite) e vengono estratti in diverse parti
del mondo, anche se al momento il principale paese produttore
è la Russia.

I diamanti sono minerali formati unicamente da carbonio.


Considerate tra le pietre preziose per eccellenza, forse non tutti
sanno che – da un punto di vista chimico – hanno la stessa
composizione della grafite, quella che forma la mina delle
matite! La differenza tra i due minerali è la loro struttura
atomica: quella del diamante ha una struttura cubica e si forma
ad altissime temperature e pressioni mentre la grafite
(struttura esagonale) a condizioni molto più superficiali. I
diamanti sono solitamente contenuti in particolari tipi di rocce,
le kimberliti, originate dal raffreddamento di magmi poveri in
silice provenienti dal mantello terrestre.
I diamanti si formano in condizioni di altissima pressione. Per
questo motivo la loro genesi avviene nella maggior parte dei
casi nelle profondità della crosta terrestre, solitamente ad
almeno 100 – 300 km al di sotto della superficie! All'aumentare
della profondità aumenta anche la temperatura – secondo un
"gradiente geotermico" (Evans, 2009) il cui valore medio è di
3°C ogni chilomentro. Solitamente per formare i diamanti la
temperature necessaria si aggira tra i 1100 °C e 1300 °C e
pressioni tra i 5.5 e i 6.0 GPa (Sugano et al., 1996).
Ma se i diamanti si formano così in profondità, come fanno ad
arrivare in superficie? Questo è possibile grazie a magmi che,
nelle passate ere geologiche, si sono comportati come degli
"ascensori": durante la loro risalita dal mantello verso l'alto
hanno trascinato con loro anche i diamanti trovati lungo il loro
percorso, portandoli in superficie (o comunque a profondità a
noi accessibili). Le strutture che si vengono a creare hanno una
forma a "imbuto" e vengono chiamate camini
kimberlitici o camini diamantiferi: al loro interno è possibile
trovare diamanti "incastonati" nella lava ormai solidificata.

Anche dopo aver identificato un camino kimberlitico, però, non


è detto che al suo interno ci siano effettivamente dei diamanti
(Kesler, 2015). Si stima che soltanto il 30% circa dei camini
contenga diamanti e, di questi, solo l'1% ne contenga in
quantità sufficiente da rendere la loro estrazione
economicamente conveniente!
Struttura e Proprietà del diamante
Il diamante è costituito unicamente da atomi di carbonio.
Questi sono disposti in modo tale da avere, per ogni atomo,
altri quattro atomi attorno a formare un tetraedro (la
cosiddetta “coordinazione tetraedrica”). Il legame chimico che
unisce questi atomi è detto "covalente": si tratta di un legame
chimico che dà vita ad una struttura estremamente rigida. Per
questo motivo il diamante è minerale conosciuto più duro in
assoluto!

in foto: Struttura tridimensionale del diamante. Ogni pallina


grigia corrisponde ad un atomo di C.
Il diamante ha anche eccellenti proprietà tecniche come
un’altissima conducibilità termica e una bassissima dilatazione
termica, quindi conduce molto bene il calore ma si dilata
pochissimo. Possiede anche ottime qualità ottiche (una su tutte
l’elevato indice di rifrazione) ed è chimicamente inerte,
reagendo pochissimo agli attacchi chimici (Klein, 2006).
Come avviene l’estrazione dei diamanti
I giacimenti diamantiferi possono essere primari o secondari:
quelli primari sono i giacimenti in cui i diamanti si trovano
all'interno della kimberlite (cioè la roccia magmatica che
riempie i camini), mentre i secondari sono quelli che si
originano a partire dall'erosione dei giacimenti primari. Una
volta erosi, i frammenti rocciosi vengono trasportati dai fiumi
anche a grandi distanze e possono accumularsi in depositi
ghiaiosi o sabbiosi (i cosiddetti "placer").

Giacimenti primari
L'estrazione da un giacimento primario – quindi da un camino
kimberlitico – inizia solitamente con una miniera a cielo aperto.
Mano a mano che si scava, però, diventa più conveniente
passare ad uno scavo in sotterraneo che intersechi su più livelli
il camino diamantifero.

Nel caso di estrazione mineraria a cielo aperto l'estrazione


prevede il prelievo di grossi blocchi di roccia magmatica: da qui
si separano i frammenti di diamante spaccando la roccia,
sciacquandola e filtrando questo fango. I diamanti sono pesanti
e tendono a depositarsi con facilità, ma a questo stadio non
sono ancora “puri”. La polvere mista di kimberlite e diamante
viene quindi impastata con delle sostanze grasse, a cui i
frammenti di diamante aderiscono – una scoperta che ha
permesso la nascita dei processi di estrazione e pulizia su scala
industriale. I frammenti rimasti attaccati al grasso sono infine
separati con un selezionatore a raggi X: ora abbiamo finalmente
il nostro diamante grezzo!

Giacimenti secondari
Nei giacimenti secondari potremmo dire che è il corso
d'acqua a fare il lavoro sporco al posto nostro. In che senso?
L'erosione, nel corso dei millenni, permette di alterare mano a
mano le porzioni più superficiali di un camino kimberlitico,
andando a trasportare frammenti di roccia lungo il corso del
fiume. In questo percorso si effettua naturalmente una prima
selezione che, alla fine, permette di accumulare quantità di
diamanti anche piuttosto alte all'interno dei cosiddetti depositi
placer.

Nel caso di giacimenti secondari, questi vengono spesso


sfruttati tramite miniere a cielo aperto, situate solitamente
sulle spiagge o nei letti dei fiumi. Sulla costa occidentale
dell’Africa, per esempio, sono frequenti le estrazioni sulla
spiagge che danno sull’Atlantico. Qui sono state addirittura
create delle barriere per far arretrare il livello del mare di
alcune centinaia di metri, così da aumentare la superficie
disponibile per gli scavi. C’e anche una forma di estrazione
offshore, cioè al largo, ma è molto ridotta e costosa: grazie a
strumenti per l’aspirazione del fondale marino vengono filtrate
grandi quantità di sabbia e selezionati i frammenti.
Le quattro C
I quattro fattori che determinano il valore del diamante sono le
quattro "C", dalle iniziali dei quattro termini in inglese
ossia: colour (colore), clarity (purezza), cut (taglio)
e carat (caratura, cioè peso).

Colore (in inglese Colour): le gemme del tutto incolori e


trasparenti, che sono le più pure, vengono definite
"Colourless", contrassegnate dalla lettera D. Seguono le quasi
incolori o "Near Colourless" e le colorate o "Slighty Tinted".  

I diamanti possono assumere quasi tutte le colorazioni, che


sono dovute ad impurezze o difetti strutturali: il giallo ambrato
e il marrone sono le più comuni, il rosso, il rosa e il blu sono le
più rare.

È da rilevare che i diamanti incolori non appaiono tali alla vista,


in quanto le sfaccettature riflettono i colori dell'ambiente
circostante; come per altre gemme incolori, muovendole i
colori cambiano rapidamente (questo effetto, molto intenso nei
diamanti, è detto "brio" o "fuoco").

I diamanti "neri" non sono veramente tali, ma piuttosto


contengono numerose inclusioni che danno ad essi un aspetto
scuro, anche se oggigiorno data la richiesta del mercato i
diamanti di qualità scadente vengono trattati artificialmente
per ottenere tale colore.
L'impurezza più comune, l'azoto, causa una colorazione gialla
più o meno intensa a seconda della concentrazione di azoto
presente. Il Gemological Institute of America (GIA) classifica i
diamanti di colore giallo a bassa saturazione e marrone come
diamanti nella scala normale del colore, e applica una scala di
valutazione dalla 'D' (incolore di purezza eccezionale) alla 'Z'
(giallo chiaro).
Il GIA classifica i diamanti che hanno colorazione intensa con il
termine fancy (che può essere tradotto con fantasia).
La colorazione più rara è quella dei diamanti rossi o rosa (che
non raggiungono mai dimensioni notevoli), seguiti da quelli blu
e verdi. Il diamante rosso si trova soltanto nella miniera di
Argyle in Australia, dove se ne estraggono pochi esemplari al
giorno e di un peso quasi mai superiore a 0,5 carati. Questa
gemma, che è in assoluto la più rara al mondo, può arrivare al
prezzo di 100.000 euro al carato.

Purezza (in inglese Clarity): le inclusioni vengono spesso ed


impropriamente chiamate "carboni" e possono essere di
diverso tipi; si possono trovare infatti cristalli di granato ma
anche di diamante, tuttavia sono considerati difetti le fessure
naturali (o "ghiacciature"), le tracce di sfaldatura e le "linee di
accrescimento" della gemma originaria. Se un gemmologo
trovasse una di queste ultime inclusioni potrà definire la pietra
come IF (Internally Flawless) invece che F (Flawless) (vedi
tabella sotto). Per approfondire la purezza del diamante
bisogna usare opportune lenti a 10 ingrandimenti: i
diamanti non devono avere impurezze, i cosiddetti carboni, e le
fratture interne, le cosiddette ghiacciature.

Taglio (in inglese Cut): prima del taglio, il tagliatore dovrà


tenere conto della forma del grezzo, del taglio che vuole
ottenere, le proporzioni del taglio, la simmetria. In base alla
qualità del taglio i diamanti sono stati suddivisi in tre categorie:
"very good" (simmetria/proporzioni perfette o con irrilevanti
difetti); "good" (simmetria/proporzioni inferiore); "poor"
(scadente, con difetti più grandi e/o numerosi).

Peso (in inglese Carat): i diamanti si pesano in carati. Un carato


equivale esattamente a 0,2 grammi. Il carato può essere
suddiviso in punti che equivalgono ad 1/100 di carato, in
passato si usavano anche i grani che equivalgono a 1/20 di
grammo.
SCALA DELLA PUREZZA

Termine tecnico Sigla Definizione


puro sia internamente che
Flawless F
esternamente a 10 ingrandimenti
Internally nessuna caratteristica interna
IF
flawless rilevata a 10 ingrandimenti
Very very slightly VVSI 1 - piccolissime inclusioni, difficili da
included VVSI 2 individuare a 10 ingrandimenti
Very slightly VSI 1 - piccolissime inclusioni visibili a 10
included VSI 2 ingrandimenti
piccole inclusioni visibili a 10
Slightly included SI 1 - SI 2
ingrandimenti
inclusioni visibili a occhio nudo, ma
Included 1 I1
con difficoltà
Included 2 I2 inclusioni visibili a occhio nudo
inclusioni evidenti, ben visibili ad
Included 3 I3
occhio nudo

Pietre simili

-Pietre naturali: zircone, corindone, topazio;

-Pietre artificiali: titania, fabulite, linobate, Yag, zircone-


cubico, spinello incolore;

-Imitazioni: strass (sostanze vetrose), doppiette e triplette di


vario tipo.

Potrebbero piacerti anche