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Storia delle

comunicazioni di massa
(prof. A. Gagliardi)

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Due tendenze al cambiamento
Cambiamenti da fine degli anni ’60 (a partire dagli
Usa):

1) Effetti dei mutamenti sociali e culturali: nuove


visioni del mondo tra i giovani; processi di
emancipazione femminile; mobilitazioni e proteste
(contro la guerra del Vietnam, movimento per i diritti
civili degli afroamericani negli Usa, il Sessantotto)

2) Gli inserzionisti sempre più spingono a ricercare


non solo un aumento dell’audience, ma soprattutto
un maggiore coinvolgimento delle fasce della
popolazioni più interessanti dal punto di vista
commerciale (giovani, laureati, urbanizzati)

Si apre una seconda Golden age?


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Novità tecnologiche degli anni ’70-’80
Dalla fine degli anni Settanta negli Stati Uniti, e poi negli anni
successivi in altri paesi, si delineano nuovi fenomeni che
mettono profondamente in discussione il predominio delle
maggiori stazioni e propongono nuove modalità di fruizione
 introduzione delle trasmissioni a colori in tutti i paesi
 uso del telecomando: dalla visione concentrata allo
zapping
 aumento degli apparecchi domestici (uno in ogni stanza) e
loro diversificazione
 videoregistratore domestico: «visione differita» e noleggio
di videocassette
 specializzazione della programmazione (reti di genere:
CNN, dal 1980; MTV, dal 1981)
 tv via cavo e satellitare (dal 1986, la Fox di Murdoch)
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In Europa
Anni’70: riforme che ampliano il numero dei canali
pubblici, con relativa estensione della libertà dei contenuti
 legame meno rigido tra la gestione delle televisioni e gli
orientamenti del governo
 Crisi del monopolio pubblico, e progressiva apertura ai
privati

Anni ’80: modernizzazione del sistema in direzione di una


liberalizzazione delle reti televisive  tendenza verso il
modello americano

Anche in Europa, come negli Usa, nel corso degli anni


Ottanta guardare la televisione diventa, in tutte le società
urbanizzate, la prevalente attività domestica e la seconda,
in assoluto, dopo il lavoro ( vedi tab. 1) 4
Il caso italiano «con il colore la televisione
viene sospinta ad una più
Il caso italiano è esemplificativo. Quattro intensa polarizzazione tra
cambiamenti: due componenti che in
a) riforma della Rai (1975)  realizzazione di precedenza si erano
intrecciate in modo
programmi maggiormente liberi e di più elevata
relativamente rassicurante:
qualità, con cui rispondere al cambiamento da un lato il realismo di
sociale . È la golden age della televisione una presa diretta sul
italiana mondo che si pretende
b) commercializzazione  riconoscimento della perfettamente equivalente
legittimità delle trasmissioni televisive locali all’esperienza visiva e
(Sentenza Corte costituzionale, 1976) e fine del sonora della realtà “dal
vivo”, dall’altro il fantastico
monopolio statale
puro di una televisione-
c) nel 1977 arriva il colore (10 anni dopo gli altri sogno»
paesi europei) (Ortoleva-De Marco)
d) nuova regolamentazione pubblicitaria (dal
1977, gli spot in Rai)
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La riforma della Rai
Legge 103, 1975
• il controllo passa dal governo al parlamento
• istituzione di una Terza rete e un terzo telegiornale (nel
1962 era stata istituita la seconda)

Effetti:
• maggior pluralismo
• si apre un periodo di sperimentazione nei contenuti e nei
linguaggi
• Intrattenimento (anche di qualità) svincolato da
immediate esigenze pedagogiche
• apertura alla produzione estera (es. telefilm americani,
cartoni animati giapponesi

Dalla metà degli anni’80, la Rai inizia a inseguire la


televisione commerciale
L’apertura ai privati
Televisioni libere
 Nel 1972 inizia TeleBiella, prima stazione televisiva
privata in Italia
 Nel 1974 inizia TeleMilanocavo, di proprietà di Silvio
Berlusconi (via cavo per Milano 2)
 Numerose emittenti private, con programmazioni
minime legate soprattutto alla commercializzazione di
prodotti (es. vendite e aste)

Sentenza C. cost., n. 202 del 1976


 Ribadisce il monopolio pubblico per le trasmissioni
nazionali, ma afferma la libertà di impresa
radiotelevisiva a livello locale.

Proliferano le emittenti locali, con contenuti inediti per la


tv (es. Il caso di Spogliamoci insieme, TeleTorino, 1977) 7
La tv privata: Silvio Berlusconi
1976 Telemilanocavo passa all’etere e diventa
Telemilano. Dal 1978, Telemilano 58 ()
1980 Nasce Canale 5 dalla fusione di 5 emittenti
locali (al Centro-Sud Canale 10). Inizialmente
la programmazione, preregistrata, viene
distribuita tramite cassette dal centro
operativo di TeleMilano
1982 Acquisto di Italia 1, dall’editore Rusconi.
1984 Acquisto di Retequattro, dall’editore
Mondadori.
1984 Oscurate le tre reti Fininvest (trasmettono in
ambito nazionale) da alcuni pretori. Ci sono
manifestazioni di protesta, che non invocano il
diritto alla libertà di manifestazione del
pensiero ma il diritto all’intrattenimento. Il
«decreto Berlusconi», emanato dal governo
Craxi, farà riprendere le trasmissioni.
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Il duopolio Rai-Fininvest
 Due gruppi, ciascuno con tre canali nazionali, che seguono una «strategia di
squadra»
 Numerosi canali su scala locale
 Il modello diventa la televisione commerciale all’americana. Anche la Rai
sempre più privilegerà l’intrattenimento leggero (crisi del «servizio pubblico»)
 Aumentano le ore di programmazione; cambia l’organizzazione dei programmi
(dall’appuntamento «settimanale» ai palinsesti)
• 1986: nasce l’Auditel (misurazione quantitativa degli indici d’ascolto)
• Cresce lo spazio della pubblicità

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Dalla «Paleo-TV» alla «Neo-TV»
Nella storia della televisione, gli anni ’70-’80
segnano il passaggio dalla «Paleo-TV» alla «Neo-
TV»
→ Testo: Umberto Eco

Trasformazioni:
• del linguaggio televisivo: da una lingua aulica a
una più colloquiale
• dei programmi: in apparenza più trasgressivi
• del palinsesto: dalla ritualità al flusso
• del rapporto col pubblico: dalla famiglia Umberto Eco (1932-2016)
all’individuo-consumatore

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«C’era una volta la Paleotelevisione, fatta a Roma o a
Milano, per tutti gli spettatori, parlava delle inaugurazioni
dei ministri e controllava che il pubblico apprendesse solo
cose innocenti, anche a costo di dire le bugie. Ora, con la
moltiplicazione dei canali, con la privatizzazione, con
l’avvento di nuove diavolerie elettroniche, viviamo
nell’epoca della Neotelevisione. [...] La caratteristica
principale della Neo-TV è che essa sempre meno parla
(come la Paleo-TV faceva o fingeva di fare) del mondo
esterno. Essa parla di se stessa e del contatto che sta
stabilendo col proprio pubblico. [...] Entra in crisi il
rapporto di verità fattuale su cui riposava la dicotomia tra
programmi d’informazione e programmi di finzione e
questa crisi tende sempre più a coinvolgere la televisione
nel suo complesso trasformandola da veicolo di fatti
(ritenuto neutrale) in apparato per la produzione di fatti,
da specchio della realtà a produttore di realtà.»

(Umberto Eco, TV: la trasparenza perduta, 1981)


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