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Quasi tutto sui Bonsai

NUOVA GUIDA BONSAI


La coltivazione di un Bonsai dal seme è certamente il metodo più lungo, tuttavia è sicuramente quello che da più soddisfazione in
quanto si vede crescere il proprio albero dall'inizio e inoltre permette di ottenere alberi molto robusti e vigorosi. Vediamo ora come si
ottiene un albero o un bonsai a partire dal seme.
I principali aspetti di una qualsiasi coltivazione di piante sono la luce e l’acqua.
Il rapporto tra la luce che colpisce il nostro Bonsai e l'acqua che gli diamo determina la dimensione delle foglie. Quanta più è la
luce, tanto più i rami e le foglie resteranno piccoli; viceversa quindi se la luce è poca e l'acqua è tanta avremo alberi con foglie
grandi. Questa è una regola molto importante per ottenere una corretta miniaturizzazione di un albero e quindi ci rendiamo conto
quanto siano importanti luce ed acqua per un Bonsai. Se c’è una buona esposizione, ci sarà una elevata fotosintesi, favorevole alla
crescita delle piante: gli internodi (lo spazio tra una foglia e l’altra) saranno più corti e ne gioverà la struttura del Bonsai.
Le gemme e i nuovi germogli saranno più robusti, le foglie saranno piccole e turgide, gli eventuali fiori sbocceranno con
abbondanza e sarà agevolata la nascita del frutto; sarà anche più difficile che l’albero sia attaccato dalle malattie e dai parassiti.
Dove posizionare i Bonsai
Anche se non si possiede uno spazio ideale per la coltivazione, con un poco di ingegno si riuscirà a rendere sufficientemente
confortevole il luogo dove posizionare le piante. È opportuno valutare la disponibilità delle seguenti condizioni:
1- sole,
2- una buona ventilazione
3- Rugiada
La semina
 
Creare un bonsai partendo dal seme è senz'altro il metodo che richiede molto tempo e molta pazienza ma, inutile dirlo, è quello che
regala anche molta più soddisfazione e permette di ottenere alberelli praticamente perfetti.

Possiamo comprare i semi, prelevarli da altri bonsai, raccoglierli in autunno nei boschi o da alberi normali. Sono due i periodi
favorevoli per la semina: la primavera e l'inizio dell'autunno.

Le specie particolarmente adatte alla semina sono le seguenti: cedro, cipresso, pino, faggio, quercia, salice, melo, mandorlo, lilla.
Ricordarsi sempre di non seminare specie diverse nello stesso vaso, poiché ogni specie richiede condizioni di luce e temperatura
diverse. Se i semi hanno il guscio, è meglio romperlo delicatamente per velocizzare la germinazione.
Soprattutto se utilizzate semi raccolti da voi, ricordate che è opportuno seminare almeno 10 semi per ogni pianta che si vuole ottenere.
Questo perché non tutti i semi germinano e non tutte le piantine si svilupperanno bene, anche se siete stati bravissimi.

Per effettuare la semina, preparate del terriccio composto in parti uguali di torba e sabbia di fiume e disponetelo in un vaso o in un
contenitore con un foro sul fondo, che permette all'acqua in eccesso di uscire. Disporre i semi sopra il terriccio, lasciando intorno a
ciascun seme abbastanza spazio libero, coprire ancora con lo stesso terriccio (in genere, la quantità di terriccio con la quale devono
essere ricoperti i semi è proporzionata alla loro grandezza), quindi annaffiare abbondantemente ma con delicatezza, per evitare di
smuovere il terreno e i semi stessi. Terminate tutte queste operazioni collocare il vaso in un posto all'ombra e proteggerlo dal gelo.

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La germinazione varia molto secondo le specie, ma abbiate pazienza: a meno che non abbiate scelto dei semi la cui germinazione è
particolarmente lenta, le piantine nasceranno e si svilupperanno. Quando noterete che il fusticino si è irrobustito e tende a lignificare,
significa che è il momento di trapiantare ogni piantina in un vasetto proprio e gradualmente la abituerete alla luce del sole.

Dopo circa due anni dalla semina si può iniziare ad intervenire sui rami e sulle radici per dare alla pianta le caratteristiche bonsai.

La nascita di nuove piante trasformabili in bonsai può avvenire, esattamente come le piante di dimensioni normali, per seme, per talea,
per margotta e per propaggine.
Un modo più semplice di procurarsi un alberello da bonsai consiste nel raccoglierlo in natura o acquistarlo in un vivaio.
In tutti questi casi è bene ricordare che le pianticelle tendono a svilupparsi nelle dimensioni consuete e solo dopo qualche anno e
parecchie cure, si disporrà di un vero e proprio bonsai.

Propagazione per seme (riproduzione gamica).


Non esistono semi che producono bonsai molti pensano che i semi di bonsai produrranno altri bonsai; in realtà da questi semi crescono
dalle misure consuete.
Stratificazione.
Se i semi hanno iniziato il loro letargo, dovrete proteggerli finché non lo avranno superato; per fare questo si utilizzerà un vassoio per
semi e della sabbia per giardinaggio. Il vassoio va riempito con una misura formata per una parte di composto per semi e per tre parti
di sabbia.
Mescolate le due parti insieme e riempite il vassoio per semi che deve avere una profondità di 7,5 cm, con fori per il drenaggio in
fondo.
Alternativamente potrete spargere uno strato di 2,5 cm. di composto, seguito da un secondo strato di semi e così via finché non avete
riempito tutto il vassoio.
Quindi mettete il vassoio con i semi in un refrigeratore e tenetelo ad una temperatura compresa fra 1 e 4 gradi per almeno quattro
settimane, oppure sistematelo all'esterno nella parte più fredda del giardino, in direzione nord.

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Quest'ultima soluzione è forse preferibile, soprattutto perché l'aumento e il calo della temperatura tende ad avere effetti maggiori
sull'involucro dei semi.
Il tempo in cui lasciare i semi all'esterno dipende dal tipo di seme. I semi come il berberis, cotoneaster, ginepro cinese, melo selvatico,
ciliegio e pyracantha, abbisognano di un periodo di cinque o sei mesi.
Alcuni semi non vanno conservati durante l'inverno, ad esempio i semi di ippocastano e di quercia, che sono raccolti verdi e seminati
in settembre o ottobre.
Sono stati classificati in duri, medi o soffici, in base al tipo di albero a cui appartengono.
Sono considerati semi duri quelli di quercia, di olmo, di ippocastano, di melo selvatico, di faggio, di acero.
Sono considerati semi medi quelli del faggio del sud, del bambù, del ginkgo, del gelso, del glicine, dell'albero del paradiso, dell'albero
pagoda, dell'acacia australiana.
Sono considerati semi soffici quelli di kaffir, di araucaria del Cile, di melograno, di salice.
Come seminare:
non tutti i semi hanno le stesse esigenze, alcuni necessitano del calore e della protezione di una serra, altre sono più resistenti e
possono essere seminati all'esterno.
Semi al chiuso:
La semina al chiuso va effettuata in un vassoio per semi, da sistemare in una serra con un propagatore di calore o una speciale
intelaiatura con cavi per il riscaldamento.
In genere la temperatura ideale per consentire la germinazione dei semi è compresa fra i 12 e i 18 gradi centigradi, ma alcuni alberi
esotici, come il baobab, hanno bisogno di una temperatura leggermente superiore.
Le regole principali per la semina al chiuso sono:
usare sempre un vassoio pulito e con un numero sufficiente di fori per il drenaggio;
riempire il vassoio per metà con un composto per semi, appiattirne la superficie con una tavoletta di legno;
piantare i semi, quelli più grossi ben distanziati, quelli più piccoli più disordinatamente, badando sempre di mantenere fra loro un
certo distacco; coprire i grossi semi con uno strato sottile; i semi molto piccoli non canno ricoperti;
appianare la superficie del composto con un piccolo rastrello;
innaffiare usando un bulbo a piccoli fori, iniziando bagnando i bordi del vaso, quindi muovendo l'innaffiatoio avanti e indietro,
fermandosi prima che l'acqua fuoriesca; in questa operazione non si devono formare ne pozzanghere né buchi nel composto, che
potrebbero seppellire o spazzare via i semi;
quando i semi avranno sviluppato le loro prime foglie e le pianticelle saranno abbastanza grandi da essere maneggiate, mettetele
ciascuna in un piccolo vaso che riempirete con un composto del quarto tipo; attenzione a non danneggiare il gambo nell'operazione di
trapianto.

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Semi all'aperto.
I semi dei bonsai più resistenti vanno piantati in settembre o in ottobre, oppure fra marzo e aprile. La procedura della semina
all'esterno è fondamentalmente la stessa che quella interna. Eccetto che per una percentuale maggiore di sabbia fine da usare per il
drenaggio. Usare il composto del tipo 1.
Lasciare il vassoio per i semi lontano dagli alberi o dalle grondaie, che possono far gocciolare sulla pianta acqua non necessaria,
sistemarlo in un luogo dove i cani e i gatti non possano danneggiarlo; con delle reti si può impedire agli uccelli di mangiare le
piantine.

Preparazione del suolo per la semina sul terreno.


Preparare il letto per la semina zappando il terreno e rimuovendo le erbacce, specie quelle perenni. Riassettare il terreno con i piedi o
con un rastrello. Il terreno non va compresso in maniera eccessiva, per permettere il passaggio dell'aria e dell'acqua. Preparare i fori
per i semi, di profondità proporzionale alla grandezza degli stessi, ben distanziati gli uni dagli altri. Piantare i semi, ricoprire i buchi.
Se la semina avviene in primavera, la zappatura deve essere più profonda, per rompere le zolle che nel periodo invernale si sono
formate nel terreno.

Il procedimento di STRATIFICAZIONE consiste nella disposizione a strati dei semi in un substrato soffice e umido, costituito
generalmente da torba, agriperlite, sabbia o vermiculite, che possono essere utilizzati singolarmente oppure mescolati tra loro in varie
proporzioni. La stratificazione condotta a basse temperature (tra +2 e +5°C), in ambienti umidi controllati (frigoriferi, celle, etc.)
oppure all’aperto (cassoni, buche scavate nel terreno, etc. viene chiamata stratificazione fredda o vernalizzazione ed ha l’obiettivo
principale di rimuovere dormienze endogene, ma anche di aggredire i tegumenti seminali accelerando così l’imbibizione.

E’ fondamentale mantenere un buon livello di umidità del substrato, evitando ristagni d’acqua, ed assicurare temperature il più
possibile costanti ed uniformi in tutta la massa. Per il controllo di alcuni funghi presenti nei tegumenti esterni dei semi, che trovano
nella stratificazione condizioni favorevoli di sviluppo, prima di iniziare il pre trattamento, si può ricorrere all’immersione delle
sementi in una soluzione di ipoclorito di sodio al 2% di cloro attivo per 10 minuti a cui deve seguire un lavaggio, oppure mescolare i
semi con un anticrittogamico in polvere. La stratificazione condotta intorno a +20° C si chiama stratificazione calda o estivazione ed
imita l’effetto dell’estate sulla biologia dei semi che hanno bisogno di temperature relativamente elevate per completare lo sviluppo
dell’embrione.

Questo tipo di dormienza è chiamato morfologica ed è frequente nelle rosacee. Poiché è di gran lunga più diffusa la stratificazione
fredda, quando si impiega il termine stratificazione, senza specificare se ‘calda’ o ‘fredda’, si intende comunemente la
vernalizzazione. Dato che le dormienze morfologiche (embrioni incompleti al momento della disseminazione) sono quasi sempre
associate a profonde dormienze fisiologiche (causate da inibitori della germinazione), i semi che le presentano hanno bisogno di pre-
trattamenti che comprendano sia la stratificazione calda sia quella fredda, talvolta in più cicli che iniziano sempre con la fase calda e
finiscono sempre con quella fredda.

La vernalizzazione o i trattamenti termici combinati (caldo-umidi + freddo-umidi), che precedono di norma la semina primaverile,
hanno il vantaggio di evitare gli innumerevoli rischi a cui viene esposta la semina autunnale durante il successivo inverno
(depredazioni da animali, congelamento, attacchi fungini, etc.) e consente perciò una resa quasi sempre superiore in semenzali.

Quando una parte dei semi inizia ad emettere le radichette nel cumulo di stratificazione, in genere si interrompe il trattamento e si
procede alla semina. Stratificazione senza substrato significa che il seme è stratificato con se stesso, e perciò è anche detta
stratificazione di seme nudo. La stratificazione senza substrato dei semi è preceduta dall’immersione in acqua per 24-48 ore e
successivo sgocciolamento. Il seme è sistemato in sacchi di plastica, non chiusi ermeticamente per consentire lo scambio gassoso, in
ambienti termicamente controllati (frigoriferi, celle, ecc.). L’emanazione di odore alcolico, dopo un periodo di vernalizzazione, è

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indice di respirazione anaerobica in atto, evidente conseguenza di una limitata aerazione. Numerose specie (come Pseudotsuga
mencie, Alnus cordata, etc.) danno buone risposte a questo tipo di trattamento, senza che si verifichino problemi di ordine sanitario.

E’ evidente che la stratificazione del seme senza substrato consente un notevole risparmio di spazio ed una semplificazione delle
operazioni manuali per cui è da preferire ai sistemi tradizionali, ogni qualvolta risulti efficace. La stratificazione fredda di seme nudo
va effettuata a temperature più basse (+3°C circa) rispetto a quelle della vernalizzazione tradizionale (+5°C circa) e generalmente dà
migliori risultati in trattamenti piuttosto brevi. La stratificazione calda o estivazione non è mai condotta in assenza di substrato (col
seme nudo).

La scarificazione ha lo scopo di rendere permeabili i tegumenti che impediscono la penetrazione dell’acqua nel seme. La
scarificazione può essere chimica, fisica o meccanica.
Nella scarificazione chimica si impiega acido solforico (il tipo commerciale con un peso specifico pari a 1.84 ed una purezza del 95%)
entro il quale il seme viene immerso per rendere i tegumenti permeabili all’acqua; i tempi di permanenza variano da specie a specie e
comunque è sempre prudente procedere con delle prove su piccoli campioni per individuare l’esatta durata del trattamento. Segue un
lavaggio per 10-15 minuti in acqua corrente. La scarificazione fisica si ottiene immergendo i semi nell’acqua bollente subito dopo aver
allontanato la fiamma. La scarificazione meccanica consiste nell’intaccare il tegumento con lime o carta abrasiva.

Quando seminare:
Sono due i periodi favorevoli per la semina: la fine dell’inverno e la primavera (febbraio-aprile) e l’autunno (ottobre-dicembre). I semi
raccolti, generalmente a fine estate, inizio autunno, possono o essere immediatamente seminati oppure possono essere stratificati e
seminati la primavera successiva. Alcune essenze possono essere indifferentemente seminate in primavera o in autunno, altre
preferiscono l’uno o l’altro periodo.

La scelta del recipiente a semina dipende da molti fattori, come la quantità di semi da seminare (centinaia di semi o pochi), la
dimensione dei semi, quanto tempo le nuove piante devono rimanere nel contenitore etc. Occorre dunque ben riflettere per decidere se
fare crescere per un periodo di tempo più o meno lungo le nuove piante o trapiantarli in un altro ambiente. Una regola generalmente
ammessa vuole che più i semi sono grandi più il volume disponibile deve essere grande. Generalmente è meglio non disturbare troppo
le giovani piante dunque prevedere un minimo di volume affinché la pianta possa sviluppare una quantità sufficiente di radici fino al
prossimo trapianto. I vasi dovrebbero avere una profondità minima uguale a 10 volte lo spessore del seme. Non è indispensabile
utilizzare materiale professionale ma, secondo il tipo di seme, può essere utilizzato un vasetto di yogurt, un recipiente in plastica
utilizzato per i pasti rapidi, il fondo di una bottiglia di plastica, etc... Praticamente in tutti i casi, è molto importante fare attenzione a
che il recipiente sia bucato in fondo in modo da lasciare colare l'eccesso d'acqua. Occorre evitare di seminare in uno stesso vaso semi
appartenenti ad essenze diverse e questo perché potrebbero per esempio avere un diverso ritmo di crescita o bisogni in acqua diversi. I
contenitori vanno accuratamente lavati e disinfettati con ipoclorito di sodio al 10% per 30 minuti e successivamente lavati
abbondantemente con acqua corrente.
La semina:
Terminati i trattamenti preventivi (invernalizzazione, scarificazione, etc.) i semi vanno messi in acqua, eventualmente aggiungendo
qualche goccia di Sprintene o prodotti equivalenti, a temperatura ambiente, per 48 ore circa; è utile ricordare che in questo modo è
anche possibile distinguere i semi vitali, che vanno a fondo, dai semi non vitali, che invece galleggiano. Il numero di semi per
contenitore deve essere maggiore del numero di piante che si vogliono ottenere in quel dato contenitore: se si vuole ottenere una
pianta per contenitore, seminare minimo 3-5, massimo 10 semi; questo perché non tutti i semi germinano e non tutte le piantine si
svilupperanno bene. Sul fondo del contenitore si dispone uno strato di argilla espansa o di ghiaietto per garantire un buon drenaggio,
quindi si pone uno strato di composta. Successivamente si dispongono i semi che vanno distribuiti in modo ordinato sulla superficie
della composta, facendo in modo che tra loro vi sia una distanza di qualche centimetro in funzione della grandezza del seme. E’
importante che i semi non siano troppo ravvicinati, affinché le piantine abbiano sufficiente spazio e luce per svilupparsi. I semi vanno
interrati leggermente, facendo una leggera pressione con le dita nella terra. Poi, vanno ricoperti con uno strato di composta adottando
la regola pratica secondo cui lo spessore di copertura deve essere paragonabile con lo spessore del seme e comunque non maggiore del
suo doppio. Si pressa leggermente il terriccio, si innaffia delicatamente e quindi si copre il contenitore con un coperchio a tenuta o con
una pellicola trasparente, un solo giro, facendo in modo che il vasetto sia ben sigillato (non mettere la pellicola solo sulla parte
superiore del vasetto, ma avvolgerlo tutto in modo che non ci sia neanche un forellino di entrata per le spore delle muffe e gli insetti,
grandi portatori di spore). Una alternativa può essere quella di mettere il vasetto dentro un sacchetto di plastica trasparente, di quelli
che si usano per conservare i cibi nel freezer). Con i vasetti così ricoperti e sigillati, il terriccio rimarrà umido per lungo tempo.
Una buona miscela per semina deve rispondere a tre esigenze fondamentali: deve costituire un ambiente idoneo alla conservazione
della vitalità del seme dal momento della semina alla germinazione; deve permettere la corretta germinazione del seme e deve
rappresentare un idoneo ambiente per la nuova pianta nelle prime fasi di sviluppo e di crescita, fornendo un adeguato grado di umidità,
un efficace drenaggio ed un discreto nutrimento. Una miscela largamente usata è quella costituita da una parte di torba bionda o nera
ed una parte di sabbia o di perlite; si tratta di una miscela povera di nutrienti, con buona capacità di trattenere l’umidità, discreto
drenaggio e buona attitudine a favorire lo sviluppo di radici.
Curare i semi interrati
Dopo aver interrato i semi, occorre provvedere affinché questi siano nelle giuste condizioni di umidità, temperatura e luce. La
germinazione è un processo statistico che non dà risultati certi, ovvero non è possibile sapere a priori quanti semi germineranno e
quante piantine quindi otterrete.
Alcuni semi sono favoriti nella germinazione, per ragioni genetiche o perché sono stati raccolti dalla pianta nel giusto grado di
maturazione o ancora perché sono stati conservati nelle migliori condizioni.
Tuttavia, al di là di queste differenze, quanto più si forniranno ai semi calore, umidità e giuste condizioni di luce-ombra, tanto
maggiore sarà la probabilità che essi germoglino. La temperatura ottimale di germinazione, per la maggior parte dei semi, varia da

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18°C a 24°C. L’umidità è un fattore fondamentale per la germinazione dei semi: non deve mai mancare.
Nella pratica, occorre fornire acqua ai semi, ponendo attenzione a non versarla di getto sulla terra. Il metodo migliore consiste
nell’utilizzare un vaporizzatore e far cadere l'acqua delicatamente sulla terra, oppure utilizzando il metodo dell’immersione, metodo
questo da utilizzare qualora i contenitori siano avvolti da una pellicola trasparente. La copertura dei contenitori da semina ridurrà al
minimo o la necessità di innaffiare.
Per quanto riguarda la luce, infine, come abbiamo descritto in precedenza, non tutti i semi si comportano allo stesso modo. Per la
maggior parte, i semi amano l’oscurità o l’ombra per germinare, ma vi sono eccezioni a questa regola e alcuni semi invece richiedono
la luce.

La ventilazione dell’ambiente è particolarmente importante per un ottimale sviluppo di radici, tronco e rami. Un albero ben esposto
difficilmente sarà attaccato da insetti o malattie; i luoghi che hanno una buona esposizione al sole sono, in genere, anche ben ventilati.
Quindi, quando si sceglie un luogo dove far crescere i Bonsai, bisogna pensare per prima cosa all’esposizione ai raggi del sole.
Dal punto di vista estetico e per una soddisfazione personale è preferibile posizionare le piante all’altezza del proprio sguardo, in
modo tale da poterle ammirare in tutto il loro splendore.
Durante l’inverno i Bonsai definiti tropicali come il Ficus, la Serissa ecc. dovranno essere riparati in casa non appena la temperatura
scende sotto gli 8/10 gradi, in questo caso è opportuno però posizionare i Bonsai tropicali in zone non eccessivamente calde e secche,
pertanto abbiate cura di mantenere dei sottovasi pieni di argilla espansa anche in casa.

Per quanto concerne invece le piante “autoctone” è assolutamente indispensabile lasciarle all’aperto avendo cura però di ripararle dalle
gelate. Non commettete l’errore di portare in casa piante che invece hanno indispensabile bisogno di “sentire” le stagioni e di andare
in dormienza. Per riparare dalle forti gelate invernali la soluzione migliore è quella di avere lo spazio per costruirsi una “serra fredda”
che può essere costruita in vetro, in plexiglass o semplicemente in nylon trasparente avendo cura di predisporre delle finestre apribili
nelle assolate giornate invernali per evitare che un eccessivo innalzamento delle temperature interne alla serra dia il via alla
germogliazione con troppo anticipo.
Aspetto particolarmente importante è la protezione delle radici dalle gelate. La protezione potrà avvenire ad esempio posizionando i
vasi Bonsai all’interno di scatole in polistirolo e riempiendole con foglie secche e ben asciutte (ricordate i fori di scolo per l’acqua nel
fondo delle scatole) oppure interrando i vasi coprendoli completamente.
La maggior parte dei Bonsai sono realizzati con arbusti o alberi abituati a vivere in piena luce, quindi noi dovremo cercare di
riprodurre il loro ambiente ideale posizionandoli in punti in cui la luce è abbondante. In linea generale è opportuno mettere in
condizione i Bonsai di ricevere quanta più luce possibile. Naturalmente però esistono piante il cui habitat può essere ad esempio le
pietraie in pieno sole della Sardegna (Bonsai di Mirto) e altre piante che preferiscono sicuramente molta luce ma non direttamente i

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raggi del sole (Bonsai di Acero). In generale comunque nelle schede botaniche delle varie essenze viene sempre indicata la quantità e
la tipologia di luce da fornire, cioè se in pieno sole anche d’estate oppure se posizionare a mezz’ombra. Ovviamente ogni essenza ha
particolari esigenze luminose a seconda delle origini (zone tropicali, equatoriali, temperate, ecc.).
L’esposizione è quindi molto importante per un corretto sviluppo della pianta. A seconda che ci si trovi nel nord Italia o a sud, sarà
opportuno valutare il luogo più opportuno, variandolo a seconda delle stagioni.
Bonsai da esterno
Scegliere un bonsai da esterno è il modo migliore per vivere in pieno con la natura. Proprio perché vive all’esterno, questo tipo di
bonsai consente di assaporare le meravigliose trasformazioni legate al mutare delle stagioni. È in particolare nelle piante a foglia
caduca che i cambiamenti stagionali si presentano con caratteristiche davvero spettacolari: le gemme e le tenere foglioline verdi della
primavera lasciano il posto all’esplosione rigogliosa del fogliame estivo, a cui farà seguito il trascolorare delle foglie in autunno,
attraverso le infinite tonalità dei gialli e dei rossi; e infine l’inverno, che consentirà di apprezzare appieno la complessa struttura della
pianta: l’armonia della sua ramificazione e del suo nebari (la parte esposta delle radici), la vetustà del tronco, la proporzione fra le
varie parti. E tutto questo, è bene ricordarlo, è possibile anche vivendo in città: basta disporre di un piccolo balcone e di un poco di
tempo da dedicare a questa passione. Importante è però ricordare che un bonsai da esterno potrà mantenersi in buona salute e dare
grandi soddisfazioni soltanto rispettando sempre le sue necessità naturali, riguardo soprattutto alla sua collocazione all’esterno. Per
facilitare la vostra scelta, di ogni pianta sono state messe in evidenza le caratteristiche principali e le peculiarità che la rendono
particolarmente apprezzabile come bonsai.

Bonsai da interno
Molte varietà di piante possono essere coltivate all’interno soprattutto quelle di origine prevalentemente tropicale, poiché le
caratteristiche fisiche dei luoghi dove esse crescono in natura sono le più simili a quelle dei nostri appartamenti. Si tratta senza
dubbio di un tipo di bonsai che offre grandi soddisfazioni, in quanto può diventare un meraviglioso elemento decorativo, un vero e
proprio angolo di natura, e di Oriente, all’interno delle nostre case.
Le condizioni climatiche all’interno di un appartamento non potranno però mai essere del tutto identiche a quelle presenti in natura;
è dunque necessario, per mantenere in buona salute un bonsai da interno, adottare alcuni piccoli accorgimenti. Prima di tutto
bisognerà fare molta attenzione all’umidità, che di solito non è molto elevata nelle nostre case in inverno a causa del riscaldamento.
Per le piante di origine tropicale o subtropicale, essa è di fondamentale importanza e si dovrà quindi provvedere predisponendo
sempre un sottovaso riempito di pozzolana sotto al contenitore. È molto importante anche collocare il bonsai in una posizione
luminosa, in modo che possa ricevere una buona quantità di luce anche durante l’inverno, ma lontano da fonti dirette di calore e al
riparo da possibili correnti d’aria. Una volta scelta la posizione migliore per garantire la salute del bonsai, la sua bellezza potrà
essere esaltata utilizzando i complementi di arredo più adatti alla sua forma.

1ACQUA: prima di tutto documentarsi sulle necessità della nostra pianta attraverso un dei numerosissimi testi in commercio, potrete
trovare utili schede per ogni specie di pianta e scoprirete che un bonsai di Ficus richiede molta più acqua rispetto ad un bonsai di
Ginepro.
2- valutare la stagione o/e l’ambiente in cui si trova il Bonsai, in quanto è chiaro che se ci troviamo ad Agosto con la pianta esposta in
pieno sole le annaffiature dovranno essere quotidiane se non addirittura più frequenti.
In ogni caso il suggerimento sempre valido è quello di toccare il terriccio con le dita e interpretare il livello di umidità. Questo
significa che se il terriccio è umido non solo è inutile fornire altra acqua ma può essere
molto dannoso per la pianta continuare ad avere un eccesso di umidità, in quanto provoca la presenza di muffe che portano a far
marcire le radici con conseguente morte della pianta.
Quindi ricordate: annaffiate solo se il terriccio è relativamente asciutto e mai quando è già bagnato.
E' buona norma annaffiare il Bonsai fino a quando l'acqua non comincia a uscire dai fori di drenaggio in modo da assicurarsi che sia
giunta ai peli radicali, responsabili del 90% della nutrizione. Poi attendere 5-10 minuti e ripetere l'operazione.
Relativamente alla presenza o meno dei sottovasi,è da preferire l’ utilizzo durante l’estate dei grandi sottovasi rettangolari in plastica
riempiti completamente di argilla espansa (la si può trovare presso tutti i fioristi, garden o supermercati) dove appoggio poi diversi
vasi di Bonsai. Questo accorgimento consente di mantenere una certa umidità anche nell’aria circostante la pianta senza il rischio che
il vaso resti immerso in acqua.
Esistono due modi di innaffiare un Bonsai. Il primo, è quello di somministrare l'acqua dall'alto, utilizzando un annaffiatoio a doccia
(con fori piccoli), bagnando la chioma in modo da simulare la pioggia. Il secondo consiste nel somministrare acqua immergendo il
vaso per metà (o un po' di più) in una bacinella fino a che la terra non si è inzuppata completamente grazie ai fori di drenaggio.
Attenzione però a due aspetti: bagnando quotidianamente le foglie, in caso di presenza di acqua molto calcarea, vedrete formarsi sulle
foglie delle macchie bianche di calcio sicuramente antiestetiche e anche dannose per la foglia stessa. Per evitare questo inconveniente

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potete o lasciarla riposare per 24-48 ore in un secchio in modo che il calcare si depositi oppure evitare di bagnare le foglie ma
annaffiare direttamente sul terreno.
Il secondo aspetto da considerare è senz’altro il “quando” annaffiare per evitare scottature alle foglie o alle radici annaffiando ad
esempio nelle ore calde delle giornate estive.
Quando: Il momento migliore per innaffiare i Bonsai è quando la differenza tra la temperatura della terra nel vaso e la temperatura
dell'acqua è minore. Quindi durante l'inverno si innaffia nelle ore calde (12.00-15.00) mentre d'estate nelle ore più fresche della sera. È
infatti preferibile evitare (durante l’estate) secondo il mio parere anche le ore del mattino in quanto si raggiungerebbe il picco del
calore con una alta presenza di acqua nel vaso con il rischio di scottature.
Si riconosce dall’aspetto sofferente della pianta che presenta foglie sbiadite e rivolte verso il basso. Molto spesso il cosiddetto “colpo
di secco” provoca la caduta immediata delle foglie anche se ancora verdi, in questo caso infatti basta dare un piccolo colpo alla pianta
per avere una cospicua caduta di foglie.
In questo caso rimediare abbondantemente e riparare la pianta in ombra.
È sicuramente più pericoloso della carenza: un bonsai innaffiato troppo, all’inizio vegeta rigogliosamente con foglie di un bel colore
intenso, poi, inizia a virare sul verde chiaro e sul giallo per arrivare poi ad avere foglie con macchie nerastre a causa del marciume che
ha divorato tutto l’apparato radicale. In questo caso il salvataggio è più complesso e molto spesso è necessario intervenire con un
tentativo di trapianto anche fuori stagione provvedendo a cambiare il terriccio che troverete sicuramente completamente impregnato
d’acqua e con le radici della pianta marcite o semi-marcite. Utilizzate terriccio in grado di drenare meglio l’acqua, tenete bene al
riparo la pianta da eccessi di sbalzi di temperatura, dal vento e dalle intemperie.
Nella potatura dei rami bisogna tenere sempre presente che un albero tende ad infittire la vegetazione soprattutto nelle parti alte perché
più luminose (fenomeno noto come dominanza apicale); quindi se noi potiamo un albero in modo che i rami siano tutti lunghi uguali
(a mo' di cilindro) questo in risposta darà dei germogli molto lunghi nella parte superiore e dei germogli corti in quella inferiore.
Quindi per ottenere uno sviluppo più armonioso bisognerà lasciare più lunghi i rami inferiori . Così facendo nei rami bassi scorrerà più
linfa che in quelli alti, scorrendo più linfa i getti inferiori saranno più rigogliosi e bilanceranno la naturale spinta di quelli superiori.
Inoltre lasciare un maggior numero di foglie in un ramo implica un più rapido ingrossamento dovuto, appunto, a uno scorrimento
maggiore di linfa; questo è molto importante perché i rami alla base è noto che devono essere più grossi di quelli alla cima.
Il modo di potare è fondamentale nell’arte Bonsai, la potatura infatti determina in quale direzione si dirigeranno i nuovi germogli e
quindi determina la futura impostazione della pianta.
Prima regola, semplice e ovvia, è quella di tagliare il ramo subito dopo un internodo, cioè subito dopo una foglia come si può vedere
dalle figure. Infine bisogna tenere in considerazione un importante fatto. Se la gemma che si lascia per ultima è rivolta verso l'alto il
rametto che nasce sarà verticale e vigorosissimo, mentre se l'ultima gemma è rivolta verso il basso il germoglio che nascerà sarà meno
vigoroso e prenderà una forma più armonica . Questo accade perché la sua naturale tendenza a crescere verso l'alto è contrasta dalla
direzione del getto (verso il basso) e quindi il nuovo rametto sarà quasi orizzontale (esteticamente perfetto).
La potatura dei germogli è un operazione di fondamentale importanza per mantenere ridotte le dimensione del nostro albero. Essa si
esegue in un preciso periodo dell'anno, di solito in primavera e estate (a seconda dell’essenza), e consiste nel ridurre il numero di
foglioline di un nuovo getto. Ad esempio se il numero di foglie di un nuovo getto è 6, 3 o 4 si possono togliere in modo da ridurre le
dimensioni della pianta. La tecnica di potatura è analoga a quella dei rami.
Discorso a parte invece per le conifere, per le quali è sicuramente più complesso tutto l’aspetto della potatura, vista la difficoltà nello
stimolare nuovi germogli sui rami.
Prima di tutto è importante eseguire una spuntatura dei germogli differenziata, agendo prima sui rami inferiori (i meno vitali), dopo
una settimana circa su quelli centrali ed in fine dopo una ulteriore settimana su tutti quelli apicali. Tale operazione in genere si avvia a
partire da maggio. È importante però verificare l’eventuale presenza di germogli molto vigorosi nella parte apicale, nel qual caso è
opportuno spuntare questi grossi germogli contemporaneamente ai primi, per evitare che eliminando solo quelli inferiori si riservi tutta
la linfa a quelli apicali, facendo morire i più deboli germogli inferiori.
Una volta trascorsi due o tre mesi sarà opportuno nuovamente cimare i nuovi germogli più forti.
Questa tecnica consente a piante come i pini di stimolare una germogliazione più diffusa.
Una tecnica molto usata per ridurre la dimensione delle foglie è quella di cimare i nuovi getti e asportare totalmente le foglie
tagliandole a metà picciolo (eseguire questa operazione tra maggio e luglio). Cerchiamo di capire perché questa tecnica riduce la
dimensione delle foglie.
A parità di superficie fogliare esposta, un bonsai può avere poche foglie grandi o tante foglie piccole. In primavera le nuove foglie che
nascono sono grandi perché le giornate sono corte e poco luminose; tagliando tutte le foglie in un periodo dove il sole splende e le
giornate sono lunghe le foglie che nasceranno saranno più vigorose e inoltre, siccome al posto di ogni foglia spesso si forma un intero
rametto, il loro numero aumenterà notevolmente e di conseguenza saranno più piccole. Attenzione però perché questa operazione si
può eseguire solo su esemplari maturi e sani. Tipicamente l’operazione di defogliazione da ottimi risultati su piante come l’acero, il
faggio, la quercia e più in generale le latifoglie.

L'educazione di un albero è l'insieme di tutti quegli interventi che lo guidano a diventare un Bonsai. L'educazione serve quindi a
mantenere un Bonsai piccolo e a dargli una forma bella e armoniosa che rispecchi le caratteristiche di un albero in natura. Inoltre uno
degli scopi principali è far sembrare il nostro Bonsai un albero secolare. Per fare ciò dobbiamo eseguire alcuni interventi sulla pianta
in modo che cresca come vogliamo noi, ovviamente senza maltrattarla altrimenti rischieremo di perdere il nostro alberello.

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Il modo migliore per fare un bel Bonsai è imitare la natura, bisogna diventare dei grandi osservatori degli alberi che sono in natura
perché nessun albero è più perfetto di uno che è stato plasmato dalle mani di Madre Natura. Provate a soffermarvi ad osservare quale
esemplare di pianta secolare che trovate in qualche bosco o in qualche parco; ne rimarrete affascinati.
Possiamo definire alcune caratteristiche che fanno di un Bonsai un bel Bonsai (ovviamente si parla di un Bonsai già sviluppato, un
Pre-Bonsai non potrà avere queste caratteristiche, queste sono l'obiettivo finale):
1• tronco: grosso, conico e armonioso
E’ difficile rendere l’idea di quali possano essere le giuste proporzioni, ma in generale la giusta proporzione tra la
grandezza del tronco e l'altezza dell'albero è circa 1/6-1/10, più il rapporto è alto meglio è. Inoltre il tronco deve avere una
certa conicità, non può avere la stessa larghezza dalla base alla cima. Per ottenere questa conicità bisogna tenere i rami
bassi lunghi e ricchi di foglie in modo che scorra più linfa alla base che alla cima. La forma del tronco può essere di vario
tipo e per questo rimando alla sezione "stili".
• ramificazione: bassa, fitta e ben disposta
Caratteristica fondamentale di un Bonsai è la ramificazione.
In genere: il primo ramo deve essere a circa 1/3 dell'altezza dell'albero, deve essere molto grosso in quanto dovrebbe
rappresentare il ramo più vecchio della pianta. Il secondo un po' più in alto e dalla parte opposta, il terzo ancora un po' più
in alto e posto sul retro (la distanza angolare, vedendo la pianta dall’alto.
Man mano che si sale verso l'alto la ramificazione sarà sempre più fitta e i rami saranno sempre più sottili e più corti,
inoltre saranno sfasati rispetto a quelli sottostanti (vedi figura a destra). La ramificazione secondaria, cioè quella che parte
dai rami più grossi, deve avere una disposizione simile a quella in figura per venire a costituire dei palchetti di foglie (a
sinistra).
Complessivamente la chioma dell'albero dovrà essere inscritta in un triangolo (più o meno regolare a seconda dei gusti) con
vertice approssimativamente sull'apice.
• foglie: tante e piccole La ramificazione fitta significa naturalmente un numero elevato di foglie e di conseguenza una
1 loro ridotta dimensione. Questo perché a parità di superficie fogliare si possono avere o tante foglie piccole o poche foglie
grandi; dato che tanti rami contengono tante foglie di conseguenza queste saranno di ridotte dimensioni.
2• radici: quelle superficiali disposte a raggiera Anche se secondaria, questa caratteristica, non è da sottovalutare. Esaltare le
radici superficiali è molto importante, quindi avere delle radici grosse disposte a raggiera può essere di notevole interesse
estetico, ricordate sempre che la base della pianta diventa un punto focale dello sguardo.
A mantenerlo piccolo ci pensa molto il vaso; infatti l'albero non potendo estendere il suo apparato radicale reagisce mantenendo
ridotto l'apparato fogliare in quanto la quantità di fogliame è sempre proporzionato alla quantità di radici. Da questo si può
comprendere l'importanza delle dimensioni del vaso: più il vaso è grande più il Bonsai sarà grande.
E’ di fondamentale importanza IL RINVASO, in quanto permette di ridurre la massa radicale rallentando lo sviluppo della pianta, è
indispensabile infatti ad ogni rinvaso procedere anche ad una potatura dell’apparato radicale. Alcune piante dallo sviluppo rigoglioso
(in genere quelle più giovani) richiedono rinvasi annuali.
Naturalmente l’aspetto principale e più conosciuto nella lavorazione Bonsai è proprio la potatura.
Le tecniche utilizzate per conferire a un Bonsai le caratteristiche sopra descritte sono di vario tipo.
Potatura di mantenimento:L'antica scuola cinese educa per potature successive; ossia cerca di indirizzare un ramo in una certa
direzione tagliandolo in modo che l'ultima gemma sia nel verso desiderato. E' un metodo essenziale se il nostro scopo non è quello di
stravolgere la forma già esistente ed inoltre è quello che si usa di più per costruire i cosiddetti palchetti oppure per bloccare la crescita
di certe parti della pianta e farne ingrossarne altre (vedi figura a sinistra). Si ricorda che più linfa scorre in un ramo (quindi più rametti
e più foglie ci sono) più grosso esso diventerà e che i rami più bassi devono essere più spessi.
Filo metallico:
Una delle tecniche più utilizzate per modellare i Bonsai, è quella dell’applicazione del filo metallico attorno al ramo. Il filo può essere
di alluminio oppure di rame che tramite appostiti processi di fusione è stato reso molto flessibile e morbido. Il filo serve ovviamente
come tutore del ramo per “obbligarlo” nella direzione che risulta esteticamente più corretta.
Il diametro del filo da utilizzare deve essere circa 1/3 del diametro del ramo a cui andrà applicato, troppo sottile sarebbe inutile in
quanto non riuscirebbe a piegare il ramo mentre troppo grosso rischierebbe di danneggiare la pianta.
Più precisamente deve avere le seguenti caratteristiche:
1. deve aderire bene al ramo, senza però essere troppo stretto,
12. deve essere disposto in modo regolare, cosi da fare forza in tutti i punti del ramo,
23. deve sempre essere ancorato al tronco,
34. non deve essere troppo stretto perché solcherebbe il ramo,
45. non deve essere neanche troppo largo,
56. non deve intrappolare insieme ramoscelli e foglie,

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67. non usare due fili sullo stesso ramo (è consentito partire con due o più fili dal tronco se poi si separeranno disponendosi su
altrettanti rami)
78. non deve essere lasciato per troppo tempo perché danneggia il ramo solcandolo e bloccando il flusso di linfa verso le foglie,
oltre ovviamente a rovinare esteticamente il ramo.
Dopo un certo tempo il ramo assumerà la forma da noi conferitagli perché, per nostra fortuna, le cellule vegetali hanno una
caratteristica di crescita particolare.
In figura sono indicati alcuni modi di applicare il filo metallico.
Altri mezzi: Per educare un Bonsai si possono usare anche qualsiasi altro mezzo che ci viene in mente: tiranti, fili, pesi, morse.
Dipende, in genere, dalla posizione in cui si trova il ramo da piegare, da quanto il ramo deve essere piegato. L'essenziale è non
esagerare.
Considerata la modesta quantità di terriccio in cui un Bonsai si trova, è chiaro che ha bisogno di una certa quantità di fertilizzanti in
modo che disponga di tutti i sali minerali necessari. Ogni Bonsai ha le sue necessità di concimi in linea di massima i periodi più adatti
alla concimazione sono la primavera e la parte finale dell’estate; di solito si somministra 1-2 volte al mese. È importante, dopo il
rinvaso, non concimare per almeno un mese perché si rischia di bruciare le radici tagliate.
Non è necessario usare prodotti particolari per Bonsai perché di solito sono uguali e costano molto di più, basta usare quelli per piante
comuni e ridurne le concentrazioni (anche a metà). Vediamo ora di capire quali funzioni hanno i singoli elementi di un fertilizzante
chimico o naturale che sia:
1• AZOTO (N): è necessario per lo sviluppo della pianta e per l'emissione di nuove foglie.
2• FOSFORO (P): favorisce la formazione delle gemme da fiore, dei frutti, e la crescita delle radici.
3• POTASSIO (K): migliora la robustezza della pianta, a lignificare i rami e la aiuta a superare momenti di stress (scarse
annaffiature, sbalzi di luce e di temperatura).
Nei concimi in vendita di solito sono presenti anche piccole quantità di boro, manganese, cobalto, magnesio, ferro, zolfo, calcio (i
cosiddetti microelementi). Concimi naturali consigliati sono: cenere (contiene alta quantità di fosforo, potassio e oligoelementi), fondi
di caffè e foglie secche ( alta concentrazione di potassio), farina di ossa e farina di sangue (azoto, fosforo, ecc.), gusci d'uovo (calcio),
humus (riequilibra il terriccio).
I concimi in generale si dividono tra:
- concimi organici - sono quelli in cui gli elementi nutritivi sono di origine animale o vegetale. La loro composizione organica,
creando le condizioni ottimali per la vita dei microorganismi utili, mantiene “vitale” il substrato.
- concimi minerali, composti da elementi inorganici o di sintesi (chimici), hanno in genere una titolazione più alta e sono quindi più
“potenti” di rapida assimilazione, anche se tendono ad impoverire il terreno.
1• in polvere o granulari: che vengono sparsi sul terriccio e si scioglieranno a ogni annaffiatura, oppure si sciolgono direttamente
in acqua prima di annaffiare.
2• liquidi: che vengono diluiti in acqua e somministrati annaffiando (molto importante nell'utilizzo di fertilizzanti liquidi è
innaffiare con acqua prima di riannaffiare con il fertilizzante, questo evita che si brucino le radici).
Ricordate che è sempre meglio utilizzare un dosaggio inferiore rispetto a quello indicato nelle confezioni, in modo da non rischiare la
sopravvivenza della pianta.
Una scarsa fertilizzazione della pianta provoca una vegetazione meno rigogliosa ed un graduale indebolimento, ma un eccesso di
fertilizzante provoca quasi sempre la morte della pianta.
Il rinvaso è sicuramente l'operazione più importante e la più delicata nella coltivazione di un bonsai.
Da questo intervento dipende il futuro sviluppo della pianta, quindi, è buona norma, prima di rinvasare un bonsai, raccogliere tutte le
informazioni sulla pianta e soprattutto scegliere il periodo adatto.
Ricordate che un rinvaso effettuato correttamente ma nel momento sbagliato, può provocare la morte del bonsai; mentre, un rinvaso
eseguito anche in modo approssimativo ma nel periodo giusto, ha maggiori possibilità di successo. In generale il momento migliore
per rinvasare un bonsai coincide con il periodo di riposo che precede la stagione vegetativa.

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Terre e concimi
Lo scopo primario della concimazione è quello di apportare i vari elementi nelle giuste proporzioni nei periodi e con le modalità
esatti, per garantire il miglior sviluppo del bonsai.
Hanagokoro e aburukasu sono concimi solidi organici, di provenienza giapponese, il primo adatto ai bonsai da esterno, il secondo a
quelli da interno. Sono costituiti da componenti organici di origine animale e vegetale che rendono ancora più completo ed
equilibrato questo tipo di concime. Oltre i concimi solidi, ci sono anche una serie di prodotti appositamente studiati per far fronte
alle varie esigenze dei bonsai, dal concime liquido organico stimolante a quello arricchito con le vitamine B.
Altro elemento fondamentale per l’adeguato sviluppo delle piante è il terriccio poiché fornisce parte dell’umidità necessaria alla
crescita e al mantenimento oltre ai Sali minerali necessari al loro nutrimento.
I terricci non sono certamente tutti uguali, ogni terra, infatti, ha le sue caratteristiche fisiche e chimiche e pertanto ogni specie ha un
proprio terriccio ideale.
Il terriccio migliore dovrebbe avere "un adeguato comportamento" nei confronti dell’acqua: è importante che sia in grado di
garantire un buon drenaggio e allo stesso tempo il giusto grado di umidità.
I terricci, miscelabili o puri, più indicati per i bonsai sono: akadama, kanuma, terra pronta, ketotsuchi, pozzolana, ghiaia e sabbia.
La scelta del vaso può essere una questione “botanica” o “estetica”, infatti se si vuole far crescere il bonsai, andrà cambiato il vaso con
uno più grande; se il bonsai è già della misura voluta ed il vaso è proporzionato alla pianta, andrà lasciato il vaso originale oppure
sostituito con uno delle stesse dimensioni
La scelta del vaso dal punto di vista estetico (forma, colore, decori vari) è molto soggettiva. Invece una questione molto importante è
la dimensione del vaso.
Se la pianta si estende prevalentemente in altezza, generalmente, la larghezza del vaso deve essere circa i 2/3 dell'altezza dell'albero.
Se invece la pianta è più larga che alta, la larghezza del vaso deve essere circa i 2/3 della distanza misurata tra gli apici delle primarie.
Se il vaso che utilizziamo è rettangolare o ovoidale, la regola suddetta vale per il lato lungo (quello frontale), mentre per quello corto
non ci sono regole precise anche se ovviamente non può essere troppo stretto (in genere il lato corto non è mai meno della metà di
quello lungo). Per quanto riguarda la profondità del vaso, essa dovrebbe corrispondere circa al diametro della base del tronco; eccetto
se abbiamo a che fare con uno "stile a cascata" dove si utilizzano vasi alti e stretti.
Esistono vari tipi di vasi per Bonsai quelli più utilizzati sono larghi e poco profondi, rettangolari o ovali; tuttavia si utilizzano anche
quelli quadrati o rotondi che, però, di solito sono più profondi. Si usano anche vassoi piatti e lastre di pietra (molto belli!!) in questi
casi la terra si sistema a mo' di montagnetta e si utilizza del muschio che aiuta a trattenere la terra.
La terra ha un ruolo importantissimo nella vita del nostro Bonsai. Il terriccio deve contenere diversi tipo di terreni e a seconda
dell’effetto che si desidera ottenere, si dovranno mescolare diversi materiali in diverse proporzioni:

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1• se si desidera un substrato che consenta un alto livello di aerazione e drenaggio si aggiungeranno in quantità maggiore sabbia
grossolana, ghiaia setacciata e argilla espansa
2• se invece si desidera un substrato in grado di trattenere l'acqua si utilizzeranno maggiormente sfagno, torba, humus, terra e
argilla

L'assenza di aerazione e drenaggio può causare l'asfissia delle radici mentre la mancanza di terreno che mantenga l'umidità potrebbe
far seccare troppo in fretta il terriccio. Inoltre si possono utilizzare anche altri composti che hanno funzionalità diverse:
1• mantenere l'acidità: aghi di pino
2• arricchire di sali minerali: cenere
3• apportare potassio: fondi di caffè, foglie secche
1• apportare calcio: gusci d'uovo o ossa macinate (comunemente in commercio)

Ovviamente ogni essenza ha le sue esigenze e per questo è importante vedere le schede botaniche specifiche. Tuttavia esistono delle
miscele molto usate che possono andare abbastanza bene per molti Bonsai:

Tipo Terra Sabbia Torba Argilla


Piante giovani 20 40 20 20
Conifere 50 30 10 10
Latifoglie 60 20 10 10
Piante da fiore 40 20 20 20

Inoltre consiglio di aggiungere sempre un po' di ghiaia setacciata per migliorare il drenaggio (in quantità variabile a seconda della
specie coltivata) e, se volete, piccole quantità di cenere, foglie secche, fondi di caffé, gusci d'uovo perchè sono buoni fertilizzanti
naturali facendo attenzione però di rispettare il ph della pianta.
Eseguire il rinvaso:
Per poter assorbire regolarmente le sostanze nutritive, l'apparato radicale deve essere sano e rinnovarsi continuamente, producendo
nuove radichette giovani. Deve trovarsi immerso nel terriccio dove le goccioline d'acqua tengono in soluzione i sali minerali. Quando
le radici sono da troppo tempo in un vaso sono compresse contro le pareti e quindi l'assorbimento non è più buono; di conseguenza i
ritmi vegetativi della pianta diminuiscono esponendola a grossi rischi. Inoltre il Bonsai che vive da tanto tempo nella stessa terra l'ha
impoverita di sali minerali e quindi va cambiata.
Siamo giunti dunque a un momento molto importante e delicato: il rinvaso . Il rinvaso permette di ringiovanire di continuo l'apparato
radicale; così facendo lo spazio disponibile nel vaso, anche se poco, sarà costituito prevalentemente da radici giovani, efficaci
nell'assorbire. Ecco svelato il segreto dei Bonsai: mentre in natura molte radici dell'albero invecchiando si trasformano in semplici
condutture di linfa, nel Bonsai la maggior parte della zolla conserva la sua funzionalità e quindi diventa un albero grosso anche se ha
poche radici in quanto queste provvedono tutte alla nutrizione.
Di solito il rinvaso si esegue ogni 2-3 anni alla ripresa vegetativa (primavera o autunno) ma naturalmente dipende dal tipo e dalla
varietà di pianta.
Vediamo ora passo dopo passo come si esegue un rinvaso:
11. preparare la miscela di terriccio adatta al Bonsai da rinvasare (ed eventualmente il nuovo vaso se non lo si vuole riporre nello
stesso);
22. rimuovere il Bonsai dal vaso;
33. rimuovere il vecchio terriccio molto delicatamente utilizzando un piccolo bastoncino di legno o di metallo e srotolare la zolla
delle radici in modo che siano tutte perpendicolari al terreno;
44. tagliare le radici in eccesso (soprattutto quelle periferiche) in modo che rientrino nel vaso e in seguito spolverare le radici con
ormoni radicanti o vitamina B;
55. in proporzione ridurre l'apparato fogliare per ridurre adeguatamente la traspirazione (come si vede nella figura a fianco);
66. coprire, se non era già stato fatto, i fori di drenaggio del vaso con delle retine di plastica;
77. mettere sul fondo del vaso uno strato drenante (ghiaia o argilla espansa) di 1-2 cm (facoltativo se è già abbastanza drenato il
terriccio) a meno che il vaso non sia molto basso;
18. mettere nel vaso la terra nuova, avendo cura di creare una piccola montagnola di terriccio nella parte esattamente sottostante
a dove sarà posizionata la pianta, in modo da evitare la presenza di cavità di aria sotto la pianta;
29. sistemare il Bonsai nel vaso all'altezza desiderata;
310. completare il riempimento del vaso sempre utilizzando il nuovo terriccio;

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411. assestare il terriccio dando colpi secchi col palmo della mano sul fianco del vaso e usando un bastoncino per fare aderire
meglio le radici alla terra e per eliminare pericolose sacche d'aria (non comprimere il terriccio con le mani);
512. decorare con sassi e muschio (facoltativo);
613. innaffiare abbondantemente il terriccio;
714. tenere regolarmente umido il terriccio per le 2 settimane che seguono e posizionare il Bonsai protetto dal sole diretto e dal
vento, non fertilizzare per 1 mese.
Se abbiamo a che fare con un albero di "una certa età" dove la produzione delle nuove radichette è molto lenta non si può eseguire un
taglio delle radici drastico come per le piante giovani; in questi casi si usa suddividere idealmente la zolla in più spicchi e ad ogni
rinvaso si tagliano, a rotazione, le radici di uno spicchio solo. Se l'albero da rinvasare è molto alto è buona abitudine fissare la zolla
con dei fili fatti passare dai fori di drenaggio.
Se il Bonsai viene coltivato correttamente è raro l'insorgere di malattie gravi. Se notiamo che il Bonsai non gode più di ottima salute
la cosa più complicata è capire qual'è il problema. A volte si pensa che sia causato da un fungo o da un insetto quando invece è solo un
problema di luce, di una miscela di terriccio sbagliata o di una errata o assente fertilizzazione. Vediamo quindi quali sono i problemi
che possono insorgere a causa dei "fenomeni fisici" se così vogliamo chiamarli:
Luce: Se la luminosità del punto in cui abbiamo posizionato il Bonsai è insufficiente si noterà un progressivo ingrandimento e
schiarimento delle foglie a causa dell'assenza di sintesi clorofilliana e l'albero deperisce; le varietà da fiore non saranno nelle
condizioni di poter fiorire, quindi dovrete mettere il Bonsai in una posizione più adeguata. Per conoscere le esigenze luminose di un
particolare tipo di albero si consultino le schede apposite di ogni essenza.
Acqua: Se l'acqua somministrata non è sufficiente provoca l'appassimento del Bonsai, le foglie ingialliranno e cadranno. Se l'acqua
fornita è troppa le radici marciranno a causa di mancata aerazione del terreno; le radici marciranno anche se l'acqua è giusta ma il
terreno è poco drenato. Anche gli sbalzi idrici provocano ingenti danni. L'irrigazione deve essere regolare e seguire l'esigenza della
particolare essenza che si sta coltivando.
Atmosfera: Temperature alte provocano germogli cechi, appassimento dei fiori, scottature delle foglie, colpi di sole sui frutti, ecc.; i
Bonsai in estate vanno posti in luoghi ben areati e abbastanza freschi, inoltre si consiglia di nebulizzare spesso (mi raccomando di
sera!!). Temperature basse deformano le foglie, provocano spaccature nella corteccia e il congelamento delle radici; pertanto
d'inverno, nelle giornate più fredde, vanno posti in una cassetta piena di paglia o giornali e vanno innaffiati (poco) esclusivamente
nelle ore più calde della giornata. Anche i venti freddi fanno seccare le foglie.
Terriccio: Molto importante è la composizione del terriccio che varia da Bonsai a Bonsai e, come ho già detto, un buon drenaggio
evita l'asfissia delle radici.
Fertilizzanti:La salute del nostro albero dipende moltissimo dal corretto apporto di sali minerali che contengono gli elementi chimici
necessari alla sua sopravvivenza. La quantità e il tipo di fertilizzante che dobbiamo utilizzare varia da essenza a essenza.
Quando ci siamo accertati che il nostro albero non ha nessuno di questi problemi dobbiamo scoprire quale fitopatologia l'ha colpito.
La cosa migliore è sempre affidarsi alla mano di un esperto, tuttavia si può cercare di scoprirla analizzando accuratamente i sintomi
del Bonsai e consultando le due tabelle qui di seguito. Prima di somministrare un prodotto chimico è bene però tenere presente alcune
cose: prima di nebulizzare un prodotto sulle foglie è bene spruzzarle con acqua in modo da evitare che si brucino e in seguito
nebulizzare accuratamente sia la pagina superiore che quella inferiore delle foglie. Il tutto è da eseguire rigorosamente all'aperto.
La propagazione di una pianta può avvenire attraverso diversi modi, alcuni che ci consento di arrivare più velocemente ad ammirare
una pianta già formata e altri dove invece dobbiamo necessariamente essere molto pazienti.

I semi delle specie arboree, rispetto a quelli di fiori e ortaggi, hanno maggiori difficolta' di germinazione a causa del tugmento esterno
duro e impermeabile, oppure per fenomeni di dormienza dell'embrione. Il tempo di germinazione, che nei semi di fiori e ortaggi e' di
qualche giorno, varia da trenta giorni a diversi mesi (a volte i semi degli alberi possono "dormire" anche due anni).
QUANDO SEMINARE: la semina puo' essere autunnale (ottobre/dicembre), o primaverile (febbraio/aprile).

IL SUBSTRATO: il terriccio per la semina deve possedere una granulometria molto fine, senza polvere, permeabile e soffice (un
ingrediente fondamentale, che dovrà essere presente almeno per il 30% è la sabbia di fiume).

IL CONTENITORE: il contenitore ideale e' costituito da una cassetta chiusa su tutti i lati e coperta da una lastra trasparente.

PREPARAZIONE DEI SEMI:

A) Immersione in acqua: è buona norma, prima della semina, immergere i semi in acqua per ammorbidire il tugmento, facilitando così
la germinazione. Per aumentare ulteriormente la germinabilità dei semi, si rende utile aggiungere all’acqua un prodotto stimolante a
base di vitamina B (SPRINTENE).

B) Stratificazione: come già indicato, i semi delle specie arboree, oltre al tugmento duro ed impermeabile, presentano il fenomeno
della “dormienza”, che ne impedisce la pronta germinazione. Per superare questo stato, è necessario effettuare la “stratificazione”.
L’operazione consiste nel mescolare il seme in un substrato umido composto da sabbia e torba in parti uguali, oppure tra leggeri
tessuti inumiditi, ovatta bagnata ecc. La durata della stratificazione varia da 1 a 6 mesi e la temperatura deve mantenersi attorno ai 4
°C. Nelle regioni con inverni rigidi il fabbisogno di freddo può essere soddisfatto ponendo le cassette contenenti i semi all’aperto al di
sotto di tettoie, altrimenti si collocano i semi avvolti in stoffa, o ovatta, in frigorifero. Durante il periodo di stratificazione i semi vanno
controllati settimanalmente, sia per verificare il grado di umidità (assolutamente non si debbono asciugare) sia per evitare che la
germinazione avvenga prematuramente: se i semi iniziano a gonfiarsi, vanno subito estratti e interrati nel substrato di semina.

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LA SEMINA
1) Posizionare il contenitore per la semina all'esterno, in piena luce ma non al sole diretto.

2) Inserire i semi nel substrato e coprirli con uno strato di terriccio di spessore uguale al seme stesso, quindi pressare delicatamente per
accostare la terra al seme (per le specie a seme molto piccolo pressare senza coprire).

3) Annaffiare delicatamente con un innaffiatoio a doccia e coprire la cassetta con una lastra trasparente (vetro, plexiglass, ecc.) Nei
giorni seguenti controllare lo stato di umidità ed annaffiare evitando ristagni d'acqua, che porterebbero in breve tempo alla
marcescenza dei semi (il terreno deve essere umido e non zuppo).

4) Sollevare la lastra trasparente alla comparsa dei germogli completi di cotiledoni (le prime due foglioline), e toglierla
definitivamente quando alle piantine spunteranno le foglie adulte.

5) Trapiantare quando le piante avranno emesso almeno quattro o cinque foglie (dopo l'operazione annaffiare con lo stimolante usato
nella preparazione del seme)

6) Concimare dopo venti giorni dal trapianto, con dosi dimezzate rispetto a quelle indicate sull'etichetta del concime.

L'anno successivo si potrà iniziare ad applicare le normali tecniche di coltivazione: potatura, applicazione del filo ecc.

Seme:
Iniziare la coltivazione di un Bonsai dal seme è certamente il metodo più lungo, tuttavia è sicuramente quello che da più soddisfazione
in quanto si vede crescere il proprio albero dall'inizio e inoltre permette di ottenere alberi molto robusti e vigorosi. Innanzitutto
bisogna ovviamente raccogliere o comprare i semi da piantare; a questo punto bisogna vedere se il seme che vogliamo piantare deve
essere soggetta a un trattamento specifico prima della semina. Alcune essenze (vedi tabella) hanno bisogno di stratificazione.
Stratificazione significa che i semi vanno posti in frigorifero in un sacchetto con una miscela di sabbia e torba bagnata per un certo
periodo di tempo; durante questo periodo i semi devono essere gradualmente spostati dalle zone più calde a quelle più fredde del
frigorifero. Infine i semi vanno posti in congelatore.
Ovviamente la stratificazione si può fare anche in maniera più tradizionale lasciando i semi esposti durante tutto l'inverno ponendoli in
un vaso ben drenato con una miscela di sabbia e torba.

Varietà Frigorifero (settimane) Congelatore (settimane)


Abies 6 3
Acero 8 4
Ontano - 2
Berberis 8 4
Betulla - 4
Camelia - 2
Carpino 12 4
Cotoneaster 8 4
Crataegus 8 4
Cotogno 4 -
Evonimo 12 8
Faggio 8 8
Ginepro 6 3
Larice - 2
Lespedeza - 2
Melo 6 3
Pino 6 3
Pino parviflora 12 6
Pruno 12 6
Piracanta 6 3
Rododendro 6 3
Tasso 2 anni -
Vitex - 4

ALTRE PIANTE CON RELATIVI GIORNI DI STRATIFICAZIONE:


TENERLI IN FRIGO PER :

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AMERICAN PLANE SYCAMORE - PLATANO OCCIDENTALE: 90 giorni.

AFGHAN PINE – PINUS ELDARICA: 30 giorni.

AUSTRIAN PINE – PINUS NIGRA: 30 giorni.

BALSAM FIR – ABIES BALSAMEA: 30 giorni.

CHINESE ELM – ULMUS PARVIFOLIA – SIBERIAN ELM – ULMUS PUMILA: 60-90 giorni.

CHINESE JUNIPER – JUNIPERUS CHINENSIS: 30-120 giorni.

COLORADO BLUE SPRUCE – PICEA PUNGENS glauca: 30-60 giorni.

CANADIAN HELOCK – TSUGA CANADENSIS: 30 giorni.

CIPRESSO CUPRESSUS SEMPRRVIRENS: NON C’E’ BISOGNO.


DAWN REDWOOD – METASEQUOIA GLYPTOSTROBOIDES: NON C’E’ BISOGNO.

EUROPEAN ALDER – ALNUS GLUTINOSA: 90 giorni.

ENGELMANN SPRUCE – PICEA ENGELMANNII: NON C’E’ BISOGNO.

EUROPEAN WHITE BIRCH – BETULA PENDULA: 60 giorni.

JAPANESE BLACK PINE – PINUS THUNBERGII – JAPANESE RED PINE – PINUS DENSIFLORA: 30-60 giorni.

JAPANESE RED CEDAR – CRYPTOMERIA JAPONICA : 90 giorni.

JAPANESE LARCH – LARIX LEPTOLEPIS: 30 giorni.

JAPANESE GREY BARKED ELM – ZELKOVASERRATA: 30 giorni.

GIANT SEQUOIA – SEQUOIADENDRON GIGANTEUM: 30 giorni.

GREEN ASH – FRAXINUS PENNYSYLVANICA: 60 giorni.

PACIFIC SILVER FIR – ABIES AMABILIS: 30 giorni.

NORWAY SPRUCE – PICEA ABIES: NON C’E’ BISOGNO.

RED PINE – PINUS RESINOSA: NON C’E’ BISOGNO.

SCOTCH PINE – PINUS SYLVESTRIS: 90 giorni.

SITKA SPRUCE – PICEA SITCHENSISI: NON C’E’ BISOGNO.

WASHINGTON HAWTHORN – CRATAEGUS PHAENOPYRUM: 120 giorni.

WHITE SPRUCE – PICEA GLAUCA: NON C’E’ BISOGNO.

WHITE MULBERRY – MORUS ALBA: 90 giorni.

Dopo questo trattamento, non sempre necessario, i semi saranno gonfi e pronti per la semina che può avvenire in vari modi:
1• usando la seminiera (molto maneggevole),
2• piantando in vasi grandi (caso intermedio),
3• In terra piena (consente uno sviluppo maggiore della pianta).

La semina deve avvenire a primavera, il momento in cui si ha la ripresa vegetativa, nel seguente modo:
11. preparate una miscela di terriccio a prevalenza di sabbia e torba ben drenato (è consigliato uno strato di argilla espansa),
22. abbiate cura di distanziare i semi poiché un affollamento delle future piantine le farebbe crescere esili e inoltre si rischia che
le radichette si aggroviglino,
33. ricoprite i semi con uno strato sottile di sabbia per evitare che gli uccellini li vedano e se li mangino,

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44. innaffiate regolarmente.


5Iniziare la coltivazione di un Bonsai da seme è sicuramente il metodo più lungo, tuttavia la soddisfazione di vedere lo sviluppo
della pianta sin dall'inizio non ha eguali.

Gli stili

E' evidente che nel momento in cui si inizia a lavorare un Bonsai raccolto in natura o coltivato in serra o giardino una delle prime cose
da fare è quella di scegliere il tipo di stile che si vuole adottare. Generalmente ciò dipende principalmente dal tipo di pianta e dalla
conformazione naturalmente assunta dalla stessa. L'esperienza insegna, peraltro, che non è escluso che uno stile che inizialmente
sembrava il più adatto possa col tempo non risultare più tale. A tal fine sarà opportuno, almeno inizialmente e fino a che le idee non
saranno del tutto chiare, lasciarsi aperte più strade evitando, ad esempio, tagli drastici. Una volta iniziata l'educazione della pianta in
aderenza ad un certo stile risulterà, infatti, difficilmente potranno con esiti soddisfacenti.

Ricordatevi, in ogni caso, che la regola migliore è sempre quella di scegliere lo stile più adatto a riprodurre le forme spontanee e
armoniose della natura.
Classificazione
Generalità

Nell'arte del Bonsai gli stili che si sono mano a mano imposti nel tempo sono circa una trentina. Ognuno di essi riproduce un
particolare tipo di portamento o una situazione particolare che trova una diretta rispondenza in natura. I maestri giapponesi, peraltro,
sono soliti suddividerli in cinque stili principali, classificati in relazione alle diverse possibili angolature del tronco.

Essi sono:
- Eretto Formale;
- Eretto Informale;
- Inclinato;
- A Semi-Cascata;
- A Cascata.

Gli stili

 
 

Chokkan: Stile eretto formale.

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Moyogi: Stile eretto informale (o casuale).

Shakan: Stile inclinato.

Fukinagashi: Stile battuto dal vento.

Kengai: Stile a cascata.  

Han-Kengai: Stile a semicascata.  

Yose-ue: Stile Boschetto.  

Bunjingi: Stile dei letterati.

Ikada: Stile a zattera.  

Sokan: Stile a doppio tronco.

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Hokidachi: Stile a scopa.

Ishi-zuke: Stile su roccia.

Eretto formale
(Choccan)

Lo stile eretto formale presenta un tronco diritto e rami che crescono orizzontali o verso il basso. Il tronco non presenta
quindi curvature ed è molto simile alla forma delle grandi conifere delle nostre alpi (abeti, larici). Tende a rappresentare
alberi che crescono distanti tra loro con rami su tutti i lati del tronco e con tronco eretto o alberi cresciuti molto stretti, l'uno
vicino all'altro, in continua competizione alla ricerca della luce.

La forma dell'albero è triangolare e i rami sono disposti in modo regolare in tutte le direzioni,
anche se preferibilmente, per finalità estetiche, non ci dovranno essere rami rivolti verso
l'osservatore o, se presenti, dovranno comunque essere molto corti.

Il primo ramo dovrebbe partire preferibilmente da una altezza di circa un terzo di quella
dell'albero. Si tratta di uno stile particolarmente adatto per le conifere, ma può essere impiegato
con successo anche su latifoglie come pyracantha,  ginko, e faggio (fagus sylvatica), zelkova e
olmi. I materiali più adatti per iniziare un albero in questo stile sono le talee, i semi o le margotte,
con i quali è più facile arrivare ad una crescita eretta del tronco.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare è uno degli stili più difficili da realizzare, in
quanto richiede grande abilità ed esperienza nella scelta dei rami principali e costanza nella
creazione dei palchi. Si tenga inoltre presente che, come detto, è stile particolarmente adatto
per le conifere che, generalmente, sono più difficili da lavorare delle latifoglie. 

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Eretto informale
(Moyogi)  

Lo stile eretto informale presenta un tronco con curvature dolci che si ripetono più volte.
I rami, via via più cortidal basso verso l'alto, crescono all'esterno del tronco. Le piante in
questo stile crescono erette, con curve a destra e a sinistra e verso il davanti e il retro.

Questo stile si adatta molto bene sia alle conifere che alle latifoglie, e costituisce
sicuramente un buon punto di partenza per chi vuole avvicinarsi all'arte del bonsai.
L'inclinazione del tronco si ottiene mediante l'utilizzo di filo metallico (alluminio ramato
o anodizzato), di potature o di tiranti.

Dato che è lo stile più ricorrente in natura si offrono infinite possibilità per la linea del tronco.
L'unico condizionamento è che i rami dovrebbero preferibilmente crescere sulla parte esterna
delle curve.

Inclinato
(Shakkan)

Lo stile inclinato, come indica il nome stesso, presenta un tronco inclinato. Si possono presentare curve sul tronco o meno:
la cosa che lo caratterizza è che tracciando una linea ipotetica verticale dall'apice verso il basso questa non ricade sulla base
del tronco. Si tratta di uno stile che presenta qualche somiglianza con quello battuto dal vento, ma se ne discosta perché i
rami si dirigono in tutte le direzioni (e non verso una sola come nello stile battuto dal vento).

Si tratta di uno stile rinvenibile molto frequentemente in natura soprattutto, a differenza dei
due stili in precedenza trattati (eretto formale e eretto informale), in zone scoscese e con
forte pendenza..

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Si adatta bene sia alle conifere che alle latifoglie. I materiali più adatti per iniziare un albero in
questo stile sono piante che presentano radici da un solo lato. Questo stile può essere utilizzato
anche su soggetti che presentano assenza di rami da un lato del tronco.

Comunemente si distinguono tre diverse tipologie di shakan:


Sho-shakan: se l'albero presenta una modesta inclinazione;
Chu-shakan: se l'albero presenta una inclinazione compresa tra i 20° e i 40°;
Dai-shakan: se l'albero si presenta in posizione quasi orizzontale (al limite della semiscata).

Battuto dal vento


(Fukinagashi)

Lo stile eretto formale presenta un tronco diritto o inclinato e rami che crescono in una sola direzione. Tende a
rappresentare alberi che crescono in condizioni di vento costante che spira da una sola parte.

Sono assai frequenti anche esempi in natura. Nella fotografia qui a fianco si può osservare come
questa pianta di larice presenti rami rivolti in una sola direzione proprio a causa del forte vento che
soffia in quella direzione. E' abbastanza facile rinvenire questa tipologia di crescita anche sulle
zone costiere o litoranee.

Si tratta di uno stile adatto sia alle conifere che alle latifoglie. I materiali più adatti per iniziare un
albero in questo stile sono quelle piante che presentano rami su una sola parte del tronco.

Molto importante è anche l'apparato radicale che dovrà essere ben sviluppato e robusto in
modo da dare la sensazione che la pianta sia saldamente ancorata al suolo.

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A cascata e a semicascata
(kengai e han-kehngai)

 
Lo stile cascata rappresenta una pianta che è cresciuta in condizioni molto
particolari e difficili (dirupi, pareti scoscese, ecc.). In questo stile il tronco si
protrae verso il basso e presenta un tronco diritto e rami che crescono
orizzontali o verso il basso. 

Si prestano bene a questo stile piante come il ginepro e il pino, ma si adattano anche cotoneaster e
azalee. Nei nostri boschi si possono anche trovare ottimi esemplari di larice che presentano
caratteristiche naturali molto adatte a questo stile.

Il ramo principale scende lungo il bordo del vaso fino ad estendersi al di sotto dello stesso.
Tuttavia nella variante chiamata gaito-kengai un tronco viene portato verso l'alto ed un ramo
forma la cascata. Si rende quindi necessario l'utilizzo di vasi più alti di quelli tradizionali e di
tavolini. 

Con il termine kengai si indicano quegli alberi il cui apice ricade verso il basso dal bordo del
vaso. Con han-kengai quelli il cui apice pur scendendo non oltrepassa il livello del vaso. Con
ito-kengai quelli in cui più di un ramo forma la cascata.

A cascata e a semicascata
(kengai e han-kehngai)

 
Lo stile cascata rappresenta una pianta che è cresciuta in condizioni molto
particolari e difficili (dirupi, pareti scoscese, ecc.). In questo stile il tronco si
protrae verso il basso e presenta un tronco diritto e rami che crescono
orizzontali o verso il basso. 

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Si prestano bene a questo stile piante come il ginepro e il pino, ma si adattano anche cotoneaster e
azalee. Nei nostri boschi si possono anche trovare ottimi esemplari di larice che presentano
caratteristiche naturali molto adatte a questo stile.

Il ramo principale scende lungo il bordo del vaso fino ad estendersi al di sotto dello stesso.
Tuttavia nella variante chiamata gaito-kengai un tronco viene portato verso l'alto ed un ramo
forma la cascata. Si rende quindi necessario l'utilizzo di vasi più alti di quelli tradizionali e di
tavolini. 

Con il termine kengai si indicano quegli alberi il cui apice ricade verso il basso dal bordo del
vaso. Con han-kengai quelli il cui apice pur scendendo non oltrepassa il livello del vaso. Con
ito-kengai quelli in cui più di un ramo forma la cascata.

Boschetto
(Yose-ue)

Lo stile a boschetto prevede la collocazione di più piante in un solo vaso. Si tratta di piante quasi sempre della stessa specie
che vogliono riprodurre una foresta o un gruppo d'alberi.
 

La collocazione delle piante è di fondamentale importanza.


Tendenzialmente le piante più grandi devono essere collocate in
prossimità dell'osservatore, mentre le più piccole verranno collocate
verso l'esterno del vaso o dietro, per dare l'idea di profondità. 

Boschetto di Betulle
 
Le piante più utilizzate sono la betulla, il faggio, la zelkova serrata ed
in genere tutte le latifoglie, anche se pure le conifere possono
adattarsi bene. I materiali più adatti per iniziare un albero in questo
stile sono le talee, i semi o le margotte, o giovani esemplari da
vivaio.

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             Boschetto di Faggio


 

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare è uno stile piuttosto


difficile da realizzare, perché richiede un notevole senso estetico e
una certa esperienza nella collocazione delle giovani piante. Può
comunque dare in breve tempo degli ottimi risultati,  in quanto è più
la forma dell'insieme che non quella di ogni singolo albero a
determinare il risultato.

 
Boschetto di Zelkova Serrata
 

Litterati
(Bunjingi)

Lo stile dei Litterati presenta un tronco solitamente molto lungo ed esile. Il nome è stato così indicato in America per
definire uno stile apprezzato dagli intellettuali. Tale stile infatti applica al bonsai la tecnica pittorica di alcuni artisti
giapponesi.

La forma dell'albero è assolutamente libera e i rami sono disposti in modo irregolare in tutte
le direzioni, soprattutto nella parte apicale della pianta. In questo stile, più che in altri, è
comunque necessario che il bonsai presenti un certo equilibrio. 

Si tratta di uno stile particolarmente adatto alle conifere, ma può essere impiegato con successo
anche su latifoglie. I materiali più adatti per iniziare un albero in questo stile sono le piante
raccolte in natura, che spesso presentano già alcuni tratti caratteristici di questo tipo (tronco lungo
e stretto, rami solo nella parte apicale, etc.).

Zattera
(ikada)
       

Lo stile a zattera si caratterizza per il fatto che i rami partono da un unico tronco visibile che vuole riprodurre un albero
sradicato dal vento che, coricatosi su un fianco, assume questa particolare conformazione.
 
Si utilizzano prevalentemente giovani piante da vivaio che
presentano pochi rami su un lato. La pianta verrà collocata su un
fianco interrando parzialmente il tronco. Con delle forbici si è soliti
praticare delle incisioni orizzontali sulla corteccia al fine di
stimolare l'emissione di radici.

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Le piante più adatte sono olmi, ficus e zelkove.

 
Cryptomeria
 

A doppio tronco
(Sokan)

Lo stile a doppio tronco, anche detto madre-figlio, rappresenta due soggetti


simili, con andamento uguale, con la base nello stesso punto. Idealmente i due
tronchi dovrebbero appartenere alla stessa pianta, dovrebbero quindi crescere
dalle stesse radici, ma frequentemente si arriva ad un bonsai a doppio tronco
partendo da due esemplari, generalmente di dimensioni leggermente diverse,
ma con anse e sinuosità simili.
 

Questo stile è riscontrabile abbastanza spesso in natura; per questo stile in genere si utilizzano
conifere, ma sono adatte anche le latifoglie. E' possibile utilizzare lo stile sokan in combinazione
con altri stili, quindi ad esempio si possono preparare dei bonsai a doppio tronco battuto dal vento,
oppure a doppio tronco a cascata.

Generalmente il tronco principale si sviluppa in maniera abbastanza eretta, mentre quello più
piccolo, che deve svilupparsi dalla base dell'altro, tende ad essere leggermente prostrato; le
ramificazioni devono essere armoniche, in modo che non si verifichino intrecci tra rami delle due
piante. Una variante di questo stile è lo stile Sankan, a tre tronchi, con un tronco di dimensioni
maggiori e due piccoli tronchi, che si dividono dal tronco "madre" alla base della pianta.

Sankan
(a tre tronchi)
Per i bonsai a tronco multiplo in genere si preferisce un vaso rettangolare o ovale, disponendo le piante in un angolo del vaso stesso,
con il tronco più grande verso l'esterno e quello piccolo verso il centro del vaso.

A scopa rovesciata
(Hokidachi)

Lo stile a scopa rovesciata può essere considerato una variante dell'eretto


formale; infatti anche qui la pianta deve avere un fusto eretto e ben dritto, a
circa due terzi dell'altezza si allungano tutti i rami principali, che devono quindi
partire dallo stesso punto del fusto, con angolazione vicina alla perpendicolare,
rispetto al tronco.

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Zelkova serrata
Foto Bonsai Italia

I rami secondari andranno mantenuti con lo stesso andamento dei rami principali, formando una
chioma tondeggiante. Il nome di questo stile deriva dalla somiglianza del bonsai formato ad una
scopa di saggina rivolta verso l'alto. Per ottenere un effetto armonico i rami devono essere
mantenuti della stessa lunghezza.

Questo stile è abbastanza semplice da ottenere, adatto anche ai principianti, anche se difficilmente si trovano esemplari
adatti in natura; talvolta si prepara un bonsai a scopa partendo da una piccola pianta che va capitozzata, per permettere uno
sviluppo già ben conformato dei primi rami. Per un buon effetto è bene scegliere essenze densamente ramificate e con
foglie piccole, ottimi si dimostrano generalmente gli olmi.

Epoca
FOTO NOME Esposizione Substrato Rinvaso  Concimazioni e Note
potatura

In primavera con azoto


1p/torba 3p/sabbia in autunno fosforo ogni
Abete febbraio  luminosa fine marzo
2p/argilla 10 15 gg.Riparare da
sole in estate

Non concimare nei mesi


primav. soleggiato il 2p/torba 1p/sabbia più caldi preferisce
Acero fine inverno
autunno  mattino 3p/argilla fosforo ogni 10 gg. A
maggio defoliazione

2p/torba bionda Concima con concimi a


Azalea soleggiato al
post fioritura 1p/sabbia post fioritura lenta cessione.Necessita
Rodocendri mattino 
2p/argilla di terra acida.

Primavera e autunno
primav. 1p/torba 1/sabbia primavera
Bosso luminosa con concime NPK ,
autunno 2p/argilla autunno
ogni 10-12 gg.

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2p/torba 2p/sabbia Pre e Post fioritura non


Bouganvillea autunno luminosa inverno
1p/argilla  durante.

Ogni 20 -25 giorni .


1p/torba 1p/sabbia Teme il freddo. vuole
Carmona tutto l'anno luminosa fine inverno
1p/argilla molta umidità
atmosferica.

Periodi maggio-giugno
1p/torba 1p/sabbia azoto settembre-ott-
Carpino fine inverno soleggiata fine inverno
3p/argilla obre fosforo ogni 10 gg.
Rinvaso ogni 3anni.

fase 2p/sabbia aprile Primavera e autunno


Cipresso luminoso
vegetativa 1p/argilla maggio ogni 20 gg.

Primavera più azoto in


autunno più fosforo
1p/torba  1p/sabbia
Cydonia autunno soleggiato autunno ogni 15 gg. nel mese di
1p/argilla
luglio si cimano i nuovi
rami

Concima da aprile a
1p/torba 2p/sabbia
Cotoneaster primav. soleggiata primavera ottobre ogni 15 gg, no
3p/argilla
durante fioritura

Primavera azotato
1p/torba 1p/sabbia
Crataegus post fioriturasoleggiata primavera mentre in autunno
2p/argilla
fosforo ogni 15 gg.

Eleagnus primav. luminosa 1p/torba 1p/sabbi primavera Primavera più azoto in


1p/argilla autunno più fosforo
ogni 15 gg. nel mese di

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luglio si cimano i nuovi


rami

1p/torba  1p/sabbia
Ficus carica primav. luminosa inverno Primavera ogni 15 gg.
1p/argilla

Utilizzare concimi a
2p/torba 2p/sabbia lenta cessione.Teme le
Ficus Retusa autunno luminosa autunno
1p/argilla temperature al disotto
dei 12°.

1p/torba
Maggio 1p/compost.
Forsitia soleggiata ottobre Post fioritura con azoto.
Giugno 2p/sabbia
2p/argilla

In primavera con azoto


1p/torba 1p/sabbia in autunno fosforo ogni
Frassino tutto l'anno soleggiata fine inferno
3p/argilla 10 15 gg.Riparare da
sole in estate

1p/ter.organico
fermo
Ginkgo Biloba autunno luminosa 1p/sabbia Primavera ogni 20 gg
vegetativo
1p/argilla

1p/torba In primavera con azoto


1p/compost. in autunno fosforo ogni
Gelso primav. soleggiata autunno
1p/sabbia 10 15 gg.Riparare da
1p/argilla sole in estate

Glicine post fioriturasoleggiata 2p/sabbia primavera Post fioritura con azoto.


2p/argilla
3p/compos.

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1p/torba Concima con concimi a


2p/compast. lenta cessione. Alla
Lagestroemia Maggio  luminosa fine inverno
1p/sabbia potature lasciare delle
1p/argilla gemme come tira linfa.

post cad 2p/sabbia Concimare con concime


* Larice soleggiata pre ger
foglie. 1p/argilla a lenta cessione

1p/torba
Pre fioritura fosforo
1p/compast. primavera
Melo post fioriturasoleggiata post fioritura azoto
1p/sabbia autunno
evitare i mesi più caldi
1p/argilla

Tutto l'anno tranne i


mesi più caldi e quelli
1/p torba 1/p
Melograno primav. soleggiata fine inverno più freddi ogni 8-10
sabbia 2p/argilla
giorni con concime
NPK .Teme il gelo

1p/torba 1p/sabbia
Murraya tutto l'anno luminoso pre fioritura Tutto l'anno ogni mese.
1p/argilla

In primavera con azoto


primav. 3p/torba 2p/sabbia in autunno fosforo ogni
Olivo soleggiata fine inverno
autunno 2p/argilla 10 15 gg.Riparare da
sole in estate

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Primavera ogni 15 gg.


1p/torba 1p/sabbia Nel periodo estivo
Zelkova autunno luminosa fine inverno
3p/argilla cimare i nuovi getti per
formare la pianta.

1p/pabbia Primavera e autunno


Pino mugo inverno luminosa marzo
1p/argilla agni 25 giorni.

Pinus febbraio 1p/sabbia aprile Concimare con concimi


soleggiato
Pentaphylla marzo 1p/argilla maggio a lenta cessione.

Concimare con concime


1p/torba 2p/sabbia a lenta cessione .Teme
Pistacchio tutto l'anno soleggiata autunno
3p/argilla il freddo riparare nel
periodo invernale

Primavera e autunno
1p/torba 1p/sabbia ogni 30 giorni.Pianta
Podocarpo autunno pieno sole primavera
2p/terriccio che teme le basse
temperature.

1p/torba 1p/sabbia Primavera e autunno


* Potentilla autunno luminosa pre ger
3p/argilla ogni 20-30 gg.

Periodi maggio-giugno
1p/sabbia
azoto settembre-ott-
Prunus post fioriturasoleggiata 1p/compost. post fioritura
obre fosforo ogni 10 gg.
2p/argilla
Rinvaso ogni 3anni.

sole mattino 1p/torba 1p/sabbia


Quercia autunno pre germe Primavera ogni 10 gg.
ombra_estate 1p/argilla

Sageretia tutto l'anno molta luce 2p/torba 2p/sabbia tutto l'anno Oggi 15-20 giorni
1p/argilla regolarmente. Teme le
temperature al disotto
dei 10°.Non esporre al

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sole diretto

Oggi 15-20 giorni


1p/torba 2p/sabbia regolarmente. Teme le
Serissa tutto l'anno molta luce tutto l'anno
1p/argilla temperature rigide.Non
esporre al sole diretto

1p/ter.organico
Tutto l'anno tranne mesi
* Tasso ottobre mezz'ombra 4p/sabbia marzo aprile
molto caldi.
2p/argilla

Bonsai  

Acer palmatum Azalea

Bosso Bougainvillea

Carmona Carpinus

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Cotoneaster Crataegus

Cupressus Eleagnus

Ficus Ficus carica

Forsytia Fraxinus

Gingko Lagestroemia

31
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Malus Morus

 
Murraya
 

Olivo Picea

Pinus pentaphylla Pistacia

Podocarpo Punica granatum

32
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Quercus
 

Sageretia Serissa

Ulmus Wisteria

Zelkova

Questa guida è una raccolta di vari siti nel tempo ed è in continuo aggiornamento.

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