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LEOPARDI

Vita. (Quaderno vecchio)

Manzoni si è formato a Milano, capitale dell’illuminismo italiano. Mentre Leopardi legato al


retrivo borgo natio (Recanati), un paesino dello stato pontificio, chiuso intellettualmente, e
non gli permise di venire a contatto con le idee che c’erano a Milano. La sua formazione
letteraria era limitata alla biblioteca paterna e le opere illuministe erano poche. Cerco di
fuggire da Recanati ma fu riportati a casa è l’unico conforto fu la corrispondenza epistolare
con Pietro Giordano. Ebbe poi una crisi superata dall’infinito. Riuscirà ad allontanarsi da
Recanati e avere un posto di lavoro ma a causa della condizione fredda di Bologna, si
trasferisce a Firenze. Conoscerà Ranieri, da cui ebbe un’altra delusione. Questa innamorata
di Ranieri, cerco di arrivare a lui tramite Leopardi. Poi con Ranieri si trasferisce a Napoli e
scrive la Ginestra.

PENSIERO:
È il più alto poeta lirico , l’unico rappresentante del romanticismo europeo in Italia; per la sua
forza di immaginazione , per lo sguardo all’infinito e per la riflessione sulla fragilità dell’uomo
inserita in una natura definita matrigna, perché non si occupa degli uomini ma della
conservazione dell’universo. Nell’800 era visto come un uomo malaticcio—> pessimismo.
Mette in evidenza come la fatica dell’ esistere non abbia alcun senso; non si accontenta di
tutto ciò che è artificiosa, per lui il problema della sofferenza umana e irrisolto e per lui tra
vivere e morire è meglio morire. La condizione di infelicità è di tutti gli esseri viventi, non solo
dell’uomo. L’amicizia, il sostegno dei simili, non bastano a dar senso all’esistenza (segnata
per lui dal dolore) rimangono però un valore irrinunciabile (canto notturno del poeta errante).
È compito dei genitori consolare il bambino per essere nato. Di Fronte alle calamità naturali
l’uomo non deve combattere con altri uomini ma deve lottare contro il nemico comune, la
natura. L’unico sollievo dato all’uomo è la poesia.(nella ginestra). Il suo pensiero è
caratterizzato da una prospettiva etica, perché riconosce che la responsabilità dell'infelicità
umana è da attribuire alla natura. Ci lascia però un messaggio di speranza: solo se gli
uomini sono consapevoli della propria sorte comune combattono insieme contro la natura.
Prende corpo in lui una dimensione morale- laica. Leopardi non ha sviluppato un pensiero
filosofico ma sono riflessioni sull’uomo.

LEOPARDI E ROMANTICISMO
Prima riflessione : discorso all’italiano intorno alla poesia romantica; mette in evidenza una
posizione critica sul romanticismo. Per lui il romanticismo spegneva ogni fantasia, cancella
ogni naturalezza dello stato d’animo dell’io ; gli antichi utilizzavano la fantasia perché
avevano un rapporto armonioso con la natura , gli uomini moderni col progresso hanno
spesso e soffocato gli istinti e le facoltà creative. La poesia deve riuscire mantenere un
rapporto essenziale con i sensi, al delirio dell’immaginazione. -> critica chi ricerca il patetico
e l’esotico perché si perde la spontaneità e la poesia etica invece ha bisogno di fantasia.
Non bisogna cedere al dominio dell’intelletto e della logica come fanno i romantici. Lui ha
chiamato le sue poesie canti, perché il canto allude a un sentimento. Nello zibaldone mette
in evidenza la necessità dell’aspirazione al piacere, che si può concretizzare dallo stimolo
della fantasia. —> poetica del vago e dell’indefinito. Queste immagini suggeriscono un’idea
di lontananza (infinito) sia dal punto di vista uditivo che visivo, grazie alle parole peregrine
che hanno il valore di evocare suoni e riportare in vita i luoghi. Le parole sono più genuine, i
termini sono più razionali. La poetica romantica appariva ingabbiata dalla poetica del vero,
quindi il letterato doveva attenersi alla descrizione della realtà. Polemizza contro la ricerca
dell’oggettività (sostiene la soggettività, l’io lirico)—> predominio dei generi narrativi. Nel
Romanticismo europeo ci sarà il gusto per l’orrido, perché per Manzoni la poesia è nella
natura. Per Leopardi la produzione romantica è farcita di sentimentalismo, è contro una
poesia intellettualistica. Nei classici, quindi nei poeti antichi, vede l’espressione degli impulsi
più autentici dell’anima (classico per formazione e romantico per sentimento).

LEOPARDI E ILLUMINISMO
Lui si pone contro l’illuminismo. Si chiude nella biblioteca paterna in cui c’erano opere
illuministe ; lui esegue un’analisi critica e non poteva accettare quella fiducia esagerata nella
scienza che assumeva un ruolo privilegiato. Non si batte contro la scienza moderna, infatti
ammira Galilei e Newton.
1. differenza tra scienza e scientismo: Leopardi non rifiuta la scienza , ma rifiuta quella
mistica del progresso, quella di credere che attraverso la scienza si arrivi alla felicità;
trasformazione delle verità scientifiche in certezze assolute. Scienza e tecnica possono
permettere il progresso delle conoscenze specialistiche, ma lo scientismo non permette la
felicità e non può eliminare il vuoto.
2. rapporto natura-ragione-civiltà: Leopardi dice che il pericolo viene da un eccesso di civiltà
perché la ragione porta a sostituire la natura originaria con una natura artificiale. L’uomo
quindi non trova più risposte nella natura e nutre un disagio che lo porta ad accusare la
natura di essere imperfetta. La civilizzazione porta alla corruzione della vita umana. Leopardi
sottolinea il valore della funzione critica della ragione che usata per riflettere e per liberarsi
dalle angosce è giusta , però quella che non porta al miglioramento morale dell’uomo non è
corretta. Dice nello zibaldone che ‘la ragione è un lume, la natura vuole essere illuminata ma
non distrutta, l’eccessiva credenza nell’indagine razionale porta a delle pericolose
conseguenze.’ Le conseguenze sono la perdita della virtù, l’egoismo, l’individualismo e l’auto
affermazione. La ragione è necessaria se è ben usata ma diventa pericolosa se
assolutizzata. Anticipa le riflessioni di Nietzsche che porta avanti la critica contro gli
estremismi della ragione.

CONFRONTO DIALETTICO CON IL ROMANTICISMO E IL CATTOLICESIMO LIBERALE


Leopardi fa una propria teoria e prende le distanze dai romantici perché troppo legati al vero
e li accusa di aver privato la poesia dall’immaginazione; vede nei romantici l’io lirico che si
interroga sul senso dell’esistenza. Del romanticismo europeo condivide il fatto che la poesia
è intesa come soggettiva e universale
Piano etico e politico: prende le distanze dall’idealismo romantico e dalle prospettive
consolatorie dei cattolici liberali, perché entra in contrasto con l’Antologia gruppo di
intellettuali, che nutrivano speranze secondo lui false. Leopardi si chiede “come si può
promettere la felicità alle masse se la felicità è preclusa ai singoli?”. Notiamo la sua non
fiducia nelle ideologie progressiste del Romanticismo. Lo accusano di ateismo e di scarso
impegno politico mosse dai cattolici liberali, lui oppone il suo scetticismo. Dice che ‘combatte
la politica perché crede e vede che gli individui sono infelici, colpa della natura e ride della
felicità delle masse perché lui non concepisce una massa felice composta da individui non
felici’ —> in una lettera a Fannì. Crea un passaggio della riflessione antropologica su un
piano politico—> fratellanza fra gli uomini che devono riunirsi contro la natura ; delinea un
nuovo umanesimo che approda ad una visione laica, pragmatica che si fonda sulla
posizione dell’orrido vero e che vede nella fratellanza l’unica via per rendere più tollerabile
l’esistenza umana.
Piano culturale e letterario: la sua posizione rispetto a illuminismo e romanticismo, consiste
nella creazione di un insieme di pensieri che unisca e permetta la collaborazione tra ragione
e immaginazione; cioè poesia sentimentale filosofica, trae il sentimento dalle emozioni e
riflette sull’io umano. (Zibaldone 1650).

Fasi del pensiero leopardiano


1816 matura la conversione dal bello al vero
1819 elabora la teoria del piacere: desiderio inesauribile di felicità dell’uomo che porterà a
riflettere sulle radici dell'infelicità. L’uomo vuole conseguire il piacere in una tensione infinita.
La critica ha individuato fasi di pensiero diverse caratterizzate da una riflessione in continuo
divenire e non in contraddizione tra di loro. La modernità di Leopardi è nel suo approccio,
nell’accogliere le contraddizioni. Tutto parte dalla segregazione a Recanati quando si matura
il vero dopo il bello , poi si aggrava e approfondisce lo studio del 700 che lo portano a
riflettere sull’infelicità. Poi matura il suo pessimismo storico perché legato all’evoluzione
storica dell’uomo che si distacca sempre di più dalla natura (Vico). Cade quindi l’ideale
politico nato dal rapporto con Giordani, che vedrà Leopardi comporre opere di stampo
storico. Vuole mirare a un risanamento della società e della cultura.
Nel 1822 ci sarà la delusione dopo Roma, periodo delle operette morali per dedicarsi alla
prosa. Dice che l’infelicità sia data dall’indifferenza della natura che diventa matrigna e
ostile; non c’è cura o rimedio all’infelicita per nessun essere vivente , anche gli animali—>
pessimismo cosmico; segna l’impatto crudo con il vero , ecco perché si dedica alla prosa .
Nella fase del pessimismo storico è importante il rapporto con Russeau e Vico. Lo troviamo
anche in Shiller e Shleghel e entra in contatto grazie all’articolo di Madame de steil; in
questa fase Leopardi considera la natura benigna perché cerca di proteggere gli uomini
dalla scoperta del vero. L’amore è la miccia e spingono l’uomo a impegnarsi in gesta
eroiche. Sarà la scoperta della ragione, grazie al progresso, che l’uomo non si accontenta
più di ciò che ottiene con poco sforzo, ma tenta di appropriarsi ciò che non gli appartiene. La
scienza distrugge sempre di più le illusioni degli uomini.

CANTI
Di solito si intende piccoli idilli e grandi idilli, ma Leopardi non ha scritto solo queste ma
anche canzoni politiche che sono legate ad alcuni avvenimenti storici. Riflettono il suo
doloroso percorso personale e offrono dal punto di vista poetico, una riflessione
universalmente valida. Aldilà di quello che può sembrare il suo pessimismo acuto, in realtà
lui mette in evidenza la condizione esistenziale dell’uomo in tutta la sua fragilità. Il suo non è
un intimistico sfogo romantico, ma in lui c’è una poesia che unisce la bellezza delle immagini
con la riflessione conoscitiva.
Tematiche: illusioni giovanili (a Silvia), ricordi di infanzia, angosce esistenziali, divario tra
l’ispirazione dell’individuo e la realtà.
Attraverso i canti ci rende partecipe della sua vita interiore e comunica alle generazioni un
messaggio di speranza concreto e reale; c’è soprattutto la scommessa sull’uomo e sulla sua
dignità. I canti vanno dal 1817 al 1836 comprendono quasi tutto l’arco di vita di Leopardi.
Chiamati canti perché legati alla musica e decide di non utilizzare la parola ‘canzoniere’
perché indica che la raccolta è ben organizzata. Mentre i canti di Leopardi come il suo
pensiero, non seguono un’organizzazione ma presentano una struttura frammentaria è
aperta perché compresi diversi temi e forme. Abbiamo la presenza della canzone libera
(primo che si è distaccato dalla metrica petrarchesca) con uno schema libero, inoltre la rima
è santuaria a differenza di Petrarca.
1 edizione esce nel 1831 a Firenze ma dopo la sua morte sarà Ranieri a curare la
pubblicazione dei canti.
I canti sono un libro, non una raccolta, perché abbiamo i frammenti del suo itinerario
esistenziale e filosofico; libro costruito secondo un ordine significativo. Rispetto al
canzoniere che aveva un filo conduttore, qui ogni canto sembra assestante ma in realtà c’è
una relazione tra di loro.
-Le canzoni giovanili o civili che vanno dal 1818 al 1822. Sono ‘All’Italia ‘, ‘Sopra il
monumento di Dante’ ; queste sono legate al periodo del pessimismo storico (in cui gli
antichi erano più felici dei moderni). Sono civili perché ruotano intorno alla tematica
patriottica. In riferimento alla modernità Leopardi cerca di smuovere gli italiani dal loro
torpore mostrando la loro indignazione per la decadenza italiana e riprende la storia. Però il
suo intervento in relazione al problema dell’unificazione nazione resta sul piano retorico
perché manca la base politica. In All’italia lui presenta la nazione unita come una
formosissima donna prostrata dalle ferite e avvilita dagli abitanti che hanno sostituito la virtù
degli antichi con la viltà e poi la paura con il coraggio. La canzone ‘ad Angelo mai’ dedicata
all’arcivescovo Angelo Mai che scoprì delle opere di Cicerone .
-Le canzoni filosofiche che vanno dal 1821 al 1822 in cui medita sul vero ad esempio ‘le
nozze della sorella’
Le canzoni del suicidio tra cui ‘bruto minore’ e ‘l’ultimo canto di Saffo’. In queste si sofferma
sull’infelicità dell’uomo moderno a causa della caduta dei valori antichi che spingevano gli
uomini a lottare e rendevano degna la vita di essere vissuta. Qui il dolore è alla base della
condizione esistenziale. All’avanzata della conoscenza accanto ai valori perduti, sul piano
della storia collettiva, l’evoluzione e il progresso portano alla caduta delle illusioni. ‘Bruto
minore’ sarebbe il cesaricida e in bruto vediamo come il mito della patria è distrutto, mentre
in Saffo viene meno il valore dell’amore.
-Piccoli idilli che vanno dal 1819 al 1821 sono 5: “infinito”, “la sera del di di festa”, “alla luna”,
“il sogno”, “la vita solitaria”. Inaugura una poesia nuova infatti questi si trovano in una
regione diversa, proprio per sottolineare la diversità dei temi. I temi sono più intimi e
autobiografici, eccessivo soggettivismo . Il carattere civile e filosofico viene messo da parte e
subentra la confessione personale, l'analisi dei moti interiori.
IDILLIO: proviene dal greco antico ‘edyllion’ che significa piccola immagine, nella letteratura
ellenistica era di argomento agreste (da cui le bucoliche di Virgilio); Leopardi rielabora
questo genere di Teocrito in maniera personale. Da vita alla rappresentazione di un aspetto
del mondo esterno , carica di motivi soggettivi, il quadretto naturale viene cantato per il
significato che assume nell’animo del poeta mentre lo osserva ; la natura diventa proiezione
della condizione interiore del soggetto lirico che prende spunto dal paesaggio per fissare
sulla carta le proprie emozioni. Nel caso di grandi idilli, il paesaggio può attivare anche nel
poeta il recupero del ricordo (come la donzelletta) che suscitano determinati sentimenti. La
poesia dei piccoli idilli è più personale che ruotano intorno alla poetica del vago e
dell’indefinito, anche se il sogno e la vita solitaria mostrano un vagheggiamento all’amore.

GRANDI IDILLI
Chiamati anche poesie o canti Pisano-Recanatesi e la data di composizione oscilla dal 28 al
30. Dal 21 al 28 c’è una pausa in cui la sua vena poetica tace ma non la sua penna perché
scrive le operette morali. Il nucleo fu scritto durante questa pausa quando Leopardi
approfondi gli studio filosofici, riflettendo sul problema dell’esistenza umana. Nel 28
compone 7 grandi idilli: “a Silvia”, “il risorgimento” (rinascita alla poesia), “le ricordanze”, “il
canto notturno”, “la quiete dopo la tempesta”, “il sabato del villaggio”, “il passero solitario”.
Differenze tra piccoli e grandi idilli
1- superamento delle tonalità tragiche e dell’ eccessivo soggettivismo dei piccoli idilli —>
maggiore distacco nei grandi idilli. Il poeta appare meno coinvolto dalla realtà circostante,
grazie alla riflessione filosofica. Elaborato definitivamente il pessimismo cosmico e la
dolcezza dei ricordi e e dei sogni giovanili tornano ma presentano quell’amaro distacco tipico
della ragione . Nella chiusa c’è la strofa di riflessione filosofica e la struttura sintattica ha
punti interrogativi e punti di sospensione. Scompaiono anche atteggiamenti di ribellione.
2- nei grandi idilli è importante la memoria e il paesaggio del dolore , infatti partono dalla
descrizione di un paesaggio.
3- nel Canto Notturno, i confini si dilatano perché il poeta viene a dimostrare come anche un
semplice pastore giunge a porsi delle domande sull’esistenza , destinate però a rimanere
senza risposta.

Nel 31-37 scrive il Ciclo di Aspasia e i canti napoletani.


Aspasia era la moglie di Pericle. Leopardi ha lasciato Recanati e queste liriche le scrive a
Firenze quando si trasferisce con Ranieri. Queste poesia nascono dalla delusione d’amore
per Fanny, donna che l’ha illuso.
Ciclo di Aspasia: comprende 5 componimenti , tra il 31-31: “Pensiero dominante”, “amore e
morte”, “a se stesso”, “con salvo”, “Aspasia”. Esprime l’amaro disinganno amoroso. Nel
componimento “a se stesso” l’amore viene definito l’inganno estremo, l’ultima illusione a cui
egli ha ceduto. Qui la poesia viene vista come riflessione razionale, con un nuovo tono di
Leopardi rispetto agli idilli; c’è un tono amaro, polemico che è alla base di un atteggiamento
eroico. Abbiamo un Leopardi pronto ad accettare il suo amaro destino è a rifiutare ogni
passione consolatorio; difronte a questo amore ingannevole egli afferma il disprezzo per le
false speranze della vita e di essere pronto a sostenere l’infelicita con fredda
consapevolezza. Assistiamo alla presenza di uno stile raziocinante, pieno di modi ironici,
sintassi spezzata, sonorità aspra—> poesia antilirica.

Nel periodo fiorentino abbiamo le “canzoni sepolcrali” e i “canti napoletani”


Canzoni sepolcrali tipo ‘sopra il ritratto di una donna’, incentrato sul tema della morte.
Canti napoletani “la ginestra”. Analizzando la natura lancia un messaggio di solidarietà
combattiva contro la natura matrigna. L’individuo deve accettare la propria reale condizione
e la tragica realtà dell’esistenza, senza sottomettersi al destino pur consapevole della
inutilità della ribellione.

Metro e lessico:
Da lo Zibaldone 1807 delinea le sue scelte letterali. Introduce molte novità e viene definito
poeta moderno perché inserisce spunti filosofici ma anche per le sue scelte stilistiche.
- porta avanti la rivoluzione metrica. Dopo le canzoni giovanili, con la stagione dei piccoli idilli
usa gli endecasillabi sciolti priva di rime; A lui interessa la spontaneità delle immagini.
- Nei grandi idilli introduce la canzone leopardiana che è formata da endecasillabi e
settenari, che risponde alle esigenze dello stato d’animo del poeta e può seguire meglio il
suo ritmo interiore.
- Utilizza parole peregrine e parole antiche ma non anticate, poste accanto a parole semplici
o a frasi moderne.
- Ampia il lessico , prende termini dal lessico quotidiano.
L’INFINITO
Uno delle poesia più celebre. Non descrive e non racconta fatti specifici ma si presenta
come la rivelazione di un momento intimo, scoprire la presenza del suo spirito capace di
giungere all’infinità superando la barriera della siepe. Nell’ultimo verso c’è il bisogno di
infinito da parte del poeta.
- meditazione sull’infinito spaziale e temporale. I 15 versi sono divisi a metà da un punto ma
poi crea il collegamento con l’altra metà attraverso la E congiunzione. In realtà il
componimento è unico, nella prima parte predomina una visione visiva, nella seconda parte
predomina la visione uditiva. L’uso del gerundio è tipico di Leopardi che suscita il vago e
l’indefinito.
- Il naufragio serve ad esprimere la gradevolezza di questa esperienza fisica, mediante la
quale si spegne ogni coscienza individuale e si manifesta un assoluto godimento che
nessun piacere concreto riesce a dargli. Questo approdo non è mistico religioso, perché
l’infinito non allude a una dimensione metafisica ne a un’estasi trascendente. L’intuizione di
infinito e di eternità permettono un ascesi fisica e intellettuale ma non portano a una
pienezza positiva come quella religiosa.

LA SERA DEL DI DI FESTA


- intreccia diversi temi a cui corrispondono all’interno di questo andamento narrativo, parte
da un paesaggio che sembra lunare ma poi si sviluppa come effusione sentimentale. Il poeta
riflette sui suoi sentimenti, su quelli della donna ammirata, fino alla fine in cui il poeta riflette
sul tempo che scorre e porta via ogni traccia di vicenda umana.
- I primi versi sembrano un notturno, poi introduce la sua donna e analizza la condizione
della donna felice e la condizione del poeta. Verso 25 c’è Eco della donzelletta vien dalla
campagna, in cui fa riferimento a persone della vita cortigiana. Verso 30 riflette sul giorno di
festa che è finito e quindi passa a considerare altri avvenimenti importanti ormai passati;
qualsiasi cosa faccia l’uomo è destinato ad essere travolto dal tempo che scorre. La fine del
giorno di festa diventa metafora del nulla eterno a cui ogni cosa è destinata. In questa
visione c’è solo il buio. Questa visione è rappresentata anche nel pastore errante.

A SILVIA
Canto scritto intorno al 1828, ed è il più famoso. Fa parte degli idlli Pisano Recanatese e lo
si può considerare il primo dei canti della memoria perché ricorda la giovinezza. Si presenta
come il canto della rinascita poetica a cui seguirà il risorgimento, rinascita legata al ricordo
da cui si generano tutte le altre liriche. La struttura è la canzone libera fondata sul
pessimismo e materialismo ma anche sull’indifferenza della natura. L’io è il protagonista del
testo, ma la vicenda si sviluppa attraverso un colloquio immaginario con Silvia chiamata
Teresa Fartorini figlia del cocchiere di casa Leopardi. È un colloquio che Leopardi ricrea
nella memoria e cerca di ripercorrere la breve esistenza terrena di Silvia, ponendola a
confronto con la sua esistenza. Questo confronto tra i due piani temporali mette in evidenza
il divario fra le attese e le speranze in gioventù e la condizione attuale—> opposizione tra
passato e presente, lo scorrere del tempo è irreversibile. Riflette sulla metamorfosi che
colpisce l’esistenza individuale. L’io scoprendo le illusioni approda alla consapevolezza del
nulla, rappresentato ‘dall’orrido vero’.
Prima stanza: si apre col nome di Silvia , di derivazione tassiana perché era la protagonista
del componimento di Tasso l’Aminta. Questa strofa si sviluppa sulla descrizione dei tratti
somatici di Silvia, in particolare gli occhi che mettono in evidenza la sua felicità.
Contrapposizione tra luce e ombra (da Dante). Però questo riferimento stilnovistico non ha
riferimenti teologici. L’intera stanza coincide con l’unico periodo che contiene la domanda
chiave ‘Silvia rimembri ancora?’
Seconda stanza: ricordo di Silvia e le stanze della memoria. Predomina la dimensione
memoriale infatti utilizza il passato. Silvia intenta nel suo lavoro in questo periodo primaverile
allude al fatto che Silvia era nella primavera della sua vita.
Terza stanza: Leopardi ricorda se stesso, immerso negli studi e ancora capace di illusioni,
non con la stessa spensieratezza di Silvia, però reso felice dal suono della voce di Silvia. La
poesia richiama l’immagine passata e nel ricordare il poeta contempla le sue passioni, però
non c’è soggettivismo ma affronta tutto con distacco. Ci troviamo nella stagione dei Grandi
idilli.
Quarta stanza: si ritorna al presente, tempo della consapevolezza e riconoscimento.
Leopardi confronta le sue speranza con quelle di Silvia e le speranze della situazione
attuale. Quindi guardando al presente nasce una riflessione dolorosa. Nel far riapparire le
immagini del passato con ‘sovvienni ‘ , mette in evidenza come ormai le speranze e le
illusioni sono finite. Nel verso 36 si rifà alla natura. Come se le speranze fossero imbrigliate
in questo ciclo vegetativo. Qui appare il suo pessimismo perché definisce la natura matrigna.
Quinta strofa: assenza di Silvia ‘non’, ‘ne’. La morte di Silvia la pone prima dell’inizio
dellinverno. La morte di Silvia condanna la terra all’avidita in un ciclo perenne. Domina il
tempo imperfetto che rappresenta la continuità della fine delle illusioni e delle speranze.
Sesta stanza: caduta delle illusioni e speranze, anche se continua a vivere. La scomparsa di
Silvia coincide con la fine delle illusioni. Nel verso 42 e 49 inserisce ‘peria’, crea
collegamenti semantici perché indica la morte di Silvia e delle speranze. La sua morte ha
dimostrato che la natura è matrigna.
Gli ultimi versi identificano la morte con la speranza. Il tempo della catastrofe è finito.

Analisi:
‘Quel’ accentua la lontananza, l’indefinito, come il tempo è finito per sempre.

Seconda stanza: enjambement sottolinea la profondità del canto di Silvia.


Vago richiama l’idea dell’indefinito

CANTO NOTTURNO DI UN PASTORE ERRANTE DELL’ASIA


Scritto tra il 1829-30. È l’ultimo dei canti pisano recanatesi però è collocato prima della
quiete dopo la tempesta. È il completamento della meditazione di Leopardi sull’essenza
della vita umana e sull’indifferenza della natura. Ha preso l’ispirazione da un articolo del
Journal de Savan , leggeva che i pastori dell’Asia trascorrevano la notte a guardare la luna e
a intonare canti tristi. Quindi immagina questo pastore che rappresenta come anche l’uomo
semplice può porsi delle domande sull’esistenza, colto dalla noia. Attraverso di lui torna a
riflettere sull’esistenza dell’uomo. Questo canto svolge una funzione di cerniera e
collegamento tra le due canzoni della memoria: Silvia, e un’altra composizione con una
fanciulla Nerina. Componimenti ambientati a Recanati nel tema del ricordo, piacere-dolore,
giovinezza-vecchiaia. Invece in questo canto mette da parte la memoria; nel descrivere le
condizioni del pastore non c’è nessun filtro della memoria. In Questo canto non compare l’io
lirico perché il poeta assume il ruolo di pastore, quindi il punto di vista è straniato perché si
cela dietro il pastore. Attraverso questa prospettiva di distanza dal punto di vista geografico
e antropologico perché lui sceglie un pastore estraneo ai meccanismi del progresso, per
dimostrare agli altri uomini che il progresso non porta alla felicità. Trasferisce un tratto
universale al suo messaggio filosofico, perché è espressione della condizione umana colta
nel suo grado zero. Tramonta l’illusione di uno stato di natura (di Russeau) ideale , felice, in
armonia; questo pastore si interroga sul significato dell’esistenza, pone le domande ad una
luna che rimane lì intoccabile che non considera le condizioni del pastore. Sono tutte
domande senza risposta quindi.
La 1 e la 2 rappresentano il viaggio del pastore che è metafora dell’esistenza . Il pastore
nella 1 strofa è definito errante perché ha una doppia valenza semantica; errante = nomade
(136), ma anche perché il pastore si sforza di trovare risposte a domande vane (139). A
distanza di 3 versi ‘errante’ assume valore diverso. Da una parte il movimento dell’universo
e dall’altra parte il viaggio del pensiero che non ha risposte. Il tema dell’errore associa
l’immagine del pastore a quella del vecchio, che deve affrontare un cammino difficile ed è
sinonimo della insensata fatica del vivere. Il vecchio viene ripreso da Petrarca , e Leopardi
vuole recuperare l’immagine del movimento e la metafora dell’esistenza umana. Leopardi
svuota l’immagine di ogni riferimento religioso, per rappresentare l’immagine dell’esistenza
umana. Nella parte finale ci sarà un incalzare di domande, frasi brevi.
Nella 3 strofa introduce la materia filosofica e rovescia tutta la visione della 2 strofa ,
sembrava aver concluso la meditazione sull’esistenza umana. Però ora comincia a riflettere
sulla nascita dell’uomo che è destinato alla sofferenza, perché prima dopo il parto si
manifestavano diverse problematiche. Passa dalla riflessione della morte come approdo al
nulla, alla nascita intesa come sofferenza del cammino del vivere. Messa in primo piano la
condizione dell’uomo che sin dal suo ingresso è degnato dal dolore, dal pianto. Verso 49 è il
compito dei genitori, di consolarlo del fatto di averlo messo al mondo
4 strofa è dialogo o monologo.Crea un passaggio dalla 3 alla 4 perché ritorna il pastore
errante a rivolgersi alla luna. Si sottolinea l’impossibilità di un dialogo e capiamo che è solo
un monologo perché la luna è estranea. Qui si viene a palesare il carattere paradossale del
dialogo tra pastore e luna. C’è un’apertura cosmica che è funzionale alle grand domande del
pastore (86-89).
5 strofa rappresenta il gregge, il pastore e la noia. Il pastore sposta la sua attenzione dal
cielo verso il gregge. Mette in evidenza il concetto di tedio, noia (112). Il tedio occupa
nell’uomo lo spazio lasciato dal desiderio di piacere o dalla percezione di dolore. Il tedio si
configura come vuoto stesso dell’anima, perché svuotato da piacere e dolore. Qui la sintassi
è più distesa.
Nella 6 strofa c’è il congedo del pastore tipico di una canzone libera. Il poeta calca la mano
sugli aspetti musicali e fonici. Inserisce rima interna . Anafora della ‘o’. Costruzioni più
architettonica e elaborata. Compaiono tutti i personaggi. Dichiarazione conclusiva senza
speranza che suggella in una prospettiva cosmica questa condizione dell’esistenza umana.

Analisi:
1 strofa
- desiderio di instaurare un dialogo con la luna. ‘Silenziosa’ dice già l’esito del dialogo.
- Verso 9-10 anafora congeniata di ‘vita’.
- Assonanze ‘sorge...
- Domanda 1 strofa: qual è il fine del vagare? Mette in contrapposizione della finalità
dell’universo e la finalità del cosmo.
2 strofa
- al vento, alla tempesta, il vecchio non si ferma , ma poi arriva alla fine di tutta questa sua
fatica dove trova un abisso. Non c’è idea di eternità , materialismo. Come Foscolo, Manzoni
e Dante.
- Luna è vergine e estranea. Ultimi versi introduce la 3 strofa
3 strofa
- al nascere rischia di morire
- All’inizio i genitori cercano di consolarlo per il fatto di essere nato
- Recano di fargli coraggio e consolarlo perché il bambino prende consapevolezza
dell’esistenza.
- Non c’è compito più dolce di quello svolto dai genitori.
- Se la vita è sventura , perché continuiamo a vivere?
- La luna definita intatta , immobile , non è mortale e non si cura dell’uomo.
4 strofa
- anafora ‘che sia’ che collega i versi.
- La luna sa, ma il semplice pastore non può capire.
- Che significa la solitudine immensa? Il pastore che significato ha?
- Per il pastore la vita è soltanto male
5 strofa
- l’infelicitá dell’uomo è legata al fatto che pensa e riflette.
- La luna non prova noia
- Mentre il pastore stando seduto inizia a pensare e non trova pace.
- Chiede perché solo lui viene assalito dalla noia
6 strofa
- pensa che con le ali possa essere più felice
- La luna è candida
- Anafora 137-138
- Forse in qualunque forma, in qualsiasi luogo è funesti di chi nasce quel giorno

SABATO DEL VILLAGGIO


Componimento che va di pari passo con La quiete dopo la tempesta, perché hanno la
tematica del piacere illusorio. Nella quiete il piacere è frutto o della paura o del timore, nel
Sabato il piacere è quello che si prova il giorno prima della festa, cioè il sabato che precede
la domenica che è giorno di festa. Paragone con la fanciullezza che è il periodo più bello
della nostra vita e delle illusioni, che precede la maturità (quindi la domenica) in cui si
perdono e cadono le illusioni. Nella vita c’è sempre il desiderio di piacere, un’ansia. Quindi
così come la domenica è tranquilla e ‘noiosa’, anche la maturità porta quell’arrido vero.
L’unica gioia concessa è quella dell’attesa; si ricollega a un operetta in cui ogni anno il 31
dicembre is butta dalla finestra ciò che è vecchio e ci si aspetta sempre qualsiasi cosa. La
gioia è legata all’attesa, alla speranza, perché l’immaginazione di un bene sperato è sempre
migliore del bene effettivo.
Anche qui parte dall’idillio, descrive la famosa campagna e un paesaggio famigliare, per poi
dedicarsi alla riflessione filosofica sulla vita. Ma l’idillio e la riflessione non sono mai separati;
nella prima strofa nel descrivere la gioia delle persone che attendono la domenica, vengono
introdotte immagini con un valore simbolico: la donzelletta simboleggia la fanciullezza e la
speranza del futuro, la vecchierella è ancorata al passato e al ricordo.

A SE STESSO (ciclo Aspasia)


Endecasillabi e settenari liberamente rimati.
Composto a Firenze nel 1833 ed è il più disperato del Ciclo di Aspasia, in 16 versi e
rappresenta l’appello finale del poeta . Il tema è la disillusione amorosa a partire dalla
sfortunata esperienza amorosa non corrisposta da Fanni.
- poserai: al futuro . Ripreso da ‘posa’ al verso 6 che è un imperativo in cui ricorre la stessa
locuzione ‘per sempre’.—> anafora del per sempre. Effetto di allitterazione sulla P e sulla R.
- Verso 11 T’acqueta accompagnata da ‘o mai’ .
- Queste 3 forme verbali sottolineano il tema principale: il disseccamento del cuore. E inizia il
colloquio con il suo cuore
- V.2 ‘stanco cuore’ anche Petrarca ha un dialogo con il suo cuore perché non riusciva ad
allontanarsi dai bene materiali. Mentre per Leopardi è diverso
- Si è spenta l’illusione amorosa per Fanni. Paronomasia: estremo-eterno ; che crea un
gioco di somiglianze foniche per sottolineare l’antitesi.
- V.2-3. Anafora del ‘perí’.
- V.7 ‘palpitasti’ gioca sui suoni A ed S con ‘Assai’
- Questo amore non merita tutta questa tua sofferenza.
- Questo periodare non è narrativo, le frasi sono brevi . Sembra che anche con la sintassi
stia comunicando questa sua angoscia e dolore. Dice al suo cuore di non palpitare ma non
riesce.
- V.10. La vita non è nient’altro che noia. Affermazione totale di disinganno e pessimismo
amaro , non c’è possibilità di trovare una gioia neanche nell’attesa
- Invito a smettere di soffrire, a cessare di affidarsi alle varie speranze.
- Cadenza in cui ormai lui prende le distanze da ogni vana illusione.
Si propone come monologo drammatico, c’è uno sdoppiamento tra Leopardi poeta (io lirico)
e il suo cuore. Leopardi segue Petrarca però per Leopardi il cuore è il luogo del sentire ,
quindi la metafora del silenzio della poesia. Il cuore è sentire, il canto è il sentire immediato,
quindi silenzio della poesia. Poesia anti idillica, mancanza di coincidenza tra unità metrica e
sintattica. Ricorso all’enjambement. Sul piano lessicale ci sono verbi destinati a diventare
parole chiavi , tematiche, anche perché le pone a livello di pausa sintattica e metrica.
Sdoppiamento tra l’io lirico e il suo cuore che per lui è l’organo che presiede a quella illusoria
ricerca del piacere. È impossibile zittire il cuore perché vorrebbe dire zittire anche la poesia.

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