Fondamenti di automatica
Testo per allievi fisici e matematici
II anno, I semestre, 5 crediti
I sistemi lineari sono una classe particolare, ma molto importante, di sistemi dinamici.
Come tali essi sono caratterizzati da variabili di ingresso, stato e uscita, nel seguito e trasformazione d’uscita
indicate con u, x e y. Con t si indica, invece, il tempo, che può essere un intero (sistema
y (t ) c T x(t ) du (t ) (4)
a tempo discreto) o un reale (sistema a tempo continuo). Limitandoci al caso dei
sistemi con un solo ingresso e una sola uscita e a dimensioni finite dobbiamo
ulteriormente assumere che I sistemi lineari (sia a tempo discreto che a tempo continuo) sono cosí individuati
dalla quaterna (A,b,c T ,d) che è conveniente ordinare nel modo seguente
u (t ) R x(t ) R n y (t ) R
A b
dove la dimensione n del vettore di stato si chiama ordine del sistema.
Fatte queste premesse, possiamo definire i sistemi lineari a tempo discreto come quei
sistemi in cui lo stato si aggiorna secondo una equazione lineare, detta equazione di
stato, cT d
y (t ) c T x(t ) du (t ) (2)
dove c T è un vettore riga 1u n e d un reale. Scritta per ogni componente xi del vettore
di stato, la (1) corrisponde a
Figura 1 Rappresentazioni di un sistema lineare: (a) forma compatta; (b) forma disaggregata in cui
x1 (t 1) a11 x1 (t ) a1n x n (t ) b1u (t )
il primo blocco rappresenta l’equazione di stato e il secondo la trasformazione d’uscita
x 2 (t 1) a 21 x1 (t ) a 2 n xn (t ) b2 u (t )
La prima forma mette in evidenza soltanto le variabili di ingresso e uscita, dette
x n (t 1) a n1 x1 (t ) a nn x n (t ) bn u (t ) esterne perché sono quelle attraverso le quali ogni sistema interagisce con il resto del
mondo. La seconda forma mette in evidenza anche le variabili di stato, dette interne.
mentre la (2) si specifica in In molti casi l’ingresso non influenza direttamente l’uscita, cioè d 0 . Tali sistemi,
detti propri, sono individuati dalla terna (A,b,c T ) mentre quelli con d z 0, detti
y (t ) c1 x1 (t ) c n x n (t ) du (t ) impropri, sono caratterizzati da una quaterna (A,b,c T ,d). Sistemi senza ingresso
( b 0 ), o con ingresso identicamente nullo, si dicono autonomi e sono descritti, nel
Nel seguito supporremo che A, b, c T e d siano costanti nel tempo (sistemi invarianti). caso siano propri, dalla coppia (A,c T ). Nel seguito discuteremo le principali proprietà
In modo del tutto analogo, indicata con x (t ) la derivata di x(t ) rispetto al tempo, dei sistemi lineari, iniziando da quelle che dipendono soltanto dalla matrice A
possiamo definire i sistemi lineari a tempo continuo come quei sistemi con equazione (reversibilità e stabilità interna), continuando con quelle caratterizzate dalla coppia
di stato (A,b) (raggiungibilità) o dalla coppia (A,c T ) (osservabilità) e terminando con quelle
Fondamenti di automatica 3 4 Fondamenti di automatica
che dipendono dalla terna (A,b,c T ) o dalla quaterna (A,b,c T ,d) (stabilità esterna, prelevati dall’allevamento alla fine dell’anno t (dopo la riproduzione) e con y ( t ) il
sfasamento minimo, ...). numero totale di coppie di conigli presenti nell’allevamento all’inizio dell’anno t, si
ipotizzi che
Esempio 1 (legge di Newton) x i conigli giovani non riproducano
x i conigli giovani diventino adulti dopo un anno
Si supponga che ad una massa puntiforme m, vincolata a scorrere senza attrito lungo
una retta, sia applicata una forza u( t ) nella direzione della retta. Detta y ( t ) la x i conigli adulti riproducano una volta l’anno
x ogni coppia di conigli adulti generi una coppia di conigli giovani
posizione della massa, misurata rispetto ad un punto fisso, la legge di Newton afferma
x i conigli siano immortali
che
Il semplice bilancio di conigli giovani e adulti porta allora a scrivere le equazioni di
my(t ) u (t ) stato
x1 ( t 1) x2 ( t )
La stessa legge può tuttavia essere posta nella forma di un sistema lineare a tempo
x2 ( t 1) x1 ( t ) x2 ( t ) u( t )
continuo. Per questo basta indicare con x1 ( t ) la posizione della massa e con x2 ( t ) la
sua velocità per ottenere le equazioni di stato
mentre la trasformazione di uscita è
x1 (t ) x2 (t )
y( t ) x1 ( t ) x2 ( t )
1
x 2 (t ) u (t )
m
Il sistema (che risulta essere proprio) è pertanto individuato dalla terna
e la trasformazione di uscita
0 1 0
A b
1 1 1
y( t ) x1 ( t )
cT 1 1
In conclusione, la legge di Newton è descritta da un sistema proprio individuato dalla
terna
0 1 0 Supponendo che all’istante t 0 lo stato del sistema sia
A b
0 0 1m
1
x( 0 )
0
cT 1 0
n n
Problema 1 (A, II) y (t ) ¦ Į y(t i) ¦ ȕ u (t i)
i 1
i
i 0
i
Si descriva il sistema meccanico riportato in figura con una quaterna (A, b, cT, d),
supponendo che le due masse m1 e m2 non siano soggette ad attrito e che la molla
in cui la prima sommatoria viene chiamata autoregressione e la seconda media mobile.
abbia coefficiente di elasticità k.
Per questo motivo la (5) è universalmente nota come modello autoregressivo a media
mobile o, più sinteticamente, come modello ARMA (dall’inglese Auto Regressive-
Moving Average). L’analogo della (5) a tempo continuo è l’equazione differenziale di
u(t) = forza applicata alla massa
m2 ordine n
y(t) = posizione della massa m1
y ( n ) (t ) D 1 y ( n 1) (t ) D n y ( 0 ) (t ) E 0 u ( n ) (t ) E 1 u ( n 1) (t ) E n u ( 0 ) (t ) (6)
2. Modello ARMA e funzione di trasferimento Questa è la relazione che viene normalmente usata per generare ricorsivamente i
La definizione di sistema lineare data nel precedente paragrafo si chiama, in gergo, numeri di Fibonacci (annullando l’ingresso e ponendo y ( 0 ) y (1) 1).
definizione "interna", perché fa riferimento esplicito allo stato del sistema. Una Le (5) e (6) possono essere scritte nella forma generale
definizione alternativa è quella "esterna", che coinvolge, invece, soltanto ingresso e
uscita. Secondo questa definizione, in un sistema lineare a tempo discreto di ordine n, D( p ) y ( t ) N ( p )u( t ) (7)
una somma pesata degli ultimi ( n 1) valori di ingresso uguaglia, in ogni istante di
tempo t, una somma pesata dei corrispondenti valori di uscita, cioé dove D() e N () sono due polinomi di grado n
y (t n) Į1 y (t n 1) Į n y (t ) ȕ0 u (t n) ȕ1u (t n 1) ȕ n u (t ) (5) D( p) p n Į1 p n 1 Į n
N ( p) ȕ0 p n ȕ1 p n 1 ȕ n
Se E0 z 0 l’ingresso u( t ) influenza direttamente l’uscita y ( t ) e, pertanto, il sistema è
improprio. Se, invece, E0 0 il sistema è proprio. La (5) viene spesso usata nella e p è un operatore di "anticipo" nel caso di tempo discreto, (cioé py ( t ) y ( t 1) ,
forma p 2 y ( t ) y ( t 2 ) , ...) e di "derivazione" nel caso di tempo continuo (cioé py (t ) y (t ) ,
p 2 y (t ) y(t ) , ...). Assegnare un modello ARMA significa, quindi, assegnare i due
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1
D( s ) s2 N ( s)
m
Figura 2 Scomposizione di un modello ARMA ( D( p ) , N ( p ) ) in un modello ARMA di
e l’allevamento di Fibonacci (Esempio 2) da trasferimento ( n( p ) , d ( p ) ) e in un modello AR (0,r(p))
D( z ) z2 z 1 N (z) z 1 Infatti, moltiplicando la (10) per r ( p ) e tenendo conto della (11) e del fatto che
Nel caso che i due polinomi D() e N () siano primi tra loro (cioé non abbiano zeri in w( t ) v ( t ) u( t )
comune), il modello ARMA si dice di trasferimento. In questi casi, dato che il
polinomio D() è monico, la coppia ( D() , N ()) è ricavabile dal rapporto N () D() , si ottiene la (7) con N ( p ) e D( p ) dati dalla (9). Lo schema di Fig. 2 mette in evidenza
noto come funzione di trasferimento e indicato nel seguito con G(), cioé che la funzione di trasferimento G ( p ) n( p ) d ( p ) identifica esclusivamente una
N ( p) parte del modello ARMA. In altre parole, la conoscenza della sola funzione di
G( p ) (8)
D( p ) trasferimento non permette in generale di calcolare l’uscita di un sistema a partire dal
Se, invece, il modello ARMA non è di trasferimento, cioè se suo ingresso, a meno che il segnale v() sia identicamente nullo, il che si verifica
quando le condizioni iniziali del modello AR (11) sono nulle.
N ( p ) r ( p ) n( p )
(9)
D( p ) r ( p ) d ( p )
3. Calcolo della funzione di trasferimento e realizzazione
con n() e d() primi, la funzione di trasferimento (8) risulta uguale a n( p ) d ( p ) . Gli
Avendo dato due diverse definizioni di sistema dinamico (una interna e una esterna) è
zeri di n() e d() si chiamano, rispettivamente zeri e poli della funzione di
importante capire come si possa passare da una descrizione all’altra.
trasferimento. Tenendo conto delle (7) e (9) si può verificare che un modello ARMA
Il problema del calcolo delle relazioni ingresso-uscita (cioè del modello ARMA e
può essere scomposto, come mostrato in Fig. 2, in un modello ARMA di trasferimento
della funzione di trasferimento) di un sistema assegnato mediante una quaterna
individuato dalla coppia di polinomi primi ( n(), d())
(A,b,cT ,d) può essere ben inquadrato soltanto dopo aver introdotto le nozioni di
raggiungibilità e osservabilità. Per ora notiamo che le (1) e (3), ricordando il
d ( p ) y(t ) n( p )w( t ) (10)
significato dell’operatore p, possono essere scritte nella forma
e in un modello AR individuato dai polinomi 0, r () ,
px ( t ) Ax ( t ) bu( t )
r ( p )v ( t ) 0 (11)
per cui
x ( t ) ( pI A )1 bu( t )
y( t ) c T ( pI A )1 b d u( t ) Il problema della determinazione di una quaterna (A,b,cT ,d) che abbia come modello
ARMA un modello ( N ( p ), D( p ) ) assegnato è noto come problema della realizzazione
e un confronto con le (7) e (8) fornisce (con lo stesso nome si indica anche la quaterna (A,b,cT ,d) che risolve il problema). Per
affrontare questo tema è, tuttavia, necessario aver approfondito le nozioni di
G( p ) c T ( pI A )1 b d (12) raggiungibilità e osservabilità. Per ora accontentiamoci di affermare (la dimostrazione
non è immediata) che una particolare realizzazione, detta in forma canonica di
Per l’inversione della matrice ( pI A ) di dimensioni n u n , si può procedere nel modo ricostruzione, di un assegnato modello ARMA
seguente (metodo di Souriau). Posta la matrice ( pI A )1 nella forma
D( p) p n Į1 p n 1 Į n
1 N ( p) ȕ0 p n ȕ1 p n 1 ȕ n
( pI A) 1 P( p)
' A ( p)
con D e N anche non primi, è la quaterna
dove P( p ) è una matrice n u n di polinomi di grado minore di n e ' A ( p ) è il
polinomio caratteristico della matrice A, ' A ( p ) e P( p ) si calcolano con le due 0 0 0 Įn Ȗn
formule seguenti 1 0 0 Į n 1 Ȗ n 1
' A ( p) p n Į1 p n 1 Į n Ar 0 1 0 Įn2 br Ȗn2
P( p) P0 p n 1 P1 p n 2 Pn 1
0 0 1 Į1 Ȗ1
dove c Tr 0 0 0 1 dr E0
P0 I D1 tr (P0 A )
con
1
P1 P0 A D 1I D2 tr (P1 A) Ȗi ȕi ȕ 0 Įi i 1, ,n
2
1
P2 P1 A D 2 I D3 tr (P2 A)
3 Un’altra realizzazione molto nota, ma valida, tuttavia, solo nel caso di polinomi N e D
coprimi (cioè nel caso di modelli ARMA di trasferimento) è la forma canonica di
1
Pn 1 Pn 2 A D n 1I D n tr (Pn 1 A ) controllo data da
n
0 1 0 0 0
Se, a conti fatti, la funzione di trasferimento G ( p ) n( p ) d ( p ) ha il polinomio d ( p )
0 0 1 0 0
di grado n, allora dalle formule di Souriau segue che
Ac bc
d ( p) D( p) ' A ( p) 0 0 0 1 0
Įn Į n 1 Į n 2 Į1 1
e il modello ARMA ( N ( p ), D( p ) ) del sistema è deducibile dalla funzione di c Tc Ȗn Ȗ n 1 Ȗn2 Ȗ1 dc ȕ0
trasferimento. Inoltre, in tal caso, i poli della funzione di trasferimento sono n e
coincidono con gli autovalori della matrice A. Nel caso, invece, il grado di d sia con
minore di n, i poli della funzione di trasferimento sono meno di n, ma coincidono
sempre con alcuni degli autovalori della matrice A. Ȗi ȕi ȕ 0 Įi i 1, ,n
Fondamenti di automatica 11 12 Fondamenti di automatica
0 1 0
Ac bc
1 1 1
cTc 1 1
e
0 1 1
Ar br
1 1 1
cTr 0 1 Supponendo che l’uscita di interesse sia la portata di deflusso del primo lago (cioè
y (t ) k 2 x 2 (t ) ), si descriva il sistema con la terna (A, b, cT) e si determini poi il
e sono, quindi, diverse dalla terna (A,b,cT ) proposta nell’Esempio 2. modello ARMA e la funzione di trasferimento del sistema. Si verifichi che il sistema
h (A, b, cT) è del terzo ordine, il modello ARMA del secondo ordine e la funzione di
trasferimento del primo ordine.
Problema 3 (A, I)
Problema 6 (T, III)
Si descriva il circuito elettrico riportato in figura come sistema lineare (A, b, cT, d).
Si verifichi che la funzione di trasferimento di un ritardatore puro (ingresso u(t), uscita
y(t)=u(tW)) è G(s)=eWs.
∑1 ∑2 A1 0 b1
A b
0 A2 b2
Le equazioni di stato di ¦ sono pertanto Anche in questo caso la matrice A è triangolare (anzi diagonale) a blocchi così che i
suoi autovalori sono quelli delle matrici A1 e A 2 .
x (1) (t ) A 1 x (1) (t ) b1u (t )
( 2)
x (t ) A 2 x ( 2 ) (t ) b 2 c1T x (1) (t ) d1u (t ) Retroazione
Due sistemi sono collegati in retroazione (Fig. 5) quando l’ingresso del primo è la
mentre la trasformazione di uscita è data da somma di un ingresso esterno u e dell’uscita del secondo e l’ingresso del secondo è
l’uscita del primo.
y(t) c T2 x ( 2 ) (t ) d 2 c1T x (1) (t ) d1u (t )
A1 0 b1
A b ∑
b2 c1T A2 b2 d1
cT d 2 c1T c T2 d d1d 2 Figura 5 Due sistemi collegati in retroazione ( ¦1 è in linea di andata e ¦ 2 in linea di retroazione)
Si noti che la matrice A è triangolare a blocchi, per cui i suoi autovalori sono quelli
delle matrici A1 e A 2 .
Fondamenti di automatica 15 16 Fondamenti di automatica
Naturalmente gli aggregati di sottosistemi possono anche essere studiati dal punto G( p ) G1 ( p )G2 ( p )
di vista esterno. Anzi, il modello ARMA e la funzione di trasferimento di ¦ sono
facilmente determinabili a partire dai modelli ARMA e dalle funzioni di trasferimento Questo risultato permette di concludere che l’ordine secondo cui i due sottosistemi
di tutti i sottosistemi. Per renderci conto di ciò, analizziamo innanzitutto il caso dei vengono disposti in cascata non influenza la funzione di trasferimento dell’aggregato.
collegamenti in cascata, parallelo e retroazione di due sottosistemi.
Parallelo
Cascata Facendo riferimento alla Fig. 4 e procedendo come nel caso del collegamento in
Con riferimento alla Fig. 3 supponiamo che ¦1 ( N1 ( p ), D1 ( p )) e cascata è facile dimostrare che la funzione di trasferimento di ¦ è
¦ 2 ( N 2 ( p ), D2 ( p )) . Ciò significa che il modello ARMA del primo sottosistema è
G( p ) G1 ( p ) G2 ( p )
D1 ( p ) y (1) ( t ) N1 ( p )u( t )
In altre parole, la funzione di trasferimento di un sistema costituito da due sottosistemi
Applicando, allora, a entrambi i membri di questa relazione l’operatore N 2 ( p ) e collegati in parallelo è la somma delle due funzioni di trasferimento.
notando che y (1) u(2) otteniamo
Retroazione
N 2 ( p ) D1 ( p )u(2) ( t ) N 2 ( p ) N1 ( p )u( t ) Nel caso di due sistemi ¦1 e ¦ 2 collegati in retroazione come mostrato in Fig. 5 si
perviene, invece, alla formula
Ma N 2 D1 D1 N 2 e N 2 N1 N1 N 2 perché derivare (o anticipare) una funzione prima r
volte e poi s volte è equivalente a derivarla (o anticiparla) prima s volte e poi r volte, G1 ( p )
G( p )
per cui si può scrivere 1 G1 ( p )G2 ( p )
D1 ( p ) N 2 ( p )u(2) ( t ) N1 ( p ) N 2 ( p )u( t ) Questa formula, utilissima per l’analisi dei sistemi retroazionati, vale per il
collegamento mostrato in Fig. 5 in cui la retroazione è detta positiva perché il segnale
D’altra parte, la relazione ARMA del secondo sottosistema è y (2) proveniente dalla retroazione viene sommato al segnale esterno u. Nel caso si
faccia, invece, riferimento ad uno schema con retroazione negativa
D2 ( p ) y ( t ) N 2 ( p )u ( 2 ) ( t )
u(1) u y ( 2)
per cui, in definitiva, si ottiene
la formula da usare risulta ovviamente
D1 ( p ) D2 ( p ) y ( t ) N1 ( p ) N 2 ( p )u( t )
G1 ( p )
G( p )
1 G1 ( p )G2 ( p )
In altre parole, se due sistemi ¦1 e ¦ 2 sono collegati in cascata, il sistema risultante ¦
è caratterizzato da un modello ARMA individuato dai seguenti due polinomi
Tale formula viene spesso enunciata a parole, dicendo che la funzione di trasferimento
N ( p) N1 ( p ) N 2 ( p ) D( p ) D1 ( p ) D2 ( p ) di un sistema retroazionato negativamente è il rapporto tra la funzione di trasferimento
in linea di andata ( G1) e la funzione di trasferimento d’anello ( G1G2 ) aumentata
dell’unità. Chiamare funzione di trasferimento d’anello la funzione G1G2 è pienamente
Ciò significa che la funzione di trasferimento G ( p ) N ( p ) D( p ) di ¦ si ottiene
giustificato, dato che nell’anello i due sistemi ¦1 e ¦ 2 sono in cascata l’uno all’altro.
moltiplicando tra loro le due funzioni di trasferimento G1 ( p ) e G2 ( p ) dei due
sottosistemi, cioè
Fondamenti di automatica 17 18 Fondamenti di automatica
¦ C ( p )'
k k ( p)
G ( p) k
'( p)
Problema 7 (A, I)
Si determini la funzione di trasferimento G(z) di un filtro numerico così costituito:
l’ingresso (discreto) u(t) viene prima “derivato” (naturalmente in termini “discreti”) e
poi mediato uniformemente su tre istanti successivi dando così luogo a y(t). (Si supponendo che
consiglia di rappresentare il filtro con uno schema a blocchi con ritardi unitari z 1 e s 1
G (s) 1 H (s)
quindi di calcolare G(z)). s
Fondamenti di automatica 19 20 Fondamenti di automatica
Si commenti il risultato, dopo aver notato che G(s) e H(s) sono funzioni di Problema 11 (A, II)
trasferimento di sistemi impropri. Il sistema idraulico rappresentato in figura
x A 1bu y d c T
A 1b u (16)
Nel caso A sia invece singolare ( det A 0 ), fissato u o non esistono soluzioni x , y
delle (14), (15) o ne esistono infinite.
Nel caso dei sistemi a tempo discreto le (14) e (15) devono essere sostituite dalle
relazioni
Figura 6 Traiettorie in sistemi del secondo ordine: (a) sistema a tempo continuo; (b) sistema a ( I A )x bu
tempo discreto y cT x d u
x(t ) x ( t T ) t (13)
det( I A ) z 0
In questo caso la traiettoria risulta essere una linea chiusa (ciclo) ripetutamente o, equivalentemente, dal fatto che A non abbia autovalori unitari. In tale caso si ha
percorsa ogni T unità di tempo. Un caso particolare di quello dei cicli si presenta
quando lo stato del sistema non varia nel tempo, così che il ciclo è rappresentato da un x (I A) 1 bu y d c T
(I A ) 1 b u (17)
punto x detto stato di equilibrio. A questo proposito diamo la seguente definizione.
Le (16) e (17) mostrano comunque che nei casi non singolari il legame tra ingresso di
Definizione 1 (sistema all’equilibrio)
equilibrio e uscita di equilibrio è lineare. Poiché nei sistemi ad un solo ingresso e
Un sistema si dice all’equilibrio se ingresso e stato (e, quindi, anche uscita) sono uscita è d’uso definire il guadagno del sistema come il rapporto P tra uscita e ingresso
costanti, cioè se all’equilibrio
u( t ) u x( t ) x y(t ) y t y
P
u
Il vettore x si chiama stato di equilibrio.
ne consegue che per i sistemi a tempo continuo vale la formula
Poiché nei sistemi a tempo continuo, x ( t ) x t implica x (t ) 0 , ne consegue che in
tali sistemi P d cT A 1b
Naturalmente, queste stesse formule mostrano che non ha senso parlare di guadagno 7. Formula di Lagrange e matrice di transizione
nei casi singolari. Dalle equazioni di stato di un sistema lineare segue che lo stato al generico istante t è
È importante notare che il calcolo del guadagno è immediato quando si conosca la funzione dello stato all’istante iniziale t 0 , dell’ingresso nell’intervallo di tempo
relazione ingresso-uscita (6) di un sistema a tempo continuo, perché la condizione di [0, t ) e, ovviamente, della durata t dell’intervallo di tempo considerato. Una soluzione
equilibrio impone y (i ) u(i) 0 , i 1, ,n , y (0) y e u(0) u , per cui
esplicita, nel senso comune del termine, delle equazioni di stato è possibile soltanto in
casi particolarmente semplici (tipicamente, sistemi del primo o secondo ordine). La
En
P (18) soluzione può essere, tuttavia, specificata e messa in forma particolarmente utile per la
Dn
comprensione di molti problemi. Nel caso dei sistemi a tempo continuo, la formula è
attribuita a Lagrange; per semplicità, daremo lo stesso nome all’analoga formula
Nel caso analogo dei sistemi a tempo discreto risulta invece (vedi (5))
valida nel caso dei sistemi a tempo discreto.
n
x (t ) Ax(t ) bu (t )
Si noti che, indicata con G ( s ) la funzione di trasferimento di un sistema a tempo
continuo, la (18) è equivalente a P G( 0 ) , per cui il guadagno P è uguale alla lo stato x ( t ) per t t 0 è dato da (formula di Lagrange)
funzione di trasferimento valutata per s 0 . Nel caso dei sistemi a tempo discreto con
t
funzione di trasferimento G ( z ) dalla (19) segue invece che P G(1), cioè il guadagno x(t ) e At x(0) ³0 e A ( t ȟ ) bu (ȟ )dȟ (20)
è uguale alla funzione di trasferimento valutata per z 1.
Il calcolo del guadagno è semplice da effettuare anche nel caso di sistemi costituiti da
dove
aggregati di sottosistemi ad un solo ingresso e una sola uscita. E’ infatti immediato
verificare che il guadagno P di un sistema costituito da due sottosistemi collegati in
t2 t3
cascata è il prodotto dei guadagni dei due sottosistemi, cioè e At I At A 2 A3 (21)
2! 3!
P P1P 2
Analogamente, in un sistema lineare a tempo discreto
dove )( t ) e <( t ) sono operatori lineari applicati, rispettivamente, allo stato iniziale continuo. Ma la stessa cosa vale anche per leggi che fanno riferimento a sistemi a
x( 0 ) e al segmento u[0,t ) () di funzione di ingresso u() . Confrontando la (23) con le tempo discreto come mostrato nel seguente esempio.
(20) e (22) segue che la matrice )( t ) , detta matrice di transizione, è data da
Esempio 4 (ammortamento)
At
e nei sistemi a tempo continuo Se un debito iniziale D viene ammortizzato restituendo per N anni consecutivi una
ĭ (t ) ® t
¯A nei sistemi a tempo discreto cifra pari ad A, il debito x varia negli anni secondo l’equazione
La (23) afferma che lo stato del sistema è in ogni istante dato dalla somma di due x ( t 1) (1 U) x ( t ) A
contributi, il primo dipendente linearmente dallo stato iniziale e il secondo dipendente
linearmente dall’ingresso. Questi due contributi al movimento di un sistema dinamico dove U è il fattore di interesse annuo. Si può allora applicare la formula di Lagrange
si chiamano, rispettivamente, movimento libero e movimento forzato. Il motivo di (22) con t N e u( i ) A a questo sistema ottenendo
questa denominazione è ovvio: )( t )x ( 0 ) rappresenta l’evoluzione del sistema "libero"
N 1
cioè del sistema a cui è applicato ingresso nullo (o, come si dice a volte in gergo, del x ( N ) (1 U)N D A¦ (1 U)N i1
sistema senza ingresso), mentre <( t )u[0,t ) () rappresenta l’evoluzione del sistema i 0
Problema 12 (T, I)
Quale dei tre diagrammi seguenti non può rappresentare il movimento libero di uscita
di un sistema lineare a tempo continuo?
8. Reversibilita’
In un sistema dinamico l’ingresso in un intervallo di tempo [0,t] e lo stato iniziale x( 0 )
determinano univocamente lo stato x( t ) e l’uscita y ( t ) all’istante finale t. In altre
parole, l’evoluzione nel futuro del sistema è sempre garantita e univocamente
individuata. Nel caso dei sistemi lineari ciò risulta evidente dalle formule di Lagrange
Problema 14 (A, II) (20) e (22) valide per t t 0 . In alcuni sistemi l’evoluzione è garantita e univocamente
Sulla rete elettrica alimentata in tensione e rappresentata in figura è stata eseguita una individuata anche nel passato. Tali sistemi sono detti reversibili. Per i sistemi lineari
prova in corto circuito (u (t ) { 0)) e la tensione y (t ) rilevata in uscita è risultata di tipo vale il seguente risultato.
oscillatorio smorzato
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Problema 16 (A, II) cioé se e solo se tutti gli elementi della sua matrice di transizione tendono a zero per
Il parco macchine di una società di autonoleggio è gestito sostituendo con una t o f . I sistemi a memoria finita sono, pertanto, asintoticamente stabili.
macchina nuova ogni macchina che raggiunge i 4 anni di età e ogni macchina di età La proprietà più importante (facile da dimostrare) dei sistemi asintoticamente stabili,
inferiore ai quattro anni che subisca guasti irreparabili. Si descriva la dinamica del a volte usata come definizione alternativa di asintotica stabilità, è la seguente.
parco macchine supponendo che sia nota la probabilità pi che una macchina di età i
subisca un guasto irreparabile. Indi si dica se il sistema è reversibile. Teorema 4 (asintotica stabilità e convergenza verso l’equilibrio)
Un sistema è asintoticamente stabile se e solo se per ogni ingresso u esiste un
solo stato di equilibrio x verso cui tende lo stato del sistema per qualsiasi x( 0 )
se u( t ) u.
A conferma di questo teorema, notiamo che nel sistema instabile che interpreta la
T
legge di Newton abbiamo per u 0 infiniti stati di equilibrio x T x1 0 , mentre nel
sistema di Fibonacci lo stato di equilibrio x è unico ma x( t ) non tende a x per t o f .
Fondamenti di automatica 31 32 Fondamenti di automatica
Problema 17 (A, II) seconda simulazione e concludere che il sistema non è asintoticamente stabile perché
Si dica, su base puramente intuitiva, quali dei seguenti sistemi sono asintoticamente uno degli elementi della prima colonna della matrice di transizione ) non tende a zero.
stabili e quali semplicemente stabili (per i sistemi meccanici si supponga di essere in Se, al contrario, la prima simulazione fornisce un movimento libero che tende a zero,
si può passare alla seconda, caratterizzata da stato iniziale x( 0) e2 , e così procedere
presenza di attrito)
finché si trova un movimento libero che non tende a zero (sistema non asintoticamente
stabile) o finché, una volta eseguita l’n-esima simulazione corrispondente a x( 0) en ,
si possa concludere che la matrice di transizione tende a zero, per cui il sistema è
asintoticamente stabile.
È facile mostrare che le n simulazioni non devono necessariamente essere quelle
corrispondenti agli stati iniziali x( 0) ei , i=1,2,...,n. L’unico vincolo è in realtà che gli
n stati iniziali che individuano le n simulazioni siano tra loro linearmente indipendenti
(come, appunto, sono i versori ei di R n ). L’interpretazione geometrica della stabilità,
che verrà illustrata nel prossimo paragrafo, permette anche di concludere che,
scegliendo a caso lo stato iniziale della prima simulazione, si ha probabilità 1 (cioè la
pratica certezza) che il sistema sia asintoticamente stabile se la simulazione fornisce un
Problema 18 (T, I) movimento libero tendente a zero. Questo risultato giustifica, in un certo senso, chi per
analizzare la stabilità di un assegnato sistema effettua una sola simulazione.
Dire se i due sistemi in figura possono essere uno stabile e l'altro instabile
A differenza di alcuni dei metodi che seguono, il metodo delle simulazioni mal si
presta ad essere parametrizzato, per cui non è consigliabile usarlo quando la stabilità
del sistema debba essere discussa al variare di qualche parametro di progetto. Inoltre,
il metodo non fornisce, a meno di essere opportunamente integrato, alcun indicatore
sulla "robustezza della stabilità", cioè sull’entità delle perturbazioni parametriche
necessarie a trasformare il sistema da asintoticamente stabile in instabile.
10. Il metodo delle simulazioni Il problema della stabilità può essere completamente risolto facendo riferimento agli
autovalori Oi della matrice A. Infatti, supponendo che tutti gli autovalori di A siano
Abbiamo visto che un sistema è asintoticamente stabile se e solo se
reali, per mezzo di un opportuno cambiamento delle variabili di stato
lim ) ( t ) 0
t of z Tx
Ricordando che l’i-esima colonna della matrice di transizione è il movimento libero è possibile trasformare il sistema assegnato (A,b, cT ,d) in un sistema equivalente
corrispondente allo stato iniziale x( 0) ei (versore i-esimo di R n ), la relazione appena ( TAT 1 , Tb , c T T 1 , d) in cui la matrice TAT 1 è in forma triangolare (e, quindi, ha
scritta giustifica un metodo di analisi della stabilità spesso usato in pratica ma gli autovalori O1 , O2 ,, On sulla diagonale). Il movimento libero del sistema è, allora,
raramente citato nei testi, il metodo delle n simulazioni. Tale metodo consiste nel descritto dalle equazioni
simulare su calcolatore il comportamento del sistema x (t ) Ax(t ) o x( t 1) Ax( t )
con stato iniziale x( 0) e1 e nel verificare che tutte le componenti del vettore di stato z (t ) TAT 1 z (t )
tendano asintoticamente a zero. Se ciò non accade si può evitare di passare alla
Fondamenti di automatica 33 34 Fondamenti di automatica
tendono a zero per t o f se e solo se Ȝi 0 . Questo permette di affermare che il varietà centro: i movimenti liberi corrispondenti a stati iniziali appartenenti a & 0
danno luogo a traiettorie che restano in & 0 , non tendono a zero ed, eventualmente,
sistema è asintoticamente stabile se e solo se tutti gli autovalori sono negativi.
tendono all’infinito con legge polinomiale. Sistemi senza varietà centro (cioè senza
Affinché il sistema sia fortemente instabile è invece necessario e sufficiente che
autovalori critici) si chiamano iperbolici e sono distinti in attrattori ( & R n ), selle
almeno un autovalore sia positivo. Nel caso ci sia una coppia di autovalori complessi
( & & R n ) e repulsori ( & R n ). Sistemi con varietà centro si chiamano,
coniugati ( Ȝ a r iZ ) la matrice di transizione contiene termini sinusoidali modulati
invece, non iperbolici. In Fig. 9 sono mostrate le traiettorie corrispondenti al
esponenzialmente, cioè del tipo e at sen (Zt M ) (si ricordi che
( a iZ ) t at movimento libero di otto diversi sistemi del secondo ordine a tempo continuo. In ogni
e e (cos Zt isenZt ) ). Nel caso più complicato di autovalori complessi
figura sono mostrati anche i due autovalori del sistema. I primi cinque sistemi (fuoco
coniugati multipli, alcune di queste funzioni possono essere moltiplicate per polinomi
stabile, nodo stabile, fuoco instabile, nodo instabile, sella) sono iperbolici e gli ultimi
p(t) di grado, comunque, inferiore alla molteplicità dell’autovalore. Le condizioni
tre non iperbolici. L’ultimo sistema (autovalori immaginari) si chiama centro e
appena esposte sulla asintotica stabilità e sulla instabilità forte del sistema x Ax
giustifica il termine "varietà centro".
restano, pertanto, valide pur di considerare il segno della parte reale degli autovalori.
Infine, questi risultati sono estendibili al caso dei sistemi a tempo discreto in cui
l’esponenziale e Ȝ t è sostituito dalla potenza Ȝit (che tende a zero se e solo se Ȝi 1 ).
i
Naturalmente, quanto detto per i sistemi a tempo continuo vale anche per quelli a
tempo discreto, pur di discriminare tra autovalori stabili (| O i | 1), critici (| O i | 1) e
instabili (| O i | ! 1).
Problema 19 (T, I)
Si supponga di dover risolvere un sistema lineare algebrico del tipo: Ax b . Si
consideri allora il seguente metodo iterativo per la soluzione
x ( t 1) x ( t ) ( Ax ( t ) b)
χ° χ− χ+ χ° dove x ( t ) rappresenta il risultato alla t-esima iterazione. Dire da che cosa dipende la
convergenza del metodo iterativo.
Il vantaggio della scomposizione dello spazio di stato Rn nella somma diretta dei tre
sottospazi & , & 0 e & è particolarmente utile per visualizzare la geometria del
movimento libero, in particolare in sistemi del terzo ordine, come le due selle mostrate
in Fig. 10.
Problema 25 (T, II) velocità dell'automezzo e la sua distanza da quello che lo precede. Tenendo conto che,
Si dimostri che un sistema lineare del secondo ordine in condizioni nominali, la forza motrice deve uguagliare la forza di attrito hx 2
(affinché l'accelerazione x 2 sia nulla) è spontaneo pensare di utilizzare l'informazione
x Ax bu sull'eccesso di distanza e di velocità (rispetto ai valori nominali) per incrementare o
y cT x decrementare la forza motrice, ad esempio secondo la formula
m§ L ·
u hx 2 ¨ eccesso di distanza eccesso di velocità ¸
non può avere risposta allo scalino di tipo oscillatorio smorzato se det A < 0 (la W2 © v ¹
risposta allo scalino è l’uscita del sistema per stato iniziale nullo e ingresso costante e
unitario). dove W è un'opportuna costante. Tale costante identifica il controllore e va fissata in
modo che la dinamica del convoglio sia soddisfacente in base a diversi criteri tra cui,
fondamentale, quello di evitare tamponamenti tra automezzi del convoglio. Per motivi di
sicurezza, si può allora considerare il caso estremo in cui l'automezzo guida si blocchi
12. Esempio di applicazione: controllo del movimento di un convoglio
istantaneamente in un punto (nel seguito considerato come origine) e determinare i
Si consideri il convoglio rappresentato in Fig. 9 costituito da un automezzo guida valori del parametro di progetto W che garantiscono che il primo automezzo non vada a
seguito da n automezzi uguali di massa m, e si supponga che in condizioni nominali tamponare l'automezzo guida. Poiché tutti gli altri automezzi si trovano, durante la
tutti gli automezzi si muovano a velocità costante v a distanza L l'uno dall'altro. frenata, in condizioni meno critiche del primo, i valori di W così determinati saranno tutti
accettabili perché garantiranno l'assenza di tamponamenti all'interno di tutto il
convoglio.
n n-1 2 1 0
. . .
Se il blocco dell'automezzo guida nel punto 0 ha luogo all'istante t 0 , la posizione
x1 (t ) del primo automezzo è negativa (almeno per t sufficientemente piccolo) e
l'eccesso di distanza è, quindi, pari a ( x1 (t ) L) , mentre l'eccesso di velocità è pari a
( x 2 (t ) v) . Pertanto, la dinamica del primo automezzo è descritta dalle equazioni
Figura 9 Un convoglio costituito da un automezzo guida (0) e da n automezzi uguali (1,2,...,n).
x1 x2
Ogni automezzo è descritto da due variabili di stato, la sua posizione x1 e la sua 1ª m § L · º x1 L
x 2 hx 2 2 ¨ x1 L >x 2 v @¸ hx 2 » x2
velocità x 2 , legate tra loro dalle equazioni m «¬ W © v ¹ ¼ W2 W 2v
x1 x2 cioè da un sistema autonomo del secondo ordine x Ax con
1
x 2 u hx 2 0 1
m
A
1 T
dove u è la forza complessiva esercitata da motore e freni e hx2 è la forza di attrito. Per
W2 W2
specificare la dinamica dell'intero convoglio è necessario precisare la condotta di guida
di ogni singolo automezzo, cioè la legge secondo cui u dipende dalle variabili di stato. dove T=L/v. Tale sistema è asintoticamente stabile per tutti i valori di W, poiché
Nel caso di un convoglio automatizzato si potrebbe pensare a politiche di guida molto trA 0 e det A ! 0 . Gli autovalori di A
sofisticate, in cui la forza u applicata a ogni automezzo venga fatta dipendere da tutte § 2 ·
T ¨1 # 1 4 W ¸
le variabili di stato dell'intero convoglio, rilevate per mezzo di opportuni sensori e O1, 2
2W 2 ¨ T2 ¸
trasmesse, per esempio, all'automezzo guida che fungerebbe in tal caso da controllore © ¹
centralizzato. Ma una soluzione tecnica decisamente più semplice è quella hanno infatti parte reale negativa e sono complessi coniugati per W ! T / 2 e reali per
decentralizzata, che consiste nel munire ogni singolo automezzo di un controllore che W d T / 2 . Nel caso gli autovalori siano reali, i due autovettori soddisfano la relazione
fa automaticamente dipendere la forza u da variabili facilmente misurabili, quali la
Fondamenti di automatica 41 42 Fondamenti di automatica
0 1 x1 x1 La conclusione di questa semplice analisi è che nel convoglio non potranno avvenire
O1, 2
1/W 2 T / W 2 x2 x2 tamponamenti durante le fasi di frenata se il parametro di progetto W sarà
sufficientemente piccolo ( W d T / 2 ). Peraltro, poiché bassi valori di W possono essere
per cui le rette X1 e X 2 corrispondenti ai due autovettori hanno equazione
realizzati soltanto con motori e impianti frenanti capaci di esercitare grandi forze, ne
x 2 O1, 2 x1
segue che, per motivi di costo, sarà opportuno indirizzare la scelta del parametro W
cioè sono due rette passanti per l'origine con pendenza negativa, di cui quella associata verso valori elevati. Tutto ciò porta quindi spontaneamente a candidare come scelta
all'autovalore dominante ( X1 ) è quella meno pendente.
razionale di progetto il valore W * T / 2 .
Le traiettorie sono pertanto quelle di un fuoco stabile o di un nodo stabile, come h
mostrato in Fig. 10a. La figura evidenzia che, nel caso W ! T / 2 (fuoco stabile), la
traiettoria attraversa a un certo istante t * l'asse x 2 dello spazio di stato e ciò significa che
all'istante t * il primo automezzo tampona l'automezzo guida fermo nel punto 0. La parte
(b) della figura mostra, invece, che nel caso W T / 2 il tamponamento non avviene se lo 13. Test di asintotica stabilità
stato iniziale x(0) è sotto la retta X 2 (stati xc ( 0) e xcc ( 0) in figura) ed è inevitabile se x(0)
Abbiamo visto nel paragrafo precedente che la conoscenza degli autovalori della
è sopra la retta X 2 (stato xccc ( 0) in figura).
matrice A di un sistema lineare permette di stabilire se tale sistema è (o no)
asintoticamente stabile. Purtroppo, il calcolo degli autovalori di una matrice può essere
x2
anche oneroso se la matrice è di dimensioni rilevanti, come spesso accade nelle
x2 x’’’(0)
t* applicazioni. Per questo motivo risultano molto utili alcuni test o metodi di analisi che,
x(0)
x’’(0) t* evitando il calcolo degli autovalori, permettono di inferire l’asintotica stabilità o
l’instabilità del sistema.
x’(0)
x1 x1
Il più noto di questi test (che è una condizione sufficiente di instabilità) è il criterio di
0 0
X1
instabilità della traccia, che afferma che se in un sistema a tempo continuo [discreto]
di dimensione n la traccia della matrice A è positiva [maggiore di n in modulo] il
X2
sistema è instabile. La dimostrazione di questa proprietà è ovvia, se si ricorda che la
(a) (b) traccia di una matrice è pari alla somma dei suoi autovalori.
Una condizione che richiede uno sforzo computazionale molto maggiore (ma pur
Figura 10 Traiettorie di un fuoco stabile (a) nel caso W ! T / 2 e di un nodo stabile (b) nel caso sempre incomparabilmente minore di quello richiesto dal calcolo degli autovalori) è
W T / 2 . Il tamponamento avviene all'istante t * . quella nota come criterio di Hurwitz. Tale criterio (di cui non riportiamo la
dimostrazione) è una condizione necessaria e sufficiente perchè le n radici di una
Per arrivare a una conclusione definitiva, ci si può chiedere in quale di queste situazioni equazione polinomiale a coefficienti reali
ci si trovi normalmente, per esempio qualora il blocco dell'automezzo guida avvenga
mentre il convoglio si muove in condizioni nominali, per cui Į0 Ȝ n Į1 Ȝ n1 Įn 0
L
x1 (0) L x 2 (0) v abbiano parte reale negativa. Applicato all’equazione caratteristica ' A ( Ȝ) 0
T
(ricavabile con il metodo di Souriau citato nel terzo paragrafo) il criterio permette,
E' facile riconoscere (la verifica è lasciata al lettore) che
quindi, di stabilire se un sistema a tempo continuo è (o no) asintoticamente stabile.
x 2 ( 0) T
! O1, 2 per W d
x1 (0) 2
per cui lo stato iniziale è sotto la retta X1 (come lo stato xc ( 0) in Fig. 10b) cosicché,
come già detto, il tamponamento non può avvenire.
Fondamenti di automatica 43 44 Fondamenti di automatica
Teorema 6 (criterio di Hurwitz) In conclusione, un sistema del terzo ordine a tempo continuo è asintoticamente stabile
Sia se e solo se, sono verificate le condizioni
D1 ! 0 D3 ! 0 D 2 ! D 3 / D1
' A ( Ȝ) Ȝ n Į1 Ȝ n1 Įn
h
Esistono naturalmente criteri di asintotica stabilità dei sistemi a tempo discreto Il lettore potrà verificare l’efficacia di questo criterio applicandolo ai sistemi descritti
analoghi a quelli appena visti di Hurwitz e Routh (il più noto è forse il criterio di Jury). negli Esempi 1 e 2.
Va comunque segnalato che per mezzo della trasformazione di variabili
' A ( z) det( zI A ) z n Į1 z n1 Įn dove O è un autovalore reale e/o da sinusoidi modulate esponenzialmente in ampiezza
e at sen Ȧt M
è il polinomio caratteristico di un sistema a tempo discreto x ( t 1) Ax ( t ) , si può
scrivere la sua equazione caratteristica nella forma
dove Ȝ a r iZ è una coppia di autovalori complessi. Nei casi più complicati di
n n 1 autovalori multipli, alcune di queste funzioni possono essere moltiplicate per polinomi
§ s 1· § s 1·
¨ ¸ Į1 ¨ ¸ Įn 0 p(t) di grado, comunque, inferiore alla molteplicità dell’autovalore. L’uscita libera del
© s 1¹ © s 1¹
sistema (considerando per semplicità sistemi con una sola uscita)
è, pertanto, una combinazione lineare di n funzioni di questo tipo. Per esempio, se gli
Applicando, allora, il criterio di Hurwitz o di Routh a questa equazione, si può autovalori Ȝi sono reali e distinti si ha
determinare se il sistema a tempo discreto è asintoticamente stabile o no.
Nel caso particolare dei sistemi del secondo ordine (matrice A di dimensione 2 u 2 ) n
Ȝit
valgono condizioni speciali, che permettono spesso di verificare l’asintotica stabilità ylib (t ) ¦a e i
i 1
del sistema per semplice ispezione della matrice A.
dove i coefficienti ai dipendono dallo stato iniziale x(0). Per stati iniziali particolari al-
Teorema 8 (criterio della traccia e del determinante (valido solo per n=2)) cuni ai possono anche essere nulli, ma per stati iniziali generici si ha ai z0. Sui tempi
Un sistema a tempo continuo x (t ) Ax(t ) del secondo ordine è asintoticamente
lunghi e in condizioni generiche, l’esponenziale associato al massimo autovalore
stabile se e solo se domina, quindi, tutti gli altri, anche se il suo coefficiente ai è il più piccolo. Ciò è vero
indipendentemente dal segno degli autovalori (e, quindi, dalla stabilità del sistema) e
trA 0 det A ! 0 continua ad esser vero anche nel caso di autovalori complessi e/o multipli, perché per t
sufficientemente grande
Analogamente, un sistema a tempo discreto x ( t 1) Ax ( t ) del secondo ordine
è asintoticamente stabile se e solo se p1 (t )eOt !! p2 (t )e at sen Zt M
¦: 1
x Ax bu ¦: 2
y Gu
u(t) + e(t) C(t) x1 (t)
motore antenna
y cT x _
2 3 1 x^1 (t)
A b trasduttore
1 1 2
30
G ( s)
s 2 3s 2
cT 1 1 Figura 11 Schema a blocchi di un sistema di controllo della posizione di un’antenna.
Sui tempi lunghi, cioè per t>>T*, la risposta in pratica si dimezza ogni 3 min. Quanto 0 1 0
vale la costante di tempo dominante Td del sistema? A b
k h k
J J J
Il polinomio caratteristico è dato da
Fondamenti di automatica 51 52 Fondamenti di automatica
O a1 0 b1
' A O det OI A det b2 O a2 0 O a1 O a2 O a3 b1b2b3 elettrovalvola v(t)=u 1-k(y(t)-u 1)
0 b3 O a3
O3 a1 a2 a3 O2 a1a2 a2 a3 a1a3 O b1b2b3 a1a2 a3 x 1(t)
I coefficienti D1 , D 2 , D 3 del polinomio caratteristico sono pertanto positivi, per cui la
condizione necessaria e sufficiente per l’asintotica stabilità è (vedi Esempio 6)
D 1D 2 ! D 3 x 2(t)
cioè l’errore a regime è pari al disturbo diviso per (1+k)). Ciò è possibile, tuttavia, solo
se il sistema rimane asintoticamente stabile per alti valori di k. Per verificare se ciò
accade si può applicare il criterio degli autovalori. Per questo si deve dapprima
determinare la matrice A. Nell’ipotesi che i tre serbatoi siano uguali, cioè nell’ipotesi
Fondamenti di automatica 55 56 Fondamenti di automatica
che le tre portate di uscita siano proporzionali, secondo un coefficiente a, ai tre volumi k 8
xi (t ) , il sistema è descritto dalle equazioni
All’aumentare del guadagno dell’elettrovalvola il sistema diventa, quindi, più lento
x1 (t ) ax1 (t ) u1 k (ax3 (t ) u1 ) fino a diventare addirittura instabile. In conclusione, la scelta del parametro di progetto
x 2 (t ) ax1 (t ) ax2 (t ) k dovrà essere il risultato di un compromesso. Infatti, alti valori di k riducono l’effetto
x 3 (t ) ax2 (t ) u 2 (t ) ax3 (t ) del disturbo ma rendono più lenta la risposta del sistema (aumentando la costante di
y (t ) ax3 (t ) tempo dominante del sistema).
h
che corrispondono alla seguente matrice A
a 0 ka
A a a 0 18. Raggiungibilità e legge di controllo
0 a a Il movimento di un sistema lineare è dato da
Il polinomio caratteristico della matrice A è
x(t ) ĭ(t )x(0) Ȍ (t )u[ 0 ,t ) ()
Oa 0 ka
' A (O ) det(OI A) det a Oa 0 (O a ) 3 ka 3
cioè da somma di movimento libero e di movimento forzato. Il movimento forzato
0 a Oa
Figura 14 I tre autovalori del sistema di Fig. 13. Teorema 9 (condizione di completa raggiungibilità)
Un sistema lineare (A,b) di ordine n è completamente raggiungibile se e solo se
La parte reale dei due autovalori complessi coniugati (che sono quelli dominanti) è, gli n vettori b, Ab,, A
n 1
b , detti vettori di raggiungibilità, sono linearmente
quindi, indipendenti. Inoltre, in un sistema completamente raggiungibile ogni stato è
a3 k raggiungibile dall’origine in un tempo qualsiasi se il sistema è a tempo continuo e
Re(O ) a
2 in al più n transizioni se il sistema è a tempo discreto.
Per bilancio di massa possiamo scrivere Figura 16 Sistema controllato costituito dal sistema (A,b) e dal controllore k T
k1 0 12
A b In altre parole, il sistema (A,b) è stato trasformato, per mezzo del controllore k T , nel
0 k2 12
sistema controllato ( A bk T , b ). È stata così modificata la dinamica del sistema,
perché il polinomio caratteristico si è trasformato da ' A (Ȝ) in ' Abk (O ) . Ovviamente,
T
possibile dimostrare il seguente risultato, che mostra come la completa raggiungibilità Problema 29 (A, II)
sia condizione necessaria e sufficiente per la fissabilità degli autovalori del sistema Un'antenna con momento di inerzia J e soggetta ad attrito viscoso deve poter essere
controllato. puntata in qualsiasi direzione v e per questo motivo viene guidata da un motore (vedi
figura) che esercita una coppia m(t) proporzionale alla tensione di alimentazione u (t )
Teorema 10 (fissabilità degli autovalori) del motore (m(t)=D u (t ) ) che, a sua volta, dipende oltre che dalla posizione desiderata v
Gli autovalori del sistema controllato ( A bk T ) possono essere fissati anche dalla posizione angolare x1 (t ) e dalla velocità angolare x 2 (t ) dell'antenna.
arbitrariamente, per mezzo di un controllore k T , se e solo se il sistema (A,b) è
completamente raggiungibile.
u (0)
u (1)
R 1 x
u ( n 1)
Fondamenti di automatica 61 62 Fondamenti di automatica
Problema 32 (A, II) Inoltre, si può mostrare che X no ( t ) smette di decrescere a partire da un certo istante t
,
cioé X no ( t ) X no per t ! t
. Infine, se X no {0} , il sistema non ha stati indistinguibili
In una rete elettrica lineare contente due induttori e nessun condensatore sono state
misurate le correnti i1 (t ) e i2 (t ) nei due induttori per un intervallo finito di tempo. Il dall’origine e si può mostrare che questa condizione è necessaria e sufficiente per la
completa osservabilità del sistema nell’intervallo [0, t
) , cioé per la possibilità di
risultato è illustrato in figura.
calcolare x ( 0 ) da u[0,t ) () e y[0,t ) ().
cT
19. Osservabilità e ricostruzione dello stato cT A
O
L’osservabilità di un sistema dinamico è una proprietà che ha a che fare con la
possibilità di risolvere un problema "inverso", quello del calcolo dello stato iniziale cT A n1
x ( 0 ) a partire dalla conoscenza delle funzioni di ingresso e uscita nell’intervallo di
tempo [0, t ) . Analogamente, la ricostruibilità ha a che fare con la possibilità di
che ha le righe costituite dai vettori di osservabilità (trasposti). Per quanto detto, un
calcolare lo stato finale x ( t ) . È ovvio, pertanto, che l’osservabilità implica la
sistema è completamente osservabile se e solo se la sua matrice di osservabilità è non
ricostruibilità, perché noti x ( 0 ) e u[0,t ) () è possibile calcolare x ( t ) , mentre l’inverso è
singolare (cioè se esiste la matrice O 1 ). Questa condizione è facilmente verificabile
vero solo se il sistema è reversibile.
nei sistemi a tempo discreto, nei quali
Per analizzare la tematica dell’osservabilità è opportuno considerare l’uscita libera
del sistema y (0) cT x(0) d u (0)
y (1) cT Ax(0) cT bu (0) d u (1)
T cT e At x(0) nei sistemi a tempo continuo
c ĭ(t )x(0) ® T t y (2) cT A 2 x(0) cT Abu (0) cT bu (1) d u (2)
¯c A x(0) nei sistemi a tempo discreto
y (n 1) cT A n1x(0) cT A n2bu (0) cT bu (n 2) d u ( n 1)
e definire l’insieme X no ( t ) degli stati indistinguibili dall’origine come l’insieme degli
stati iniziali x ( 0 ) per i quali l’uscita libera è identicamente nulla nell’intervallo [0, t ) .
Evidentemente, tale insieme gode della proprietà Infatti, il sistema appena scritto, che ha n equazioni e n incognite (il vettore x ( 0 ) ), è
risolubile se e solo se la matrice di osservabilità O è non singolare.
X no ( t1 ) X no ( t2 ) t1 d t2
Fondamenti di automatica 63 64 Fondamenti di automatica
Esempio 10 Il confronto dei Teoremi 9 e 11 permette di notare una forte analogia tra
Si supponga che in un allevamento di conigli in cui valgono le ipotesi di Fibonacci (si raggiungibilità e osservabilità, formalizzabile nel seguente principio di dualità.
veda l’Esempio 2) siano state prelevate 10 coppie di conigli adulti e che all’inizio e
alla fine dell’anno siano state osservate 50 e 60 coppie di conigli. Ciò significa che Teorema 12 (principio di dualità)
Indicato come duale del sistema ¦ ( A, b, c T , d ) il sistema ¦
( A T , c , bT , d ) ,
u( 0 ) 10 y ( 0 ) 50 y (1) 60 si può affermare che un sistema ¦ è completamente raggiungibile [osservabile]
se e solo se il suo duale ¦
è completamente osservabile [raggiungibile]. Inoltre,
Poiché il sistema è descritto dalla terna la matrice di raggiungibilità di un sistema è la trasposta della matrice di
osservabilità del sistema duale.
0 1 0
A b
1 1 1 Tale principio permette di dualizzare il Teorema 10 sull’equivalenza tra completa
raggiungibilità e fissabilità degli autovalori del sistema controllato. Per questo
cT 1 1 premettiamo la nozione di ricostruttore dello stato, illustrata schematicamente in
Fig. 17.
risulta
cT 1 1
O
cT A 1 2
2 1
O 1
1 1
il suo ricostruttore è descritto dalle equazioni raggiungibilità) una proprietà genericamente soddisfatta in un sistema lineare, si può
capire come lo schema di Fig. 15 sia di grande interesse nelle applicazioni.
xˆ (t ) Axˆ (t ) bu (t ) l ( yˆ (t ) y (t ))
yˆ (t ) cT xˆ (t ) d u (t ) Problema 33 (N, I)
Del sistema
Indicato con
x1 x1 x 2
e(t ) xˆ (t ) x(t ) x 2 x 2 x3
x 3 x1 x 2 x3 u
l’errore di ricostruzione, cioè la differenza tra stato ricostruito xˆ (t ) e stato x( t ) del
sistema, è immediato verificare che si è rilevato l’andamento dell’ingresso u(t) e della seconda delle variabili di stato per
un intervallo di tempo [0, T]. Si dica se è possibile determinare lo stato iniziale del
e (t ) A lc e(t )
T
(25’) sistema x(0), elaborando opportunamente i due segnali rilevati.
Ciò significa che la dinamica dell’errore di ricostruzione è la dinamica del sistema Problema 34 (A, II)
libero (25’) con stato iniziale e(0) xˆ (0) x(0) , e non risente, quindi, in alcun modo
Il 2 gennaio di ogni anno t lo Stato effettua un versamento bancario di u(t) milioni di
dell’ingresso applicato al sistema. Nel caso di sistemi a tempo discreto la (25’) diventa
lire ad un ente di cultura. Il 3 gennaio tale ente impegna 1/3 di quanto ha in banca per
semplicemente
spese correnti, cede 1/3 di quanto ha in parti uguali a due agenzie che organizzano
rispettivamente concerti e conferenze e lascia in banca il rimanente terzo al tasso di
e(t 1) A lc e(t )
T
(25’’)
interesse del 10% annuo. Le due agenzie spendono ogni anno il 70% di quanto hanno
in banca il 4 gennaio e lasciano il rimanente depositato al tasso di interesse del 10%. Si
per cui si può concludere che lo stato ricostruito xˆ (t ) tende allo stato del sistema x( t ) ,
dica se conoscendo l’accredito u(t) e la differenza tra le spese delle due agenzie per
qualsiasi sia l’errore di stima iniziale xˆ (0) x(0) , se e solo se il sistema (25) è
una serie di anni t=0, 1, 2,… è possibile determinare quanto hanno in banca al primo
asintoticamente stabile. Quando ciò si verifica si dice che il ricostruttore l è un
gennaio dell’anno t=0 l’ente e le due agenzie (si consiglia di indicare questi valori con
ricostruttore asintotico dello stato. Naturalmente, la velocità con cui lo stato ricostruito x1 (t ), x 2 (t ) e x3 (t ) ).
xˆ (t ) converge verso x( t ) è legata agli autovalori (e, in particolare, all’autovalore
dominante) della matrice A lc T . A questo proposito è interessante tener presente il
Problema 35 (A, II)
seguente risultato, che è, appunto, il duale di quello sulla fissabilità degli autovalori
del sistema controllato. Si dica se la tensione y(t) della rete elettrica
Questo risultato dice che elaborando in tempo reale le misure d’ingresso e uscita di un
sistema lineare completamente osservabile è possibile ricostruire con grande rapidità e può essere identicamente nulla senza che la rete sia a riposo (cioè senza che siano
precisione lo stato del sistema. Poiché la completa osservabilità è (come la completa identicamente nulle la corrente nell’induttore e la tensione sul condensatore).
Fondamenti di automatica 67 68 Fondamenti di automatica
T
u (t ) k x(t ) v(t )
Ricordando che ' A bk () e ' A lc () sono i polinomi caratteristici associati, ri-
T T
che descrive la dipendenza dell'ingresso u(t) dallo stato x(t) oltre che, eventualmente, spettivamente, alla legge di controllo e al ricostruttore e che tali polinomi possono
da un nuovo ingresso v(t). Nel Paragrafo 17 si è invece mostrato come si possa essere fissati arbitrariamente per mezzo di una scelta opportuna dei vettori k T e l se e
determinare una stima xˆ (t ) dello stato di un sistema ( A, b, c T , d ) elaborando il suo solo se il sistema è completamente raggiungibile e osservabile (Teoremi 10 e 13), si
ingresso e la sua uscita per mezzo di un sistema chiamato ricostruttore, descritto, nel ricava allora il seguente risultato.
caso a tempo continuo, dall'equazione
Teorema 14 (assegnabilità degli autovalori)
xˆ Axˆ bu l yˆ y
I due polinomi ' A bk T () e ' A lc T () che costituiscono il polinomio caratteristico
yˆ c T xˆ d u
' reg () del sistema regolato possono essere variati a piacere variando i vettori
Ci si può, a questo punto, chiedere cosa succeda quando un sistema venga k T e l del regolatore se e solo se il sistema ( A, b, c T , d ) è completamente
retroazionato da un regolatore (k T , l ) , cioè da un sistema costituito da legge di
raggiungibile e osservabile.
controllo e ricostruttore, come indicato in Fig. 18. Nel regolatore la legge di controllo
fa uso della stima x̂ fornita dal ricostruttore. Poiché u è l'uscita del regolatore e v e y
Questo risultato è a volte formulato in modo sintetico, ma significativo, dicendo che la
sono gli ingressi, a conti fatti l'equazione di stato del regolatore è
dinamica di un sistema può essere modificata a piacere per mezzo di un regolatore se e
xˆ A bk T
lc T dlk T xˆ (b dl )v ly solo se il sistema è completamente raggiungibile e osservabile. Tale affermazione non
è tuttavia pienamente corretta se per "dinamica" si intende l'insieme dei 2n autovalori
mentre la sua trasformazione di uscita è del sistema regolato. Il fatto che siano assegnabili a piacere i polinomi caratteristici (e,
quindi, gli n autovalori) delle matrici A bk T e A lc T non implica, infatti, che siano
u k T xˆ v
Fondamenti di automatica 69 70 Fondamenti di automatica
fissabili ad arbitrio i 2n autovalori della matrice A reg . Ciò è vero, in particolare, se n è completamente raggiungibile e osservabile. Se ciò accade, il progetto del regolatore
dispari, perché in tal caso almeno un autovalore di A bk T e uno di A lc T devono (calcolo di k T e l) sarà particolarmente facile da eseguire e la sua realizzazione sarà
essere reali, così che almeno due autovalori di A reg devono essere reali. In altre parole, plausibilmente poco costosa. Nel caso opposto, sia il progetto del regolatore che la sua
se n è dispari non si può pretendere che A reg abbia n coppie di autovalori complessi realizzazione saranno più onerosi.
coniugati.
Il Teorema 14 afferma che, nel caso il sistema sia completamente raggiungibile e Problema 38 (A, II)
osservabile, è possibile determinare i vettori k T e l del regolatore in modo del tutto Due serbatoi connessi in cascata sono alimentati da una portata u(t) che può essere
indipendente, usando le procedure di calcolo esistenti per la sintesi della legge di variata per mezzo di una elettrovalvola controllata da un circuito di comando. Si
controllo e del ricostruttore. D'altra parte, nelle applicazioni esiste spesso l'interesse a verifichi dapprima che se il circuito di comando viene disattivato e la portata di
scegliere le variabili di ingresso e di uscita in modo tale che la realizzazione del alimentazione viene variata istantaneamente all’istante W da un valore v1 ad un valore
regolatore risulti poco costosa. Per questo motivo, è di particolare interesse sapere se v 2 si ottiene un transitorio della portata di uscita y del tipo indicato con (a) in figura.
esiste la possibilità di ottenere un sistema regolato con dinamica arbitraria attrezzando
il sistema con un regolatore che preveda una sola variabile misurata (y) e una sola
variabile di controllo (u). La Fig. 19 riporta due sistemi ognuno dei quali ha due
possibili variabili di controllo ( u1 e u2 ) e due possibili variabili di uscita ( y1 e y2 ).
u2
y2
u2
u1 u1
y1
u1
U (t ) R - (t ) Zt
con
R 3Z 2 k
che corrisponde a un'orbita circolare di raggio R percorsa una volta ogni 2S / Z unità
di tempo.
Per passare a una descrizione in termini di variabili di stato si può porre
x1 (t ) U (t ) R (scostamento radiale)
Limitando l'analisi ai controllori e ai ricostruttori lineari, si dica se è, in linea di x 2 (t ) U (t )
principio, possibile sintetizzare un regolatore tale che il sistema risultante abbia x3 (t ) R - (t ) Zt (scostamento angolare)
dinamica arbitraria (cioè autovalori fissabili ad arbitrio).
x 4 (t ) R - (t ) Z
da cui, derivando e tenendo conto delle (26), si ottiene un sistema x (t ) f (x(t ), u(t ))
21. Esempio di applicazione: regolazione di un satellite su orbita circolare con
x1 (t ) x2 (t )
Si supponga che un satellite di massa unitaria possa permanere indefinitamente su 2
un'orbita circolare con centro nel centro della terra (tale ipotesi verrà più avanti x2 (t ) x1 (t ) R §¨ x4 (t ) RZ ·¸
k
u1 (t )
verificata) qualora il suo movimento non venga perturbato. Tuttavia, la presenza di © R ¹ x1 (t ) R 2 (27)
agenti esterni fa sì che il satellite abbandoni l'orbita desiderata, per cui è necessario x3 (t ) x4 (t )
intervenire opportunamente in modo da riportarlo sull'orbita voluta e questo può essere x4 (t ) RZ R
x4 (t ) 2 R x2 (t ) u2 (t )
fatto per mezzo di una spinta radiale u1 e/o di una spinta tangenziale u 2 . Per giudicare R x1 (t ) R x1 (t ) R
se il satellite è sull'orbita desiderata si può pensare di misurare tutte le sue variabili di
Il sistema non lineare (27) ammette l'origine come stato di equilibrio (corrispondente
stato (due variabili individuano la posizione e due la velocità), ma si può anche
all'orbita circolare) e può essere linearizzato attorno a tale equilibrio. Il sistema
pensare di misurarne solo alcune (al limite una sola) per poi ricostruire le altre per
linearizzato è del tipo
mezzo di un ricostruttore asintotico. Il problema è, pertanto, quello della scelta delle
x (t ) Ax(t ) b1u1 (t ) b 2 u 2 (t )
variabili di controllo e di uscita in modo da poter ottenere un sistema regolato
soddisfacente dal punto di vista della stabilità. In altre parole, il problema consiste dove
nell'associare al sistema fisico in esame un sistema dinamico con un ingresso e una ª wf º ª wf º ª wf º
A «¬ wx »¼ x b1 « wu » x b2 « wu » x
uscita che sia completamente raggiungibile e osservabile. u
0
1 0 ¬ 1 ¼u 0
¬ 2 ¼u 0
1 0 1 0
u2 0 u2 0 u2 0
Con le ipotesi fatte, il moto del satellite è retto dalle equazioni
Più semplicemente, il sistema linearizzato può essere ricavato notando che la prima e
k
U(t ) U (t )- (t ) 2 u (t ) la terza delle (27) sono già lineari, mentre la seconda e la quarta possono essere
U (t ) 2 1
(26) linearizzate trascurando i termini infinitesimi di ordine superiore al primo (si noti che
2- (t ) U (t ) 1 x1 , x2 , x3 e x4 sono infinitesimi del primo ordine). Ad esempio, per la seconda delle
-(t ) u (t )
U (t ) U (t ) 2
(27) si ottiene
dove U (t ) e - (t ) sono la distanza del satellite dal centro della terra e l'angolo formato § x (t ) 2 § x (t ) 2
Z · Z · k
con un riferimento fisso, u1 (t ) e u2 (t ) sono la forza radiale e tangenziale e k è la x2 (t ) x1 (t )¨¨ 4 2 Z 2 2 x4 (t ) ¸¸ R¨¨ 4 2 Z 2 2 x4 (t ) ¸¸ 2 u1 (t )
© R R ¹ © R R ¹ x1 (t ) R
costante di attrazione universale.
k 2k
Se u1 (t ) u 2 (t ) 0 (moto libero) le (26) ammettono la soluzione # Z 2 x1 (t ) RZ 2 2Zx4 (t ) 2 3 x1 (t ) u1 (t )
R R
Fondamenti di automatica 73 74 Fondamenti di automatica
Il secondo e quarto addendo hanno somma nulla perché R 3Z 2 k e, pertanto, alle ed è immediato verificare che R1 non è di rango massimo (la seconda e la quarta
piccole variazioni colonna sono proporzionali) mentre R 2 lo è. Ciò significa che non si può variare a
x2 (t ) 3Z 2 x1 (t ) 2Zx4 (t ) u1 (t ) piacere lo stato del sistema agendo soltanto con la spinta radiale, mentre ciò è possibile
per mezzo del solo ingresso u 2 (spinta tangenziale). Pertanto, allo scopo di controllare
Similmente si ottiene il satellite su un'orbita circolare, si può pensare di dotarlo soltanto di spinta
x4 (t ) 2Zx2 (t ) u2 (t ) tangenziale.
Passiamo ora ad analizzare l'osservabilità del sistema. Di particolare interesse è la
e quindi, in conclusione,
possibilità di ottenere un regolatore a partire da una sola misura di posizione ( x1 o x3 )
0 1 0 0 0 0 e, a questo scopo, è necessario verificare l'osservabilità dei sistemi ( A,, c1T ) e
3Z 2 0 0 2Z 1 0 ( A,, c T3 ) . Dette O1 e O 3 le matrici di osservabilità, si ha
A b1 b2 (28)
0 0 0 1 0 0
0 2Z 0 0 0 1
c1T 1 0 0 0
Da qui in avanti, il sistema terra-satellite sarà rappresentato dal sistema con A data c1T A 0 1 0 0
dalla (28) considerando uno solo dei due ingressi e una sola delle variabili di stato O1 T 2 2
c A
1
3Z 0 0 2Z
come uscita. Ad esempio, se si considera come ingresso la forza radiale u1 e come T
c A3
1
0 Z 2 0 0
uscita lo scostamento angolare x3 si ottiene il sistema ( A, b1 , c T3 ) dato da
0 1 0 0 0
2
3Z 0 0 2Z 1 c T3 0 0 1 0
A b1
0 0 0 1 0 c T3 A 0 0 0 1
O3
0 2Z 0 0 0 c T3 A 2 0 2Z 0 0
c T3 0 0 1 0 c T3 A 3 6Z 3 0 0 4Z 2
0 0 2Z 0
0 2Z 0 2Z 3
R2 b2 Ab 2 A 2b 2 A 3b 2
0 1 0 4Z 2
2
1 0 4Z 0
Fondamenti di automatica 75 76 Fondamenti di automatica
Nel caso particolare di stato iniziale nullo, lo stato z d della parte osservabile e non Se la portata dell'emissario è supposta proporzionale secondo un coefficiente k2 , al
raggiungibile è identicamente nullo per cui anche il contributo y d sull’uscita è nullo. volume d'acqua x2 ( t ) contenuto nel lago, imponendo la conservazione della massa, si
In tal caso, le funzioni di ingresso e uscita soddisfano la relazione ottiene
'( p ) y (t ) N ( p ) u (t ) (31) È immediato verificare che tale sistema è completamente osservabile ma non
completamente raggiungibile (non si può influenzare x1). Essendo del secondo ordine,
dove i polinomi ' e N sono calcolabili con il metodo di Souriau (vedi Paragrafo 3). esso è, pertanto, costituito dalla parte (b) (lago) e dalla parte (d) (nevaio) come nello
Negli altri casi è invece necessario scomporre il sistema in parti e applicare poi il schema di Fig. 19. Poiché gli autovalori di A sono k1 (nevaio) e k2 (lago) si ha
metodo di Souriau separatamente alla parte (b) (per determinare ' b e N b ) e alla parte
' b (s) s k 2 N b (s) k 2 ǻ d ( s) s k1
(d) (per determinare ' d ). In casi particolari (come quello mostrato nell’esempio che
segue) la scomposizione in parti è relativamente semplice, per cui il modello ARMA per cui dalla (27) segue che le portate u( t ) e y ( t ) sono tra loro legate dall'equazione
può essere facilmente determinato. differenziale del secondo ordine
y(t ) k1 k 2 y (t ) k1 k 2 y (t ) k 2 u (t ) k1 k 2 u (t )
Esempio 11
Si consideri il sistema idrico rappresentato in Fig. 22 costituito da un lago con due Nel caso, invece, in cui il nevaio non esista o sia esaurito, il modello si semplifica
immissari, uno di portata u( t ) (scarico di una centrale) e l'altro di portata k1 x1 ( t ) diventando (vedi equazione (26))
(scioglimento di un nevaio di volume x1 ( t ) ).
y (t ) k2 y (t ) k2u (t )
h
a) ricavare (A, b, cT, d); dove N b ( p ) e ' b ( p ) sono i polinomi che individuano il modello ARMA della parte
b) dire se il sistema è proprio o improprio; raggiungibile e osservabile. Gli zeri dei polinomi N b ( p ) e ' b ( p ) si chiamano,
c) ricavare la funzione di trasferimento G N D ; rispettivamente, zeri e poli della funzione di trasferimento (o del sistema) e sono
d) dire se il modello ARMA di trasferimento dy=nu descrive tutte le coppie ingresso – indicati con zi e pi . La funzione di trasferimento di un sistema proprio con parte
uscita o solo quelle corrispondenti a stato iniziale nullo. raggiungibile e osservabile di dimensione n (per non appesantire la notazione
scriviamo n anziché nb) può allora essere scritta nella forma
Problema 43 (A, II)
ȕ r p n r ȕ r 1 p n r 1 ȕ n
Si determini il modello ARMA di trasferimento del sistema idraulico rappresentato in G ( p)
figura dove u(t), y(t), kxi (t ) sono portate volumetriche, xi (t ) sono volumi e i tre p n Į1 p n 1 Į n
serbatoi sono uguali
dove r t 1 è il cosiddetto grado relativo (o eccesso di poli), oppure nella forma
G ( p) ȡ
p z1 p z 2 p z n r
p p1 p p2 p pn
Facendo riferimento allo schema di Fig. 20, ci si rende immediatamente conto che la
D( p ) y ( t ) N ( p )u( t )
stabilità esterna è una proprietà della sola parte (b) del sistema perché il movimento
forzato è caratterizzato da z c (t ) { 0 e z d (t ) { 0 e la parte (a) non dà alcun contributo
Le (27) e (28) permettono di concludere che la funzione di trasferimento G ( p ) è data
all'uscita. Non sorprende, quindi, che la stabilità esterna di un sistema coincida con
da
l'asintotica stabilità della sua parte raggiungibile e osservabile. Ricordando che i poli
del sistema coincidono con gli autovalori della sua parte raggiungibile e osservabile
N b ( p)
G ( p) possiamo formulare il seguente teorema.
' b ( p)
Fondamenti di automatica 83 84 Fondamenti di automatica
Teorema 15 (condizione di stabilità esterna) è esternamente stabile, tenendo conto che i quattro sottosistemi (a), (b), (c), (d) sono
Un sistema è esternamente stabile se e solo se la sua parte raggiungibile e descritti da:
Pa
osservabile è asintoticamente stabile, cioè se e solo se i suoi poli sono stabili (a) Ga ( s) Pa ! 0
( Re( pi ) 0 nei sistemi a tempo continuo e pi 1 nei sistemi a tempo (1 s )
discreto).
1 0,1s
(b) Gb ( s ) Pb Pb ! 0
1 10s
Questo risultato è dovuto al fatto che solo la parte (b) è responsabile delle relazioni (c) risposta allo scalino unitario del tipo mostrato in figura
intercorrenti tra ingresso e uscita qualora lo stato iniziale sia nullo. Nel caso, invece, lo
stato iniziale non sia nullo, l'uscita risente anche del contributo della parte (d),
contributo che è però, per definizione, limitato se tale parte è stabile (semplicemente o
asintoticamente). Si può così concludere che l'uscita di un sistema è limitata per
qualsiasi stato iniziale e qualsiasi ingresso limitato se e solo se la sua parte
raggiungibile e osservabile (b) è asintoticamente stabile e la sua parte non
raggiungibile e osservabile (d) è stabile. x1 3 2 0 x1 1
Nel caso (frequentissimo) dei sistemi completamente raggiungibili e osservabili, i (d ) x 2 2 1 0 x2 1 u d (t )
poli coincidono con gli autovalori e stabilità esterna e interna sono equivalenti. Sui x 3 2 0 2 x3 2
tempi lunghi, l’uscita di un sistema completamente raggiungibile e osservabile con
poli stabili si può quindi calcolare a partire dall’ingresso anche senza conoscere lo x1
stato iniziale: per questo è sufficiente, ad esempio, simulare il comportamento del yd 1 1 1 x2
sistema fissando arbitrariamente le condizioni iniziali. x3
26. Zeri, ingressi nascosti e sistemi a sfasamento minimo Ciò significa che il sistema di Fig. 23 ha due zeri immaginari puri z1, 2 riZ perché le
sinusoidi sono soluzioni dell’equazione differenziale (30) con N ( s ) s Z 2 . 2
Per comprendere il ruolo degli zeri nella dinamica di un sistema lineare è necessario
far riferimento alla nozione di ingresso nascosto. Per semplicità, esponiamo tale
nozione limitatamente al caso dei sistemi completamente raggiungibili e osservabili. In Problema 49 (N, II)
tali sistemi l’ingresso u e l’uscita y per condizioni iniziali qualsiasi soddisfano una Si dica se il sistema rappresentato in figura è a sfasamento minimo e in caso negativo
relazione ARMA del tipo se ne determinino gli ingressi nascosti
D ( p ) y (t ) N ( p ) u (t )
dove il grado del polinomio D( p ) è uguale al numero di poli (n) e il grado del
polinomio N ( p ) è uguale al numero di zeri ( n r ) ( N ( p ) cost se non ci sono zeri).
Per condizioni iniziali opportune, l’uscita può quindi essere identicamente nulla anche
se l’ingresso non lo è. Perché ciò accada è necessario e sufficiente che il sistema abbia
almeno uno zero, perché in tali condizioni la relazione
N ( p ) u (t ) 0 (32)
Fondamenti di automatica 87 88 Fondamenti di automatica
Problema 50 (T, II) opportuno stato iniziale. Ciò significa che sia u che û soddisfano la relazione ARMA,
Si dica perché il sistema di figura cioè
N ( p ) uˆ (t ) D( p ) y (t )
(33)
N ( p ) u (t ) D( p ) y (t )
è completamente raggiungibile e osservabile nell’ipotesi che entrambi i sottosistemi Per differenza si ottiene allora
6 i siano completamente raggiungibili e osservabili e non abbiano ingressi nascosti.
N ( p ) uˆ (t ) u (t ) 0
Problema 51 (N, II)
Si dica se il sistema di figura è a sfasamento minimo e in caso negativo se ne cioè la differenza tra l’ingresso ricostruito e l’ingresso vero è un ingresso nascosto.
determinino gli ingressi nascosti Per quanto visto nel paragrafo precedente, si può allora concludere che qualora si
risolva l’equazione (33) rispetto a uˆ (t ) si otterrà uˆ (t ) u (t ) se il sistema non ha zeri
( N ( p ) cost), mentre nel caso opposto l’ingresso ricostruito uˆ (t ) tenderà
asintoticamente verso quello vero u(t) se e solo se il sistema è a sfasamento minimo.
È opportuno notare che, in generale, la (33) non può essere risolta in tempo reale. Se,
ad esempio, il sistema è a tempo discreto, la (33) è del tipo
E r uˆ (t r ) E r 1uˆ (t r 1) E n uˆ (t n) y (t ) D 1 y (t 1) D n y (t n)
G( p ) G1 ( p )G2 ( p ) cascata Figura 24 Gli zeri del sistema (a) coincidono con i poli del sistema (b)
G( p ) G1 ( p ) G2 ( p ) parallelo
G1 ( p ) Si può così affermare che l'unico vero problema di soluzione non immediata è quello
G( p ) retroazione (negativa) della determinazione dei poli di un sistema retroazionato. È questo il problema
1 G1 ( p )G2 ( p )
centrale della teoria classica del controllo, essenzialmente mirata alla determinazione
di sistemi retroazionati con opportune proprietà dinamiche tra cui, fondamentale, la
dove G1 ( p ) e G2 ( p ) sono le funzioni di trasferimento dei due sottosistemi.
stabilità esterna. Nelle applicazioni è poi spesso importante poter determinare poli e
Trascurando i casi critici in cui avvengono delle semplificazioni che portano ad una
zeri al variare di qualche parametro (tipicamente un parametro di progetto). Benché
funzione di trasferimento G(p) con grado del polinomio a denominatore minore della
tutto ciò sia oggi facilmente fattibile per mezzo di software specialistico, riportiamo
somma dei gradi dei polinomi a denominatore delle due funzioni di trasferimento
nel prossimo paragrafo il metodo del luogo delle radici, usatissimo in passato nella
G1 ( p ) e G2 ( p ) , si può immediatamente concludere quanto segue.
sintesi dei sistemi di controllo, e ancor oggi di grande valore per la discussione della
Cascata. I poli e gli zeri di G ( p ) sono la riunione di quelli di G1 ( p ) e G2 ( p ) stabilità dei sistemi retroazionati.
Parallelo. I poli di G ( p ) sono la riunione di quelli di G1 ( p ) e G2 ( p )
Fondamenti di automatica 91 92 Fondamenti di automatica
29. Il luogo delle radici e i suoi poli (detti anche poli ad anello chiuso) sono le radici dell'equazione
Facciamo d'ora in avanti riferimento al sistema retroazionato negativamente di Fig. 25
e scriviamo le due funzioni di trasferimento G ( p) e H ( p) nella forma 1 G ( p) H ( p) 0
p z p z
G G
p z p z
H H detta equazione caratteristica. Poiché in tale equazione interviene soltanto la funzione
1 nG rG 1 n H rH
G ( p) UG H ( p) UH di trasferimento d'anello G ( p) H ( p) , si comprende come non interessi, in generale, di-
p p p p
G
1
G
nG p p p p
H
1
H
nH
stinguere i poli e gli zeri di G ( p) da quelli di H ( p) . Nel seguito, indicheremo quindi
con z j e p j gli zeri e i poli in anello aperto. L'equazione caratteristica può quindi
dove z Gj [ z Hj ] e p Gj [ p Hj ] sono gli zeri e i poli di G [H] e UG [U H ] è la costante di tra-
essere utilmente scritta nella forma
sferimento di G [H].
nr n
k p z j p p j (34)
j 1 j 1
u + G(p) y
_
dove n nG nH è il numero totale di poli, r rG rH è l'eccesso di poli (grado relati-
vo) di G ( p) H ( p) e k è il prodotto delle costanti di trasferimento, cioè
H(p)
k UG U H
Figura 25 Sistema retroazionato negativamente. Il luogo delle radici è, per definizione, il luogo percorso nel piano complesso dai poli
del sistema ad anello chiuso al variare delle costanti di trasferimento dei due sottosi-
La funzione di trasferimento G ( p) H ( p) si chiama funzione di trasferimento d'anello stemi. Dal punto di vista formale il luogo delle radici è, pertanto, il luogo dei punti p
(o funzione di trasferimento in anello aperto) e i suoi poli e zeri si dicono anche poli e del piano complesso che soddisfano l'equazione caratteristica (34) al variare di k da f
zeri in anello aperto. Ricordando che, in un sistema a tempo continuo, il guadagno P a +f. È peraltro utile distinguere tra luogo delle radici diretto (k positivo) e luogo delle
coincide con G ( 0) , si può scrivere radici inverso (k negativo), perché spesso interessa tracciare soltanto uno di questi due
luoghi. Infatti, nelle applicazioni il parametro di progetto che si fa variare è di norma
z j un guadagno che è vincolato, per motivi fisici, ad avere un ben determinato segno.
P U
p j Riferendoci ancora al caso dei sistemi a tempo continuo, il luogo di interesse è quello
diretto nel caso "normale" di retroazione negativa, guadagni positivi e sistemi
Da questa formula segue che il guadagno P è nullo se uno zero è nullo e che P e U esternamente stabili e a sfasamento minimo, perché in tal caso k UG U H ! 0 . Ma è
sono dello stesso segno se il numero di singolarità (poli e zeri) con parte reale positiva comunque il luogo diretto che interessa tracciare se il numero di "anomalie" è pari,
è pari. Quindi, P e U hanno lo stesso segno nel caso "normale" dei sistemi intendendo per anomalia non solo la positività di uno zero o di un polo, ma anche il
esternamente stabili e a sfasamento minimo, o nel caso in cui le "anomalie" (intese fatto che la retroazione sia positiva (anziché negativa) o che il guadagno di un sistema
come non negatività di poli e zeri) siano in numero pari. sia negativo (anziché positivo).
La funzione di trasferimento F ( p) del sistema retroazionato (detto anche sistema ad Il luogo delle radici viene usualmente rappresentato in un piano (il piano complesso)
anello chiuso) è in cui si riportano con delle croci (u) gli n nG nH poli ad anello aperto (i poli delle
funzioni di trasferimento G ( p) e H ( p) ) e con dei circoli (O) gli
G ( p) n r ( nG nH ) ( rG rH ) zeri ad anello aperto (zeri di G ( p) e H ( p) ). Il luogo delle
F ( p)
1 G ( p) H ( p) radici è composto da n rami parametrizzati in k, ognuno dei quali mostra come si
sposta nel piano complesso, al variare di k, uno degli n poli del sistema ad anello
Fondamenti di automatica 93 94 Fondamenti di automatica
chiuso. Per comodità, sui rami del luogo viene riportata una freccia che indica il verso
secondo cui k cresce in modulo. La Fig. 26 riporta, a titolo di esempio, tre luoghi
diretti corrispondenti a funzioni di trasferimento d'anello G ( p) H ( p) con due poli e
uno zero.
Im Im Im
p
1
p z1 p 0 Re z1 p p 0 Re z1 0 Re
2 1 2 1 p
2
Figura 27 Gli angoli M j e - j corrispondenti a un particolare punto p.
Pertanto, la (34) può essere scritta nella forma
(a) (b) (c)
k UceiM Ucc ei-
Figura 26 Luogo delle radici diretto corrispondente a funzioni di trasferimento d'anello con due
poli e uno zero: (a) e (b) poli reali, (c) poli complessi. con
La figura mette in evidenza tre proprietà generali del luogo delle radici: M ¦M j - ¦- j
j j
1. Il luogo delle radici è simmetrico rispetto all'asse reale.
2. Ogni polo ad anello aperto è punto di partenza di un ramo del luogo delle radici.
Tenendo conto del segno di k e del fatto che eiS 1, si può quindi enunciare la
3. Ogni zero ad anello aperto è punto di arrivo di un ramo del luogo delle radici.
seguente proprietà:
La prima proprietà è conseguenza diretta del fatto che l'insieme dei poli complessi di
un sistema dinamico è formato da coppie di numeri complessi coniugati. La seconda e 4. Un punto p del piano complesso appartiene al luogo delle radici diretto se
la terza sono invece conseguenza immediata della (34) per k o 0 e k o f .
Mettiamo ora in evidenza la proprietà geometrica fondamentale del luogo delle ¦jMj ¦j- j S
radici. Per questo, notiamo innanzitutto che ogni termine ( p z j ) a primo membro
della (34) è un numero complesso che può, quindi, essere scritto nella forma e al luogo delle radici inverso se
iM
esponenziale (Ucj e j ). Analogamente, ogni termine ( p p j ) a secondo membro della
i-
(34) può essere scritto nella forma (Uccj e j ). La Fig. 27 riporta, a titolo di esempio, gli ¦jMj ¦j- j
angoli M j e - j (positivi in senso orario) corrispondenti a un particolare punto p per un
sistema con tre poli ( p1 , p2 , p3) e due zeri ( z1 , z2 ) ad anello aperto. Naturalmente queste relazioni devono essere intese modulo 2 S , poiché eih2 S 1 e
ei ( S 2hS) 1 per qualsiasi h intero.
In ogni punto dell'asse reale una delle due relazioni citate nella proprietà 4 è ve-
rificata, per cui tale asse è sempre parte del luogo delle radici. Tenendo conto che gli
angoli M j e - j sono nulli se p è a destra di z j e p j e uguali a S se p è a sinistra di z j e
p j , si può facilmente dedurre quali parti dell'asse reale appartengono al luogo diretto e
quali al luogo inverso. Vale infatti la seguente regola.
Fondamenti di automatica 95 96 Fondamenti di automatica
5. I punti dell'asse reale che hanno sulla propria destra un numero dispari [pari] di secondo cui va all'infinito un ramo del luogo delle radici di un sistema con n poli e
singolarità (poli e zeri ad anello aperto) appartengono al luogo diretto [inverso]. ( n r ) zeri ad anello aperto, per la regola 4, applicata ad un punto del ramo in
questione per k o f , dovrà essere
La regola 4 può essere usata per determinare l'angolo -1* secondo cui un ramo del
luogo si diparte da un polo complesso, per comodità indicato con p1 . Infatti, se k è n r \ r n\ r S luogo diretto
estremamente piccolo (a rigore infinitesimo), per la proprietà 2 un punto p del luogo è n r \ r n\ r luogo inverso
estremamente vicino a p1 e forma con p1 un angolo -1* e con il coniugato p2 di p1 un
angolo S / 2 . Indicati con M*j e - *j gli angoli che il polo p1 forma con gli zeri e con gli Poiché queste relazioni sono da intendersi modulo 2 S , esse possono anche essere
altri poli, nel caso del luogo diretto si può pertanto scrivere scritte nella forma
mentre nel caso di luogo inverso la relazione è dove h è un intero a cui si possono assegnare i valori 0,1,..., r 1. Si ricava così la se-
guente regola.
S
¦ M*j -1*
2
¦ -*j 7. Il luogo delle radici di un sistema con n poli e ( n r ) zeri ad anello aperto ha r
j j z1,2
rami che tendono all'infinito secondo gli angoli
S S 2S S 4S S
Risolte rispetto a -1* queste due relazioni forniscono la seguente regola. \0 \1 \2 ... \ r 1 luogo diretto
r r r r r r
2S 4S 2S
6. Se p1 e p2 sono una coppia di poli complessi coniugati ad anello aperto, l'angolo \0 0 \1 \2 ... \ r 1 luogo inverso
r r r
-1* secondo cui il luogo delle radici si diparte da p1 è dato da
Ciò significa che i rami che tendono all'infinito, oltre ad essere simmetrici rispetto
all'asse reale, sono regolarmente disposti a "r-stella" formando tra loro angoli di 2 S / r .
S
-1* ¦ M*j ¦ -*j r 2 A titolo di esempio, in Fig. 28 sono riportati quattro luoghi delle radici (due inversi e
j j z1,2
due diretti) per sistemi con eccesso di poli pari a 2 o a 3.
dove nella formula va preso il segno (+) se il luogo è quello diretto e il segno () se il
luogo è quello inverso.
L'utilità delle ultime due regole si può comprendere constatando che esse permettono
di tracciare in modo immediato e corretto i luoghi delle radici di Fig. 24. In particolare,
la regola 6 permette di dedurre che il luogo delle radici di Fig. 24(c) è perpendicolare
nel polo complesso p1 alla congiungente p1 e z1 (vedi Problema 54).
Poiché i rami del luogo delle radici sono n e ( n r ) di essi terminano negli zeri ad
anello aperto, ci si può chiedere con quale pendenza i rimanenti r rami tendano
all'infinito (si ricordi che r è l'eccesso di poli). Per la simmetria del luogo (proprietà 1)
se r 1 il ramo che tende all'infinito non può che essere sull'asse reale. Se r 2 ,
sempre a causa della simmetria, i due rami tenderanno all'infinito con angoli pari a
r\ 2 . Se r 3 un ramo sarà sull'asse reale e gli altri due, dovendo essere simmetrici,
tenderanno all'infinito con angoli r\ 3 . E così via. Indicato allora con \ r l'angolo
Fondamenti di automatica 97 98 Fondamenti di automatica
p pj
Im Im j
k
p zj
j
p 0 p Re p p 0 Re
1 2 1 2
Riportiamo ora un'ultima regola, nota come "regola del baricentro", che è particolar-
mente utile per determinare la posizione degli asintoti dei rami verticali del luogo delle
(a) (b) radici (vedi, ad esempio, la Fig. 28(b)).
Figura 28 Quattro luoghi delle radici per sistemi con due o tre poli e nessuno zero ad anello
aperto: (a) e (c) sono luoghi inversi; (b) e (d) sono luoghi diretti.
z1 p p p 0 Re z1 p p p 0 Re
1 2 3 1 2 3 Problema 56 (T, II)
Si dimostri che retroazionando negativamente tre sistemi del primo ordine
asintoticamente stabili con la stessa costante di tempo e con guadagni P1 , P2 e P3 si
(a) (b) ottiene un sistema asintoticamente stabile se e solo se il guadagno d'anello P P1P2P3 è
inferiore a 8 (si noti che il luogo delle radici deve corrispondere a quello di Fig. 26(d)
Figura 29 Due possibili luoghi delle radici diretti di un sistema con tre poli e uno zero ad anello nel caso degenere p1 p2 p3 ).
aperto: (a) sistema strutturalmente stabile; (b) sistema condizionatamente stabile
( P crit kcrit z1 / ( p1 p2 p3 ) ). Problema 57 (A, II)
Si consideri il sistema idrico mostrato in figura, in cui i tre serbatoi collegati in cascata
Per determinare la condizione che zeri e poli devono soddisfare per essere nel caso di
hanno la stessa costante di tempo T1 mentre il serbatoio sul ramo alimentato dalla
Fig. 29(a), si può applicare la regola del baricentro per valori di k molto elevati (a
portata (1 D ) u ( t ) ha costante di tempo T2 .
rigore per k o f ). In tali condizioni, un polo ad anello chiuso coincide praticamente
Si mostri, per mezzo del luogo delle radici, che il sistema può essere a sfasamento non
con z1 e gli altri due sono complessi coniugati (con parte immaginaria molto grande),
minimo per valori opportuni di T1 , T2 e D (si tenga presente la Fig. 24). Indi si verifichi
per cui la loro somma è pari a 2x , dove x è l'ascissa degli asintoti dei rami verticali del
il risultato calcolando la funzione di trasferimento G ( s) N ( s) / D( s) del sistema e
luogo. Per la regola del baricentro si ha
applicando il criterio di Hurwitz o di Routh al polinomio N ( s) .
z1 2 x p1 p2 p3
30. Risposte canoniche e loro importanza dove G ! 0 , e si noti che pG (t ) sottende un'area unitaria. L'impulso imp(t) è definito al-
lora come il limite della funzione pG (t ) quando G tende a zero (Fig. 31(a)). Pertanto,
In questo capitolo si precisa come un sistema lineare risponda all'applicazione di ingressi
semplici ma allo stesso tempo significativi come l'impulso, lo scalino, la rampa e la l'impulso sottende un'area unitaria ed è non nullo solo in t 0 , dove ha ampiezza infini-
sinusoide. Questi ingressi vengono a volte detti canonici e l'uscita corrispondente è ta. Vale la pena notare che, per come è definito, imp(t) è un oggetto matematicamente un
chiamata risposta canonica. po' delicato, la cui trattazione rigorosa renderebbe necessarie conoscenze che vanno al di
Lo studio delle risposte canoniche ha un'importanza triplice. In primo luogo, gli là di quelle previste in questo testo. Tuttavia, le poche proprietà sopra evidenziate
ingressi canonici sono frequentemente applicati a molti sistemi in condizioni di funzio- saranno sufficienti per i nostri scopi.
namento del tutto normali (ad esempio, a una rete elettrica è spesso applicata una ten-
sione sinusoidale). È quindi frequente dover calcolare la risposta canonica di un asse-
gnato sistema. In secondo luogo, gli ingressi canonici, proprio per la loro semplicità, si
prestano a essere utilizzati in laboratorio o sul campo come ingressi campione di un si-
stema di cui non si conosca una descrizione matematica, allo scopo di sfruttare le in-
formazioni fornite dalla corrispondente risposta canonica per identificare, ad esempio, il
modello ARMA di trasferimento. Infine, alcune risposte canoniche, in particolare quelle
all'impulso e alla sinusoide, possono essere usate, come specificato nel seguito, per
determinare le risposte del sistema a ingressi qualsiasi (o comunque non canonici).
Figura 30 Impulso di durata finita.
Per semplicità, ci occuperemo soltanto di sistemi completamente raggiungibili e
osservabili, in cui, quindi, la funzione di trasferimento descrive completamente il
Nel caso a tempo discreto, l'impulso imp(t) è invece definito come (Fig. 31(b))
comportamento dinamico del sistema.
1 , t 0
31. Risposta all’impulso imp(t ) ®
¯0 , t ! 0
L'impulso è un ingresso di forte intensità applicato a un sistema per un intervallo di
tempo molto breve. Si pensi, ad esempio, all'assunzione di un farmaco ipotensivo per
mezzo di una pillola, alla sollecitazione meccanica impressa alle ali di un aereo da un imp (t) imp (t)
vuoto d'aria, o a un consistente versamento sul proprio conto corrente bancario. Natu- 1
ralmente, affinché si possa parlare di impulso è necessario che l'intervallo di tempo du-
rante il quale l'ingresso è diverso da zero sia breve (anzi, molto breve) rispetto alla co-
stante di tempo dominante del sistema. Per esempio, nel caso dell'aereo l'attraversamento
del vuoto d'aria dura normalmente pochi centesimi di secondo mentre la costante di 0 t 0 1 2 3 4 t
tempo dominante è dell'ordine di uno o più secondi.
(a) (b)
Nel caso a tempo continuo, la funzione impulso, che indicheremo con imp(t), è definita
nel modo seguente. Si consideri dapprima la funzione (Fig. 30), che possiamo definire
impulso di durata finita: Figura 31 La funzione imp(t) nel caso a tempo continuo (a) e a tempo discreto (b).
1 G , 0 d t d G
pG (t ) ® La definizione seguente precisa il concetto di risposta all'impulso di un sistema lineare.
¯0 , altrove
Analisi dei Sistemi Lineari 103 104 Fondamenti di automatica
In Fig. 32 sono riportate le risposte all'impulso dei tre esempi prima citati. La prima è la Tutto ciò si può riassumere con il seguente teorema.
variazione di pressione arteriosa caratterizzante il sistema cardiocircolatorio, la seconda
è la quota della punta dell'ala dell'aereo rispetto alla posizione di riposo e la terza è Teorema 16 (risposta all'impulso di sistemi a tempo continuo e discreto)
l'ammontare del deposito bancario. La risposta g ( t ) tende a zero in alcune ore nel primo La risposta all'impulso g () di un sistema lineare ( A, b, c , d ) è data da
T
caso, in alcuni secondi nel secondo caso, mentre nell'ultimo la risposta all'impulso è
g (t ) c T e At b d imp(t ) tempo continuo
indefinitamente crescente a causa dell'interesse bancario.
d , t 0
g (t ) ® T t 1 tempo discreto
¯c A b , t>0
g g g
0 t
È immediato constatare che, nel caso di sistema a tempo continuo proprio ( d 0 ), la
risposta all'impulso
0 t
0 t g (t ) c T e At b
(a) (b) (c) coincide con la risposta libera del sistema qualora lo stato iniziale valga x( 0) b . In
altre parole, l'impulso trasferisce lo stato del sistema da 0 a b in un intervallo di tempo
Figura 32 Tre risposte all'impulso: (a) variazione della pressione arteriosa; (b) freccia dell'ala di un infinitesimo, cui segue l'evoluzione libera del sistema. Nel caso a tempo discreto, invece,
aereo; (c) deposito bancario. l'impulso porta lo stato del sistema da 0 a b in una transizione, cioè all'istante t 1. Nel
caso di sistema improprio ( d z 0 ), a questa risposta si somma un impulso di "ampiezza"
La risposta all'impulso può essere facilmente legata alla quaterna ( A, b, c T , d ) . Infatti, d.
nel caso a tempo continuo ponendo x(0) 0 nella formula di Lagrange si ottiene Qualora il sistema sia sottoposto a un ingresso u() qualsiasi, l'uscita forzata y for ()
(cioè l'uscita corrispondente a x( 0) 0 ) è data dalla formula di Lagrange
t
g (t ) c T ³0 e A t [ b imp([ )d[ d imp(t )
t T
y for (t ) ³c
0
e A ( t [ ) bu ([ )d[ du (t )
Ma imp([) è nullo per ogni [ z 0 , per cui
per cui, dal Teorema 17, segue che
0 0
g (t ) c T ³0 e A t [ b imp([ )d[ d imp(t ) c T e At b ³0 imp([ )d[ d imp(t ) c T e At b d imp(t )
t
y for (t ) ³ >g t [ d imp(t [ )@u ([ )d[ du (t )
0
La relazione
Analisi dei Sistemi Lineari 105 106 Fondamenti di automatica
t
g (t ) c T b c T Ab c T A 2 b c T A t 1b
³ g t [ u ([ )d[
f f
y for (t ) (35) d ... d ¦
0 ¦
t 0 zt z
2
z z 3
t 1 zt
¯c A b , t>0
Ricordando le formule di convoluzione e tenendo conto che (vedi Appendice) 33. Calcolo delle risposte all’impulso, allo scalino e alla rampa
l'operazione di prodotto di due trasformate corrisponde, nel dominio del tempo, Gli ingressi canonici più semplici e, per questo, più spesso presi in considerazione sono
all'operazione di convoluzione, dal Teorema 18 discende il seguente fondamentale risul- l'impulso, lo scalino e la rampa, rappresentati in Fig. 33 nel caso a tempo continuo, che è
tato. l'unico caso che tratteremo in questo paragrafo. L'impulso è già stato definito nel Para-
grafo 28 e rappresenta una sollecitazione intensa a cui il sistema viene sottoposto per un
Teorema 18 (risposta forzata e funzione di trasferimento) breve intervallo di tempo.
Le trasformate di Laplace [trasformate Zeta] Yfor () e U () dell'uscita forzata
Lo scalino (da alcuni chiamato “gradino”) rappresenta invece una variazione brusca
y for () e dell'ingresso u() di un sistema lineare a tempo continuo [discreto]
dell'ingresso, quale quella usata per trasferire un sistema da una condizione operativa
avente funzione di trasferimento G() sono legate dalla relazione (tipicamente uno stato di equilibrio) a un'altra, come avviene ad esempio alla messa in
moto di un impianto o di un'apparecchiatura. È quindi definito nel modo seguente
Yfor ( p) G ( p) U ( p) (36)
0 , t 0
u (t ) = sca (t ) ®
Il Teorema 18 afferma che, pur di lavorare nel dominio delle trasformate, la risposta for- ¯1 , t ! 0
zata può essere calcolata dall'ingresso per mezzo di una semplice relazione algebrica
anziché per mezzo di una relazione integrale (la formula di Lagrange). Tale relazione Infine, la rampa
algebrica è, in un certo senso, simile alla relazione (vedi Paragrafo 6)
u( t ) = ram( t ) t , tt0
y Pu
viene impiegata per rappresentare, ad esempio, l'ingresso che viene applicato per l'avvio
che afferma che il rapporto tra uscita e ingresso di equilibrio è un invariante, chiamato (o, in generale, il cambiamento di condizioni operative) di sistemi che per qualche mo-
guadagno del sistema. Anzi, proprio per questo motivo, la funzione di trasferimento è, a tivo non sopportano variazioni brusche (cioè a scalino) dell'ingresso.
volte, chiamata (impropriamente) guadagno.
La semplicità del Teorema 18 è, purtroppo, solo apparente, Infatti, per calcolare la imp(t) sca(t) ram(t)
risposta forzata di un assegnato sistema usando la (36) è necessario innanzitutto trasfor- 1
mare la funzione di ingresso u() e poi antitrasformare la risposta Yfor () e le operazioni
di trasformazione e antitrasformazione non sono, in generale, agevoli. Tuttavia, nel caso
di ingressi particolarmente semplici, come impulso, scalino e rampa, tali operazioni ri- t t t
0 0 0
sultano possibili, come illustrato nel prossimo paragrafo.
(a) (b) (c)
Problema 58 (N, II)
La risposta all’impulso g(t) di un sistema a tempo discreto è Figura 33 Ingressi canonici per sistemi a tempo continuo: (a) impulso, (b) scalino e (c) rampa.
P G ( 0)
dove r 0 , 1 o 2 a seconda che si tratti di risposta all'impulso, allo scalino o alla rampa
(si veda l'Appendice). Il teorema di Heaviside (qui non dimostrato) afferma che la Per quanto riguarda la reattività del sistema nei primissimi istanti si può dimostrare
funzione Yfor ( s) può sempre essere scomposta (in modo univoco) nel modo seguente
quanto segue.
J 01 J 02 (38)
Y for ( s ) J 00 Teorema 19 (derivata nell'origine delle risposte canoniche)
s s2
J 11 J 12 J 1a La prima derivata non nulla per t 0 della risposta allo scalino [all'impulso] [alla
... 1
( s p1 ) ( s p1 ) 2
( s p1 ) a1 rampa] di un sistema proprio a tempo continuo con eccesso di poli pari a r t 1 con
funzione di trasferimento
J k1 J k2 J ka
... k
E r s n r ... E n
(s pk ) (s pk ) 2 (s pk ) a k G ( s)
s n D 1 s n 1 ... D n
I coefficienti J ij possono essere determinati imponendo l'identità della (37) con la (38).
Una volta ottenuti i valori numerici dei coefficienti J ij , l'antitrasformazione della (38) è è la r-esima [ ( r 1) -esima] [ ( r 1) -esima] ed è pari a Er .
immediata in quanto
Analisi dei Sistemi Lineari 111 112 Fondamenti di automatica
Tenendo presente che questo risultato si può, ad esempio, dedurre dalle risposte Teorema 20 (risposta allo scalino di sistemi con poli e zeri reali)
all'impulso riportate in Fig. 32 che la funzione di trasferimento del sistema Si consideri un sistema proprio con funzione di trasferimento G ( s) avente tutti gli
cardiocircolatorio ha eccesso di poli pari almeno a tre, che quella dell'ala dell'aereo ha zeri e i poli reali e distinti. Sia ms il numero di zeri superiori e G il numero di zeri
eccesso di poli pari a due e che quella del conto corrente ha eccesso di poli pari a uno. male inquadrati. Il numero N di estremi della risposta allo scalino è limitato da
La presenza di oscillazioni (intese come sequenza di infiniti massimi e minimi nella
risposta) è ovviamente dovuta alla presenza di poli complessi coniugati (oscillazioni ms d N d ms G
smorzate, come quelle di Fig. 32(b), corrispondono ovviamente a poli stabili). Si noti,
tuttavia, che la presenza di poli complessi è necessaria ma non sufficiente a dar luogo a Inoltre, N è dispari [pari] se ms è dispari [pari].
oscillazioni. Infatti, se tali poli complessi non sono dominanti il numero di massimi e
minimi risulta finito. Nel caso G 0 , cioè quando non esistono zeri mal inquadrati, il Teorema 20 permette di
Nel caso in cui la funzione di trasferimento abbia tutti gli zeri e i poli reali e distinti, è dedurre il numero esatto di estremi della risposta, come mostrato in Fig. 34.
possibile stabilire un interessante legame tra la posizione di zeri e poli sull'asse reale e il
numero di estremi (massimi e minimi) della risposta allo scalino (si noti che tale numero
coincide con il numero di zeri della risposta all'impulso). In tal caso, la G ( s) si può
scrivere nella forma
s z
i
G (s) U i 1
n
s p
i 1
i
y max y
V
y
nell’ipotesi in cui i quattro sottosistemi siano così individuati:
10
a) G ( s)
1 10s
16
b) è descritto dall’equazione differenziale 900 yb 100 y b yb u b
9
c) è un integratore
d) è descritto dall’equazione y d ud
Analisi dei Sistemi Lineari 115 116 Fondamenti di automatica
Si supponga che la velocità del nastro trasportatore sia costante così che il tempo di
trasporto W sia pure costante. Per quanto riguarda il setaccio si immagini che il flusso
Problema 61 (T, I) volumetrico in uscita z(t) sia proporzionale al volume di sabbia w(t) presente nel
In figura sono riportate le risposte all’impulso di quattro sistemi diversi (a), (b), (c) e (d). setaccio, cioè z(t) =kw(t) . Detto u(t) il flusso volumetrico di alimentazione e y(t) il
volume di sabbia nel serbatoio si determini la funzione di trasferimento Y ( s) U ( s) del
sistema. Indi si determini la risposta all'impulso del sistema.
Anziché dare una dimostrazione di questo teorema, vediamo, per mezzo di un esempio, cT
perché esistenza o unicità della soluzione periodica vengono a mancare qualora il cT A
O T 1 RT b Ab A T 1b
sistema abbia autovalori con parte reale nulla. Per questo consideriamo un semplice
integratore (che è un sistema con un autovalore nullo) descritto dall’equazione di stato c T A T 1
x u . Per integrazione sull’intervallo di tempo (0, T), otteniamo
*
T mentre D è la seguente matrice di dimensione T u T
x(T ) x(0) ³ 0
uT ([ )d[
0 0 0 g (0)
Pertanto, la soluzione periodica ( x(0) x(T )) esiste se e solo se l’ingresso periodico 0 0 g (0) g (1)
uT () ha valor medio nullo. Tuttavia, in questo caso viene a mancare l’unicità della D *
soluzione periodica dato che ( x(0) x(T )) è arbitrario. 0 g (0) g (T 3) g (T 2)
Nel caso dei sistemi a tempo discreto è possibile dare una formula esplicita e compatta g (0) g (1) g (T 2) g (T 1)
per il calcolo dell’uscita periodica yT () . È interessante notare che in tale formula,
presentata senza dimostrazione nel teorema seguente, sono coinvolti la risposta dove g( ) è la risposta all'impulso del sistema.
all'impulso del sistema e i vettori di raggiungibilità e osservabilità introdotti nei paragrafi
precedenti.
I Teoremi 21 e 22 mettono in evidenza che a ogni ingresso periodico applicato a un si-
stema corrisponde uno e un solo movimento periodico (dello stesso periodo), eccezion
Teorema 22 (regime periodico dei sistemi a tempo discreto)
T
fatta per alcuni valori critici del periodo che esistono soltanto qualora il sistema non sia
Si consideri il sistema lineare a tempo discreto ( A, b, c , d ) sottoposto a ingresso
iperbolico, cioè qualora il sistema possieda autovalori sulla "frontiera di stabilità" (vale a
periodico uT () (T è un numero intero) e si supponga che gli autovalori O j ,
dire con parte reale nulla nel caso a tempo continuo o con modulo unitario nel caso a
j 1, 2,..., n , della matrice A siano tali che tempo discreto). Pertanto, i sistemi asintoticamente stabili non hanno periodi critici.
2kS
Una volta accertato che, in un dato sistema, il regime periodico esiste ed è unico, è
i lecito chiedersi se, applicando l'ingresso periodico uT () al sistema inizialmente in uno
Oj ze T
stato generico x( 0) , lo stato x( t ) tenda oppure no, al passare del tempo, verso il regime
periodico x T () . Per rispondere a questa domanda, introduciamo la variabile
per ogni k intero. Esiste allora uno e un solo regime periodico dell'uscita yT () dato
e( t ) x ( t ) x T ( t )
da
e( t ) ) ( t ) e( 0)
Fondamenti di automatica 119 120 Fondamenti di automatica
È quindi evidente che il movimento del sistema tende al regime periodico qualunque sia 1 T /2
c u T ([ )d[
lo stato iniziale x(0) se e solo se )( t ) o 0 , cioè se e solo se il sistema è asintoticamente T ³T / 2
stabile. Inoltre, il tempo di convergenza e le caratteristiche del transitorio dipendono 2 T /2 § 2S ·
ak u T ([ )sen¨ k [ ¸d[
esclusivamente dagli autovalori della matrice A. T ³T / 2 © T ¹
2 T /2 § 2S ·
bk ³ u ([ ) cos¨ k
T / 2 T
[ ¸d[
T © T ¹
35. Regime sinusoidale e risposta in frequenza dei sistemi a tempo continuo
Nell'ambito dello studio del regime periodico dei sistemi a tempo continuo è di grande Dato che il regime sinusoidale è un particolare regime periodico, per esso valgono i
importanza considerare il regime sinusoidale, vale a dire il comportamento del sistema risultati visti nel precedente paragrafo (in particolare il Teorema 21). Ma valgono, in
quando l'ingresso è dato da realtà, risultati più specifici, come illustrato nel seguente teorema ricavabile con il
metodo del bilanciamento armonico.
2S
u T (t ) Usen t
T Teorema 23 (risposta in frequenza dei sistemi a tempo continuo)
Si consideri il sistema lineare completamente raggiungibile e osservabile a tempo
L'importanza del regime sinusoidale risiede principalmente nel fatto che, sotto ipotesi continuo descritto dal modello ARMA
quasi sempre verificate nelle applicazioni, un ingresso periodico uT () può essere scritto
come somma di infinite sinusoidi (serie di Fourier): '( s ) y (t ) N ( s )u (t )
f
§ 2S · Ad ogni ingresso sinusoidale di periodo T 2S / Z
uT (t ) c ¦ u k sen¨ k t Mk ¸ (40)
k 1 © T ¹
uT (t ) UsenZt
o, in maniera del tutto equivalente, come
corrisponde un'unica uscita sinusoidale
f
§ 2S 2S ·
uT (t ) c ¦ ¨ a k sen k t bk cos k t¸ yT (t ) Ysen Zt M
k 1© T T ¹
dove
bk ak se e solo se
uk ak2 bk2 sen M k cos M k
ak2 bk2 ak2 bk2
'(iZ ) z 0
La costante c è il valore medio dell'ingresso uT () . Il termine sinusoidale di periodo T
nella (40) è detto armonica fondamentale o prima armonica mentre, in generale, il ter- In tal caso risulta
mine di periodo T / k è detto k-esima armonica. La costante c e i coefficienti ak e bk che
individuano lo sviluppo della funzione uT () possono essere determinati mediante le Y RZ U M M Z
relazioni
Alla coppia di funzioni ( R (), M ()) si dà il nome di risposta in frequenza.
l'ampiezza della sinusoide d'uscita è proporzionale all'ampiezza della sinusoide Teorema 25 (risposta in frequenza e funzione di trasferimento)
d'ingresso. La risposta in frequenza ( R (), M ()) di un sistema a tempo continuo con funzione
Vale la pena notare che nei sistemi iperbolici (e in particolare in quelli asintoticamente di trasferimento G() è data da
stabili) le condizioni del Teorema 23 sono sempre verificate. Viceversa, se
R (Z ) | G (iZ ) | M (Z ) arg G (iZ ) (41)
'(iZ ) 0
cioè se il sistema ha autovalori immaginari pari a O riZ , non esiste nessuna uscita In regime sinusoidale è quindi immediato ricavare le caratteristiche dell'uscita note che
sinusoidale associata all'ingresso di pulsazione Z (è il caso, ad esempio, di un semplice siano quelle dell'ingresso, in quanto l'uscita è completamente individuata dalla pulsa-
circuito LC forzato da una sinusoide di pulsazione Z 1 / LC ). zione Z , uguale a quella d'ingresso, dall'ampiezza Y e dallo sfasamento M, facilmente ri-
Sebbene il Teorema 23 affermi che, sotto certe condizioni, esiste ed è unica la si- cavabili dalle (41), nota la funzione di trasferimento.
nusoide in uscita, ciò non significa necessariamente che non esistano altre uscite perio- Qualora il sistema sia asintoticamente stabile, la risposta in frequenza può essere
diche (ovviamente non sinusoidali) associate all'ingresso uT (t ) UsenZt . Ciò avviene, determinata sperimentalmente. Infatti, una volta applicato un ingresso sinusoidale uT ( t )
ad esempio, nel caso dell'integratore di ampiezza U e pulsazione Z , dopo un tempo sufficientemente lungo l'uscita y(t) coin-
cide praticamente con yT ( t ) qualsiasi sia lo stato iniziale x( 0) del sistema. È quindi
y (t ) u (t ) possibile ricavare la coppia ( R (Z ),M (Z )) misurando l'ampiezza Y dell'uscita e lo sfasa-
mento M tra le sinusoidi d'ingresso e d'uscita. Ripetendo l'esperimento per ingressi di
il quale ammette l’uscita periodica pulsazione differente, la risposta in frequenza ( R (),M ()) potrà essere costruita per punti.
Questo procedimento è, in effetti, la base per un semplice metodo di identificazione del
yT (t ) Ysen Zt M c
sistema, in quanto, una volta determinata la risposta in frequenza, è possibile da essa
risalire alla funzione di trasferimento G() del sistema (si veda anche il successivo
con c qualsiasi. Un altro esempio si ha nel caso di un oscillatore puro con autovalori paragrafo).
O rikZ , k 2, 3,..., forzato periodicamente alla pulsazione Z . Tale sistema è de- Nella Fig. 37 sono presentati quattro esempi di risposta in frequenza. I sistemi (a), (b) e
scritto da (c) sono detti, per evidenti motivi, filtri passa-basso, passa-alto e passa-banda.
L'intervallo di pulsazioni in cui R (Z ) è prossimo al suo valore massimo si chiama
y(t ) k 2Z 2 y (t ) UsenZt
banda passante. Più precisamente, la banda passante di un sistema è convenzionalmente
definita come l'intervallo di pulsazioni B >Z1 ,Z 2 @ all'interno del quale
e, pertanto, ammette la soluzione periodica (ma non sinusoidale) di periodo T 2S / Z
Rmax
yT (t ) Ysen Zt M Jsen kZt I d R (Z ) d Rmax
2
con J e I qualsiasi.
Inoltre, qualora valgano le condizioni del Teorema 24, l'unica uscita sinusoidale Vedremo in seguito che questa definizione permette di approssimare gli estremi Z1 e Z 2
yT (t ) Ysen Zt M associata all'ingresso sinusoidale uT (t ) UsenZt viene raggiunta della banda passante con gli inversi di due costanti di tempo del sistema. Il sistema (d) è
asintoticamente qualunque sia lo stato iniziale x( 0) del sistema se e solo se il sistema è invece detto filtro elimina-banda. Nei casi estremi, la banda di un sistema passa-banda
asintoticamente stabile. (o l'insieme di pulsazioni attenuate in un sistema elimina-banda) può essere così stretta
La risposta in frequenza ( R (), M ()) , che stabilisce il legame tra ampiezza e sfasamento da riguardare praticamente una sola frequenza.
delle sinusoidi di ingresso e uscita, può essere determinata molto semplicemente dalla
funzione di trasferimento, come posto in evidenza nel seguente fondamentale teorema.
Fondamenti di automatica 123 124 Fondamenti di automatica
Z n2
G (s) (42)
s 2 2[Z n s Z n2
p1, 2
Z n [ r [ 2 1
sono effettivamente complessi qualora | [ | 1 , nel qual caso hanno parte reale negativa
per [ ! 0 (sistema esternamente stabile) (Fig. 38(a)). La risposta allo scalino del sistema
è del tipo rappresentato in Fig. 36(b), cioè presenta oscillazioni smorzate di pulsazione
Figura 37 Quattro esempi di risposta in frequenza: (a) G ( s) P /(1 s) ; (b) G ( s) Ps /(1 s) ; (c)
G ( s ) Ps /[(1 s)(1 0.1s)] ; (d) G ( s )=0.3(1+s ) 2 / [ s (1+0.1s )] .
Z n2 1
R (Z ) G (iZ ) 2
iZ 2[Z n iZ Z n2 § §Z ·
2 2
· § ·
2
¨1 ¨ ¸¸ ¸ ¨ 2[ Z ¸¸
¨ ¨© Z n ¹ ¸ ¨© Z n ¹
© ¹
2
§ Z n2 · §§ § · · § · ·¸
M (Z ) arg G (iZ ) arg¨¨ ¸ arg¨ ¨1 ¨ Z ¸¸ ¸ i¨ 2[ Z ¸¸
2 2 ¸ ¨ ¨ ¨© Z n ¸ ¨© Z n ¹ ¸¹
© iZ 2[Z n iZ Z n ¹ ©© ¹ ¹
(si noti che Z r Z osc Z n per [ ! 0 e che Z r Z osc Z n nel caso limite [ 0 ). Il
fenomeno di risonanza esiste, pertanto, solo per [ 1 / 2 # 0.707 , cioè quando l'angolo
- di Fig. 38(a) è maggiore di S / 4 . In tal caso, l'ampiezza del picco di risonanza vale Figura 39 Risposta in frequenza del sistema con funzione di trasferimento (40).
1
Rmax G (iZ r )
2[ 1 [ 2
37. Rappresentazioni della risposta in frequenza: generalità
Il picco di risonanza è, quindi, sempre più marcato al decrescere dello smorzamento [ e
Nel paragrafo precedente si è posta in luce l'importanza della risposta in frequenza, cioè
tende a infinito per [ o 0 .
della coppia di funzioni ( R (),M ()) , nello studio dei sistemi lineari. È evidente la ne-
La risonanza è un fenomeno piuttosto comune nei sistemi con n t 2 . In corrispondenza
cessità di poter disporre di rappresentazioni grafiche di tale risposta in frequenza che
di un intervallo piuttosto ristretto di frequenze, l'ampiezza dell'uscita è, a parità di
siano agevoli da ottenere e, d'altro canto, di immediata ed efficace interpretazione. In
ampiezza dell'ingresso, più alta (eventualmente anche molto più alta) che alle altre
questo paragrafo, limitandoci a studiare i sistemi a tempo continuo, analizzeremo due di
frequenze. Fenomeni di questo tipo sono presenti, ad esempio, nei sistemi meccanici
tali rappresentazioni.
(edifici, ponti, mezzi di locomozione, ...) e richiedono particolare attenzione in quanto
La prima (diagrammi di Bode) consiste di due diagrammi cartesiani in cui, su
comportano sollecitazioni di grande intensità (a volte non sopportabili) per la struttura. opportune scale logaritmiche, si rappresentano separatamente R() e M () . Dei due dia-
grammi è di gran lunga più utilizzato quello di R() , mentre tipicamente M () viene
calcolato esplicitamente in corrispondenza di particolari pulsazioni di interesse. L'uso di
Fondamenti di automatica 127 128 Fondamenti di automatica
nz np
scale logaritmiche presenta un duplice vantaggio: è possibile considerare in uno stesso S
M (Z ) arg G (iZ ) arg P h ¦ arg1 iZW j ¦ arg1 iZT j (43)
grafico ampi intervalli di ascisse e ordinate, cioè di Z e di R (Z ) , e, come si vedrà, il 2 j 1 j 1
tracciamento del diagramma risulta particolarmente semplice nel caso si facciano alcune
approssimazioni. per 0 Z f (si noti che arg P 0 [ S ] qualora P ! 0 [ P 0 ]). Il diagramma di Bode
Il diagramma di Bode di R() presenta, con grande chiarezza e sintesi, la risposta di un del modulo, cioè il diagramma della funzione R (Z ) | G (iZ ) | , consiste nella rappresen-
sistema a sollecitazioni periodiche di varia frequenza. Il suo uso è molto comune: è tazione di tale funzione in un diagramma cartesiano in cui l'asse delle ascisse è logarit-
facile, ad esempio, trovarlo sul libretto d'istruzioni degli amplificatori audio. mico. Detto in altri termini, ciò significa che tale asse è lineare nella variabile
Nella seconda rappresentazione (diagramma polare) la risposta in frequenza v log10 Z . Questo implica che a ogni incremento [decremento] di v di un'unità corri-
( R (),M ()) è rappresentata come una linea punteggiata in Z nel piano complesso. In sponde un incremento [decremento] di Z di un fattore pari a 10. Un tale intervallo di
altre parole, ad ogni Z corrisponde in tale piano complesso il punto di modulo R (Z ) e pulsazioni (ad esempio, l'intervallo 0.01 d Z d 0.1 , oppure 10 d Z d 100 ) viene detto
di argomento M (Z ) e il luogo geometrico di tali punti è una linea continua (con l'ecce- decade.
zione, al più, di un numero finito di discontinuità) che costituisce, per l'appunto, il dia- Sull'asse delle ordinate è riportato R (Z ) misurato in deciBel (dB). Ricordiamo che,
gramma polare. data una variabile Q ! 0 , la sua misura in dB è definita come segue
Il diagramma polare è, rispetto ai diagrammi di Bode, di interpretazione meno
immediata, ma è il supporto per l'applicazione di un famoso criterio per la stabilità QdB 20 log10 Q
esterna dei sistemi retroazionati, noto come criterio di Nyquist.
A una moltiplicazione [divisione] di Q per un fattore 10 corrisponde pertanto un aumen-
to [diminuzione] di QdB di 20 dB, come confermato dalla seguente tabella di corrispon-
38. Diagrammi di Bode denza:
Consideriamo un sistema con funzione di trasferimento G ( s) e supponiamo, inizial-
mente, che G ( s) abbia solo zeri e poli reali. È così possibile scrivere G ( s) nella forma Q ... 0.01 0.1 1 10 100 ...
QdB ... -40 -20 0 20 40 ...
nz
1 sW
j 1
j
A causa di questa scelta, il tracciamento del diagramma di R (Z ) è particolarmente
G ( s) P np
agevole. Infatti, in primo luogo si ha
s h 1 sT j
j 1
nz np
(0 dB) nel punto Z 1 . Tale retta ha pendenza negativa [positiva] nel caso la funzione di
trasferimento G ( s) abbia poli [zeri] nulli ( h ! 0) [( h 0)].
Fondamenti di automatica 129 130 Fondamenti di automatica
Figura 40 Diagramma di Bode delle funzioni: (a) | P | dB e (b) h Z dB nel caso h 1. Figura 41 Diagramma di Bode delle funzioni: (a) | 1 iZW j | dB e (b) | 1 iZT j | dB .
Consideriamo ora i termini relativi agli zeri (non nulli) del sistema, cioè i termini del In sostanza, al diagramma elementare esatto di | 1 iZW j | dB si sostituisce quello
tipo approssimato di Fig. 41(a). Nel fare ciò si commette un errore che, come è facile verifi-
care, è massimo per Z 1 / | W j | . A tale pulsazione il diagramma approssimato vale 0
1 iZW j dB
20 log10 1 Z 2W 2j dB, mentre quello esatto vale
x1=y
u C x2 R
Rmax
R Z1* # R Z 2* # 1 sW
2 G (s) P
1 sT1 1 sT2
e questo implica, ricordando la definizione di banda B >Z , Z @ , che
1 2
dove
Z1 # Z1* Z 2 # Z 2*
1 L §¨ R 2 C ·¸ L §¨ R 2 C ·¸
P W RC T1 1 1 4 T2 1 1 4
R 2 R ¨© L ¸¹ 2 R ¨© L ¸¹
Nel sistema di Fig. 42(a) (passa-basso) la banda passante è quindi l'intervallo 0 Z d 1 ,
nel caso di Fig. 42(b) (passa-alto) è l'intervallo 1 d Z f , mentre nel caso di Fig. 42(c)
(passa-banda) è l'intervallo 1 d Z d 10 . È facile constatare che T1 ! T2 e che, dall'ipotesi 4 R 2 C / L 1 , discende che T1 ! W . Il
diagramma di Bode della rete dovrà essere pertanto uno dei due di Fig. 44.
Fondamenti di automatica 133 134 Fondamenti di automatica
Z n2
20 log10 2 20 log10 Z n 2 20 log10 Z
Z2
La (42) tende quindi, alle alte frequenze, ad allinearsi con la retta di pendenza 40
dB/decade che interseca l'asse delle ascisse nel punto Z Z n . Anche in questo caso, i
comportamenti alle basse e alte frequenze vengono estesi fino a Z Z n , dando origine
al diagramma di Bode di Fig. 45(a). Si noti che tale diagramma coincide con quello re-
lativo a una coppia di poli reali entrambi con | T j | 1 / Z n . Il diagramma esatto della (44)
nell'intorno di Z Z n può essere in realtà molto diverso da quello approssimato. Infatti,
Fig. 44 Diagramma di Bode della rete elettrica di Fig. 43: (a) T2 ! W ; (b) T2 W .
se i poli complessi hanno smorzamento [ molto piccolo l'andamento esatto della (44)
nell'intorno di Z Z n presenta una marcata risonanza e quindi si discosta decisamente
In entrambi i casi, la rete elettrica è un sistema passa-basso con banda passante
dal corrispondente diagramma di Bode il quale, in questi casi, è pertanto da ritenersi
approssimativamente data da B >0,1 / T1 @ .
puramente indicativo.
h
Nel caso la funzione di trasferimento presenti una coppia di zeri complessi coniugati,
cioè contenga un termine del tipo
Consideriamo ora il caso di zeri e/o poli complessi, eventualità che, per rendere più
chiara la trattazione, avevamo finora escluso. Come mostrato nel paragrafo precedente, iZ 2 2[Z n iZ Z n2
una funzione di trasferimento che possieda una coppia di poli complessi coniugati può
Z n2
essere scritta nella forma
quello di Bode.
Il diagramma di Bode di R(Z ) è quindi costituito dalla somma di diagrammi
Le radici del polinomio ( s 2 2[Z n s Z n2 ) sono effettivamente una coppia di poli com-
elementari, ciascuno relativo a un termine della funzione di trasferimento. Il traccia-
plessi coniugati qualora | [ | 1 e, in questa evenienza, sono stabili per [ ! 0 .
mento del diagramma, pertanto, si può effettuare tracciando tutti i diagrammi elementari
Il diagramma di Bode di R(Z ) sarà costituito dalla somma di vari diagrammi
e poi sommandoli pulsazione per pulsazione. È tuttavia possibile (e decisamente con-
elementari, dei quali non ci resta che analizzare quello relativo al termine veniente) seguire un metodo diverso per il tracciamento, basato sull'osservazione che
ogni diagramma elementare relativo a uno zero [polo] non nullo vale 0 dB per Z d Z i ,
Z n2 dove con Z i si è indicata la pulsazione caratteristica dello zero [polo] (1 / | W | [1 / | T | ]
2
iZ 2[Z n iZ Z n2 per uno zero [polo] reale e Z n per uno zero [polo] complesso) ed è invece diverso da
zero per Z ! Z i . Pertanto, lo zero [polo] dà contributo nullo alla somma dei diagrammi
il cui modulo vale elementari per ogni Z d Z i . Viceversa, per Z ! Z i dà un contributo che, partendo da
zero per Z Z i , cresce [decresce] di 20 dB/decade. Da queste osservazioni, oltre che da
Z n2 Z n2 quanto visto per i diagrammi elementari di P e di 1 / s h , discende la seguente procedura
2
(44)
iZ 2[Z n iZ Z n2 Z 2
n Z 2 2[Z nZ
2 2
per il tracciamento del diagramma. Il lettore è invitato a verificarla ritracciando i quattro
diagrammi di Fig. 42.
È facile verificare (si veda anche il Paragrafo 34) che la (44) è circa pari a 1 (cioè a 0
dB) per Z Z n , mentre per Z !! Z n tende a Z n2 / Z 2 che, espresso in deciBel, risulta
Fondamenti di automatica 135 136 Fondamenti di automatica
calcolo preciso, non si impiegano diagrammi per loro natura approssimati ma si utilizza
direttamente la (43).
È interessante notare che il diagramma elementare di R(Z ) relativo a un termine del
tipo | 1 iZW j | dB , cioè relativo a uno zero reale non nullo, dipende solo dal modulo di W j
e non dal suo segno. In altre parole, fissato | W j | il diagramma è lo stesso sia per W j ! 0
(zero stabile) che per W j 0 (zero instabile). Lo stesso vale per il diagramma elementare
di ogni termine del tipo | 1 iZT j | dB , cioè relativo a un polo non nullo, il quale, fissato
| T j | , è lo stesso sia per T j ! 0 (polo stabile) che per T j 0 (polo instabile). Anche il
diagramma relativo a una coppia di poli complessi coniugati, cioè
Z n2
2
iZ 2[Z n iZ Z n2
è lo stesso sia per [ ! 0 (poli stabili) che per [ 0 (poli instabili). Tutto ciò si può
Figura 45 Diagramma di Bode nel caso di poli (a) e zeri (b) complessi coniugati. riassumere dicendo che il diagramma di Bode non dipende dal segno della parte reale
degli zeri e dei poli della G ( s) , ma solo dal valore assoluto di tale parte reale. Questo
Procedura per il tracciamento del diagramma di Bode di R (Z )
significa che, assegnato un diagramma di Bode, vi è un insieme di funzioni di
1) Si ordinino in modo non decrescente le pulsazioni caratteristiche Z i relative a zeri e trasferimento G ( s) che ammettono tale diagramma come diagramma di Bode. Ad
poli non nulli: esempio, le funzioni di trasferimento
Z1 d Z 2 d ... d Z q 1 r sW
G (s) rP
1 r sT1 1 r sT2
dove q n z n p =(numero di zeri non nulli)+(numero di poli non nulli) (poli e/o zeri
con P ,W , T1 , T2 ! 0 , hanno tutte lo stesso diagramma di Bode. Ma anche la funzione di
aventi la stessa pulsazione caratteristica devono quindi essere contati più volte).
trasferimento
2) Si tracci la retta di pendenza ( h 20) dB/decade che vale | P |dB per Z 1 (tale retta è 1 sW 1 sT3
G (s) P
l'asse a 0 dB se P 1 e h 0 ). La semiretta relativa all'intervallo 0 Z d Z1 di tale 1 sT1 1 sT2 1 sT3
retta costituisce la parte del diagramma di Bode alle "basse frequenze".
ha lo stesso diagramma di Bode, perché il termine (1 sT3 ) /(1 sT3 ) (detto sfasatore
3) Partendo dalla pulsazione Z1 si completi il tracciamento del diagramma per Z cre- puro) non modifica il modulo della funzione di trasferimento. Se ci limitiamo a conside-
scente mantenendo la pendenza costante tra ogni pulsazione Z i e la successiva e aumen- rare, all'interno di questo insieme di funzioni di trasferimento, solo quelle con poli stabili
tando [diminuendo] di 20 dB/decade la pendenza del diagramma alla pulsazione Z i se (è il caso di maggiore interesse nelle applicazioni), dalla (43) segue che ogni polo
introduce un ritardo arg(1 iZT j ) mentre ogni zero introduce un anticipo o un ritardo
essa è relativa a uno zero [polo] (i contributi di poli e/o zeri doppi, tripli,… devono
a seconda che sia stabile (W j ! 0 ) o instabile (W j 0 ). È da questa proprietà che discen-
quindi essere raddoppiati, triplicati,…).
de l'appellativo di sistema a sfasamento minimo per i sistemi che hanno tutti gli zeri
Come accennato all'inizio di questo paragrafo, non ci occupiamo del tracciamento del stabili, anche se è da notare che, seguendo l'orientamento più diffuso, nel Paragrafo 24
diagramma di Bode dell'argomento della risposta in frequenza, il quale è sicuramente di tale appellativo è stato assegnato indipendentemente dalla stabilità o meno dei poli del
interesse minore. Il più delle volte, infatti, il calcolo di M (Z ) è richiesto solo in sistema.
corrispondenza di particolari valori della pulsazione e, essendo in tali casi richiesto un
Fondamenti di automatica 137 138 Fondamenti di automatica
Problema 64 (N, I)
Un sistema lineare esternamente stabile e a sfasamento minimo ha il seguente
diagramma di Bode approssimato
Problema 65 (N, I)
Si tracci il diagramma di Bode approssimato della funzione di trasferimento
s2 1
G ( s)
(1 10 s )(1 0,1s ) 2
39. Diagramma di Bode di aggregati
Indi, si dica se il sistema ha una risonanza ed eventualmente si indichi il valore della Il diagramma di Bode di R() relativo a un aggregato di due sistemi connessi in cascata,
pulsazione di risonanza. parallelo o retroazione è facilmente ottenibile dai diagrammi relativi ai due sottosistemi,
come viene qui di seguito illustrato. Tuttavia, nel caso dei collegamenti in parallelo e
Problema 66 (N, II) retroazione ciò comporta un'ulteriore approssimazione (oltre a quella già vista di Bode)
che deve essere valutata attentamente nelle singole circostanze.
Di un sistema lineare a tempo continuo si conoscono la risposta allo scalino unitario e il
diagramma di Bode approssimato (vedi figura)
Cascata
Il modulo della risposta in frequenza di due sistemi connessi in cascata vale
Passando alla misura in deciBel, come richiesto dal diagramma di Bode, si ottiene
R (Z ) dB 20 log10 R1 (Z ) R2 (Z )
20 log10 R1 (Z ) 20 log10 R2 (Z )
R1 (Z ) dB R2 (Z ) dB
Fondamenti di automatica 139 140 Fondamenti di automatica
Retroazione
Il modulo della risposta in frequenza di due sistemi connessi in retroazione (negativa)
Figura 46 Diagramma di Bode di due sistemi in cascata. vale
G1 (iZ )
R (Z ) G (iZ )
Parallelo 1 G1 (iZ )G2 (iZ )
Il modulo della risposta in frequenza di due sistemi connessi in parallelo vale
dove con G1 () [ G2 () ] si è indicata la funzione di trasferimento del sistema in linea di
R (Z ) G (iZ ) G1 (iZ ) G2 (iZ ) andata [retroazione]. Procedendo in modo analogo a quanto fatto per il parallelo, si ot-
tiene
Notiamo che, in generale, dati due numeri complessi v e z risulta | v z |#| v | se
| v |!!| z | e, in prima approssimazione, si può porre | v z |#| v | se | v |t| z | . Ne consegue 1
G1 (iZ ) °° G1 (iZ ) se G1 (iZ ) d
G2 (iZ )
R (Z ) #®
R (Z ) G1 (iZ ) G2 (iZ ) 1 G1 (iZ )G2 (iZ ) ° 1 se G1 (iZ ) t
1
G1 (iZ ) , G1 (iZ ) t G2 (iZ ) ¯° G2 (iZ ) G2 (iZ )
#®
¯ G2 (iZ ) , G1 (iZ ) d G2 (iZ )
che, tenendo conto che R1 (Z ) | G1 (iZ ) | e R2 (Z ) | G2 (iZ ) | , fornisce
max^G1 (iZ ) , G2 (iZ ) `
1 ½
Quindi, tenendo conto che R1 (Z ) | G1 (iZ ) | e R2 (Z ) | G2 (iZ ) | , si ottiene R (Z ) # min ® R1 (Z ), ¾
¯ R2 (Z ) ¿
R (Z ) # max^R1 (Z ), R2 (Z )`
Il diagramma di Bode dell'aggregato si ottiene pertanto prendendo, pulsazione per
pulsazione, il minimo tra il diagramma di R1 (Z ) e quello di 1 / R2 (Z ) . Quest'ultimo,
Il diagramma di Bode dell'aggregato si ottiene pertanto prendendo, pulsazione per pul-
peraltro, è immediatamente ricavabile dal diagramma di R2 (Z ) . Infatti
sazione, il massimo tra i due diagrammi di Bode (Fig. 47). Si noti che l'approssimazione
introdotta può non essere buona per quelle pulsazioni per cui R1 (Z ) e R2 (Z ) sono poco
1 R2 (Z ) dB 20 log10 1 R2 (Z ) 20 log10 R2 (Z ) R2 (Z ) dB
differenziati.
Fondamenti di automatica 141 142 Fondamenti di automatica
Figura 49 Diagramma di Bode di un sistema con funzione di trasferimento G(s) retroazionato diretta-
mente.
Supponendo che il motore e la dinamo tachimetrica possano essere ben descritti da una
sola costante di tempo, che l’attrito viscoso sia trascurabile e che l'amplificatore sia
caratterizzato da una dinamica estremamente rapida, le funzioni di trasferimento dei
blocchi che compaiono nello schema di Fig. 50 sono
1 1 1
Gm (s) Pm Gd (s) Pd Ga ( s) Pa Gc ( s )
1 sTm 1 sTd Js
G a ( s )G m ( s )Gc ( s ) P a P m 1 sTd
G(s)
1 G a ( s )G m ( s )Gc ( s )G d ( s ) P d P a P m Js J Td Tm s 2 JTd Tm s 3
J Td Tm
Pa
P d P m Td Tm
mentre R 2 (Z ) è relativo alla funzione di trasferimento G 2 ( s ) sulla linea di retroazione Si determini il diagramma di Bode approssimato del sistema rappresentato in figura
Pd
G2 (s) Gd ( s)
1 sTd
La risposta in frequenza del sistema S (che è esternamente stabile e a sfasamento dove U è la costante di trasferimento, n è il numero di poli di G ( s) , r è l'eccesso di poli,
minimo) è la seguente z j sono gli zeri del sistema e p j sono i poli.
La risposta in frequenza di tale sistema è costituita dalla coppia di funzioni
nr
iZ z
j 1
j
R (Z ) G (iZ ) U n
(45)
iZ p
j 1
j
nr n
M (Z ) arg G (iZ ) arg U ¦ argiZ z j ¦ argiZ p j (46)
j 1 j 1
Si determini la risposta allo scalino del sistema (sono ammesse anche risposte R (Z )e iM (Z ) | G (iZ ) | e i arg G ( iZ ) G (iZ )
approssimate e qualitative).
al variare di Z da 0 a f . Il diagramma polare è quindi una linea punteggiata in Z e
Problema 70 (N, I) orientata per Z crescente. Il diagramma è continuo a meno che G ( s) abbia poli
immaginari p rib . In tal caso, infatti, dalle (45) e (46) risulta evidente che sia | G (iZ ) |
Si tracci il diagramma di Bode approssimato del seguente sistema e si dica se esso
che arg G (iZ ) presentano una discontinuità per Z b . In corrispondenza di tale
deve essere considerato un sistema passa - basso, passa – banda o passa – alto,
discontinuità, | G (iZ ) | tende a infinito mentre arg G (iZ ) compie un "salto" pari a kS ,
indicandone la banda passante
dove k è la molteplicità della coppia di poli immaginari. Il diagramma polare ha,
pertanto, tante discontinuità quante sono le coppie (distinte) di poli immaginari della
funzione di trasferimento.
In Fig. 52 sono riportati i diagrammi polari di quattro sistemi. Per il loro tracciamento
qualitativo è possibile ricorrere a un insieme di semplici regole pratiche che, in questo
testo, non vengono presentate. Per il tracciamento esatto è invece utile ricorrere a un
programma di calcolo.
41. Diagrammi polari Si tracci il diagramma polare di uno sfasatore puro (G(s) = (1-sT)/(1+sT)) e di un
ritardatore puro (G(s)=e-Ws).
Consideriamo un sistema con funzione di trasferimento
nr
s z
j 1
j
G ( s) U n
s p
j 1
j
Fondamenti di automatica 147 148 Fondamenti di automatica
Im Im
0 Re 0 Re
(a) (b)
G ( s) H ( s) P
1 sT 2
1 sT 2
e si mostri, per mezzo del criterio di Nyquist, che il guadagno critico è P crit 1.
Fondamenti di automatica 149 150 Fondamenti di automatica
disponibili sul mercato del software per l’analisi e il controllo dei sistemi dinamici.
e si mostri, per mezzo del criterio di Nyquist, che il sistema è esternamente stabile se
U U crit 2[Z n .
Gestione a minimo costo di due reti di calcolatori
Problema 75 (T, II)
Cognome: >x@n modulo n = resto della divisione
Si consideri il sistema di Fig. 54 con
di x per n
s Nome: C, N = numeri interi corrispondenti alle
G ( s) H ( s) U
s2 1 prime lettere del cognome e del nome
e si mostri, per mezzo del criterio di Nyquist, che il sistema è esternamente stabile per nell’alfabeto inglese
tutti i valori di U ! 0 . Si risolva il problema anche per mezzo del criterio di Hurwitz e
del metodo del luogo delle radici. Problema
Il sistema informatico dell'Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia è costituito
da due reti di calcolatori, le quali connettono il centro di elaborazione dati con uffici,
laboratori, ospedali, ecc., sparsi su tutto il territorio regionale. In ogni istante, un sistema
di controllo ripartisce automaticamente il carico di lavoro sulle reti funzionanti.
All'inizio di ogni settimana ciascuna delle due reti può essere funzionante oppure
guasta. Quando una rete è guasta, intervengono immediatamente i tecnici della ditta che
ha fornito il sistema informatico, i quali generalmente la ripristinano in tempi molto
brevi addebitando all'Assessorato una spesa cr 2.000.000 3.000.000 >N @2 .
L'Assessorato stima che il guasto ad una rete, a causa del rallentamento delle
operazioni dovuto al sovraccarico dell'altra, le produca un danno stimabile in
c1 15.000.000 20.000.000 >N @2 , mentre il guasto contemporaneo delle due reti, con il
conseguente blocco totale di tutti i servizi informatizzati, produca un danno
c 2 45.000.000 25.000.000 >N @2 . A questi vanno ovviamente aggiunti i costi di
riparazione (rispettivamente di una o due reti).
Fondamenti di automatica 151 152 Fondamenti di automatica
L'Assessorato ha la possibilità di far effettuare, con cadenza settimanale, un check-up x(t 1) Ax(t ) bu (t )
T
del sistema informatico da parte dei tecnici della ditta che ha fornito il sistema, allo y (t ) c x(t ) du (t )
scopo di abbassare la probabilità che una rete si guasti. In effetti, le probabilità di
transizione pij e qij di una rete da i a j (1=funzionante, 2=guasto) sono: Nel mio caso, le matrici che descrivono il sistema risultano:
ª p11 p12 º ª 45 15 º ª º ª º
P «p » « » senza check - up « » « »
¬ 21 p 22 ¼ ¬8 9 1 18 >C @2 1 9 1 18 >C @2 ¼ A « » b « »
senza check-up: « » « »
ª q11 q12 º ª 89 19 º « » « »
Q «q » «8 9 1 18 >C @ 1 9 1 18 >C @ » con check - up ¬ ¼ ¬ ¼
¬ 21 q 22 ¼ ¬ 2 2¼
cT > @ d > @
Il costo del check-up di una rete è cc 7.000.000 3.000.000 >N @2 . L'Assessorato,
ª º ª º
volendo rendere minimo il costo atteso di gestione a regime del sistema informatico, « » « »
A « » b « »
deve decidere se far effettuare oppure no il check-up settimanale su una rete.
con check-up di 1 rete: « » « »
« » « »
¬ ¼ ¬ ¼
Svolgimento
cT > @ d > @
a) I miei dati sono:
cr c1 c2 cc d) Dando come scontato che, per ogni politica di check-up, al passare dei giorni le
probabilità xi (t ) si assestino su valori costanti xi , posso determinare il costo atteso
di gestione a regime y calcolando (precisare in non più di una
ª º ª º
P « » Q « » riga)…………………………………………………………………………………
« » « »
«¬ »¼ «¬ »¼ ………………………………………
cT=
Fondamenti di automatica 155 156 Fondamenti di automatica
RB E s
u
R B Rs
dove
R1 R2 R1 R2 R s
RB Req
R1 R2 R1 R2 R2 R s R1 R s
Tale circuito è lineare e può essere descritto da una terna (A, b, cT) o dalla
corrispondente funzione di trasferimento. Calcolata la risposta in frequenza del sistema
max
RdB (Z ) si può così valutare la massima "amplificazione" RdB del circuito e, di
conseguenza, determinare gli estremi Z 1 e Z 2 della banda passante che, per definizione,
max
sono le pulsazioni alle quali RdB (Z ) differisce da RdB di 3 dB.
Fondamenti di automatica 157 158 Fondamenti di automatica
Svolgimento
Il sistema è descritto dalla seguente terna (riportare i valori numerici) serbatoio serbatoio
tratto
lago di lago di di gara
monte valle
A b
Il lago di valle ha superficie pari a 6 [km2 ] e coefficiente di deflusso 50 [ m2 / sec ]. Sul lago
di monte, che ha una superficie di 8 [ km2 ] e un coefficiente di deflusso di 40 [ m2 / sec ], è
installata una stazione di pompaggio che di notte (tra le ore 20.00 e le ore 6.00)
trasferisce acqua a portata costante, pari a 2 [ m3 / sec ], dal lago a un piccolo serbatoio in
quota. Tale volume d'acqua viene reimmesso nel lago, sempre a portata costante,
attraverso una condotta forzata che alimenta una turbina, tra le ore 10.00 e le ore 13.00 e
cT tra le ore 15.00 e le ore 18.00. Questa operazione, svolta sistematicamente ogni giorno,
sfrutta la differenza di prezzo tra l'energia diurna e quella notturna.
max Per compensare questo disturbo, il CONI ha ottenuto il permesso di usare a piacere
Il massimo della risposta in frequenza è dato da RdB = ..... (per Z = .................) e la
durante la gara (che si svolge tra le ore 10.00 e le ore 18.00) l'acqua contenuta in un
banda passante [ Z 1 , Z 2 ] è caratterizzata da Z 1 = .... e Z 2 = ....................
piccolo serbatoio a uso irriguo. Quest'acqua può essere immessa, mediante un canale,
poco a monte del punto di partenza. È anche noto che la portata dell'immissario del
lago di monte è praticamente costante durante tutta la stagione.
Organizzazione di una gara di canottaggio
Il CONI si è rivolto alla società di ingegneria presso cui lavori perché gli venga
Cognome: >x@n modulo n = resto della divisione fornita un'indicazione precisa su come deve essere fatta variare durante la gara la
di x per n portata di compensazione nel canale.
Nome: C, N = numeri interi corrispondenti alle
prime lettere del cognome e del nome Suggerimenti
nell’alfabeto inglese Si ricorda innanzitutto che il coefficiente di deflusso di un lago è il rapporto tra la portata
dell'emissario [ m3 / sec ] e il livello del lago [ m] misurato rispetto al fondo dell’emissario.
Per risolvere il problema si deve innanzitutto modellizzare la rete idrica come sistema
Problema
lineare a tempo continuo e poi determinare la portata dell'emissario nel periodo di gara.
Il CONI è responsabile dell'organizzazione di una gara internazionale di canottaggio che
Per far ciò si può usare un package di simulazione.
si terrà sull'emissario di un lago che è alimentato da un altro lago poco più a monte,
come mostrato in figura. Affinché la gara sia valida è necessario garantire che la portata
Svolgimento
al punto di partenza rimanga costante durante tutta la durata della competizione, in modo
A causa della stazione di pompaggio, la portata dell’emissario varia con periodo T = 1
che tutti i concorrenti, che partono a intervalli regolari, siano nelle stesse condizioni.
giorno. La variazione di questa portata rispetto al suo valor medio può essere calcolata
determinando, per simulazione, il comportamento a regime del sistema costituito dai due
Fondamenti di automatica 159 160 Fondamenti di automatica
laghi in cascata con quello a monte alimentato da una portata variabile periodicamente Appendice: trasformate di Fourier, di Laplace e Zeta
come indicato in figura
1. Trasformata di Fourier
Prima di introdurre le nozioni di serie di Fourier e di trasformata di Fourier si ricordano
alcune definizioni e risultati cui si farà riferimento in seguito.
n 1
Ricordate queste proprietà si può ora riportare il primo importante risultato, quello della 2 T2 § 2S k ·
ak f (t ) cos¨ t ¸dt
serie di Fourier. Da un punto di vista intuitivo, tale risultato afferma che, sotto ipotesi T ³T 2 © T ¹
molto generali, una funzione periodica di periodo T può essere rappresentata come 2 T2 § 2S k ·
bk ³ f (t ) sen¨ t ¸dt
combinazione lineare di sinusoidi di pulsazione pari a multipli della pulsazione 2S T . T T 2
© T ¹
Benché questo risultato sia fondamentale in analisi matematica, esso non è facilmente
dimostrabile per cui viene qui riportato senza dimostrazione. La (4) è l'espressione forse più nota della serie di Fourier perché mostra esplicitamente
come la funzione f () possa essere intesa come la combinazione lineare di sinusoidi e
Teorema 2 (serie di Fourier) cosinusoidi. Si può inoltre dimostrare che se f () è una funzione tale che
Se f () è una funzione periodica di periodo T ed è a variazione limitata, allora per
T 2 2
tutti i t si ha f (t ) dt f
³T 2
2S k
N i t 1
lim ¦f ke
T
f (t ) f (t ) (1) vale la seguente relazione
N of
k N 2
2S k 2
T 2 N i t
dove lim ³T 2 ¦ fk e T
f (t ) dt 0
N of
k N
1 T2 i
2S k
t (2)
fk ³ f (t ) e T
dt k 0,r1,r2, dove i coefficienti f k sono dati dalla (2).
T T 2
Se si interpreta una funzione qualsiasi f () come una funzione periodica di periodo
Ovviamente, se la funzione f () è continua nel punto t la (1) si semplifica e diventa infinito, si può capire dai risultati precedenti che per rappresentare tale funzione f ()
come combinazione lineare di sinusoidi e cosinusoidi sia necessario far ricorso a un
N i
2S k
t
continuo di frequenze, poiché la pulsazione Z 2 S T tende a zero qualora T tenda
f (t ) lim ¦ fk e T (3) all'infinito. È questa l'idea di base della cosiddetta trasformazione di Fourier che verrà
N of k N
ora precisata.
Sia f () una funzione a variazione limitata su R e si supponga che tale funzione
Ricordando, poi, che
soddisfi la relazione
ei T cos T i sen T f
³f
f (t ) dt f
2S k
N
ª1 T 2 i t º i 2S k t 1
dove lim ¦ «T ³ f T (t )e T
dt »e T fT (t ) fT (t ) (5)
N of
k N ¬
T 2
¼ 2
T 2
FT (iZ ) ³ f (t )e iZt dt e
T 2
1 V t 1 f
e f (t ) f (t ) F (V iZ )e iZ t dZ
2S ³f
dalla (1) e (2) per T o f si ottiene
2
1 f 1
F (iZ )e iZt dZ f (t ) f (t ) (6)
2S ³f 2
per t ! 0. Indicando con s la variabile complessa (cioè s V iZ ) la (7) diventa
e f
F (s) ³0
e st f (t )d t (8)
f iZ t
F (iZ ) ³ f (t )e dt lim FT (iZ )
f T of
e la funzione F () , spesso indicata con L[ f ()] , si chiama trasformata di Laplace della
funzione f () . Tale funzione F () è una funzione complessa definita nel dominio
La funzione F() ora definita si chiama trasformata di Fourier o integrale di Fourier Re( s ) ! V 0 , dove V 0 è il più piccolo numero reale tale che V V 0 implichi
della funzione f () .
f
³f
f (t ) e Vt dt f
2. Trasformata di Laplace
La trasformazione di Laplace f () F () definita dalla (8) gode di un certo numero di
Si supponga che una funzione f () sia a variazione limitata in ogni intervallo chiuso
proprietà. Innanzitutto, tale trasformazione è lineare poiché
contenuto in [ 0, f) e che esista una costante V f tale che
f
L>D f1 () E f 2 ()@ D L> f1 ()@ E L> f 2 ()@
³f
f (t ) e V t dt f
Inoltre, la trasformata di Laplace F () di una qualsiasi funzione f () è una funzione
Si consideri, allora, la seguente funzione F() analitica nel suo dominio di definizione Re( s ) ! V 0 . Questo significa che la funzione
F () può spesso essere estesa all'intero piano complesso, nel senso che esiste ed è unica
f
F (V iZ ) ³ f (t )e iZ t e V t dt (7) una funzione coincidente con F () per Re( s ) ! V 0 ma definita sull'intero piano com-
0
plesso e ovunque analitica, a eccezione di un certo numero di punti isolati di singolarità.
e si noti che Ad esempio, se f ( t ) et , 0 d t f si ha
f 1
e iZ t sca(t )e V t f (t ) dt L> f ()@
f
F (V iZ ) ³ ³ e t e st dt Re( s ) ! 1
0 0
s 1
cioè che tale funzione F() è la trasformata di Fourier della funzione e la funzione 1 ( s 1) è ovunque analitica con l'eccezione del punto singolare s 1.
Altre importanti proprietà della trasformata di Laplace sono quelle che mostrano come
sca(t )e V t
f (t ) le operazioni di integrazione e di derivazione di una funzione f () si trasformino in
operazioni algebriche sulla trasformata L f () . Valgono, infatti, le due seguenti re-
Pertanto, dalla (6) segue che lazioni
1 1 f
f (0 ) F (V iZ )dZ
2 2S ³f
Fondamenti di automatica 165 166 Fondamenti di automatica
> t
L ³0 f (W )dW @ 1
s
L> f ()@
verge). Si supponga ora che f ( t ) non cresca, al crescere di t, più in fretta di una serie
geometrica. Allora, si indichi con Rc il massimo limite di | f ( t )|1 t per t o f , cioè
ªd º
L « f ()» sL> f ()@ f (0) 1t
¬ dt ¼ lim f ( t ) Rc
t of
Infine, l'operazione di prodotto di due trasformate corrisponde, nel dominio del tempo,
È facile mostrare che la serie
all'operazione detta di convoluzione: se F () e G() sono le trasformate di Laplace di due
funzioni f () e g() , l'antitrasformata della funzione f
F ( z) ¦ f ( t ) z t
t 0
H () F () G ()
t z ! Rc
h(t ) ³
0
f (t W ) g (W )dW 0dt f
ed è per questo motivo che Rc è chiamato raggio di convergenza.
A titolo di esempio, vengono qui di seguito riportate alcune trasformate di Laplace F ( s) L'operazione di trasformazione f () F () è ovviamente lineare poiché
di funzioni f ( t ) .
Z >D f1 () E f 2 ()@ D Z > f1 ()@ E Z > f 2 ()@
f (t ) imp ( t ) sca (t ) ram(t ) ea t senZ t cosZ t f (t W ) t n , n ! 0
1 1 1 Z s n! Teoremi analoghi a quelli visti per le trasformate di Laplace valgono per le trasformate
F ( s) 1 e W s F ( s)
s s2 sa s2 Z 2 s2 Z 2 sn 1 Zeta. Se si indica con f () la funzione ottenuta da f () per traslazione del tempo
(ritardo), cioè
3. Trasformata Zeta 0 , t 1
f (t ) ®
Si consideri una funzione f () definita in corrispondenza dei numeri interi non negativi, ¯ f (t 1), t t 1
cioè
vale, ovviamente, la seguente relazione
f () : t f (t ) t = intero non negativo
Z f () z 1Z f ()
La trasformata Zeta di tale funzione, indicata con
mentre se si indica con f () la funzione ottenuta da f () per traslazione del tempo in
F () Z f () senso opposto (anticipo), cioè
Naturalmente, perché tale espressione abbia significato è necessario che la serie (9) Z f () z Z f () z f ( 0)
converga in un intorno del punto improprio z 1 0 (nel quale essa, ovviamente, con-
Fondamenti di automatica 167
Il modo più semplice per determinare le espressioni analitiche delle trasformate Zeta è
quello di determinare la somma della serie (9). Così, ad esempio, se
f (t ) at tt0
si ha
f f
F ( z) ¦a z
t 0
t t
¦ a z 1 a z
t 0
1 t 1 1
per | z | !| a | e la stessa formula vale anche se a è una matrice quadrata A pur di sostituire
ad 1 la matrice unità I. Altre trasformate Zeta F ( z ) di funzioni f ( t ) sono riportate qui di
seguito.