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Argomenti:
• Oggetto di studio dell’economia
• Differenza micro/macro economia
• Perché relazioni economiche sono rappresentate con modelli
• Come i diversi sistemi economici affrontano problema della scarsità (organizzazione sociale della
produzione e del consumo)
I desideri umani sono in eccesso rispetto alla possibilità di essere soddisfatti, quindi acquirente deve fare delle
scelte (domanda potenziale eccede offerta potenziale). Problema di scarsità (di reddito o di fattore della
produzione) è problema fondamentale dell’economia e di tutti gli stati, insieme a quello della distribuzione. La
quantità di risorse è infatti limitata (fattori di produzione), e vengono utilizzate tecnologie con produttività finita. 1
Fattori di produzione:
• Lavoro: fisico o intellettuale, autonomo o subordinato. Insieme di risorse umane. È limitato nel numero
e nelle abilità delle persone. La remunerazione è salario/stipendio.
• Terra e materie prime: complesso di beni non producibili dall’uomo. Insieme di risorse naturali.
Quantità/qualità limitate. La remunerazione della terra è la rendita, la remunerazione delle materie prime
è il prezzo pagato per acquisirle.
• Capitale: risorse producibili e destinate a nuova produzione. Insieme di fattori produttivi prodotti e da
utilizzare. Può essere fisico, intangibile, finanziario (qui produttività limitata da tecnologia disponibile).
La remunerazione è il prezzo pagato per acquisirlo. Se finanziario si dice interesse.
• Organizzazione (ultimi 60 anni): attività dell’imprenditore. La remunerazione è il profitto/perdita
dell’impresa da lui gestita.
Quelli visti sono diretti perché partecipano nella produzione. Ne esistono anche di indiretti che condizionano
produzione anche se non ne fanno direttamente parte.
• Stato con servizi di qualità
• Popolazione (più prodotto è innovativo, più serve luogo con alta popolazione)
• Progresso tecnologico
• Azione sindacale: rapporto datore lavoro-lavoratore favorisce o meno sviluppo imprese
Ci sono anche fattori:
→ Fissi: nel breve periodo non si possono modificare in quantità
Acquisto macchinario che produce sempre lo stesso numero di prodotti
→ Variabili: puoi variare quantità nel breve periodo
1Economia studia le persone che lavorano per produrre ciò che gli altri desiderano, persone che consumano
comprando ciò che desiderano, come le istituzioni influenzano la popolazione e viceversa. Studia tutto ciò ha a
che fare con il processo di soddisfazione dei bisogni materiali dell’uomo.
1
Puoi cambiare numero prodotto di lavagne nel breve periodo
→ A utilità semplice: si consuma nel momento stesso in cui l’ho impiegato
Lavoro di una persona
→ A utilità ripetuta:
Macchinario di prima può essere usata per lungo tempo
Macroeconomia:
Studia sistema economico nel complesso (nazionale, mondiale).
Si occupa di domanda aggregata3 e offerta aggregata 4 e loro interazione (equilibrio precario5), determinare
produzione nazionale e sua crescita nel tempo, recessione, disoccupazione, inflazione, equilibrio delle transazioni
internazionali, instabilità ciclica e politica macroeconomica degli stati.
Le economie sono infatti intrinsecamente instabili (produzione soggetta a fluttuazioni 6 – cicli economici), e
bisogna cercare di sfruttare al massimo le scarse risorse e al contempo garantire la crescita del prodotto nazionale
a lunga durata.
2 C.O. di un libro è pari al CD che avreste potuto comprare con quegli stessi soldi ma al quale avete rinunciato.
3 Domanda aggregata: spesa totale realizzata da parte dei consumatori, dello stato o delle imprese
4 Offerta aggregata: intera produzione di beni e servizi da parte dell’economia
5 Vedere par. “Meccanismo dei prezzi”
6 Fluttuazioni: a periodi di crescita si alternano periodi di stagnazione o crescita negativa
2
Frontiera delle possibilità produttive
Ipotizziamo che paese usa tutte risorse solo per due
produzioni: cibo e vestiario. Ci sono diverse possibili
combinazioni delle quantità max di beni producibili (output)
in un certo periodo (=frontiera delle possibilità produttive:
luogo di tutte le combinazioni che prevede uso più efficiente
delle risorse), rappresentabili in un grafico con una curva.
La curva divide piano in:
• Parte che sta sopra: combinazioni non realizzabili
con fattori produttivi a disposizione
• Parte che sta sotto: combinazioni possibili ma che
non usano in modo efficiente le risorse (compito della macroeconomia non è tanto la combinazione di
beni, ma piuttosto che la quantità prodotta sia la massima possibile)
La funzione è inclinata negativamente (relazione indirettamente proporzionale) perché la quantità di risorse è
limitata: per produrre più bene A devo sacrificare produzione di bene B. È inoltre concava, in quanto la
produttività marginale dei fattori non è costante ma decrescente (costo-opportunità crescente): quella iniziale è
crescente (produttività sfruttata tutta), raggiungono quella massima e successivamente comincia a decrescere.
Quando ciò accade bisogna fermare l’uso di tale fattore. Tanto più produco un bene, tanto più fattore produttivo
mi serve perché sta perdendo la sua capacità di produrre (di diventare quel bene).
Se un paese si concentra sempre più sulla produzione di un singolo bene sarà costretto ad utilizzare risorse meno
adatte (meno produttive) a tale produzione, che sarebbe meglio destinare ad altro. Sarà costretto quindi ad
utilizzare più fattori produttivi che all’inizio, andando incontro ad un costo marginale crescente. Questo dà luogo
alla curva concava e non ad una retta.
Nel tempo la frontiera delle possibilità produttive potrebbe spostarsi a destra, ovvero può far produrre più beni a
parità di fattori produttivi utilizzati. Questo può accadere perché sono stati fatti investimenti in tecnologie che
sfruttano meglio fattori di produzione.
Le imprese hanno una produttività marginale decrescente (dopo periodo di crescita e picco massimo).
Nei consumatori si parla di utilità marginale del consumo decrescente (soddisfazione data dall’acquisto del bene).
C’è fase crescente, fase quasi di stallo e infine decrescente.
7In un’economia monetaria (contrapposta a quella di baratto, le imprese scambiano beni e servizi contro
moneta.
3
• La macroeconomia si occupa dell’ammontare totale del flusso, la sua espansione e la sua riduzione. Cerca
un equilibrio macroeconomico.
Mercato di concorrenza è mercato ideale in cui produttori e consumatori sono troppo piccoli per influenzare il
prezzo di mercato con le loro decisioni (sono price-takers). Mercato non ideale è quello con monopolio (a volte
istituito per legge).
4. I sistemi economici
Variano tra i vari paesi in base al grado di intervento pubblico in economia:
• Economia totalmente pianificata (centralizzata): Cina e Russia anni ‘80. Presupposto è inesistenza di
proprietà privata. Lo stato pianifica l’allocazione delle risorse su 3 livelli:
a. Tra consumo attuale e investimenti per il futuro (per aumentare tasso di crescita)
b. Output di ciascuna industria
c. Tra i consumatori in base agli obiettivi (bisogni, incentivi a maggiore produzione...)
Vantaggi: più occupazione e distribuzione più equa del reddito nazionale, maggiori investimenti per
permettere crescita, migliore allocazione del lavoro che permette bassa disoccupazione
Svantaggi: burocrazia enorme, uso inefficiente risorse, riduzione libertà individuale, difficoltà a definire
incentivi
• Economia di mercato: USA. il presupposto è l’esistenza di una proprietà privata. Si presume che
famiglie e imprese facciano considerazione utilitaristiche e quindi razionali (si sceglie prodotto più
soddisfacente al prezzo minore, e l’azienda cerca di produrre il massimo mettendolo ad un prezzo
remunerativo al massimo). È economia monetaria, domanda e offerta raggiungono equilibrio tramite
meccanismo dei prezzi.
• Economia mista: EU, maggior parte delle economie. Presenta elementi di libero mercato ma anche un
certo grado di intervento pubblico, che:
a. Funzione allocativa delle risorse: incentiva livelli di produzione e consumo di beni e servizi per
i quali il mercato non è sufficiente o li disincentiva
b. Funzione redistributiva: influisce su distribuzione ricchezza e reddito
c. Funzione di regolamentazione: determina comportamento consumatori e produttori tramite
obblighi normativi (es. Corretta etichettatura prodotti, divieto accordi tra grandi imprese)
d. Funzione macroeconomica: promuove crescita e occupazione
4
La politica macroeconomica, tramite la politica della domanda e dell’offerta, cerca di mantenere un equilibrio tra
queste due situazioni 8.
Grazie al meccanismo dei prezzi, sul mercato si determina il prezzo di equilibrio (uguaglianza domanda e offerta).
Vi è una discussa interdipendenza tra perseguimento dell’interesse individuale e conseguimento di interesse
collettivo, basata dalla razionalità delle scelte individuali e l’efficacia del meccanismo dei prezzi.
Legge dell’utilità marginale decrescente: l’aver acquisito un bene la prima volta dà un’utilità marginale
maggiore rispetto a quello della seconda volta, ed è progressivamente decrescente (= e quindi anche il prezzo
che il consumatore è disposto a pagare per quel bene). Anche questo spiega perché è meglio parlare di una
legge della domanda inversa.
8 Quello che accade sul mercato dei beni accade anche sul mercato dei fattori di produzione - salario di
equilibrio.
9 Con quantità domandata ci si riferisce alla quantità che i consumatori sono disposti a e in grado di acquistare
Es. 2 Panino: numero di sostituti – elevato, quindi domanda dipende dal prezzo ma anche da tutti i sostituti
che ci sono
14 Es. Ristrutturare casa: imbianchino, architetto, elettricisti, idraulico richiesti tutti insieme. Il valore dei singoli
5
▪ reddito dei consumatori (crescere del reddito porta domanda di beni normali, quando si raggiunge
ricchezza elevata c’è meno domanda di beni inferiori)
▪ distribuzione del reddito (a livello nazionale): consumi si ripartiscono in base a fasce di reddito (per i
poveri si concentrano su beni alimentari, per i ricchi entrano in gioco beni di largo consumo, di lusso, di
lunga durata)
▪ aspettative di variazioni future dei prezzi: es. saldi oppure investimenti anticipati in previsione di sold
out
Funzione di domanda
Funzione che lega quantità domandata di un bene in un certo periodo
di tempo al suo prezzo, e viene rappresentata graficamente in una
curva di domanda. Non è espressa in forma diretta D=f(p) ma inversa
p=f(D), perché la seconda è più utile dal punto di vista analitico. Ci
interessiamo a che prezzo è disposto a pagare per una certa quantità di
bene, piuttosto di quanto bene acquista per un certo prezzo.
2. L’offerta
Quale sarà la quantità di bene prodotta dalle
imprese? Fattore
1 – Legge dell’offerta: se il prezzo aumenta, la
quantità offerta aumenta e viceversa. Non si tratta
di semplice desiderio di incrementare i ricavi,
infatti tale relazione è fondata su tre elementi:
1. Da un certo livello di produzione in poi, i
costi di produzione cresceranno più rapidamente.
Solo se cresce anche il prezzo varrà la pena
aumentare la produzione
2. Quanto maggiore è un prezzo di un bene, tanto più redditizia sarà la sua produzione
3. Con il passare del tempo, se il prezzo di un bene rimane alto, nuovi produttori entreranno nel mercato di
tale produzione, aumentando l’offerta totale
6
Legge della produttività marginale decrescente: il produttore non produce di più se aumenta il prezzo per guadagnare di
più, ma perché si trova a dover pagare di più per produrre. I fattori di produzione non hanno una produttività costante, ma
decrescente (dopo un picco di produzione) con la crescita della produzione.
Produzione totale: mi dice che per tot dosi ottengo tot produzione totale, quante unità di prodotto mi producono le prime
due, tre, quattro, cinque… unità di fattore produttivo
Produzione marginale: ogni singola dose ha produttività positiva e crescente, sul grafico leggo quante unità di prodotto mi
produce la n° dose (es. la quarta, la nona…)
Ciò significa che all’inizio della produzione, produrre quel bene ha un esito favorevole perché fattori produttivi hanno
livello crescente di produzione marginale. Andando avanti però aggiungere fattori di produzione mi farebbe ottenere meno
prodotto, e quindi non lo faccio. Nella zona intermedia i prezzi sono crescenti perché necessito sempre più fattore di
produzione per produrre le stesse dosi di prodotto (crescita di costi marginali).
Funzione di offerta: lega la quantità di un bene che i produttori sono disposti a fornire in un dato periodo al suo
prezzo. Bisogna distinguere:
• Offerta del singolo produttore
• Offerta di mercato (somma delle offerte individuali di tutte le imprese per ciascun prezzo dato – in realtà
non è così ma viene semplificato per il momento)
La rappresentazione grafica prende il nome di curva di offerta. Anche questa è espressa in modo inverso come
p=f(S), dove S = supply. Dice che prezzo chiede il produttore per offrire certa quantità di prodotto (minima
disponibilità ad accettare: accetta solo prezzi superiori, non inferiori). Anche qui ci sono modificazioni sulla curva
(si ragiona solo su prezzo, gli altri fattori sono fissi) e della curva (funzioni variano). Lo spostamento può avvenire
verso sx o dx, non necessariamente parallela.
La funzione è generalmente crescente, al contrario di quella della domanda che è decrescente. Ci possono essere
curve inclinate negativamente, a seconda dell’arco di tempo considerato.
Punto di equilibrio:
7
Il punto di equilibrio17 indica prezzo che sia consumatore che produttore sono
disposti ad accettare. Vale per tutte le quantità. In questa situazione di
equilibrio i consumatori si trovano a spendere meno di quello che erano pronti
a spendere, il produttore incassa una quantità maggiore di denaro che
avrebbero accettato (vantaggio per entrambi). Se avviene uno spostamento
della curva si dovrà creare un nuovo punto di equilibrio.
17 Punto di equilibrio: situazione in cui decisioni indipendenti di individui con interessi contrapposti risultano
compatibili
18 (In un mercato concorrenziale dove né consumatori né produttori hanno tale potere da incidere sul prezzo
perché sono entrambi numerosi, e nemmeno dove un bene è posseduto solo da un singolo. In realtà nella
maggior parte dei casi dal POV dell’offerta c’è una concorrenza monopolistica)
8
• aggiustamenti automatici (senza burocrazia per • poche grandi imprese possono godere di un
coordinare le decisioni economiche) notevole potere di mercato (e i profitti frenano la
• se i mercati sono competitivi: più efficienza e ricerca di efficienza)
razionalità nell’uso delle risorse (prezzi bassi, ma • alcuni beni socialmente desiderabili possono non
elevata remunerazione dei FP) essere prodotti in quantità sufficiente e viceversa per
• interazione volontaria favorisce benessere sociale i beni non socialmente desiderabili
(“mano invisibile” di A. Smith) • instabilità macroeconomiche
• incoraggia l’affermazione di valori materialistici
Economia mista è risposta ai problemi posti da economie totalmente pianificate, sia da quelle di libero mercato.
È un’economia di mercato (direzione liberale) con elementi di regolazione. Lo Stato influenza, attuando una
politica macroeconomica:
▪ Prezzi relativi di input e output
▪ Redditi relativi (sistemi di tassazione19/sussidi)
▪ Struttura della produzione e del consumo (vietare commercializzazione di un bene, garantire condizioni
di privilegio a certe categorie come donazioni per l’arte)
4. Economia comportamentale
La scarsità porta a compiere delle scelte. Nell’economia tradizionale si presumono comportamenti sempre
razionali di scelta di fronte ad alternative, ma in realtà non è così.
L’economia comportamentale osserva (con esperimenti) come gli agenti economici si comportano realmente.
Esempi di irrazionalità:
▪ ruolo dell’informazione e suoi squilibri (come è presentato o compreso il problema di scelta 20),
▪ troppa varietà (che può portare ad una scelta che massimizza la propria utilità)),
▪ razionalità limitata (es. condizionamento esercitato dall’esperienza, comportamento gregario,
approccio euristico)
▪ scelte relative (per confrontarsi con altri),
▪ azzardi morali (comportamenti irrazionali post contratto)
▪ comportamento gregario e pensiero di gruppo (influenza delle decisioni d’acquisto delle altre
persone, ad es. moda)
9
Come è descritto in microeconomia il problema di scelta del consumatore?
Approccio consequenzialista: non ci si concentra sulle azioni (presupposti, modi) in sé ma sulle conseguenze
di tali azioni, descrivendo queste ultime come variazioni nell’insieme delle risorse disponibili (dotazioni) di un
individuo21. Rappresentazione semplificata della realtà.
“Il comportamento del consumatore è la scelta tra stati alternativi della sua disponibilità di beni.”
La moneta non viene tenuta in considerazione perché non ha caratteristiche che la rendano idonea al consumo
finale; ha solo valore di conto. Si esprime dunque il valore di mercato dei diversi beni in termini relativi
(economia di baratto).
Per rappresentare le alternative a disposizione di un agente, si considerano allora tutte le combinazioni possibili
dei beni disponibili sul mercato, acquistabili spendendo una determinata quantità di moneta. Il suo
comportamento è descritto dalla scelta tra queste alternative, ovvero le dotazioni di cui è in grado di disporre a
seconda dei piani di acquisto che realizza.
Un consumatore supposto (o prescritto) come razionale, sceglierà (o dovrà scegliere) l’alternativa (dotazione)
che massimizza la sua soddisfazione (massima dotazione di beni) permettendogli di raggiungere i suoi obiettivi
individuali.
S = spesa consumatore
Retta di bilancio
21 Es. Acquisto di un’auto vista come aumento di un’unità nella sua disponibilità di auto e calo di 10 000 € nella
sua disponibilità di denaro.
22 Che non è altro che la valutazione in termini monetari della sua dotazione in risorse.
23 Beni indivisibili sono quelli che si calcolano in unità, e non per peso o capacità. Esempi: libri, navi, auto...
10
Rappresentazione grafica del vincolo di bilancio nell’ipotesi in cui S = m. È una retta che rappresenta insieme
delle possibili combinazioni di x1 e x2 che soddisfano il vincolo di bilancio (S = m). Come alloca il proprio
reddito il consumatore (speso nella sua totalità). Divide il piano in tre parti:
▪ Parte superiore indica le dotazioni non a disposizioni del consumatore perché eccedono reddito
▪ Sulla retta sono espresse le dotazioni a disposizione del consumatore spendendo tutto il reddito
▪ Parte inferiore indica possibile combinazioni dei beni che però non sono efficienti perché non
spenderebbero tutti i soldi a disposizione
L’intercetta esprime il reddito del consumatore in termini reali (quantità massima acquistabile del bene
misurato su quell’asse).
La pendenza esprime il prezzo relativo del bene 2 rispetto al bene 1 (per mantenere costante la spesa, ad ogni
variazione unitaria di x1 corrisponderà una variazione di segno opposto di x2).
Spostamento verso dx dell’asse indica incremento del reddito a parità di prezzi (altrimenti cambierebbe la
pendenza) e un cambiamento di entrambe le intercette.
Variazione dell’inclinazione indica una variazione del prezzo di un bene a parità di reddito e del prezzo
dell’altro bene. Cambia inoltre una delle due intercette.
11
▪ Monotonicità: dati due panieri in cui di un bene c’è la stessa quantità e del secondo bene uno dei due
panieri possiede una maggiore quantità, allora il consumatore preferisce quest’ultimo paniere (opulenza
del consumatore)
La curva di indifferenza rappresenta il luogo di tutti i panieri considerati tra loro indifferenti. È indipendente dai
soldi disponibili, esprime solo il rapporto di sostituzione tra i due beni in modo tale da mantenere costante la
soddisfazione/utilità.
❖ Al di sopra di essa ci sono panieri considerati (assai) migliori, ma che non può permettersi.
❖ Al di sotto di essa ci sono panieri considerati (assai) peggiori.
È inclinata negativamente perché ogni punto su di essa ha utilità costante per il consumatore, quindi se incremento
un bene devo diminuire l’altro. È convessa (legge dell’utilità marginale decrescente), in quanto minore è la
dotazione di un bene, tanto più il consumatore dev’essere compensato24 per rimanere sulla stessa curva di
indifferenza.
Per ogni paniere è possibile trovare una curva di indifferenza. 25 Invece il vincolo di bilancio è singolo.
Curve di indifferenza non possono intersecarsi, perché punti su curve diverse non possono avere la stessa utilità
(cambiano le quantità).
12
Un’eccezione è data dai (beni) perfetti complementi (2). Il consumatore può trarre beneficio dal loro consumo
solo se ne ha disponibilità contemporanea in una proporzione data (indicata dal punto d’angolo). Hanno curve di
indifferenza con un punto d’angolo che corrisponde all’unica proporzione tra le disponibilità dei due beni che ne
consente un consumo proficuo.
(1) (2)
La sostituibilità tra x1 e x2 è uguale all’inverso dei prezzi.26 In corrispondenza della scelta ottima del
consumatore, saggio marginale di sostituzione e prezzo relativo dei beni non possono essere diversi, cioè la
valutazione soggettiva del consumatore circa la desiderabilità dei beni (SMS) non può discostarsi da quella
oggettiva del mercato (prezzo relativo). È una considerazione incompleta perché stiamo considerando solo il
lato del consumo, ma non dell’offerta.
26
Es. 1 unità di x2 è sostituibile da un’enorme quantità di x1. Vuol dire che x2 ha un prezzo enormemente
maggiore a x1.
13
▪ a e b = utilità marginali di beni 1 e 2 (quanto varia l’utilità del consumatore per ogni variazione unitaria
della quantità consumata del bene corrispondente)
aΔx1 + bΔx2 = Δu
Considerando poi la variazione del consumo di uno solo dei due beni, e uguagliando a 0 l’altro, abbiamo:
aΔx1 = Δu
▪ Δu = utilità complessiva, esprimibile anche con
UMG1 = Δu/Δx1 = a
UMG2 = Δu/Δx2 = b
▪ UMG = variazione di utilità conseguente a una variazione unitaria nel consumo del bene a parità di
consumo dell’altro bene
La somma della variazione del consumo di bene 1 e di bene 2 deve dare una variazione di utilità che è pari a 0.
aΔx1 + bΔx2 = Δu = 0
Δx1/Δx2 = -(b/a) = - (UMG2/UMG1) = SMS
S è quindi esprimibile come il rapporto tra le utilità marginali di due beni, espresso con segno negativo. La
condizione di ottimo può allora essere riscritta così:
Se un bene ha una maggiore utilità marginale avrà anche un prezzo maggiore. Il rapporto tra i
prezzi è uguale al rapporto tra le utilità marginali.
(1) (2)
▪ Caso generale (1): aumenta il consumo dei beni (nel caso di aumento di m) o diminuisce (nel caso di
diminuzione di m).
▪ Caso particolare (2): si modifica la curva di indifferenza: non solo si sposta a destra, ma il punto di
tangenza si sposta leggermente verso l’asse x1. Si deduce che il bene x1 sia un bene normale, mentre x2
sia un bene inferiore. Questo perché all’aumentare del reddito si smette di consumare dei beni inferiori
per passare a beni superiori o normali (prodotti di qualità superiore ma che hanno anche un prezzo
superiore).
Curva di Engel: conviene usare questa al posto del SER, perché nella
curva di Engel sono rappresentati sugli assi il variare della richiesta di
un bene (x) al variare del reddito (m) del consumatore (a fronte di prezzo costante di x e di tutti
gli altri beni. Tale curva
14
❖ Crescente per i beni normali
❖ Decrescente per i beni inferiori
15
Nuova retta è parallela a vincolo di bilancio di arrivo (uguale rapporto tra
prezzi) ma più in basso (reddito più basso – effetto reddito). E’1 ha un’utilità
maggiore diversa da quella di partenza (tocca curva d’indifferenza superiore)
ma ha in comune il punto E1, quindi il reddito reale non è stato modificato27
(il potere d’acquisto è aumentato per la diminuzione del prezzo anche se il
reddito monetario non è mutato – si tratta di effetto di sostituzione). La
pendenza però è mutata, quindi cambia il rapporto tra i prezzi.
27 Il reddito NON reale è invece cambiato, perché la curva d’indifferenza è più alta.
28 Per calcolare la domanda di mercato, si utilizza processo di aggregazione (somma domande individuali).
29 Surplus dei consumatori: somma del surplus dei singoli consumatori; benessere che ottengono dalla
16
Lezione 4 – elasticità
1. Elasticità della domanda rispetto al prezzo
Variazione prezzo = variazione quantità domandata. Ora non ci chiediamo perché avviene (visto in lezione 3)
ma di quanto avviene.
Elasticità della domanda rispetto al prezzo: variazione percentuale30 della domanda per
una variazione percentuale unitaria del prezzo. Misura la sensibilità della domanda a variazioni del prezzo.
L’elasticità ha sempre segno negativo, perché variazioni di prezzo e di quantità vanno in direzioni opposte. Le
funzioni di domanda per uno stesso bene possono essere diverse tra consumatori. Una funzione di domanda con
minore pendenza implica una maggiore elasticità.
L’elasticità è data dal rapporto tra la variazione percentuale della quantità e
la variazione percentuale del prezzo. Da notare che si usano variazioni
finite.
Il valore dell’elasticità (considerato in valore assoluto, dato che è sempre
negativo) ci dice se la domanda è elastica o meno
– se | ε | > 1 → la domanda è elastica: la variazione della quantità è superiore alla variazione del prezzo.
Elasticità maggiore di 1 perché dividiamo numero per numero più piccolo.
– se 0 < | ε | < 1 → la domanda è anelastica [rigida]: variazione della quantità è minore della variazione di
prezzo. Elasticità minore di 1 perché dividiamo numero per numero più grande.
– se | ε | = 1 → la domanda è a elasticità unitaria: le due variazioni variano nella stessa proporzione. Elasticità
pari a 1 perché dividiamo numeri uguali.
30Perché consente confronti tra unità diverse e perché è l’unico modo per definire il peso di una variazione di
prezzo/quantità.
17
Domanda elastica (è più distesa sull’asse della quantità)
La quantità domandata varia più della variazione del prezzo,
quindi la riduzione della quantità prevale rispetto all’incremento
del prezzo sulla spesa totale. Si avrà:
1) P aumenta; Q diminuisce più di quanto aumenti P, S
diminuisce
2) P diminuisce; Q aumenta più di quanto diminuisca P; S
aumenta
In altre parole, la spesa totale varia nella stessa direzione della
quantità.
Domanda anelastica
18
Quali valori di Q e P scegliere?
Si fa la media tra Q1 e Q2 e P1 e P2.
Successivamente si utilizza la formula della media (o del punto medio) e si ottiene che
l’elasticità tra due punti m e n è:
Elasticità dell’offerta rispetto al prezzo → è la variazione percentuale dell’offerta per una variazione
percentuale unitaria del prezzo. Misura la sensibilità dell’offerta alle variazioni di prezzo.
∆𝑄𝑠 ∆𝑝
η= /
𝑄𝑠 𝑝
L’elasticità dell’offerta al prezzo è dunque data dal rapporto tra la variazione percentuale della quantità offerta e
la variazione percentuale del prezzo. Ha sempre valore positivo, essendo la curva di offerta una funzione
crescente del prezzo.
Per η > 1, l’offerta è elastica;
Per η < 1, l’offerta è anelastica.
4. Altre elasticità
Elasticità della domanda al reddito → è la variazione percentuale della domanda per una variazione
percentuale unitaria del reddito. Misura la sensibilità della domanda a variazioni del reddito.
∆𝑄𝑑 ∆𝑚
ε𝑚 = /
𝑄𝑑 𝑚
L’elasticità della domanda al reddito è dunque data dal rapporto tra la variazione percentuale della quantità
domandata e la variazione percentuale del reddito
19
Elasticità incrociata della domanda → è la variazione percentuale della domanda di un bene per una
variazione percentuale unitaria del prezzo di un altro bene. Misura la sensibilità della domanda a variazioni del
prezzo di un altro bene (sostituto o complemento).
31Di aumento dei prezzi induce a comprare subito; di diminuzione dei prezzi induce a posticipare acquisti. Per i
venditori accade il contrario.
20
• tende ad autoavverarsi: gli speculatori tendono a realizzare l’effetto sui prezzi che essi stessi hanno previsto32
• può essere stabilizzante (acquirenti/venditori sono convinti che la variazione di prezzo sia solo temporanea) o
destabilizzante (acquirenti/venditori convinti che la variazione di prezzo sarà seguita da altre variazioni dello
stesso segno)
(1) Stabilizzante: agricoltori. Mettendo tutto il raccolto sul mercato il prezzo crollerebbe, per rialzarsi
quando non ne rimane più nei magazzini. Agricoltori allora mantengono parte del raccolto in
magazzino. I prezzi così subito dopo il raccolto non crollano così tanto, e viene reimmesso quando i
prezzi iniziano a salire (prima del nuovo raccolto)
(2) Destabilizzante: mercato delle abitazioni. Se dopo periodo di prezzi stabili questi iniziano a salire, ci si
aspetta che continueranno ad aumentare e acquirenti cercheranno di comprare il prima possibile >
aumento della domanda causa aumento ancora più elevato dei prezzi.
32Es. Speculatori convinti che prezzo di azioni sta per aumentare, ne comprano di più facendone aumentare il
prezzo.
21
6. Mercati con prezzi controllati
Cosa succede se lo Stato fissa i prezzi?
Lo Stato può ritenere che il prezzo di equilibrio non sia desiderabile e decidere di fissare:
- un prezzo minimo al di sopra del livello di equilibrio – ci sarà eccesso di offerta e il prezzo non potrà scendere
per eliminare tale eccesso:
• per proteggere i redditi di alcune particolari categorie (produttori, lavoratori ecc.)
• per creare dei surplus per affrontare eventuali situazioni di scarsità in futuro
• problema è che le imprese con surplus potrebbero eludere il controllo sul prezzo riducendolo al di sotto
di quello fissato
• problema è che prezzi elevati possono generare inefficienza (profitti delle imprese assicurati dai prezzi
elevati, quindi queste non investono in mezzi di produzione che permettano di ridurre costi)
• problema è che imprese possono essere scoraggiate dal produrre beni sostituti che possono essere
prodotti in modo più efficiente e con maggiore domanda, ma con prezzo inferiore
- un prezzo massimo al di sotto del livello di equilibrio – ci sarà eccesso di domanda, e il prezzo non potrà
aumentare per eliminare tale scarsità di offerta
• per motivi di equità ed evitare che il prezzo aumenti oltre un certo livello, soprattutto in periodi di
guerra
• problema è che si può creare allocazione in base a “chi prima arriva, meglio alloggia”, che può creare
liste di attesa
• problema è che incoraggia mercato nero
• problema è che alcune imprese possono favorire alcuni clienti rispetto ad altri
33 Impresa agricola: quantità di terra per produzione agricola viene scelta all’inizio di ogni ciclo produttivo
(input fisso). Una volta stabilita diventa fissa per quel ciclo produttivo. Il numero di manodopera è variabile.
22
❖ Fissi: input (ciò che si utilizza in processo produttivo) la cui quantità non può essere variata nel periodo
di tempo considerato
❖ Variabili: input la cui quantità può essere variata nel periodo di tempo considerato in base ad esigente
Breve periodo: lasso di tempo tale per cui almeno uno dei fattori di produzione è fisso.
✓ Agricoltura: un anno
✓ Trasporto navale: tre anni (quando si compra una nave a quando nave diventa operativo)
✓ La durata in definitiva dipende dal settore e a volte anche dalle caratteristiche della singola impresa
Lungo periodo: lasso di tempo sufficientemente lungo perché tutti gli input possano essere variati.
La funzione di produzione
Relazione tecnica che lega quantità di input utilizzate alla quantità massima di output ottenibile.
q = q(x1, x1, …, xx)
q è la quantità di output, numero di pezzi prodotti
x è la quantità di input (materie prime, numero di lavoratori, ore di lavoro…) Alcuni sono fissi, altri variabili.
Per comodità prendiamo in considerazione solo:
1) Capitale – macchinari, apparecchiature (fisso)
2) Lavoro (variabile)
Se L è l’unico fattore variabile, allora la funzione di produzione è:
1. Produttività media: quantità media prodotta dal singolo lavoratore. Calcolata con rapporto tra output e
input utilizzata per ottenerlo:
PMEL = q(L)/L
È esprimibile come pendenza del segmento OA che ha funzione q0 = aL0, dove a è coefficiente
angolare ed è anche produttività media. Il suo andamento dipende dalla curva di produttività marginale.
Nel suo tratto crescente la PME è sempre inferiore della PMG. Le due curve si intersecano nel punto
massimo di PMEL. Nel suo tratto decrescente la PME sta sopra alla PMG. La produttività media rimane
invariata quando è uguale alla produttività marginale.
34Con L0 si potrebbe ottenere non solo q0, ma anche q1 e q2. Questi però non sfrutterebbero appieno i fattori
produttivi.
23
2. Produttività marginale: incremento di output che si ottiene variando di un’unità la quantità utilizzata
dell’input. È rapporto tra le variazioni tra output e input:
PMGL = Δq(L)/ΔL
È esprimibile come la pendenza della tangente nel punto della funzione di produzione in cui viene
calcolata. I triangoli rappresentano in orizzontale un aumento unitario di lavoro, in verticale il relativo
aumento di produzione. Nel punto A l’aumento è minimo, nel punto B è più consistente.
La curva di produttività marginale
prima cresce leggermente (nel tratto in cui la corrispondente funzione di produzione è convessa):
aumento input implica aumento più che proporzionale di output
poi decresce (nel tratto in cui la funzione di produzione diventa concava) fino a diventare negativa.
Questo a causa della legge della produttività marginale decrescente (leggi sotto).
Quando PMG > PME, con aumento unitario di input il PMG aumenta e anche PME aumenta.
Quando PMG < PME, con aumento unitario di input il PMG aumenta ma PME diminuisce.
Per questo motivo quando le due curve si intersecano nel punto B, la curva di produttività media
cambia segno e decresce.
35 Azienda agricola. Terra come fattore fisso, lavoratori fattore variabile. Inizialmente se aumentano lavoratori
aumenta produzione perché si riesce a lavorare più terra. Ma quando i lavoratori sono troppi e la terra non
riesce a produrre quantità indefinitamente crescenti di terra, l’incremento di output imputabile a ogni
lavoratore aggiuntivo inizierà a diminuire.
24
Il saggio (tecnico) marginale di sostituzione
Per quantificare la relazione tra variazione di fattore produttivo e produttività è definirlo tramite il saggio
marginale di sostituzione tecnico. Dice quanto deve variare il capitale (K) se c’è variazione unitaria di (L) al fine
di mantenere la produzione (q) invariata. Ci si muove sempre sullo stesso isoquanto. È pari, in valore assoluto,
al rapporto tra le produttività marginali dei due input.
STS = dK/dL|q=qo = PMGL/PMGK
I costi di produzione
Dipendono da:
1) Produttività dei fattori (se poco produttivo bisogna usarne di più > maggiore costo)
2) Prezzo dei fattori (se fattore costoso, il suo impiego incide di più sul costo di produzione)
Se i mercati sono in concorrenza perfetta (prezzi dei fattori sono dati) e, se data la funzione di produzione
scegliamo la quantità utilizzata dei fattori di produzione in modo da minimizzare i costi, avremo che il costo
dipende solo dall’output (è in base alla produzione alla quale aspiro che devo decidere il quantitativo di fattori
da usare come input):
CT = CT (q)
Il costo totale di produzione è dato da somma dei costi fissi 36 (di input fissi,
indipendenti da quantità), rappresentato da retta orizzontale, e dei costi
variabili37 (varia con output), rappresentata con curva che passa per l’origine. Il
suo andamento variabile è influenzato da legge dei rendimenti decrescenti. La
curva di costo totale è data da una semplice traslazione verticale della curva di
costo variabile (somma di CF e CV).
La forma di CV e CT è dovuta alla legge della produttività marginale
decrescente: quando vengono utilizzate poche unità del fattore variabile, il costo
aumenta meno che proporzionalmente rispetto alla quantità utilizzata del fattore (e un incremento di fattore
provoca un elevato aumento di produzione). Superato però un certo punto M le nuove unità di fattore producono
sempre meno output, il quale avrà un costo variabile crescente in modo più che proporzionale rispetto alla
quantità impiegata del fattore variabile.
25
2. I costi di lungo periodo
Il costo totale nel caso di due input variabili (L e K) è pari a:
CT = wL + rK
Dove w è il costo unitario del fattore lavoro (salario) e r è il costo unitario del capitale.
Se fissiamo il livello di costo (budget, oppure vincolo di bilancio) CT0 è possibile rappresentare il costo totale
nel piano (L, K) tramite la retta di isocosto.
CT – wL = rK —— CT/r – w/r L = K
L’isocosto è una retta i cui punti rappresentano le combinazioni dei due input che
comportano lo stesso livello di costo totale di produzione per l’impresa. Più la retta è
vicina all’origine, minori sono i costi di produzione, e viceversa.
❖ CT/r = massima quantità di capitale in grado di comprare no budget;
intercetta in asse verticale
❖ CT/w = massima quantità di lavoro in grado di comprare con budget
intercetta in asse orizzontale
❖ - w/r = rapporto tra i prezzi; inclinazione (coefficiente angolare) negativa
I rendimenti di scala
Nel lungo periodo tutti gli input sono variabili.
Ma che succede alla produzione se decido di raddoppiare tutti gli input? La quantità può…
a) Raddoppiare
b) Crescere più del doppio (crescita più che proporzionale)
c) Crescere, ma meno del doppio (crescita meno che proporzionale)
38 Immaginate che il costo del lavoro sia 𝑤=4 mentre il costo del capitale sia 𝑟=6
L’impresa si trova ad avere una 𝑃𝑀𝐺↓𝐿 =40 e una 𝑃𝑀𝐺↓𝐾 =30 È evidente che 40/4 >30/6.
Per l’impresa, una unità di lavoro costa 4 e rende 40, una di capitale costa 6 e rende 30 – sta usando troppo
capitale e troppo poco lavoro.
L’impresa, per ottenere un risparmio sui costi, può decidere di produrre la stessa quantità utilizzando più
lavoro (per via delle produttività marginali decrescenti) e meno capitale.
26
Se ipotizziamo di variare nella stessa proporzione tutti gli input
• Nel caso a) abbiamo rendimenti costanti di scala39: un aumento percentuale degli input produce lo stesso
incremento percentuale di output
• Nel caso b) abbiamo rendimenti crescenti di scala: un aumento percentuale degli input produce un incremento
più che proporzionale dell’output
• Nel caso c) abbiamo rendimenti decrescenti di scala: un aumento percentuale degli input produce un aumento
meno che proporzionale dell’output
Economie di scala40
Un’impresa gode di economie di scala se i costi medi di produzione diminuiscono all’aumentare dell’output
prodotto. Questo connette le economie di scala e il concetto introdotto prima di rendimenti crescenti. Però
abbiamo anche visto che i rendimenti sono crescenti solo in un tratto relativamente piccolo della curva.
Diseconomie di scala
In un’impresa si manifestano diseconomie di scala quando il costo medio di produzione aumenta all’aumentare
dell’output prodotto. Questo avviene perché un’impresa di enormi dimensioni ha:
• Problemi gestionali e di coordinamento
• Peggioramento delle relazioni industriali (complessità di gestire un gruppo dal POV manageriale)
• I lavoratori possono sentirsi alienati (diminuisce la sua produttività)
produzione tessile, Vicenza per oreficerie, Milano per prodotti farmaceutici e cosmetici).
27
Generalmente si ipotizza che la curva di costo medio di lungo periodo (curva CMELP) abbia una forma a U:
• Per piccoli livelli di quantità ci sono vantaggi nel lungo periodo (economie di scala). Fino al livello di
produzione q1 conviene aumentare produzione perché diminuiscono costi
• Quando le economie di scala sono state sfruttate i costi medi rimarranno costanti
• Infine, quando il livello di produzione va oltre q2 cominceranno a manifestarsi le diseconomie di scala: con
aumento di produzione aumenta anche costo medio
3. Ricavo
Come variano i ricavi al variare delle vendite?
Ricavo totale: RT = p ⋅ q (prezzo x quantità)
Ricavo medio: RME = RT/q (ovvero il prezzo) – ammontare che ottiene per un’unità venduta
28
Ricavo marginale: RMG = ΔRT/Δq – aumento ricavi totali a seguito di aumento unitario della produzione.
Non è sempre positivo
Per analizzare l’andamento del ricavo totale, medio e marginale rispetto all’output è necessario distinguere le
condizioni del mercato in cui opera l’impresa:
1) Impresa non in grado di influire sul prezzo (mercato di concorrenza)
La curva di domanda dell’impresa è una curva orizzontale
• Ricavo medio è costante e pari al prezzo (vende l’output che è in grado di produrre al prezzo di mercato)
• Ricavo marginale è anch’esso costante e pari al prezzo di mercato
• Ricavo totale si può rappresentare con una linea retta passante per l’origine e con pendenza pari al prezzo
2) Impresa in grado di influire sul prezzo
L’impresa che ha quota di mercato grande fronteggia una curva di domanda decrescente (legge dell’utilità
decrescente). Di conseguenza
- Se vuole aumentare le quantità, dovrà diminuire il prezzo
per catturare un maggior numero di acquirenti
- Se vuole ottenere un prezzo più alto dovrà accettare una
riduzione delle vendite
• Ricavo medio coincide con il prezzo (la curva di domanda).
Nel caso in cui si vogliano incrementare le vendite (diminuendo i
prezzi) anche il ricavo medio diminuirà. Nel caso di un’impresa
price-taker (che non decide il prezzo di mercato), la curva di
domanda e la curva RME coincidono:
RME = RT/q = p
• Ricavo marginale dipende dall’elasticità della domanda al
reddito.
• Ricavo totale è una curva prima crescente (finché RMG>0, quindi la domanda è elastica rispetto al prezzo)
e poi decrescente (quando RMG<0, quindi la domanda è anelastica rispetto al prezzo). Il punto massimo
della curva RT è in RMG = 0 (elasticità della domanda in valore assoluto è 1).
La curva di profitto si muove come la curva RT: è prima crescente e poi decrescente, perché:
29
1. Dopo un certo punto i ricavi marginali sono decrescenti (elasticità della domanda – crescendo q la
domanda diventa anelastica e l’impresa è costretta ad abbassare prezzi in modo più che proporzionali
per continuare a vendere)
2. Dopo un certo punto i costi marginali sono crescenti (produttività marginale decrescente)
Il profitto normale
Il costo-opportunità di gestire l’impresa (potresti fare un altro lavoro che magari ti potrebbe rendere di più)
rappresenta un costo e come tale è incluso nei costi di produzione
• è detto profitto normale
• è pari a: tasso di profitto normale (%) = tasso di interesse privo di rischio + premio per il rischio (ovvero:
rendimento minimo che egli deve ottenere dal capitale investito nell’impresa affinché non decida di chiudere per
aprire un’altra attività)
Il profitto che si vuole massimizzare (quello presente nei grafici) è l’eccedenza sul profitto normale ed è detto
extra-profitto.
30
Le forme di mercato sono distinte in base ai seguenti parametri:
• Grado di libertà con cui nuove imprese possono entrare nell’industria (entrata libera, presenza di
barriere naturali o artificiali)
• Natura del prodotto (prodotti omogenei o differenziati, ruolo della pubblicità)
• Grado di controllo sul prezzo da parte delle imprese (capacità di influenzare il mercato - elasticità
della domanda individuale)
Se oligopolista:
✓ Si mette d’accordo con gli altri, si viene a creare monopolio
✓ Decide di essere concorrente, cercherà di accattivarsi clienti (più sono i concorrenti, minore la possibilità
di influenzare i prezzi)
2. La concorrenza perfetta
Le ipotesi fondamentali sono quattro:
1. Numero molto elevato di imprese – la singola impresa è ininfluente a livello di mercato
31
2. Prodotto è omogeneo – prodotti di imprese diverse sono perfetti sostituti (consumatore indifferente tra
prodotto di impresa A e di impresa B)
3. Perfetta informazione – tutti hanno immediatamente a disposizione tutte le informazioni rilevanti su prodotti,
venditori, prezzi (le imprese e i loro clienti sono price-takers)
4. Completa libertà di entrata e uscita perché ci sono moltissime imprese in concorrenza perfetta
Equilibrio di breve periodo
Il prezzo è determinato da incrocio tra domanda e offerta:
▪ Domanda (aggregata): somma delle domande individuali, relazione negativa
tra Q e p che deriva dalla massimizzazione dell’utilità (ad un determinato livello
di prezzo solo alcuni possono permettersi un bene, mentre se prezzo scende se
lo possono permettere di più 42)
▪ Offerta (aggregata): somma delle offerte delle singole imprese, relazione
positiva tra Q e p che deriva dalla struttura dei costi
Il prezzo di equilibrio dell’industria, pe, si determina in corrispondenza
dell’intersezione tra la domanda e l’offerta di mercato: consumatori sono disposti ad
acquistare quantità QE che è anche la quantità che i produttori sono disposti a vendere
sempre a quel prezzo. Infatti:
✓ Per prezzo maggiore di PE c’è eccesso di offerta
✓ Per prezzo minore di PE c’è eccesso di domanda
La logica di profitto
I profitti sono dati dalla differenza tra gli incassi di vendita (pQ) e i costi di produzione [C(Q)]
Π=pQ-C(Q)43
Ogni impresa vuole massimizzare i profitti:
ΔΠ/ΔQ=0
I profitti sono massimi quando il costo dell’ultima unità venduta è uguale al ricavo
generato da quell’unità (ricavo marginale ovvero prezzo è uguale al costo marginale):
p=C’
Produrre l’unità successiva non sarebbe conveniente per l’impresa.
42 Nella domanda del singolo l’inclinazione negativa era dovuta all’utilità marginale decrescente del prodotto.
43 P(Q) ricavi totali; C(Q) costi totali.
32
che però sono ancora positivi (area arancione). Questo
attira altre imprese fino a E(p3,Q3). S3 è lo
spostamento massimo dell’offerta (p = CMG = CME
> profitto 0), altrimenti ogni nuova impresa
entrerebbe con profitti negativi. Di conseguenza se
entra un’impresa un’altra deve uscire, per non avere
profitti negativi. In modo tale da “guadagnarsi” il
posto, alcune imprese utilizzano la tecnica del
“dumping” (entrare in nuovo mercato con prezzi
minori rispetto prezzo di mercato).
La presenza di extraprofitti incoraggia nuove imprese a entrare nell’industria.
Si determina uno spostamento della curva di offerta
dell’industria che provoca una diminuzione del prezzo
fino a che le imprese otterranno solo profitti normali.
Prezzo = CM è il prezzo di equilibrio nel lungo equilibrio.
3. Monopolio
Nell’industria opera una sola impresa. I confini di industria possono essere arbitrari (diverse ampiezze):
• Es 1: monopolio (naturale) nel settore della fornitura di gas, ma non di energia in generale
• Es 2: monopolio nel settore delle auto a diesel ma non delle auto (elettriche)
• Es 3: monopolio nel settore dei ciclomotori di piccola cilindrata, ma non dei regali per gli adolescenti
In generale quello che conta è il potere monopolistico di mercato di un’impresa, che dipende da quanto quel
prodotto è sostituibile con altri prodotti simili o completamente diversi.
Affinché un’impresa mantenga la propria posizione di monopolista ci devono essere barriere all’entrata
sufficientemente elevate:
❖ Economie di scala (monopolio naturale)
❖ Economie di rete: acquirenti traggono beneficio tanto maggiore quanto più ampia è la rete di utenti o
infrastrutture a cui possono partecipare (rete telefonica, autostradale, bibliotecaria)
❖ Economie di varietà: impresa che crea vasta gamma di prodotti ha CME inferiore
❖ Differenziazione del prodotto e fedeltà alla marca
33
❖ Costi inferiori per un’impresa esistente perché a conoscenza di tecniche di produzione più efficienti,
fornitori meno cari…
❖ Proprietà o controllo di importanti fattori di produzione e delle reti di vendita
❖ Protezione legale (brevetti)
❖ Fusioni e acquisizioni (offerta d’acquisto sull’entrante, scoraggiandone l’entrata)
❖ Tattiche aggressive (guerra di prezzo, massicce campagne pubblicitarie)
Equilibrio in monopolio
• Esiste una sola impresa e, di conseguenza l’offerta dell’impresa e l’offerta dell’industria coincidono
• D’altra parte, esistendo un solo venditore, anche la domanda di mercato (che sarà per forza meno elastica in
monopolio) e la domanda dell’impresa coincidono
• L’impresa decide la quantità da produrre per massimizzare i profitti e la vende al prezzo che i consumatori sono
disposti a pagare (è l’impresa stessa ad essere il settore)
• Variando la quantità offerta l’impresa è in grado di influenzare il prezzo
Assumiamo che i costi per unità siano costanti (C(Q)=xQ – produrre Q quantità costa xQ) e che la domanda sia
lineare ovvero una retta (Q=a-bp – quantità dipende negativamente dal prezzo) da cui la domanda inversa (p=c-
dQ – prezzo p che permetterà alla quantità Q di essere
assorbita dal mercato).
Π = (c-dQ)Q - xQ
Il monopolista sceglie Q che massimizza i profitti (p
non è più esogeno ma dipende dalla quantità di beni
prodotti dal monopolista)
Π max: RMG=CMG
Π max: c-(1/2)dQ = x
La curva di costo marginale è piatta (il costo unitario
è costante).
La curva di RMG ha la stessa intercetta della curva
di D ma inclinazione doppia.
Pm è il prezzo che permette di assorbire la quantità
introdotta sul mercato.
Data presenza di barriere all’entrata, l’extraprofitto
del monopolista are nel lungo periodo non è eroso
dalla concorrenza. Quindi unica differenza tra breve e lungo periodo è che nel lungo periodo la produzione è tale
per cui RMG = CMGLP.
34
In concorrenza perfetta, la libertà di entrata erode l’extraprofitto e costringe le imprese a produrre nel punto di
minimo della loro curva CMELP, permettendo di mantenere prezzi bassi nel lungo periodo.
In monopolio invece le barriere all’entrata consentono di mantenere extraprofitti nel lungo periodo e il
monopolista non è costretto ad operare nel punto minimo della CMELP (prezzi maggiori). Pertanto consumatori
preferiscono concorrenza perfetta, mentre le imprese il monopolio (= conflitto di interessi).
Il caso dell’OPEC
OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries)
Nel 1960 i 5 (adesso 12) principali esportatori di petrolio (Arabia Saudita, Iran, Iraq, Kuwait e Venezuela) si
accordano per
• Coordinare le politiche petrolifere
• Stabilizzare i mercati garantendo un’offerta efficiente, un adeguato reddito per i
produttori e una equa remunerazione degli investimenti
• Sostanzialmente per evitare una guerra a ribasso per ospitare le compagnie estrattive
Inizialmente fissano i prezzi del petrolio in presenza di domanda anelastica.
Anni ’80, crisi iraniana, il prezzo tocca 40$ e la domanda diminuisce: OPEC comincia a stabilire le quote (fissa
le quantità) per mantenere alti i prezzi.
Anni ’90, trasformazione energetica e accise sul carburante: il tetto produttivo è talmente alto che l’offerta
supera la domanda.
35
Fine anni ‘90, crisi in Estremo Oriente: OPEC taglia la produzione del 25% per permettere un prezzo intorno
ai 15-20$.
Primi anni ‘00, ripresa dell’economia Asiatica, il prezzo raggiunge 30$ con per tornare subito sotto i 20 a
causa della bolla finanziaria del 2001, OPEC taglia ancora la produzione e si accorda con altri paesi
produttori per fare altrettanto portando il prezzo a 25$
2003-2004, instabilità in medio-oriente fa crescere il prezzo a 50$: OPEC invano aumenta la produzione
2006-2008, boom di India e Cina e aumento della domanda:, il prezzo raggiunge 150$: il reddito nei paesi
OPEC raddoppia
2008..., crisi finanziaria, il prezzo crolla sotto 40$: OPEC tagli ancora la produzione 2009-2010, la ripresa
porta il prezzo intorno ai 100$
Difficile controllare i prezzi fissando le quantità. Necessario conoscere bene la domanda.
4. Concorrenza monopolistica
Cosa succede se ci sono molte imprese concorrenti, ma ciascuna di esse cerca di conquistare il consumatore con
un particolare prodotto?
Di solito non c’è ne concorrenza perfetta né totale monopolio, ma competizione aggressiva senza che le imprese
siano necessariamente price-takers (ma con potere di mercato). La concorrenza monopolistica è simile alla
concorrenza perfetta: elevato numero di imprese concorrenti, ognuna delle quali ha nel breve periodo un certo
potere di mercato.
36
Concorrenza non di prezzo
Le uniche decisioni dell’impresa non riguardano solo il prezzo e
l’output, ma anche altre variabili. La concorrenza non di prezzo si
articola in:
1) Sviluppo del prodotto: offrire bene con domanda alta,
differenziato dai concorrenti e quindi con domanda
anelastica per mancanza di sostituti
2) Pubblicità: vendita del prodotto informando i consumatori
della sua esistenza ma anche cercando di persuaderli. Può
far aumentare la domanda e renderla meno elastica
5. Oligopolio
Si ha oligopolio quando poche imprese offrono un prodotto.
Che cosa succede se poche imprese dominano il mercato?
• Possono competere sullo stesso prodotto non riconoscendo la natura oligopolistica del mercato (come se fossero
in concorrenza) – sempre possibile
• Possono differenziare i prodotti trasformando il mercato in una concorrenza monopolistica (riconoscono natura
non concorrenziale) – non si tratterà (già vista sopra)
• Possono mettersi d’accordo per trasformare il mercato in un monopolio (cartello: accordo collusivo): scelta più
profittevole di concorrenza classica ma anche di monopolistica (questa richiederebbe maggiori investimenti per
assicurare necessaria differenziazione dei prodotti > maggiori costi)
Le caratteristiche dell’oligopolio
Interazione strategica tra le imprese
1. Se ci sono due (poche) imprese la quantità offerta sarà la somma delle due produzioni, in equilibrio
uguale alla domanda
2. Se il prodotto è unico, la quantità che una può produrre dipende dalla domanda di mercato e dalla
quantità che produrrà l’altra (interdipendenza)
37
3. La scelta ottima di produzione non sarà altro che la risposta ottima al comportamento dell’altra impresa
(strategica)
Presenza di barriere all’entrata
• Esattamente come per il monopolio, se non si istituiscono barriere all’entrata nel lungo periodo
l’oligopolio si trasforma in concorrenza perfetta
Ci sono due imprese, 1 e 2, producono lo stesso prodotto e hanno i medesimi costi (questa ipotesi è una forzatura),
immaginiamo pari a 0 (i profitti sono uguali ai ricavi - questa lo è di più).
La domanda dei consumatori è unica e funzione lineare (negativa) del prezzo
p=c-dQ
p=c-d(q1+q2)
I ricavi per l’impresa 1 dipendono da quanto l’impresa 2 deciderà di produrre
RT1=pq1=(c-d(q1+q2))q1
38
Anche se l’equilibrio di Cournot è ottimo, non
porta profitti massimi.
Cartelli
Un accordo collusivo formale è noto come cartello.
Le imprese partecipanti costituiscono una sorta di monopolio: esse si accordano e fissano un prezzo per
massimizzare i profitti congiunti, quindi si spartiscono il mercato tramite l’assegnazione di quote (caso OPEC)
In molti paesi i cartelli sono illegali (regolamentazione antitrust) perché impongono un limite allo sviluppo della
concorrenza > accordi collusivi in modo tacito, di diverse tipologie:
• Leadership di prezzo dell’impresa dominante:
Assumiamo che l’oligopolio sia caratterizzato dalla presenza di un’impresa leader…
• Il leader conosce la sua domanda e la domanda di mercato (che viene soddisfatta dai follower) e usa
queste informazioni nella fissazione del prezzo
• Una volta fissato il prezzo che massimizza i suoi profitti i follower lo seguiranno
• L’ipotesi (forte) è che i follower siano disposti a seguire il leader e che non mettano in atto strategie
per aumentare le loro quote (visto che l’impresa dominante lascia a loro solo una parte residuale di
produzione)
• Leadership di prezzo dell’impresa barometro
In alcuni mercati non c’è un leader definito; al contrario diverse imprese si contendono la leadership
(tramite gara all’innovazione, ad esempio nel settore tv: HD, 4K, OLED).
• La prima impresa a lanciare l’innovazione definisce anche il prezzo nella speranza che i follower si
adeguino
• Di fatto l’impresa «barometro» può cambiare continuamente ma questa pratica di leadership viene
accettata e condivisa dai diversi partecipanti al cartello
• Fissazione del prezzo in base al costo medio
Assenza di un leader definito
• Le imprese del cartello hanno curve di costo simili ma non necessariamente
identiche
• Al posto di considerare un prezzo di riferimento si considera il costo medio, al quale si aggiunge un
mark-up fisso (“ricarico”)
• In questa maniera, se i costi aumentano, le imprese aumenteranno i prezzi della stessa percentuale
La legge finanziaria 2017 ha vietato la fatturazione a 28gg per le offerte mensili. Le imprese di
telecomunicazioni hanno adeguato il prezzo della loro offerta con un aumento, apparentemente
concordato, della stessa percentuale.
Un aumento del prezzo del petrolio si traduce in un aumento pressoché costante dei prezzi della benzina
al dettaglio (nonostante gli approvvigionamenti siano diversi).
• Esistenza di un prezzo di riferimento
• Le imprese identificano alcuni prezzi «di riferimento»: 9.99, 12.99, 19.99 e così via
• Se i costi aumentano, tutte le imprese si sposteranno verso il prezzo successivo
Leadership in oligopolio
39
Cosa succede quando ci sono diverse imprese, una leader, ma senza
accordo? > Oligopolio di Von Stackelberg:
Il leader può sfruttare il vantaggio della prima mossa. Sa già che il
suo follower sceglierà seguendo la FDR q2=f(q1) (la funzione di
reazione dell’impresa leader) e utilizza questa informazione nella
massimizzazione del profitto:
RL=pq1=(c-d(q1+q2))q1=(c-d(q1+f(q1)))q1
Mentre per il follower la scelta ottima sarà determinata come in
Cournot.
(F)q1 è risposta dell’impresa 2 alla scelta che fa l’impresa 1.
Oligopolio e consumatori
Se oligopolisti colludono e massimizzano congiuntamente profitti dell’industria, agiscono come monopolio. In tal
caso i prezzi possono andare contro interessi del consumatore.
Altri svantaggi dell’oligopolio rispetto monopolio:
1) Imprese oligopoliste sono più piccole di quelle monopoliste, quindi le economie di scala delle prime non
controbilanciano gli effetti dovuti al potere di mercato delle seconde
2) Ricorso a maggiore pubblicità
40
Il risultato delle scelte effettuate dalle imprese viene rappresentato nella matrice dei payoffs. Ogni coppia di valori
rappresenta il risultato dell’interazione strategica, quindi delle scelte effettuate dalle imprese, per l’impresa 1 e
per l’impresa 2 (in ordine).
Indipendentemente dalla scelta del rivale, per ognuna delle due imprese è sempre più conveniente scegliere
Cournot (strategia dominante) – equilibrio di Cournot-Nash.
L’esempio classico di strategia dominante è quello del dilemma del prigioniero:
Due ladri vengono arrestati per un presunto furto ma non ci sono prove. L’unico modo per accusarli è farli
confessare. Entrambi sanno che la polizia non ha prove ma non sanno cosa deciderà l’altro.
Chi confessa avrà uno sconto sostanziale sulla pena (1 anno) rispetto all’altro (18 mesi)
Se confessano entrambi lo sconto per ognuno sarà minore (15 mesi). Se entrambi non confessano rimangono però
liberi. Confessare è una strategia dominante.
Giochi in forma estesa: il gioco è ripetuto e ogni giocatore ha la possibilità di modificare la propria strategia.
Giochi sequenziali: son giochi in forma estesa ma un giocatore ha il vantaggio
della prima mossa e quindi può prevedere non sola la reazione immediata, ma
anche tutte le possibili reazioni ai cambi di strategia (alberi decisionali).
Il mercato degli aeromobili di grandi dimensioni è in mano a due sole
compagnie, Boing e Airbus
Le due non producono aerei con le stesse caratteristiche perché nessuna delle
due avrebbe sufficiente domanda. Di volta in volta si trovano a scegliere le
caratteristiche dei velivoli.
41
La curva di domanda a gomito
Anche in assenza di collusione i prezzi in oligopolio possono rimanere stabili.
Dato l’equilibrio di oligopolio, se un’impresa aumenta i prezzi da sola le altre
imprese potrebbero non fare altrettanto, accaparrandosi quote di mercato: la
variazione di domanda sarà pertanto ridotta
Al contrario, se un’impresa diminuisce i prezzi le altre la seguiranno pur di non
perdere quote: la variazione di domanda sarà consistente.
La teoria della domanda a gomito ipotizza due diverse elasticità della domanda al
di sopra e al di sotto dell’equilibrio di oligopolio.
42