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QUESTIONE AMBIENTALE E PIANIFICAZIONE

Alcuni fenomeni dello sviluppo insostenibile


Aree naturali che si contraggono:

• Consumo di suolo e di risorse


• Aree rurali che si frammentano e si deteriorano anche per la mancanza di presidi umani

• Inquinamento dei mari e delle aste uviali


• Rischi idrogeologici
• Cambiamenti climatici
Isole di natura protetta

Aree urbane che si espandono


• Città che si destrutturano

• Tessuti edilizi che si frammentano e si deteriorano


• Spazi pubblici che si riducono
• Edi ci pubblici inutilizzati e in abbandono
• Edi ci residenziali vuoti, nonostante l’emergenza abitativa
• Peggioramento del microclima urbano
Rururbano o campagne urbane o sistemi agro-urbani

La prima ondata di sensibilità nei confronti della questione ambientale si manifesta negli anni ’60 e
‘70 del secolo scorso.
Letteratura e rapporti scienti ci
Nel 1962 Rachel Carson con il libro Primavera silenziosa evidenzia i danni prodotti dall’uso di
pesticidi sulla salute dell’uomo e sugli esseri viventi in generale.
Nel 1971-73 Berry Commoner con il libro Il cerchio da chiudere evidenzia che la crisi energetica è
il prodotto dell’uso indiscriminato delle risorse e che economia e ambiente si devono ricollegare.
Nel 1972, Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows, Jorgen Randers e William W. Behrens nel
Rapporto del MIT su I limiti dello sviluppo mostrano gli e etti a lungo termine di una crescita
inde nita che conduce a danni irreversibili.
Nasce l’economia ambientale che riconosce le esternalità negative del sistema economico
sull’ambiente.
Esiste un’ampia letteratura storica degli anni ‘90 del secolo scorso che cerca d’individuare le fasi
di rottura tra attività umane e natura per quanto riguarda ad esempio la sovra-produzione di scarti
di cui scrive E. Sori in Il rovescio della Produzione (1999); o che al contrario evidenzia la
cooperazione tra uomo e natura (P. Bevilacqua, in Tra Natura e storia 1996), n quando i tempi di
trasformazione storici dell’uomo non sopravanzano i tempi di trasformazione biologica in modo
irreparabile, provocando la rottura di certi equilibri.

Conferenze e documenti Internazionali



Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo, Rio De Janeiro, 1992
• Rapporto Brundtland (Our Common Future) 1987. Documento preparatorio che prende il nome
dal presidente della commissione e che mette a punto il concetto di sviluppo sostenibile.

• Dichiarazione di Rio de Janeiro su ambiente e sviluppo 1992. Documento in 27 punti che


sottolinea l’interazione tra ambiente, sviluppo economico ed equità sociale.
• Agenda 21, 1992 ovvero il programma ambientale per il prossimo secolo (in particolare gli
articoli 7 e 28 sono dedicati all’ambiente urbano).
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Conferenza delle città europee sullo sviluppo sostenibile, Aalborg, Danimarca, 1994
• La carta di Aalborg (Danimarca 1994) declina a scala urbana il concetto di sviluppo sostenibile,
sottolineando la responsabilità delle città nel generare i problemi ambientali e il ruolo chiave che
assumono per risolverli con politiche adeguate.
• La carta di Lisbona 1996 dopo due anni di campagna per fare conoscere il problema
ambientale, la carta di Lisbona s’impegna ad attuare l’agenda 21 locale sullo sviluppo
sostenibile.

Rapporto Brundtland 1987 (Our Common Future), redatto nel 1987 dalla Commissione mondiale
su Ambiente e Sviluppo presieduta da Gro Harlem Brundtland (politica norvegese).
Il concetto di sviluppo sostenibile viene messo a punto da questo rapporto secondo il quale
l’umanità nei prossimi anni dovrà impegnarsi per:
• “rendere lo sviluppo sostenibile, assicurando il soddisfacimento dei bisogni della generazione
presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”.
Il concetto di sviluppo sostenibile implica dei limiti, non limiti assoluti ma quelli imposti dal
presente stato dell’organizzazione tecnologica e sociale nell’uso delle risorse ambientali e delle
capacità della biosfera di assorbire gli e etti delle attività umane.
Si evidenzia così anche la di erenza tra crescita, come espansione quantitativa, a livello di
dimensioni siche del sistema economico (PIL) e sviluppo con il quale si intende invece un
cambiamento qualitativo di un sistema economico, ossia l’insieme delle modi che della struttura
economica, sociale, istituzionale e politica.

Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo, Rio De


Janeiro, 1992. Viene emanata la Dichiarazione di Rio de Janeiro Documento in 27 punti che
sottolinea l’interazione tra ambiente, sviluppo economico ed equità sociale.

• 1.  L’uomo è il centro delle preoccupazioni dello sviluppo sostenibile. L’umanità ha diritto ad


una vita sana e produttiva in armonia con la natura.

• 2.  Ogni stato ha diritto a sfruttare le proprie risorse secondo le proprie politiche ambientali e
di sviluppo con la responsabilità di non causare danni all’ambiente fuori dai propri con ni di
giurisdizione.

• 3.  Il diritto allo sviluppo deve essere equamente soddisfatto per le presenti e future
generazioni.

• 4.  La protezione ambientale è parte integrante del processo di sviluppo.

• 5.  Compito essenziale della comunità internazionale è sradicare la povertà come


condizione per lo sviluppo sostenibile.

• 6.  Priorità per i bisogni dei paesi in via di sviluppo, in un quadro generale di azioni
internazionali in campo ambientale e di sviluppo che riguardano tutti i paesi.

• 7.  Spirito globale di cooperazione volto a proteggere, ripristinare la salute e l’integrità


dell’ecosistema della terra. Gli stati hanno responsabilità comuni ma di erenti. I paesi
sviluppati hanno la responsabilità della pressione che le loro società imprimono
sull’ambiente globale anche per i livelli tecnologici e di risorse nanziarie di cui dispongono.

• 8.  Per raggiungere lo sviluppo sostenibile è necessario ridurre ed eliminare modelli


insostenibili di produzione e consumo, promuovere idonee politiche demogra che.

• 9.  Cooperare per ra orzare le capacità costruttive endogene di sviluppo, migliorando gli


scambi di conoscenza scienti ca e tecnologica e intensi care lo sviluppo mediante,
di usione di tecnologie innovative.

• 10.  La partecipazione di tutti i cittadini consente una migliore trattazione dei problemi
ambientali. Ampio accesso all’informazione (anche dei procedimenti giudiziari e
amministrativi) e partecipazione a processi di decisione. 


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• 11.  Emanare e cace legislazione ambientale che ri etta i contesti dei vari stati. Alcuni
strumenti validi per i paesi sviluppati determinano costi economici e sociali ai paesi in via di
sviluppo.

• 12.  Promuovere un sistema economico aperto che possa condurre alla crescita economica
e allo sviluppo sostenibile in tutti i paesi. Le misure in materia di politica commerciale non
devono causare discriminazione o restrizione del commercio internazionale. Evitare azioni
unilaterali. Le misure ambientali si devono basare sul consenso internazionale.

• 13.  Emanare leggi nazionali sulla responsabilità legale e compensazione delle vittime
dell’inquinamento e dei danni ambientali. Leggi internazionali per e etti indesiderati fuori
dalle giurisdizioni nazionali.

• 14.  Scoraggiare e prevenire il trasferimento attività o sostanze che causano danni


ambientali o dannosi per l’uomo verso altri Stati.

• 15.  L’approccio preventivo da applicare ampiamente secondo le capacità degli Stati.


L’incertezza scienti ca non deve impedire l’applicazione di misure costi-e cacia di
prevenzione.

• 16.  Internalizzare i costi ambientali e uso di strumenti economici secondo l’approccio “chi
inquina paga”.

• 17.  La valutazione d’impatto ambientale come strumento per valutare quelle attività
soggette a decisione nazionale che hanno probabile impatto negativo.

• 18.  Noti ca immediata da parte degli Stati di disastri naturali o altre emergenze che
possono causare e etti dannosi ad altri stati. Aiuti per gli stati colpiti da parte della
comunità internazionale.

• 19.  Preventiva noti ca da parte degli Stati di attività che possono causare e etti ambientali
negativi su altri stati e loro consultazione.

• 20.  Le donne hanno un ruolo vitale nella gestione dell’ambiente e nello sviluppo. La loro
piena partecipazione è quindi essenziale per raggiungere lo sviluppo sostenibile.

• 21.  La gioventù di tutto il mondo con i suoi ideali, creatività e coraggio deve essere
mobilitata per il raggiungimento dello sviluppo sostenibile e assicurare un futuro migliore per
tutti.

• 22.  Le comunità locali, con la loro conoscenza e sapienza locali hanno un ruolo vitale nella
gestione dell’ambiente e processi di sviluppo. Gli Stati dovrebbero riconoscere e supportare
fortemente la loro identità, cultura ed interessi e realizzare la loro e ettiva partecipazione nel
raggiungimento dello sviluppo sostenibile.

• 23.  Saranno protetti l’ambiente e le risorse naturali dei popoli oppressi, dominati ed
occupati.

• 24.  La guerra è intrinsecamente distruttiva dello sviluppo sostenibile. Rispettare le leggi
internazionali e fornire protezione per l’ambiente in periodi di con itto armato e cooperare
nel suo successivo sviluppo, secondo necessità.

• 25.  Pace, sviluppo e protezione ambientale sono interdipendenti e inscindibili.

• 26.  Gli Stati risolveranno tutte le loro dispute ambientali paci camente e attraverso
appropriate 

misure in accordo con la Carta delle nazioni Unite.

• 27.  Gli Stati ed i popoli coopereranno in buona fede e in uno spirito di associazione nel
soddisfacimento dei principi coinvolti in questa Dichiarazione e in ulteriori sviluppi delle leggi
nazionali nel campo dello sviluppo sostenibile. 


Danimarca 1994 viene emanata la La carta di Aalborg, la Carta delle città europee sostenibili.
Si tratta di un documento approvato dai partecipanti alla Conferenza Europea sulle città
sostenibili tenutasi ad Aalborg in Danimarca il 27 maggio del 1994.
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La carta di Aalborg declina a scala urbana il concetto di sviluppo sostenibile, sottolineando la
responsabilità delle città nel generare i problemi ambientali e il ruolo chiave che assumono per
risolverli con politiche adeguate.
Il documento si divide in tre parti:

I parte - La dichiarazione di consenso delle città europee verso la sostenibilità

II parte - La campagna delle città europee sostenibili


III parte - L’impegno nel processo di Agenda 21: i piani di azione locale per la sostenibilità.
I PARTE. La dichiarazione di consenso delle città europee verso la sostenibilità
1.1 Il ruolo delle città europee
Le città, sopravvissute a organizzazioni politiche di grado spaziale superiore, costituiscono i
cardini dello sviluppo economico, culturale e della vita sociale e sono anche responsabili di molti
problemi dato che vi si concentra l’80% della popolazione europea, assumendo al contempo un
ruolo chiave per il cambiamento.
1.2 La nozione e i principi di sostenibilità
Si basa su un principio di integrazione tra equità sociale, sviluppo economico e sostenibilità
ambientale, dove questo concetto implica il mantenimento del capitale naturale, non soltanto
mantenimento della biodiversità, della salute dell’uomo, della qualità dell’aria, dell’acqua e del
suolo, ma anche assicurando che il tasso di consumo con il quale si consumano risorse
rinnovabili o non rinnovabili non ecceda le capacità rigenerative della natura e le possibilità di
sostituirle.
1.3 Strategie locali verso la sostenibilità

1.4 Sostenibilità come processo di ricerca di equilibrio locale creativo 1.5 Risolvere i problemi
attraverso la negoziazione all’esterno

1.6 Economia urbana verso la sostenibilità

1.7 Equità sociale per sostenibilità urbana.

1.8 Modelli di uso del suolo sostenibili

1.9 Modelli di mobilità urbana sostenibile

1.10 Responsabilità per il clima globale

1.11 Prevenzione e tossicità degli ecosistemi

1.12 Autogoverno locale come una precondizione

1.13 Cittadini come Attori chiave e coinvolgimento della Comunità 1.14 Strumenti per la gestione
urbana verso la sostenibilità
II PARTE. La campagna delle città europee sostenibili
Le principali attività della campagna saranno:
• facilitare il mutuo supporto tra città europee nel disegno, sviluppo ed implementazione di
politiche verso la sostenibilità;
• raccogliere e di ondere l’informazione su buoni esempi a livello locale;
• promuovere il principio di sostenibilità in altre autorità locali;
• reclutare ulteriori rmatari della Carta;
• organizzare un annuale “Premio Città Sostenibile”;
• formulare indicazioni politiche;
• fornire input al rapporto sulle “città sostenibili” del gruppo di esperti sull’ambiente
urbano;
• supportare i politici locali nell’implementare in modo appropriato indicazioni e leggi dell’Unione
Europea;
• editare la “ newsletter” della Campagna.

Queste attività richiederanno l’istituzione di un Coordinamento della Campagna.
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III PARTE. L’impegno nel processo di Agenda 21: i piani di azione locale per la sostenibilità.
• Il processo di preparazione di un Piano di azione locale deve includere le seguenti fasi:
ricognizione della piani cazione esistente e del quadro nanziario così come di altri piani e
programmi;
• la sistematica identi cazione, attraverso un’estesa consultazione pubblica, di problemi e loro
cause;
• la priorità di compiti da indirizzare a problemi identi cati;
• la creazione di una visione per una comunità sostenibile attraverso un processo di
partecipazione coinvolgente tutti i settori della comunità;
• la considerazione e valutazione di opzioni strategiche alternative;
• l’istituzione di un piano di azione locale di lungo periodo verso la sostenibilità che includa
obiettivi misurabili;
• la programmazione e l’implementazione di piani che includano la preparazione di un
organigramma e l’impegno di assunzione di responsabilità tra i partner;
• l’istituzione di sistemi e procedure per il monitoraggio e la documentazione sulla
implementazione del piano.

Nascono ri essioni e sperimentazioni sul rapporto tra la piani cazione urbanistica e l’ambiente in
merito a:
• Il contenimento sul consumo di suolo (risorsa scarsa) nelle trasformazioni urbane
• La complessiva qualità ambientale del piano.
• Compatibilità ambientale del sistema infrastrutturale (alberature stradali come barriere
fonoassorbenti, per ristabilire connessioni ambientali ed evitare il frazionamento di ambienti
naturali).
• La mobilità sostenibile (piste ciclopedonali, incentivazione dei trasporti pubblici).
• La permeabilità dei suoli (per consentire la ricarica delle falde acquifere).
• Nuova attenzione agli standard urbanistici in chiave ambientale e in particolare al sistema delle
aree verdi in ambiente urbano con funzioni ecologiche oltreché, estetiche e fruitive per il tempo
libero o produttive (come gli orti urbani, le aree agricole intercluse, il sistema di verde
pertinenziale di attrezzature pubbliche e della residenza), funzionali a:
• attività curative, sociali ed educative;
• migliorare il micro clima urbano e la fono assorbenza;
• ristabilire connessioni con aree naturali extraurbane;
• assicurare livelli elevati di permeabilità dei suoli
• assicurare l’approvvigionamento alimentare di prossimità, etc.
• Sistemi di gestione dei ri uti ed economia circolare
• Valutazione ambientale strategica preventiva dei piani.

L’accordo di Parigi è il primo accordo universale giuridicamente vincolante sui cambiamenti


climatici. E’ stato adottato nel 2015 alla conferenza di Parigi sul Clima e rati cato dall’Ue
formalmente nel 2016. Si propone di:
• mantenere l'aumento della temperatura media mondiale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai
livelli preindustriali.
• aumentare la capacità di adattamento agli e etti negativi dei cambiamenti climatici,
promuovendo la resilienza climatica e lo sviluppo a basse emissioni di gas a e etto serra,
con modalità̀ che non minaccino la produzione alimentare.
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Il precedente protocollo di Kyoto sul surriscaldamento globale del 1997 entrato in vigore nel 2005
e con termine di validità nel 2012 prevedeva il taglio alle emissioni dei gas climalteranti che
producono l’e etto serra. L’Italia si era impegnata a una riduzione pari -6,5% ma ha ridotto solo di
-4,6%.

In Italia (e con anticipo per taluni temi in Sicilia), il dibattito sulla questione ambientale si ri ette
nell’emanazione di leggi sul paesaggio e la protezione dell’ambiente naturale mentre in ambito
internazionale tramite anche alcune direttive si sviluppa il concetto di rete ecologica e più
recentemente il concetto d’infrastruttura verde. Sul versante del paesaggio, in Italia le ri essioni e
i riferimenti normativi a ondano le radici nei primi anni del Novecento con norme improntate ad
approcci estetici.

PAESAGGIO
L’approccio estetico

La visione estetica del paesaggio è collegata al concetto di bellezza visibile e sensibile che
l’occhio può abbracciare con lo sguardo.
Il concetto di bellezza naturale dovrebbe in questo caso rimandare quindi non solo alla morfologia
ma anche in termini diacronici alle descrizioni tramandate da scrittori, pittori, poeti, storici
dell’architettura che testimoniano lungo la storia una particolare a ezione a determinati caratteri di
un luogo. Secondo Benedetto Croce, nella relazione al disegno di legge del 1920 per la tutela
delle bellezze naturali, il Paesaggio è la rappresentazione della Patria.
Campagne, foreste, umi, laghi, aspetto delle città sono da tutelare e difendere perché
costituiscono le caratteristiche che di erenziano una nazione da un’altra. Il paesaggio in questo
senso è identità nazionale.

Legge 1497/39 - Protezione delle bellezze naturali (oggi abrogata)

La legge del ’39 discende da una concezione prevalentemente estetico - culturale del paesaggio,
tramite l’inclusione di determinati beni in appositi elenchi redatti dalla soprintendenza ai beni
culturali e ambientali. Prevedeva una complessa procedura per apporre il vincolo, da stabilirsi
caso per caso e l’emanazione di un apposito Decreto Assessoriale.
Oltre la compilazione di elenchi è interessante notare che la legge prevedeva già piani paesistici
territoriali nalizzati ad impedire che le aree individuate fossero utilizzate impropriamente.
Si trattava di piani vincolistici volti appunto ad impedire determinati comportamenti e a conservare
l’aspetto esteriore dell’oggetto di tutela.
Al concetto estetico di bellezza naturale si associa il carattere culturale, determinato dall’interesse
scienti co, dalla rarità e dalla tradizione.

Secondo la legge, sono da tutelare per il loro notevole interesse pubblico:

1. le cose immobili per il cospicuo carattere di bellezza naturale o di singolarità geologica; dove
per singolarità si fa riferimento in particolare all’interesse scienti co, mentre nell’ambito delle
bellezze naturali sono compresi conformazioni del terreno delle acque o della vegetazione con il
pregio della rarità;

2. le ville, i giardini e i parchi che, non contemplati dalle leggi per la tutela delle cose d’interesse
storico - artistico*, si distinguono per la loro non comune bellezza; a conferire non comune
bellezza concorrono sia il carattere e l’importanza della ora, sia l’ambiente, soprattutto se
all’interno di una città costituiscono motivo di attrazione;

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3. i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico
e tradizionale; dove quest’ultimo è inteso come spontanea concordanza fra l’espressione della
natura e quella del lavoro umano;

4. le bellezze panoramiche considerati quadri naturali e così pure quei punti di vista o di belvedere
accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze; sono da proteggere
quindi sia gli scenari panoramici che il punto di vista del fruitore.

*Legge 1 giugno 1939, n.1089: Tutela delle cose d’interesse artistico e storico. Sono soggette alla
presente legge le cose immobili e mobili, che presentano interesse artistico, storico, archeologico
o etnogra co, compresi: a) le cose che interessano la paleontologia, la preistoria e le primitive
civiltà; b) le cose d’interesse numismatico; i manoscritti, gli autogra , i carteggi, i documenti
notevoli, gli incunaboli, nonché i libri, le stampe e le incisioni aventi caratteri di pregio. Vi sono
pure compresi le ville, i parchi e i giardini che abbiano interesse artistico e storico.

Legge n. 431/85 - Disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale.

La legge è la conversione del decreto ministeriale 21 settembre 1984 conosciuto come decreto
Galasso che per la prima volta prevede ampi ambiti di tutela rispetto alla legislazione precedente
e tende a rendere obbligatoria la formazione di piani paesistici.
S’introduce il concetto di bene desunto dalla terminologia economica per sottolineare che
all’oggetto di tutela vi si attribuisce un valore d’uso.
S’introduce il termine ambiente. L’ambiente è lo spazio circostante considerato con tutte o con la
maggior parte delle sue caratteristiche/ l’insieme delle condizioni siche, chimiche e biologiche
che permettono e favoriscono la vita degli esseri viventi (Dizionario Oli Devoto della lingua
italiana).
La legge costituisce un passo in avanti per la tutela dei beni non soltanto in relazione alla loro
rilevanza estetico culturale ma anche ambientale come si desume dal titolo della legge. La legge,
così come già il decreto Galasso, integra quindi il concetto di bellezza naturale della legislazione
precedente con quello di bene ambientale.
La legge tutela il paesaggio per ambiti di particolare interesse che caratterizzano la struttura
morfologica del territorio, in ragione:
- della singolarità geologica dei vulcani, dei rilievi e dei ghiacciai,
- ecologica come zone umide, parchi e riserve,
- testimonianza dell’opera dell’uomo, ville, giardini e zone archeologiche o per la loro
appartenenza a determinati soggetti.
Gli AMBITI sottoposti a vincolo paesaggistico sono:

1. I territori costieri compresi entro una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di

battigia, anche per i terreni elevati sul mare;

2. I territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di
battigia, anche per i territori elevati sui laghi;

3. I umi, i torrenti ed i corsi d’acqua iscritti negli elenchi di cui al decreto n.1775/1933, e le
relative sponde o piede degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna;

4. Le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 1.200
metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole;

5. I ghiacciai e circhi glaciali;



6. I parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei

parchi;

7. i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli
sottoposti a vincolo di rimboschimento;

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8. Le aree assegnate alle Università agrarie e le zone gravate da usi civici; 9. Le zone umide
incluse nell’elenco di cui al decreto 448/1976;

10. I vulcani;

11. Le zone d’interesse archeologico.

Innovazioni della L. 431/85 rispetto alla L.1497/39

Gli ambiti individuati sono tutelati direttamente dalla legge senza bisogno di compilare ulteriori
elenchi (come nel caso della L 1497/39) fermo restando quelli già esistenti.
I vincoli costituiscono presupposto ai piani paesistici che sostanzialmente di eriscono da quelli
precedenti perché, più che impedire certi comportamenti, sono volti alla valorizzazione
ambientale.
La legge quindi esprime il tentativo di superare il concetto di vincolo, tramite la redazione di piani
paesistici nalizzati all’individuazione di una speci ca normativa d’uso che valorizzi l’ambiente.
Si prescrive che, con riferimento ai beni e alle aree elencate le Regioni sottopongono a speci ca
normativa d’uso e di valorizzazione ambientale il relativo territorio mediante la redazione di piani
paesistici regionali o urbanistico – territoriali aventi speci ca considerazione dei valori paesistici e
ambientali entro il 1986.

In Sicilia una legge anticipa la tutela minima prevista dalla L 431/85 per gli ambiti territoriali (come
fasce costiere, laghi, boschi, etc.). Si tratta della legge n. 78/76 Provvedimenti per lo sviluppo del
turismo in Sicilia che all’art.15 determina i seguenti vincoli più speci ci.
1. Distanza dalla battigia della linea di costa.

• Le costruzioni devono arretrarsi di metri 150. Entro detta fascia sono consentite opere d’impianti
destinati alla diretta fruizione del mare, nonché la ristrutturazione degli edi ci esistenti senza
alterazione dei volumi già realizzati;
• Entro la profondità di 500 metri a partire dalla battigia l’indice di densità edilizia territoriale
massima è determinato in 0,75 mc/mq;
• Nella fascia compresa tra i 500 ed i 1000 metri dalla battigia, l’indice di densità edilizia
territoriale massima è determinata in 1,50 mc/mq.
2. Distanza dalla battigia dei laghi.
• Le costruzioni, tranne quelle direttamente destinate alla regolazione del usso delle acque,
devono arretrarsi di metri 100 dalla battigia dei laghi misurati nella con gurazione di massimo
invaso.
3. Fasce di rispetto delle aree boscate (inedi cabilità).

• Le costruzioni devono arretrarsi di 200 metri dal limite dei boschi.


4. Fasce di rispetto dal parco archeologico (inedi cabilità)

• Le costruzioni devono arretrarsi di metri 200 dai con ni dei parchi archeologici

In Sicilia con deciso ritardo, l’Assessorato dei Beni Culturali, Ambientali e della Pubblica Istruzione
ha redatto il Piano territoriale paesistico regionale ai sensi della 431/1985 in forma di Linee guida
(approvate nel 1996) da tradurre in Piani Territoriali paesistici suddivisi in ambiti ad opera dello
stesso assessorato. Il piano, sotto forma di linee guida, fornisce un sistema di strategie per
raggiungere obiettivi pre ssati.
Il piano sostanzialmente si ferma all’analisi accurata dello stato di fatto (scala 1:250.000) secondo
una articolazione di lettura per ambiti e componenti del sistema paesistico siciliano, ai quali di
volta in volta corrispondono le indicazioni degli indirizzi generali da seguire:

per le ulteriori speci cazioni del piano a scala sub – regionale (Ambiti) e locale

da seguire come orientamento per la piani cazione provinciale e comunale.


Le linee guida del piano sono articolate in:

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Obiettivi
• Stabilizzazione ecologica, difesa del suolo e della biodiversità, con particolare attenzione per le
situazioni di rischio e di criticità;
• Valorizzazione dell’identità e delle peculiarità del paesaggio regionale, sia nel suo insieme
unitario che nelle sue diverse speci che con gurazioni;
• Miglioramento della fruibilità sociale del patrimonio ambientale regionale, sia per le attuali che le
future generazioni.

Strategie generali
Per il perseguimento degli obiettivi, la regione promuove azioni coordinate di tutela e
valorizzazione volte ad attivare forme di sviluppo sostenibile ed in particolare:
• conservare l’armatura storica del territorio, come base dello sviluppo insediativo e trama del
patrimonio culturale;
• conservare e consolidare la rete ecologica costituita dal sistema costiero della fascia arborea e
arbustiva, così come il sistema idrogra co interno e la trama di connessione del patrimonio
naturale.
S’individuano quattro principali linee di strategia:
- Il consolidamento e riquali cazione del patrimonio naturalistico
- Il consolidamento del patrimonio e delle attività agro - forestali

- La conservazione e il restauro del patrimonio storico

- La riorganizzazione urbanistica e territoriale

Articolazione per sistemi e componenti: sistema strutturale, secondo il quale il piano articola gli
indirizzi da seguire.
a) Sistema naturale
- Sottosistema abiotico: geologia, geomorfologia, idrologia, paleontologia (componenti). 2a)

- Sottosistema biotico: vegetazione, biotopi (componenti).


b) Sistema antropico
- Sottosistema agricolo forestale: paesaggio agrario.
- Sottosistema insediativo: archeologia, centri e nuclei storici, beni isolati, viabilità, paesaggio
percettivo, assetto urbano - territoriale ed istituzionale.

Articolazione per ambiti. Il piano suddivide la regione in ambiti sub-regionali individuabili sulla
base delle caratteristiche geomorfologiche e culturali del paesaggio, preordinati alla piani cazione
territoriale a scala più dettagliata:
1) Area dei rilievi del trapanese

2) Area della pianura costiera occidentale

3) Area delle colline del trapanese

4) Area dei rilievi e delle pianure costiere del palermitano 5) Area dei rilievi dei Monti Sicani

6) Area dei rilievi di Lercara, Cerda, Caltavuturo

7) Area della catena settentrionale (Monti delle Madonie) 8) Area della catena settentrionale (Monti
Nebrodi)

9) Area della catena settentrionale (Monti Peloritani)

10) Area delle colline della Sicilia centro meridionale

11) Area delle colline di Mazzarino e Piazza Armerina 12) Area delle colline dell’ennese;

13) Area del cono vulcanico etneo;

14) Area della pianura alluvionale catanese;

15) Area delle pianure costiere di Licata e Gela;

16) Area delle colline di Caltagirone e Vittoria;


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17)Area dei rilievi e del tavolato ibleo;

18) Area delle isole minori.

La piani cazione paesistica si articola attraverso Piani Paesistici Regionali (PPR) su base
provinciale riguardanti gli ambiti che ricadono entro i con ni provinciali.
I PPR sono redatti dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali e dell’Identità Siciliana della Regione
Siciliana, avvalendosi di numerosi consulenti.
Il piano paesistico è un piano sovraordinato rispetto alla piani cazione comunale. Questo signi ca
che il PRG e ogni altro piano attuativo deve rispettare il regime normativo previsto dai PPR
provinciali che si articola per ogni paesaggio locale con livelli di tutela crescente.

AREE PROTETTE

Il dibattito sulla salvaguardia del patrimonio naturale ha riguardato alcune questioni:


• se la tutela deve realizzarsi solo in particolari aree protette anche a costo di limitare o eliminare
temporaneamente la presenza degli uomini (quando particolari equilibri o ecosistemi siano stati
alterati per o rire la possibilità di conservarli in santuari della natura).
• se sia meglio stabilire un rapporto tra le aree a preminente carattere naturale con tutto il
territorio circostante antropizzato.
• E’ questo il motivo essenziale per cui i parchi sono articolati secondo una salvaguardia
graduale.

Talvolta l’istituzione e gestione delle aree protette ha generato nelle comunità locali forme di
opposizione poiché non era più consentito svolgere determinate attività.
Di contro, il presidio umano sul territorio svolge un ruolo di salvaguardia indispensabile. I parchi
dovrebbero quindi promuovere la partecipazione degli abitanti nella gestione cosciente delle loro
risorse naturali.

Legge n. 394/91 –- obiettivi

Secondo la legge il patrimonio naturale è costituito da: formazioni siche, geologiche,


geomorfologiche e biologiche o gruppi di esse che hanno rilevante valore naturalistico e
ambientale. I territori dove sono presenti tali valori soprattutto se vulnerabili sono sottoposti ad un
particolare tipo di tutela e di gestione al ne di perseguire i seguenti scopi:
• conservazione di specie animali, associazioni vegetali o forestali, singolarità geologiche,
formazioni paleontologiche, comunità biologiche, biotopi, valori scenici e panoramici, processi
naturali, equilibri idraulici e idrogeologici, equilibri ecologici;
• applicazione di metodi di restauro ambientale idonei a realizzare una integrazione tra l’uomo e
l’ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici
e architettonici e delle attività agro - silvo - pastorali e tradizionali;
• promozione di attività educative, di formazione e di ricerca scienti ca, anche interdisciplinare,
nonché di attività ricreative compatibili;
• difesa e ricostruzione degli equilibri idraulici e idrogeologici.
Tali territori sottoposti a regime di tutela e gestione costituiscono aree naturali protette dove
possono essere promosse la valorizzazione e la sperimentazione di attività produttive compatibili.
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classi cazione

Le aree protette sono classi cate in:


• parchi nazionali
• parchi naturali regionali
• riserve naturali
• aree protette marine
• aree protette d’interesse internazionale atte a rendere e caci particolari tipi di protezione
previste dalle convenzioni internazionali

distinzioni

• I parchi nazionali sono costituiti da aree terrestri, uviali lacuali o marine caratterizzati dalla
presenza di ecosistemi intatti o alterati dall’intervento antropico o ancora contenenti formazioni
siche, geologiche geomorfologiche, biologiche di rilievo (nazionale e internazionale) per valori
naturalistici, scienti ci, estetici, culturali, educativi e ricreativi tali da richiedere l’intervento dello
Stato ai ni della loro conservazione per le presenti e le future generazioni.
• I parchi naturali si distinguono essenzialmente dalle riserve perché:

nei parchi naturali dovrebbero prevalere i valori paesaggistici artistici e delle
tradizioni culturali delle popolazioni locali.
nelle riserve si privilegia la conservazione di specie naturalistiche rilevanti della ora e della
fauna, gli ecosistemi importanti per la biodiversità o per la conservazione delle risorse
genetiche. Le riserve possono essere sia statali, sia regionali.
• I parchi e le riserve nazionali sono istituiti con decreto del Presidente della repubblica su
proposta del ministero dell’Ambiente sentita la Regione.

Ente gestore e piani cazione

Per ogni parco nazionale e regionale deve essere istituito un Ente Parco, un ente di diritto
pubblico con sede legale e amministrativa nel territorio del parco. Sono organi dell’ente parco il
presidente, la giunta esecutiva, il collegio dei revisori dei conti, la comunità del parco.
L’ente parco utilizza come strumenti di piani cazione e attuazione delle nalità del parco: il
regolamento, il piano e il piano pluriennale economico e sociale.
Il regolamento, disciplina l’esercizio delle attività consentite entro il territorio (attività commerciali,
artigianali, agro silvo pastorali, ricerca scienti ca, volontariato e servizio civile, attività sportive e
ricreative) e quelle vietate (caccia, apertura di cave, modi ca del regime delle acque, attività
pubblicitarie fuori dai centri urbani, non autorizzate, fuochi ecc.)
Il piano pluriennale economico sociale per la promozione delle attività compatibili.

Il piano del parco

Il Piano del parco prevede l’organizzazione del territorio, i vincoli di uso pubblico e privato e le
norme di attuazione con riferimento a:

•  le varie aree (riserve, protezione, promozione) 



•  i sistemi di accessibilità compresi i percorsi per i portatori di handicap e gli anziani; 

•  i sistemi di attrezzature e servizi per la gestione e la funzione sociale, musei, u ci, aree di
campeggio, attività agroturistiche; 

•  gli indirizzi e criteri per gli interventi sulla ora, la fauna e sull’ambiente naturale in genere. 

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• Il piano prevede la suddivisione del territorio nelle seguenti aree: 

•  riserve integrali nelle quali l’ambiente naturale è conservato nella sua integrità; 

•  riserve generali orientate, nelle quali è vietata la trasformazione dell’esistente ma sono
consentite le attività produttive tradizionali, la realizzazione delle infrastrutture strettamente
necessarie e opere di manutenzione; 

•  aree di protezione, nelle quali, in armonia con le nalità del parco, possono continuare, secondo
gli usi tradizionali ovvero secondo i metodi di agricoltura biologica, le attività agro silvo pastorali,
la pesca e raccolta di prodotti naturali ed è incoraggiata anche la produzione artigianale di qualità. 

•  aree di promozione economica e sociale, nelle quali sono consentite attività compatibili con le
nalità istitutive del parco al miglioramento della vita e al migliore godimento del parco da parte
dei visitatori. 


Piano del parco e delle riserve

A livello regionale il piano del parco ha valore di piano paesistico e urbanistico e sostituisce i piani
paesistici o urbanistici di qualsiasi livello.
Anche le Riserve statali sono dotate di un piano e di un regolamento attuativo.
Con il decreto d’istituzione della riserva si stabiliscono i con ni, il relativo organismo
di gestione, le caratteristiche principali, le nalità ed i vincoli principali. Sono comunque vietati
ogni forma di discarica di ri uti solidi e liquidi, e l’accesso nelle riserve integrali a persone non
autorizzate, salvo le modalità stabilite dall’ente gestore.
Per quanto riguarda parchi e riserve regionali la legge nazionale stabilisce solo alcuni principi
fondamentali lasciando alle regioni tramite le loro leggi la facoltà di istituire tali aree protette, la
de nizione degli enti gestori, gli elementi costituenti il piano e i principi del regolamento.

Regione Siciliana LR n.98/81

In questo caso come in altri la regione siciliana anticipa la legge nazionale con 10 anni di anticipo.
Costituiscono patrimonio naturale e ambientale: le formazioni siche, geologiche, biologiche o
gruppi di esse, che hanno rilevante valore ambientale, scienti co, estetico e sociale.
Le aree protette si distinguono in:
• Parchi naturali
• Riserve naturali
• (SIC e ZPS introdotti in seguito)

Parchi naturali:
- Aree territoriali o marine di vaste dimensioni

- Rivestono rilevante interesse generale (caratteristiche morfologiche, paleontologiche,


biologiche ed estetiche, con particolare riguardo alla ora e alla fauna).
Obiettivi:

provvedere alla conservazione delle caratteristiche stesse ai ni della fruizione
- scienti ca

- Culturale

- economico-sociale

- educativa

- ricreativa

Articolazione in zone dei Parchi naturali


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Zona A di riserva integrale

Caratterizzata da una minima antropizzazione. Conservazione integrale dell’ambiente
naturale nella sua integrità
Zona B di riserva generale
Caratterizzate da un maggior grado di antropizzazione rispetto alle zone A. Sono vietate le nuove
costruzioni e le trasformazioni di quelle esistenti. Sono consentite: le utilizzazioni agro
silvopastorali; le infrastrutture strettamente necessarie (strade di accesso, opere di miglioria e di
ricostruzioni di ambienti naturali).
Zone C di protezione
Sono ammesse: costruzioni, trasformazioni edilizie e del terreno, rivolte alla valorizzazione dei ni
istitutivi del parco, quali strutture ricettive, culturali e aree di parcheggio.
Zone D di controllo

Sono consentite tutte le attività purché compatibili con le nalità del parco.

I 4 parchi:


1) Etna. È il primo dei 4 parchi siciliani ad essere stato istituito nel 1987. Suddiviso in una zona di
Parco (45.000 ha) e una di preparco (14.000 ha). I comuni che ricadono nel Parco sono 20.

2) Madonie. È il secondo dei 4 parchi siciliani ad essere stato istituito, nel 1989, ha una super cie
di 39.941,18 ettari. I comuni che ricadono nell’area di Parco sono 15.
3) Nebrodi. È il terzo ed il più esteso dei 4 parchi siciliani. E’ stato istituito nel 1993 e ha una
super cie di circa 85.600 ettari. I comuni che ricadono nel parco sono 21.

4) Parco uviale dell’Alcantara. È il più giovane dei 4 parchi siciliani. È stato istituito nel 2001, ha
una super cie di circa 1.900 ettari. I comuni che ricadono nel Parco sono 12 (Provincie
Catania-Messina).

Riserve naturali
• Aree terrestri, uviali, lacuali o marine che contengono una o più specie naturalisticamente
rilevanti della ora e della fauna, ovvero presentino uno o più ecosistemi importanti per le
diversità biologiche o per la conservazione delle risorse genetiche.
• Sono da sottratte all’incontrollato intervento dell’uomo e poste sotto il controllo dei poteri
pubblici per ragioni di interesse generale specialmente di ordine scienti co, estetico ed
educativo.
• Finalità: garantire la conservazione e la protezione dei caratteri naturali fondamentali.

Tipologie delle Riserve naturali

- Riserva Naturale Integrale (RNI)


Aree volte alla conservazione dell’ambiente naturale nella sua integrità. Sono ammessi interventi a
carattere scienti co; aree in cui la presenza umana è limitata a scopi strettamente scienti ci e di
sorveglianza.
- Riserva Naturale Orientata (RNO)

Aree volte alla conservazione dell’ambiente naturale


Sono consentiti: interventi colturali, agricoli e silvo-pastorali, purché non in contrasto con la
conservazione dell’ambiente naturale
La fruizione è proporzionata alle caratteristiche ambientali.
La gestione è nalizzata non solo alla conservazione ma allo sviluppo delle potenzialità
naturalistiche dei territori in
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accordo anche con programmi di educazione naturalistica per favorire un turismo compatibile,
consapevole e rispettoso dell’ambiente.

- Riserva Naturale Biologica (RNB)


Aree volte alla tutela del patrimonio genetico delle specie animali e vegetali ivi presenti.

- Riserva Naturale Speciale (RNS)


Aree volte ad assicurare la tutela di singole manifestazioni naturali o di luoghi (cascate, grotte), di
“monumenti naturali” e di delimitati compiti di conservazione biologica, biologico forestale,
geologica, etnoantropologica.

Al contorno delle zone delimitate come parco o riserva sono individuate adeguate aree di
protezione, pre-parco e pre-riserva, a sviluppo controllato allo scopo d’integrare il territorio
circostante nel sistema di tutela ambientale.
In tali aree possono essere previste iniziative idonee a promuovere la valorizzazione delle risorse
locali, con particolare riguardo alle attività artigianali, silvo – pastorali, zootecniche e alla
lavorazione dei relativi prodotti, nonché alle attività ricreative, turistiche e sportive.



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