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PROMESSI SPOSI

capitolo 10
Gertrude è diventata ufficialmente monaca ed è entrata nel convento di Monza
dove dovrà passare il resto della sua vita, senza mai più uscire fuori. Gertrude
all'interno del convento, essendo la figlia del principe-padre, può godere di
numerosi benefici e privilegi. Incluso quello di vivere in una zona del convento
riservata solamente a lei. In tale zona vi è un cortile, su cui si affaccia la
finestra di Egidio.
Egidio conduce una vita dissoluta e disordinata.
Un giorno dalla sua finestra Egidio vede Gertrude e la chiama , e "la sventurata
rispose".
Con la frase "la sventurata rispose" Manzoni esprime la propria compassione
verso la monaca di Monza, la quale stringe una relazione clandestina con
Egidio.
Gertrude ed Egidio tengono nascosta la loro relazione, ma una giovane
monaca li scopre e minaccia di denunciarli.
Gertrude ed Egidio si macchiano così le mani di sangue per nascondere la loro
relazione. Da quando è accaduto questo omicidio all'arrivo di Lucia e Agnese al
convento è trascorso quasi un anno.
E quando Gertrude incontra Lucia e Agnese il fatto è già avvenuto.
La monaca di Monza è tormentata dalla colpa per quanto ha commesso e
pensa spesso alla povera monaca che è stata vittima sua e di Egidio.

capitolo 11
Don Rodrigo parla con i bravi di ritorno dalla spedizione per rapire Lucia e ma
il Griso e gli altri bravi non sono riusciti a rapire Lucia. Il giorno dopo
chiacchiera con il cugino Attilio, che gli ricorda come ormai la scommessa sia
scaduta.
Don Rodrigo accetta la sconfitta, in quanto il giorno di san Martino è giunto, e
racconta al cugino Attilio il tentativo di rapire Lucia.
Fra Cristoforo è sospettato di aver influito sul fallimento del piano di don
Rodrigo.
Il conte Attilio decide così di intervenire per aiutare don Rodrigo e propone di
andare a parlare con il conte zio, membro del Consiglio Segreto di Milano.
Il conte zio è un politico influente e potente e il conte Attilio vuole convincerlo
a far allontanare fra Cristoforo da Pescarenico, in modo tale che don Rodrigo
possa portare avanti i suoi piani riguardo Lucia senza problemi , Il conte
Attilio aiuta don Rodrigo perché vuole divertirsi nel vedere un nobile correre
dietro una semplice contadina, quale è Lucia. Inoltre il conte Attilio si sente
offeso nell'onore della famiglia e del casato per il comportamento tenuto da fra
Cristoforo nei confronti di don Rodrigo
Il conte Attilio, infatti, ha appreso dell'incontro tra fra Cristoforo e don
Rodrigo.
Manzoni fa una digressione sul fanciullo e i porcellini d'India.
Dicendo così di voler raccontare il viaggio di Renzo a Milano.
Renzo è a Milano, dove è appena arrivato, proprio durante il Tumulto di san
Martino. Renzo si dirige al convento dei frati cappuccini, per consegnare la sua
lettera al padre Bonaventura. Lettera che gli è stata scritta e consegnata da fra
Cristoforo.
Renzo non trova padre Bonaventura e, mentre lo aspetta, decide di andare a
dare un'occhiata ai tumulti che stanno avvenendo a Milano.
La rivolta del pane, ossia il Tumulto di San Martino, sta avvenendo a Milano
proprio quando vi giunge Renzo.
Renzo si trova così coinvolto nella rivolta del pane,.
La famiglia di rivoltosi è vista da Renzo proprio appena entra a Milano.
Renzo, entrato nella città di Milano, trova sotto la croce di san Dionigi della
pagnotte di pane bianco. Le prende con sé e più avanti, quando Renzo si
troverà nell'osteria della Luna Piena, in compagnia del poliziotto in incognito
Ambrogio Fusella, dirà di aver trovato per terra quel pane e lo definisce il
"pane della Provvidenza"
Renzo avrà molti problemi con questa affermazione, poiché comincerà ad
attrarre dei sospetti su di sé e Ambrogio Fusella si convincerà che Renzo è uno
dei capi della rivolta del pane avvenuta a Milano
il capitolo 11, si conclude con Renzo che si avvia verso il luogo del tumulto per
vedere cosa stia succedendo.

capitolo 12
nel capitolo 12 vi è l'arrivo di Renzo a Milano.
Renzo infatti arriva a Milano proprio il giorno in cui scoppia il Tumulto di san
Martino.
Renzo vede i rivoltosi assaltare il forno delle Grucce.
L'assalto al forno delle Grucce è giudicato negativamente da Renzo, in quanto
distrugge i forni, ossia lo strumento per fare il pane.
A Milano vengono presi d'assalto tanti altri forni, ma questi sono ben protetti e
difesi, e così sempre più rivoltosi si dirigono al forno delle Grucce.
Quando ormai il forno delle Grucce è devastato, la folla decide di andare al
forno di piazza Cordusio. Ma tale forno è ben protetto e la folla non può rubare
il pane.
La notizia che lì vicino si trova la casa del vicario di provvisione accende gli
animi della folla, che si dirige a casa del funzionario per linciarlo.
La folla credeva infatti che il vicario di Provvisione, incaricato del
vettovagliamento della città di Milano, fosse il responsabile della carestia.
Il vicario ovviamente è innocente.
Renzo segue la folla alla casa del vicario di Provvisione, pur non approvando
l'idea di linciare il funzionario.

capitolo 13
Nel Capitolo 13 Manzoni prosegue il racconto del Tumulto di san Martino,
raccontandoci i problemi di Renzo a Milano.
Renzo non ha consegnato la lettera di fra Cristoforo a padre Bonaventura, in
quanto non lo ha trovato nel convento, ed invece di aspettarlo in chiesa è
andato a vedere da vicino la rivolta per il pane a Milano.
Dopo aver assistito all'assalto al forno delle Grucce, Renzo segue la folla
diretta alla casa del vicario di Provvisione.
Il vicario di Provvisione è un funzionario incaricato di rifornire di vettovaglie,
dunque anche di farina, la città di Milano. Ed è ritenuto dal popolo il
responsabile della carestia.
Anche Renzo ritiene il vicario di Provvisione colpevole,
L'arrivo della carrozza del gran cancelliere Antonio Ferrer calma la folla.
Il popolo ama infatti Antonio Ferrer, in quanto è stato lui a mettere il calmiere
sul prezzo del pane a Milano. Anche Renzo adora ed ammira Antonio Ferrer.
Renzo si slancia verso la carrozza per aiutarla a passare tra la folla, la quale
accoglie gioiosamente l'arrivo di Antonio Ferrer poiché crede che sia giunto ad
arrestare il vicario di Provvisione.
Antonio Ferrer avanza cautamente a bordo della sua carrozza, salutando e
sorridendo verso la folla, e soprattutto pronunciando le parole "pane e
giustizia , Il riassunto del capitolo 13 de I promessi sposi di Alessandro
Manzoni si conclude con la carrozza che si allontana dalla folla con a bordo il
gran cancelliere Antonio Ferrer e il vicario di Provvisione

capitolo 14
Renzo, dopo aver assistito all'assalto al forno delle Grucce, segue la folla
diretta alla casa del vicario di Provvisione, che verrà poi salvato da Antonio
Ferrer che giunge a bordo di una carrozza guidata dal cocchiere Pedro.
Antonio Ferrer avanza lentamente in mezzo alla folla dicendo "pane e
giustizia".
Concluso l'assalto alla casa del vicario di Provvisione, la gente si ferma a
parlare nelle strade di Milano, e Renzo tiene un discorso che lo fa apparire
come uno dei capi della rivolta agli occhi di un poliziotto borghese, il cui finto
nome è Ambrogio Fusella.
Ambrogio Fusella cerca con l'inganno di condurre Renzo al Palazzo di
Giustizia di Milano. Ma Renzo entra insieme a lui all'Osteria della Luna Piena,
dove Ambrogio Fusella riesce a scoprire la sua identità, facendosi dire nome e
cognome da Lorenzo Tramaglino.

capitolo 15
L'osteria della Luna Piena diventa un luogo cruciale per la maturazione di
Renzo.
Dopo essersi ubriacato all'osteria della luna piena Renzo impara a comportarsi
in modo più saggio.
Il percorso di formazione di Renzo all'osteria della Luna Piena una delle tappe
fondamentali.
L'oste dell'osteria della Luna Piena, quando Renzo si addormenta, va a
denunciarlo al Palazzo di Giustizia.
Il notaio criminale e due poliziotti si dirigono all'osteria della Luna Piena per
arrestare Renzo. Il notaio criminale ha però paura del popolo e si comporta
gentilmente con Renzo, in quanto a Milano c'è il rischio che si organizzino
ancora tante rivolte.

capitolo 16
Nell'osteria della Luna Piena, dopo esser stato denunciato dall'oste dell'osteria
della Luna Piena, Renzo viene arrestato la mattina successiva dal notaio
criminale.
A partire dal momento dell'arresto di Renzo, più precisamente dalla sua fuga
dall'osteria della Luna Piena, comincia il suo processo di maturazione.
Dopo l'osteria della Luna Piena Renzo starà sempre più attento al suo
comportamento dentro le osterie, dove non si ubriacherà mai più e,
soprattutto, si comporterà con attenzione nei confronti degli osti curiosi e
degli altri avventori dell'osteria.
Renzo si dirige a Bergamo per scappare dal Ducato di Milano, dove appunto è
ricercato.
Prima di lasciare Milano Renzo passa davanti ad alcuni luoghi e si pente di
non aver aspettato il padre Bonaventura dentro la chiesa di fronte al convento
dei frati cappuccini di Milano.
Durante la fuga, Renzo si imbatte in un'osteria gestita da una vecchia, la quale
gli fa delle domande ma Renzo le evita tutte e riesce a scoprire che il paese più
vicino al confine per Bergamo è Gorgonzola.
Renzo giunge a Gorgonzola ed entra nell'osteria di Gorgonzola.
All'osteria di Gorgonzola arriva un mercante che racconta dei disordini di
Milano e dice che un capo della rivolta, ossia Renzo, è stato catturato e gli è
stato trovato addosso un fascio di carte, una sorta di cabala, dove sono
riportati i piani internazionali per far scoppiare la rivolta.
Il racconto del mercante innervosisce Renzo.
La cabala inoltre è semplicemente la lettera di fra Cristoforo che Renzo doveva
consegnare al padre Bonaventura di Milano.

capitolo 17
Lasciata l'osteria di Gorgonzola, Renzo entra in un bosco per arrivare al fiume
Adda ed attraversarlo, Renzo non può attraversare il fiume Adda di notte, e
passa la notte in un capanno, dove si pente di tutti i suoi errori e prega per
chiedere perdono. All'alba
Renzo attraverso l'Adda con l'aiuto di un pescatore
QUESTO NON DIRLO A MENO CHE LEI NON TE LO CHIEDA
(La figura del pescatore, che aiuta Renzo nell'attraversamento dell'Adda, si
contrappone alla figura del barcaiolo incontrato nel

capitolo 8.
Quest'ultimo, infatti, ha aiutato Renzo, Lucia e Agnese disinteressatamente. Al
contrario, il pescatore del capitolo 17 svolge il servizio di traghettamento in
cambio di denaro.) e con fatica giunge a Bergamo, più precisamente entra nel
territorio bergamasco, trovandosi così al sicuro fuori dal Ducato di Milano,
dove appunto è ricercato.
Renzo va al paese del cugino Bortolo per chiedergli aiuto, Bortolo Castagneri
cugino di Renzo gli promette a Renzo di aiutarlo, Prima però Bortolo spiega a
Renzo che i bergamaschi chiamano i milanesi con il termine "baggiano", ossia
sciocco. Bortolo convince Renzo ad accettare questo loro comportamento
capitolo 18
Lucia e Agnese si trovano a Monza, presso il convento della monaca di Monza,
ossia Gertrude.
Nel convento della monaca di Monza ricevono la visita di un pesciaiolo che gli
porta notizie su Renzo, Il pesciaiolo è inviato da fra Cristoforo, che vuole
avvisare Lucia e Agnese.
Don Rodrigo pensa di rivolgersi all'innominato, L'innominato è l'unico in
grado di rapire Lucia dal convento della monaca di Monza.
Agnese si preoccupa quando non riceve più notizie di fra Cristoforo, così
decide di dirigersi personalmente a Pescarenico, lasciando Lucia sola nel
convento della monaca di Monza, dove Lucia ha stretto amicizia con Gertrude.
A Pescarenico, presso il convento dei frati cappuccini, Agnese apprende che fra
Cristoforo è stato trasferito in una città lontana, ossia a Rimini, Queste notizie
spingono don Rodrigo a decidersi a chiedere l'aiuto dell'innominato, un
pericoloso bandito in grado di compiere qualsiasi impresa con crudeltà,
Agnese apprende della partenza di fra Cristoforo da fra Galdino.
il narratore, a questo punto informa il lettore con un flashback di quello che è
successo, Manzoni racconta così dell'incontro tra il conte zio, membro del
Consiglio segreto dello Stato di Milano, e suo nipote il conte Attilio, Attilio
informa il conte zio dei problemi tra fra Cristoforo e don Rodrigo e, facendo
leva sull'orgoglio del conte zio, lo convince a contattare il padre provinciale dei
frati cappuccini per chiedere il trasferimento di fra Cristoforo in una città
lontana da quella in cui si trova don Rodrigo, Il conte zio è un uomo politico di
grande potere che ha basato tutta la sua carriera sull'arte della simulazione e
della dissimulazione.
capitolo 19
Nel capitolo 19 Manzoni ci racconta, con un flashback, quanto è accaduto tra il
padre provinciale dei frati cappuccini e il conte zio, membro del Consiglio
Segreto dello Stato di Milano.
Il dialogo tra il conte zio e il padre provinciale mostra il carattere dello zio
conte, Il carattere del conte zio si può descrivere attraverso la frase "sopire e
troncare" e "troncare e sopire" , il suo carattere è tutto incentrato sulla
simulazione e sulla dissimulazione.
Per ottenere risultati politici occorre troncare sul nascere ogni problema e
sopire l'impatto pubblico di quelli già avvenuti. Sopire e troncare, troncare e
sopire permette di mantenere intatta la reputazione politica del conte zio. Nel
Capitolo 19 entra in scena anche l'innominato, L'innominato è un personaggio
grandioso , Il ritratto dell'innominato fornito da Manzoni ci mostra un
personaggio straordinario, potente ed incredibilmente carismatico, Don
Rodrigo infatti si rivolge all'innominato per chiedergli aiuto nella sua impresa
incentrata sul rapimento di Lucia, Lucia si trova infatti nel convento della
monaca di Monza, dove ha stretto amicizia con Gertrude e Soltanto
l'innominato può riuscire nell'impresa di rapirla.

NON DIRLO A MENO CHE NON TE LO CHIEDA


Chi era l'innominato?
Il personaggio dell'innominato si ispira ad un personaggio storico realmente
esistito, Importante per la storia dell'innominato è l'episodio dell'omicidio
avvenuto sul sagrato di una chiesa; episodio che viene ripreso nella prima
edizione del romanzo, "Fermo e Lucia", dove Manzoni chiama l'innominato
Conte del Sagrato e spiega l'origine di questo nome.

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