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23,2 mm
RIVISTA DI
DIRITTO PROCESSUALE
TARIFFA R.O.C.: POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1, DCB MILANO - PUB. BIMESTRALE
FONDATA NEL 1924 DA
G. CHIOVENDA, F. CARNELUTTI e P. CALAMANDREI
GIÀ DIRETTA DA
E.T. LIEBMAN, G. TARZIA e E.F. RICCI
DIRETTORI
C. PUNZI e B. CAVALLONE
COMITATO DI DIREZIONE
M. ACONE - G. BONGIORNO
V. COLESANTI - L.P. COMOGLIO
C. CONSOLO - G. COSTANTINO
C. FERRI - R.E. KOSTORIS
S. LA CHINA - S. MENCHINI
G. MONTELEONE - R. ORIANI
A. SALETTI - B. SASSANI
F. TOMMASEO - N. TROCKER
R. VACCARELLA
Novembre-Dicembre
2017
5 000002 173547
00217354
edicolaprofessionale.com/RDP
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TUTELA DEI DIRITTI E REGOLE DEL PROCESSO
(1) Nel testo del codice convivono, tra l’altro, norme del 1940-42, del 1950, del 1973,
del 1990, del 1995, del 1998, del 2001, del 2005, del 2006, del 2008, del 2009, del 2010, del
2011, del 2012, del 2013, del 2014, del 2015, del 2016. La cadenza delle riforme è ormai più
che annuale: ogni anno o ogni semestre, arrivano novità legislative. Dal 2005 al 2013, ho
curato, per questa Rivista la Rassegna di legislazione; poi mi sono arreso alla frenesia
legislativa. In riferimento alle ultime riforme, l’Associazione italiana fra gli studiosi del
processo civile, ha espresso «forte preoccupazione per questo nuovo, ennesimo, intervento
di riforma in materia di giustizia civile, sia per il metodo seguito, che per il merito delle
soluzioni genericamente suggerite»; ha rilevato il rischio dell’aggravamento dei «problemi
creati agli operatori dal disordinato avvicendarsi di riforme legislative rivelatesi sostanzial-
mente inutili, senza offrire un valido contributo alla riduzione dei suoi ormai intollerabili
tempi e distogliendo attenzione ed energie vuoi dal funzionamento della giustizia civile, vuoi
dalle iniziative assunte dallo stesso Governo sul piano organizzativo». Già in relazione ai
decreti legge reiterati nel corso della primavera, dell’estate e dell’autunno del 1995 fu
manifestata «viva preoccupazione per le sorti della giustizia civile, la cui disciplina è stata
frettolosamente modificata in assenza di qualsivoglia dibattito e/o confronto con le diverse
categorie degli operatori e prescindendo da ogni valutazione dell’impatto delle modificazio-
ni medesime» da Elio Fazzalari, Aldo Attardi, Vittorio Denti, Carmine Punzi, Andrea Proto
Pisani, Angelo Bonsignori, Giovanni Verde, Federico Carpi, Franco Cipriani, Ferruccio
1420 rivista di diritto processuale 2017
Tommaseo, Nicolò Trocker, Renato Oriani, Girolamo Bongiorno, Giorgio Costantino, Mo-
destino Acone, Claudio Consolo, Domenico Borghesi, Gianpiero Balena, Sergio Menchini,
Giuseppe Olivieri, Bona Ciaccia Cavallari, Loriana Zanuttigh, Giovanni Arieta, Elena Fra-
scaroli Santi e Giuseppe Trisorio Liuzzi.
(2) Basti pensare a mero titolo esemplificativo, non solo alle disposizioni di attuazione,
ma anche alla variegata disciplina del processo civile telematico, che, ormai, costituisce la
regola; al d.lgs. 1˚ settembre 2011, n. 150, sulla «riduzione e semplificazione dei procedi-
menti civili di cognizione», all’art. 59 l. 18 giugno 2009, n. 69, sulla translatio judicii tra
giudici ordinari e speciali; al d.lgs. 27 giugno 2003, n. 3 (nel testo modificato dal d.l. 24
gennaio 2012, n. 1, conv. con l. 24 marzo 2012, n. 27) sulle sezioni specializzate in materia di
impresa; al d.lgs. 10 febbraio 2005, n. 30, sulle controversie in materia di proprietà indu-
striale; alla frammentata disciplina in tema di controversie di lavoro e previdenziali; a quella
in materia di famiglia e minori; a quella in materia di immigrazione, compreso il d.l. 17
febbraio 2017, n. 13, conv. in l. 13 aprile 2017, n. 46, istitutivo delle sezioni specializzate.
Alle diverse disposizioni sui procedimenti esecutivi speciali di cui al d.P.R. 29 settembre
1973, n. 602, e 14 aprile 1910, n. 639. Ai regolamenti UE sul riparto di giurisdizione, sulla
ingiunzione europea e sulle controversie di modesta entità.
(3) Sono espressamente in questo senso gli artt. 39, comma 1˚, d.lgs. 2 luglio 2010, n.
104, in attuazione della delega di cui all’art. 44 l. 18 giugno 2009, n. 69, per quanto riguarda
il processo amministrativo; 7, comma 2˚, d.lgs. 26 agosto 2016, n. 174, in attuazione della
delega di cui all’art. 20, comma 2˚, lett. a), l. 7 agosto 2015, n. 124, per quanto riguarda il
processo contabile (già regolato dagli artt. 26, r.d. 13 agosto 1933, n. 1038, e dall’art. 1,
comma 174˚, l. 23 dicembre 2005, n. 266); 1, comma 2˚, d.lgs. 31 dicembre 1992, n. 546, in
attuazione della delega di cui all’art. 30, comma 1˚, lett. g), l. 30 dicembre 1991, n. 413, per
quanto riguarda il processo tributario.
tutela dei diritti e regole del processo 1421
(4) Il tema è stato affrontato, nell’ultimo periodo con cadenza quasi settimanale. Senza
alcuna pretesa di completezza e nella consapevolezza di possibili omissioni, basti ricordare
che, presso la Scuola superiore dell’avvocatura, il 13 ottobre 2017, Salvatore Sica, Guido
Alpa, Laura Jannotta, Alberto Avoli, Giovanni Canzio Alessandro Pajno, Aurelio Gentili,
Vittorio Manes, Pier Giuseppe Monateri, Maria Alessandra Sandulli, Pasquale Stanzione
discuteranno su «Il valore del precedente nel sistema ordinamentale»; il 6 ottobre 2017,
nell’Università Roma Tre, Giovanni Serges, Giandonato Caggiano, Pietro Rescigno, Luigi
Garofalo, Giuseppemaria Berruti, Aurelio Gentili, Eligio Resta, Mario Serio, Carlo Augusto
Cannata, Laura Solidoro, Vincenzo Roppo, Salvatore Patti, Antonio Gambaro si confron-
teranno su «Scienza giuridica e diritto giurisprudenziale»; dal 12 al 21 luglio, a Trani, il tema
«Principi e clausole generali, argomentazione e fonti dell’ordinamento» è stato affrontato in
quattro sessioni, presiedute da Aurelio Gentili, da Roberto Martino, da Mario Libertini e da
Michele Tamponi, con i contributi di Alberto Gambino, di Dianora Poletti, di Andrea
Panzarola, di Francesco Vergine, di Ernesto Capobianco, di Alfredo Belisario, di Leopoldo
Lopez Mañez, di Antonio Barone, di David Fernandez de Retana Gorostizagoiza, di Fran-
cesco Longobucco, di Inmaculada Herbosa Martı̀nez, di Nicola Cipriani, di Giampero
Dinacci, di Serena Graziadio, di Antonio Punzi, di Vito Velluzzi e di Marco Sabbioneti;
il 6 luglio 2017, a Roma, all’Accademia dei Lincei, Natalino Irti, Giovanni Canzio, Massimo
De Felice, Alessandro Carleo, Carlo Mottura, Riccardo Guastini, Renato Rordorf, Michele
Taruffo, Franco Anelli, Bruno Cavallone, Claudio Consolo, Andrea Di Porto, Antonio
Gambaro, Romano Vaccarella, Roberto Bichi, Giancarlo Coraggio, Maria Rosaria Covelli,
1422 rivista di diritto processuale 2017
Pietro Curzio, Filippo Patroni Griffi e Andrea Proto Pisani si sono confrontati sul tema «I
precedenti»; il 15 giugno 2017, ancora a Roma, presso la Corte di Cassazione, Massimo
Luciani, Giuseppe Zaccaria, Andrea Proto Pisani, Pietro Rescigno, Fabrizio Di Marzio e
Luigi Rovelli hanno discusso di «Principi e clausole generali nell’evoluzione dell’ordinamento
giuridico»; il 13 giugno 2017, nell’Università Aldo Moro di Bari, l’opera di Nicolò Lipari, Il
diritto civile tra legge e giudizio (Milano 2017), ha offerto l’occasione del dibattito sul tema a
Mauro Pennasilico, a Domenico Dalfino, a Sergio Di Paola, ad Antonio Jannarelli, a Michela
Labriola, ad Enrico Scoditti, a Michele Lobuono ed a Francesco Macario; il 9 giugno 2017,
nell’Università statale di Milano, sul tema «Il giudice e la legge. Il diritto tra norma ed
interpretazione» e in relazione al 4˚ fascicolo del 2016 della rivista Questione giustizia, si
sono confrontati Luca Poniz, Gian Luigi Gatta, Salvatore Patti, Domenico Pulitanò e
Renato Rordorf; il 7 giugno 2017, nell’Università Roma Tre, Antonio Carratta, Emanuele
Conte, Pietro Curzio, Fabrizio Di Marzio, Luigi Ferrajoli, Dario Ippolito, Nicolò Lipari,
Aurelio Gentili, Giuseppe Grisi, Francesco Macario, Aldo Minghelli, Maria Cecilia Paglietti,
Eligio Resta, Renato Rordorf, Giovanni Serges, Andrea Zoppini, hanno dialogato sulle opere
di Nicolò Lipari e di Luigi Ferrajoli e di Juan Ruiz Manero, nonché sul 4˚ fascicolo del 2016
della rivista Questione giustizia; l’11 maggio 2017, nell’Università di Firenze, il tema «Dialo-
ghi su giurisdizione e legge: diritto giurisprudenziale, certezza del diritto e prevedibilità delle
decisioni» è stato affrontato da Antonello Cosentino, da Carlo De Chiara, da Maurizio
Fioravanti, da Luca Minniti, da Andrea Proto Pisani, da Giuseppe Vettori e da Gaetano
Viciconte; il 4 febbraio 2017, presso la corte d’appello di Milano si sono confrontati su «La
prevedibilità delle decisioni giudiziarie e la cultura del ‘precedente’ nel giudizio di primo e di
secondo grado», Giorgio Costantino, Maria Grazia Monegat e Laura Salvaneschi; l’11 e il 12
novembre 2016, nell’Università di Foggia, il titolo dell’incontro è stato «Viva vox legis?
Applicazione e produzione del diritto nella giurisdizione delle corti superiori»; ne hanno
discusso Nicolò Lipari, Giorgio Costantino, Vito Velluzzi, Paolo Cappellini, Massimo Do-
nini, Massimo Basilavecchia, Luigi Rovelli, Pier Giuseppe Monateri, Enrico Scoditti, Mario
Stella Richter, Mario Esposito, Gabriele Fattori, Edoardo Ferrante ed Antonio Ianniı̀; il 26
maggio 2015, i contributi di Giovanni Verde (Questione giustizia. Professione e diritto, Roma
2015, e Il difficile rapporto tra giudice e legge, Napoli 2012) sono stato presentati a Roma,
presso la Camera dei deputati e ne hanno parlato Giuseppe Acocella, Raffaele Cantone,
Cesare Salvi ed Armando Spataro. A queste recenti occasioni di confronto si collega il XXII
Seminario della Rivista trimestrale di diritto e procedura civile sul tema «Governance e
diritto», tenutosi nell’Università di Bologna il 10 dicembre 2010, con la partecipazione di
Federico Carpi, Gian Guido Balandi, Giacomo Bosi, Giorgio Costantino, Renzo Costi,
Pasquale Liccardo e Luigi Mariucci; gli atti sono stati poi pubblicati nel 2011 nei Quaderni
della Rivista trimestrale di diritto e procedura civile.
(5) Anche per l’indicazione dei punti fermi e dei confini di questo vivace ed intenso
dibattito, si rinvia a Dalfino, Giurisprudenza «creativa» e prevedibilità del «diritto giurispru-
denziale», in (corso di pubblicazione in) Giusto proc. civ., ed a Proto Pisani, Tre note sui
«precedenti» nella evoluzione della giurisprudenza della Corte Costituzionale, nella giurispru-
denza di una Corte di Cassazione necessariamente ristrutturata, e nella interpretazione delle
norme processuali, in (corso di pubblicazione in) Foro it.
tutela dei diritti e regole del processo 1423
(6) Basti pensare, quali esempi del primo tipo, al potere-dovere di rilevare il difetto di
giurisdizione, l’incompetenza, la regolarità delle notificazioni e della costituzione delle parti,
e, in genere, l’osservanza del principio del contraddittorio. Nei casi, ad esempio, di litiscon-
sorzio necessario ai sensi dell’art. 102 c.p.c., il giudice di primo grado «deve» ordinare
l’integrazione del contraddittorio; se non lo fa, la sentenza sarà nulla e la nullità potrà essere
rilevata dai giudici delle impugnazioni, i quali, a loro volta, «devono» rimettere la causa, ai
sensi degli artt. 354, comma 1˚ e 383, comma 3˚, c.p.c. Si considerino, quali esempi del
secondo tipo, i provvedimenti sulla rilevanza dei mezzi di prova e sulla valutazione dei
medesimi, ai sensi dell’art. 116, comma 1˚, c.p.c.; nonché i provvedimenti cautelari, pre-
supposto comune dei quali è la sussistenza di un «pregiudizio» ovvero di un periculum in
mora: nella valutazione di esso, il giudice dispone di margini di discrezionalità; questa, però,
è sindacabile in sede di reclamo, ai sensi dell’art. 669 terdecies c.p.c., cosicché è ampio ed
approfondito il dibattito sulla nozione di esso. La mancata previsione di rimedi nei confronti
di alcuni provvedimenti di sospensione della esecuzione, invece, rende vane le discussioni
sui presupposti di essi: il giudice, infatti, può sospendere l’esecuzione per «gravi motivi», ai
sensi degli artt. 283, 431, comma 6˚, 615, comma 1˚, 624, 649 c.p.c., 830, comma 4˚, c.p.c.,
22, comma 7˚, l. 24 novembre 1981, n. 689, art. 24, comma 6˚ e 7˚, e 29, comma 1˚, d.p.r. 26
febbraio 1999, n. 46, 152, comma 5˚, d.leg. 30 giugno 2003, n. 196; può sospenderla per
«gravi ragioni», ai sensi degli artt. 65, comma 3˚, r.d. 14 dicembre 1933, n. 1669, e 57,
comma 3˚, r.d. 21 dicembre 1933, n. 1736, per «gravi e fondati motivi» ai sensi degli artt. 64
r.d. 14 dicembre 1933, n. 1669, e 56 r.d. 21 dicembre 1933, n. 1736; per scongiurare un
«gravissimo danno», ai sensi degli artt. 431, comma 3˚, 447 bis, comma 4˚, c.p.c., ovvero un
«grave ed irreparabile danno», ai sensi dell’art. 373 (richiamato dagli artt. 410 e 407 c.p.c.),
o un «danno grave ed irreparabile», ai sensi dell’art. 47, comma 1˚, d.leg. 31 dicembre 1992,
n. 546; la reclamabilità di quelli emessi dal giudice della esecuzione ha reso evidente la
contraddizione già presente nel sistema.
(7) Basti pensare, ad esempio, alla possibilità di rinviare la prima udienza di trattazione
ai sensi dell’art. 168 bis, comma 5˚ c.p.c., per il quale «il giudice istruttore può differire, con
decreto da emettere entro cinque giorni dalla presentazione del fascicolo, la data della prima
udienza fino ad un massimo di quarantacinque giorni. In tal caso il cancelliere comunica alle
parti costituite la nuova data della prima udienza». L’applicazione o la disapplicazione di
questa disposizione incide sul funzionamento del processo: se i flussi di ingresso sono
1424 rivista di diritto processuale 2017
Milano, «Diritti, interessi, effettività di tutela»; nel 2017, a Roma «Giustizia diffusa e condi-
visa. Confronto e collaborazione nella risoluzione dei conflitti». Il manifesto del convegno
barese del 1999 riproduceva la locandina di un famoso film, nel quale Totò e Peppino de
Filippo chiedevano ad un vigile milanese «Noio volevon savuar l’indiriss …’ della giustizia»:
Totò e Peppino, infatti, tentavano di usare un linguaggio diverso dal proprio per comuni-
care con l’istituzione, ma il vigile rispondeva esprimendosi in modo incomprensibile per il
cittadino che gli aveva chiesto aiuto. Quel dibattito fu appunto diretto ad individuare i
modelli organizzativi idonei ad essere compresi dagli utenti, affinché l’istituzione giudiziaria
fosse al servizio del cittadino. Nel sito internet del Tribunale di Roma, nella pagina del-
l’Osservatorio sulla giustizia civile, sono reperibili i materiali dell’ultima assemblea.
(9) L’esperienza dei Dialogoi, frutto della collaborazione tra la Formazione decentrata
della Corte di cassazione e i docenti di diritto processuale civile dell’Università Roma Tre, è
stata ancora ricordata nella relazione per l’inaugurazione del corrente anno giudiziario.
Questi incontri hanno avuto ad oggetto l’interpretazione del titolo esecutivo e i poteri del
giudice dell’esecuzione (27 marzo 2017); il rito applicabile alla liquidazione degli onorari di
avvocato (31 maggio 2017), sui quali non si sono ancora pronunciate le sezioni unite;
l’interesse dell’attore ad impugnare per motivi attinenti alla giurisdizione (20 settembre
2016): Cass., sez. un., 20 ottobre 2016, n. 21260; l’impugnazione proposta a giudice incom-
petente (11 maggio 2016): Cass., sez. un., 14 settembre 2016, n. 18121; la doppia data di
deposito della sentenza e la decorrenza del termine per impugnare (6 aprile 2016): Cass.,
sez. un., 22 settembre 2016, n. 18659; i rapporti tra giudizio di rinvio e jus superveniens (9
marzo 2016): Cass., sez. un., 9 giugno 2016, n. 11844; l’impugnabilità dell’ordinanza che
dichiara inammissibile l’appello privo di una ragionevole probabilità di accoglimento ex art.
348 ter c.p.c. (3 giugno 2015): Cass., sez. un., 2 febbraio 2016, n. 1914; la nozione di
«nuovi» documenti (5 maggio 2015): Cass., sez. un., 10 luglio 2015, n. 14475; la rilevabilità
d’ufficio del difetto di capacità processuale (25 marzo 2015): Cass., sez. un., 3 giugno 2015,
n. 11377, e Cass., sez. un., 4 marzo 2016, n. 4248; i rapporti tra il principio di diritto ex art.
363 c.p.c. e questioni di legittimità costituzionale (12 febbraio 2015): Corte cost. 25 giugno
2015, n. 119; sulla modificazione della domanda (15 maggio 2014): Cass., sez. un., 15
giugno 2015, n. 12310; il nuovo rito per i licenziamenti (15 aprile 2014): Cass., sez. un.,
31 luglio 2014, n. 17443; gli effetti degli eventi interruttivi sul potere di impugnazione (26
febbraio 2014): Cass., sez. un., 4 luglio 2014, n. 15295; le conseguenze dell’omessa o tardiva
notificazione del ricorso e del decreto di fissazione dell’udienza (22 maggio 2013): Cass., sez.
un., 12 marzo 2014, n. 5700; il difetto di rappresentanza legale (7 maggio 2013); la chiamata
in garanzia (7 novembre 2012); le impugnazioni incidentali tardive (19 maggio 2012); i
provvedimenti costitutivi e i capi di condanna (5 maggio 2012): Cass., sez. un., 22 febbraio
2010, n. 4059; l’invalidità del contratto ed i poteri del giudice (21 aprile 2012): Cass., sez.
un., 4 settembre 2012, n. 14828, seguita da Cass., sez. un., 12 dicembre 2014, nn. 26242 e
26243. Alle date di ciascun Dialogos, nei siti internet della Corte e dell’Università e sono
reperibili le locandine ed i materiali.
(10) V., tutti reperibili nel sito internet della Corte, il Protocollo d’intesa tra la Corte di
cassazione e il Consiglio nazionale forense sulle regole redazionali dei motivi di ricorso in
materia civile e tributaria, del 17 dicembre 2015; il Protocollo d’intesa tra Corte di cassazione
e la Procura generale sull’applicazione del nuovo rito civile, del 17 novembre 2016; il Proto-
1426 rivista di diritto processuale 2017
collo d’intesa tra la Corte di cassazione, il Consiglio nazionale forense e l’Avvocatura generale
dello Stato sull’applicazione del nuovo rito civile, del 15 dicembre 2016; la Nota del Primo
Presidente del 22 aprile 2016 contenente il Documento programmatico sulla sesta sezione
civile; il Decreto del Primo Presidente su La motivazione dei provvedimenti civili: in parti-
colare, la motivazione sintetica.
(11) V., anche per ulteriori indicazioni, Picardi, Introduzione al Code Louis, I, Ordon-
nance civili, in Testi e documenti per la storia del processo, Milano 1996, IX; Giuliani e
Picardi (a cura di), Modelli storici della procedura continentale, Tomo II, Dall’«ordo iudicia-
rius»al codice di procedura civile in L’educazione giuridica, VI, Napoli 1994; nonché Picardi,
voce Processo civile (dir. moderno) in Enc. dir., XXXVI, 1987, 113; Id., voce Codice di
procedura civile (presupposti storici e logici), in Digesto4, II, Torino 1989, §§ 5 ss.; Id.,
Giurisdizione e sovranità – Alle origini della giurisdizione statuale, in Riv. trim. dir. proc.
civ. 2007, 685, anche in La giurisdizione all’alba del terzo millennio, Milano 2007.
tutela dei diritti e regole del processo 1427
(12) Su questa vicenda e sulla parallela riforma del processo civile nel Regno Unito, si
rinvia a Il processo civile tra riforme ordinamentali, organizzazione e prassi degli uffici. Una
questione di metodo, in Riv. trim. dir. proc. civ. 1999, 77 ss.
(13) SHAPIRO,Federal Rule 16: A Look at the Theory and Practice of Rulemaking, in U.
Pa. law rev. 1989, p. 1974.
1428 rivista di diritto processuale 2017
(15) Il procedimento sommario di cognizione, oltre che per scelta delle parti o del
giudice nelle cause attribuite alla competenza del tribunale in formazione monocratica e
regolate dal rito ordinario, ai sensi degli artt. 702 bis, comma 1, e 183 bis c.p.c., si applica
1430 rivista di diritto processuale 2017
rito camerale (16). Nonostante quanto previsto dall’art. 111, comma 1˚,
Cost., la regolazione del processo è affidata alla discrezione del giudicante,
senza alcuna possibilità di accedere ad un modello processuale con regole
predeterminate, come avviene nelle altre ipotesi in cui è prevista la cogni-
zione sommaria. La cognizione sommaria diventa completamente sostitutiva
dei processi a cognizione e contraddittorio pieni, mentre questa è garantita,
alle controversie «di risarcimento del danno derivante da responsabilità sanitaria», ai sensi
dell’art. 8, comma 3˚, l. 8 marzo 2017, n. 24. E si applica quale unica forma di tutela, senza
possibilità di conversione del rito, alle controversie in materia di liquidazione degli onorari e
dei diritti di avvocato, ai sensi dell’art. 14 d.lgs. 1˚ settembre 2011, n. 150; all’opposizione al
decreto di pagamento di spese di giustizia, ai sensi dell’art. 15 dello stesso decreto e, quindi
anche all’opposizione avverso i decreti di rigetto e di inammissibilità delle istanze di am-
missione al patrocinio a spese dello Stato, nonché a quelle avverso i decreti di revoca;
all’impugnazione dei provvedimenti sul diritto di soggiorno dei cittadini degli altri Stati
membri dell’Unione europea o dei loro familiari ai sensi dell’art. 16 dello stesso decreto,
attribuite alla competenza del tribunale «sede della sezione specializzata in materia di
immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell’Unione eu-
ropea del luogo in cui il ricorrente ha la dimora»; all’impugnazione dei provvedimenti
sull’allontanamento dei cittadini degli altri Stati membri dell’Unione europea o dei loro
familiari, ai sensi dell’art. 17 dello stesso decreto, attribuite alla competenza del tribunale
«sede della sezione specializzata … del luogo in cui il ricorrente ha la dimora»; all’impu-
gnazione del decreto di espulsione dei cittadini extracomunitari ai sensi dell’art. 18 dello
stesso decreto, attribuita alla competenza del giudice di pace del luogo in cui ha sede
l’autorità che ha disposto l’espulsione; alle controversie in materia di accertamento dello
stato di apolidia ai sensi dell’art. 19 bis dello stesso decreto, attribuite alla competenza del
tribunale sede della sezione specializzata del luogo in cui il ricorrente ha la dimora; all’op-
posizione alla convalida del trattamento sanitario obbligatorio ai sensi dell’art. 21 dello
stesso decreto; alle azioni popolari ed alle controversie in materia di eleggibilità, decadenza
ed incompatibilità nelle elezioni comunali, provinciali e regionali, ai sensi dell’art. 22 dello
stesso decreto; alle controversie in materia di eleggibilità e incompatibilità nelle elezioni per
il Parlamento europeo, ai sensi dell’art. 21 dello stesso decreto; all’impugnazione delle
decisioni della Commissione elettorale circondariale in tema di elettorato attivo ai sensi
dell’art. 24 dello stesso decreto; alle controversie in materia di riparazione a seguito di
illecita diffusione del contenuto di intercettazioni telefoniche ai sensi dell’art. 25 dello stesso
decreto; all’impugnazione dei provvedimenti disciplinari a carico dei notai ai sensi dell’art.
26 dello stesso decreto; all’impugnazione dei provvedimenti disciplinari del Consiglio na-
zionale dell’Ordine dei giornalisti ai sensi dell’art. 27 dello stesso decreto; alle controversie
in materia di discriminazioni ai sensi dell’art. 28 dello stesso decreto; all’opposizione alla
stima nelle espropriazioni per pubblica utilità ai sensi dell’art. 29 dello stesso decreto; alle
controversie in materia di attuazione di sentenze e provvedimenti stranieri di giurisdizione
volontaria e contestazione del riconoscimento attribuite alla competenza della corte di
appello del luogo di attuazione del provvedimento ai sensi dell’art. 30 dello stesso decreto.
(16) Ai diversi procedimenti camerali in materia di famiglia e di tutela dei minori, ed a
quelli nell’ambito delle procedure concorsuali, si aggiungono quelli in tema di immigrazione:
per la convalida dell’espulsione, ai sensi dell’art. 13, comma 5 bis ss., d.lgs. 25 luglio 1998, n.
286, attribuita alla competenza del giudice di pace; e sulla protezione internazionale, ai sensi
dell’art. 35 bis d.lgs. 28 gennaio 2008, n. 25 (aggiunto dal d.l. 17 febbraio 2017, n. 13, conv.
in l. 13 aprile 2017, n. 46).
tutela dei diritti e regole del processo 1431
(17) Corte cost. 2 luglio 1970, n. 142, sugli artt. 15 e 147 l.f., nel testo allora vigente,
per la quale «la sommarietà alla quale è ispirato il procedimento previsto nella norma
denunciata non pregiudica il diritto di difesa … il tribunale … deve disporre la compari-
zione … il giudizio conclusivo non può essere basato su supposizioni o su congetture»;
Corte cost. 27 giugno 1975, n. 202, sull’art. 9 l. 898/1970, sulla modifica delle condizioni
dello scioglimento del matrimonio, per la quale «il procedimento in camera di consiglio non
è, di per sé, contrastante con il diritto di difesa»; Corte cost. 30 gennaio 2002, n. 1, sull’art.
336, comma 2˚, c.c., nel testo allora vigente, in riferimento all’ordinanza di rimessione che
1432 rivista di diritto processuale 2017
la Cassazione (18).
In questa prospettiva, la questione oggetto del dibattito del XXXI
Congresso della AISPC riguarda la compatibilità con i principii del «giusto
processo» delle previsioni per le quali le regole del processo sono deter-
minate di volta in volta dal giudice «nel modo che ritiene più opportuno»,
senza alcuna possibilità di accedere ad un modello processuale con regole
aveva ritenuto che «l’applicabilità del rito camerale violi l’art. 111 Cost., in relazione al
principio per cui il “giusto processo” deve essere regolato dalla legge, per l’assenza in quel
rito di una precisa e puntuale disciplina dei poteri del giudice e delle parti, cui non potrebbe
ovviare un’interpretazione adeguatrice ex art. 24 Cost., che lascerebbe aperta la via a prassi
applicative difformi per ogni ufficio giudiziario», ha ritenuto inammissibile la questione in
considerazione del potere del giudice di interpretare la normativa impugnata in senso
conforme a Costituzione»; ed ha aggiunto: «Quanto alle eventuali prassi distorsive, esse si
risolverebbero in errori cui rimedierebbe in sede di reclamo il controllo dei provvedimenti
emessi in prima istanza»; Corte cost. 26 febbraio 2002, n. 35, sull’art. 14 d.lgs. 286/1998,
sulla convalida dei provvedimenti di espulsione dei cittadini extracomunitari, per la quale
«la procedura camerale, quando sia prevista senza l’imposizione di specifiche limitazioni del
contraddittorio, non viola di per sé il diritto di difesa»; Corte cost. 23 gennaio 2013, n. 10,
sull’art. 29 d.lgs. 1˚ settembre 2011, n. 150, che ha pure dichiarato inammissibile la que-
stione perché «il giudice remittente non si è fatto carico di individuare una possibile
interpretazione delle norme censurate idonea a superare i dubbi di costituzionalità» ed ha
ribadito che «la previsione del rito camerale per la composizione di conflitti di interesse
mediante provvedimenti decisori non è di per sé suscettiva di frustrare il diritto di difesa, in
quanto l’esercizio di quest’ultimo può essere modulato dalla legge in relazione alle peculiari
esigenze dei vari procedimenti purché ne vengano assicurati lo scopo e la funzione».
(18) V. Cass., SU, 19 giugno 1996, n. 5629, sulla dichiarazione giudiziale di paternità,
che, in motivazione, ha espressamente ricordato che «una parte della dottrina processualci-
vilistica è saldamente attestata nel ritenere la legittimità del procedimento ordinario utiliz-
zato anche per rapporti non contenziosi, ma dubita della legittimità del procedimento
camerale (o volontario) avente ad oggetto controversie su diritti o addirittura su status»;
ma ha ribadito che «il procedimento in camera di consiglio, di per sé, non contrasta con il
diritto di difesa» e che «il ricorso al procedimento camerale anche in tema di tutela giuri-
sdizionale di diritti soggettivi o di status non impedisce l’osservanza del diritto di difesa e
non preclude la possibilità che la relativa disciplina si conformi alle speciali caratteristiche
della struttura dei singoli procedimenti, purché siano assicurati la garanzia del contraddit-
torio e l’esperibilità di ogni mezzo di prova, in modo da consentire alle parti di far valere
tutte le loro ragioni»; e che «la recente produzione normativa … non toglie che … lo stesso
legislatore ordinario debba rispettare quel minimo di garanzie procedimentali in funzione
della struttura del rapporto in contestazione»; Cass., SU, 28 luglio, n. 14200, ancora sulla
dichiarazione giudiziale di paternità, per la quale «la giurisdizione camerale … si è gradual-
mente trasformata … in un contenitore neutro … la celerità e la semplicità di forme non
possono mai pregiudicare, i diritti delle parti; in particolare, il diritto alla prova e la facoltà
di prova, per la cui tutela giurisdizionale soccorrono, salvo specifiche disposizioni di legge, i
principı̂ che regolano il processo a cognizione piena»; Cass., 15 novembre 2013, n. 25753,
sulla «udienza» camerale innanzi al giudice dell’esecuzione, ai sensi dell’art. 185 disp. att.
c.p.c., per la quale «vi è stata negli ultimi decenni una scelta di politica legislativa, la quale –
coniugando giurisdizione con ‘volontaria giurisdizione’ e cioè con la meno giurisdizionale
delle attività configurate dal codice di rito – ha finito per rimodellare totalmente quella sorta
di “contenitore neutro” …».
tutela dei diritti e regole del processo 1433
(19) V. Cass. 25 giugno 2002, n. 9231, sulla nomina del liquidatore delle società; Cass.
29 dicembre 2011, n. 29742, sulla liberazione degli immobili dalle ipoteche; Cass. 2 ottobre
2012, n. 16727, in relazione alle ordinanze interinali nel processo di divisione; Cass. 22
novembre 2013, n. 26202, in riferimento alla omologazione della separazione tra coniugi;
Cass. 17 marzo 2014, n. 6085, sulla consulenza tecnica preventiva in materia previdenziale.
Cfr. anche, in riferimento ai provvedimenti di omologazione del concordato preventivo e
degli accordi di ristrutturazione dei debiti, le sentenze n. 26988, n. 26989 e n. 27073 del
2016 e la n. 9146 del 2017, sulle quali si rinvia a Note sui rapporti tra concordato preventivo e
fallimento nel disegno di delega per riforma delle procedure concorsuali, in Fallimento
2017, 625.
1434 rivista di diritto processuale 2017
(20) Cosı̀ Andrioli, Micheli, Defascistizzazione e riforma dei codici. Riforma del codice di
procedura civile, in Annuario dir. comp. 1946, p. 199 ss. Il processo civile, quale strumento
per l’applicazione di regole predeterminate con la tecnica del contraddittorio è, per la sua
stessa natura, incompatibile con i regimi totalitari. Per il puntuale elenco delle ipotesi nelle
quali era negata la tutela giurisdizionale, v. la Rassegna di legislazione, curata da Antonio
Segni su questa Rivista; e in riferimento al rischio che fosse importata in Italia l’idea nazista
per la quale il giudice poteva sottrarsi alla applicazione della legge, in considerazione dei
prevalenti interessi del partito nazionalsocialista ovvero di quelli del Führer, v. Calamandrei,
La relatività del concetto di azione, in questa Rivista 1939, p. 22 ss., p. 45 s.
tutela dei diritti e regole del processo 1435
poi a quella di cui all’art. 184 c.p.c. dal 1995 al 2006 (21). Anche nel rito
del lavoro, se richiesto e se ritenuto utile e necessario, il giudice può fissare
termini per il deposito di memorie, ai sensi dell’art. 420, comma 6˚, c.p.c.
L’attenzione tradizionalmente dedicata alla fase introduttiva dei processi
di cognizione riflette l’esigenza di realizzare un effetto deflattivo definendo
le controversie in limine litis: non essendo possibile incidere sui flussi in
entrata, l’impegno riformatore è orientato su quelli in uscita, in base all’ov-
vio presupposto che è più semplice definire una causa correttamente impo-
stata, piuttosto che cercarne il bandolo in un fascicolo farraginoso.
Le regole del processo sono regole tecniche, che devono essere affron-
tate con professionalità.
Rispetto ad esse si tratta, pertanto, di verificare se esse funzionano e se
sono idonee allo scopo per il quale sono state predisposte, prescindendo da
ogni suggestione ideologica, perché le regole del processo sono uno stru-
mento per la tutela dei diritti e non un rompicapo per giochi di pazienza.
L’ultima questione oggetto del dibattito del XXXI Congresso della
AISPC riguarda la congruità delle previsioni legali frutto della frenesia
legislativa con gli obiettivi di volta enunciati e la compatibilità delle regole
dei diversi processi a cognizione piena con le differenze tra i medesimi.
Il dibattito congressuale indicherà se le aspettative saranno soddisfatte.
***
(21) Si rinvia a Questioni processuali tra poteri del giudice e facoltà delle parti, in questa
Rivista 2010, 1012; L’esperienza del processo nell’assetto attuale. Le prassi esistenti e quelle
possibili, in Processo ed organizzazione, a cura di G. Gilardi, Milano 2004, 23 ss., § 3.
tutela dei diritti e regole del processo 1437
nonché quella che più interventori hanno qualificato come soft law, i proto-
colli e le linee guida. La funzione della premessa era anche quella di richia-
mare l’attenzione sulla possibilità della elaborazione condivisa delle regole del
processo nell’ambito degli spazi lasciati aperti dalle norme primarie.
Il che implica affrontare questioni di stretta procedura o, come sono
state definite, «di bassa cucina».
Personalmente ritengo, ed ho sempre ritenuto, che la tutela dei diritti
passa anche attraverso questioni di tale specie, che ho sempre ritenuto
doveroso affrontare nell’ambito dell’insegnamento, anche se, pur avvici-
nandosi il tempo della pensione, non ho mai formalizzato in un manuale,
in un trattato o in un commentario. Ho messo a disposizione degli studenti
modelli di gestione del processo ovvero di case management, in siti internet
da me stesso predisposti ovvero aperti dalla Università. Nell’attività didat-
tica credo doveroso riferirsi non solo ad un processo con due parti ed una
sola questione, ma anche alla gestione del ruolo, perché ogni relazione
intersoggettiva è un segmento di una rete fittissima, dalla quale non si
può prescindere. Ometto, in questa occasione, il ripetuto riferimento al
confronto tra la realtà complessa e gli oggetti della geometria euclidea.
Tra le regole del processo vi sono quelle che determinano la nullità del
provvedimento finale, quelle la cui applicazione implica una motivazione
sui criteri seguiti e quelle meramente ordinatorie. Sono prevalentemente
oggetto della analisi scientifiche quelle del primo e del secondo tipo; quelle
della terza specie sono, per lo più, ignorate.
Lo studio di queste ultime rischia di tradursi in un mero esercizio
accademico, se non si riesce ad applicare anche ad esse la domanda fon-
damentale: «che succede se non?».
Ad essa, infatti, si è risposto, in riferimento ai lodi pronunciati in assenza
o in violazione della volontà delle parti. Invece, se quanto abbiamo sentito
sui poteri degli arbitri nell’ambito dell’attività istruttoria non determina la
nullità del lodo, se l’inosservanza delle tecniche di motivazione non può
essere censurata ai sensi dell’art. 360, n. 4, c.p.c., se la prolissità degli atti
di parte non può essere sanzionata, se l’inosservanza delle garanzie fonda-
mentali del «giusto processo» nell’ambito dei procedimenti affidati all’estro
del giudicante non può essere denunciata, l’indicazione dei criteri applicativi
delle disposizioni del terzo tipo si traduce in una mera esortazione.
A meno che quei criteri non siano tradotti in regole del processo
condivise, pur prive di sanzione, ma applicate spontaneamente dagli utenti
del processo, avvocati, magistrati e personale di cancelleria.
A mio avviso, l’elaborazione di nuovi modelli processuali dovrebbe
passare, come è avvenuto mediante positive esperienze risalenti, quale il
1438 rivista di diritto processuale 2017
(22) Weber, Il lavoro intellettuale come professione, tr. it. Torino 1967, p. 43.
(*) Queste pagine sono l’intervento introduttivo e la replica al XXXI Congresso della
Associazione Italiana fra gli Studiosi del Processo civile, tenutosi a Padova, il 29 ed il 30
settembre 2017. Sono dedicate, con affetto e rimpianto, a Nicola Picardi.